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La Vergine ci invita a tornare a Dio senza paura

Posté par atempodiblog le 11 avril 2013

La Vergine ci invita a tornare a Dio senza paura dans Libri verginerivelazionetrefo
12 aprile, Vergine della Rivelazione

Noi ci siamo erroneamente abituati a ritenere che la Madonna appaia soltanto a bambini e a persone buone. Alle Tre Fontane Lei appare a un adulto, a un adulto “non buono”.

Quando un Vescovo domandò al veggente: “perché la Vergine è apparsa proprio a te?”, la risposta fu: “Beh, non so”. “Domandaglielo! Per ubbidienza, se dovesse apparire di nuovo, domandaglielo!”. E così il veggente domandò: “Vergine cara, ma perché proprio a me?”. “Rispondi al mio figlio Pastore che non ho trovato uno più peccatore di te!”.

Allora significa che la Vergine non si schifa di noi, suoi figli, anche se peccatori. Ma viene a trovarci per dirci di convertirci e di ritornare a Dio e di non avere paura, perché lei ci accompagna.

Tratto da: La Bella Signora delle Tre Fontane. Storia della Vergine della Rivelazione – Padre Angelo Maria Tentori, Ed. Paoline

divisore dans Medjugorje

Per approfondire iconarrowti7 La Bella Signora delle Tre Fontane

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Per una sana devozione: intervista a padre Angelo Maria Tentori, voce di Radio Maria

Posté par atempodiblog le 25 mars 2013

Per una sana devozione
La preghiera alla Vergine Maria, specialmente il rosario, ha una radice inestirpabile nel Vangelo. Anche durante la crisi del post-concilio, il popolo cattolico non ha dimenticato di invocare la Madre di Dio. Intervista a padre Angelo Maria Tentori, voce di Radio Maria

di Roberto Beretta – Il Timone, maggio 2011

Per una sana devozione: intervista a padre Angelo Maria Tentori, voce di Radio Maria dans Apparizioni mariane e santuari angelomariatentori

È da vent’anni il mariologo di «Radio Maria»: che è come dire un esperto della Vergine elevato al cubo. Padre Angelo Tentori, del resto, lo deve anche alla veste che porta, quella appunto dei Serviti o – più correttamente – dei Servi di Maria. E lui tiene fede alla sua missione dai microfoni dell’emittente erbese, senza rinunciare a indicare agli ascoltatori anche un’immagine della Madonna che non si limiti agli aspetti sdolcinati o miracolistici.

Ecco, padre: uno degli aspetti teologicamente più deboli del culto mariano è il suo lato affettivo, «meraviglioso»… Certo, l’uomo ha bisogno di nutrire il sentimento e di poter chiedere aiuto a qualcuno, ma spesso – anche da parte del clero – è solo questo l’aspetto che si enfatizza nei confronti della Madonna. Che ne pensa?
«Penso che si debba tornare ad annunciare il Vangelo nella sua completezza, compreso il ruolo, la missione di Maria nella vita della Chiesa e il suo influsso sul mondo intero. Mancando una sufficiente conoscenza della persona di Maria e della sua funzione (me ne rendo conto grazie alla mia rubrica mariana settimanale su Radio Maria), è normale che i fedeli si aggrappino agli aspetti più appariscenti della sua azione materna in soccorso dei figli più tribolati… Purtroppo manca anche nei sacerdoti, in genere, una formazione teologica mariana. La gente ha bisogno di sapere chi è la Madre di Gesù e Madre nostra, ha bisogno di capire per potersi affidare a lei e perché li conduca alla fede e all’amore di Dio. Le persone, almeno quelle più sensibili, sono coscienti della propria debolezza e fragilità e hanno bisogno di non sentirsi orfani, in balia degli eventi sconcertanti del mondo».

Dopo la crisi del passato, padre, quali segnali intravede per quanto riguarda il culto della Madonna oggi?
«Sì, dopo il Concilio c’è stata una specie di crisi del culto alla Vergine. Nel tentativo di purificarlo e impostarlo diversamente, rifuggendo da certe devozioni popolari che potevano a volte rasentare il fanatismo, si era purtroppo giunti ad abolire anche le pratiche che invece erano corrette. Si veda l’accanimento contro il rosario come preghiera ripetitiva, distratta e non sostanziosa. Si era persino giunti a considerare la figura di Maria come un disturbo nell’accedere a Cristo. D’altra parte, però, sono rimasti vivi nel cuore della gente semplice l’attaccamento, la fiducia e la speranza nel ricorrere a Maria, come a una madre cui confidare tutte le pene e richiedere l’aiuto; lo prova la persistenza dei pellegrinaggi ai santuari mariani, che tuttora attirano molti fedeli: anche quelli che magari non vanno più in chiesa».

Un altro «punto debole» è il mancato aggancio tra la parola di Dio e le devozioni a Maria, tra cultura biblica e rosario, per esempio. Qual è la sua proposta in merito?
«Se c’è questo distacco, la responsabilità non è delle devozioni mariane, ma della trascuratezza di chi dovrebbe illustrarne il contenuto biblico. Facciamo proprio l’esempio del rosario: non esiste in questa pratica nessun elemento che non derivi dalla parola di Dio; il rosario è completamente biblico! Non per niente Giovanni Paolo II ha cercato di eliminare l’equivoco che la corona sia solo una forma devozionale e debba quindi lasciare il posto a una preghiera liturgica, scrivendo un’apposita lettera apostolica diretta a vescovi, clero e fedeli, la Rosarium Virginis Mariae (2002). In quel testo il Papa spiegava bene il senso e il contenuto teologico e scritturistico del rosario come preghiera riferita a Cristo, riassunto profondo dell’intero messaggio evangelico, eco del perenne Magnificat di Maria, strumento attraverso il quale il popolo cristiano si mette alla scuola della Vergine per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Dio. Anche Paolo VI, nell’enciclica Marialis cultus (1974), aveva sottolineato il carattere evangelico del rosario: sullo sfondo dell’Ave Maria passano davanti agli occhi dell’anima i principali episodi della vita di Gesù, e nello stesso tempo il cuore può racchiudere nelle decine tutti i fatti della vita, della famiglia, della società, della Chiesa… Insomma: non solo il rosario batte il ritmo della vita umana; non solo non si oppone alla liturgia; non solo si colloca nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana; ma – se riscoperto nel suo pieno significato – offre un’opportunità spirituale di formazione e nuova evangelizzazione. Se invece non viene compreso, è solo perché è mancata la cura di chi doveva portare a conoscenza dei fedeli la vera “cultura” del rosario».

La facilità di viaggiare ha moltiplicato la pratica del pellegrinaggio ai santuari mariani, ma forse facendola un po’ scadere a livello di turismo… O no?
«Mi sembra che oggi come oggi sia impossibile sfuggire a un certo contesto turistico. Le esigenze dei pellegrini sono aumentate e il movimento di gruppi numerosi esige un’organizzazione da operatori turistici… Ma la gente, almeno quella che accorre con fede, sa distinguere lo scopo del pellegrinaggio dai contorni commerciali. Se poi ci sono alcuni accompagnatori cui non importa il fatto religioso, c’è da sperare che anch’essi – giunti sul posto – si lascino toccare dalla grazia. È successo molte volte che agnostici e scettici siano tornati alle loro case convertiti, avendo percepito la presenza di Maria».

Ci sono nuove pratiche devozionali mariane che attirano la sua attenzione e che meritano di essere diffuse?
E magari invece altre che andrebbero tralasciate? «Occorre fare una distinzione di categorie. C’è gente che per tanti motivi non può partecipare ad alcune pratiche mariane “nuove”, ma resta affezionata a quelle antiche, e ci sono fedeli che invece – più abituati alla partecipazione alla liturgia – hanno interesse per altre forme di devozione mariana. Quanto alle pratiche da tralasciare, non saprei quali. Infatti a che cosa si riduce oggi il culto mariano? Al rosario principalmente, a qualche processione, ai pellegrinaggi. Quali sopprimere? Nessuna. Tutt’al più “purificare” certe processioni, che però sono un fenomeno molto limitato».

Ha qualche proposta per rilanciare il rosario come preghiera «moderna», adatta all’uomo d’oggi e ai nostri giorni?
«Personalmente vorrei che la struttura del rosario restasse quella che è, in quanto è adatta a tutte le categorie: dai bambini agli anziani, ai malati, alle persone che durante le normali occupazioni vogliono santificare il loro lavoro. Perché però non diventi una preghiera meccanica, almeno per quanti possono recarsi in chiesa, si potrebbe adottare una recita comunitaria che preveda di volta in volta l’approfondimento di un mistero, strutturando la meditazione con la lettura del brano di Vangelo che lo riguarda. Il rosario si può anche inframmezzare con la recita di un salmo, o con preghiere di intercessione, o con una breve spiegazione o esortazione. Ci sono molte possibilità di approfondimento e tutte possono servire a non inaridire la preghiera».

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13 maggio 1944, la Madonna appare a Ghiaie di Bonate

Posté par atempodiblog le 13 mai 2012

Ricordo della prima apparizione della Madonna a Ghiaie di Bonate

13 maggio 1944, la Madonna appare a Ghiaie di Bonate dans Apparizioni mariane e santuari Ghiaie-di-Bonate

Sabato 13 maggio 1944

La Madonna era apparsa anche a Fatima, per la prima volta, un 13 di maggio. Sarà casuale questa data, oppure ci sarà un richiamo a quelle apparizioni?
Chi è Adelaide, la veggente? Dai giudizi dati su di lei risulta che è una bambina espansiva, spontanea, più portata al gioco e allo scherzo che allo studio. Frequenta la prima elementare. Le sue caratteristiche sono: intelligenza normale, scarsa memoria e poca fantasia. Veniva trattata da “zuccona” e “incapace”, trattata con modi e sistemi sbrigativi. Da parte sua, si era creata la convinzione di essere una povera bambina ignorante, di scarsa intelligenza. La caparbietà che le si attribuì e che dimostrò non era che un aspetto del suo carattere deciso, incapace di finzione e di diplomazia, impegnato a difendere la propria interiorità e la sua personalità, spesso conculcata e offesa.
Nel Diario Adelaide descrive l’inizio di questa apparizione come un puntino d’oro che si avvicina a poco a poco e, quando si ingrandisce del tutto, rivela nel suo interno la figura di una bella Signora con Gesù Bambino in braccio e san Giuseppe alla sua sinistra. E’ la prima volta, nella storia delle apparizioni più recenti, per quanto ne sappiamo, che la Santa Famiglia si presenti al completo in quasi tutte le visioni. [...]

La Madonna a Ghiaie di Bonate? Una proposta di riflessione – Padre Angelo Maria Tentori. Ed. Paoline

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Fra le braccia della bella Signora

Posté par atempodiblog le 21 novembre 2011

Relazione proviente dalle Figlie della Carità di Ruffano (Lecce) letta a Radio Maria da Padre Angelo Maria Tentori. Il fatto è accaduto nel­l’aprile 1977.

 Fra le braccia della bella Signora  dans Apparizioni mariane e santuari Medaglia-miracolosa

Anna Ciullo è una vispa bambina di Ruffano (Lecce), dove è nata il 4 Agosto 1973. Frequenta la scuola ma­terna delle Figlie della Carità. È la domenica in Albis del 1977 (17 aprile), giorno in cui la famiglia si trova in campagna. Con lei c’è il fratellino. È una giornata meravigliosa per sgambettare nei prati. La bimba però non si accorge che si sta avvicinando a un pozzo, sca­vato nel prato, coperto soltanto da un velo di plastica: è questione di secondi e la bimba scompare, precipitan­do nel pozzo. Il fratellino non si rende neanche conto dell’accaduto. Il papà, non vedendola più nel prato, pensa subito al peggio: corre al pozzo, si china, chiama la bambina. Anna è laggiù, pacifica e tranquilla, ada­giata sull’acqua come fosse in poltrona. Il papà grida aiuto, accorrono altri parenti, rapidamente si compie il salvataggio. È incredibile: Anna è completamente asciutta, si lascia maneggiare come una bambola da favola. Qualcuno si tocca il cuore, pensando a un in­farto: il pozzo è profondo ben nove metri, e l’acqua tocca i tre metri e mezzo!

Al panico segue immediatamente lo stupore, la me­raviglia, infine la gioia. Fra gli abbracci e le domande dei genitori, la bambina risponde tutta candida, che una bella Signora vestita di bianco, come quella che è nella medaglia che porta al collo, l’ha sostenuta fra le braccia per tutto il tempo che è rimasta nel pozzo. Successive visite neurologiche non hanno rivelato al­cun trauma.

Messa davanti a varie effigi della Madonna, appena le è presentata la «Madonna dei Raggi», esclama. «È la bella Signora che mi ha tenuto fra le braccia!». Da quel giorno anche il padre, totalmente diverso, non bestemmia più e guarda con riconoscenza alle suore, per mezzo delle quali praticamente la bambina ha co­nosciuto la Medaglia.

(Con approvazione ecclesiastica)

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Nostra Signora di Kibeho

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2010

Apparizioni della Madonna in Africa. Nostra Signora di Kibeho
di Padre Angelo Maria Tentori

Nostra Signora di Kibeho dans Apparizioni mariane e santuari KIbeho

I veggenti sono tre ragazze. In realtà furono di più, ma soltanto queste tre furono ritenute autentiche anche se può esserci del vero anche negli altri giovani veggenti, ma a causa di alcune contraddizioni sono stati esclusi.

Queste Apparizioni si differenziano da quelle avvenute in Europa per alcuni aspetti. L’Autore ne spiega il motivo adducendo realtà culturali differenti a cui la Madonna cerca di uniformarsi per essere compresa. I messaggi della Madonna vertono sempre sul bisogno di conversione, di penitenza, di preghiera.

Le Apparizioni precedono di alcuni anni i fatti sanguinosi del genocidio in Ruanda. Le ragazze, infatti, ebbero una visione profetica di quei massacri. Videro scorrere fiumi di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, corpi decapitati, cadaveri abbandonati, un baratro spalancato, violenze orribili. Tutte cose che poi si verificarono.

Kibeho non fu risparmiata dal genocidio. Più di 10.000 Tutsi rifugiatisi nella parrocchia di Kibeho furono massacrati nell’aprile 1994 e quelli asserragliati in chiesa furono bruciati vivi. Un anno dopo, più di 8.000 Hutu furono massacrati sulla piazza stessa delle Apparizioni. Le vittime del genocidio accertate furono 3.070.000.

Il riconoscimento ufficiale delle Apparizioni di Kibeo da parte della Chiesa avvenne nel 2001.

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Il ruolo della donna in Africa

Posté par atempodiblog le 15 mars 2010

Una suora saveriana, Teresina Caffi, ad un convegno così presentò la testimonianza sul ruolo della donna in Africa:

Il ruolo della donna in Africa dans Kibeho Donna-in-Africa

La donna era in ospedale pestata dal marito. Le asportarono la milza. Sembrava potesse farcela. “Riuscirai a perdonargli?”, le ha chiesto Lucia. “Se non gli perdono io, chi gli perdonerà?”. Morì poco dopo, quasi all’improvviso.

Rendo omaggio con questo mio intervento alle donne d’Africa, alle donne dei Paesi dei Grandi Laghi.
Alle donne che risalivano dal lago alle sei del mattino, con la gerla già piena di sabbia bagnata, con cui riempire un fusto per una casa in costruzione. Capaci di alzare la testa da sotto il peso e salutare con un largo sorriso. I primi spiccioli della giornata.
Poi via, per i campi lontani dalla città, scalze, la gerla con la zappa sulle spalle. E magari anche l’ultimo nato, da deporre all’ombra, mentre si chinano sotto il sole a coltivare.

Rendo omaggio alle donne al lavoro nei campi, spazio di libertà e creatività ove far crescere e moltiplicare la vita; che raccolgono e sbucciano la manioca, ne riempiono la cesta e tornano insieme liete camminando per chilometri sotto il sole delle due.
E poi il fuoco da accendere, il cibo da preparare per tutti, il profumo che inonda l’aia e tutti che attendono da loro il cibo. E vederli mangiare tutti con gioia ed orgoglio. E finalmente sedersi a mangiare, magari in cucina.

Rendo omaggio alla loro intelligenza volta a proteggere la vita, al loro provvedere ad ogni cosa. Alle donne al mercato, finalmente sedute, che vendono il sovrappiù per procurare un po’ di pesce, di sale, un vestito ai figli e magari anche qualcosa di bello per loro. Basta così poco perché facciano festa.

Rendo omaggio alla loro bellezza luminosa, regale, ignorata, che la fatica spegne presto, ma solo in apparenza.

Rendo omaggio a queste donne, che trovano il tempo per prendere il quaderno e andare a imparare a scrivere, e capire così che non è vero che sono meno intelligenti, alla festa di leggere le prime parole, il libro dei canti, la lettura in chiesa.

Rendo omaggio a queste donne regine ad ogni maternità. Che sanno chiamare Désiré (Desiderato) anche il nono figlio e che ai metodi delle “nascite desiderabili” ricorrono piuttosto per averli, i figli.

Rendo omaggio alle donne morte nel dare la vita, con semplicità, come in un’avventura di cui sapevano da sempre il prezzo.

Rendo omaggio a queste donne per le umiliazioni nascoste, i tradimenti subiti, le speranze deluse, la capacità di stare per amore dei figli. Per le volte che qualcuno ha detto loro che erano inferiori, serve, incapaci, per tutte le decisioni subite senza essere interpellate.

Rendo omaggio a loro, soprattutto per questi lunghi anni di guerra, a loro che portano il peso dell’impresa quasi impossibile di nutrire la famiglia.
Al coraggio delle loro riunioni clandestine in città, non in nome di chissà quali alternative politiche, ma dei loro figli e dei loro mariti resi merce di scarto dall’arruolamento forzato, dalla mancanza quotidiana di cibo.
A loro che hanno per mesi rifiutato di mandarli a scuola. A loro che hanno marciato il seno scoperto per dire l’inutilità del loro dare la vita, di fronte ai continui massacri. A loro che si sono vestite a lutto, che hanno scioperato da ogni attività, che vendono le merci in casa per non pagare al mercato la tassa dello “sforzo di guerra”, la guerra contro il loro popolo.

Rendo omaggio ai loro piedi che fanno chilometri e chilometri per trovare da qualche parte del cibo che costa meno, che accettano l’umiliazione di varcare la frontiera a comprare, tassato, un cibo prodotto nel loro paese, purché i figli mangino. Rendo omaggio alle loro mani callose che conoscono fin da piccole il lavoro, che sanno condividere con la vicina il niente che hanno.

Rendo omaggio al loro grembo offeso da una guerra fatta contro di loro per uccidere il futuro di un popolo. Rendo omaggio alle donne infettate di HIV spesso scientemente come tecnica di guerra. Rendo omaggio alle ragazze umiliate alla stessa maniera mentre andavano all’acqua o al campo e di colpo diventate solo buone per la strada. A queste donne usate e umiliate. A quelle che hanno preferito morire atrocemente  pur di non essere violate.

Rendo omaggio alla loro capacità di danzare, malgrado tutto, alla nascita del figlio della vicina o negli incontri liturgici, ultimi spazi di libertà rimasti. Alla loro capacità di ridere mai del tutto spenta.

Rendo omaggio alla loro fede nel Dio quotidiano che lotta con loro e mediante loro per proteggere la vita, armata debole e enorme della vita contro gli eserciti di morte.

Rendo omaggio a Colui che le ha inventate per dire oggi che la vita si guadagna, si difende, si protegge con la vita. A questa Eucarestia continuamente da esse celebrata nella fatica di una vita data.

Le loro storie, chi mai le racconterà? Ma da qualche parte, un libro è scritto, che conosce ogni loro passo.
Non sono tutte sante. Ma conoscono che l’amore è fatica, l’amore fa male, come diceva madre Teresa.
Un messaggio, una scelta concreta?
Accettare che l’amore ci faccia male, consumi il nostro tempo, la nostra vita, le nostre forze, la nostra pace. Accettare di essere tribolati per amore. Il resto sono parole, sentimenti, Sanremo.

Tratto da: Apparizioni della Madonna in Africa – Nostra Signora di Kibeho
di Padre Angelo Maria Tentori

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Le apparizioni di Pellevoisin

Posté par atempodiblog le 14 février 2010

Prefazione del libro
‘La Tutta Misericordiosa – Le apparizioni di Pellevoisin’
di Padre Angelo Maria Tentori

Le apparizioni di Pellevoisin dans Apparizioni mariane e santuari Pellevoisin

Dal titolo del libro è facile pensare che l’attributo di <<misericordiosa>> nei riguardi di Maria santissima sia quello con cui la Chiesa la invoca fin dai primi secoli.
In realtà è lei stessa a definirsi così nel corso delle sue apparizioni a Pellevoisin (Francia) nel 1876, avallandone così il titolo e la missione.
E’ l’immaginario comune ormai che la Madonna appaia soltanto ai bambini o tutt0al più ad adolescenti, ma non è sempre così. Sono molti i casi in cui è apparsa a persone adulte, come a Pellvoisin dove la veggente, Estelle Faguette, ha trentatré anni.
Era infatti necessario che fosse una persona adulta perché il messaggio che la Vergine santa voleva dare al mondo toccava nel vivo uno dei più grandi misteri della fede: quello della sofferenza.
Maria santissima, con dolcezza e affabilità, fornisce una spiegazione, o meglio una motivazione del dolore e della Divina Provvidenza apparentemente noncurante di fronte alle invocazioni a volte sul filo della disperazione.
A Pellevoisin viene data una spiegazione teologica: la conformazione a Cristo, e a Cristo Crocifisso, con il richiamo delle sue cinque piaghe.
Estelle, giunta al termine della sua giovane vita per mali incurabili, con la prospettiva di lasciare nella miseria gli anziani genitori e una piccola nipote rimasta orfana, decide di scrivere una lettera alla Madonna, visto che le sue preghiere rimanevano senza risposta.
E la Vergine santa risponderà qusta volta, non con un’altra lettera, ma visitandola personalmente più volte.

In queste apparizioni, Maria non solo ribadirà quel titolo che la Chiesa da sempre le rivolge, ma aggiungerà qualcos di più: lei è la <<tutta misericordiosa>>, quasi a fare della misericordia la sua identità specifica.
Inoltre, si presenta a Estelle come <<maestra di vita spirituale>>. Lei che è stata la prima discepola di Cristo vuole comunicare alla veggente e alla Chiesa tutta, quella sua esperienza.Non manca poi in alcune di queste visite la presenza disturbatrice del diavolo in forma visibile però, all’arrivo di Maria, è costretto ad allontanarsi.
Nota consolante: Maria santissima prega al posto della veggente quando questa, sopraffatta dai dolori della malattia, non riesce più a farlo.
E, nonostante tutte quelle sofferenze, Estelle ha la certezza e il coraggio di asserire di Maria che <<malgrado i nostri peccati, abbiamo una buona madre che ci « coccola » e intercede per noi>>.
Ma la Madonna ribadisce anche un’altra verità di fede nei suoi riguardi, la funzione di <<mediatrice delle grazie>>. <<Je suis maitresse de mon Fils>>, dice; cioè <<Io sono la « padrona » di mio Figlio>>, preché questi nel suo amore per lei e per noi, non sa rifiutarle nulla.
Espressione questa già affermata in tempi lontani dal papa Pio VII: <<Advocata petit, ancilla orat, mater imperat>>, che significa: <<Come avvocata chiede, come ancella prega, come madre comanda>>.
Ma la sua è sempre la stessa misericordia di Dio che in lei acquista le connotazioni propriamente materne. <<Queste grazie sono di mio Figlio>>, dice. <<Io le prendo dal suo cuore; lui non può rifiutarmele>>.

Tra i vari richiami di Maria in queste apparizioni vogliamo ricordarne solo due che ci sembrano inusitati. Il primo è il richiamo alla semplicità e alla calma interiore. <<Se vuoi servirmi>>, dice alla veggente, <<si semplice e che le tue azioni corrispondano alle tue parole>>.
E il secondo è l’esortazione al <<coraggio>>, a non avere paura, ad affrontare le difficoltà con forza d’animo. E di non piangere. Perché lei ci è accanto come lo fu accanto al Figlio in croce.

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La Vergine dei poveri di Banneux

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2010

La Vergine dei poveri di Banneux dans Apparizioni mariane e santuari La-Vergine-dei-Poveri-di-Leon-Jamin
La Vergine dei Poveri di Leon Jamin

A Benneux, la Vergine Santa riprende e sviluppa l’avvenimento di Lourdes: non solo perché appare vestita come a Lourdes e viene da quella direzione, ma anche perché ripropone la fonte dell’acqua, illuminandone il simbolo nel suo significato profondo. Al riguardo, [...] Mons. Kerkhofs, scrive: “La Madonna a Lourdes aveva aperto la sorgente, ma a Banneux si era degnata di allargarla ed estenderla a tutte le nazioni… Quella sorgente simboleggia il Salvatore Divino al quale Maria conduce: a Gesù attraverso Maria. L’azione di Maria che inizialmente si esplica come ‘maternità’ si attua poi e si completa come ‘mediazione’”.

[...] In queste apparizioni, Lei è venuta sopratutto a esortare allo spirito di povertà, di fiducia in Dio e in Lei, alla molta preghiera. Non manca l’invito al servizio, alla carità, specialmente per gli ammalati, che Lei dice di essere venuta ad allieviare nella loro sofferenza. Il tutto, sempre accompagnato da un amabile sorriso.

[...] Meraviglia, poi, quel definirsi di Maria come “Vergine dei poveri”. Un titolo completamente nuovo nella storia della Chiesa e dei santuari mariani. P. Angelo Rainero nota al riguardo che: “E’ un titolo legittimo e vero in se stesso, tanto espressivo e consolante per noi” [...].
Maria Santissima ci ricorda i valori del Vangelo, in particolare lo spirito di povertà, per poter seguire Gesù con cuore libero. Poi lo spirito di fede e la preghiera, che non deve essere ridotta, ma aumentata. Ci fa capire che Lei ci guida a Cristo, simboleggiato dalla sorgente: “Se qualcuno ha sete”, diceva Gesù, “venga a me e beva” (Gv 7,37). “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete” (Gv 4,14).

Padre Angelo Maria Tentori – Sorriso tra gli abeti. La Vergine dei Poveri di Banneux

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