Le giaculatorie più comuni: le chiacchiere

Posté par atempodiblog le 22 décembre 2013

“Noi giustamente insistiamo molto sul valore dell’obiezione di coscienza, ma forse dobbiamo esercitarla anche per difenderci da una legge non scritta dei nostri ambienti che purtroppo è quella delle chiacchiere. Allora facciamo tutti obiezione di coscienza; e badate che non voglio fare solo un discorso morale! Perché le chiacchiere danneggiano la qualità delle persone, danneggiano la qualità del lavoro e dell’ambiente”.

 Le giaculatorie più comuni: le chiacchiere dans Citazioni, frasi e pensieri divieto_di_chiacchiera

Tante volte ho trovato comunità, seminaristi, religiosi, o comunità diocesane dove le giaculatorie più comuni sono le chiacchiere! E’ terribile! Si “spellano” uno con l’altro… E questo è il nostro mondo clericale, religioso… Scusatemi, ma è comune: gelosie, invidie, parlare male dell’altro. Non solo parlare male dei superiori, questo è un classico! Ma io voglio dirvi che questo è tanto comune, tanto comune. Anche io sono caduto in questo. Tante volte l’ho fatto, tante volte! E mi vergogno! Mi vergogno di questo! Non sta bene farlo: andare a fare chiacchiere. “Hai sentito… Hai sentito…”. Ma è un inferno quella comunità! Questo non fa bene. E perciò è importante la relazione di amicizia e di fraternità. Gli amici sono pochi. La Bibbia dice questo: gli amici, uno, due… Ma la fraternità, fra tutti. Se io ho qualcosa con una sorella o con un fratello, lo dico in faccia, o lo dico a quello o a quella che può aiutare, ma non lo dico agli altri per “sporcarlo”. E le chiacchiere, è terribile! Dietro le chiacchiere, sotto le chiacchiere ci sono le invidie, le gelosie, le ambizioni. Pensate a questo. Una volta ho sentito di una persona che, dopo gli esercizi spirituali – una persona consacrata, una suora… Questo è buono! Questa suora aveva promesso al Signore di non parlare mai male di un’altra. Questa è una bella, una bella strada alla santità! Non parlare male di altri. “Ma, padre, ci sono problemi…”: dillo al superiore, dillo alla superiora, dillo al vescovo, che può rimediare. Non dirlo a quello che non può aiutare. Questo è importante: fraternità!  Ma dimmi, tu parlerai male della tua mamma, del tuo papà, dei tuoi fratelli? Mai. E perché lo fai nella vita consacrata, nel seminario, nella vita presbiterale? Soltanto questo: pensate, pensate… Fraternità! Questo amore fraterno.

Papa Francesco
Tratto da: La Santa Sede

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La maldicenza

Posté par atempodiblog le 6 décembre 2013

“Quelli che vivono giudicando il prossimo, parlando male del prossimo, sono ipocriti, perché non hanno la forza, il coraggio di guardare i loro propri difetti. Il Signore non fa, su questo, tante parole. Poi dirà, più avanti, che quello che ha nel suo cuore un po’ d’odio contro il fratello è un omicida… Anche l’Apostolo Giovanni, nella sua prima Lettera, lo dice, chiaro: colui che odia suo fratello, cammina nelle tenebre; chi giudica il fratello, cammina nelle tenebre”.

Papa Francesco

La maldicenza dans Citazioni, frasi e pensieri calunnia_botticelli
La calunnia di Sandro Botticelli

«Chi si applica a conoscere se medesimo loda gli altri», diceva l’abate Giovanni (Vit. Patr). Attaccando l’onore e la riputazione del prossimo, accusandolo, diffamandolo… accusiamo, condanniamo e copriamo di obbrobrio noi medesimi; infatti si dà cosa più odiosa della maldicenza? Vi è azione che tanto ci disonori quanto l’essere conosciuti per diffamatori? Voi attaccate gli altri, ma siete voi senza macchia? Perché non ricordate la sfida di Gesù ai Giudei maligni e invidiosi che gli avevano condotto innanzi la donna adultera che volevano lapidare (IOANN. VIII, 7)? «Perché mai, diceva loro altra volta il Salvatore, perché vedete la festuca nell’occhio del fratello e non vi accorgete del tronco che è nel vostro? Con qual fronte potete dire a vostro fratello: lascia che ti cavi questa festuca dall’occhio, mentre non vedete il trave che imbratta il vostro? Ipocrita! comincia a liberare il tuo, poi netterai quello del tuo prossimo»  (Luc. VI, 42).
Il colmo poi dell’ingiustizia sta in ciò che il più mordace mormoratore il quale pretende e si affoga il diritto di malmenare, denigrare, lacerare il prossimo, s’impenna e strepita se un altro si permette di pungerlo con un frizzo. Egli il perfetto, l’inviolabile! O accecamento!

Cornelio a Lapide

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Non giudicate, ma amate

Posté par atempodiblog le 30 août 2013

Non giudicate, ma amate dans Correzione fraterna La-Parabola-del-fariseo-e-del-pubblicano

Cosa vuol dire non giudicate? La Madonna nel messaggio ha commentato un brano del Vangelo dove Gesù dice: “non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato”. Non vuol dire non giudicare i pensieri, le parole, i comportamenti, vuol dire non giudicare le persone. Tu non puoi dare nessun giudizio sulla persona perché il suo grado di responsabilità a nessuno è dato conoscerlo, se non a Dio.

Solo Dio sa cosa c’è nel cuore di quella persona, solo Dio sa quali sono i condizionamenti che ci sono stati, solo Dio sa quali erano le sue intenzioni. Difatti Gesù Cristo svela le intenzioni dei suoi avversari, vedeva nel fondo dei cuori, ma noi non vediamo! Quindi non dobbiamo giudicare le persone.

Cosa bisogna giudicare? Quello che uno dice, se non va bene, se è errata, se è falsa, se è ingiusta, la si contraddice. “Tu hai detto così, ma non è vero”, non dico sei un “bugiardo” ma “questo non è vero”. Alcuni dicono “il mio parroco ha detto che l’Inferno non c’è, ma non voglio giudicare”, come non vuoi giudicare! “Inferno non c’è” è un’espressione sbagliata, contraria alla fede, quindi distinguiamo fra la persona e quello che una persona fa, dice, insegna, ecc… Perché lì occorre il discernimento alla luce della verità.

In questo ambito rientra la correzione fraterna, si dice con carità fraterna a tu per tu, dicendo “forse non ti sei reso conto… ma guarda che è una cosa sbagliata… hai trattato male quella persona, non dovevi farlo… ecc…”. Non rientra nel giudizio, ma è l’aiutare quella persona a rendersi conto che certe cose dette o fatte non sono conformi alla verità e alla rettitudine.

Non giudicare, non condannare, “tu hai fatto questo perciò tu sei…!”, micidiale! Tu ti metti nei confronti di tuo fratello esattamente come il fariseo con il pubblicano.

La gravità nel condannare la persona consiste nel fatto che uno che fa così non si converte, non si convertirà mai, si è precluso la via alla conversione e per quello che la Madonna dice “non giudicare” perché invece di vedere i suoi peccati guarda quello degli altri.

E’ tipico poi che i peccati degli altri sono più gravi dei tuoi, perché il medesimo peccato se lo ha fatto un altro è un grave peccato, se lo hai fatto tu è un piccolo difetto! Si sa che è così, no?

Quindi l’atteggiamento del condannare è pericolosissimo perché punti il dito su tuo fratello e non vedi il peccato che è in te, anzi tu ritieni di non aver bisogno di conversione, sei già perfetto!

Noi puntiamo il dito, facendo male a noi stessi, siamo una maledizione per gli altri perché li allontaniamo. Se invece anche quelli che ti hanno fatto del male, bada bene, tu però li perdoni, preghi per loro, non rispondi pan per focaccia, ma al massimo stai zitto… Bisogna amare, ma per arrivare all’amore c’è tutto un cammino da fare che incomincia dal non giudicare, dal non sparlare, dal saper tacere, dal non vendicarsi, dal non controbattere e c’è tutto un processo… e poi si incomincia a pregare. Allora se tu fai così sei una benedizione per i lontani, per quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio.

Tratto da una riflessione audio di Padre Livio Fanzaga a Radio Maria

Divisore dans San Francesco di Sales

Per approfondire Freccia dans Viaggi & Vacanze Commento di p. Livio al messaggio di Medjugorje del 2/05/2013 dato a Mirjana

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La questione morale della diffamazione

Posté par atempodiblog le 28 août 2013

La questione morale della diffamazione dans Mormorazione gevp

Mezzi della diffamazione sono la menzogna, la notizia falsa o tendenziosa, la calunnia, la malignità, la bassa insinuazione, il sospetto infondato, il gusto nel rilevare i difetti, la critica facile, il sarcasmo, l’ironia sferzante, il motto pungente, la mormorazione, la derisione, la beffa. Via alla diffamazione possono essere il giudizio affrettato, la chiacchiera perditempo, il pettegolezzo, la parola leggera o imprudente, il discorso inutile.

[...]

La diffamazione si può considerare un vero e proprio omicidio, se non fisico, certo morale e psicologico, come dice bene il proverbio: “ne uccide più la lingua che la spada”. In tal senso la Scrittura dice del diffamatore: “veleno d’aspide sotto la lingua”.

Cristo è molto severo contro il diffamatore, al quale minaccia la geenna, Egli che è stato in tutta la storia dell’uomo la vittima più innocente, santa ed illustre dei diffamatori, che erano coloro che avrebbero dovuto accoglierlo con la maggior riconoscenza.

Il peccato di diffamazione è molto grave perché è calcolato, premeditato e studiato e quindi pienamente cosciente, volontario e deliberato. Si potrebbe dire un peccato diabolico, anche se non si può escludere che il diffamatore agisca solo per leggerezza o perché sobillato da qualcuno o perché non si rende conto del danno che fa.

Non di rado avviene che persone diffamate restano talmente traumatizzate che, per debolezza di carattere o per la vergogna o per la poca fede o forse anche per orgoglio, non reggono all’insulto, e si uccidono. E’ proprio quello che hanno voluto i diffamatori, che a volte forse spargono lacrime di coccodrillo.

E a volte è talmente abile l’opera del diffamatore che, se la vittima è influenzabile ed insicura, comincia essa stessa ad autodenigrarsi secondo le calunnie del diffamatore, soprattutto se costui è un preposto o un superiore della vittima.

L’essere diffamati, soprattutto in materia grave o interessi vitali, è un colpo gravissimo, perché noi viviamo normalmente di buona fama, perché ciò ci consente di ricevere quella stima, quella considerazione e quelle comunicazioni rispettose e fiduciose che costituiscono il presupposto delle nostre normali relazioni sociali.

Per questo è comprensibile anche se non giustificabile che certi diffamati giungano alla convinzione che la loro vita non ha più senso. In questi casi ciò che può sorreggere è la nettezza della propria coscienza e il sapersi innocenti davanti a Dio. E’ di consolazione e di conforto l’esempio dei santi ed in particolare quello di Cristo. Tuttavia, tale consolazione possono averla solo coloro che hanno sofferto per Cristo, almeno implicitamente, perché se siamo diffamati perché a nostra volta abbiamo diffamato chi ci diffama, ben ci sta e chi è causa del suo mal pianga se stesso.

di Padre Giovanni Cavalcoli – Libertà e Persona

divisore dans Medjugorje

Per leggere integralmente la riflessione cliccare qui iconarrowti7 dans Canti La questione morale della diffamazione

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Dir male del prossimo

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2013

Dir male del prossimo  dans Citazioni, frasi e pensieri pettegolezzi

Ma voi dite che i falli del prossimo sono numerosi; ed io vi rispondo che certe volte non sono che calunnie quelle che sembrano verità autentiche. Qualcosa sembrava infatti, più vera che quella per cui fu accusata di adulterio la casta Susanna? Eppure noi sappiamo che era una solenne impostura. Ma siano pure anche vere: avremmo forse piacere che di noi o di qualche nostro congiunto fossero rivelati falli o mancanze, che sono veri, verissimi? No, certamente. Come, dunque, saremo così facili a propagandare le mancanze degli altri? La legge naturale, molto più la legge evangelica, non ci proibisce di fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi?

I fatti che voi riferite sono veri? Ma ditemi, noi non abbiamo mai mancato in niente? Chi è che può dirsi senza peccato? Se vi è alcuno così innocente che la sua coscienza non gli rinfacci colpa di sorta, si faccia avanti e sia costui il primo a dir male del suo prossimo che io mi contento.

di Sant’Agostino Roscelli
Fonte: Immacolatine.it

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Soltanto la preghiera può illuminare quell’anima

Posté par atempodiblog le 6 juillet 2013

Soltanto la preghiera può illuminare quell’anima dans Citazioni, frasi e pensieri S-Faustina-Kowalska

Oggi Gesù mi ha illuminato sul modo di comportarmi con una delle suore che mi aveva interrogata su molte questioni spirituali, sulle quali aveva dei dubbi. In fondo però non era questo che le interessava, ma voleva sapere il mio parere su di esse per avere qualche cosa da raccontare su di me alle altre suore. Oh, se almeno avesse ripetuto le medesime parole che le avevo detto, senza alterarle e senza aggiungervi altro! Gesù mi ha messo in guardia nei confronti di quell’anima. Ho deciso di pregare per lei, poiché soltanto la preghiera può illuminare quell’anima.

Santa Faustina Kowalska

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Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita

Posté par atempodiblog le 19 juin 2013

“Tolte dalla comunità le mormorazioni e le parzialità, si gode perfetta pace”.
 San Giovanni Bosco

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita dans Mormorazione 25ji

Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi. Appello per i rifugiati e la difesa della vita
Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro, gremita da oltre 50 mila fedeli. Il Papa ha ribadito che essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dunque rivolto un appello in favore dei rifugiati e uno per la difesa della vita in tutte le sue fasi.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

“La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:

“Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”

Nella Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”. Però, ha aggiunto, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazioni gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”:

“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.

L’unità, ha detto ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene, ci separano da noi, ci separano da Dio”.

“Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto male fanno le chiacchiere: quanto male!, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli altri: mai”.

“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani – ha avvertito – l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Il Papa ha così messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:

“Io racconterò una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti, più o meno, mezz’ora, con un pastore evangelico, e abbiamo pregato insieme, eh?, cercando l’unità. Ma noi dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano e si dividono?”

Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa – ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti, quindi, ha ricordato che ricorre domani la Giornata Mondiale del Rifugiato ed ha rivolto un pensiero particolare alle famiglie costrette a lasciare la propria patria:

“Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità. Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!”

Infine, il Papa ha ricordato che domenica scorsa abbiamo celebrato “Dio che è Vita e fonte della vita”:

“Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice “sì” alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.

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Il Papa: no alla denigrazione dell’altro, seguiamo la Legge della mitezza

Posté par atempodiblog le 13 juin 2013

Il Signore ci conceda la grazia di fare attenzione ai commenti che facciamo sugli altri: è quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha pronunciato la sua omelia in spagnolo, essendo presente alla celebrazione il personale delle ambasciate e dei consolati dell’Argentina in Italia e presso la Fao. Era “dal 26 febbraio che non celebravo la Messa in spagnolo”, ha confidato il Papa, “mi ha fatto molto bene” ed ha ringraziato i partecipanti alla Messa per quello che fanno per la Patria.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Il Papa: no alla denigrazione dell’altro, seguiamo la Legge della mitezza  dans Mormorazione papafrancescomessa

“La vostra giustizia sia superiore a quella dei farisei”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dall’esortazione rivolta da Gesù ai suoi discepoli. Parole che vengono dopo le Beatitudini e dopo che Gesù ha sottolineato che Lui non viene per dissolvere la Legge, ma per portarla a compimento. La sua, ha osservato, “è una riforma senza rottura, una riforma nella continuità: dal seme fino ad arrivare al frutto”. Colui che “entra nella vita cristiana”, ha poi avvertito, “ha esigenze superiori a quelle degli altri”, “non ha vantaggi superiori”. E Gesù menziona alcune di queste esigenze e tocca in particolare “il tema del rapporto negativo con i fratelli”. Colui che maledice, afferma Gesù, “merita l’inferno”. Se nel proprio cuore c’è “qualcosa di negativo” verso il fratello, ha commentato il Papa, “c’è qualcosa che non funziona e ti devi convertire, devi cambiare”. Ed ha soggiunto che “l’arrabbiatura è un insulto contro il fratello, è già qualcosa che si dà nella linea della morte”, “lo uccide”. Ha quindi osservato che, specie nella tradizione latina, c’è come una “creatività meravigliosa” nell’inventare epiteti. Ma, ha ammonito, “quando questo epiteto è amichevole va bene, il problema è quando c’è l’altro epiteto”, quando c’è “il meccanismo dell’insulto”, “una forma di denigrazione dell’altro”.

“Y no hace falta ir al psicologo…”
“E non c’è bisogno di andare dallo psicologo – ha detto il Papa – per sapere che quando uno denigra l’altro è perché lui stesso non può crescere e ha bisogno che l’altro sia abbassato, per sentirsi un qualcuno”. E’ questo è “un meccanismo brutto”. Gesù, ha evidenziato, “con tutta la semplicità dice”: “Non parlate male l’uno dell’altro. Non denigratevi. Non squalificatevi”. E ciò, ha proseguito, “perché in fondo tutti stiamo camminando sulla stessa strada”, “tutti andiamo su quella strada che ci porterà alla fine”. Quindi, è stata la sua riflessione, “se la cosa non va per una strada fraterna, tutti finiremo male: quello che insulta e l’insultato”. Il Papa ha poi osservato che “se uno non è capace di dominare la lingua, si perde”, e del resto “l’aggressività naturale, quella che ha avuto Caino con Abele, si ripete nell’arco della storia”. Non è che siamo cattivi, ha affermato il Papa, “siamo deboli e peccatori”. Ecco perché è “molto più semplice”, “sistemare una situazione con un insulto, con una calunnia, con una diffamazione che sistemarla con le buone”.

“Yo quisiera pedir al Señor que…”
“Io – ha detto Papa Francesco – vorrei chiedere al Signore che ci dia a tutti la grazia di fare attenzione maggiormente alla lingua, riguardo a quello che diciamo degli altri”. E’ “una piccola penitenza – ha aggiunto – ma dà buoni frutti”. “Delle volte – ha constatato – uno rimane affamato” e pensa: “Che peccato che non ho gustato il frutto di un commento delizioso contro l’altro”. Ma, ha detto, “alla lunga quella fame fruttifica e ci fa bene”. Ecco perché dobbiamo chiedere al Signore questa grazia: adeguare la nostra vita “a questa nuova Legge, che è la Legge della mitezza, la Legge dell’amore, la Legge della pace, e almeno ‘potare’ un po’ la nostra lingua, ‘potare’ un poco i commenti che facciamo verso gli altri o le esplosioni che ci portano all’insulto o alle arrabbiature facili. Che il Signore ci conceda a tutti questa grazia!”. “Vorrei ringraziare il Signore – ha concluso il Papa – anche per la felice coincidenza che l’arcivescovo maggiore degli ucraini”, mons. Sviatoslav Shevchuk, che era stato vescovo a Buenos Aires, “sia a Roma per il Sinodo”. Così, ha detto il Papa, “ha potuto partecipare con noi a questa nostalgia argentina”.

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I “tre effetti” dello Spirito Santo

Posté par atempodiblog le 23 mai 2013

I “tre effetti” dello Spirito Santo dans Mormorazione papafrancesco

Papa Francesco individua “tre effetti” dovuti all’azione dello Spirito. Il primo è la “comunione”. Se Babele, constata, è il monumento alla superbia che provocherà divisione e chiusura tra gli uomini, la Pentecoste, osserva, è il suo opposto. “La lingua del Vangelo – afferma il Papa – è la lingua della comunione”:

“A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. Io cosa faccio con la mia vita? Faccio unità attorno a me o divido, divido, divido con le chiacchiere, le critiche, le invidie? Cosa faccio? Pensiamo a questo! Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità, l’amore che lo Spirito Santo ci dona”.

Secondo effetto, per l’appunto, il “coraggio”. L’esempio che Papa Francesco porta è quello di Pietro, che dopo i giorni della paura si alza in piedi la mattina di Pentecoste e parla pubblicamente di Cristo “a voce alta”. Quel coraggio viene dallo Spirito Santo, dal quale – ribadisce il Pontefice – “si sprigionano nuove energie di missione”:

“Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita. Sentiamo in noi ‘la dolce e confortante gioia di evangelizzare’. Perché evangelizzare, annunziare Gesù ci dà gioia! Invece l’egoismo ci dà amarezza, tristezza, ci porta giù! Evangelizzare ci porta su!”.

Il terzo effetto, prosegue Papa Francesco, è direttamente connesso alla nuova evangelizzazione ed è chiaro: non c’è “fuoco” dello Spirito se non è invocato nella preghiera. La Chiesa deve chiederlo come gli Apostoli lo invocarono nel Cenacolo:

“Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima e non è animato dallo Spirito (…) Lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio”.

di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

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Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato
Il cristiano deve vincere la tentazione di “mischiarsi nella vita degli altri”: è l’esortazione di Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha inoltre sottolineato che chiacchiere e invidie fanno tanto male alla comunità cristiana e che non si può “dire soltanto la metà che ci conviene”. Alla Messa, concelebrata con don Daniel Grech del Vicariato di Roma, hanno preso parte un gruppo di studenti della Lateranense, guidati dal rettore mons. Enrico Dal Covolo; Kiko Argüello, Carmen Hernández e Mario Pezzi del Cammino Neocatecumenale; Roberto Fontolan e Emilia Guarnieri di Comunione e Liberazione.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Il Papa: chiacchiere distruttive nella Chiesa, disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato  dans Fede, morale e teologia mormorazione

“A te che importa?” Papa Francesco ha svolto la sua omelia partendo da questa domanda rivolta da Gesù a Pietro che si era immischiato nella vita di un altro, nella vita del discepolo Giovanni, “quello che Gesù amava”. Pietro, ha sottolineato, aveva “un dialogo d’amore” con il Signore, ma poi il dialogo “è deviato su un altro binario” e soffre anche lui una tentazione: “Mischiarsi nella vita degli altri”. Come si dice “volgarmente”, ha osservato il Papa, Pietro fa il “ficcanaso”. E si è dunque soffermato su due modalità di questo mischiarsi nella vita altrui. Innanzitutto, “la comparazione”, il “compararsi con gli altri”. Quando c’è questa comparazione, ha detto, “finiamo nell’amarezza e anche nell’invidia, ma l’invidia arrugginisce la comunità cristiana”, le “fa tanto male”, il “diavolo vuole quello”. La seconda modalità di questa tentazione, ha soggiunto, sono le chiacchiere. Si comincia con “modalità tanto educate”, ma poi finiamo “spellando il prossimo”:

“Quanto si chiacchiera nella Chiesa! Quanto chiacchieriamo noi cristiani! La chiacchiera è proprio spellarsi eh? Farsi male l’uno l’altro. Come se volesse diminuire l’altro, no? Invece di crescere io, faccio che l’altro sia più basso e mi sento grande. Quello non va! Sembra bello chiacchierare… Non so perché, ma sembra bello. Come le caramelle di miele, no? Tu ne prendi una – Ah, che bello! – e poi un’altra, un’altra, un’altra e alla fine ti viene il mal di pancia. E perché? La chiacchiera è cosi: è dolce all’inizio e poi ti rovina, ti rovina l’anima! Le chiacchiere sono distruttive nella Chiesa, sono distruttive… E’ un po’ lo spirito di Caino: ammazzare il fratello, con la lingua; ammazzare il fratello!”.

Su questa strada, ha detto, “diventiamo cristiani di buone maniere e cattive abitudini!”. Ma come si presenta la chiacchiera? Normalmente, ha osservato Papa Francesco, “facciamo tre cose”:

“Facciamo la disinformazione: dire soltanto la metà che ci conviene e non l’altra metà; l’altra metà non la diciamo perché non è conveniente per noi. Alcuni sorridono… ma è vero quello o no? Hai visto che cosa? E passa.
Secondo è la diffamazione: quando una persona davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa, raccontarla, ‘fare il giornalista’… E la fama di questa persona è rovinata!
E la terza è la calunnia: dire cose che non sono vere. Quello è proprio ammazzare il fratello!
Tutti e tre – disinformazione, diffamazione e calunnia – sono peccato! Questo è peccato!
Questo è dare uno schiaffo a Gesù nella persona dei suoi figli, dei suoi fratelli”.

Ecco perché Gesù fa con noi come aveva fatto con Pietro quando lo riprende: “A te che importa? Tu segui me!” Il Signore davvero ci “segnala la strada”:

“‘Le chiacchiere non ti faranno bene, perché ti porteranno proprio a questo spirito di distruzione nella Chiesa. Segui me!’. E’ bella questa parola di Gesù, è tanto chiara, è tanto amorosa per noi. Come se dicesse: ‘Non fate fantasie, credendo che la salvezza è nella comparazione con gli altri o nelle chiacchiere. La salvezza è andare dietro di me’. Seguire Gesù! Chiediamo oggi al Signore Gesù che ci dia questa grazia di non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani di buone maniere e cattive abitudini, di seguire Gesù, di andare dietro Gesù, sulla sua strada. E questo basta!”.

Durante l’omelia, Papa Francesco ha anche rammentato un episodio della vita di Santa Teresina che si chiedeva perché Gesù dava tanto a uno e poco a un altro. La sorella più grande, allora, prese un ditale e un bicchiere e li riempì di acqua e poi chiese a Teresina quali dei due fosse più pieno. “Ma tutti e due sono pieni”, rispose la futura Santa. Gesù, ha detto il Papa, fa “così con noi”, “non gli interessa se tu sei grande, sei piccolo”. Gli interessa “se tu sei pieno dell’amore di Gesù”.

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Le chiacchiere

Posté par atempodiblog le 30 avril 2013

Le chiacchiere dans Mormorazione chiacchieroni

In verità lo Spirito Santo non parla alle anime distratte e ciarliere, ma per mezzo delle sue tacite ispirazioni parla alle anime raccolte, alle anime silenziose. Se venisse osservato scrupolosamente il silenzio, non ci sarebbero mormorazioni, amarezze, maldicenze, chiacchiere, non verrebbe maltrattato l’amore del prossimo, in una parola molte mancanze verrebbero evitate. Una bocca silenziosa è oro puro e dà testimonianza della santità interiore.

Santa Faustina Kowalska

pettogolezzi dans Papa Francesco I

“Quando si preferisce chiacchierare, chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”, “stare zitti” e se si deve dire qualcosa, ha concluso, dirla agli interessati, a “chi può rimediare alla situazione”, ma “non a tutto il quartiere”.                                       

“La loro vita comunitaria per difendere sempre la verità, perché loro credono di difendere la verità, è sempre la calunnia, il chiacchierare… Davvero, sono comunità chiacchierone, che parlano contro, distruggono l’altro e guardano dentro, sempre dentro, coperte col muro”.                                     

“Anche noi credo che siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri. E il messaggio di Gesù è quello: la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore: la misericordia”.                      

“Pensate a quella chiacchiera dopo la vocazione di Matteo: Ma questo va con i peccatori! (cfr Mc2,16). E Lui è venuto per noi, quando noi riconosciamo che siamo peccatori. Ma se noi siamo come quel fariseo, davanti all’altare: Ti ringrazio Signore, perché non sono come tutti gli altri uomini, e nemmeno come quello che è alla porta, come quel pubblicano (cfr Lc 18,11-12), non conosciamo il cuore del Signore, e non avremo mai la gioia di sentire questa misericordia!”.

Papa Francesco

Tratto da: Blog Lourdes

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Papa Francesco: lo Spirito crea nella Chiesa comunità aperte e non gruppi chiusi

Posté par atempodiblog le 27 avril 2013

“Guardare Gesù che ci invia a evangelizzare, ad annunciare il suo nome con gioia”. E’ l’esortazione di Papa Francesco che, questa mattina durante l’omelia nella Domus Sanctae Marthae, in Vaticano, ha anche ribadito che non dobbiamo aver “paura della gioia dello Spirito”, via per vincere la chiusura in “noi stessi”. Hanno partecipato alla Messa con il Papa, i dipendenti del servizio Poste Vaticane e del Dispensario pediatrico Santa Marta.
di Massimiliano Manichetti – Radio Vaticana

Papa Francesco: lo Spirito crea nella Chiesa comunità aperte e non gruppi chiusi  dans Mormorazione papafrancescco

“Sembrava che questa felicità non sarebbe mai stata vinta”. Così il Papa commentando l’affidamento in Cristo della comunità dei discepoli, riuniti ad Antiochia per ascoltare la parola del Signore, ricordato oggi negli Atti degli Apostoli. Poi, la domanda di Papa Francesco sul perché la comunità dei “giudei chiusi”, “un gruppetto”, “persone buone”, furono ricolmi di gelosia nel vedere la moltitudine dei cristiani e incominciarono a perseguitare:

“Semplicemente, perché avevano il cuore chiuso, non erano aperti alla novità dello Spirito Santo. Loro credevano che tutto fosse stato detto, che tutto fosse come loro pensavano che dovesse essere e perciò si sentivano come difensori della fede e incominciarono a parlare contro gli Apostoli, a calunniare… La calunnia… E sono andati dalle pie donne della nobiltà, che avevano potere, gli hanno riempito la testa di idee, di cose, di cose, e le spingevano a parlare ai loro mariti perché andassero contro gli Apostoli. Questo è un atteggiamento di questo gruppo e anche di tutti i gruppi nella storia, i gruppi chiusi: patteggiare col potere, risolvere le difficoltà ma ‘fra noi’… Come hanno fatto quelli, la mattina della Resurrezione, quando i soldati sono andati a dir loro: ‘Abbiamo visto questo’… ‘State zitti! Prendete…’. E con i soldi hanno coperto tutto”.

“Questo è proprio l’atteggiamento di questa religiosità chiusa”, ha spiegato il Papa, “che non ha la libertà di aprirsi al Signore”:

“La loro vita comunitaria per difendere sempre la verità, perché loro credono di difendere la verità, è sempre la calunnia, il chiacchierare… Davvero, sono comunità chiacchierone, che parlano contro, distruggono l’altro e guardano dentro, sempre dentro, coperte col muro. Invece la comunità libera, con la libertà di Dio e dello Spirito Santo, andava avanti, anche nelle persecuzioni. E la parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. E’ proprio della comunità del Signore andare avanti, diffondersi, perché il bene è così: si diffonde sempre! Il bene non si corica dentro. Questo è un criterio, un criterio di Chiesa, anche per il nostro esame di coscienza: come sono le nostre comunità, le comunità religiose, le comunità parrocchiali? Sono comunità aperte allo Spirito Santo, che ci porta sempre avanti per diffondere la Parola di Dio, o sono comunità chiuse, con tutti i comandamenti precisi, che caricano sulle spalle dei fedeli tanti comandamenti, come il Signore aveva detto ai Farisei?”.

“La persecuzione incomincia proprio per motivi religiosi e per la gelosia”, ha detto Papa Francesco, ma non solo “i discepoli erano pieni di gioia di Spirito Santo”, “parlano con la bellezza, aprono strade”:

“Invece la comunità chiusa, sicura di se stessa, quella che cerca la sicurezza proprio nel patteggiare col potere, nei soldi, parla con parole ingiuriose: insultano, condannano… E’ proprio il suo atteggiamento. Forse si dimenticano delle carezze della mamma, quando erano piccoli. Queste comunità non sanno di carezze, sanno di dovere, di fare, di chiudersi in una osservanza apparente. Come Gesù gli avete detto: ‘Voi siete come una tomba, come un sepolcro, bianco, bellissimo, ma niente di più’. Pensiamo oggi alla Chiesa, tanto bella: questa Chiesa che va avanti. Pensiamo ai tanti fratelli che soffrono per questa libertà dello Spirito e soffrono persecuzioni, adesso, in tante parti. Ma questi fratelli, nella sofferenza, sono pieni di gioia e di Spirito Santo”.

“Guardiamo Gesù che ci invia a evangelizzare, ad annunciare il suo nome con gioia, pieni di gioia”, ha concluso il Papa, sottolineando che non bisogna aver “paura della gioia dello Spirito”, così da non “chiuderci in noi stessi”.

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Dipingere il proprio ritratto

Posté par atempodiblog le 27 avril 2013

Dipingere il proprio ritratto dans Citazioni, frasi e pensieri pimbolipittoredipinge

Voi accusate il prossimo d’orgoglio; ma vi dimostrate voi medesimo orgoglioso;  perché se foste umile non sentenziereste degli altri… “Tizio è imprudente”, voi dite, e non vi accorgete che accusate voi medesimo, mettendo in mostra quanta sia la vostra imprudenza nell’assalirlo. “Caio è ingiusto”, voi andate dicendo, ma dov’è la vostra giustizia nel biasimarlo? Chi vi ha stabilito giudice?  “Quel tale si abbandona all’intemperanza”, voi dite; ma vi è forse cosa più intemperante o intemperanza più odiosa di quella della lingua malèdica? Voi accusate ora questo ora quello di mancanza di carità; ma nessuno ne mostra così poca come il mormoratore. Voi dipingete il vostro ritratto.

Cornelio a Lapide

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La mitezza ha “tanti nemici”

Posté par atempodiblog le 9 avril 2013

La mitezza ha “tanti nemici” dans Mormorazione papafrancesco

La mitezza, ha stigmatizzato, ha “tanti nemici”. Il primo sono le “chiacchiere”. Papa Francesco vi si è soffermato con molto realismo: “Quando si preferisce chiacchierare, chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”. “Sempre – ha constatato – ci sono queste lotte”: in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra amici. “E questa – ha ripetuto – non è la vita nuova”, perché quando lo Spirito viene “e ci fa nascere in una vita nuova, ci fa miti, caritatevoli”.
Quindi, come un maestro di fede e di vita, il Papa ha ricordato quale sia il comportamento giusto per un cristiano. Primo, “non giudicare nessuno” perché “l’unico Giudice è il Signore”. Poi “stare zitti” e se si deve dire qualcosa dirla agli interessati, a “chi può rimediare alla situazione”, ma “non a tutto il quartiere”. “Se, con la grazia dello Spirito – ha concluso Papa Francesco – riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel passo avanti” e “ci farà bene a tutti”.

Tratto da: News.va

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La donna adultera nella visione di Marthe Robin

Posté par atempodiblog le 17 mars 2013

La donna adultera nella visione di Marthe Robin dans Commenti al Vangelo gesadulteraipocrisia

“Di fronte alle accuse degli scribi e dei farisei contro questa donna Gesù stava in silenzio.
Sembrava ignorarli e teneva lo sguardo fisso a terra. Non guardava neppure la donna, messa ben in vista per sua vergogna. Poi si è messo a scrivere per terra con il dito. Innervositi dal silenzio di Gesù e incuriositi nel vederlo tracciare segni, alcuni si sono fatti coraggio e si sono avvicinati a Lui. Che cosa stava scrivendo? Il primo dei farisei, arrivato vicino a lui, ha scoperto con stupore che Gesù conosceva i suoi peccati più segreti che erano scritti a grandi lettere per terra! Confuso e spaventato ha guardato Gesù che poteva con una sola parola distruggerlo davanti agli altri.

Ma al contrario, con grande bontà e umile maestà, il Salvatore ha cancellato con la mano il peccato dell’uomo. Finito! Sparito! L’uomo ha letto il perdono negli occhi di Gesù ed è ripartito in silenzio. Poi si è avvicinato un altro, che non poteva evidentemente conoscere i torti del primo. Gesù ha scritto allora il peccato del secondo che, dopo aver letto, se ne è andato anche lui sconvolto.

Tutti si sono avvicendati in questo modo presso Gesù. Così gli accusatori della donna confusi fino in fondo all’anima, ma rispettati nella loro intimità, hanno abbandonato la scena uno dopo l’altro. La maldicenza e le intenzioni perverse, sono state lasciate sul posto, insieme alle pietre destinate alla peccatrice”.

Marthe Robin
Fonte: Cristo, Pietre Vive

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