Controcorrente

Posté par atempodiblog le 28 janvier 2014

Controcorrente dans Citazioni, frasi e pensieri 20r5y13

“Una cosa morta può andare con la corrente, ma solo una cosa viva può andarvi contro”.

Gilbert Keith Chesterton

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Chi ha in odio il Cristianesimo

Posté par atempodiblog le 25 janvier 2014

Chi ha in odio il Cristianesimo dans Citazioni, frasi e pensieri 2pzle1u

“Ci sono persone che odiano il Cristianesimo, ma chiamano il loro odio ‘amore per tutte le religioni’”.

Gilbert Keith Chesterton

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L’amore cristiano non è quello delle telenovele

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2014

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“Guardate che l’amore di cui parla Giovanni non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa”.

Papa Francesco

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Terminato il tormento
Dell’amore insoddisfatto
Più grande tormento
Dell’amore soddisfatto”.

Thomas Stearns Eliot

24awj0k dans Papa Francesco I

“In tutto ciò che valga la pena fare, sino ad ogni piacere, c’è un punto di dolore o di noia che deve essere preservato, proprio perché il piacere possa rivivere e durare. L’allegria della battaglia viene dopo il primo timore della morte; l’allegria nel leggere Virgilio viene dopo la noia dell’apprendimento; la gioia del bagnante, dopo il primo colpo dell’acqua fredda e il successo del matrimonio viene solo dopo la delusione della luna di miele”.

Gilbert Keith Chesterton

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Oggi è il mio giorno preferito

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2014

Oggi è il mio giorno preferito dans Citazioni, frasi e pensieri 28tb3i1

Che giorno è?”, chiese Pooh.
È oggi”, squittì Pimpi.
Il mio giorno preferito”, disse Pooh.

Decisamente doveva aver letto Chesterton, il nostro caro amico Winnie. Oggi è il mio giorno preferito.
Al di la della battuta, l’inventore di Winnie the Pooh, Alan Alexander Milne, era davvero amico di Chesterton e membro del Detection Club. Un po’ di influenza l’avrà di certo subita…

Tratto da: G. K. Chesterton – Il blog dell’Uomo Vivo

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Gli uomini non diventano pazzi sognando…

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2013

Gli uomini non diventano pazzi sognando... dans Citazioni, frasi e pensieri f5dlpi

Possiamo constatare ovunque che gli uomini non diventano pazzi sognando. I critici sono molto più matti dei poeti. Omero è integro e calmo a sufficienza; sono i suoi critici a ridurlo in brandelli di stravaganza. Shakespeare è pienamente se stesso; sono alcuni critici ad aver scoperto che era qualcun altro. E sebbene san Giovanni Evangelista avesse scorto, nella sua visione, molti strani mostri, non aveva mai visto una creatura tanto folle quanto uno dei suoi commentatori.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Di giorno in giorno…

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2013

Di giorno in giorno... dans Citazioni, frasi e pensieri s0yj2t

Fino all’ultimo istante di vita, nessuno di noi è un problema svolto, risolto ed etichettato come «buono» o «cattivo». La pienezza della nostra persona è tutta da conquistare nell’impegnativo percorso di scelte, azioni e pensieri che facciamo di giorno in giorno. Dire che è una battaglia non è metaforico, ma onesto.

-Gilbert Keith Chesterton-

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L’olio dei farisei

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2013

L'olio dei farisei dans Citazioni, frasi e pensieri qakx

“Nessun uomo può essere veramente buono finché non conosce la propria malvagità, o quella che potrebbe avere; finché egli non ha esattamente compreso quale diritto egli abbia di esprimere tutti quei giudizi e questo disprezzo, e di parlare di ‘criminali’ come se fossero scimmie in una foresta lontana mille miglia; [...] finché egli non ha spremuto dalla sua anima l’ultima goccia dell’olio dei farisei; finché la sua unica speranza è proprio di aver catturato, in un modo o nell’altro, un criminale e di tenerlo chiuso al sicuro nel suo stesso corpo”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Chesterton: La storia in giallo

Posté par atempodiblog le 3 novembre 2013

Chesterton: La storia in giallo
Un esempio di didattica alle superiori, quando la fantasia viene in soccorso alla storia.

Con Chesterton alle radici della modernità attraverso la metafora
di Roberto Filippetti
Tratto da: Cultura Cattolica

Novembre ’95. IV superiore. “Professore, ci hanno dettato il nuovo orario provvisorio: abbiamo lei alla VI ora del sabato”. Tanto in Italiano con Machiavelli, quanto in Storia col Protestantesimo e la Riforma cattolica stiamo approfondendo le radici della modernità. Mi viene un’idea: leggere insieme in classe un racconto di G. K. Chesterton: Il martello di Dio (dal volume L’innocenza di Padre Brown, BUR, 1989).

Chesterton: La storia in giallo dans Anticristo uqitSiamo in un villaggetto, Bohun Beacon, appollaiato su una ripida altura, sormontata da un’imponente chiesa gotica. Ai suoi piedi la bottega del fabbro e l’osteria, ove – dopo l’ennesima notte di bagordi – sta seduto Norman Bohun. Lì lo sorprende suo fratello Wilfred Bohun, pio e austero prete anglicano. I Bohun sono rampolli dell’antica famiglia medievale che ha dato lustro (“Beacon”) al villaggio, “ma è un grave errore credere che simili casate mantengano alta la tradizione cavalleresca. A parte i poveri, sono ben pochi quelli che conservano le tradizioni; gli aristocratici non seguono le tradizioni, ma la moda” (vecchio Chesterton, hai colpito ancora!). Norman, il libertino, confessa di star andando a fare visita alla moglie del fabbro – donna formosa, bellissima, e cattolica – dato che l’erculeo marito di lei – protestante presbiteriano – è fuori paese. Il reverendo Wilfred mette in guardia il fratello sia dai fulmini di Dio che dalla forza dell’uomo, ma Norman replica di essere uscito di casa “parzialmente corazzato”: ha in testa uno strano cappello verde che cela un elmetto d’acciaio. Wilfred, disgustato, s’avvia verso la chiesa, dalla quale sta uscendo Joe, l’idiota del villaggio; prima di entrare nell’edificio sacro, fa in tempo a vedere il fratello dissoluto che si prende gioco del povero ragazzo, gettandogli monetine nella bocca aperta, in un crudele tiro al bersaglio. Il reverendo, che ama andare a pregare nei luoghi alti e solitari, sale su uno stallo posto sotto una splendida vetrata gotica. Lì mezz’ora dopo lo trova Gibbs, l’ateo ciabattino del paese, e gli porta la tragica notizia: Norman è stato ammazzato. Giace a terra con il cranio ridotto a “un’orrenda massa molle spiaccicata”. Gli stanno attorno l’ispettore di polizia, il medico, il pastore presbiteriano, mentre un pretino cattolico – padre Brown – parla con la bellissima moglie del fabbro. Al ciabattino Gibbs tutto sembra chiaro: solo un gigante come il fabbro può aver assestato un tal colpo. Il medico conferma: schegge di cranio si sono conficcate addirittura nel terreno. L’ispettore rinviene l’arma del delitto: un piccolo, leggero martello che sta, insanguinato e sporco di capelli, vicino al muro della chiesa. La cosa – nota padre Brown – è di per sé misteriosa: perché un uomo così grosso ha usato un martello tanto piccolo?

Intanto il fabbro, calmo e tranquillo, sta tornando in paese con due amici. Visto il cadavere, con “occhi d’acciaio” fissa “quel cane d’un peccatore” e commenta: “È andato all’inferno”. È subito invitato dal ciabattino ateo a tacere: sono gli altri che devono dimostrarne la colpevolezza. Gibbs è pieno “d’ammirazione per il sistema giudiziario inglese; giacché non c’è uomo più attaccato alla legge di un laicista convinto” (quant’è vero, vecchio Chesterton!). Il fabbro ha un alibi di ferro: ha molti testimoni, puritani come lui, che gli sono rimasti accanto “nella sala del comitato della nostra missione per il risveglio della fede, che tiene seduta tutta notte: pensiamo alla salvezza delle anime noi!”. Chi è allora l’assassino? A parere del medico non può essere che la moglie del fabbro, e cerca di dimostrarlo entrando nei meandri della coscienza di una donna che tradisce il marito, ma che forse odia l’arrogante e perfido amante. Padre Brown ribatte che l’ipotesi non è ragionevole, perché non considera tutti i fattori: il colpo ha frantumato un elmetto di ferro come se fosse vetro, impossibile per le esili braccia di quella donna. “Lei è come molti altri medici, – osservò -. La sua scienza psicologica è davvero suggestiva; ma la sua scienza fisica è del tutto inconcepibile” (cosa non di poco conto per un fisiatra!) Tocca ora al reverendo Bohun avanzare la propria ipotesi: solo un idiota si sarebbe servito di un martello così piccolo, avendone a disposizione tanti più grandi; l’assassino è Joe il matto che, come ogni pazzo, “nel suo parossismo può avere la forza di dieci uomini”. Padre Wilfred ha un sorriso “scomposto ma stranamente felice”: da prete, non vuole che il reo finisca sul patibolo e Joe, essendo idiota, verrà risparmiato. Il medico è convinto. Anche padre Brown trova l’ipotesi “intrinsecamente inattaccabile”, eppure afferma “sulla base di quanto sa positivamente, che non è la vera”. Il medico è stizzito. “Questi preti papalini sono diabolicamente astuti”. Anche il fabbro (ormai scagionato: lui era lontano e il suo martello “non aveva 44 ali per volare lungo mezzo miglio”) ha un idea: è la mano stessa di Dio che ha fulminato il malvagio per difendere l’onore della donna. A padre Brown, che con Wilfred si sta avviando a visitare l’antica chiesa gotica (già cattolica ed ora anglicana), il dottore chiede di svelare il mistero di quell’omicidio, ma il nostro pretino replica: “Esiste un’eccellente ragione perché un uomo che esercita il mio ministero tenga le cose per sé quando non ne è sicuro: e la ragione è ch’è sempre suo dovere tenerle per sé quando è sicuro”.

Il piccolo sacerdote offre però due indizi: il fabbro sbaglia a dire che il colpo è piombato giù per miracolo (“a parte il miracolo che l’uomo di per sé rappresenta, col suo cuore strano, malvagio, e tuttavia semieroico”); la fiaba di un martello che vola “è la cosa più vicina alla verità”. Quindi i due religiosi entrano in chiesa. Wilfred porta Brown su in alto, sotto la vetrata; ma il prete cattolico sale più in alto ancora, fin sulla piattaforma esterna e chiede a Wilfred di raggiungerlo. Da lassù il recinto del fabbro appare minuscolo e il cadavere di Norman sembra “una mosca schiacciata”. “Penso che è pericoloso fermarsi in questi luoghi alti, sia pure per pregare – disse padre Brown -. Le altezze furono fatte perché si guardi a esse, non perché da esse si guardi in giù. La religione puritana del fabbro fa di lui “un buon uomo”, ma non un cristiano: duro, impetuoso, inesorabile”: è la religione di chi, dalle cime, guarda “all’ingiù, sul mondo, invece che in alto, verso il cielo. L’umiltà è madre di giganti. Si vedono cose grandi dalla valle; e solo cose piccole dalle cime”. Ma anche ad un altro uomo è accaduto di salire in alto a guardare il mondo da lassù: egli aveva cominciato “col pregare assieme agli altri, davanti all’altare, ma poi fu preso dalla passione dei luoghi alti e solitari, per andarvi a dire le preghiere: angoli o nicchie sui campanili e sulle guglie. E una volta, su uno di questi luoghi che danno le vertigini… immaginò di esser Dio… e commise un gran delitto”. Da lassù gli uomini gli apparivano “come insetti”, e specialmente uno, con quel cappello verde, gli sembrò “un insetto velenoso”; aveva poi a disposizione quella terribile energia della natura che è la forza di gravità, per la quale un piccolo martello, raccolto da terra in un impeto “d’ira non giusta”, diventa un’arma micidiale. Il reverendo Wilfred, smascherato, sta per gettarsi nel vuoto, ma padre Brown lo blocca: “Non da questa porta, – disse con dolcezza: – questa conduce all’inferno”. Quindi aggiunge che non lo denuncerà, poiché Wilfred “non è ancora andato all’estremo del male”: non ha infatti cercato di far ricadere la colpa sul fabbro o sulla donna, ma ha tentato di accollare il delitto all’idiota Joe “perché sapeva che non poteva essere condannato. Questo è uno di quei barlumi ch’è mia missione trovare negli assassini” (e di lì a poco, liberamente, da uomo, Wilfred scenderà per la porta giusta e andrà a costituirsi).Quest’ultima battuta di padre Brown descrive il genio della posizione cattolica: una capacità “ecumenica” di valorizzare il buono, pur di mezzo al marciume.

[...]

Suona la campanella. La sesta ora del sabato è… miracolosamente volata. Abbiamo imparato qualcosa in più sul laicismo legalista, sul puritanesimo calvinista, sullo psicologismo scientista, sul farisaico superomismo. Ma soprattutto abbiamo ricevuto da Chesterton una lezione di metodo che è – manzonianamente – “il sugo di tutta la storia”: padre Brown risolve il caso perché è aperto a tutta la realtà, tiene conto di tutti i fattori; e ci suggerisce quell’amore al Destino grazie al quale vediamo i “barlumi” ch’è nostra missione trovare.

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Gli angeli si prendono alla leggera

Posté par atempodiblog le 30 octobre 2013

Gli angeli si prendono alla leggera dans Citazioni, frasi e pensieri ztw5

Gli angeli riescono a volare perché si prendono alla leggera”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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G.K. Chesterton, anche Bergoglio lo vuole santo

Posté par atempodiblog le 27 septembre 2013

G.K. Chesterton, anche Bergoglio lo vuole santo
di Marco Respinti – La nuova Bussola Quotidiana

G.K. Chesterton, anche Bergoglio lo vuole santo dans Gilbert Keith Chesterton kx2i

Gilbert Keith Chesterton, il grande scrittore e saggista inglese, convertito al cattolicesimo nel 1922, potrebbe anche diventare santo. Certo, nessun passo ufficiale è stato ancora fatto, il processo che porterebbe all’eventuale canonizzazione non è nemmeno partito, ma l’idea ricorre oramai con una certa insistenza dal mese di agosto. E la notizia vera è che a Papa Francesco la cosa non spiacerebbe affatto.

A dare il la alle “voci” è stato Dale Alhquist, aprendo il 1° agosto, all’Assumption College di Worcester, in Massachusetts, il 32° convegno nazionale dell’American Chesterton Society, di cui è co-fondatore e presidente. Alhquist, ex protestante evangelical convertito al cattolicesimo e padre di sei figli, è un raffinato studioso di Chesterton, a cui ha dedicato numerosi libri, collabora con la famosa e prestigiosa rete televisiva cattolica statunitense Ewtn, e, nonostante la forte passione per lo scrittore inglese, non è tipo da esagerazioni e sensazionalismi. Tant’è che, com’è giusto, procede con i piedi di piombo, limitandosi ai fatti. Fra questi, vi è però notevolmente il permesso concesso da mons. Peter John Haworth Doyle, vescovo di Northampton, in Inghilterra – la diocesi in cui Chesterton visse – di rendere pubblica la propria simpateticità con chi desidera verificare se sussistano le condizioni per avviare l’iter di canonizzazione e quindi la sua nomina di un incaricato ecclesiastico, il canonico John Udris, che si muova in questa direzione. Ma il fiore all’occhiello dell’intera vicenda viene dall’America Meridionale, con una notizia che, diffusa sempre da Ahlquist, è stato il giornalista inglese William Oddie, presidente della Chesterton Society in Inghilterra ed editorialista di The Catholic Herald, a traghettare fuori dai soli circoli di aficionados.

In una lettera del 10 marzo di quest’anno inviata a Martin Thompson, leader di “Chesterton in the Chilterns” (un gruppo attivo nella cittadina inglese di Beaconsfield, dove Chesterton abitò), l’ambasciatore Miguel Ángel Espeche Gil, che guida la Sociedad Chestertoniana Argentina, ha riferito che il cardinal Jorge Mario Bergoglio, al tempo arcivescovo di Buenos Aires, «c’incoraggia nella nostra aspirazione a vedere iniziare la Causa di esaltazione di Chesterton agli altari», addirittura approvando, per uso privato, tre giorni prima di salire al Soglio di Pietro, la versione spagnola di una preghiera d’intercessione allo scrittore inglese, composta originariamente in inglese sul modello di una orazione al futuro beato John Henry Newman diffusa in Canada negli anni 1930. Del resto, la passione di Papa Francesco per Chesterton (accanto a quella per Jorge Louis Borges, Johann Christian Friedrich Hölderlin, Alessandro Manzoni e J.R.R. Tolkien) non è affatto un mistero, e si accompagna significativamente a quella per lui nutrita dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo I (1912-1978), il quale, quand’era Patriarca di Venezia, inviò anche a Chesterton una di quelle belle lettere immaginarie rivolte a personaggi famosi, poi raccolte nel volume Illustrissimi (Edizioni Messagero, Padova 1976; ristampa 2011). Per di più, sembra che Papa Francesco sia membro della Societad Chestertoniana Argentina: quel che è certo è che ne patrocinò il primo convegno nazionale, nel 2005, concelebrandovi la Messa. E, come ricorda Oddie – tra l’altro curatore, nel 2010, per i tipi della Gracewing di Leominster, in Inghilterra, di una raccolta di studi dal titolo coraggiosamente e sanamente assertivo, The Holiness of G.K. Chesterton – è almeno dal 1995 che in Argentina ambienti sociali, addirittura politici e certamente ecclesiastici si danno da fare per la canonizzazione del grande convertito inglese.

Ovviamente si sono già scatenati i pareri dei contrari o dei tiepidi. Per questo fa benissimo Stratford Caldecott , direttore a Oxford di Second Spring: A Journal of Faith and Culture, a puntualizzare così: «Dipende da ciò che pensiamo significhi “santo”. Il termine indica una persona che è in Paradiso, e la Chiesa crede di saper giudicare quando è il caso. Il motivo per cui la Chiesa proclama santo qualcuno è quello di proporre una persona alla nostra imitazione e alla nostra venerazione. Se la Chiesa ritiene che queste persone siano vicine a Dio, possiamo stare certi dell’efficacia delle loro preghiere e quindi cercarne l’intercessione per i nostri bisogni terreni.

Chesterton è in Paradiso? In un certo senso sarebbe preoccupante e strano se non ci fosse. […] Non è stato infallibile (i santi non hanno bisogno di esserlo), ma certamente ha vissuto santamente; e se non è in Paradiso lui, per il resto di noi c’è ben poca speranza». Sarà per questo che addirittura alcuni protestanti, come Chris Armstrong, docente di Storia della Chiesa al Bethel Seminary di St. Paul, nel Minnesota, ne siano fortemente, pubblicamente toccati?

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Preghiera a G.K. Chesterton

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Della preghiera a Chesterton, approvata in versione spagnola dal card. Jorge Mario Bergoglio tre giorni prima di diventare Papa, esiste una versione italiana, diffusa dalla Società Chestertoniana Italiana.

Dio Nostro Padre,
Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton di un senso di meraviglia e gioia, e desti a lui una fede che fu il fondamento del suo incessante lavoro, una carità verso tutti gli uomini, in particolare verso i suoi avversari, e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un’intera vita per il dono della vita umana.
Possano la sua innocenza e le sue risate, la sua costanza nel combattere per la fede cristiana in un mondo che perde la fede, la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri, portare allegria ai disperati, convinzione e calore ai tiepidi e la conoscenza di Dio a chi non ha fede.
Ti chiediamo di concedere le grazie che Ti imploriamo attraverso la sua intercessione (e specialmente per…) perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti e la Chiesa possa proclamarlo beato. Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore.
Amen.

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I cosiddetti “progressisti” vogliono abolire “padre” e “madre”. Tre passi nel ridicolo (e verso il baratro)

Posté par atempodiblog le 20 septembre 2013

Socci: “Cancellare padre e madre è abolire la legge per natura”
In Italia dilaga la trovata di usare “genitore 1” e “genitore 2”. Ma si tratta di una insensata negazione della realtà (che crea discriminazioni)
I cosiddetti “progressisti” vogliono abolire “padre” e “madre”. Tre passi nel ridicolo (e verso il baratro)
di Antonio Socci – Libero Quotidiano.it

I cosiddetti “progressisti” vogliono abolire “padre” e “madre”. Tre passi nel ridicolo (e verso il baratro) dans Antonio Socci id5a

Quasi cent’anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata – di lì a poco – il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà.
Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un’affermazione di buon senso e di razionalità – per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna – in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso.
Chesterton infatti scriveva:

“La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”.

SPREZZO DEL RIDICOLO
Viene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali – seguendo la bislacca trovata del governo francese – anche in Italia sta cominciando a dilagare l’idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie “padre” e “madre” con la formula “genitore 1” e “genitore 2”.
Tutto questo perché – secondo l’ideologia “politically correct” – si deve “desessualizzare la genitorialità”. Cioè perché la dizione “padre” e “madre” potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno.
Resistendo allo sconcerto e al ridere vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che “i fatti hanno la testa dura” e – con buona pace di certi opinionisti – tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento.
Quindi la realtà contraddice le opinioni e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi “discriminato” da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre e dunque siamo loro figli.
Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo “abolire” la natura per legge, si decide di abolire le parole che “dicono” la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte).

DISCRIMINAZIONE PEGGIORE
Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che con questa formula i “politicamente corretti” finiscono pure per creare discriminazioni peggiori.
Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri – e non genitore 1 e genitore 2 – e continuano farsi chiamare dai figli “papà” e “mamma” (finché non verrà proibito).
In secondo luogo con la nuova formulazione si discrimina il “genitore 2” che inevitabilmente diventerà secondario.
Infatti per ovviare a questo problema al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un’altra dizione: “genitore” e “altro genitore”.
Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la “soluzione” veneziana che quella bolognese, usano il termine genitore al maschile, mentre la madre – se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio – è casomai “genitrice”.
Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero “padre” e “madre”.
Ma ormai l’ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica.
Non solo. L’epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola “matrimonio”, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura.

DESESSUALIZZARE TUTTO
Si dovrà censurare quasi tutto, dall’Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all’Amleto dove il protagonista vive anch’esso il dramma della morte del padre.
Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all’Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col “Padre nostro”, indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi.
Anche la psicoanalisi dovrà cadere sotto i colpi del politically correct.
Sigmund Freud nella “Prefazione alla seconda edizione” di “L’interpretazione dei sogni” scrive testualmente: “Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo”.
Come ha notato Hermann Lang “se Freud è da considerare il padre della psicanalisi” da questa citazione “risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre”.
La psicoanalisi infatti ci spiega che il “padre” e la “madre” non sono soltanto l’ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all’abolizione (psicologica) dei figli.
Ricordo solo un pensiero di Freud: “Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre” (da “Il disagio della civiltà”, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565).
Qua, come pure dove parla della madre, come si può “correggere” Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili.
Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell’assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell’enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco.

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Chesterton e il matrimonio

Posté par atempodiblog le 6 septembre 2013

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Chesterton e sua moglie Frances Blogg

“Con la benedizione del matrimonio, si riceve la forza per amarsi ed essere fedeli l’uno all’altra e in quanto sacramento, la grazia di portare su di sé i limiti e gli errori dell’altro come fossero i propri. Qualsiasi marito e qualsiasi moglie sbaglia a volte così come ogni madre a volte sbaglia col figlio. Non siamo onniscienti e onnipotenti: non vediamo tutti gli elementi, non possiamo controllare nemmeno quelli che vediamo e l’egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile. In altre parole, non siamo Dio e guai a chi venera idoli anche all’interno del matrimonio. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione”.

-Gilbert Keith Chesterton-

Tratto da: Una casa sulla Roccia

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L’umiltà

Posté par atempodiblog le 31 août 2013

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“L’umiltà é la lussuosa arte di ridurre noi stessi ad un punto, non ad una cosa piccola o grande, ma a qualcosa senza dimensioni così che tutti gli oggetti appaiano al confronto come sono in realtà: di altezza incommensurabile”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Eccentrico privilegio

Posté par atempodiblog le 19 avril 2013

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“La vita non è soltanto un piacere, ma una specie di eccentrico privilegio… Sentivo parlare quando ero ragazzo, di uomini di genio mancati o rientrati; sentivo spesso ripetere che più d’uno era un grande, ‘avrebbe potuto essere’. Per me un fatto più solido e sensazionale è che il primo che passa è un grande: ‘avrebbe potuto non essere’”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Quando si è innamorati

Posté par atempodiblog le 28 mars 2013

Quando si è innamorati dans Citazioni, frasi e pensieri chesterton

“Un uomo non si rotolerà nella neve per una concomitanza di forze che obbediscono alle leggi universali della natura. Non digiunerà in nome di un principio che vuole uniformarsi alla legge divina. Farà queste cose, o simili a queste, quando è spinto da un istinto del tutto diverso: quando è innamorato”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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