Il cristianesimo detiene la verità contro la follia nietzscheana

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2015

«Se Nietzsche non finiva nell’imbecillità sarebbe finito nell’imbecillità il nietzscheanesimo. A pensare nell’isolamento e con superbia si finisce per diventare idioti.

Ogni uomo che non avrà ammorbidito il cuore dovrà alla fine indebolire il cervello».

Gilbert Keith Chesterton – Ortodossia

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«Non possiamo non accennare a un pensatore che ha veramente dominato la speculazione moderna, Friedrich Nietzsche (1844 – 1900). La sua teoria del superuomo è l’espressione più impressionante ed esasperata dell’orgoglio considerato non come un vizio capitale, ma come una virtù, cui corrisponde il disprezzo per l’umiltà, vista come una forma di debolezza e di sottosviluppo spirituale.

Come abbiamo già detto Nietzsche, morto in manicomio, tragicamente realizza in se stesso l’osservazione di un maestro della chiesa antica, Palladio, secondo il quale l’esasperata esaltazione del proprio io conduce a perdere la retta percezione di se stessi e quindi alla pazzia». 

Padre Livio Fanzaga – I vizi capitali e le contrapposte virtù

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«Nietzsche non perde mai l’occasione dl fustigare ogni senso di pietà per i deboli e per i malati. Vero Don Chisciotte della morte, il filosofo condanna qualunque misura in favore dei diseredati, e denuncia nella preoccupazione per le vittime la causa di ciò che egli interpreta come invecchiamento precoce della nostra civiltà. [...] non vi è dubbio che la difesa evangelica delle vittime sia più umana del nietzscheanesimo […]. È il cristianesimo a detenere la verità contro la follia nietzscheana». 

René Girard – Vedo Satana cadere come la folgore

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Il vero fine del compimento è la contemplazione

Posté par atempodiblog le 24 juillet 2015

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La scienza antica, la scienza di epoca vittoriana dei giorni di Charles Darwin, sosteneva quella bizzarra intuizione in base a cui tutto è credibile se avviene molto lentamente. Che è come dire che si può credere all’ippogrifo, a patto che a un cavallo sia cresciuta una piuma alla volta; o che si può credere all’unicorno, solo se il corno non salta fuori all’improvviso, ma comincia a svilupparsi come un piccolo brufolo. Ma, qualsiasi cosa sia, questa non è scienza moderna. La vera scienza moderna, la nuova scienza, per quel che può valere, tende sempre più ad avvicinarsi alla visione mistica di un disegno matematico, che potrebbe benissimo essere fuori dal tempo.

In base alle ultime teorie scientifiche, il cosmo sarebbe potuto nascere in sei giorni, o in sei secondi, o più probabilmente in meno sei secondi o forse nella radice quadrata di meno sei secondi. Io però non voglio mettermi a insistere sulla verità letterale dei sei giorni, perché la mia fede non lo richiede e qui non sto parlando della fede di nessuno. Voglio parlare delle grandi idee che quel simbolo suggerisce, ovvero il fatto che il potere creativo è stato tale per sei giorni e il settimo è stato contemplativo. Perché il vero fine di tutta la creazione è il compimento, e il vero fine del compimento è la contemplazione.

Gilbert Keith Chesterton
Tratto da: G. K. Chesterton – Il blog dell’Uomo Vivo

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Papa Francesco: ricordare sempre l’incontro con Gesù che ci ha cambiato la vita

Posté par atempodiblog le 24 avril 2015

“Chi legge non può neanche iniziare a capire il senso di questa storia che potrebbe sembrargli particolarmente folle, finché non comprende che per questo straordinario mistico la religione non è qualcosa che somigli a una teoria ma qualcosa come una storia d’amore”.

Gilbert Keith Chesterton su San Francesco d’Assisi

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Francesco: ricordare sempre l’incontro con Gesù che ci ha cambiato la vita
Gesù non dimentica mai il giorno in cui ci ha incontrato per la prima volta, chiediamo a Dio la “grazia della memoria” per ricordarlo sempre. È l’auspicio di fondo espresso da Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata nella cappella di Casa Santa Marta.

di Alessandro De Carolis- Radio Vaticana

Un incontro. È il modo scelto da Gesù per cambiare la vita degli altri. Emblematico è quello con Paolo di Tarso, il persecutore anticristiano che quando giunge a Damasco è ormai diventato un Apostolo. Papa Francesco si sofferma sul celebre episodio proposto dalla liturgia odierna e allarga lo sguardo alla miriade di incontri che costellano la narrazione dei Vangeli.

Il primo incontro
Più precisamente, Francesco considera il “primo incontro” con Gesù, quello che “cambia la vita” di chi gli sta di fronte. Giovanni e Andrea, che trascorrono con il Maestro “tutta la serata”, Simone che subito diventa la “pietra” della nuova comunità, e poi la Samaritana, il lebbroso che torna a ringraziare per essere stato risanato, la donna ammalata che guarisce sfiorando la tunica di Cristo. Incontri decisivi che devono indurre un cristiano – afferma il Papa – a non smarrire mai la memoria  del suo primo contatto con Gesù:

“Lui mai dimentica, ma noi dimentichiamo l’incontro con Gesù. E questo sarebbe un bel compito da fare a casa, pensare: ‘Ma quando ho sentito davvero il Signore vicino a me? Quando ho sentito che dovevo cambiare vita o essere migliore o perdonare una persona? Quando ho sentito il Signore che mi chiedeva qualcosa? Quando ho incontrato il Signore?’. Perché la nostra fede è un incontro con Gesù. Questo è il fondamento della fede: ho incontrato Gesù come Saulo oggi”.

La memoria di ogni giorno
Interroghiamoci con sincerità, suggerisce Francesco, chiediamoci: “Quando tu mi hai detto qualcosa che ha cambiato la mia vita o mi hai invitato a fare quel passo avanti nella vita?”:

“Questa è una bella preghiera e mi raccomando fatela ogni giorno. E quando ti ricordi, gioisci in quello, in quel ricordo che è un ricordo di amore. Un altro compito bello sarebbe prendere i Vangeli e guardare tante storie lì e vedere come Gesù incontra la gente, come sceglie gli apostoli … Tanti incontri che sono lì con Gesù. Forse qualcuno di quelli assomiglia al mio. Ognuno ha il suo proprio”.

Non dimentichiamo il primo amore
E non dimentichiamo neanche, conclude Papa Francesco, che Cristo intende il “rapporto con noi” nel senso di una predilezione, un rapporto d’amore “a tu per tu”:

“Pregare e chiedere la grazia della memoria. ‘Quando, Signore, è stato quell’incontro, quel primo amore?’. Per non sentire quel rimprovero che il Signore fa nell’Apocalisse: ‘Ho questo contro di te, che ti sei dimenticato del primo amore’”.

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I segni della fede

Posté par atempodiblog le 12 avril 2015

I segni della fede
Tratto da: Le vie del cuore. Vangelo per la vita quotidiana, di Padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

I segni della fede dans Commenti al Vangelo I-segni-della-Fede

La fede è un dono di grazia

Vi è un dolce rimprovero di Gesù all’apostolo Tommaso, il quale non aveva creduto alla testimonianza degli altri apostoli che affermavano di aver visto il Signore risorto. Ma insieme all’affettuoso richiamo dobbiamo cogliere anche un altro aspetto molto importante della pedagogia divina nei confronti della nostra fragilità, che spesso ci fa vacillare lungo in cammino di fede. Gesù viene incontro al desiderio di Tommaso di avere un segno che lo aiuti nell’atto di fede. Gli fa mettere il dito nel posto dei chiodi e la mano nella ferita del costato, come Tommaso stesso aveva chiesto come condizione per poter credere.

Dio sa che la fede pura, che non ha bisogno di appoggiarsi ai segni, è un punto di arrivo e non di partenza. Infatti quando il cammino spirituale diventa un’autentica esperienza di Dio non si ha più bisogno di segni perché Dio è una presenza più vera e più sicura di qualsiasi cosa materiale che possiamo vedere o toccare. Ma all’inizio, quando la fede bambina fa i primi passi, deve aggrapparsi ai segni per procedere senza inciampare.

La fede è senza dubbio un dono di Dio, ma anche i segni che l’accompagnano lo sono. Non si deve disprezzarli, perché nei momenti di oscurità perfino i santi ne hanno avuto bisogno. Non si deve neppure fare di essi una condizione per credere. Infatti il segno senza la corrispondenza alla grazia non approda a nulla. Non è forse vero che, davanti ai segni più grandi, i cuori induriti non si smuovono? Non fece forse Gesù dei miracoli, come mai prima era accaduto, a conferma della sua autorità divina? Eppure ci furono di quelli che l’accusarono di compiere prodigi con l’aiuto del maligno.

Il segno è un sostegno alla fede se con esso si accoglie la grazia. In questa luce, caro amico, soffermiamoci a meditare quali sostegni mirabili Dio ci ha dato per accompagnarci nel cammino di fede.  [...]

Divisore dans Fede, morale e teologia

“E’ importantissimo, signori, sottolineare il fatto empirico e sensibile dell’apparizione pasquale. Se non facciamo questo, noi cristiani corriamo il grande rischio di trasformare il cristianesimo in una gnosi”.

Paolo VI

Divisore dans Gilbert Keith Chesterton

L’incredulo Tommaso che ha bisogno di vedere e toccare per poter credere, mette la sua mano nel fianco aperto del Signore e, nel toccare, conosce l’intoccabile e lo tocca realmente, guarda all’invisibile e lo vede veramente: “Mio Signore e mio Dio” (Gv 20,28) [...] Noi siamo tutti come Tommaso, l’incredulo, ma noi tutti, come lui, possiamo toccare lo scoperto cuore di Gesù; ed in esso toccare, guardare il Logos stesso, così, mano e cuore rivolti a questo cuore, giungere alla confessione: “Mio Signore e mio Dio”.

Joseph Ratzinger – Guardare al crocifisso

Divisore dans Libri

“Chi crede ai miracoli lo fa perché ha delle prove a loro favore. Chi li nega lo fa perché ha una teoria contraria ad essi”.

Gilbert Keith Chesterton

Divisore dans Padre Ignace de la Potterie

L’importanza dei segni
Tommaso viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli
di Padre Ignace de la Potterie

[...] Nell’ultimo episodio Gesù riappare ai discepoli una settimana dopo. Adesso c’è anche Tommaso, assente la prima volta. L’inizio è lo stesso, la vera novità è costituita dalla presenza di Tommaso, che riveste qui un duplice ruolo: essendo «uno dei Dodici» deve aver visto il Signore risorto; ma d’altra parte, lui è anche uno di quelli che non l’ha visto la prima volta e quindi rappresenta un pò tutti noi. Così il caso di Tommaso prefigura l’atteggiamento di tutti i credenti. Perciò vale per tutti l’invito: «Diventa un uomo di fede». Ma poi Gesù dice: «Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto», e l’evangelista utilizza due volte il perfetto. Ma viene rimproverato da Gesù perché avrebbe già dovuto credere per la testimonianza degli altri discepoli, i quali a loro volta avevano creduto a ciò che aveva detto loro la Maddalena.

Credere sui segni
Gesù dice allora all’apostolo: «Beati coloro che senza aver visto hanno creduto». Su questo versetto c’è molta confusione. Per Bultmann e per Marxsen sarebbe una critica radicale all’importanza dei segni e dell’apparizione pasquale del risorto. Una apologia della fede privata di ogni appoggio esteriore. Il fedele non deve vedere i segni come fatti storici ma come una rappresentazione simbolica che serve a far comprendere l’efficacia della croce. Allora la resurrezione non c’è! Ma un’altra lettura sbagliata è anche quella che traduce: «Beati coloro che senza aver visto crederanno». Non è corretto tradurre con un futuro. Ci sono due verbi all’aoristo, e in tutti gli altri casi di aoristo utilizzati da Giovanni questi hanno valore di anteriorità. Gesù si riferisce quindi al passato ed è questa la ripresa di quanto è accaduto all’inizio del capitolo, cioè il fatto che i discepoli hanno cominciato a credere già sui segni e poi anche sulla testimonianza degli altri senza avere visto il risorto. [...]

Per approfondire Freccia dans Padre Livio Fanzaga Non è la richiesta di una fede cieca

Per approfondire Freccia dans Santa Teresa di Lisieux Guardare per credere

Divisore

Santa Teresina e la Vergine del sorriso

Spesso si dice che santa Teresa del Bambin Gesù non ebbe mai segni, nulla di straordinario, nella sua vita… in realtà non è vero. Dio dà a ogni anima dei segni… chi fa un sogno, chi vede gli occhi di un immagine muoversi e così via… i segni sono importanti, come afferma anche padre De la Potterie.

Teresa di Lisieux, gravemente ammalata, tanto da far temere per la sua vita, fu miracolosamente guarita il 13 maggio 1883, domenica di Pentecoste, dall’intervento della Santissima Vergine.

Teresina vide la statua viva e maternamente sorridente, nello splendore della sua eterna giovinezza. Anche su questa vita eccezionale la Santa Vergine ha posto il sigillo di santità. D’altra parte come avrebbe potuto essere la santa dell’infanzia spirituale senza avere la Madonna come Maestra? E non è forse la Madonna colei che ci dona il Bambino Gesù?

Sunto di una riflessione di padre Livio Fanzaga

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Autocritica

Posté par atempodiblog le 3 mars 2015

“Ciò che inasprisce il mondo non è un eccesso di critica, ma una mancanza di autocritica”.

Gilbert Keith Chesterton

Autocritica dans Fede, morale e teologia maht7s

Papa Francesco ci invita a non giustificarci ma a riconoscere che in ciascuno di noi ci sono radici di peccato da sradicare:

“Vado per la strada, passo davanti al carcere: ‘Eh, questi se lo meritano’, ‘Ma tu sai che se non fosse stato per la grazia di Dio tu saresti lì? Hai pensato che tu sei capace di fare le cose che loro hanno fatto, anche peggio ancora?’. Questo è accusare se stesso, non nascondere a se stesso le radici di peccato che sono in noi, le tante cose che siamo capaci di fare, anche se non si vedono”.

In questa Quaresima ciascuno può individuare le radici di male cui è più legato.

Quando vedo qualcosa di sbagliato intorno a me, sono pronto ad accusare gli altri, oppure riconosco che anche io ogni giorno devo convertirmi? Penso di combattere il male con la vendetta oppure con il bene, cambiando il mio stile di vita? Attacco i nemici con la calunnia oppure taccio e prego per loro?

Tratto da: Radio Maria Fb

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Il vero problema oggi

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2015

Il vero problema oggi dans Citazioni, frasi e pensieri mhaf0k

“Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando anche noi siamo nel giusto. Quello che ci occorre è una religione che sia nel giusto quando noi abbiamo torto. Attualmente il problema non è se la religione ci consenta di essere liberi, bensì se la libertà ci consenta di essere religiosi”.

Gilbert Keith Chesterton

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Chesterton sui regali di Natale

Posté par atempodiblog le 23 décembre 2014

Elogio cristiano del Natale consumistico dans Antonio Socci Regali-di-Natale

La convinzione che molti, anche fra i credenti, si sono fatti del Natale è che a disturbare un autentico festeggiamento natalizio siano anzitutto il consumismo e la ricerca dei regali di questi giorni. Tanti la pensano così ma – sia detto con rispetto – sbagliano. Non perché il consumismo, laddove eccessivo, non sia un problema, ma perché il falso Natale non è quello con troppi regali ma quello senza Gesù; è quella la Festa senza il Festeggiato. E se da un lato è vero che una smisurata attenzione ai regali può distrarre dal senso del Natale, dall’altro non è certo evitando di farsi dei doni che si sarà automaticamente partecipi, come per magia, dell’essenza natalizia. Anzi.

In tal senso, anticipando sorprendentemente di decenni le polemiche sul consumismo natalizio, il grande Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) osservava: «Poco tempo fa ho letto l’affermazione di una signora sull’argomento: dice che lei non “faceva regali” nel senso grossolano, sensuale e terreno dell’espressione ma Cristo stesso è un regalo di Natale. Una nota a favore dei regali materiali è stata buttata giù persino prima della Sua nascita, con i primi spostamenti dei saggi dell’Oriente e della stella: i Tre Magi giunsero a Betlemme portando oro, incenso e mirra. Se avessero portato solo la Verità, la Purezza e l’Amore non ci sarebbero state né un’arte né una civiltà cristiana».

Oltre alla storia dei Magi, pare che a rafforzare la tradizione natalizia dei doni, degli auguri e del pranzo natalizio sia stato – in epoca meno remota – il successo di A Christmas Carol di Charles Dickens (1812-1870), racconto che vide le stampe il 18 dicembre 1843 riscuotendo subito successo e vendendo ben 6.000 copie in appena una settimana. Tuttavia questo nulla dice circa la pericolosità dello scambiarsi dei doni e dello sforzo di chi, a Natale, cerca di essere più buono e generoso. Chiaramente l’impegno non dovrebbe essere limitato alla seconda parte del mese di dicembre e durare tutto l’anno; ma questo dipende dalla capacità di custodire la verità di Natale, non certo dall’astenersi dal fare regali per paura d’inquinarla.

di Giuliano Guzzo

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Freccia dans Viaggi & VacanzePerché anche i cristiani a Natale si scambiano i regali?

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Il carpe diem non è la religione di persone felici

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2014

Il carpe diem non è la religione di persone felici dans Citazioni, frasi e pensieri 34t8kcw

Walter Pater ha detto che noi siamo tutti condannati a morte e che la sola via possibile è di godere momenti squisiti in se stessi. La medesima lezione insegnava la filosofia, così potente e così desolata di Oscar Wilde. E’ la religione del carpe diem; ma la religione del carpe diem non è la religione di persone felici, bensì di persone molto infelici. La grande gioia non coglie i boccioli di rosa finché può; i suoi occhi sono fissati sulla rosa immortale che Dante poté vedere. La grande gioia ha in sé il senso dell’immortalità; lo stesso splendore della giovinezza risiede nella sensazione di avere tutto lo spazio per distendere le gambe.

Gilbert Keith Chesterton

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“Babbo Natale non si è rimpicciolito. Piuttosto ho esteso l’idea”

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2014

“Babbo Natale non si è rimpicciolito. Piuttosto ho esteso l’idea” dans Citazioni, frasi e pensieri Babbo-Natale

Quello che mi è successo è l’opposto di quello che sembra essere l’esperienza della maggior parte dei miei amici. Invece di rimpicciolire fino ad un puntino, Babbo Natale è divenuto sempre più grande nella mia vita fino a riempire la quasi totalità di essa. È successo in questo modo. Da bambino mi trovai di fronte ad un fenomeno che richiedeva una spiegazione. Avevo appeso alla sponda del mio letto una calza vuota, che al mattino si trasformò in una calza piena. Non avevo fatto nulla per produrre le cose che la riempivano. Non avevo lavorato per loro, né le avevo fatte o aiutato a farle. Non ero nemmeno stato buono – lungi da me!

E la spiegazione era che un certo essere che tutti chiamavano “Santa Claus” era benevolmente disposto verso di me… Ciò che credevamo era che una determinata agenzia benevola ci avesse davvero dato quei giocattoli per niente.

E, come affermo, io ci credo ancora. Ho semplicemente esteso l’idea. Allora chiedevo solo chi metteva i giocattoli nella calza, ora mi chiedo Chi mette la calza accanto al letto, e il letto nella stanza, e la stanza della casa, e la casa nel pianeta, e il grande pianeta nel vuoto.

Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi dollari e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare.

Una volta pensavo fosse piacevole e sorprendente trovare un regalo così grande da entrare solo per metà nella calza. Ora sono felice e stupito ogni mattina di trovare un regalo così grande che ci vogliono due calze per tenerlo, e poi buona parte ne rimane fuori; è il grande e assurdo regalo di me stesso, perché all’origine di esso io non posso offrire alcun suggerimento tranne che Babbo Natale me l’ha dato in un particolare fantastico momento di buona volontà.

di Gilbert Keith Chesterton
Tratto da: Gli Scritti

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Lui c’è sempre

Posté par atempodiblog le 10 novembre 2014

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“Questo è ciò che sento… adesso, a ogni ora del giorno.
Tutte le cose buone sono una cosa sola.
Tramonti, scuole di filosofia, bambini, costellazioni, cattedrali, opere d’arte, montagne, cavalli, poesie; sono solo travestimenti.
Un’entità soltanto si muove sempre tra noi, celandosi sotto il manto grigio della chiesa o nel verde dei prati.
Lui c’è sempre, dietro a ogni cosa, soltanto lui può indossare quei travestimenti in modo tanto splendido…”.
 
GILBERT K. CHESTERTON (lettera a Frances)
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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La relazione tra un uomo e un cane

Posté par atempodiblog le 28 juillet 2014

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“So che la relazione tra un uomo e un cane è una vera relazione… l’uomo storico, attraverso tutta la sua storia, ha avuto un cane e non ha mai dimenticato il cane; come si può vedere in Tobia o in Ulisse”.

Gilbert Keith Chesterton - Dal saggio La storia delle Nazioni
Tratto da: G.K. Chesterton

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9 giugno: anniversario della morte di Charles Dickens

Posté par atempodiblog le 9 juin 2014

“Non esiste miglior critico dickensiano del signor Chesterton”.

Thomas Stearns Eliot

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“Charles Dickens, il più grande scrittore inglese, nato proprio due secoli fa. Il più grande drammaturgo inglese, William Shakespeare - o almeno così alcuni scrittori sostengono plausibilmente - potrebbe anche essere stato cattolico. E’ difficile fare una tale affermazione su Dickens: G.K. Chesterton, però, (che certamente ha capito Dickens meglio di Dickens stesso) ha davvero affermato che Dickens era cattolico nel cuore: e, come io sosterrò, questa non è affatto una affermazione così stravagante come potrebbe sembrare a prima vista”.

William Oddie – Catholic Herald
Tratto da: Il blog dell’Uomo Vivo

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La filosofia di san Tommaso d’Aquino

Posté par atempodiblog le 29 mai 2014

La filosofia di san Tommaso d'Aquino dans Citazioni, frasi e pensieri jufriq

La filosofia di san Tommaso si fonda sull’universale senso comune che le uova sono uova. L’Hegeliano potrebbe dire che le uova in verità sono la gallina, perché parte dell’infinito processo del Divenire; il Berkeleiano potrebbe sostenere che le uova in camicia esistono solo come esiste un sogno; il Pragmatista può credere che noi perdiamo il meglio delle uova stra­pazzate dimenticando che erano sempre uova e ricordando solo che erano strapazzate. Ma nessun scolaro di san Tommaso ha bisogno di rompersi il cervello per rompere adeguata­mente le sue uova; mettere la testa in quel determinato angolo per guardare le uova, o sbir­ciare di traverso le uova, o chiudere un occhio per vedere una nuova semplificazione delle uova. Il Tomista sta nell’ampia luce solare della fratellanza umana, nella comune consapevo­lezza che le uova non sono galline, né sogni, o semplici presunzioni pratiche; ma cose atte­state dalla autorità dei sensi che vengono da Dio.

Gilbert Keith Chesterton

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Ancora vivo

Posté par atempodiblog le 31 mars 2014

Ancora vivo dans Citazioni, frasi e pensieri zvdb9f

“Tutta la scienza, anche quella divina, è un sublime romanzo poliziesco. Solo non ha l’obiettivo di indagare sul perché un uomo sia morto, ma bensì sul segreto più oscuro del perché sia ancora vivo”.

G. K. Chesterton

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Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo

Posté par atempodiblog le 12 février 2014

Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo dans Citazioni, frasi e pensieri 301cxna

La Chiesa non può muoversi coi tempi; semplicemente perché i tempi non si muovono. La Chiesa può solo infangarsi coi tempi e corrompersi e puzzare coi tempi. Nel mondo economico e sociale, come tale, non c’è attività, eccettuata quella specie di attività automatica che è chiamata decadenza: l’appassire dei fiori della libertà e la loro decomposizione nel suolo originario della schiavitù. In questo, il mondo si trova per molte cose allo stesso piano dell’inizio dell’oscuro medioevo. E la Chiesa ha lo stesso compito di allora: salvare tutta la luce e la libertà che può essere salvata, resistere a quella forza del mondo che attrae in basso, e attendere giorni migliori. Una Chiesa vera vorrebbe certo fare tutto questo, ma una Chiesa vera può fare di più. Può fare di questi tempi di oscurantismo qualcosa di più di un tempo di semina; può farli il vero opposto dell’oscurità. Può presentare i suoi ideali in tale e attraente e improvviso contrasto con l’inumano declivio del tempo da ispirare d’un tratto agli uomini qualcuna delle rivoluzioni morali della storia, così che gli uomini oggi viventi non siano toccati dalla morte finché non abbiano visto il ritorno della giustizia. Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo”.

Gilbert Keith Chesterton, da The New Witness
Tratto da: G. K. Chesterton – Il blog dell’Uomo Vivo

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