Guardare con gli occhi della misericordia i fratelli che soffrono

Posté par atempodiblog le 6 février 2010

Guardare con gli occhi della misericordia i fratelli che soffrono dans Fede, morale e teologia papaeisofferenti

L’11 Febbraio, ricorrenza della prima apparizione della Vergine Immacolata a Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del malato.  E’ un invito a guardare con gli occhi della misericordia i fratelli che soffrono, ad imitazione di Gesù, che, pur nella fatica dell’apostolato, non ha mai trascurato i malati. Per alcuni la malattia è un’esperienza passeggera, per altri è uno stato di vita permanente. Specialmente verso questi ultimi dobbiamo avere un riguardo particolare. Tutto ciò che avremo fatto per loro è come se l’avessimo fatto a Gesù. Non trascuriamo i nostri malati e non lasciamoli nella loro solitudine. Le persone anziane e i disabili abbiano il primo posto nel nostro cuore.

Dobbiamo aiutare i malati a guardare alla loro sofferenza nella luce della fede.  Nessuno più di loro è unito alla Croce del Signore e partecipa con lui all’opera della redenzione delle anime. La malattia accettata e offerta è una fonte insesauribile di grazie. Come non essere grati a quei malati che ci accolgono col loro sorriso dolce e paziente?

Santa Bernadetta, con la sua vita crocifissa, ha ottenuto che Lourdes fosse un luogo di benedizione per tutti i malati del mondo. Affidiamo alla sua intercessione in modo particolare tutti i malati che ascoltano Radio Maria, perché lo Spirito Santo riveli ai loro cuori il valore inestimabile della sofferenza.

di Padre Livio Fanzaga

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Lourdes come non l’avete mai letta

Posté par atempodiblog le 6 février 2010

Ecco i testi (semisconosciuti in Italia) che i giganti della letteratura hanno dedicato al santuario mariano più famoso del mondo
di Paolo Greco – Tempi

Lourdes come non l'avete mai letta  dans Apparizioni mariane e santuari lourdes

«Malgrado tutto, come siete strana, Madre Nostra! Qui, da principio non vi riconoscevo in questa immagine di giovinetta, di prima di Betlemme e di prima del Golgota… Voi che, mentre eravate viva in terra non avete fatto mai miracoli, ne fate ora… Luce di bontà che non conosce sera, rifugio degli afflitti, Maria, sorgente di ogni compassione, Madre di ogni pietà». È suggestiva l’immagine della Madonna – quasi sempre silenziosa nel Vangelo, anche dinnanzi alla Croce, e che a Lourdes appare e compie miracoli – di Karl-Louis Huysmans, che troviamo in La folla di Lourdes, libro che risale al 1907, poco prima della sua morte. Pur non essendo tra i più noti lavori dell’autore di A ritroso, Laggiù e En Route (la descrizione del percorso che lo porterà alla conversione al cattolicesimo), La folla di Lourdes contiene pagine intense e di profonda verità, anche sugli aspetti degenerativi della cittadina. L’autore francese, con la sua scrittura nervosa e irregolare che ne rifletteva il carattere difficile, non poteva non rilevare i contrasti fra l’aspetto spirituale e la contrastante realtà di quanto vedeva a Lourdes, divenuta regno dei bottegai e affollata di pellegrini «che sostano davanti ai negozi di oggetti religiosi, sulle cui insegne si legge il nome di Soubirous… così la famiglia agita come una bandiera commerciale il nome della veggente…» ma senza che ciò sminuisse l’autenticità della sua fede.
«Bisogna confessare che a Lourdes si vive in uno straordinario clima spirituale», scrive. «Ci si muove nella camera di combustione della pietà. Le ininterrotte urla di Ave, il continuo ondeggiare di folle che si ha sotto gli occhi, l’incessante spettacolo di gente che soffre e di gente che si diverte, mangia e beve seduta sull’erba, come in una gita domenicale, alla fine sbalordisce. Si vive in una dimensione senza proporzioni; il massimo del dolore, il massimo della gioia: ecco Lourdes». Di Lourdes si sono occupati molti grandi scrittori ma se ne è parlato poco nei centocinquant’anni dalla prima apparizione della Vergine Maria a Bernadette Soubirous, l’11 febbraio del 1858, anche perché si tratta di libri introvabili in Italia, se non in poche biblioteche, o addirittura mai tradotti. Per citarne alcuni oltre a Huysmans, troviamo i nomi di Maurice Barrès, Leon Bloy, Francis Jammes, François Mauriac, Franz Werfel, Emile Zola e Alexis Carrel, il medico francese convertitosi nel 1903 dopo aver assistito a un miracolo, futuro premio Nobel per la Medicina e autore del celeberrimo L’uomo questo sconosciuto. Nessuna altra località legata al culto mariano è stata oggetto di tanta letteratura e anche da questo punto di vista la città dei Pirenei raggiunge un primato, oltre a quello di essere il luogo di pellegrinaggio più famoso nel mondo, visitato ogni anno da oltre cinque milioni di persone, un numero superiore a quello di coloro che si recano alla Mecca o a Benares.

L’interrogativo di un demolitore
Il romanzo di maggior successo e clamore per le polemiche suscitate è Lourdes di Emile Zola, il maestro del naturalismo letterario, a cui si era ispirato l’amico Huysmans nelle prime opere e che non ha mai fatto mistero del suo radicale ateismo, pubblicato nel 1894 nella trilogia sulle Tre città: Parigi, Lourdes, Roma.
Zola si era recato una prima volta nella cittadina dei Pirenei nel 1891, per ritornarvi l’estate dell’anno successivo, durante un pellegrinaggio nazionale. Unitosi alla folla con il taccuino in mano per annotare scrupolosamente quanto vedeva, non riuscì a passare inosservato per la popolarità di cui godeva e la stampa avanzò persino l’ipotesi di una sua conversione, smentita dallo scrittore durante una visita al bureau medico delle constatazioni quando, pur avendo assistito ad una guarigione giudicata miracolosa, ribadì di «non credere ai miracoli, ma piuttosto al bisogno degli
uomini di credervi». Zola riteneva che la scomparsa di una malattia fosse da attribuire a fattori nervosi, di autosuggestione, sulla base delle teorie sostenute da Jean-Martin Charcot sull’isterismo.

La struttura narrativa di Lourdes – non dobbiamo dimenticare che ci troviamo di fronte a uno scrittore d’indiscutibile bravura – fu studiata per far colpo sul lettore, costruita com’è su un suggestivo percorso psicologico in chiave antireligiosa. Basti pensare al protagonista, un giovane sacerdote che proprio durante un viaggio a Lourdes perde la fede. Il romanzo suscitò un enorme scandalo. La Chiesa lo mise all’indice e Léon Bloy definì l’autore «il cretino dei Pirenei». Eppure alcuni hanno giudicato l’opera di Zola, nonostante le idee contenute, un lavoro avvincente se pensiamo alla coinvolgente capacità narrativa di Zola, superbo narratore delle folle di Parigi, degli scenari di massa, dei mercati, dello squallore delle periferie popolate da un’umanità umiliata da lavori massacranti, distrutta dall’alcool, da debolezze e vizi di ogni tipo, oltre alle miserie morali dei ricchi. A Lourdes lo scrittore francese è riuscito magistralmente a cogliere lo scenario corale del luogo: la moltitudine degli ammalati, dei moribondi, dei corpi dilaniati dalla sofferenza, dei loro accompagnatori, dei barellieri, dei medici, dei sacerdoti. Tutto il mondo del dolore, del disperato desiderio di guarire. Il suo è un affresco potente, una vera e propria sinfonia sull’infinita sofferenza e sulla misera umana, sulla forza della superstizione religiosa nell’illusione di ricevere l’aiuto dalla Vergine, in un’ironica e tragica cornice di preghiere e invocazioni senza fine. Ciò spiega la popolarità raggiunta dal libro, ma forse non ci si è soffermati, pur nel radicale pessimismo, su alcuni suoi sorprendenti aspetti. Il rispetto per Bernadette, ad esempio, che suona strano in un testo tanto sprezzante. Lo dimostra l’episodio in cui il sacerdote protagonista, che avverte già nel suo cuore lo spegnersi della fede, incontra dopo molto tempo un amico medico conosciuto anni prima a Parigi, allora convinto ateo e poi convertitosi, dopo la morte della moglie e della figlia, e andato a vivere a Lourdes abbandonando la professione. L’uomo è vecchio, schiacciato dalla solitudine e dal dolore, ma conserva la speranza di rivedere un giorno i suoi cari. Non sostiene, come in passato, che Bernadette fosse un’ammalata, un’allucinata. Racconta d’averla incontrata, nel convento in cui si era ritirata, e di aver trovato «una creatura pura ed adorabile», dagli «occhi stupendi, di una limpidezza infantile, che non parlava mai delle sue visioni e svolgeva lavori umili». Bernadette non ha goduto, dice all’amico, del suo trionfo a Lourdes. «Se avesse avuto uno spirito intrigante e imperioso, la grotta sarebbe stata sua, sua la basilica, la vedremmo in un trono durante le cerimonie, sotto un baldacchino… Sarebbe lei a dispensare i miracoli, lei a guidare la folla al cielo con un gesto di comando, avrebbe preso parte al suo successo e invece se ne è spogliata, non ha partecipato al trionfo di cui è stata l’artefice». Descrizione bellissima in cui si avverte, nell’autore, pur nella sua impietosa e ironica visione di Lourdes e dello sconvolgente panorama «di tutte le malattie del mondo», quasi un momento di pausa, una nota dissonante, un’interrogazione silenziosa nell’ininterrotta invettiva contro la speranza e la superstizione. Si tratta di momenti, è vero, ma sono momenti che accrescono la tensione narrativa e che alla fine lasciano aperto il mistero di Lourdes, nonostante Zola si sforzi di demolirlo.

Tra fede e scetticismo
Neppure il racconto del 1931 Pellegrini di Lourdes di François Mauriac, premio Nobel per la Letteratura nel 1952 e da molti giudicato il massimo scrittore cattolico del secolo scorso, raggiunse il successo che si sarebbe potuto immaginare. È il racconto di due amici, Agostino e Sergio, assiduo credente il primo e scettico il secondo, che si trovano assieme a Lourdes. Il taglio narrativo dello scrittore, che aveva saputo superbamente descrivere nei suoi romanzi il conflitto fra la carne e lo spirito, qui è piuttosto debole. Le riflessioni di Agostino sono di natura religiosa sui santuari, sul culto delle Vergine, mentre i pensieri di Sergio sono aderenti alla visione di nichilismo e di sconforto di chi non crede. Lourdes, ammette l’uomo, è «il luogo in cui nessuno può evitare di guardare in faccia il suo destino. È impossibile per me fare a Lourdes tre passi senza chiedermi in cosa credo e in cosa non credo». L’uomo tuttavia desidera sfuggire a queste domande, sottrarsi a un mondo nauseabondo popolato da malati e da devoti, ritornare alla vita semplice, normale, anche se
ne avverte il vuoto, l’inconsistenza, come quando incontra in un ristorante due affascinanti amiche: i loro berretti assurdi, i buffi capelli arricciati, le gote e le labbra dipinte, le lunghe ciglia incollate gli appaiono ridicoli. «Ridevano senza aver voglia di ridere, ripetevano senza convinzione cose che avevano sentito dire. Le sente sincere solo quando si lamentano di dover cambiare i pneumatici poiché erano arrivate senza autista» e rifiuta di seguirle a Biarritz, dove, attorno alle povere creature che ricoprono le spiagge, fioriscono tutte le cupidigie. Pagina modernissima che ci ricorda il vuoto, il nulla che caratterizza la vita di molti giovani nella società odierna. Sergio tuttavia rimane ancorato ad un’esistenza priva di fede, senza speranza.

Il debito del fuggiasco
Il romanzo più commovente su Bernadette viene però paradossalmente da uno scrittore di formazione completamente diversa da quella cattolica. È Il canto di Bernadette dell’ebreo Franz Werfel. Nato a Praga nel 1890, amico di Franz Kafka e di Max Brod, amante della bella vita e terzo marito di Alma, vedova del musicista Gustav Mahler, tra le donne più affascinanti di Vienna e non solo intellettualmente, Werfel scrisse romanzi di successo tra i quali Una scrittura femminile azzurro pallida e, con intuito profetico pochi anni prima dello sterminio nazista degli ebrei, I quaranta giorni di Mussa Dagh, sulla deportazione degli armeni, la sua migliore opera. Abbandonata l’Austria per motivi razziali, nel 1940 lo scrittore si trovava con la moglie in Francia da dove cercò, senza riuscirvi, di raggiungere il Portogallo, attraverso la Spagna, per sfuggire ai tedeschi. Alcuni amici suggerirono allora alla coppia di cercare una via di scampo a Lourdes, dove le truppe di Hitler non erano ancora giunte. Werfel rimase nella cittadina alcune settimane in uno stato d’animo di angoscia e di paura, ma conobbe «qualcosa di grande importanza: la splendida storia di Bernadette Soubirous». Decise allora di fare un voto: se fosse riuscito a mettersi in salvo e raggiungere gli Stati Uniti avrebbe scritto un libro su di lei. Così è stato.
Il canto di Bernadette è un romanzo bellissimo, che «racconta meravigliosamente una storia meravigliosa» rigorosamente fedele ai fatti. Il successo fu tale che nel 1943 il regista Henry King ne girò un film con la splendida interpretazione di Jennifer Jones, film che ottenne ben quattro Oscar. L’autore probabilmente fece in tempo a vederlo, poiché sarebbe morto nel 1945 a Los Angeles. La lettura di Werfel insegna che per capire il mistero, il fascino di Lourdes, bisogna partire dalla semplicità, dalla modestia e dalla sottomissione di Bernadette, una poverissima ragazza, semianalfabeta e di salute cagionevole che un giorno vide in una grotta la « bella Signora » con il Rosario in mano che le disse di essere l’Immacolata Concezione – espressione di cui anche oggi pochi cattolici conoscono il significato – e che non sarebbe stata felice in questa vita ma in un’altra, come insegna il messaggio evangelico: non è in questo mondo che potremo trovare una risposta alla presenza del male e del dolore. Avrebbe potuto la semplice mente di Bernadette inventarsi queste parole? È la domanda alla quale il non credente deve dare una risposta. Nessuno fino ad ora ci è riuscito.

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Onna resta in piedi una casa “protetta” dalla Madonna

Posté par atempodiblog le 8 avril 2009

Onna resta in piedi una casa “protetta” dalla Madonna dans Articoli di Giornali e News madonnar

Onna resta in piedi una casa “protetta” dalla Madonna

A Onna, nel paese praticamente raso al suolo dal terremoto di ieri notte, c’è una casa rimasta in piedi che nel cortile ha una statua della Madonna di Lourdes. A segnalare il fatto è la presidente regionale dell’Unitalsi, Maria Lilia Ranalletta, che da ieri si trova sul luogo del disastro con i volontari a soccorrere la popolazione.

«Tutto il paese è completamente distrutto – dice la donna – l’unica casa assolutamente intatta è un’abitazione dove nel cortile c’è una piccola statua della Madonna di Lourdes, di circa 30 centimetri che è rivolta verso la casa. Non faccio nessun commento: l’unica cosa che posso dire e che nella mia esperienza sia nell’Unitalsi che nella vita questo non rappresenta un fatto eccezionale. Tante volte ho visto case di questo tipo e io insieme a tanti volontari abbiamo la certezza della protezione speciale della Madonna. È un fatto che non mi meraviglia».

Fonte: Il Sussidiario.net

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TV Lourdes

Posté par atempodiblog le 17 février 2009

Mercredi 18 février
vers 21h30 (GMT+1)
Arrivée de la procession mariale aux flambeaux à la Grotte des Apparitions, avec la petite châsse contenant les reliques de sainte Bernadette

Chaque année, le 18 février, jour de la Sainte Bernadette, la procession aux flambeaux part de l’église paroissiale de Lourdes et traverse les rues de la cité mariale : le reliquaire est porté en tête de procession. Cette dernière se termine à la Grotte : le reliquaire est posé sur l’autel central et la foule des pèlerins et des Lourdais prie à l’unisson.

TV Lourdes dans Apparizioni mariane e santuari iconarrowti7 http://www.lourdes-france.org/modules/actu/popup.php?contexte=fr&id_actu=786&largeur=600&hauteur=600

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Michele Ferrero: il magnate devoto della Madonna

Posté par atempodiblog le 20 décembre 2008

« Il successo della Ferrero lo dobbiamo alla Madonna di Lourdes, senza di Lei noi possiamo poco ».

Così disse Michele Ferrero alle celebrazioni per il cinquantenario della fondazione dell’azienda.

In ogni stabilimento c’è una statua della Santa Vergine.

Tratto da: mariadinazareth.it
Per approfondire  Michele Ferrero: il magnate devoto della Madonna dans Lourdes Freccia Michele Ferrero: il magnate che piange davanti agli operai

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Il primo Santuario alla Beata Vergine di Lourdes in Italia

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2008

A Napoli è stato dedicato il primo Santuario alla Beata Vergine di Lourdes. Qui si recava in pellegrinaggio anche San Giuseppe Moscati, di cui si conserva una sua lapide in onore alla Madonna nella Cappella della Grotta. Oggi (4 dicembre) è il giorno in cui si celebra la ricorrenza della inaugurazione della Grotta.

Giovedì 11 Dicembre 2008, in conclusione del 150 anniversario delle Apparizioni di Lourdes, sarà celebrata alle ore diciotto la Messa Solenne presieduta dal Vescovo Di Donna. Al termine ci sarà una fiaccolata dal Santuario all’esterno dove è collocata la statua della Vergine di Lourdes.
Gradini S. Nicola da Tolentino al Corso Vittorio Emanuele (Cariati) – Fermata Funicolare 80135 Napoli

Il primo Santuario alla Beata Vergine di Lourdes in Italia dans Apparizioni mariane e santuari 4ierlf


Figliuolo affezionato e devoto di Maria, S. Giuseppe Moscati onora con particolari pratiche la Vergine Immacolata. È felicissimo nel frequentare la quindicina che ogni anno segue la festività nella Chiesa di S. Nicola da Tolentino. Il freddo, la pioggia, il lavoro, nulla lo trattiene dal partecipare al pubblico omaggio, che si rende alla Madre Celeste, da lui venerata anche sotto altri titoli approvati dalla Chiesa. Nell’agosto del 1923, di ritorno da Edimburgo, egli appaga il desiderio di pellegrinare alla grotta di Lourdes e, nonostante la stanchezza che da tempo aveva, scrive una lunga lettera ai suoi familiari in cui descrive non tanto l’ambito del Santuario, di cui « dapprincipio non ebbe una grande impressione », e « la statua non bella della Vergine », quanto piuttosto l’esperienza di fede. Egli è colpito dagl’infermi che pregano durante la processione eucaristica e implorano la guarigione.

Forse avrebbe voluto assistere ad un miracolo! Infatti annota: « nessuna guarigione »; ma, da uomo di fede, subito aggiunge: « Iddio che può in un istante ridare la vita, che è onnipotente, si volge ai cuori, alle anime, le inonda di sempre maggiore grazia. Non rimase la Bernadette, quella a cui prima apparve la SS. Vergine, per gli ultimi 8 mesi di sua esistenza paralitica su di una sedia”.

Moscati ha così riportato nel solco della vera fede un sentimento che poteva avere effetti devianti e con le sue riflessioni ha dimostrato ancora una volta di aver perfettamente compreso la sapienza della Croce.Tre anni dopo dedicò alla Vergine di Lourdes nella Chiesa di S. Nicola da Tolentino la seguente lapide:

 

VENI COLUMBA
IN FORAMINIBUS PETRAE
IN CAVERNA MACERIA OSTENDE FACIEM TUAM
SONET VOX TUA
MOSTRA TE ESSE MATREM A.D. 1926
GIUSEPPE MOSCATI


Tratto: gesuiti.it


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La lapide è ancora lì ad attestare la devozione di S. Giuseppe Moscati per la Vergine di Lourdes:

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Lapide donata da Francesco e Rosa Moscati al Santuario della Beata Vergine di Lourdes in rigraziamento dell’intervento dell’Immacolata per la guarigione della loro figlia e per un altro favore ricevuto:

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Napoli
Santuario di Lourdes
Il Santuario della Madonna di Lourdes, collocato sul dorso del colle di S. Martino in Napoli, a ridosso del Corso Vittorio Emanuele, era in origine una Chiesa fondata dai PP. Agostiniani e dedicata a un Santo Agostiniano, S. Nicola da Tolentino. La Chiesa di San Nicola da Tolentino, come risulta inequivocabilmente dalla documentazione rinvenuta, è da ritenersi costruito tra il 1619 ed il 1631 (anno della sua consacrazione) su progetto di Giovan Giacomo di Conforto.
Dai PP. Agostiniani passò in proprietà dei PP. Certosini e dal 1836 dei PP. Vincenziani con l’annesso Convento per la formazione della gioventù missionaria.
Tra i primi Vincenziani che abitarono questa Casa Religiosa sono Vincenzo Scacciapietra, Arcivescovo di Smirne, S. Giustino de Jacobis, Primo Vicario Apostolico dell’Abissinia.
In occasione del colera del 1836 Giustino de Jacobis promosse una processione della Madonna Immacolata della Medaglia Miracolosa e, per una grazia evidente, il colera cessò. Per gratitudine il Re di Napoli, Ferdinando II di Borbone, fece coniare e diffondere un milione di Medaglie Miracolose in oro, argento e alluminio. Questa statua si conserva in una saletta adiacente la Sacrestia.

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Nell’immagine è possibile vedere la statua collocata nell’angolo destro dove viene posta nel periodo della Novena all’Immacolata.

Il Santuario della Madonna di Lourdes è stato forse il primo in Italia a suscitare e diffondere la devozione all’Immacolata di Lourdes alcuni anni dopo le apparizioni.
Infatti nella prima Domenica di ottobre del 1873 fu esposta alla venerazione dei fedeli un’immagine dell’Immacolata venuta da Lourdes che ancora oggi si conserva come un prezioso ricordo.
Nel 1874 questa immagine di carta fu sostituita da un plastico che raffigura la Vergine nella grotta con Santa Bernardette in ginocchio.
Questo plastico si può ammirare nel Santuario subito a sinistra di chi entra.
Nello stesso anno si recò a Lourdes il primo pellegrinaggio composto dal Comitato Civico Napoletano.
Ritornando dalla Francia, i pellegrini espressero il desiderio di riprodurre nella Chiesa di San Nicola da Tolentino una Grotta in tutto simile a quella di Lourdes.
L’idea fu realizzata. Il 4 dicembre 1875 fu inaugurata la Grotta delle Apparizioni ed insieme fu fondata l’Associazione detta dei <<Pellegrini di Lourdes>>. Degni di nota sono la bellissima statua che fu fatta venire dalla Francia e una pietra estratta dalla grotta di Lourdes , messa in cornice sulla parete destra della Cappella.
La Grotta divenne in breve centro di devozione mariana e meta di pellegrinaggi che da ogni parte della città di Napoli e dalle Provincie vennero per pregare, ascoltare la Parola di Dio e chiedere grazie come a Lourdes.

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Nel 1906 il Papa San Pio X concesse che il Card. Prisco, Arcivescovo, incoronasse, con una corona d’oro la miracolosa statua collocata nel tempietto.
In questo fervore mariano si pensò di arricchire e abbellire la Chiesa che originariamente era semplice e tutta bianca.
Essa misura m. 36×19. Nel 1886 fu ampliato il Presbiterio e l’Altare Maggiore, consacrato da S. Ecc. Mons. Filippo Gallo, Vincenziano, il 14 maggio 1886; fu dedicato alla Madonna di Lourdes.
Fu anche rifatto in marmo pregiato a colori e a disegni artistici tutto il pavimento e dell’atrio.
Ugualmente preziosi sono gli altari laterali, specialmente quello dedicato a S. Nicola da Tolentino (il primo a sinistra di chi guarda l’Altare Maggiore). Il soffitto e le pareti più ampie furono dipinte da esimi artisti quali S. Altamura, Hay, Galloppi, Cannevale.
La tela dell’Altamura è oggi conservata nella “Sala delle Assemblee” al piano chiostro dell’Istituto Vincenziano annesso alla Chiesa.
Caratteristica, forse unica, fra tutte le Chiese d’Italia, è che quasi tutte le pareti, i pilastri del Santuario e persino le pareti della Sacrestia sono ricoperte da lapidi ex-voto attestanti la riconoscenza all’Immacolata di Lourdes per grazie ricevute.
La prima è del 1875, diciassette anni dopo le Apparizioni. Se ne contano più di 3,000.
Nel 1908, cinquantesimo delle Apparizioni di Lourdes, sul piano antistante la scalinata d’accesso al Santuario, fu eretta un monumento in marmo rappresentante la Vergine di Lourdes a protezione delle contrade circostanti.

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Che Ella abbia realmente dimostrata la Sua materna protezione, si rivela dalle lapidi messe all’ingresso del Santuario esprimenti la riconoscenza dei fedeli per lo scampato pericolo durante i terrificanti bombardamenti delle due guerre mondiali.

Tratto dall’opuscolo del Santuario “Maria mi attende… bisogna che io vada!”

Date importanti
11 Febbraio
La quindicina che va dal 18 febbraio al 4 marzo in ricordo delle principali apparizioni a Bernadette.

L’11 di ogni mese alle ore 18 Messa delle Grazie.

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Quando la scienza riconosce la fede

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2008

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Alexis Carrel e Lourdes
Quando la scienza riconosce la fede

«Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te. (…) Il Tuo nome è più dolce del sole del mattino. Prendi Tu il peccatore inquieto dal cuore in tempesta che si consuma nella ricerca delle chimere. Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni, quello di credere in Te, di amarti come i frati dall’anima candida». Questa bella preghiera è stata composta da un grande scienziato, il medico francese Alexis Carrel, premio Nobel nel 1912 grazie alla scoperta di un particolare punto di sutura che poi ha permesso la pratica della trasfusione di sangue, pratica che ha salvato e che salva tante vite umane. Il dottor Carrell era agnostico, ma fu convertito grazie a un viaggio a Lourdes dove poté constatare ciò che egli riteneva inconstatabile.

di Corrado Gnerre


Alexis Carrel nacque a Lione nel 1873. La sua famiglia era di commercianti benestanti. Rimasto orfano di padre, a cinque anni lasciò Lione per andare a vivere in campagna con la mamma. Tornò poi a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina.
Furono propri gli studi universitari a spingerlo ad abbandonare le convinzioni religiose ricevute dall’educazione familiare per abbracciare la filosofia positivista e materialista. Conservò però sempre una forte nostalgia verso le certezze della sua fanciullezza, soprattutto avvertiva l’inquietudine che gli procuravano quelle nuove convinzioni positiviste, incapaci di dare una persuasiva risposta al senso della vita e della morte.
Lui stesso, dopo la conversione, scrisse di quel periodo parlando di sé in terza persona: «Assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della critica tedesca, [Carrel] s’era convinto a poco a poco che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna. E le sue idee religiose, distrutte dall’analisi sistematica, l’avevano abbandonato, lasciandogli il ricordo dolcissimo di un sogno delicato e bello. S’era allora rifugiato in un indulgente scetticismo (…) La ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana, solo lo studio dei fenomeni, interessante. Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo spirito; ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza».

 La decisione di andare a Lourdes 
In quegli anni, negli ambienti medici, si discuteva molto di Lourdes e dei miracoli che vi avvenivano. C’era chi ci credeva e c’era chi era profondamente scettico. Nel 1894, il famoso scrittore Emile Zola, dopo esser stato a Lourdes e pur essendo stato testimone di fatti inspiegabili, aveva scritto un libro in cui negava decisamente la veridicità delle apparizioni.
Anche Carrel, nel suo positivismo, era convinto che quelli di Lourdes fossero solo sedicenti “miracoli”, in realtà guarigioni frutto di autosuggestione. Volle però andare a constatare di persona e, nel 1902, partecipò come medico a un pellegrinaggio, occasione che gli fu offerta da un collega che aveva dovuto rinunciare all’ultimo momento. Da questo viaggio venne fuori un libro che ebbe il titolo di Viaggio a Lourdes. 

L’incontro con Marie Ferrand
Alexis Carrel era in incognito. Solo pochi conoscevano la sua identità. Voleva solo constatare e aiutare qualche malato. Nel suo scompartimento giaceva una giovane donna, Marie Ferrand (chiamata così nel libro, ma in realtà si chiamava Marie Bailly). Era gravissima: ventre gonfio, pelle lucida, costole sporgenti, addome teso da materia solide, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta, gambe gonfie, cuore veloce. Si trattava di peritonite tubercolare.
Dolori tremendi! Il dottor Carrel le praticò un’iniezione di morfina. «Avete ancora i genitori?», le domandò gentile il medico. «No, sono morti di tubercolosi da alcuni anni», rispose la donna.
Dall’età di quindici anni, ella era tubercolotica. I medici che la tenevano in cura dicevano che ormai era all’ultimo stadio. Ella però, pur sentendosi alla fine, era convinta che la Vergine, a Lourdes, le avrebbe concesso qualcosa d’importante: se non la guarigione, almeno la forza per morire in pace.

Il dialogo con un amico credente
Arrivato a Lourdes, incontrò un suo vecchio compagno di collegio, nel suo libro-diario ne riporta solo le iniziali: A.B. Gli chiese: «“Sai se qualche malato è guarito, stamane, nelle piscine?” “No, nessuno. Però vidi un miracolo davanti alla grotta. Una suora che camminava con le stampelle arrivò, si fece una gran segno di croce, bevve l’acqua della fonte miracolosa… Subito il suo viso s’illuminò, buttò via le stampelle, corse agile alla Grotta, gettandosi in ginocchio davanti alla Vergine… Era guarita”. “La sua guarigione – fece Carrel – è un caso interessante di autosuggestione!”. “Quali sono – ribatté l’amico – le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l’esistenza del miracolo?”. “La guarigione improvvisa di una malattia organica – rispose Carrel – Una gamba tagliata che rinasce. Un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei! Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non il minimo timore di arrivare a questo…
C’è una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato dieci volte ed è in pericolo di vita. È tisica, ha una peritonite tubercolare all’ultimo stadio. È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisce, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate”».

Avviene l’inspiegabile
Nella Sala dell’Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della “sua” ammalata, Marie Ferrand. La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un’iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall’ammalata: «È una peritonite polmonare all’ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall’età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita». Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.
Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L’aspetto della donna era sempre cadaverico. Erano circa le 14.30.
Carrel osservava il volto dell’ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava avere un’allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni e i respiri al polso. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta.
C’era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire. Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d’impazzire.
Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente. Le domandò: «Come vi sentite?». Marie rispose sottovoce: «Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».
Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona: «Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, che egli credeva di sognare… Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch’era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo».

L’inizio di una nuova vita
Marie Ferrand, guarita, fu portata all’ospedale diretto dal dottor Boissaire, lo scienziato che difendeva la veridicità di Lourdes. Carrel tornò a visitarla e dovette constatarne la inspiegabile guarigione. Lo stesso fecero altri medici.
Marie era felice e diceva: «Andrò dalle suore di San Vincenzo, loro mi accoglieranno e io assisterò i malati». Carrel era commosso. Uscì dall’ospedale. Era ormai notte. Si recò alla Basilica e vi entrò. Scorse il suo amico A.B. e cominciarono a parlare. Mentre il medico fissava la statua dell’Immacolata, l’amico gli chiese: «Sei convinto, ora, filosofo incredulo?». Carrel si limitò a rispondere: «Una giovane moribonda è stata guarita sotto i miei occhi in pochi istanti. È una cosa meravigliosa, è un miracolo». A.B. concluse a mo’ di battuta: «Ma non è meno vero che ora sei obbligato a vestire il saio! Addio».
Carrel rimase solo e fu allora che pronunziò quelle parole che abbiamo posto all’inizio: «Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te…».
Il medico positivista, diventato credente, dedicò poi l’intera sua vita alla scienza (come abbiamo già detto, fu insignito del Nobel nel 1912) e a propagare la devozione alla Vergine di Lourdes. In tarda età fu ingiustamente accusato di collaborazionismo con il governo filonazista di Vichy. Fu un’accusa che lo prostrò molto e lo condusse, il 5 novembre 1944, ad un infarto che gli fu fatale.
A lui si deve una famosa frase che esprime bene il realismo cristiano e l’umiltà che dovrebbe contrassegnare ogni ricerca scientifica: «Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».

Tratto da: Radici Cristiane n. 37 – Ago/Set 2008

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L’omelia del Cardinale Ivan Dias nel 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes

Posté par atempodiblog le 23 décembre 2007

L’omelia del Cardinale Ivan Dias *
nel 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes

L'omelia del Cardinale Ivan Dias nel 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes dans Antonio Socci cardinal-ivan-dias-lourdes

Ci siamo riuniti ai piedi della Vergine Maria per inaugurare l’anno Giubilare in preparazione per il 150° compleanno delle sue apparizioni in questo luogo benedetto. Vi porto un saluto molto cordiale di Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi ha incaricato di esprimervi il suo amore e sollecitudine paterna, di assicurarvi delle sue preghiere e di darvi la sua benedizione apostolica. Come pellegrini riuniti nell’amore del Cristo, vogliamo ricordare con gratitudine ed affetto le apparizioni che hanno avuto luogo qui nel 1858. Cerchiamo insieme di sentire le palpitazioni del cuore materno della nostra cara Mamma celeste, di ricordare le sue parole e di ascoltare il messaggio che ci propone ancora oggi.
Conosciamo bene la storia di queste apparizioni. La Madonna è discesa dal Cielo come una madre preoccupata per i suoi figli che vivono nel peccato, lontani da Cristo. È apparsa alla Grotta di Massabielle, che all’epoca era una palude dove pascolavano i maiali, ed è precisamente là che ha voluto far sorgere un santuario, per indicare che la grazia e la misericordia di Dio superano la miserabile palude dei peccati umani. Nel luogo vicino alle apparizioni, la Vergine ha fatto sgorgare una sorgente di acqua abbondante e pura, che i pellegrini bevono e portano nel mondo intero manifestando il desiderio della nostra tenera Madre di far arrivare il suo amore e la salvezza di suo Figlio fino agli estremi confini della terra. Infine, da questa Grotta benedetta, la Vergine Maria ha lanciato una chiamata pressante a tutti per pregare e fare penitenza e così ottenere la conversione dei poveri peccatori.

Il messaggio della Vergine oggi

Ci si può chiedere: quale significato può avere il messaggio della Vergine di Lourdes per noi oggi? Io desidero collocare queste apparizioni nel più ampio contesto della lotta permanente e senza esclusione di colpi tra le forze del bene e le forze del male cominciata all’inizio della storia umana,
nel Giardino del Paradiso, e che proseguirà fino alla fine dei tempi. Le apparizioni di Lourdes sono, difatti, tra le prime della lunga catena di apparizioni della Madonna che hanno avuto inizio 28 anni prima, nel 1830, a Rue du Bac, a Parigi, dove è stata annunciata l’entrata decisiva della Vergine Maria nel cuore delle ostilità tra lei e il demonio, come è descritto nei libri della Genesi e dell’Apocalisse. La Medaglia, detta miracolosa, che la Vergine fece incidere in questa circostanza la rappresentava con le braccia aperte da dove uscivano dei raggi luminosi, significando le grazie che distribuiva al mondo intero. I suoi piedi si posavano sul globo terrestre e schiacciavano la testa del serpente, il diavolo, indicando la vittoria che la Vergine portava sul mentitore e sulle forze del male. Intorno all’immagine si leggeva l’invocazione:
«Oh Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». È da notare che questa grande verità della concezione immacolata di Maria sia stata affermata qui 24 anni prima che il Papa Pio IX l’abbia definita come dogma di fede (1854): quattro anni più tardi qui a Lourdes, Nostra Signora ha voluto lei stessa rivelare a Bernadette che era l’Immacolata Concezione.
Dopo le apparizioni di Lourdes, la Madonna non ha smesso di manifestare nel mondo intero le sue vive preoccupazioni materne per la sorte dell’umanità nelle sue diverse apparizioni. Dovunque ha chiesto preghiere e penitenza per la conversione dei peccatori, perché prevedeva la rovina spirituale di certi Paesi, le sofferenze che il Santo Padre avrebbe subìto, l’indebolimento generale della fede cristiana, le difficoltà della Chiesa, la venuta dell’Anticristo e i suoi tentativi per sostituire Dio nella vita degli uomini: tentativi che, malgrado i loro successi splendenti, sono destinati tuttavia all’insuccesso.
Qui a Lourdes, come in tutto il mondo, la Madonna sta tessendo una rete di suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del maligno e per preparare la vittoria finale del suo divino figlio Gesù Cristo.
La Vergine Maria ci chiama anche oggi ad entrare nella sua legione, per combattere contro le forze del male. Come segno della nostra partecipazione alla sua offensiva, Ella chiede fra l’altro la onversione del cuore, una grande devozione verso la santa Eucaristia, la recita quotidiana del santo Rosario, la preghiera costante e senza ipocrisie, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo. Queste potrebbero sembrare delle piccole cose, ma sono potenti nelle mani di Dio al quale nulla è impossibile. Come il giovane Davide che, con una piccola pietra ed una fronda, ha abbattuto il gigante Golia venuto al suo incontro armato di una spada, di una lancia e di un giavellotto (cf. 1 Sam 17, 4-51), anche noi, coi piccoli grani della nostra corona, potremo affrontare eroicamente gli assalti del nostro avversario temibile e vincerlo.

Come Bernadette e con lei

La lotta tra Dio ed il suo nemico è sempre rabbiosa, e lo è ancora più oggi che al tempo di Bernadette, 150 anni fa. Il mondo si trova terribilmente irretito nella spirale di un relativismo che vuole creare una società senza Dio; di un relativismo che erode i valori permanenti e immutabili del Vangelo; e di
una indifferenza religiosa che resta imperturbabile di fronte al bene superiore delle cose che riguardano Dio e la Chiesa. Questa battaglia fa innumerevoli vittime nelle nostre famiglie e tra i nostri giovani.
Alcuni mesi prima dell’elezione di Papa Giovanni Paolo II, 9 novembre 1976, il Cardinale Karol Wojtyla diceva: «Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l’abbia ancora compreso del tutto. Noi siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-chiesa, tra il Vangelo e l’anti-vangelo». Una cosa è tuttavia certa: la vittoria finale appartiene a Dio. E Maria combatterà alla testa dell’armata dei suoi figli contro le forze nemiche di Satana, schiacciando il capo del serpente.

Alla Grotta di Massabielle la Vergine Maria ci ha insegnato che la vera felicità si troverà unicamente al cielo. «Non vi prometto di rendervi felice in questo mondo, ma nell’altro», ha detto a Bernadette. E la vita di Bernadette ce l’ha illustrato molto chiaramente: lei che aveva avuto il privilegio singolare di vedere la Madonna, è stata segnata profondamente dalla croce di Gesù, fu consumata interamente dalla tubercolosi, ed è morta giovane, all’età di 35 anni.
In questo Anno Giubilare, ringraziamo il Signore per tutte le molte grazie corporali e spirituali che ha voluto concedere a tante centinaia di migliaia di pellegrini in questo luogo santo, e per l’intercessione di Santa Bernadette, preghiamo la Madonna perché ci fortificarci nel combattimento spirituale di ogni giorno affinché possiamo vivere in pienezza la nostra fede cristiana mettendo in pratica le virtù che distinguevano la Vergine Maria, il fiat, il magnificat e lo stabat: questo vuol dire una fede intrepida (fiat), una gioia senza misura (magnificat) ed una fedeltà senza compromessi (stabat).
Oh Maria, Nostro Signora di Lourdes, sei benedetta tra tutte le donne, e Gesù il frutto delle tue viscere è benedetto. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi, poveri peccatori, adesso ed all’ora della nostra morte. Amen.

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* Legato pontificio a Lourdes e prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Una sintesi dell’omelia è riportata dall’edizione italiana de L’Osservatore Romano del 10-11 dicembre 2007.

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Tratto da Holy Queen

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Le apparizioni mariane

Posté par atempodiblog le 14 décembre 2007

Il cardinale Dias a Lourdes
Le apparizioni mariane per salvare l’uomo dal peccato

(©L’Osservatore Romano – 11 dicembre 2007)

Le apparizioni mariane dans Anticristo Nostra-Signora

L’apparizione della Vergine a Lourdes, come le altre apparizioni mariane, « rientra nella lotta permanente, e senza esclusione di colpi, tra le forze del bene e le forze del male, cominciata all’inizio della storia umana e che proseguirà fino alla fine ». Lo ha detto il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, durante la messa celebrata sabato scorso a Lourdes per inaugurare, come inviato speciale del Papa, l’Anno celebrativo del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni. Anzi « questa lotta – ha aggiunto il cardinale – è ancora più accanita che ai tempi di Bernadette. Il mondo si trova terribilmente irretito nella spirale di un relativismo che vuole creare una società senza Dio; di un relativismo che erode i valori permanenti e immutabili del Vangelo; e di una indifferenza religiosa che resta imperturbabile di fronte al bene superiore delle cose che riguardano Dio e la Chiesa ». E ancora: « Questa battaglia fa innumerevoli vittime nelle nostre famiglie e tra i nostri giovani ». Il cardinale ha poi ricordato quanto il cardinale Wojtyla disse pochi mesi prima della sua elezione alla cattedra di Pietro: « Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l’abbia ancora compreso del tutto. Noi siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-chiesa, tra il Vangelo e l’antivangelo ». Parole, ha aggiunto il cardinale Dias, che trent’anni dopo risuonano come profetiche, peraltro preannunciate proprio dalle apparizioni mariane « insieme con la rovina spirituale di certi Paesi, l’affievolimento della fede, le difficoltà della Chiesa e l’aumento dell’azione dell’anticristo, con i suoi tentativi di rimpiazzare Dio nella vita degli uomini ». Ma proprio per questo « è discesa dal cielo una Madre – ha aggiunto – preoccupata per i suoi figli che vivono nel peccato, lontani da Cristo ».
Nella grande basilica sotterranea di San Pio X lo ascoltano migliaia di fedeli provenienti da diversi Paesi del mondo per non mancare al solenne appuntamento con la celebrazione dell’anniversario di « quelle apparizioni – avverte il cardinale Dias – vere e proprie irruzioni mariane nella storia del mondo, che segnano l’entrata decisiva della Vergine nel pieno delle ostilità tra lei e il diavolo, come è descritto nella Genesi e nell’Apocalisse ». Per questo motivo il Prefetto ha invitato i fedeli a non abbassare la guardia « qui a Lourdes come in tutto il mondo. La Madonna sta tessendo una rete di suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del maligno e per preparare la vittoria finale del suo divino figlio Gesù Cristo ». Ella dunque « ci chiama anche oggi ad entrare nella sua legione, per combattere contro le forze del male ». Le armi da usare in questa lotta dovranno essere « la conversione del cuore, una grande devozione verso la santa Eucaristia, la recita quotidiana del santo Rosario, la preghiera costante e senza ipocrisie, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo ». « La vittoria finale – ha concluso il cardinale Dias la sua omelia – sarà di Dio. E Maria combatterà alla testa dell’armata dei suoi figli contro le forze nemiche di Satana, schiacciando il capo del serpente ». Terminata la celebrazione della messa il cardinale ha guidato il lungo corteo processionale che, entrando nel santuario dalla porta Saint Michel, ha fisicamente inaugurato la peregrinatio del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni.

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