Vita, dolcezza e speranza nostra

Posté par atempodiblog le 2 mai 2011

Siamo a maggio, mese bello per la natura in fiore e per­ché dedicato a Maria, la Madre che, per la sua intima par­tecipazione alla storia della salvezza, interviene efficace­mente per salvare tutti coloro che la invocano con animo retto. « Con la sua materna carità si prende cura dei fra­telli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata » (LG 62).

Vita, dolcezza e speranza nostra dans Fede, morale e teologia Madonna

Ma il ritmo fre­netico del vive­re, le molte preoccupazio­ni, le delusioni e gli insuccessi, i diversi modi di pensare e di agi­re intorno a noi ci fanno avver­tire spesso un profondo senso di disorienta­mento e di di­spersione, ci fanno sentire di­suniti nel nostro intimo, creano in noi una sensazione di insicurezza, tal­volta di inutilità, di scoraggiamento e di paura. È facile in questi momenti smarrire il senso di quanto viviamo e fac­ciamo, può subentrare un vivere rassegnato o superficia­le, un vivere alla giornata. Ma è giusto rinunciare a tro­vare un senso più grande alla nostra vita e a ogni istante della nostra esistenza? Siamo in balia di avvenimenti e si­tuazioni, oppure possiamo riscoprire nuovi modi di spe­ranza e nuove energie di vita per essere protagonisti del­la nostra storia? In questo mese di maggio con Maria di Nazaret ciascuno di noi può avere, nella fede, la certezza di essere dentro un disegno di salvezza e di realizzazione piena, fondato sulla fedeltà e sull’amore di Dio. Per que­sto è importante lasciare illuminare la nostra vita e le si­tuazioni che viviamo dalla parola di Dio.

Fin dal primo momento Maria si affiderà a questo pia­no di Dio, rendendosi totalmente disponibile e trovando in esso la luce e la forza in ogni situazione della sua vita. Essere cristiani significa, come Maria, accettare questo piano di Dio, con al centro Cristo; significa collocare e recuperare ogni nostro progetto, ogni situazione e fram­mento della nostra esistenza – anche i più oscuri e fatico­si – all’interno di un disegno ispirato e sostenuto dall’a­more fedele di un Dio che è Padre. E’ stupendo poter pen­sare, sapere con certezza e dire che non si è nati per caso, quasi fossimo il risultato di una serie di combinazioni; che il nostro nome è pronunciato dall’eternità; che Dio ci cono­sce e ci ama da sempre; che la nostra vita è affidata sì alla nostra responsabilità, ma non è solo nelle nostre mani: è anche sempre nelle mani di un Padre. Perciò i cristiani invocano Maria Santissima come  »vi­ta, dolcezza e speranza nostra », avvocata, ausiliatrice, soc­corritrice, mediatrice. Essendo Madre spirituale di tutti coloro che Dio chiama alla salvezza, ella desidera tutti sal­vi e aiuta chi la invoca con fiducia e costanza. Come Ma­dre di misericordia e rifugio dei peccatori, salva anche co­storo, purché vogliano convertirsi. Bisogna invocare Ma­ria, amarla. Attaccarsi al suo manto materno, prendere quella mano che ci porge e non lasciarla mai più. Racco­mandiamoci ogni giorno a Maria, nostra madre; ralle­griamoci, lavoriamo con Maria, soffriamo con Maria. De­sideriamo di vivere e di morire tra le braccia di Gesù e di Maria.

Ave, Regina dei Cieli. Ave, Signora degli Angeli. Por­ta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Gioisci, Vergine gloriosa, bella fra tutte le donne. Salve, o Tutta Santa, prega per noi Cristo Signore.

Fonte: Viviamo maggio con Maria – Sacerdoti del S. Cuore (Dehoniani)

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La misericordia è il più commuovente degli attributi divini

Posté par atempodiblog le 30 avril 2011

La misericordia è il più commuovente degli attributi divini dans Fede, morale e teologia divinamisericordia

La festa della Divina Misericordia è un dono del Cuore misericordioso di Gesù attraverso S. Faustina e Giovanni Paolo II. E’ il messaggio di cui ha bisogno il nostro tempo che, nonostante l’illusione di fare a meno di Dio, anzi proprio per questo, è tentato di disperazione.
La misericordia è il più commuovente degli attributi divini. Dobbiamo imparare a guardare a Dio in questa luce, se vogliamo conoscerlo. Questo ci sarà possibile se fissiamo lo sguardo al Cuore misericordioso di Gesù.
Da quel Cuore escono l’acqua che lava i peccati e il sangue che ci comunica la vita.  Da quel Cuore l’amore di Dio si riversa sul mondo, purificandolo e santificandolo. L’amore di Dio è più grande di ogni peccato. Per quanto siamo caduti in basso, potremo sempre risalire dicendo col cuore: « Gesù confido in Te ».
Teniamo nelle nostre case l’immagine di Gesù misericordioso e ricorriamo a Lui per ogni necessità, recitando la Coroncina della divina misericordia.
Maria, Madre di misericordia, ci tende la mano per condurci al Cuore misericordioso Gesù.

Gesù confido in Te. Maria fiducia mia.

Padre Livio Fanzaga

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La Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 29 avril 2011

La Divina Misericordia dans Fede, morale e teologia GP-II-e-Ges-misericordioso
Immagine tratta da: Familia Cristiana

La festa della Divina Misericordia è uno dei grandi doni che il Beato Giovanni Paolo II ha fatto alla Chiesa.  In questa Domenica si potrà anche ottenere l’indulgenza plenaria.
La Divina Misericordia è Gesù stesso, che il Padre ha inviato per salvare il mondo e per portare il Regno di Dio nel cuore degli uomini.
La Divina Misericordia è infinitamente più grande di ogni peccato e non respinge nessun peccatore che chieda perdono.
L’invocazione della Divina Misericordia è il mezzo più sicuro per essere con Gesù in paradiso.
Recitiamo la Coroncina della Divina Misericordia accanto ai nostri malati che si apprestano a entrare nell’eternità.
Affidiamoci ogni giorno alla Divina Misericordia con le invocazioni:  “Gesù confido in Te”, Maria, fiducia mia”.

Padre Livio Fanzaga

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Lo sguardo della madre

Posté par atempodiblog le 4 mars 2011

Lo sguardo della madre dans Citazioni, frasi e pensieri oj045j

“La Madonna ha lo sguardo della madre che abbraccia tutti i suoi figli, senza escludere nessuno. Tutti sono preziosi e importanti ai suoi occhi e, se ha una predilezione, è per gli essere umani più disprezzati. Lei guarda con compassione anche i peccatori più incalliti e si china con amore anche sulle piaghe più ripugnanti. Nessuno deve temere di avvicinarsi a Lei. Anche se tutti si vergognassero di te, Lei non cesserebbe di chiamarti suo figlio. Lei, che è la Tutta Santa, non patirà scandalo e non si straccerà mai le vesti per i tuoi sbandamenti”.

Padre Livio Fanzaga

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L’immagine di Gesù Misericordioso

Posté par atempodiblog le 22 février 2011

L'immagine di Gesù Misericordioso dans Fede, morale e teologia Ges-confido-in-Te

22 FEBBRAIO 1931. La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: «Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria». Quando ne parlai al confessore, ricevetti questa risposta: «Questo riguarda la tua anima». Mi disse così: “Dipingi l’immagine divina nella tua anima”. Quando lasciai il confessionale, udii di nuovo queste parole: «La Mia immagine c’è già nella tua anima. Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande Misericordia per le anime dei peccatori. Il peccatore non deve aver paura di avvicinarsi a Me».  «Le fiamme della Misericordia Mi divorano; voglio riversarle sulle anime degli uomini». Poi Gesù si lamentò con me dicendomi: «La sfiducia delle anime Mi strazia le viscere. Ancora di più Mi addolora la sfiducia delle anime elette. Nonostante il Mio amore inesauribile non hanno fiducia in Me. Nemmeno la Mia morte è stata sufficiente per loro. Guai alle anime che ne abusano!».

Santa Faustina Kowalska

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Anche i più grandi peccatori possono diventare santi

Posté par atempodiblog le 12 janvier 2011

« La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato ».
Benedetto XVI

Anche i più grandi peccatori possono diventare santi dans Fede, morale e teologia padremisericordioso

Infatti se così non fosse, chi potrebbe essere ritenuto santo, se non i soli Gesù e Maria? Tuttavia è significativo che il Papa abbia sottolineato che non si tratta soltanto di piccole imperfezioni o di sbagli, ma di veri e propri peccati. Anche i più grandi peccatori possono diventare santi. Se è vero che molti santi hanno conservato la grazia battesimale durante  tutta la vita, è anche vero che altri hanno rivissuto in se stessi la parabola del figlio prodigo. Il Vangelo trabocca di queste testimonianze e persino le due colonne della Chiesa, Pietro e Paolo, hanno conosciuto l’amarezza del male. Questo significa, cari amici, non solo che anche noi, così piccoli e miseri, possiamo diventare santi, ma che non è mai troppo tardi per incominciare. S. Agostino, ancora esitante prima di decidere la conversione, guardando alla fervente comunità raccolta intorno a S. Ambrogio, diceva fra sé  »Se questo e quello, perché non io? » I santi sono uomini come noi e questo significa che il cammino che hanno percorso loro, lo possiamo fare anche noi con l’aiuto della grazia. Coraggio. Non è mai troppo tardi.

Padre Livio Fanzaga

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Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2010

Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno dans Citazioni, frasi e pensieri gospam

« Lo sguardo di Maria è lo sguardo di Dio su ciascuno. Lei ci guarda con l’amore stesso del Padre e ci benedice. Si comporta come nostra “avvocata” – e così La invochiamo nella Salve, Regina: “Advocata nostra”. Anche se tutti parlassero male di noi, Lei, la Madre, direbbe bene, perché il suo Cuore Immacolato è sintonizzato con la Misericordia di Dio ».

Benedetto XVI

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La contrizione quotidiana

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2010

La contrizione quotidiana dans Fede, morale e teologia 2hz7luu

Il dolore è perfetto quando il cuore si spezza per il dispiacere di avere offeso Dio, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Guardando a Gesù crocifisso che espia su di sé i nostri peccati, al nostro posto e per nostro amore, il ghiaccio del cuore si scioglie e la gratitudine prende il posto dell’indifferenza.
Presentiamo ogni sera al Crocifisso tutti i peccati della nostra vita, odiandoli e detestandoli, e chiediamo a Gesù di lavarli col suo sangue e di bruciarli nel suo amore. Possiamo farlo con le nostre parole o recitando col cuore  l’Atto di dolore,  oppure “O Gesù d’amore acceso”.
Gli effetti dell’atto di dolore perfetto, o contrizione di carità, sono mirabili. Se recitato in vista della confessione, rimette immediatamente tutti i peccati, compresi quelli mortali e persino le pene connesse al peccato (Cfr. Catechismo C. C. 1452).
La contrizione è una grazia da chiedere ogni giorno davanti alla Croce. In questo modo la nostra anima, infiammata dall’amore di Dio, è sempre pronta per il paradiso. La contrizione quotidiana e la confessione mensile ci permettono di vivere costantemente in grazia di Dio e di essere tralci vivi e fruttiferi della vigna del Signore.

di Padre Livio Fanzaga

Ricorda
Secondo il precetto della Chiesa, «ogni fedele, raggiunta l’età della  discrezione, è tenuto all’obbligo di confessare fedelmente i propri peccati
gravi, almeno una volta nell’anno». Colui che è consapevole di aver commesso un peccato mortale non deve ricevere la santa Comunione, anche se prova una grande contrizione, senza aver prima ricevuto l’assoluzione sacramentale, a meno che non abbia un motivo grave per comunicarsi
e non gli sia possibile accedere a un confessore. I fanciulli devono accostarsi al sacramento della Penitenza prima di ricevere per la prima
volta la santa Comunione. (Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1457)

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Pratica dell’amor del prossimo.

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2010

Pratica dell'amor del prossimo. dans Citazioni, frasi e pensieri sanpaolodellacroce

Guardare il prossimo in Dio.
Guardate il prossimo nel Costato di Gesù: così l’amerete con amor puro e santo (I, 437).
Amiamo il prossimo in Dio: amiamo Dio nel prossimo (I, 327).

Carità con tutti.
Siate caritatevoli con tutti (II, 446).
Carità con tutti; intrinsichezza con nes­suno (II, 7; III, 610).
Siate caritativi egualmente con tutti; ma vivete distaccati da ogni creatura (III, 342).
Sopra ogni cosa fate risplendere in voi la santa carità, con amarvi scambievolmente (II, 323).
Date il primo posto all’anima: così ri­ chiede la carità ben ordinata (II, 649).

Pensar bene di tutti.
Pensate bene di tutti guardandoli con grande carità in Dio, e riconoscendo voi soli per cattivi, duri e imperfetti (I, 309).
Abbiate buon concetto di tutti e pessimo soltanto di voi stessi (III, 392).
Attendete a voi stessi e non mirate alla condotta degli altri se non per edificarvi (IV, 28).
Siate semplici come bambini, giudicando tutto in buona parte, e scusando tutti con buona intenzione, attribuendo ad effetto di tentazione ciò che pare contrario (I, 309).
La peste delle comunità religiose è il voler giudicare le azioni degli altri, perdendo di vista le proprie (IV, 227).

Parlar bene di tutti.
Per conservare e aumentare la santa carità, si deve parlar sempre bene di tutti (IV, 209).
Oh che gran gusto si da a Dio, e che merito grande si acquista per se stessi col guardarsi dalle parole incaute, pungitive e mortificanti! (II, 65).
Non siate affettati nelle espressioni e nelle convenienze: siate caritatevoli e dolci, ma oum cantate et maturìtate (II, 65).

Compatirsi e aiutarsi a vicenda.
Sappiatevi compatire e aiutare nei vola santa carità, compatendovi e aiutandovi nei vostri bisogni (II, 323).
Servite volentieri gli altri: esercitate la carità per tutti, che Dio vi tiene preparati grandi tesori (I, 490).
Siate pieghevoli, servitevi gli uni gli altri, consolatevi insieme (I, 57).
Esercitatevi nella vera carità, supportantes invicem, compatendovi e aiutandovi gli uni gli altri (IV, 268).
Oh quanto godo che si eserciti la carità con i poveri infermi ! Quanta ricchezza spirituale ve ne darà Iddio! (I, 484).
È grande grazia del Signore poter esercitare grande carità verso le persone contrarie, riguardandole come strumenti nobilissimi di cui si serve Iddio per arricchire l’anima vostra di virtù (II, 296).

Scacciare le avversioni.
Scacciate dolcemente le avversioni, con mostrarvi cordiali, facendo nel tempstesso qualche atto interno di carità (I, 107).
La vera carità esclude il risentimento, ed include il nostro profitto nel nostro disprezzo (II, 65).
Procedete verso di tutti con vero spirito di carità, e mansuetudine (II, 324).
Lo spirito dei servi dell’Altissimo è sempre stato l’essere discretamente rigo­rosi con se stessi, ma al sommo caritativi e dolci col prossimo (I, 650).
Non sia mai tra voi alcuna dissenzione, e se qualche volta dite qualche parola, aspra, mitigatevi presto, e non lasciate pigliar possesso del vostro cuore allo sde­gno (I, 57).

Avvisi e correzioni.
Siate prudenti nel fare le correzioni (II, 620).
Le correzioni si devono fare a tempo e luogo (I, 633).
Le correzioni devono esser dolci, brevi e non importune (I, 633).
Nelle correzioni deve sempre risplen­dere cordialità e dolcezza; aliter in cambio di medicare una piaga se ne fanno dieci (III, 440).
Gli avvisi dati con dolcezza guariscono ogni piaga; quelli dati con asprezza in cambio di guarirne una ne fanno dieci (III, 446).

Fonte: paolodellacroce.altervista.org

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Giugno, il mese del Sacro Cuore

Posté par atempodiblog le 1 juin 2010

“Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io t’ami sempre più. Dolce Cuore di Maria siate la salvezza dell’anima mia”.

Giugno, il mese del Sacro Cuore dans Fede, morale e teologia Il-Sacro-Cuore-di-Ges

Siamo entrati nel mese dedicato al Sacro Cuore. Il cuore di Gesù ci trasmette il messaggio fondamentale del cristianesimo: Dio è amore.
Facendosi uomo, Dio ha voluto amarci con un cuore come il nostro. Gioisce nel donarci amore ed è felice quando lo contraccambiamo. Nel medesimo tempo soffre per l’indifferenza, il disamore, il disprezzo di tanto cuori induriti nel male.

Il Cuore di Gesù ci invita alla fiducia. Non dobbiamo avere paura di Dio, perché per noi è padre e madre, fratello e amico. Ci ama al di là di ogni nostra immaginazione. Da quel Cuore divino possiamo ottenere tutto, purché sia per il nostro bene. Bussiamo senza timore al Cuore di Gesù traboccante di amore per ognuno di noi.

“Il mio Cuore è ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da me a prendere le grazie non hanno tempo” (Gesù a Santa Faustina).

Appendi alle pareti della tua casa un quadro del Sacro Cuore e raccogli la tua famiglia ogni sera davanti a Gesù per onorarlo e per ottenere le grazie necessarie e la protezione dalle insidie del maligno.

Divisore dans San Francesco di Sales

Meditiamo le parole che Gesù ha rivolto a S. Margherita Maria Alacoque, apparendole con il suo Cuore su un trono di fiamme, più luminoso del sole, con la ferita aperta dalla lancia nel costato, circondato di spine e sormontato da una croce:

“Il mio Cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini e per te in modo speciale, che, non potendo più contenere in sé le fiamme della sua carità ardente, deve spargerle per tuo mezzo”.

Gli uomini spesso hanno paura di Dio e, come i nostri progenitori, fuggono a nascondersi quando sono nel peccato. Invece del santo timore che li spinge alla santità, coltivano un timore carnale, che uccide la confidenza e la fiducia.
Ma Gesù ci ama tutti, in modo speciale quando ci vede fragili, spiritualmente malati e in balia del potere delle tenebre. Il suo amore è un fuoco straripante che desidera avvolgerci, purificarci, riscaldarci e guarirci.
Non lasciamo passare un solo giorno di questo mese senza guardare a quel Cuore che ci ama immensamente.

Divisore dans San Francesco di Sales

Apparendo a S. Margherita Maria Alacoque, Gesù fece diverse promesse a coloro che avessero onorato il suo Cuore. Esse sono disseminate nelle varie lettere della santa. In questo mese di Giugno, consacrato al Sacro Cuore, le prenderemo in esame una ad una.

- “Darò tutte le grazie necessarie al loro stato”. In qualunque situazione di vita ci troviamo, qualunque lavoro facciamo, qualunque responsabilità esercitiamo, chi onora il Sacro Cuore avrà le grazie necessarie per compiere bene i propri doveri e per fare fronte ai propri impegni.

- “Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise”. Questa promessa di aiuto è particolarmente significativa per la nostra società, dove la famiglia è minacciata dall’esterno, ma è ancora più insidiata dai litigi interni, dietro i quali spesso si cela il ‘nemico’. La medicina è la preghiera, che predispone al perdono, riconcilia i cuori e ottiene la pace.

Ecco le altre promesse di Gesù:
“Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro opere”.
“I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano della misericordia”.
“Riporterò le comunità religiose e i singoli fedeli al loro primo fervore”.
“Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione”.
“Benedirò i luoghi dove l’immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta e onorata”.
“A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò il dono di commuovere i cuori più induriti”.
“Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato”.
Cari amici, Gesù mantiene sempre le sue promesse.

Divisore dans San Francesco di Sales

Il Sacro Cuore di Gesù ha fatto questa promessa a S. Margherita Maria Alacoque:Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno il primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà il loro asilo sicuro in quell’ora estrema”.

La Vergine Santissima ha rivolto a Suor Lucia di Fatima queste parole: Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa’ sapere questo: a tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, reciteranno il Rosario, e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

Perché non iniziare proprio da questa settimana per fare i primi nove venerdì del mese o i primi cinque sabati? In questo modo consoliamo i Cuori di Gesù e di Maria e nel medesimo tempo apriamo i nostri cuori alla luce e alla gioia del Paradiso.

Divisore dans San Francesco di Sales

Meditiamo sulla promessa di salvezza eterna che Gesù ha fatto a coloro che accoglieranno la pia pratica dei primi nove Venerdì del mese.
Dopo aver detto a Santa Margherita Maria Alacoque che, per i devoti del suo Sacro Cuore, Egli sarebbe stato loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte, ha aggiunto:

“Io ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicano il primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non morranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarò loro asilo sicuro in quell’ora estrema”.

Per fare la Comunione bisogna essere in grazia di Dio. In caso di stato di peccato mortale è necessaria farla precedere dalla Confessione. Sia la Confessione come la Comunione devono essere espressione della nostra fiducia nell’amore misericordioso di Gesù e nel medesimo tempo un atto di riparazione per le offese che riceve dai peccati degli uomini.

“Dolce Cuor del mio Gesù, fa che io ti ami sempre più”.
“Dolce Cuor di Maria siate la salvezza dell’anima mia”.

di Padre Livio Fanzaga

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Domenica in Albis: Festa della Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 10 avril 2010

Domenica in Albis: Festa della Divina Misericordia dans Fede, morale e teologia misericordia

Disponiamoci interiormente a celebrare la Domenica della Divina Misericordia, durante la quale possiamo anche ottenere l’indulgenza plenaria alle solite condizioni (Confessione, Comunione, Preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice) e partecipando in una chiesa a una funzione in onore della Divina Misericordia, oppure pregando davanti al Santissimo Sacramento almeno il Padre nostro e il Credo, con l’aggiunta di una pia invocazione a Gesù Misericordioso.

Perchè l’indulgenza abbia effetto è necessario avere il cuore totalmente distaccato dall’affetto verso qualunque peccato, anche veniale.

Guardiamo a Gesù Misericordioso, ai suoi occhi pieni di amore, al suo cuore trafitto, al suo braccio alzato nel gesto sacerdotale del perdono dei peccati. Lasciamoci toccare dal suo amore incondizionato, che lo ha portato a sacrificare la sua vita per donarci la grazia della salvezza, la dignità dei figli di Dio e la gioia del paradiso.

Apriamo il cuore alla gratitudine e alla fiducia. Nessuno ci ama come Gesù. Il suo amore non tradisce, non abbandona, non respinge. Egli attende solo che ci gettiamo fra le sue braccia. Non guarda ai nostri peccati, ma alle lacrime del pentimento e al desiderio di risorgere.

Diamo a Gesù tutto il male che affligge la nostra vita perchè lo bruci nelle fiamme del suo amore. La fiducia nella sua Misericordia è garanzia di pace interiore e di salvezza eterna.

In questi giorni ripetiamo col cuore: « Gesù confido in Te ». « Maria fiducia mia ».

di Padre Livio Fanzaga

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Nella prigione sotterranea

Posté par atempodiblog le 1 avril 2010

Nella prigione sotterranea  dans Fede, morale e teologia Prigione

Ho passato tutta la notte nella prigione sotterranea con Gesù. Era una notte di adorazione. Le suore pregavano in cappella. Io mi sono unita a loro in ispìrito, perché la mancanza di salute non mi ha permesso di andare in cappella. Per tutta la notte però non sono riuscita ad addormentarmi, perciò l’ho passata nella prigione sotterranea con Gesù. Gesù mi ha fatto conoscere le sofferenze che vi ha patito. Il mondo le conoscerà il giorno del giudizio.

«Figlia Mia, di’ alle anime che do loro come difesa la Mia Misericordia. Combatto per loro Io solo e sopporto la giusta collera del Padre Mio».

«Figlia Mia, di’ che la festa della Mia Misericordia è uscita dalle Mie viscere a conforto del mondo intero».

Santa Faustina Kowalska

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Il ruolo della donna in Africa

Posté par atempodiblog le 15 mars 2010

Una suora saveriana, Teresina Caffi, ad un convegno così presentò la testimonianza sul ruolo della donna in Africa:

Il ruolo della donna in Africa dans Kibeho Donna-in-Africa

La donna era in ospedale pestata dal marito. Le asportarono la milza. Sembrava potesse farcela. “Riuscirai a perdonargli?”, le ha chiesto Lucia. “Se non gli perdono io, chi gli perdonerà?”. Morì poco dopo, quasi all’improvviso.

Rendo omaggio con questo mio intervento alle donne d’Africa, alle donne dei Paesi dei Grandi Laghi.
Alle donne che risalivano dal lago alle sei del mattino, con la gerla già piena di sabbia bagnata, con cui riempire un fusto per una casa in costruzione. Capaci di alzare la testa da sotto il peso e salutare con un largo sorriso. I primi spiccioli della giornata.
Poi via, per i campi lontani dalla città, scalze, la gerla con la zappa sulle spalle. E magari anche l’ultimo nato, da deporre all’ombra, mentre si chinano sotto il sole a coltivare.

Rendo omaggio alle donne al lavoro nei campi, spazio di libertà e creatività ove far crescere e moltiplicare la vita; che raccolgono e sbucciano la manioca, ne riempiono la cesta e tornano insieme liete camminando per chilometri sotto il sole delle due.
E poi il fuoco da accendere, il cibo da preparare per tutti, il profumo che inonda l’aia e tutti che attendono da loro il cibo. E vederli mangiare tutti con gioia ed orgoglio. E finalmente sedersi a mangiare, magari in cucina.

Rendo omaggio alla loro intelligenza volta a proteggere la vita, al loro provvedere ad ogni cosa. Alle donne al mercato, finalmente sedute, che vendono il sovrappiù per procurare un po’ di pesce, di sale, un vestito ai figli e magari anche qualcosa di bello per loro. Basta così poco perché facciano festa.

Rendo omaggio alla loro bellezza luminosa, regale, ignorata, che la fatica spegne presto, ma solo in apparenza.

Rendo omaggio a queste donne, che trovano il tempo per prendere il quaderno e andare a imparare a scrivere, e capire così che non è vero che sono meno intelligenti, alla festa di leggere le prime parole, il libro dei canti, la lettura in chiesa.

Rendo omaggio a queste donne regine ad ogni maternità. Che sanno chiamare Désiré (Desiderato) anche il nono figlio e che ai metodi delle “nascite desiderabili” ricorrono piuttosto per averli, i figli.

Rendo omaggio alle donne morte nel dare la vita, con semplicità, come in un’avventura di cui sapevano da sempre il prezzo.

Rendo omaggio a queste donne per le umiliazioni nascoste, i tradimenti subiti, le speranze deluse, la capacità di stare per amore dei figli. Per le volte che qualcuno ha detto loro che erano inferiori, serve, incapaci, per tutte le decisioni subite senza essere interpellate.

Rendo omaggio a loro, soprattutto per questi lunghi anni di guerra, a loro che portano il peso dell’impresa quasi impossibile di nutrire la famiglia.
Al coraggio delle loro riunioni clandestine in città, non in nome di chissà quali alternative politiche, ma dei loro figli e dei loro mariti resi merce di scarto dall’arruolamento forzato, dalla mancanza quotidiana di cibo.
A loro che hanno per mesi rifiutato di mandarli a scuola. A loro che hanno marciato il seno scoperto per dire l’inutilità del loro dare la vita, di fronte ai continui massacri. A loro che si sono vestite a lutto, che hanno scioperato da ogni attività, che vendono le merci in casa per non pagare al mercato la tassa dello “sforzo di guerra”, la guerra contro il loro popolo.

Rendo omaggio ai loro piedi che fanno chilometri e chilometri per trovare da qualche parte del cibo che costa meno, che accettano l’umiliazione di varcare la frontiera a comprare, tassato, un cibo prodotto nel loro paese, purché i figli mangino. Rendo omaggio alle loro mani callose che conoscono fin da piccole il lavoro, che sanno condividere con la vicina il niente che hanno.

Rendo omaggio al loro grembo offeso da una guerra fatta contro di loro per uccidere il futuro di un popolo. Rendo omaggio alle donne infettate di HIV spesso scientemente come tecnica di guerra. Rendo omaggio alle ragazze umiliate alla stessa maniera mentre andavano all’acqua o al campo e di colpo diventate solo buone per la strada. A queste donne usate e umiliate. A quelle che hanno preferito morire atrocemente  pur di non essere violate.

Rendo omaggio alla loro capacità di danzare, malgrado tutto, alla nascita del figlio della vicina o negli incontri liturgici, ultimi spazi di libertà rimasti. Alla loro capacità di ridere mai del tutto spenta.

Rendo omaggio alla loro fede nel Dio quotidiano che lotta con loro e mediante loro per proteggere la vita, armata debole e enorme della vita contro gli eserciti di morte.

Rendo omaggio a Colui che le ha inventate per dire oggi che la vita si guadagna, si difende, si protegge con la vita. A questa Eucarestia continuamente da esse celebrata nella fatica di una vita data.

Le loro storie, chi mai le racconterà? Ma da qualche parte, un libro è scritto, che conosce ogni loro passo.
Non sono tutte sante. Ma conoscono che l’amore è fatica, l’amore fa male, come diceva madre Teresa.
Un messaggio, una scelta concreta?
Accettare che l’amore ci faccia male, consumi il nostro tempo, la nostra vita, le nostre forze, la nostra pace. Accettare di essere tribolati per amore. Il resto sono parole, sentimenti, Sanremo.

Tratto da: Apparizioni della Madonna in Africa – Nostra Signora di Kibeho
di Padre Angelo Maria Tentori

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Devozione alla Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 22 février 2010

Domenica della Divina Misericordia dans Beato Michele Sopocko Ges-Misericordioso

Una volta Gesù mi disse:Il Mio sguardo da quest’immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce”.

Il 22 febbraio 1931 Gesù apparve, in Polonia, a Suor Faustina Kowalska e le affidò il messaggio della Devozione alla Divina Misericordia. Lei stessa così descrisse l’apparizione: “Mi trovavo nella mia cella, quando vidi il Signore vestito di candida veste. Aveva una mano alzata in atto di benedire; con l’altra toccava la tunica bianca sul petto, dal quale uscivano due raggi: uno rosso e l’altro bianco. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un quadro secondo il modello che vedi, e scrivici sotto: Gesù confido in Te! Desidero, inoltre che questa immagine sia venerata nella vostra Cappella e in tutto il mondo. I raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua che sgorgarono quando il mio Cuore fu trafitto dalla lancia, sulla Croce. Il raggio bianco rappresenta l’acqua che purifica le anime; quello rosso, il sangue che è la vita delle anime. In un’altra apparizione Gesù le chiese l’istituzione della festa della Divina Misericordia, esprimendosi così: Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la festa della mia Misericordia. L’anima, che in quel giorno si confesserà e si comunicherà, otterrà piena remissione delle colpe e delle pene. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa.

Il Diario di Santa Faustina Kowalska

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Amore che perdona

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2009

Amore che perdona dans Fede, morale e teologia 2n8wtvr

“L’eros di Dio per l’uomo – ci indica l’enciclica “Deus caritas est” – è insieme totalmente agape. Non soltanto perché viene donato del tutto gratuitamente, senza alcun merito precedente, ma anche perché è amore che perdona”.

Anche questa qualità rifulge nel massimo grado nel mistero della croce. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, aveva detto Gesú nel cenacolo (Gv 15,13). Verrebbe da esclamare: Sì che esiste, o Cristo, un amore più grande che dare la vita per i propri amici. Il tuo! Tu non hai dato la vita per i tuoi amici, ma per i tuoi nemici! Paolo dice che a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto, però si trova. “Ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito” (Rom 5, 6-8).

Ma non si tarda a scoprire che il contrasto è solo apparente. La parola “amici” in senso attivo indica coloro che ti amano, ma in senso passivo indica coloro che sono amati da te. Gesù chiama Giuda “amico” (Mt 26, 50) non perché Giuda lo amasse, ma perché lui lo amava! Non c’è amore più grande che dare la propria vita per i nemici, considerandoli amici: ecco il senso della frase di Gesù. Gli uomini possono essere, o atteggiarsi, a nemici di Dio, Dio non potrà mai essere nemico dell’uomo. È il terribile vantaggio dei figli sui padri (e sulle madri).

Dobbiamo riflettere in che modo, concretamente, l’amore di Cristo sulla croce può aiutare l’uomo d’oggi a trovare, come dice l’enciclica, “la strada del suo vivere e del suo amare”. Esso è un amore di misericordia, che scusa e perdona, che non vuole distruggere il nemico, ma semmai l’inimicizia (cfr. Ef 2, 16). Geremia, il più vicino tra gli uomini al Cristo della Passione, prega Dio dicendo: “Possa io vedere la tua vendetta su di loro” (Ger 11, 20); Gesú muore dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

È proprio di questa misericordia e capacità di perdono che abbiamo bisogno oggi, per non scivolare sempre più nel baratro di una violenza globalizzata. L’Apostolo scriveva ai Colossesi: “Rivestitevi, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti (alla lettera: di viscere!) di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi” (Col 3, 12-13).

Avere misericordia significa impietosirsi (misereor) nel cuore (cordis) a riguardo del proprio nemico, capire di che pasta siamo fatti tutti quanti e quindi perdonare. Quanta verità nel verso del nostro Pascoli: “Uomini, pace! Nella prona terra troppo è il mistero” (‘I due fanciulli’). Un comune destino di morte incombe su tutti. L’umanità è avvolta da tanta oscurità e piegata (“prona”) sotto tanta sofferenza che dovremmo pure avere un po’ di compassione e di solidarietà gli uni per gli altri!

di Padre Raniero Cantalamessa

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