Il Papa: una comunità cristiana è in pace, testimonia Cristo e assiste i poveri

Posté par atempodiblog le 29 avril 2014

Ogni comunità cristiana dovrebbe confrontare la propria vita con quella che animava la prima Chiesa e verificare la propria capacità di vivere in “armonia”, di dare testimonianza della Risurrezione di Cristo, di assistere i poveri. Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa presieduta stamattina a Casa S. Marta.
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

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Un’“icona” in tre “pennellate”: è quella che ritrae la prima comunità cristiana così come descritta dagli Atti degli Apostoli. Papa Francesco si sofferma sui “tre tratti” di questo gruppo, capace di piena concordia al suo interno, di dare testimonianza di Cristo al di fuori, di impedire che nessuno dei suoi membri patisse la miseria: le “tre peculiarità del popolo rinato”. L’omelia del Papa si sviluppa a partire da ciò che per tutta la settimana di Pasqua la Chiesa ha messo in luce: il “rinascere dall’Alto”, dallo Spirito, che dà vita – afferma – al primo nucleo dei “nuovi cristiani”, quando “ancora non si chiamavano così”:

“‘Aveva un solo cuore e un’anima sola’. La pace. Una comunità in pace. Questo significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace. Il perdono: ‘L’amore copriva tutto’. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani. Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. E’ il padre della divisione”.

Non che mancassero i problemi anche in quella prima comunità. Papa Francesco ricorda “le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere” che pure sopraggiunsero più avanti. Per esempio, dice, quando le vedove si lamentarono di non essere assistite bene e gli Apostoli “dovettero fare i diaconi”. Tuttavia, quel “momento forte” dell’inizio fissa per sempre l’essenza della comunità nata dallo Spirito. Una comunità concorde e, secondo, una comunità di testimoni della fede, sulla quale Papa Francesco invita a confrontare ogni comunità di oggi:

“È una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo? Questa parrocchia, questa comunità, questa diocesi crede davvero che Gesù Cristo è risorto? O dice: ‘Sì, è risorto, ma di qua’, perché lo crede qui soltanto, il cuore lontano da questa forza. Dare testimonianza che Gesù è vivo, è fra noi. E così si può verificare come va una comunità”.

Terzo tratto su cui misurare la vita di una comunità cristiana sono “i poveri”. E qui, Papa Francesco distingue il metro di verifica in due punti:

“Primo: com’è il tuo atteggiamento o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri? Secondo: questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri”.

“Che lo Spirito Santo – conclude Papa Francesco – ci aiuti a camminare su questa strada di rinati per la forza del Battesimo”.

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Il Papa: il diavolo c’è anche nel XXI secolo, impariamo dal Vangelo come combatterlo

Posté par atempodiblog le 11 avril 2014

Impariamo dal Vangelo a lottare contro le tentazioni del demonio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che tutti siamo tentati, perché il diavolo non vuole la nostra santità. Ed ha ribadito che la vita cristiana è proprio una lotta contro il male.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

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“La vita di Gesù è stata una lotta. Lui è venuto a vincere il male, a vincere il principe di questo mondo, a vincere il demonio”. Papa Francesco ha esordito così nella sua omelia, tutta dedicata alla lotta contro il demonio. Una lotta, ha detto, che deve affrontare ogni cristiano. Il demonio, ha sottolineato, “ha tentato Gesù tante volte, e Gesù ha sentito nella sua vita le tentazioni” come “anche le persecuzioni”. Ed ha avvertito che noi cristiani, “che vogliamo seguire Gesù”, “dobbiamo conoscere bene questa verità”:

“Anche noi siamo tentati, anche noi siamo oggetto dell’attacco del demonio, perché lo spirito del Male non vuole la nostra santità, non vuole la testimonianza cristiana, non vuole che noi siamo discepoli di Gesù. E come fa lo spirito del Male per allontanarci dalla strada di Gesù con la sua tentazione? La tentazione del demonio ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole. Come fa il demonio per allontanarci dalla strada di Gesù? La tentazione incomincia lievemente, ma cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette ad un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e si giustifica”.

La prima tentazione di Gesù, ha osservato, “quasi sembra una seduzione”: il diavolo dice a Gesù di buttarsi dal Tempio e così, sostiene il tentatore, “tutti diranno: ‘Ecco il Messia!’”. E’ lo stesso che ha fatto con Adamo ed Eva: “E’ la seduzione”. Il diavolo, ha detto il Papa, “quasi parla come se fosse un maestro spirituale”. E “quando viene respinta”, allora “cresce: cresce e torna più forte”. Gesù, ha rammentato il Papa, “lo dice nel Vangelo di Luca: quando il demonio è respinto, gira e cerca alcuni compagni e con questa banda, torna”. Dunque “cresce anche coinvolgendo altri”. Così è “successo con Gesù”, “il demonio coinvolge” i suoi nemici. E quello che “sembrava un filo d’acqua, un piccolo filo d’acqua, tranquillo – ha ammonito Francesco – diviene una marea”. La tentazione “cresce, e contagia. E alla fine, si giustifica”. Il Papa ha ricordato che quando Gesù predica nella Sinagoga, subito i suoi nemici lo sminuiscono, dicendo: “Ma, questo è il figlio di Giuseppe, il falegname, il figlio di Maria! Mai andato all’università! Ma con che autorità parla? Non ha studiato!”. La tentazione, ha detto, “ha coinvolto tutti, contro Gesù”. E il punto più alto, “più forte della giustificazione – ha rilevato il Papa – è quello del sacerdote”, quando dice: “Non sapete che è meglio che un uomo muoia” per salvare “il popolo?”:

“Abbiamo una tentazione che cresce: cresce e contagia gli altri. Pensiamo ad una chiacchiera, per esempio: io ho un po’ di invidia per quella persona, per l’altra, e prima ho l’invidia dentro, solo, e bisogna condividerla e va da un’altra persona e dice: ‘Ma tu hai visto quella persona?’ … e cerca di crescere e contagia un altro e un altro … Ma questo è il meccanismo delle chiacchiere e tutti noi siamo stati tentati di fare chiacchiere! Forse qualcuno di voi no, se è santo, ma anche io sono stato tentato di chiacchierare! E’ una tentazione quotidiana, quella. Ma incomincia così, soavemente, come il filo d’acqua. Cresce per contagio e alla fine si giustifica”.

Stiamo attenti, ha detto ancora il Pontefice, “quando, nel nostro cuore, sentiamo qualcosa che finirà per distruggere” le persone. “Stiamo attenti – ha rimarcato – perché se non fermiamo a tempo quel filo d’acqua, quando crescerà e contagerà sarà una marea tale che soltanto ci porterà a giustificarci male, come si sono giustificate queste persone”, affermando che “è meglio che muoia un uomo per il popolo”:

“Tutti siamo tentati, perché la legge della vita spirituale, la nostra vita cristiana, è una lotta: una lotta. Perché il principe di questo mondo – il diavolo – non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: ‘Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!’. Ma, guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è. Anche nel secolo XXI! E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui”.

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Tra calunnia e diffamazione la disinformazione è peggio!

Posté par atempodiblog le 23 mars 2014

Tra calunnia e diffamazione la disinformazione è peggio!
Nell’incontro con l’Associazione “Corallo”, papa Francesco invita a non cedere al “clericalismo”
di Antonio Gaspari – Zenit
Tratto da: Ascolta tua Madre

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“I peccati più grossi dei media, sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Queste due ultime sono gravi!, ma non tanto pericolose come la prima!”

Lo ha detto [...] papa Francesco ricevendo in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, i Membri dell’Associazione “Corallo”, network di emittenti locali di ispirazione cattolica presenti in tutte le regioni italiane.

L’associazione “Corallo” (Coordinamento Radiotelevisioni libere locali) è presieduta da Luigi Bardelli e conta su 212 radio e 69 televisioni in tutte le regioni italiane.

E’ in stretto rapporto con l’Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Italiana ed ha uno stretto rapporto con le emittenti televisive e radiofoniche satellitari della Sat 2000 e Blusat, con l’agenzia di stampa SIR e con la FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici).

Il Pontefice ha spiegato che il lavoro dei giornalisti cattolici deve svolgersi sulla strada della verità, della bontà e della bellezza.

Ma, bisogna stare attenti – ha sottolineato – che la ricerca della verità non vi faccia diventare “un intellettuale senza intelligenza”.

La ricerca della bontà, non vi faccia diventare un “eticista senza bontà”.

E la ricerca della bellezza non vi spinga a “cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste”.

Il Vescovo di Roma ha quindi precisato che non esistono i media grandi, e quelli più piccoli (…) perché “nella Chiesa non c’è né grande né piccolo: ognuno ha la sua funzione”.

“Tutti siamo membri – ha aggiunto il Pontefice – e armonizzati per la vocazione di servizio nella Chiesa. Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo rispetto ad un altro troppo grande. Tutti piccoli davanti a Dio, nell’umiltà cristiana, ma tutti abbiamo una funzione. Tutti!”.

Il papa ha posto la domanda “chi è più importante nella Chiesa? Il Papa o quella vecchietta che tutti i giorni prega il Rosario per la Chiesa?”

Ed ha risposto “Che lo dica Dio: io non posso dirlo” ma “è importante: cercare l’unità, e non andare per la logica che il pesce grande ingoia il piccolo”.

Secondo papa Francesco, uno dei mali della Chiesa è il “clericalismo”.

Si tratta di “un male complice” – ha sostenuto – perché “ai preti piace la tentazione di clericalizzare i laici, ma tanti laici, in ginocchio, chiedono di essere clericalizzati” ed  ha aggiunto – “Dobbiamo vincere questa tentazione”.

Ha raccontato il Pontefice che quando era ancora arcivescovo, c’erano sacerdoti che dicevano “nella mia parrocchia, ho un laico bravissimo. Eminenza, perché non lo facciamo diacono?”.

Per papa Francesco “Non bisogna clericalizzare. E’ un buon laico? Che continui così e che cresca così. (…) la funzione del laico non può farla il prete, e lo Spirito Santo è libero: alcune volte ispira il prete a fare una cosa, altre volte ispira il laico. (…) il clericalismo impedisce la crescita del laico”.

Parlando dei peccati dei media il Vescovo di Roma  ha ribadito che “la calunnia è peccato mortale, ma si può chiarire e arrivare a conoscere che quella è una calunnia. La diffamazione è peccato mortale, è un’ingiustizia, perché questa persona ha fatto quella cosa in quel tempo, poi si è pentita, ha cambiato vita”.

“Ma la disinformazione – ha concluso – è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione”.

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Papa Francesco: la misericordia è la via della pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 17 mars 2014

Perdonare per trovare misericordia: questo è il cammino che porta la pace nei nostri cuori e nel mondo: è quanto, in sintesi, ha detto Papa Francesco nell’omelia di stamane durante la Messa presieduta a Santa Marta.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

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Cristo e l’adultera, Certosa di San Martino, Napoli

“Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”: il Papa commenta l’esortazione di Gesù, affermando subito che “non è facile capire questo atteggiamento della misericordia” perché siamo abituati a giudicare: “non siamo persone che danno naturalmente un po’ di spazio alla comprensione e anche alla misericordia”. “Per essere misericordiosi – osserva – ci sono necessari due atteggiamenti. Il primo è la conoscenza di se stessi”: sapere che “abbiamo fatto tante cose non buone: siamo peccatori!”. E di fronte al pentimento, “la giustizia di Dio … si trasforma in misericordia e perdono”. Ma è necessario vergognarsi dei peccati:

“E’ vero, nessuno di noi ha ammazzato nessuno, ma tante piccole cose, tanti peccati quotidiani, di tutti i giorni… E quando uno pensa: ‘Ma che cosa, ma che cuore piccolino: ho fatto questo contro il Signore!’. E vergognarsi! Vergognarsi davanti a Dio e questa vergogna è una grazia: è la grazia di essere peccatori. ‘Io sono peccatore e mi vergogno davanti a Te e ti chiedo il perdono’. E’ semplice, ma è tanto difficile dire: ‘Io ho peccato’”.

Spesso – osserva Papa Francesco – giustifichiamo il nostro peccato scaricando la colpa sugli altri, come hanno fatto Adamo ed Eva. “Forse – ha proseguito – l’altro mi ha aiutato, ha facilitato la strada per farlo, ma lo ho fatto io! Se noi facciamo questo, quante cose buone ci saranno, perché saremo umili!”. E “con questo atteggiamento di pentimento siamo più capaci di essere misericordiosi, perché sentiamo su di noi la misericordia di Dio”, come diciamo nel Padre Nostro: “Perdona, come noi perdoniamo”. Così, “se io non perdono, io sono un po’ fuori gioco!”.

L’altro atteggiamento per essere misericordiosi – ha poi affermato il Papa – “è allargare il cuore”, perché “un cuore piccolo” ed “egoista è incapace di misericordia”:

“Allargare il cuore! ‘Ma io sono peccatore’. ‘Ma guarda cosa ha fatto questo, quello…. Io ne ho fatte tante! Chi sono io per giudicarlo?’. Questa frase: ‘Chi sono io per giudicare questo? Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io per? Chi sono io che ho fatto le stesse cose o peggio?’. Il cuore allargato! E il Signore lo dice: ‘Non giudicate e non sarete giudicati! Non condannate e non sarete condannati! Perdonate e sarete perdonati! Date e vi sarà dato!’. Questa generosità del cuore! E cosa vi sarà dato? Una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo. E’ l’immagine delle persone che andavano a prendere il grano con il grembiule e allargavano il grembiule per ricevere più, più grano. Se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più”.

Il cuore grande – ha detto Papa Francesco – “non condanna, ma perdona, dimentica” perché “Dio ha dimenticato i miei peccati; Dio ha perdonato i miei peccati. Allargare il cuore. Questo è bello! – esclama il Papa – Siate misericordiosi”:

“L’uomo e la donna misericordiosi hanno un cuore largo, largo: sempre scusano gli altri e pensano ai loro peccati. ‘Ma hai visto cosa ha fatto questo?’. ‘Ma io ne ho abbastanza con quello che ho fatto io e non mi immischio!’. Questo è il cammino della misericordia che dobbiamo chiedere. Ma se tutti noi, se tutti i popoli, le persone, le famiglie, i quartieri, avessimo questo atteggiamento, quanta pace ci sarebbe nel mondo, quanta pace nei nostri cuori! Perché la misericordia ci porta alla pace. Ricordatevi sempre: ‘Chi sono io per giudicare?’. Vergognarsi e allargare il cuore. Che il Signore ci dia questa grazia”.

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Satana semina zizzania

Posté par atempodiblog le 13 mars 2014

Satana semina zizzania dans Anticristo 2lafv5e

Satana non sempre si presenta sotto la veste del seduttore. Non coglieremmo un aspetto fondamentale della sua attività se non lo vedessimo direttamente all’opera come seminatore di odio e di violenza. Attraverso i vizi capitali della superbia, dell’ira e dell’invidia egli svolge un’azione instancabile per aizzare gli uomini gli uni contro gli altri, per dividere le famiglie, per creare dissidi e lotte nella società e infine per provocare le guerre. Il fiume enorme di sangue che scorre sulla terra a partire dall’assassinio di Abele fino agli immani eccidi del nostro tempo testimonia quanta presa abbia sull’uomo il veleno dell’odio satanico.

A questo riguardo è molto istruttiva la parabola evangelica che paragona il Regno dei cieli a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. «Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò» (Mt 13, 24-25). Satana è un instancabile seminatore di zizzania. Potremmo dire che divide il suo tempo in parti uguali: una parte per sedurre gli uomini, l’altra per dividerli. L’obiettivo finale naturalmente è quello di portarli alla rovina, perché l’odio inestinguibile è la molla di ogni sua attività.

La seminagione di zizzania è la più varia e avviene con l’aiuto prezioso e indispensabile della lingua umana. Con essa si diffondono menzogne, si sollevano liti, si spargono diffamazioni e calunnie, creando divisioni nelle famiglie, inquietudine e lotte nella società e a volte nelle comunità ecclesiali. Dove c’è il demonio in azione non c’è mai pace. Entrando in una famiglia, in un luogo di lavoro, in un ambiente religioso, se avverti una sensazione di serenità e di pace, allora lì Dio è presente, anche se in un modo silenzioso e nascosto. Ma dove ci sono agitazione, maldicenza, invidie, polemiche e lotte intestine, sappi che il maligno è all’opera e con la sua abilissima regia mette gli uni contro gli altri.

Una particolare specie di zizzania che il nemico sparge soprattutto nel campo della Chiesa, dove viene seminato il buon grano della Parola di Dio, è quella dell’errore. Se tu guardi indietro alla storia cristiana, ti renderai conto di quanti abbiano cercato di diffondere errori contro la fede e la morale. Già gli apostoli hanno dovuto lottare strenuamente contro i falsi profeti con l’aspetto di agnello, ma con la voce simile a quella di un drago (Ap 13, 11). Le eresie, le scissioni e le apostasie che feriscono incessantemente la Chiesa lungo il corso del suo pellegrinaggio sulla terra sono incomprensibili senza l’opera infaticabile del diavolo che «è menzognero e padre della menzogna» (Gv 8, 44). Con essa ha provocato ferite sanguinanti al corpo della santa Chiesa, che siamo chiamati a rimarginare con la medicina della verità e dell’amore.

Padre Livio Fanzaga – Il Falsario

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Papa Francesco: “Cosa c’è nel nostro cuore?”. Visita pastorale alla Parrocchia ‘San Tommaso Apostolo’ all’Infernetto

Posté par atempodiblog le 17 février 2014

VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA « SAN TOMMASO APOSTOLO »
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Domenica, 16 febbraio 2014

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Papa Francesco: “Cosa c’è nel nostro cuore?”. Visita pastorale alla Parrocchia 'San Tommaso Apostolo' all’Infernetto dans Commenti al Vangelo papa_all_infernetto

Una volta, i discepoli di Gesù mangiavano grano, perché avevano fame; ma era sabato, e il sabato non si poteva mangiare il grano. E lo prendevano, facevano così [strofina le mani] e mangiavano il grano. E [i farisei] hanno detto: “Ma guarda cosa fanno! Chi fa questo, va contro la legge e sporca l’anima, perché non compie la legge!”. E Gesù rispose: “Non sporca l’anima quello che noi prendiamo da fuori. Sporca l’anima quello che viene da dentro, dal tuo cuore”. E credo che ci farà bene, oggi, pensare non se la mia anima è pulita o sporca, ma pensare cosa c’è nel mio cuore, cosa ho dentro, che io so di avere e nessuno lo sa. Dire la verità a noi stessi: e questo non è facile! Perché noi sempre cerchiamo di coprirci quando vediamo qualcosa che non va bene dentro di noi, no? Che non venga fuori, no? Cosa c’è nel nostro cuore: c’è amore? Pensiamo: io amo i miei genitori, i miei figli, mia moglie, mio marito, la gente del quartiere, gli ammalati?… amo? C’è odio? Io odio qualcuno? Perché tante volte noi troviamo che c’è odio, no? “Io amo tutti tranne questo, questo e questa!”. Questo è odio, no? Che cosa c’è nel mio cuore, perdono? C’è un atteggiamento di perdono per quelli che mi hanno offeso, o c’è un atteggiamento di vendetta – “me la pagherai!”. Dobbiamo domandarci cosa c’è dentro, perché questo che è dentro viene fuori e fa il male, se è male; e se è buono, viene fuori e fa il bene. Ed è tanto bello dire la verità a noi stessi, e vergognarci quando ci troviamo in una situazione che non è come Dio la vuole, non è buona; quando il mio cuore è in una situazione di odio, di vendetta, tante situazioni peccaminose. Come è il mio cuore?…

Gesù diceva oggi, per esempio – darò soltanto un esempio: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”. Ma io vi dico, chiunque si adira con il proprio fratello, lo ha ucciso, nel suo cuore». E chiunque insulta suo fratello, lo uccide nel suo cuore, chiunque odia suo fratello, uccide suo fratello nel suo cuore; chiunque chiacchiera contro suo fratello, lo uccide nel suo cuore. Noi forse non ci accorgiamo di questo, e poi parliamo, “spediamo” all’uno e all’altro, sparliamo di questo e di quello… E questo è uccidere il fratello. Per questo è importante conoscere cosa c’è dentro di me, cosa succede nel mio cuore. Se uno capisce suo fratello, le persone, ama, perché perdona: capisce, perdona, è paziente… E’ amore o è odio? Dobbiamo, questo, conoscerlo bene. E chiedere al Signore due grazie. La prima: conoscere cosa c’è nel mio cuore, per non ingannarci, per non vivere ingannati. La seconda grazia: fare quel bene che è nel nostro cuore, e non fare il male che è nel nostro cuore. E su questo di “uccidere”, ricordare che le parole uccidono. Anche i cattivi desideri contro l’altro uccidono. Tante volte, quando sentiamo parlare le persone, parlare male di altri, sembra che il peccato di calunnia, il peccato della diffamazione siano stati tolti dal decalogo, e parlare male di una persona è peccato. E perché parlo male di una persona? Perché ho nel mio cuore odio, antipatia, non amore. Chiedere sempre questa grazia: conoscere cosa succede nel mio cuore, per fare sempre la scelta giusta, la scelta del bene. E che il Signore ci aiuti a volerci bene. E se io non posso volere bene a una persona, perché non posso? Pregare per questa persona, perché il Signore mi faccia volerle bene. E così andare avanti, ricordando che quello che sporca la nostra vita è ciò che di cattivo esce dal nostro cuore. E che il Signore ci aiuti.

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Non riversare sul prossimo il veleno dell’ira e della calunnia

Posté par atempodiblog le 16 février 2014

Non riversare sul prossimo il veleno dell’ira e della calunnia dans Fede, morale e teologia no_alla_mormorazione_in_chiesa

«Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; … Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio» (vv. 21-22). Con questo, Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare su di lui. Arriviamo alle chiacchiere: le chiacchiere, pure, possono uccidere, perché uccidono la fama delle persone! È tanto brutto chiacchierare! All’inizio può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come succhiare una caramella. Ma alla fine, ci riempie il cuore di amarezza, e avvelena anche noi. Vi dico la verità, sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerebbe santo! È una bella strada! Vogliamo diventare santi? Sì o no? [Piazza: Si!] Vogliamo vivere attaccati alle chiacchiere come abitudine? Sì o no? [Piazza: No!] Allora siamo d’accordo: niente chiacchiere! Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo.
[...] Da tutto questo si capisce che Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie.

Tratto da: l’Angelus di Papa Francesco (Domenica, 16 febbraio 2014)

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Il venticello distruttore della calunnia!

Posté par atempodiblog le 1 février 2014

Il venticello distruttore della calunnia!
Quando la sapienza lascia il posto alla leggerezza del cuore i danni sono inevitabili
di Egidio Chiarella – Zenit

Il venticello distruttore della calunnia! dans Fede, morale e teologia 2na36g1

La parola detta nella malvagità non distrugge chi la dice, ma colpisce tutti coloro che la fanno propria, cadendo in un tranello esistenziale che sarà pagato a prezzi altissimi. Gli scribi e i farisei che presentono Cristo, mentre scaccia pubblicamente il maligno da persone invase, come un indemoniato e un alleato del capo dei demoni, producono un male infinito. Così leggiamo in Marco: Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. Ma chi vive nel male, può fare ogni giorno il bene? “Come può Satana scacciare Satana?”. Satana è dannato in eterno e sempre lo sarà! Il gotha religioso del tempo di Gesù si pone così fuori il vero significato della Parola di Dio. Sprofonda nel baratro non di certo per questa distorsione della verità, ma perché è parte dell’abisso della menzogna infernale. I cuori semplici possono invece essere colpiti duramente da una parola ingannatrice e dalla folata dissipatrice della calunnia. La stessa ricerca del Signore rischia di essere per loro falsata e dirottata verso strade ambigue e funzionali al potere di turno, fine a se stesso. Lo scopo principale degli accusatori di Cristo era infatti, ma lo è ancora oggi sotto altri aspetti, quello di allontanare, a tutti i costi, il Figlio dell’uomo che adombrava, con la verità, il potere religioso dell’epoca. Non c’è peccato più grande di quello con cui si cerca di privare della Parola l’altro che spera, in cuor suo, di incamminarsi per la strada che conduce alla verità di Dio. Mi chiedo: Come può chi vive nel male cambiare l’altro nel bene? dans Mormorazione

Per i persecutori di Gesù chi portava la vita, chi  guariva, chi parlava con misericordia ad ognuno, chi insegnava parole eterne di carità, chi apriva i cuori e le menti catturati da una ritualità e da una gerarchia sorda e cieca, non poteva essere riconosciuto come il Salvatore! C’era la legge umana che dettava le regole anche per l’attesa della venuta del Messia. Un ordinamento coniato da chi aveva interesse a garantire una serie di equilibri distorti tra la classe sacerdotale e il potere politico del momento. Scrive mons. Costantino Di Bruno: “Quando i detentori della sacra scienza e della divina dottrina giungono ad una tale mostruosità teologica, è il segno del baratro infernale nel quale sono precipitati. Da luce del mondo e sale della terra si sono trasformati in fitta tenebra. Non è però una tenebra innocua, che lascia che ogni cosa cammini per inerzia. È una tenebra malvagia, diabolica, infernale, perché è una tenebra che si avvale della calunnia e della falsa testimonianza per distruggere la vera luce, il vero vincitore di Satana”. Anche oggi, in diverse circostanze e con mille strumenti innovativi, passa con facilità la parola che denigra, che ammazza il fratello, che falsifica la storia di una persona o di un gruppo. L’essenziale è gettare fango, bloccare un processo virtuoso, fermare il cammino di chi avanza. Nella nostra società non “uccide” solo un risultato negativo, ma semplicemente il suo annuncio, anche del tutto inventato. Il tempo si sa è galantuomo, ma è anche vero che nell’immediato il male fatto non indebolisce soltanto chi viene colpito in prima persona, ma anche chi crede in buona fede ad una menzogna. La slealtà può appunto rompere rapporti virtuosi o cancellare possibili azioni, che avrebbero giovato a singoli e in alcuni casi anche alla collettività tutta.

Quando la sapienza lascia il posto alla leggerezza del cuore i danni sono inevitabili. Solo la fede e la preghiera possono sanare le ferite e aprire nuove strade, nonostante il dolore vissuto in modo ingiusto. Il maldicente può certo salvarsi, perché il Signore è venuto per assolvere tutti, ma in cambio gli viene chiesto di non tenere chiuse le porte alla misericordia. Misericordia chiama misericordia! È sicuramente sulla cattiva strada chi pensa di superare il male disconoscendo la Parola. Non basta nemmeno una religione di facciata, come era presso i dotti di Gerusalemme, perché il pensiero di Dio è parte essenziale di chi si specchia nella Sua sapienza. Le fonti della vita e della grazia vanno sempre alimentate in Cristo. Solo così può essere riempita ogni brocca vuota per dissetarsi. Chi non riconosce il Signore si preclude la salvezza, non perché gli venga negata, ma perché avrà deciso liberamente di non volerla accogliere, rifiutando di ravvedersi. Chiedere pietà al Signore, pentirsi dopo un errore, sono i gesti più liberi e significativi che si possano offrire al Padre che in cambio rinnova i cuori, esalta nel bene la vita, dona la grazia e il calore del cielo. Il miracolo allora si compie! Non si tratta di fare un passo indietro, di cambiare strategia, di rinnegare qualcosa. Dinnanzi al Creatore l’orgoglio e la presunzione umana sono piccole ragnatele che si perdono nei meandri dell’insipienza più profonda. L’umiltà illumina sempre i cuori, mentre la superbia e la falsa testimonianza dei farisei di ieri e di oggi, esaltano l’apparenza, chiudono alla misericordia, spazzano via, con il venticello distruttore della calunnia, anche il profumo della speranza.

divisore dans Medjugorje

Ricorda

La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.

Gioacchino Rossini – Il Barbiere di Siviglia

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Il disprezzo e la derisione del prossimo

Posté par atempodiblog le 29 janvier 2014

Il disprezzo e la derisione del prossimo dans Charles Dickens Un-canto-di-Natale

Era abbastanza saggio da sapere che a questo mondo non è mai accaduto nulla di buono che in un primo tempo qualcuno non abbia deriso; e sapendo che gente come quella era cieca ad ogni costo, pensò che potevano pure strizzare gli occhi in un ghigno, piuttosto che mostrare la loro cattiveria in forme meno piacevoli. Anche il suo cuore rideva, e ciò gli bastava.

Tratto da: Canto di Natale di Charles Dickens

Divisore dans San Francesco di Sales

Nessun vizio è così contrario alla carità, e più ancora alla devozione, quanto il disprezzo e la derisione del prossimo.

La derisione e la beffa non vanno senza disprezzo; è per questo che è un peccato molto grave, e i moralisti hanno ragione di dire che la derisione è il modo peggiore di offendere il prossimo con parole; le altre offese salvano sempre, in una certa misura, la stima per la persona; la derisione invece non la risparmia in nulla.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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Lasciar pedere le chiacchiere

Posté par atempodiblog le 28 janvier 2014

Lasciar pedere le chiacchiere dans Citazioni, frasi e pensieri San-Francesco-di-Sales

E’ proprio vero, Filotea, se per far piacere agli altri, ci lasciamo andare a ridere, a giocare, a ballare con la gente di mondo, il mondo ne sarà scandalizzato; se non lo facciamo ci accuserà di essere ipocriti e tristi; se ci vestiamo bene, penserà che abbiamo un motivo nascosto; se andiamo alla buona, ci farà passare per gente senza educazione; la nostra allegria sarà per lui dissolutezza, la mortificazione, tristezza; ci guarda tanto di traverso che per quanto ci sforziamo, non gli andremo mai a genio.

Le nostre imperfezioni le ingigantisce e le classifica peccati, i nostri peccati veniali li fa mortali; i nostri peccati di debolezza li trasforma in peccati di malizia.

Dovrebbe invece sapere, come dice S. Paolo, la carità è benigna, il mondo, al contrario, è cattivo; dovrebbe sapere anche che la carità non pensa male; al contrario, il mondo pensa sempre male, e se proprio non gli riesce di accusare le nostre azioni, accusa le nostre intenzioni.

I montoni possono avere le corna o non averle, essere bianchi o essere neri, il lupo, appena gli riuscirà, li sbranerà. E’ un po’ la stessa cosa per noi fare quello che vogliamo, il mondo ci farà sempre guerra; se ci fermiamo un po’ davanti al confessore, si chiederà che cosa gli stiamo raccontando; se invece ci sbrighiamo, dirà che abbiamo taciuto metà!

Sorveglierà tutti i nostri movimenti e per un piccolo scatto di collera dirà che siamo insopportabili; la cura dei nostri affari la chiamerà avarizia, la nostra dolcezza, stupidità; quanto ai figli del mondo, la loro collera è sincerità, la loro avarizia abilità amministrativa; le libertà che si prendono, franchezza: i ragni rovinano sempre l’opera delle api!

Filotea, lasciamo perdere questo cieco: lascialo urlare finché non si stancherà, come fa il barbagianni per spaventare gli uccelli del giorno. Restiamo fermi nei nostri propositi, sarà la perseveranza a dimostrare che è sul serio e con sincerità che ci siamo votati a Dio e incamminati nella vita devota.

Le comete e i pianeti hanno apparentemente la stessa luminosità; solo che le comete scompaiono in poco tempo, perché hanno soltanto una luminosità transitoria, mentre i pianeti godono di una luce continua; lo stesso si può dire dell’ipocrisia e della virtù; esternamente si assomigliano molto, ma volendo, si possono distinguere con sicurezza l’una dall’altra: l’ipocrisia non dura nel tempo e si scioglie come nebbia al sole, mentre la virtù autentica rimane stabile e costante.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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No a invidie e chiacchiere, distruggono le comunità

Posté par atempodiblog le 26 janvier 2014

No a invidie e chiacchiere, distruggono le comunità dans Lourdes 2gtnea0

“La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità”.

Papa Francesco

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“La forma più alta di invidia, che giustamente è collocata fra i peccati contro lo Spirito Santo, è l’invidia spirituale: invidia della grazia altrui, invidia per le grazie che Dio dà agli altri”. (di Padre Livio Fanzaga)

Ma l’antipatia di Madre Maria Teresa Vauzou per Bernadette raggiunse il livello di gelosia patologica (ella stessa ammise ad una consorella, più avanti, che avvertiva un malevolo, ossessivo bisogno di tormentare e umiliare Bernadette. Divenne la missione di questa donna. Un esempio per dimostrare quanto insanamente egocentrica e patologica fosse l’invidia di questa donna: qualche tempo dopo la morte di Bernadette, quando la Madre Generale annunciò che la Chiesa stava preparando l’inizio del processo di beatificazione di Bernadette,  Madre Vauzou energicamente affermò che avrebbero dovuto aspettare che ella fosse morta!). […]

Alcune delle altre superiori presero spunto dal rispetto per madre Vauzou per umiliare Bernadette. Madre Imbert, di ritorno da un viaggio a Roma, incontrò le suore nel cortile del convento. Salutò tutte le novizie e diede ad ognuna un abbraccio e un caloroso saluto personale. Le giovani suore gradirono l’attenzione. Quando, però, la superiora giunse a Bernadette, silenziosamente l’abbracciò e passò oltre. L’atmosfera felice si dissolse subito a causa di questa palese scortesia.

Tratto da: InfoBarrel LifeStyle

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Papa Francesco: gelosie, invidie e chiacchiere dividono e distruggono le comunità cristiane

Posté par atempodiblog le 23 janvier 2014

I cristiani chiudano le porte a gelosie, invidie e chiacchiere che dividono e distruggono le nostre comunità: è l’esortazione lanciata da Papa Francesco, stamani, nella Messa presieduta a Santa Marta nella sesta giornata di preghiera per l’unità dei cristiani.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Papa Francesco: gelosie, invidie e chiacchiere dividono e distruggono le comunità cristiane dans Mormorazione 2i8dd85

La riflessione del Papa è partita dalla prima lettura del giorno che parla della vittoria degli israeliti sui filistei grazie al coraggio del giovane Davide. La gioia della vittoria si trasforma presto in tristezza e gelosia per il re Saul di fronte alle donne che lodano Davide per aver ucciso Golia. Allora, “quella grande vittoria – afferma Papa Francesco – incomincia a diventare sconfitta nel cuore del re” in cui si insinua, come accadde in Caino, il “verme della gelosia e dell’invidia”. E come Caino con Abele, il re decide di uccidere Davide. “Così fa la gelosia nei nostri cuori – osserva il Papa – è un’inquietudine cattiva, che non tollera che un fratello o una sorella abbia qualcosa che io non ho”. Saul, “invece di lodare Dio, come facevano le donne d’Israele, per questa vittoria, preferisce chiudersi in se stesso, rammaricarsi” e “cucinare i suoi sentimenti nel brodo dell’amarezza”:

“La gelosia porta ad uccidere. L’invidia porta ad uccidere. E’ stata proprio questa porta, la porta dell’invidia, per la quale il diavolo è entrato nel mondo. La Bibbia dice: ‘Per l’invidia del diavolo è entrato il male nel mondo’. La gelosia e l’invidia aprono le porte a tutte le cose cattive. Anche divide la comunità. Una comunità cristiana, quando soffre – alcuni dei membri – di invidia, di gelosia, finisce divisa: uno contro l’altro. E’ un veleno forte questo. E’ un veleno che troviamo nella prima pagina della Bibbia con Caino”.

Nel cuore di una persona colpita dalla gelosia e dall’invidia – sottolinea ancora il Papa – accadono “due cose chiarissime”. La prima cosa è l’amarezza:

“La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo”.

“Quante belle comunità cristiane” – ha esclamato il Papa – procedevano bene, ma poi in uno dei membri è entrato il verme della gelosia e dell’invidia e, con questo, la tristezza, il risentimento dei cuori e le chiacchiere. “Una persona che è sotto l’influsso dell’invidia e della gelosia – ribadisce – uccide”, come dice l’apostolo Giovanni: “Chi odia il suo fratello è un omicida”. E “l’invidioso, il geloso, incomincia ad odiare il fratello”. Quindi, conclude:

“Oggi, in questa Messa, preghiamo per le nostre comunità cristiane, perché questo seme della gelosia non venga seminato fra noi, perché l’invidia non prenda posto nel nostro cuore, nel cuore delle nostre comunità, e così possiamo andare avanti con la lode del Signore, lodando il Signore, con la gioia. E’ una grazia grande, la grazia di non cadere nella tristezza, nell’essere risentiti, nella gelosia e nell’invidia”.

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Cuori puri e umili

Posté par atempodiblog le 11 janvier 2014

Messaggio di Medjugorje a Mirjana del 02/01/2014

Cuori puri e umili dans Fede, morale e teologia 24mhjx4

“Cari figli,
per poter essere miei apostoli e per poter aiutare coloro che sono nelle tenebre affinché conoscano la luce dell’amore di mio Figlio, dovete avere cuore puro e umile. Non potete aiutare affinché mio Figlio nasca e regni nei cuori di coloro che non lo conoscono, se Egli non regna nel vostro cuore. Io sono con voi, cammino con voi come madre, busso al vostro cuore che non si può aprire se non è umile. Io prego, ma pregate anche voi, figli miei amati, affinché possiate aprire a mio Figlio il vostro cuore puro e umile e ricevere così i doni che vi ha promesso. Solo allora sarete guidati dall’amore e dalla forza di mio Figlio, solo allora sarete miei apostoli, coloro che intorno a loro diffondono i frutti dell’amore di Dio. Da voi e attraverso di voi, opererà mio Figlio, perché sarete tutt’uno con Lui. A questo anela il mio cuore materno, all’unione di tutti i miei figli, per mezzo di mio Figlio. Con grande amore benedico e prego per i prescelti di mio Figlio, i vostri pastori.
Vi ringrazio”.

Commento di Padre Livio al messaggio del 2 gennaio 2014

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[...] Tante volte la Madonna ha parlato di cuori puliti, ma questa volta ha voluto aggiungere umili. Perché? Perché nel momento in cui uno dice di avere un cuore pulito, in quel medesimo momento si insudicia con quel fango spirituale che è l’orgoglio, la superbia. Come il fariseo che dice: “Signore, io non sono come tutti gli altri”, “io seguo la Gospa, io ho fatto 50, 100 pellegrinaggi…, ho fatto questo, ho fatto quello…”. Ce ne sono di questi che hanno il record dei pellegrinaggi, di rosari, di conoscenze di veggenti…, ma poi hanno i cuori sporchi di superbia.

A Mirjana la Madonna ha detto che alcuni vengono all’Apparizione, dicono rosari, ma hanno i cuori sporchi, perché sono nel male, sono nel peccato.

Anche se abbiamo realmente i cuori puliti diciamo ugualmente che siamo dei peccatori (come dice Papa Francesco), siamo dei poveretti, perché è realmente così, se non avessimo sulla testa la mano di Dio saremmo magari peggiori di tanti altri. L’umiltà è la chiave che apre la porta della santità, senza umiltà non c’è nemmeno la santità.

Il Papa, quando era in Sardegna, ha parlato ai carcerati, alle guardie, alle autorità e ha detto: “Qui siamo tutti uguali: siamo tutti peccatori”.

Ecco cosa vuole dire la Madonna, quando dice: “cuori puri e umili”.

L’umiltà dei cuori è quella, dunque, che apre la porta a tutte le grazie.

Se abbiamo il cuore pulito, il cuore pentito, contrito, umile, abbiamo confessato il peccato, abbiamo ricevuto l’assoluzione, abbiamo ricevuto la pace della coscienza come dono di Dio e ci siamo impegnati alla vita di grazia, senza peccato mortale, umili e pentiti, e sappiamo di essere  peccatori, nei nostri cuori Cristo viene ad abitare, perché c’è quel profumo che Lui ama: la purezza e l‘umiltà, Gesù nasce e rimane.

Se i nostri cuori non sono nell’umiltà la Madonna bussa, Gesù bussa, ma i cuori sono chiusi, perché il peccato mortale e l’orgoglio sono una porta blindata che non li fa entrare, lì si annida la serpe del demonio. [...]

Tratto da: Medjugorje Liguria

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Coscienza di essere peccatori

Posté par atempodiblog le 10 janvier 2014

Coscienza di essere peccatori dans Citazioni, frasi e pensieri wtyqkn

Ogni uomo, nella sua debolezza, è peccatore. Senza avere la coscienza di essere peccatori non possiamo rivolgerci a nessuno senza ingiustizia, presunzione, pretesa, attacco, calunnia e menzogna!
Nella coscienza dell’essere peccatori, al contrario, sorgono la possibilità di una discrezione, la nostalgia di una verità per sé e per l’altro, il desiderio che almeno l’altro sia più buono di sé, e l’umiltà.

Don Luigi Giussani

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Giudizi temerari

Posté par atempodiblog le 8 janvier 2014

Giudizi temerari dans Citazioni, frasi e pensieri San-Francesco-di-Sales

Non giudicare e non sarai giudicato, dice il Salvatore delle nostre anime; non condannare e non sarai condannato. Dice l’apostolo: Non giudicare  prima del tempo, ossia fino a che non venga il Signore che svelerà il segreto nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori. I giudizi temerari sono severamente riprovati da Dio! I giudizi emessi dai figli degli uomini sono temerari perché gli uomini non sono autorizzati ad emettere giudizi gli uni sugli altri; ciò facendo usurpano l’ufficio che Nostro Signore si è riservato; in più sono temerari perché la principale malizia del peccato dipende dall’intenzione e dal disegno del cuore, che è per noi il segreto delle tenebre; sono temerari perché ciascuno è sufficientemente occupato a giudicare se stesso, senza mettersi a giudicare anche il prossimo.

Tratto da: Filotea di San Francesco di Sales

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