Trattare le anime con estrema delicatezza

Posté par atempodiblog le 23 avril 2022

Gesù a santa Faustina Kowalska:

“Desidero che la festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto. La Mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, né umana né angelica, riuscirà a sviscerarla pur impegnandovisi per tutta l’eternità”.

“Figlia Mia, non desistere dal diffondere la Mia Misericordia, con ciò procurerai refrigerio al Mio Cuore, che arde del fuoco della compassione per i peccatori. Di’ ai Miei sacerdoti che i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della Mia sconfinata Misericordia e della compassione che ho per loro nel Mio Cuore. Ai sacerdoti che proclameranno ed esalteranno la Mia Misericordia, darò una forza meravigliosa, unzione alle loro parole e commuoverò i cuori ai quali parleranno”.

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Trattare le anime con estrema delicatezza
da Preti Misericordiosi – Siamo tutti peccatori, di Padre Livio Fanzaga

Per confessarmi sceglievo i preti che mi incoraggiavano. Magari c’era un prete che era una santa persona, ma se non dava la parola d’incoraggiamento non lo sceglievo. Anch’io ho avuto questa sensazione che è molto comune tra i fedeli… quando confessavo i peccati cercavo qualcuno che mi incoraggiasse e non che mi facesse la predica. Per molti anni sono andato a confessarmi da un sacerdote carmelitano per il quale c’erano file lunghissime di penitenti. Facevo volentieri la fila per confessarmi da lui perché, a dire il vero, arrivava addirittura a scusarti… cercava di capire le tue debolezze, le tue miserie ma nel medesimo tempo ti dava la parola d’incoraggiamento, per cui uno usciva in pace e rafforzato, spronato nella voglia di fare meglio. Questa è una grazia speciale. Se tu fai la predica a uno e poi dai l’assoluzione quello va via depresso, a volte anche contrariato. Ci vuole un’arte speciale che è un’arte sublime di trattare le anime con estrema delicatezza. Uno va volentieri a confessarsi se sente l’abbraccio fraterno se uno non sente questo fa fatica a confessarsi e poi non ci va più. La gente non cerca sconti. Se va a confessarsi è perché vuole liberarsi dal male, ma vuole sentire l’amore di Dio sul peccatore. Il più delle volte la gente che viene a confessarsi è molto più severa con se stessa di quanto non sia severo il confessore, quindi non è che si assolva tanto facilmente.

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Il Venerdì Santo e la novena alla Divina Misericordia

Posté par atempodiblog le 15 avril 2022

Il Venerdì Santo e la novena alla Divina Misericordia

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26 marzo 1937. Venerdì (Santo). Fin dal mattino ho provato nel mio corpo lo strazio delle Sue cinque Piaghe. Questa sofferenza è durata fino alle tre. Benché all’esterno non ci sia alcuna traccia, tuttavia queste torture non sono meno dolorose. Sono lieta che Gesù mi difenda dagli sguardi della gente. 

Alle undici Gesù mi ha detto: «O Mia Vittima, Tu sei un refrigerio per il Mio Cuore martoriato».

Dopo queste parole pensavo che il mio cuore prendesse fuoco. E m’introdusse in un’intima unione con Lui, ed il mio cuore si sposò col Suo Cuore in modo amoroso, sentivo i Suoi più deboli palpiti ed Egli i miei. Il fuoco provocato dal mio amore venne unito all’ardore del Suo amore eterno. Questa grazia supera per la sua enormità tutte le altre.La Sua Essenza Trina mi avvolse totalmente e fui tutta immersa in Lui. In un certo senso la mia piccolezza si scontrò col Sovrano immortale. Fui immersa in un amore inconcepibile e in un inconcepibile tormento, a causa della Sua Passione. Tutto ciò che riguardava il Suo Essere, si comunicava anche a me. Gesù mi aveva fatto conoscere e pregustare questa grazia, ma oggi me l’ha concessa. Non avrei osato nemmeno sognare una simile grazia. Il mio cuore è come in una continua estasi, sebbene all’esterno nulla m’impedisca di trattare col prossimo e di sbrigare varie faccende. Nulla è in grado d’interrompere la mia estasi, né alcuno riesce a supporla, poiché L’ho pregato che si degnasse di preservarmi dagli occhi della gente. E con questa grazia è entrato nella mia anima tutto un mare di luce nella conoscenza di Dio e di me stessa e lo stupore m’invade tutta e mi trasporta come in una nuova estasi, per il fatto che Iddio si è degnato di abbassarsi fino a me così piccola.

Alle tre ho pregato, stesa in croce, per il mondo intero. Gesù ormai ha concluso la sua vita mortale, ho udito le Sue sette parole, poi ha guardato verso di me ed ha detto: «Diletta figlia del Mio Cuore, tu sei un refrigerio per Me fra questi orribili tormenti».

Gesù mi ordina di fare una novena prima della festa della Misericordia e debbo cominciarla oggi per la conversione del mondo intero e perché venga conosciuta la Misericordia di Dio. “Perché ogni anima esalti la Mia bontà. Desidero fiducia dalle Mie creature. Esorta le anime ad una grande fiducia nella Mia insondabile Misericordia. L’anima debole, peccatrice, non abbia timore di accostarsi a Me, ed anche se avesse più peccati di quanti granelli di sabbia ci sono sulla terra, tutto sprofonderà nell’abisso della Mia Misericordia”.

Quando Gesù diede l’ultimo respiro, la mia anima fu annientata dal dolore e per lungo tempo non mi fu possibile ritornare in me. Trovai un qualche sollievo nelle lacrime. Colui, che il mio cuore ama ardentemente, muore. C’è qualcuno che possa comprendere il mio dolore? Prima di sera ho udito per radio un canto, e precisamente i salmi cantati da sacerdoti. Sono scoppiata a piangere e tutto il dolore mi si è rinnovato nell’anima e piangevo non riuscendo a trovare conforto al mio dolore.

All’improvviso ho udito una voce nell’anima: «Non piangere, non soffro più. E per la fedeltà con la quale Mi hai accompagnato nella Passione e nella morte, la tua morte sarà solenne e ti farò compagnia in quell’ultima ora. Diletta perla del Mio Cuore, vedo il tuo amore così puro, più di quello degli angeli, proprio di più, perché tu combatti. Per te benedico il mondo. Vedo i tuoi sforzi verso di Me ed essi affascinano il Mio Cuore».

Dopo queste parole ho smesso di piangere, ma ho ringraziato il Padre Celeste per averci inviato Suo Figlio e per l’opera della redenzione del genere umano.

dal Diario di Suor Faustina Kowalska

Divisore dans San Francesco di Sales

Per recitare la novena cliccare qui Freccia dans Viaggi & Vacanze NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA

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Medjugorje: la voce dei profughi ucraini, “scelti per portare questa Croce”. La festa dei bambini

Posté par atempodiblog le 20 mars 2022

Medjugorje: la voce dei profughi ucraini, “scelti per portare questa Croce”. La festa dei bambini
Una settimana fa sono arrivati a Medjugorje circa 200 profughi ucraini, tutte donne con figli tra 1 e 15 anni. I primi in tutta la Bosnia-Erzegovina. Altri ne arriveranno nelle prossime settimane. La città mariana ha aperto le sue porte e ha avviato un cammino di accoglienza materiale e spirituale. Domenica è stata una giornata di festa. Questo il racconto del Sir.
di Daniele Rocchi – Agenzia SIR
Tratto da: 
Toscana Oggi

Medjugorje: la voce dei profughi ucraini, “scelti per portare questa Croce”. La festa dei bambini dans Articoli di Giornali e News Medjugorje-la-voce-dei-profughi

(Medjugorje) “Cari bambini, mi chiamo Zlatko, un nome insolito, per questo tutti mi chiamano Zlaya. Vado in quarta elementare. Mi dispiace molto per quello che vi è successo. Sappiamo tutti che la vita è piena di ostacoli, ma io so che ce la farete a superarli. Prego tutti i giorni che la guerra finisca il prima possibile così che possiate fare rientro nelle vostre case e nelle vostre scuole. Vi voglio bene”. Poche righe scritte a mano su un foglio dove campeggiano la bandiera ucraina e quella bosniaca, in mezzo un cuore rosso. Così il piccolo Zlatko, un bambino della parrocchia di Siroki Brijeg, non distante da Medjugorie, ha voluto salutare i suoi coetanei ucraini accolti, con madri e sorelle, nel centro noto al mondo per le apparizioni mariane. La guerra in Ucraina ha raggiunto la Bosnia-Erzegovina, che proprio in questi giorni ricorda i 30 anni dello scoppio della guerra e dell’assedio di Sarajevo. Circa 200 profughi, infatti, sono giunti una settimana fa nel santuario dove si venera Maria, Regina della Pace. Un ulteriore motivo per sentirsi al sicuro e per pregare per i loro uomini rimasti in patria a combattere contro i russi.

Vivere in guerra. “Si tratta solo di donne e bambini dagli 1 ai 15 anni che arrivano da gran parte dell’Ucraina sotto attacco, Kiev esclusa – racconta al Sir Davor Ljubic, uno dei promotori dell’accoglienza -. Al momento ci sono oltre 200 ucraini qui a Medjugorje, la gran parte è registrata presso la Croce Rossa che così fornisce cure e assistenza medica, insieme alla vaccinazione anti Covid-19. Tanti abitanti del posto hanno messo a loro disposizione delle stanze e appartamenti. Noi bosniaci sappiamo bene che significa vivere in guerra e questo è il minimo che possiamo fare per dare aiuto a chi sta soffrendo la perdita di tutto”. A Medjugorje gli scampati dalla guerra in Ucraina trovano anche assistenza spirituale e pastorale. “Il loro pensiero è rivolto ai congiunti rimasti in Patria a combattere – spiega al Sir, padre Arturo, giovane sacerdote pallottino, di origini polacche che parla molto bene ucraino – il mettersi nelle mani di Dio e di Maria dona loro sollievo. Da parte nostra cerchiamo di ascoltarli molto e di dare loro conforto attraverso colloqui personali, l’amministrazione dei Sacramenti. Facciamo ogni cosa che serve ad aprire il cuore alla speranza”.

“Scelti per portare la croce”. Domenica 13 è  stato un giorno di festa perché i bambini delle parrocchie, anche quelle vicine a Medjugorje, hanno voluto preparare dei regali per i loro amici ucraini. In cerchio hanno cantato canzoni delle rispettive tradizioni, i bambini ucraini intonato un canto popolare ucraino sui versi di Taras Hryhorovyč Ševčenko, uno dei più grandi poeti ucraini. Dalla sua penna sono usciti versi patriottici come: “…Crederemo ancora un po’ alla libertà, Poi cominceremo a vivere Tra la gente, come la gente. E finché sarà così, Amatevi, fratelli miei, Amate l’Ucraina, E pregate il Signore Per lei”. Mentre i piccoli cantavano i volti degli adulti si rigavano di lacrime, scattavano foto da mandare al fronte, cercavano un contatto con chi è rimasto a casa per condividere un po’ di festa. Per tranquillizzarli ed esorcizzare la paura. La fatica, è il racconto Daryna (nome di fantasia), “è quella di non far trapelare nulla ai nostri figli del peggioramento della situazione in Ucraina. Abbiamo notizie che parlano di combattimenti e di attacchi a zone che finora erano state risparmiate dalla guerra”. Olia viene da Ternopiľ, una città dell’Ucraina occidentale. A lei fanno riferimento le madri del gruppo arrivato a Medjugorje. Olia conosce bene Medjugorje perché qui è venuta molte volte in pellegrinaggio prima della guerra: “Lasciare il nostro Paese è stata una scelta molto difficile. Uscire è stato molto complicato dal punto di vista logistico, ci muovevamo solo di notte. Finché siamo rimaste in Ucraina evitavamo di guardare la televisione per non pensare sempre alla guerra. Per questo il tempo che avevamo lo dedicavamo ad aiutare persone in difficoltà o che non potevano muoversi”.

“I momenti peggiori erano quando di notte suonavano gli allarmi antiaerei. Non sapevamo cosa fare, dove andare a nasconderci. Allora ci mettevamo seduti sul pavimento a recitare il Rosario”.

Ora il Rosario lo recita mentre sale sul monte delle Apparizioni, un cammino per lei familiare. Come la Via Crucis. “Molto del nostro tempo – ancora parole della donna – lo trascorriamo pregando. Preghiamo per chiedere di tornare presto a casa, preghiamo per la pace e salvezza di tutti”. Una lunga e continua preghiera di intercessione per la pace che parte da Medjugorje e che arriva dentro le città martiri ucraine. “Siamo grati al mondo per la solidarietà e a Papa Francesco per la sua continua vicinanza. Abbiamo capito che siamo stati scelti per portare questa Croce ed è ciò che facciamo”.

Tempo di sperare. Intanto il biglietto di Zlatko è passato di mano in mano come i regali, palloni, giochi di società, dolcetti, peluche, dvd, bambole e costruzioni. Chi lo legge lo rimette nello scatolone dei regali, così che tutti possano vederlo e leggerlo. Una bambina si tiene stretto un peluche – “ne aveva uno simile a casa in Ucraina, un regalo del papà” ci fa capire la mamma –. Nel prato due piccole squadre di calcio miste, bambini ucraini e bosniaci insieme. Giacche a vento a delimitare le porte. Questo è il tempo di giocare e di sperare.

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Russia e Ucraina, l’abbraccio e il perdono

Posté par atempodiblog le 17 mars 2022

Russia e Ucraina, l’abbraccio e il perdono
Il 25 marzo papa Francesco consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, rinnovando il gesto di san Giovanni Paolo II
di Don Federico Pichetto – Il Sussidiario

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“Siete andati così bene fino ad oggi, perché adesso voi cattolici tirate fuori il vostro armamentario magico?”. Il bicchierino del primo caffè della mattina finisce nel cestino insieme alla tagliente frase che la collega pronuncia commentando la notizia della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della Russia e dell’Ucraina, decisa da papa Francesco per il prossimo 25 marzo, festa dell’Annunciazione e giornata di preghiera della Chiesa in adorazione eucaristica per le cosiddette “24 ore per il Signore”, momento penitenziale forte all’interno della Quaresima.

Eppure ai vescovi dell’Ucraina che quotidianamente vivono sotto le bombe, rischiando la loro vita per non abbandonare il popolo, non è venuto in mente niente di più concreto e di più solido che chiedere al Papa di compiere proprio quel gesto, attribuendogli un grande significato simbolico, penitenziale e decisivo per le sorti della nazione ucraina.

Il tutto si arricchisce di un’attenzione che lascia trapelare quanto il Pontefice condivida fermamente questa decisione: infatti non solo lui compirà l’atto nella Basilica di San Pietro, ma lo stesso giorno la consacrazione sarà ripetuta dal cardinal Krajewski – Elemosiniere del Papa – proprio a Fatima.

La Chiesa dalla quale ci si aspetta iniziative diplomatiche, provvedimenti per i profughi, raccolte di beni per i più poveri, si presenta ai fedeli con un gesto così apparentemente straniante che viene da chiedersi in quale brandello di esperienza della vita esso trovi senso e fondamento. Il fatto è che consacrare qualcosa, nella dinamica della fede, significa determinare un’appartenenza, un destino, un abbraccio, significa avere fiducia che ciò che veramente cura l’esistenza – e cambia la storia – non è qualcosa che l’uomo può fare, ma un bene a cui deve cedere. Nella mentalità comune l’umanità è abituata prima a mettercela tutta e poi a farsi aiutare, come se la questione dirimente fosse l’azione umana, lo sforzo del singolo: nell’esperienza cristiana ciò che cura e guarisce è lo sguardo di un Altro, l’abbraccio di Qualcuno che cambia il nostro cuore in profondità.

È la Grazia che mette in moto la libertà, non la libertà che genera la Grazia. C’è un punto dell’esistenza, un istante del vivere, in cui l’unica cosa davvero concreta da desiderare è il cambiamento del cuore. In quel preciso spazio la preghiera diventa necessaria come l’aria, affinché il fiotto di un’inaudita primavera irrompa nel grigiore con cui normalmente percepiamo tutto. Mettersi nell’ottica di offrire questo abbraccio all’Ucraina e alla Russia significa scegliere lo sguardo di Dio, uno sguardo che va oltre la politica e le evidenti responsabilità storiche della guerra, per offrirsi a chi piange e a chi soffre come “misericordia” che argine gli errori delle nazioni e restituisce alla storia l’identità di un popolo, identità che è superiore alle barriere degli Stati e che trova nel pieno riconoscimento della reciproca fraternità la sua più completa manifestazione.

Dio sta dalla parte dell’umano, Dio sta dalla parte delle nostre ferite. La maternità di Maria non è un pio esercizio di immaginazione, ma l’irruzione nel tempo di una forza impensata, non scontata, dirompente. Nessuno può fare finta di niente di fronte a Uno che ti abbraccia e ti perdona. È così che Dio spazza via tutte le resistenze, tutte le meschinità, anche il perfido cinismo con cui siamo abituati a bere il primo caffè della mattina.

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Regina della pace

Posté par atempodiblog le 26 février 2022

Regina della pace
di Gertrude von Le Fort

Regina della pace dans Fede, morale e teologia Regina-della-Pace-Medjugorje

Aiutaci, dolce Vergine Maria, aiutaci a dire: ci sia pace per il nostro povero mondo.

Tu che fosti salutata dallo Spirito della Pace, ottieni pace per noi.
Tu che accogliesti in Te il Verbo della Pace, ottieni pace per noi.
Tu che ci donasti il Santo Bambino della Pace, ottieni pace per noi.
Tu che sei vicina a Colui che riconcilia e dici sempre sì a Colui che perdona, votata alla sua eterna misericordia, ottieni a noi la pace.

Astro clemente nelle notti feroci dei popoli, noi desideriamo la pace.
Colomba di dolcezza tra gli avvoltoi dei popoli, noi aspiriamo alla pace.
Ramoscello di ulivo che germoglia nelle foreste bruciate dei cuori umani, noi abbiamo bisogno di pace.
Perché siano finalmente liberati i prigionieri, gli esiliati ritornino in patria, tutte le ferite siano risanate, ottieni per noi la pace.

Per l’angoscia degli uomini, ti chiediamo la pace.
Per i bambini che dormono nelle loro culle, ti chiediamo la pace.
Per i vecchi che vogliono morire nelle loro case, ti chiediamo la pace.
Madre dei derelitti, nemica dei cuori di pietra, stella che risplendi nelle notti dell’assurdo, ti chiediamo la pace.

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Missionari e missionarie di Don Orione: “Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare i nostri ragazzi disabili, le mamme, i bambini, i poveri”

Posté par atempodiblog le 25 février 2022

EUROPA/UCRAINA  Missionari e missionarie di Don Orione: “Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare i nostri ragazzi disabili, le mamme, i bambini, i poveri”

Missionari e missionarie di Don Orione: “Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare i nostri ragazzi disabili, le mamme, i bambini, i poveri” dans Articoli di Giornali e News Ucraina

Roma (Agenzia Fides Don Giovanni Carollo, direttore della provincia religiosa “Madre della Divina Provvidenza” dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione) da cui dipende la missione orionina in Ucraina, in contatto con i sacerdoti di Don Orione presenti a Kiev e a Leopoli, nel comunicato inviato a Fides riporta le notizie che gli arrivano dai confratelli.

Don Moreno Cattelan, che si trova a Kiev, riferisce che “è in vigore la legge marziale, si raccomanda di mantenere la calma e se suona l’allarme raggiungere i rifugi. Nella notte è stato bombardato l’aeroporto militare della città, situato nei pressi della casa orionina. Molte persone stanno lasciando la capitale formando lunghi incolonnamenti di auto. Non è semplice reperire carburante”.

“Anche a Leopoli (L’viv) sono suonate più volte le sirene  fa sapere Don Fabio Cerasa , c’è un traffico pazzesco, perché tutti stanno scappando. Noi siamo qui in casa. I distributori di carburante sono presi d’assalto, così come i bancomat. L’aeroporto è stato già chiuso”. Don Egidio Montanari, sempre da L’viv, riferisce che “l’attacco è su tutta la nazione, da questa mattina continuano a suonare le sirene antiaeree, non abbiamo ancora sentito esplosioni ma credo che ci sia un pericolo di bombardamento dell’aeroporto della città, perché stanno facendo questo in varie città dell’Ucraina. Noi restiamo qui, non possiamo abbandonare il campo, la casa e soprattutto i nostri ragazzi disabili perché hanno solo noi. Vediamo come evolverà la situazione ».
Nel frattempo si è deciso che Don Moreno Cattelan lasci Kiev per raggiungere i confratelli a L’viv così da stare tutti insieme. Ma avendo solo metà serbatoio, si incontreranno a metà strada per poi rientrare a L’viv.

Questa mattina anche le Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione) sono riuscite a mettersi in contatto con le suore che si trovano a Kharkiv, città tra le più colpite dall’attacco russo, e nella vicina Korotycz. Suor M. Kamila da Kharkiv ha riferito che sono state svegliate nella notte dal rumore degli spari. La situazione è molto delicata. Il Cardinale ha chiesto alle Suore orionine delle due comunità di riunirsi tutte a Korotyc, perché ritenuta più sicura. Alle Suore, appartenenti alla provincia polacca, è stato chiesto se preferivano rientrare in Polonia, ma tutte hanno scelto di rimanere accanto alle mamme, ai bambini e ai poveri che assistono. Come i sacerdoti orionini anche le suore hanno chiesto di pregare.

I superiori generali dei Figli della Divina Provvidenza (Don Orione) e delle Piccole Suore Missionarie della Carità, don Tarcisio Vieira e Madre M. Mabel Spagnuolo hanno manifestato alle religiose e ai sacerdoti orionini e alla popolazione ucraina la vicinanza di tutta la Famiglia Carismatica Orionina, assicurando preghiere per la pace.

(SL) (Agenzia Fides 24/02/2022)

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Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 24 février 2022

Uno sguardo di fede sull’attualità
Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo
Tratto da: La lettura cristiana della cronaca e della storia di Padre Livio Fanzaga

Pensiero spirituale sulla preghiera per la pace nel mondo dans Anticristo Ges-nostra-unica-speranza

Cari amici,

la notizia che temevamo è diventata una realtà: Putin ha dato ordine di invadere l’Ucraina.

Papa Francesco ha ammesso di provare un grande dolore per questa situazione che porta alla follia della guerra e ha invocato la Regina della pace dicendo: «La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra» e ha invitato soprattutto i credenti a dedicare la prima giornata di Quaresima alla preghiera e al digiuno per la pace.
È chiaro che queste parole sono particolarmente significative in quanto riecheggiano quanto la Madonna in tutti questi anni ci ha raccomandato.

La Madonna anche nel messaggio del 25 marzo 2021 (giorno dell’Annunciazione) ha ribadito che Lei è qui come Regina della pace perché satana vuole l’odio e la guerra. Questa è la nostra speranza, questa è la nostra gioia, questa è la nostra certezza!

In questi anni di pandemia la Madonna è intervenuta dodici volte per dirci che satana vuole l’odio e la guerra. In particolare vuole distruggere le nostre vite e il pianeta sul quale viviamo.

La Madonna è già intervenuta nel 1991, quando crollò Unione Sovietica ed era latente il pericolo di una conflagrazione mondiale che Lei stessa sventò. La stessa cosa fece nel 1984, quando l’Europa venne minacciata da un attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica ma il 13 maggio, quando le forze del Patto di Varsavia si apprestavano a dare l’assalto all’Europa occidentale e meridionale, all’ultimo istante un imprevisto fa saltare i piani dello stato maggiore sovietico: un deposito strategico di armi e missili destinati alla Flotta dell’Artico, che avrebbe dovuto tagliare la strada ai rifornimenti dall’America del Nord all’Europa aggredita da Mosca, esplose rovinosamente e l’operazione fu annullata.

Spesso sottovalutiamo l’intervento del Cielo. La potenza di Dio è illimitata. Arriva a compiere miracoli, come ha fatto fino ad ora preservando il mondo dalla distruzione che satana brama e persegue in tutti i modi.

Abbiamo questa grande grazia della presenza di Maria. Non dobbiamo dimenticare quello che la Madonna ha detto in più occasioni, ovvero che molti l’hanno accolta ma un numero enorme neanche la prende in considerazione.

Siamo ovviamente tutti molto ansiosi di sapere che cosa dirà la Regina della pace domani nel messaggio a Marija. Non aspettiamoci chissà quali novità o rivelazioni, ci basti la sua presenza e il fatto che Lei venga ogni giorno sulla terra a pregare con noi.

Con la preghiera e il digiuno si possono fermare anche le guerre peggiori.

Quando la Madonna dice che “satana regna” si riferisce al fatto che proprio la governance internazionale è in una prospettiva che a satana piace molto perché si contendono il dominio, il potere, l’egemonia sul mondo. La Madonna conosce bene le follie umane.
Dio è sempre intervenuto nella storia della salvezza e con il suo popolo di persone umili e semplici che sanno pazientare, sopportare, pregare e amare, preparerà il suo futuro.

Raccomando a tutti di entrare in una prospettiva nuova, alla luce del fatto che durante la pandemia non ci siamo messi in allarme per quanto riguarda la nostra situazione esistenziale in rapporto a Dio. Ci siamo affidati alla scienza. Le preghiere sono state poche o nulle. Il mondo ha continuato la sua deriva sulla via dell’apostasia rifiutando la fede e la Croce.
Con l’incombere di questa calamità gravissima sul mondo, l’umanità rischia di distruggere se stessa in pochi minuti perché nei cuori c’è l’odio accecante e porta sempre a soluzioni inimmaginabili, come il ricorso all’uso di armi atomiche.
Nel tempo delle apparizioni a Medjugorje abbiamo rischiato due volte un’ecatombe nucleare non casuale, ma voluta. Nel 1984 e nel 1991. La Madonna è in grado di fermare una deriva che satana persegue in tutti i modi.

Pur comprendendo l’apprensione e il senso di angoscia umano che ci accomuna in questo  momento, vi esorto a non perdere di vista il punto di riferimento fondamentale dei nostri tempi, ovvero la presenza della Madonna e soprattutto le parole che lei stessa ci ha detto, cioè che con la preghiera e il digiuno possiamo fermare le guerre per quanto violente esse siano.

Facciamo nostre le parole del Santo Padre e le nostre intenzioni di preghiera siano di richiesta di Sua intercessione per la pace:
La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra.

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Ucraina, Papa Francesco: ho un grande dolore, il 2 marzo preghiera e digiuno per la pace

Posté par atempodiblog le 24 février 2022

Ucraina, Papa Francesco: ho un grande dolore, il 2 marzo preghiera e digiuno per la pace
“La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”: è l’invocazione accorata del Papa al termine dell’udienza generale in cui chiama a raccolta soprattutto i credenti perché dedichino la prima giornata di Quaresima al raccoglimento per il Paese europeo: Dio è il Padre di tutti non solo di qualcuno, ci vuole fratelli e non nemici
di Adriana Masotti – Vatican News

Ucraina, Papa Francesco: ho un grande dolore, il 2 marzo preghiera e digiuno per la pace dans Articoli di Giornali e News Regina-della-Pace-Cuore-Immacolato

“Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione in Ucraina”. Papa Francesco esordisce così al termine della catechesi all’udienza generale di oggi. Poco prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana, il suo ampio appello alla pace che non nasconde forte preoccupazione e rammarico per l’esito, per ora negativo, registrato dai negoziati internazionali. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane – osserva – si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte”. Francesco prosegue:

Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra, il Padre di tutti non solo di qualcuno che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale.

L’appello a credenti e non credenti
Francesco sa che la politica non basta a cambiare i cuori, solo Dio può farlo, si rivolge quindi a tutti invitando credenti e non credenti ad unirsi in una supplica corale per la pace:

Gesù ci ha insegnato che alla insensatezza diabolica della violenza, si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno.

La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra.

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Il Papa annuncia il Giubileo 2025: segno di rinascita dopo le sofferenze della pandemia

Posté par atempodiblog le 13 février 2022

Il Papa annuncia il Giubileo 2025: segno di rinascita dopo le sofferenze della pandemia
Francesco scrive una lettera a monsignor Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, dicastero al quale è affidata l’organizzazione dell’Anno Santo: “Negli ultimi due anni abbiamo patito dubbi e paure per la pandemia, la scienza con tempestività ha trovato un primo rimedio. Abbiamo piena fiducia che l’epidemia possa essere superata e il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale”
di Salvatore Cernuzio – Vatican News

Il Papa annuncia il Giubileo 2025: segno di rinascita dopo le sofferenze della pandemia dans Articoli di Giornali e News Giubileo-2025

Un segno di quella “rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza”, dopo oltre due anni di pandemia, di dubbi, incertezze, di paura della morte, di parrocchie, scuole e uffici chiusi. Francesco guarda e invita a guardare con occhi di speranza al Giubileo che la Chiesa universale celebrerà nel 2025. “Pellegrini di speranza” è infatti il motto scelto per questo Anno Santo che vuole favorire “un clima di speranza e di fiducia” dopo la devastante pandemia, come sottolinea il Papa in un messaggio a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, dicastero al quale è affidata l’organizzazione dell’evento.

Un evento e un dono
Nel documento, firmato a San Giovanni in Laterano l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, Francesco rammenta le radici di questo momento “di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale” – a partire dal primo Anno Santo indetto nel 1300 da Bonifacio VIII fino al Giubileo della Misericordia del 2016 – che nel corso dei secoli ha rappresentato un “dono di grazia” per tanti fedeli, con pellegrinaggi, indulgenze, testimonianze vive di fede.

Il Grande Giubileo dell’anno 2000 ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio della sua storia. San Giovanni Paolo II lo aveva tanto atteso e desiderato, nella speranza che tutti i cristiani, superate le storiche divisioni, potessero celebrare insieme i duemila anni della nascita di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità.

Due anni di dolore
Ora che è vicino il traguardo dei primi 25 anni del secolo XXI, “siamo chiamati a mettere in atto una preparazione che permetta al popolo cristiano di vivere l’Anno Santo in tutta la sua pregnanza pastorale”, scrive il Pontefice. Lo sguardo si sposta sull’epoca odierna, gravemente ferita dalla pandemia di Covid. “Negli ultimi due anni – sottolinea Francesco – non c’è stato un Paese che non sia stato sconvolto dall’improvvisa epidemia che, oltre ad aver fatto toccare con mano il dramma della morte in solitudine, l’incertezza e la provvisorietà dell’esistenza, ha modificato il nostro modo di vivere”.

Come cristiani abbiamo patito insieme con tutti i fratelli e le sorelle le stesse sofferenze e limitazioni. Le nostre chiese sono rimaste chiuse, così come le scuole, le fabbriche, gli uffici, i negozi e i luoghi dedicati al tempo libero. Tutti abbiamo visto limitate alcune libertà e la pandemia, oltre al dolore, ha suscitato talvolta nel nostro animo il dubbio, la paura, lo smarrimento.

Il grazie alla scienza
La gratitudine del Papa va a uomini e donne di scienza che “con grande tempestività, hanno trovato un primo rimedio che progressivamente permette di ritornare alla vita quotidiana”.

Abbiamo piena fiducia che l’epidemia possa essere superata e il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale.

Un obiettivo, questo, dice il Papa, che “sarà più facilmente raggiungibile nella misura in cui si agirà con fattiva solidarietà, in modo che non vengano trascurate le popolazioni più indigenti, ma si possa condividere con tutti sia i ritrovati della scienza sia i medicinali necessari”.

Speranza e fiducia
L’invito è a “tenere accesa la fiaccola della speranza” e “fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante”.

Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza.  

Tutto però sarà possibile “se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante che impedisce a milioni di uomini, donne, giovani e bambini di vivere in maniera degna di esseri umani”, afferma il Pontefice, rivolgendo un pensiero particolare ai tanti profughi costretti ad abbandonare le loro terre. “Le voci dei poveri siano ascoltate in questo tempo di preparazione al Giubileo”, raccomanda a monsignor Fisichella.

Non trascurare la terra
Lungo questo cammino, inoltre, non bisogna trascurare la terra, aggiunge il Vescovo di Roma. Non dimenticare, cioè, “di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune”, come fanno già tanti giovani e giovanissimi che riconoscono “che la cura per il creato è espressione essenziale della fede in Dio e dell’obbedienza alla sua volontà”. Il Dicastero per la Nuova Evangelizzazione trovi allora “le forme adeguate” perché l’Anno Santo “possa essere preparato e celebrato con fede intensa, speranza viva e carità operosa” e perché possa essere “una tappa significativa per la pastorale delle Chiese particolari, latine ed orientali”, chiamate in questi anni “a intensificare l’impegno sinodale”.

Sarà importante aiutare a riscoprire le esigenze della chiamata universale alla partecipazione responsabile, nella valorizzazione dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo non cessa mai di elargire per la costruzione dell’unica Chiesa

Il 2024, una “sinfonia di preghiera”
In attesa della Bolla di indizione, emanata a tempo debito, il Papa dice di “rallegrarsi” nel pensare che l’anno 2024, precedente all’evento giubilare, possa essere una grande “sinfonia di preghiera”, in cui “ringraziare Dio dei tanti doni del suo amore per noi e lodare la sua opera nella creazione, che impegna tutti al rispetto e all’azione concreta e responsabile per la sua salvaguardia”. Preghiera che si traduce anche “nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano”, preghiera per fare del Padre nostro insegnatoci da Gesù un “programma di vita”.

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Perché gli eventi dei dieci segreti vengono rivelati tre giorni prima

Posté par atempodiblog le 1 février 2022

Il combattimento spirituale
Perché gli eventi dei dieci segreti vengono rivelati tre giorni prima

di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

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Gli eventi dei segreti di Medjugorje verranno annunciati tre giorni prima che accadono, specificando che cosa accade, dove accade e in che momento accade ( minuto, ora, durata dell’evento).

La Madonna ha chiesto a Mirjana di scegliere un Sacerdote che dia questo annuncio per ognuno dei dieci segreti. Il Sacerdote non dovrà fare altro che leggere, senza nulla omettere o aggiungere, quanto scritto sulla pergamena che la Madonna ha dato a Mirjana nella apparizione del Natale del 1982, giorno in cui le fu svelato il 10 segreto.

Su questa pergamena sono scritti, con una calligrafia particolare, i dieci segreti, dedicando ad ognuno poche righe. Nessuno è in grado di leggere questa pergamena se non Mirjana stessa e il Sacerdote che dovrà annunciare il segreto. Il Sacerdote incaricato sarà in grado di leggere solo il segreto indicato, ma non i successivi.

La pergamena verrà mostrata al Sacerdote una settimana prima dell’annuncio. Questa settimana sarà dedicata alla preghiera e al digiuno. L’annuncio dovrà essere dato tre giorni prima che accada l’evento.

Non vi è dubbio che un annuncio profetico che si realizza attira l’attenzione e nel medesimo tempo aumenta la credibilità delle apparizioni di Medjugorje. Man mano che gli annunci si mostrano veritieri tale credibilità aumenta.

In questo senso l’annuncio del terzo segreto che riguarda un segno (visibile, indistruttibile, durevole, che viene dal Signore) che comparirà improvvisamente sulla collina delle prima apparizioni, diverrà un evento scioccante dalla risonanza mondiale.

La Madonna non ha spiegato perché la rivelazione di ogni segreto viene fatta tre giorni prima. Però, parlando a Mirjana, ha detto di averle mostrato “cose terribili”. Ivan e la stessa Mirjana hanno affermato che i segreti riguardano il mondo e la Chiesa, con una sottolineatura per la Chiesa.

Questo porta a concludere che l’annuncio tre giorni prima ha un valore salvifico di grande importanza. Infatti in quei tre giorni le persone hanno il tempo per riflettere se credere o non credere e quali decisioni prendere.

Si tratta infatti di eventi localizzati, dei quali viene specificato il momento e la durata. Dalla decisione delle persone può dipendere la loro salvezza o la loro rovina. Per quanto Dio sia misericordioso non può salvarci se noi non crediamo.

Di qui l’importanza di arrivare a questi appuntamenti decisivi, per se stessi e per l’umanità, interiormente preparati dalla fede e dalla preghiera. Questi momenti arriveranno per quelli che credono e per quelli che non credono. Ci è stato offerto tutto il tempo necessario per prepararci. Ma questo tempo è sempre più breve.

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Padre Andriy Zelinskyy: “Porto la luce di Cristo nella guerra delle trincee ucraine”

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2022

Padre Andriy Zelinskyy: “Porto la luce di Cristo nella guerra delle trincee ucraine”
Mentre il mondo guarda col fiato sospeso l’escalation di tensione nel Paese dell’Europa orientale, padre Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica, racconta la sua azione pastorale tra i soldati che temono l’allargamento del conflitto: “Anche nella guerra, la Parola di Dio può accendere speranza”. Il grazie a Papa Francesco per la Giornata di preghiera per la pace che si è celebrata ieri: “Proviamo profonda gratitudine. Ora non ci sentiamo più soli”
di Federico Piana – Vatican News

Padre Andriy Zelinskyy: “Porto la luce di Cristo nella guerra delle trincee ucraine” dans Articoli di Giornali e News Padre-Andriy-Zelinskyy

La croce di legno sopra il giubbotto antiproiettile, il fango delle trincee sotto gli scarponi, il Vangelo in una tasca della tuta mimetica. Non è facile essere cappellano militare in Ucraina quando spirano violenti venti di guerra. “La nostra missione è quella di stare accanto ai soldati e portare a loro un pezzo di Cielo in modo che non sia pregiudicata la loro capacità di scegliere il bene, di cercare la verità, di proteggere la giustizia e perfino di contemplare la bellezza”, sussurra padre Andriy Zelinskyy.

Dolore per gli sviluppi internazionali
Lui, sacerdote gesuita della Chiesa greco-cattolica ucraina, prova profondo dolore per la tempesta che si agita nei cuori di quei ragazzi che imbracciano un fucile, spaventati da un’escalation della tensione al confine orientale del Paese. Da quando, nel 2014, sono iniziati i primi scontri armati, ha cercato di portare conforto e amore nelle zone più colpite, come quella di Pisky, di Scerokino, di Avdiyivka e di Vodiane. “In otto anni, abbiamo perso 14.000 persone. Questa può essere davvero definita una guerra ibrida, una guerra che, di fatto, già è in corso ma che in molti hanno voluto ignorare” spiega padre Zelinskyy.

Ascolto nelle trincee
C’è un osservatorio privilegiato dal quale padre Zelinskyy riesce a comprendere meglio il vero valore della vita umana: le trincee. Quei fossati, scavati dai soldati ucraini per resistere agli attacchi dei nemici,  si rivelano postazioni preziose per sondare le profondità del cuore umano. “Nel tempo – racconta il cappellano militare  proprio qui ho capito che non ci sono risposte facili da dare a chi ha perso un fratello, un amico, un compagno, in un conflitto che il mondo non riesce a vedere. Bisogna saper ascoltare e cercare di far incontrare il Signore della pace attraverso la preghiera comune”.

Aiuti anche alle famiglie
Il timore per un allargamento del conflitto ha spinto la Chiesa greco-cattolica ucraina ad intensificare gli aiuti anche nei confronti delle famiglie dei militari fornendo assistenza materiale e spirituale: ad esempio, le madri che hanno perduto un figlio condividono il loro dolore attraverso momenti di orazione mentre i bambini che hanno perso i loro padri in battaglia vengono integrati in momenti di svago e ricreativi. “La fede  dice padre Zelinskyy  aiuta a trovare la strada nelle tenebre della violenza. Anche nella guerra, la Parola di Dio può accendere una luce di speranza”.

Grati per l’intervento del Papa
Dalle famiglie dei militari e dagli stessi soldati giunge un grazie a Papa Francesco per i suoi forti appelli alla pacificazione, tra questi quello pronunciato nel post Angelus di domenica scorsa durante il quale il Pontefice aveva annunciato anche una giornata di preghiera per la pace, in programma per ieri, mercoledì 26 gennaio. Se ne fa portavoce proprio il cappellano militare: “Proviamo profonda gratitudine per tutto quello che il Papa sta facendo per l’Ucraina. Ci siamo accorti che non siamo soli e questo ci provoca un’emozione ricca e profonda. Tutti dobbiamo pregare insieme con il Santo Padre per la pace non solo per il nostro Paese ma per il mondo intero e per ogni cuore umano”.

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Torna a San Pietro la Madonna di Rue du Bac

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2021

Torna a San Pietro la Madonna di Rue du Bac
Dopo un anno di pellegrinaggio, la Vergine della Medaglia Miracolosa è stata accolta in Vaticano da Papa Francesco.
di Isabelle H. de Carvalho Isabelle H. de Carvalho  i.Media per Aleteia

Torna a San Pietro la Madonna di Rue du Bac dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-della-medaglia-miracolosa-in-Vaticano

Erano quasi mille, i fedeli ricevuti poco prima dell’udienza generale del 24 novembre 2021 da papa Francesco nella basilica di San Pietro. Mille membri della “famiglia vincenziana” venuti in Vaticano da tutta Italia per concludere una peregrinazione durata un anno attraverso numerose comunità vincenziane del Paese per celebrare il 190º anniversario delle apparizioni della Santa Vergine a Caterina Labouré.

«In questi mesi di pandemia la vostra missione ha portato speranza, permettendo a numerose persone di fare esperienza della misericordia di Dio», ha dichiarato il Pontefice, che li ha ringraziati per la loro testimonianza, pregna a suo dire dello «stile della “Chiesa in uscita”», ossia di una Chiesa «che va verso tutti a cominciare dagli esclusi e dagli emarginati».

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Il grande pellegrinaggio era stato lanciato l’11 novembre 2020 nel corso di una cerimonia durante la quale papa Francesco aveva benedetto la statua e aveva posto una corona del rosario al collo del simulacro.

Siamo molto felici di essere stati ricevuti dal Papa una volta di più […] – ha dichiarato ad i.Media padre Valerio Di Trapani, superiore del Collegio Apostolico Leoniano e organizzatore del pellegrinaggio –, e che egli abbia risposto al desiderio di tutta la Famiglia vincenziana, di essere “Chiesa in uscita”, una Chiesa che va in mezzo alla gente in questo tempo di Covid-19.

Quando la Vergine Maria è apparsa a Caterina Labouré, nel 1830, le avrebbe detto:

Venga ai piedi di questo altare, qui: le grazie si spargeranno su tutte le persone che le chiederanno con fiducia e fervore.

I vincenziani hanno dunque desiderato anche’essi di portare le loro difficoltà ai piedi della Vergine, ha spiegato padre Erminio Antonello, Provinciale d’Italia dei missionari vincenziani. Solo che stavolta è in qualche modo la Vergine ad essere venuta tra loro, un segno forte in questo periodo «in cui tutti ci chiudiamo» su noi stessi a causa della pandemia. Così il religioso:

Abbiamo voluto mostrare che era possibile tornare nelle nostre comunità con una certa libertà perché la Vergine Maria ci proteggeva.

Alcuni dei pellegrini presenti all’udienza hanno raccontato l’arrivo della statua nelle loro comunità. Ivan, seminarista in un seminario diocesano gestito dai vincenziani nella città di Piacenza, a sud di Milano, ha spiegato che la statua era rimasta nel loro collegio per tre giorni all’inizio di ottobre 2021:

Fa una certa impressione pensare che quella effigie era lì, nel nostro seminario, e che adesso è qui nella basilica di San Pietro.

Madonna-della-medaglia-miracolosa dans Coronavirus

Padre Di Trapani ha sottolineato che la fine del pellegrinaggio era anche un punto di partenza per una nuova iniziativa dei vincenziani. Adesso cominceranno una missione di evengelizzazione e di animazione parrocchiale chiamata “Tre giorni con Maria”, durante la quale si concentreranno su tre aspetti della vita cristiana – essere chiamati, abitati e inviati.

La famiglia vincenziana raccoglie tutte le comunità e realtà cristiane legate a san Vincenzo de Paoli, e raccoglie circa 2 milioni di membri nel mondo.

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Anche quest’anno estese a tutto novembre le indulgenze per i defunti

Posté par atempodiblog le 29 octobre 2021

Anche quest’anno estese a tutto novembre le indulgenze per i defunti
A causa del perdurare della pandemia e delle misure di contenimento, la Penitenzieria Apostolica viene incontro alle richieste avanzate da numerosi vescovi emanando un Decreto in cui si annuncia la proroga delle indulgenze plenarie in modo analogo al 2020
di Adriana Masotti – Vatican News

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Un Decreto della Penitenzieria Apostolica, pubblicato oggi, stabilisce la possibilità anche quest’anno di ottenere le Indulgenze plenarie per i defunti per tutto il mese di novembre. Nel testo si legge che la decisione è stata presa dopo aver ascoltato “le varie suppliche recentemente pervenute da diversi Sacri Pastori della Chiesa, a causa dello stato di perdurante pandemia”. La Penitenzieria Apostolica, dunque, “conferma ed estende per l’intero mese di novembre 2021 tutti i benefici spirituali già concessi il 22 ottobre 2020”, attraverso un analogo Decreto col quale, sempre a causa del Covid-19, le Indulgenze plenarie per i fedeli defunti venivano prorogate per tutto il mese di novembre 2020.

L’opportunità spirituale offerta dalla proroga
Il testo prosegue illustrando i benefici della proroga: “Dalla rinnovata generosità della Chiesa  si legge  i fedeli attingeranno certamente pii propositi e vigore spirituale per indirizzare la propria vita secondo la legge evangelica, in filiale comunione e devozione verso il Sommo Pontefice, visibile fondamento e Pastore della Chiesa Cattolica”.

Il cardinale Piacenza: una devozione molto sentita
Il presente Decreto, così come quello emesso l’anno scorso, in piena pandemia, vuol venire incontro alla necessità ancora viva di evitare assembramenti causa potenziale di diffusione del Covid-19 che, anche se in diversa misura, colpisce ancora la popolazione mondiale. In un’intervista a Vatican News, dello scorso 23 ottobre, il Penitenziere Maggiore cardinale Mauro Piacenza, spiegava che “la consuetudine codificata è quella dell’indulgenza plenaria in ogni giorno dell’ottavario dall’1 all’8 novembre per tutti quelli che visitano i cimiteri pregando per i defunti, e il 2 novembre, nello specifico, la visita ad una chiesa o ad un oratorio recitando il Pater e il Credo. Questo è lo standard”. Si tratta di una forma di devozione molto sentita, proseguiva il cardinale Piacenza, che si esprime nel partecipare alla Messa e nella visita ai cimiteri, per questo, perché le persone possano diluire le visite senza creare resse, “si è pensato di diluire nel tempo la possibilità di fruire delle indulgenze e così per tutto novembre si potrà acquisire ciò che era previsto per i primi 8 giorni di novembre”.

Ravvivare la fede nella vita eterna
Riguardo poi al legame tra la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti il Penitenziere Maggiore ricordava che: “Siamo chiamati in questi giorni a ravvivare la nostra certezza nella gloria e nella beatitudine eterna” e raccomandava: “chiediamo con umiltà e fiducia il perdono per quanti ci hanno lasciati, per le loro piccole o grandi mancanze, loro che comunque sono già salvati nell’amore di Dio, e rinnoviamo il nostro impegno di fede”.

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Saranno beati due missionari che difesero gli indigeni in Argentina

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2021

Saranno beati due missionari che difesero gli indigeni in Argentina
I nuovi decreti della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzati dal Papa, riguardano quattro prossimi Beati, tra cui Giovanni Paolo I, e quattro nuovi Venerabili tra di loro la Serva di Dio Maddalena di Gesù, fondatrice delle Piccole Sorelle di Gesù, ispirata a Charles de Foucauld
di Benedetta Capelli – Vatican News

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Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti che riguardano 4 beati e 4 venerabili. E’ stato riconosciuto il miracolo attribuito all’intercessione di Papa Luciani, Pontefice per 33 giorni, si tratta della guarigione di una bambina a Buenos Aires, in Argentina, avvenuta il 23 luglio 2011.

Uccisi mentre testimoniavamo il Vangelo
Missionari, evangelizzatori, pronti a servire Gesù in ogni luogo del mondo. E’ la storia di fede di due preti, vissuti nel 1600, Pietro Ortiz de Zárate, sacerdote diocesano, e Giovanni Antonio Solinas, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, entrambi uccisi in odio alla fede il 27 ottobre 1683 a Valle del Zenta (Argentina). Erano in quella zona insieme a 18 laici, tra di loro anche alcuni indios convertiti, e vennero colpiti dagli aborigeni appartenenti alle tribù di Tobas e Mocovíes, avevano appena celebrato la Messa. Sui loro corpi segni di violenza e di tortura. Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, molte tribù erano in lotta tra loro e i missionari, che portavano il messaggio di pace del Vangelo, si trovarono al centro di tali contrasti. L’odium fidei fu la motivazione prevalente dell’agire dei carnefici.

Pietro Ortiz de Zárate era nato il 29 giugno 1626 a San Salvador de Jujuy (Argentina), in una famiglia di origine basca, a 17 anni si sposò con una donna benestante ed ebbe due figli. Dopo la morte della moglie, seguì la vocazione al sacerdozio, venne ordinato nel 1657. La sua vita fu segnata da un’intensa attività apostolica tra gli indigeni, dall’impegno nella preghiera, dall’attenzione al culto divino e alla musica sacra e per l’amministrazione dei sacramenti ai poveri e ai malati.

Giovanni Antonio Solinas era nato ad Oliena, in provincia di Nuoro e nel 1663 entrò nella Compagnia di Gesù. Dopo il noviziato trascorso a Cagliari, emise la professione religiosa il 16 giugno 1665. Nei primi mesi del 1672 manifestò ai superiori la vocazione missionaria, orientata verso gli aborigeni americani. Il suo primo campo di apostolato fu nella Reducción di Itapúa (Paraguay), dove si distinse per lo zelo apostolico e la carità verso i nativi. Nel 1683 venne destinato alla missione del Chaco, insieme al Servo di Dio Pietro Ortiz de Zárate con il quale condivise la morte.

Beata una Piccola Suora dell’Annunciazione
Era colombiana suor Maria Berenice Duque Hencker, nata il 14 agosto 1898 a Salamina. La sua vita religiosa iniziò nella Congregazione delle Suore Domenicane della Presentazione e poi con il permesso dell’arcivescovo di Medellín, il 14 maggio 1943, pose le basi della Congregazione delle Suore dell’Annunciazione, diventandone superiora. Al 2004 risale il miracolo attribuito alla sua intercessione e riguardante un giovane colombiano che in gravi condizioni di salute ricevette in ospedale una medaglia di Madre Maria Berenice e un’immaginetta con la preghiera.

Sui passi di Charles de Foucauld
Riconosciute le virtù eroiche di due suore e due sacerdoti: diventano quindi venerabili. La prima è la fondatrice delle della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, Maddalena di Gesù, nata il 26 aprile 1898 a Parigi. La sua storia si intreccia con quella del Beato Charles de Foucauld, leggendo una sua biografia rimase colpita e iniziò un discernimento compromesso però dalla sua fragile salute. Su indicazione dei medici scelse di trasferirsi in un luogo più consono alle sue condizioni e scelse l’Algeria. Si distinse per l’assistenza ai poveri ma si fece strada in lei anche l’importanza della contemplazione per essere segno della tenerezza di Dio verso i poveri e gli esclusi. È nel 1947 che la Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù viene approvata, suor Maddalena si impegna a diffondere le piccole comunità contemplative soprattutto in Medio Oriente, l’ecumenismo diventò una delle sue priorità. Ebbe un’amicizia profonda con i futuri papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. L’espressione, cara al Beato de Foucauld – “Gesù è il Maestro dell’Impossibile” – ritornava spesso in lei soprattutto nei momenti più difficili.

L’abbandono a Gesù
Anche suor Elisabetta Martinez aveva una salute precaria ma venne incoraggiata da diversi Pontefici a continuare la sua opera caritativa, intrapresa con la fondazione della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca. Nata il 25 marzo 1905 a Galatina, in provincia di Lecce, fondò numerose comunità in Italia, Svizzera, Belgio e Stati Uniti e, nel 1946, trasferì la sede della casa generalizia e del noviziato a Roma. La sua fede si nutriva dell’adorazione eucaristica, la speranza per lei era capacità di attendere, senza lamentarsi e senza abbattersi, confidando nei tempi del Signore per portare a termine i suoi progetti. Fu calunniata anche da alcune sue consorelle che lei perdonò accompagnandole con la preghiera.

Arrestato perché mise in salvo le Ostie consacrate
Diego Hernández González, era un sacerdote diocesano nato il 3 gennaio 1915 a Javalí Nuevo, in Spagna, vivendo nel periodo della guerra civile e in piena persecuzione religiosa. Venne arrestato da seminarista perché aveva messo in salvo le Ostie consacrate durante l’incendio doloso della chiesa parrocchiale, fu sottoposto ai lavori forzati presso un campo di lavoro a Orihuela e poi in Andalusia. Il 9 giugno 1940 venne ordinato sacerdote a Barcellona, diventò direttore della Casa sacerdotale di Alicante. La virtù della carità verso Dio plasmò tutta la sua vita in totale disponibilità verso gli altri, in particolare verso gli ammalati, i bambini e i giovani. Per questi creò anche un cinema nella parrocchia. Fondò una scuola per ragazze che avevano bisogno di imparare a leggere e a scrivere.

Un confessore misericordioso
Attratto dalla spiritualità francescana, Giuseppe Spoletini nato il 16 agosto 1870 a Civitella, oggi Bellegra, fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1894 a Palestrina. Nei primi anni di ministero, si dedicò in modo instancabile al sacramento della Riconciliazione nella chiesa romana di San Francesco a Ripa dove tornò nel 1944. Uomo di pietà e di preghiera esortava a vivere una vita buona, operosa e piena di carità. Soprattutto nel confessionale mostrò misericordia nell’accogliere le persone in qualsiasi momento, anche quando era stanco e spossato. Durante la Seconda Guerra Mondiale si prodigò nel dare rifugio a ricercati dai nazisti e dai fascisti.

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Nella felicità eterna non dimenticherò gli uomini in terra

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2021

Nella felicità eterna non dimenticherò gli uomini in terra dans Citazioni, frasi e pensieri santa-maria-faustina-elena-kowalska

Nella felicità eterna non dimenticherò gli uomini in terra, impetrerò la divina Misericordia per tutti, specialmente per coloro che furono cari al mio cuore. Anche la più profonda immersione in Dio non m’impedirà di ricordarmi di loro.

Santa Faustina Kowalska

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