Mormorazione

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2010

Mormorazione  dans Mormorazione padrepio

Uno dei peccati per cui Padre Pio negava l’assoluzione era quello della mormorazione o maldicenza nella quale incorrono spesso anche quelli che si reputano cristiani… praticanti. Giustamente il Padre si mostrava severo con quelli che, forse senza rendersene conto del tutto, offendevano la giustizia e la carità. Disse ad un penitente : « Quando tu mormori di una persona vuol dire che non l’ami, l’hai tolta dal tuo cuore. Ma sappi che, quando togli uno dal tuo cuore, con quel fratello se ne va anche Gesù ». Una volta, invitato a benedire una casa, arrivato all’ingresso della cucina, disse: « Qui ci sono i serpenti, non entro ». E ad un sacerdote, che spesso vi si recava a mangiare, disse di non andarci più, perché lì si mormorava. Nella mormorazione oltre a mancare di carità si esprimono giudizi, contravvenendo a quanto dice Gesù: « Non giudicate ». (Lc, 6,37)
Il Padre ammoniva « Solo Dio può giudicare, non noi ». Padre Pio suggeriva un accorgimento: per evitare di emettere giudizi, bisogna non concepirne, altrimenti prima o poi si mette fuori quanto uno ha dentro l’animo. Anche se vediamo un delinquente, non possiamo dare su di lui nessun giudizio: solo Dio può vedere fino in fondo il cuore dell’uomo, né possiamo fare gli scandalizzati di fronte agli sbagli altrui, altrimenti il Signore permette che noi battiamo la testa nello stesso errore. Se qualche volta purtroppo siamo costretti ad esprimere un giudizio, facciamolo con larghezza di carità ». Qualora un penitente in confessione si accusava di aver inavvertitamente sbagliato nell’esprimere un giudizio o in esso vi era stata anche una sola lieve esagerazione, il Santo domandava « L’hai ritrattato? ».
Anche dall’ironia il Padre metteva in guardia i suoi figli. Disse a Luciano Bellodi di Modena: « Per fare dell’ironia o dello spirito occorre avere cuore e cervello e saper valutare chi ci sta ascoltando, cioè la persona che ci sta davanti, perché la nostra ironia potrebbe ferirla profondamente e andare al di là anche dei nostri intendimenti ». Sorella dell’ironia è la battuta mordace: Una signora, avendo saputo che una sua amica sarebbe scesa a San Giovanni Rotondo, la pregò di consegnare al Padre una lettera con l’offerta per una santa messa. Così davanti a lei infilò nella busta 10.000lire. Erano gli anni cinquanta e l’incaricata della commissione, vedendo questa generosa offerta, disse dentro di sé: Quanti soldi per una messa! Quando fu a San Giovanni Rotondo appena potè incontrare Padre Pio gli porse la missiva. Il Santo, guardando la busta chiusa, disse un po’ divertito: « Quanti soldi per una messa! ». La signora capì allora davanti a chi si trovava. Ed accettò la lezione. A suor Pura Pagani, che in confessione gli manifestava delle incomprensioni e dei torti ricevuti nell’ambito ecclesiastico, il Padre disse: « Devi perdonare. Anch’io ho perdonato ». Narra Mario Sanci: « Nel mio ufficio di collocamento in una accesa discussione, un operaio mi dà un forte schiaffo, ne segue una denuncia ai carabinieri e l’operaio è ricercato per essere arrestato. Non può rientrare a casa, neanche per dormire e siamo nel periodo della Pasqua 1956. Dopo moltissime pressioni di amici ritiro la denuncia. Parecchio tempo dopo, mi reco a San Giovanni Rotondo per confessarmi da Padre Pio. Appena mi inginocchio, il Padre mi chiede: « Hai beneficato qualche padre di famiglia? ». Il mio pensiero vola subito alla denuncia ritirata e rispondo: « Si, Padre, ma mi è costato uno schiaffo ». Appena dico questo, vedo Padre Pio piegarsi tutto da una parte, mettersi la mano sulla guancia, come se quello schiaffo lo stesso ricevendo lui in quel momento. Io rimango imbarazzato ed addolorato. Il Santo si rialza e comincia: « Da quanto tempo non ti confessi? ». Segue la mia confessione, che si conclude con l’assoluzione. Ogni tanto medito su questo episodio. Penso che il Padre abbia voluto mostrarmi che in realtà io ho dato a lui veramente uno schiaffo, quando, pur vantandomi di essere un suo figlio spirituale, non volevo perdonare a chi mi aveva offeso; ma devo aggiungere che da quel giorno, quando mi metto davanti al Crocifisso, vedo quanti schiaffi e colpi di flagelli ho dato a Gesù con i miei peccati. Quella lezione mi è stata salutare ».
Un signore si confessa da Padre Pio; terminata l’accusa dei peccati rimane in attesa che parli il Padre, il quale domanda: « Hai altro? ». Avendo avuto risposta negativa, il confessore ripete la domanda. Al secondo no il santo chiede: « Con tuo fratello come va? Quali sono i vostri rapporti? ». « Non mi parla, ma non è colpa mia. Mi ha fatto del male e si è allontanato da me. Io non so che fare », risponde il penitente. « Và a far pace », dice il Santo. « Ma , Padre, è lui che ha fatto del male a me, non io a lui », si giustifica il penitente. Ed il Santo: « E Gesù che colpa aveva, quando è salito sulla croce. Non è morto per le colpe degli altri ed anche per le tue? » E non volle dargli l’assoluzione. Una giovane signora, che diceva a Padre Pio di essere continuamente umiliata dalla famiglia del suo sposo, al termine della confessione si sentì dire pieno di dolcezza e comprensione: Hai il cuore pieno di odio per i parenti di tuo marito. Ne avresti motivo, perché hai ragione tu, ma per amor di Dio devi perdonare ». Il Padre ha indicato alla penitente la via della pace interiore; insegna inoltre che la motivazione del perdono sta tutto e solo nell’amore che noi portiamo a Dio, al quale in realtà facciamo umile dono della nostra sofferenza, senza chiedere vendetta.
Anche per S.L., insegnante – la quale aveva subito una grave ingiustizia che aveva segnato tutta la sua vita – c’è stata comprensione ed accoglienza da parte del Padre, ma in modo del tutto particolare. Nel 1956 andò a San Giovanni Rotondo, ma era un po’ scettica nei riguardi di Padre Pio; vedendo che le donne facevano toccare le corone del rosario al confessionale, dove il santo svolgeva il suo apostolato, disse: « E’ feticismo ». Ma subito dopo aggiunse come una preghiera: « Signore, se veramente questo frate è un uomo di Dio, dammi un segno ». La notte alle 2,30 si svegliò sentendo un intenso profumo di rose. Si domandò donde potesse prevenire: con lei non aveva nessuna boccetta di essenza odorosa e sul comodino c’era solo la cicca che aveva spento prima di addormentarsi. La mattina volle controllare se ci fosse un roseto nell’ambito della pensione che la ospitava. Niente! Recatasi in chiesa, si confessò da Padre Pio, accusando per primo il peccato che le pesava più sulla coscienza: « Io maledico la mamma del mio fidanzato, perché è stata causa della rottura del possibile matrimonio ». Padre Pio le gridò: « E chi sei tu, per giudicare? Quando ti sarai pentita tornerai qua ». E le sbattè in faccia lo sportello del confessionale. Ritornata in albergo in preda ad una crisi isterica cominciò ad inveire: « Che santo è questo, che a me danneggiata non dà una parola di sollievo!? ». Aspettavo conforto ed ho trovato giustizia. E continuava su quel tono. Ma più passava il tempo e più aumentava la rabbia. All’improvviso avvertì un’ondata di profumo di viole . Tacque. Chiese poi alle altre amiche se lo sentissero; risposero di no. Si rese conto allora che Padre Pio le stava vicino nonostante la durezza dimostrata. Nel giro di un giorno cominciò a calmarsi. Ma con l’andar del tempo constatò con sua meraviglia che nel suo cuore non c’era più odio. Dopo un mese tornò a San Giovanni Rotondo ed il Padre le diede l’assoluzione.
Il Padre chiese un giorno ad un penitente:  » Tu sai fare l’esame di coscienza? ». L’altro non fu pronto a dare la risposta, ed il Padre continuò « Vediamo. Se uno ti fa un torto, come ti comporti? ». Rispose: « Ma! Padre, io da primo reagisco, poi mi pento e mi sforzo di perdonare ». « Tu sei in errore, figliolo. Se uno ti fa un torto, mentre subisci il torto devi avergli già perdonato, senza reagire: il perdono, dopo aver reagito, è tardivo ».
Cleonice Morcaldi ricorda che negli anni 20 – durante il periodo in cui da parte di certa gente del posto si facevano arrivare a Roma voci calunniose sul conto di Padre Pio – un professionista di San Giovanni Rotondo, di ritorno dalla capitale, ove era andato per accusare il Santo, si recò in convento. Un frate, che era addentro alle cose, quando lo vide, avrebbe voluto impedirgli di avvicinarsi al confessionale della sagrestia, dove il Padre stava confessando. Ma il Santo disse al suo confratello di lasciar passare il dottore. « E! Quanto tempo sei stato fuori!… Diamoci un abbraccio! » E lo abbracciò davanti a tutti.
Il Padre metteva nella sfera dell’odio anche l’antipatia, avversione istintiva ed immotivata. In confessione una donna gli disse: « Padre, faccio fatica a salutare gli antipatici ». E Padre Pio pronto: « Anche i pagani fanno così ».

Fonte: Il Padre – di Padre Marcellino Iasenzaniro
Tratto da: BrunellaPavone.it

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Cercare Gesù nel proprio cuore e non nei pettegolezzi

Posté par atempodiblog le 25 avril 2010

Cercare Gesù nel proprio cuore e non nei pettegolezzi dans Fede, morale e teologia Ges-confido-in-Te

Una volta durante la ricreazione una delle suore direttrici spinse a dire che le suore converse non avevano sentimenti, quindi potevano essere trattate con durezza. Mi rattristai per questo, perché le suore direttrici conoscevano così poco le suore converse e giudicavano solo dalle apparenze. Oggi ho parlato col Signore, il quale mi ha detto:

“Ci sono delle anime per le quali non posso far nulla; sono le anime che spiano continuamente le altre e non sanno quello che avviene nel loro proprio intimo. Parlano in continuazione delle altre, anche durante il silenzio rigoroso, che è destinato a parlare con Me. Povere anime, che non sentono le Mie parole, restano vuote nel loro intimo, non Mi cercano all’interno del proprio cuore, ma nei pettegolezzi, dove Io non ci sono mai.
Sentono il loro vuoto, ma non riconoscono la propria colpa e le anime nelle quali Io regno totalmente costituiscono per loro un continuo rimorso di coscienza. Esse invece di correggersi, hanno il cuore che si gonfia d’invidia, ma se non si ravvedono, affondano di più. Il loro cuore fino ad allora invidioso, comincia a coltivare l’odio. E sono già vicine al precipizio.
Invidiano i Miei doni alle altre anime, ma esse stesse non sanno e non vogliono accettarli”.

Santa Faustina Kowalska

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La storia dell’asino

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2009

La storia dell'asino dans Clive Staples Lewis asino

C’era una volta una coppia con un figlio di 12 anni e un asino. Decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Così partirono tutti e tre con il loro asino.

Arrivati nel primo paese, la gente commentava: « Guardate quel ragazzo quanto è maleducato… lui sull’asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano ». Allora la moglie disse a suo marito: « Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio. » Il marito lo fece scendere e salì sull’asino.

Arrivati al secondo paese, la gente mormorava: « Guardate che svergognato quel tipo…lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l’asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa. » Allora, presero la decisione di far salire la moglie, mentre padre e figlio tenevano le redini per tirare l’asino.

Arrivati al terzo paese, la gente commentava: « Pover’uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull’asino. E povero figlio. Chissà cosa gli spetta, con una madre del genere! ». Allora si misero d’accordo e decisero di sedersi tutti e tre sull’asino per cominciare nuovamente il pellegrinaggio.

Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: “Sono delle bestie, più bestie dell’asino che li porta. Gli spaccheranno la schiena! ».
Alla fine, decisero di scendere tutti e camminare insieme all’asino. Ma, passando per il paese seguente, non potevano credere a ciò che le voci dicevano ridendo:
« Guarda quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli! ».

di Charlie Chaplin

cuoreh dans Mormorazione 

“Le persone egoiste e nevrotiche possono distorcere qualunque cosa, persino l’affetto, e farlo diventare causa di infelicità o di sfruttamento”.

di Clive Staples Lewis

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Mormorare dei poveri

Posté par atempodiblog le 6 août 2009

Mormorare dei poveri dans Citazioni, frasi e pensieri mendicante

Ci sono persone che dico ai poveri che hanno un aspetto sano: “Tu sei un ozioso! Potresti ben lavorare: sei giovane e hai delle buone braccia”. Voi non sapete se è per volere di Dio che quel povero va a chiedere l’elemosina. In questo modo rischiate di mormorare contro la volontà di Dio.

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Il calunniatore

Posté par atempodiblog le 6 août 2009

Il calunniatore dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

« Il calunniatore è simile ad un bruco che, camminando sui fiori, lascia sulla loro superficie la sua bava sporcandoli ».

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

r34 dans Fede, morale e teologia

Freccia dans Viaggi & Vacanze La Maldicenza (del Santo Curato d’Ars)

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Le lenzuola sporche

Posté par atempodiblog le 27 avril 2009

Le lenzuola sporche dans Mormorazione finestra

Una giovane coppia di sposi novelli andò ad abitare in una zona molto tranquilla della città.
Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
“Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina!
Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo…
Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola!”.
Il marito guardò e rimase zitto.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.
Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito:
“Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato!
Chi le avrà fatto insegnato come si fa?”.
Il marito le rispose: “Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra!”.

Cosi’ è nella vita.

Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti.
Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio.
Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino…

Storiella tratta dal Web

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Imparare ad ascoltare

Posté par atempodiblog le 17 septembre 2007

Imparare ad ascoltare dans Citazioni, frasi e pensieri diddlmania_437

Dio ti ha dato due orecchie e una lingua, perché tu oda più che tu non parli.

San Bernardino da Siena

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Scatola di biscotti

Posté par atempodiblog le 4 septembre 2007

Scatola di biscotti dans Mormorazione Scatola-biscotti

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti e si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.

Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto anche l’uomo ne prese uno. Lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Pensò tra sè « ma tu guarda se solo avessi più coraggio gli avrei già dato un pugno… »

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò « ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!! »

Vide l’uomo che prese l’ultimo biscotto e lo divise a metà! « AH, questo è troppo » pensò, cominciò a sbuffare ed indignata si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.

Quando si sentì un pò meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri.

Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando… Nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.

Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell’uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio.

Autore: sconosciuto.

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