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Il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere

Posté par atempodiblog le 31 octobre 2009

Il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere dans Fede, morale e teologia medjugorje

La festività di tutti i Santi e la commemorazione dei fedeli defunti ci ricordano che la vita è un cammino verso l’eternità e che il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere.
Se l’uomo si identificasse col suo corpo e la sua persona si dissolvesse   in una manciata di polvere, avrebbe un senso la vita?
Gesù risorto ha vinto la morte, quella spirituale e quella corporale. Ha sconfitto l’impero delle tenebre e le porte dell’inferno, aprendo per tutti gli uomini la possibilità del paradiso.
La gioia senza fine del paradiso è un dono, ma anche una conquista. Si entra nell’oceano d’amore della Santissima Trinità rivestiti della veste candida della santità.
Incominciamo a fare il primo passo verso il Cielo celebrando la festa di tutti i Santi in grazia di Dio e accostiamoci, se necessario, al sacramento della confessione.
La vita di grazia è un cammino di santità che tutti possiamo percorrere. E’ una piccola via che porta molto in alto. Si tratta di fare tutto, anche le cose più piccole e insignificanti, per amore di Dio.
Facciamoci prendere per mano dalla Vergine Maria, la Tutta Santa, grande Maestra della santità umile e nascosta.

di Padre Livio Fanzaga

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La morte: tappa o termine della vita?

Posté par atempodiblog le 15 novembre 2008

La morte: tappa o termine della vita?
di Mons. Alessandro Maggiolini

La morte: tappa o termine della vita? dans Fede, morale e teologia monsalessandromaggiolin

Sfogliamo il Nuovo Testamento. «Dio ha stabilito che ogni uomo muoia» e allora «dovrà rendere conto del bene e del male compiuto». Non vi è eccezione: il destino di ciascuno è quello di vedersi troncare la libertà di decidere il proprio destino e di lasciare che il Signore tragga le conseguenze del proprio amore accettato o rifiutato.
Mi metto sul bordo di Viale Certosa, quello che porta al Cimitero comunale: motori che rombano e sfrecciano nel traffico cittadino, gonne variopinte al vento, perché la vita è bella – questo è il ritornello – e bisogna spremerla fino alla feccia del piacere. E accanto, lemme lemme e silenzioso, passa il carro funebre per di più mascherato da automobile civile, poiché sembra che ci si sia accordati per non pensare e alludere mai alla morte: e se nei discorsi comuni cade il tema, appare subito una sgarbatezza. Siamo eterni? Mi torna alla mente la novella di Pirandello dove il conduttore del carro funebre ha lasciato il mestiere del cocchiere civile e, per l’abitudine che ha, si avvicina al marciapiede dove un signore impettito cammina verso l’ignoto e si sente invitare: «Signore, vuoi salire? C’è posto».
Non c’è bisogno di molti ragionamenti: la vita, lunga o breve che sia, viene spezzata. E che cosa ci attende, dopo? E perché questa cesura, violenta o dolce, che pone fine alla nostra libertà? O meglio: che libera o imprigiona la nostra libertà?
Già. Poiché si può anche fingere per tutta la vita di giocare al girotondo dei giorni e degli anni. Ma la vita non è un cerchio che ritorna monotonamente su se stessa: è un vettore – se si vuoi parlare in termini scientifici – che ha un inizio e ha inevitabilmente un termine. Davvero si tratta di un termine? All’ultimo sospiro, che cosa succede? Si dà un annientamento della persona? Ma la persona è creata e redenta per l’eternità: per una eternità che si rinnova ogni momento.
Ed ecco l’interrogativo sul « dopo » che aiuta a cogliere il senso del morire e del vivere che ne può seguire. È un pensiero che può rivelarsi angoscioso quello di chi intuisce che esiste un termine al costruire il proprio destino in un dialogo di amore con Dio che può essere accolto piangendo di commozione, o rifiutato con rabbia irrivedibile.
Ma come? In un tempo come il nostro, dove tutto sembra essere dominabile, ha ancor senso accennare, sia pure di striscio, o buttare in faccia alla gente il destino eterno di beatitudine o di dannazione? E l’uomo non è fatto per la felicità che gli spot pubblicitari presentano ossessivamente? E che senso ha il peccato in sé e nelle sue conseguenze, quando ciò significa il fallimento della persona?
Ma si ponga che la vita terrena non abbia una conclusione.
La monotonia e una noia mortale non opprime i nostri giorni?
Ricordo una pagina di Gratry, il quale, alla fine delle scuole secondarie, si interroga sul suo domani: professore universitario? Lavoratore della terra? Poeta? E le domande che si ripresentano martellanti: e poi? E poi? Poi giunge un’ora di definitività e si prenderà coscienza di una solitudine disperata a cui si è votati o di una gioia larga come il cielo e splendente, dove ci attende il Signore che ha voluto morire per noi e che, risorto, ci attende a braccia aperte, impaziente.
Ecco il dramma della vita che non può essere cancellato come una banalità, né quando si è in chiesa, né quando si è al supermercato. Il Signore del cielo e della terra, l’Amore senza limiti che si è lasciato affiggere alla croce per noi ci attende.
Uno può anche fingere che tutto ciò sia fola di ritorno da un medioevo terrificante. E invece non si è che davanti al mistero della libertà: della libertà di chi stabilisce il proprio futuro e di chi non può impedire che Dio lo ami immisuratamente come vuole: può tentare di dimenticare questo orizzonte di ambiguità, ma non può impedire che Dio ami. E Dio, nel Signore Gesù, attende almeno una invocazione alla misericordia.
Buona morte. Che significa: buona vita, poiché la gioia che ci attende ha le sue anticipazioni anche nel nostro povero e traballante calendario. San Tommaso parla della grazia di Dio come di «praelibatio vitae aeternae»; c’è bisogno di tradurre?
«Expertus potest credere quid sit Jesum dirigere». C’è bisogno di tradurre?
A partire da queste considerazioni ci si può inoltrare nel mistero del male e della felicità – anche dell’attesa, prima del paradiso -, di cui ancora recentemente il Papa ha parlato nella sua splendida enciclica sulla Speranza. Perché lasciare cadere questi testi di un professore universitario che si fa umile fedele e alunno della Parola divina e fratello della sorte universale degli uomini?
Certo, ci si può anche lamentare perché la Chiesa sembra aver paura di toccare questi temi del destino eterno, e pare taccia per il timore di non essere accolta o per il desiderio di assecondare la direzione del vento della sciatta moda culturale di oggi – se si può parlare di cultura -. Il fatto è che quando il Papa, con lucidità di mistico, e con la semplicità del contadino che sale in cattedra, non dimentica la fatica di vivere; quando anche il Papa parla di questi argomenti, si volge l’attenzione ad altro. E invece, unica è la cosa necessaria nella vita. Chi ricorda il Catechismo sa bene a quali verità si allude. I Novissimi sono sempre certezze attuali e incidenti nella vita di ogni giorno.

Fonte: iltimone.org

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Tempo Liturgico Novembre 2008 – Tempo Ordinario

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2008

Tempo Liturgico – Novembre 2008
Tratto da: Radio Maria

Tempo Ordinario
Il mese di Novembre ha una duplice caratteristica. Da una parte è illuminato dalla Festa dei Santi e dei Fedeli defunti. La Chiesa pellegrinante nel tempo è chiamata a guardare all’eternità verso la quale è incamminata. Dall’altra inaugura il tempo di Avvento, durante il quale la Chiesa si prepara a rivivere la venuta di Gesù Cristo nell’umiltà della carne, in attesa della sua manifestazione nella gloria.

1 Novembre: festa di Tutti i santi
E’ una festa di precetto con l’obbligo della partecipazione alla S. Messa.. E’ un invito per tutti a vivere la chiamata alla santità nella vita ordinaria.

2 Novembre: Commemorazione dei fedeli defunti
In ogni parrocchia ci sono tre sante messe, per dare la possibilità ai fedeli di partecipare, offrendo suffragi per i propri cari defunti e per le anime più abbandonate del purgatorio.

Da mezzogiorno del 1 Novembre a tutto il 2 Novembre si può lucrare, una sola volta, l’indulgenza plenaria, applicabile solo ai defunti, visitando in loro suffragio una Chiesa dove recitare un Padre nostro e il Credo e adempiendo alle solite tre condizioni: Confessione Sacramentale – Comunione eucaristica – Preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice.

Nei giorni 1-8 Novembre i fedeli che visitano il cimitero e pregano per i defunti possono ottenere una volta al giorno l’indulogenza plenaria,( applicabile solo ai defunti), seguendo le tre condizioni suddette.

Domenica 23 Novembre
Festa di Cristo Re e Conclusione dell’Anno Liturgico

Domenica 30 Novembre
Prima Domenica di Avvento e inizio del tempo di preparazione al Natale.

Festività e Santi particolarmente significativi:

4 Novembre
S. Carlo Borromeo

10 Novembre
S. Leone Magno

21 Novembre
Presentazione della Beata Vergine Maria

27 Novembre
Madonna della Medaglia miracolosa

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Il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2008

Il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere dans Fede, morale e teologia padreliviofanzaga

La festa dei Santi e la commemorazione di tutti i fedeli defunti ci ricorda che il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere. Nel medesimo tempo abbiamo l’occasione di fare dono dell’indulgenzia plenaria a un’anima di un defunto che si trova in purgatorio, alle seguenti condizioni:

- Conversione del cuore ed esclusione di qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.

- Confessione individuale.

- Partecipare alla S. Messa e Comunione eucaristica.

- Dal 1° al 8° novembre visitare il cimitero e, durante la visita, pregare, anche solo mentalmente, per i defunti.

- Oppure dal mezzogiorno del 1° a tutto il 2 novembre visitare una chiesa o una cappella e, durante la visita, recitare il Credo, il Padre nostro e infine una preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice (Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre o altra preghiera).

Pregare per le anime del purgatorio è un atto di grande carità. Ci facciamo degli amici che pregheranno per noi.

Padre Livio Fanzaga

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La vita è adesso?

Posté par atempodiblog le 26 septembre 2007

La vita è adesso? dans Anticristo cuoreb

Oggi c’è una visione della vita in cui non esiste più la prospettiva dell’eternità, parafrasando un noto spot televisivo si potrebbe dire che per molti « life is now », come se la vita fosse un fenomeno rinchiuso nel tempo ed in cui “si vive una sola volta quindi godiamocela”.
La Regina della Pace a Medjugorje ci ricorda « figliolini, non dimenticate che la vostra vita passa come un fiorellino di primavera, che oggi è meraviglioso e domani non se ne trova traccia » e ancora « non dimenticate che siete passeggeri come un fiore in un campo che si vede da lontano, ma in un attimo sparisce » e ci invita ad essere apostoli dell’amore, portatori della pace, testimoni della fede e mani gioiosamente estese verso coloro che non credono.Il messaggio della cultura dominante del nostro tempo è che “senza Dio sarai felice, senza Dio si vive bene, atei è bello”. In questo tempo non pochi sono quelli che si presentano come coloro che ti indicano la realizzazione della tua vita al di fuori della Legge di Dio, al di fuori della Fede in Dio, al di fuori della sottomissione a Dio e al di fuori della Legge Morale. satana si presenta come consigliere perché senza Dio puoi fare quello che vuoi, sei il signore di te stesso e sei il padrone della tua vita. Molti giovani vivono il carpe diem perché sono sollecitati da più parti ad afferrare il giorno e l’opportunità del momento, a godersi la vita, e a fare di questa vita quello che si vuole. I maestri dell’errore insegnano l’arte di consumare la vita nel tempo e non alla luce dell’eternità, dicono godi e poi ti dissolvi nel nulla. Questa è un’attività satanica presente nella storia, soprattutto presente nella società del nostro tempo, attraverso i falsi maestri, i falsi profeti che sono quelli che occupano le cattedre, cioè quelli che formano le coscienze (o meglio, deformano e ottenebrano). Naturalmente chi mangia questo frutto che satana gli offre si trova solo, disperato e infelice. La disperazione è la conseguenza del messaggio satanico. Come ha detto la Regina della Pace “volete costruire un mondo senza Dio per questo siete infelici”. satana, attraverso gli uomini, vuole fare il maestro di vita, ma t’insegna una vita dove Dio non c’è e che si trasforma per te in un boccone velenoso. I falsi maestri sono nelle scuole, in televisione… ovunque. I ragazzi abbandonano di colpo la Fede perché c’è chi li ha convinti che la loro menzogna è più credibile della Parola di Dio che avevano imparato. Per Divina Grazia succede che trovandosi con i porci a contendersi il pasto si accorgono di dove sono caduti. Purtroppo non tutti riescono ad alzarsi in piedi come il figliol prodigo ed a tornare a casa. Dio approfitta delle crisi esistenziali per far aprire il cuore alla fame di assoluto.I giovani oggi si trovano in una situazione molto difficile perché trovano poche persone che li indirizzano verso il bene, mentre sono un esercito coloro che li spingono al male. Stanno provocando, in Occidente, la più grande apostasia della Fede che si sia mai avuta in oltre 2000 anni di storia cristiana. Per molti tutto è oggetto e l’uomo è una cosa. La falsa scienza di oggi ti dice che l’uomo è il suo corpo e quindi una cosa. Ma chi dice che “tutto è cosa” è una cosa o un “io”? Chi dice che tutto è oggetto è un soggetto (che è autocoscienza). L’uomo è capace di pensare, di scegliere, è autocosciente ed è aperto all’Infinito. Trascende la materia e va aldilà dell’orizzonte della finitezza. La vita è un cammino che dal tempo va all’eternità ed il Cielo è la meta a cui dobbiamo tendere. E’ questione di tempo, chiunque nasce è condannato a morte. Questa cosa va pensata fin da giovani per impostare bene la vita. Prima dei 35 anni (più o meno) si guarda avanti e si vedono orizzonti infiniti (diventerò…, farò…, chissà…), dopo si inizia a tirare il freno. Ti trovi con la vita davanti che si esaurisce come fa la clessidra. Gli anni si consumano e le persone diventano dei sopravvissuti perché han perso le motivazioni di vivere. Non sanno più perché vivono. Mantengono se stessi in vita. Quando, però, la vita è impostata come camino nel tempo verso l’eternità, ogni anno che passa una persona è sempre più realizzata, è sempre più vicina alla meta (il Cielo): raggiungere Dio è il fine della vita. Questa è un’occasione unica perché la si vive una sola volta e, in questo tempo che Dio ci ha dato (che può essere lungo o corto), decidiamo la nostra eternità. Se gli altri obiettivi che si hanno non si raggiungono (diventare Presidente della Repubblica, astronauta, manager, calciatore, ecc…) state tranquilli che non succede niente. Come dice Gesù: “che giova l’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?”. Potete essere bocciati a tutti gli esami ma non a questo!
Per decidersi alla santità bisogna essere motivati e ciò che motiva è che la vita passa. Tutti gli obiettivi materiali si dissolvono o, comunque, li devi lasciare perché la vita è breve. Devi scegliere quello che conta e conta solo Dio. E’ una cosa da assimilare per non farci prendere dalle false luci, ricordando la frase di Santa Teresa: tutto passa solo Dio basta.

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