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La caducità di tutte le cose

Posté par atempodiblog le 16 novembre 2011

La caducità di tutte le cose dans Citazioni, frasi e pensieri Blessed-Moscati

«Bellezza, ogni incanto della vita passa! Resta solo eterno l’amore che sopravvive a noi, che è speranza e religione, perché l’amore è Dio. Grandiosa morte che non è fine, ma è principio del sublime e del divino, al cui cospetto questi fiori e la bellezza sono nulla. [...] Da fanciullo, guardando dal terrazzo l’ospedale, mi prendeva un salutare smarrimento, e cominciavo a pensare alla caducità di tutte le cose, e le illusioni passavano, come cadevano i fiori dagli aranceti che mi circondavano…».

San Giuseppe Moscati

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« Sia glorificato Dio nella mia morte »

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

Nel mio povero apostolato io avevo sempre desiderato di glorificare Dio nella morte, giacché è in questa occasione che più si insulta la Provvidenza. Figurarsi che una volta, come mi raccontò il sacerdote Castiello, dopo la morte di un contadino la famiglia staccò dal muro i quadri dei santi e li gettò in faccia al sacerdote per disprezzo, imprecando.
Gesù volle
darmi più volte l’occasione di glorificarlo nella morte. Fui chiamato ai principi del settembre 1917 al capezzale di un povero tisico di nome Enrico Russo, che si consumava inesorabilmente e non voleva ricevere i Sacramenti, perché diceva di volere andare egli stesso in chiesa quando sarebbe guarito. Mi recai a casa sua e senza molti preamboli gli parlai dell’eternità, di Dio, della sorte di andare al cielo, della fugacità della vita, con accenti e paragoni così persuasivi che il povero giovane si infiammò del desiderio del cielo, e volle ricevere la santa Comunione. Gliela portai io stesso e gli somministrai anche l’Estrema Unzione. Visse ancora altri giorni, durante i quali andai a trattenerlo con discorsi santi, facendogli ricevere novellamente la santa Comunione.
Il giorno precedente alla Comunione stetti con lui e vegliai tutta la notte, alternando la preghiera con i discorsi sul cielo; il magnifico cielo stellato che si vedeva dalla stanza e la cupola della chiesa di S. Agostino che si delineava nella notte invitavano l’anima a ricordarsi di Gesù Sacramentato e della patria celeste.
Il giovane si licenziò dai suoi parenti, disse loro di non piangere, disse loro di mettere intorno al suo letto quattro ceri, e raccolto in Dio spirò l’anima in pace. Fu una morte di angelo, ed avvenne il 25 settembre 1917. Feci fare alla famiglia sua tanti atti di lode a Dio, di rassegnazione e di ringraziamento per quella morte cristiana, facendo loro intendere che per noi cristiani la morte non è che il passaggio alla vita eterna. Sulla sua tomba feci mettere questa scritta: « Sia glorificato Dio nella mia morte ».
Lo feci per ricordare la gloria di Dio a quelli che nel camposanto avrebbero visitata quella fossa.

Don Dolindo Ruotolo

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L’uomo non è riducibile alla materia

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

L'uomo non è riducibile alla materia  dans Fede, morale e teologia benedettoxvi

Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può an­che vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: «Io so­no la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11,25-26).

Benedetto XVI

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La morte è il momento dell’abbraccio col Padre

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2011

La morte è il momento dell'abbraccio col Padre dans Citazioni, frasi e pensieri donorestebenzi

« Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che  sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì.
Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio.
Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”. Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio.
La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura ».

Don Oreste Benzi

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La santità è la dimensione della vita cristiana

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2011

 La santità è la dimensione della vita cristiana dans Fede, morale e teologia ognissanti

Questo mese di Novembre, che si apre con la festa dei Santi, è un invito alla santità, che è la dimensione propria della vita cristiana. La santità è innanzi tutto un dono di grazia, da chiedere ogni giorno nella preghiera. Ma è anche il frutto della nostra risposta e del nostro impegno.
Il cammino di santità è lungo e richiede pazienza e perseveranza. La forza che lo sostiene è quella dell’amore. Senza l’amore è impossibile superare gli ostacoli e le insidie che provengono dalla nostra fragilità, dalle seduzioni del mondo e dagli inganni del maligno.
Non pensare che la santità sia un esercizio ascetico per pochi eletti. Essa in ultima istanza consiste nell’amicizia con Gesù Cristo. Più si è amici di Gesù e più si è santi. Quando si ama Gesù, si è pronti per le più grandi imprese, quelle con le quali i santi hanno stupito il mondo.
Diventa intimo di Gesù. Impara a conoscerlo e ad amarlo. Sia Lui l’amico del cuore. La Madonna sarà la tua Maestra su questo strada che porta alla meta della vita. Coraggio!

Padre Livio Fanzaga

divisore dans Festa dei Santi e commemorazione dei fedeli defunti

Per approfondire il tema della festa dei santi e della commemorazione dei fedeli defunti, cliccare sul link iconarrowti7 dans Padre Livio Fanzaga Festa dei Santi e dei fedeli defunti

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Indulgenze per i defunti

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2011

Indulgenze per i defunti dans Fede, morale e teologia 8wweaw

Come aiutare i nostri defunti
La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita eterna.

L’aiuto più efficace è la S. Messa, la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l’atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei defunti.

La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati.

Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno per noi. Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l’aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l’Eterno riposo. Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.

Le indulgenze
La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle “indulgenze”. Queste ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati. Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo tesoro “spirituale”, costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli « condoni » alle anime dei defunti quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.
L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, mediante: visite alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa.
Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.
Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti. Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo).
A questa si aggiungono le tre solite condizioni Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.

Tratto da: Radio Maria

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Novena alle Sante Anime del Purgatorio

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2011

Novena alle Sante Anime del Purgatorio dans Don Giustino Maria Russolillo Beato-Giustino-M-della-Santissima-Trinit-Russolillo

O Santa Chiesa purgante, impero dell’amore nel dolore, fatto della fede più vicina a divenire visione, della speranza più vicina a divenire possesso, della contrizione più purificatrice di ogni difetto e del desiderio più divorante di Dio, con spirito di compassione ti saluto!

Anime care, mi unisco ai giusti della terra più caritatevoli per voi, ai santi più impegnati nella vostra purificazione, degli Angeli ministri del vostro regno, ai vostri sovrani di misericordia, Gesù Cristo e Maria, implorando di essere anch’io un vostro liberatore.

Vengo nelle vostre regioni di tristezza alle province del pianto, nella vostra città di fuoco, alle case di struggimento; ma come al campo dell’apostolato più fertile di gloria di Dio, come al posto del beneficio più corrisposto di ricambio e più toccante per il divino Amore!

Con la Croce che vi accoglie sotto le Sue braccia, con gli Angeli che la liturgia chiede a custodi dei sepolcri, vengo a ogni camera ardente, mi fermo in ogni cappella mortuaria, abito in ogni cimitero, mi pianto in ogni fossa, per avervi più presenti o care anime!

Ma più di un fiore che allieta il sepolcro e non voi; più di una lampada che illumina la tomba e non voi, voglio essere per voi, come perpetua aspersione di acqua lustrale e Sangue prezioso di Gesù, perpetua incensazione di tutte le orazioni, benedizioni, e sacrifici a vostro suffragio!

O anime più vicine al Paradiso, o più sprofondate verso l’inferno, o anime più abbandonate dagli uomini e forse più tormentate dai demoni, o anime splendenti dei sacri caratteri, o più favorite di speciali vocazioni divine, che io sia il vostro liberatore!

O anime, cui sono più legato per dovere di carità o giustizia! O anime più unite alla mia per somiglianza di vocazione e missione! O anime che fate il vostro purgatorio nel tempo in cui vivo e nei luoghi in cui abito, che io sia il vostro liberatore!

O anime che vi affollate intorno alle Chiese e alle case religiose, intorno a chi prega e a chi soffre cristianamente, intorno a chi celebra o assiste alla Santa Messa, ottenetemi il più grande e efficace apostolato, per i tiepidi e per i peccatori, per i moribondi e per Voi!

Andando in Paradiso, lasciate a me tutto il vostro santo dolore dei peccati, il desiderio del cielo e la rassegnazione alla Divina Volontà, e ottenetemi tale comunione dei santi del Purgatorio, da essere come un’anima penante di tutte le purificazioni, e cantante di tutte le liberazioni, ma poi subito dopo la morte, il Paradiso!

del Beato Don Giustino Maria Russolillo della Santissima Trinità

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Nell’ora della mia morte

Posté par atempodiblog le 9 août 2011

Nell'ora della mia morte dans Citazioni, frasi e pensieri cieloo

« Trovo una grande pace nel pensare a quando il Signore mi chiamerà. Mi sale spesso alle labbra, senza alcuna vena di tristezza, una preghiera che il sacerdote recita dopo la celebrazione eucaristica: «Nell’ora della mia morte chiamami». È la preghiera della speranza cristiana che nulla toglie alla letizia dell’ora presente, mentre consegna il futuro alla custodia della divina bontà ».

Giovanni Paolo II

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Un’indagine sulla morte, il tabù del nostro tempo

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2011

Un’indagine sulla morte, il tabù del nostro tempo
di Michele Brambilla

Un'indagine sulla morte, il tabù del nostro tempo dans Articoli di Giornali e News vitamortemiracoli

Se vale il principio secondo il quale nessuno può fare a meno di acquistare un libro che lo riguarda, Stefano Lorenzetto venderà sei miliardi e seicento milioni di copie della sua nuova opera. Sei miliardi e seicento milioni: tante quanti sono gli abitanti della Terra. I quali, nessuno escluso, dovranno prima o poi fare i conti con quelle «cose ultime» di cui Lorenzetto si è occupato.

La morte, la «cosa ultima» per eccellenza, è davvero l’unica certezza nel nostro futuro. Nella sola giornata di oggi – ci dicono le statistiche – sessantamila nostri simili si congederanno da questo mondo. Un mondo nel quale noi vivi – voglio dire noi provvisoriamente vivi – non rappresentiamo che un’esigua minoranza. Siamo più di sei miliardi, d’accordo: ma, solo nei quattromila anni della storia che raccontiamo sui libri, sono almeno cento miliardi i «colleghi» che ci hanno preceduti.

Eppure non c’è evento più rimosso di questo. Strano: viviamo un tempo in cui imperversano i futurologi d’ogni specie, ma dell’unico appuntamento certo è proibito parlare. Superato, e da un pezzo, quello del sesso, il nuovo tabù è la morte: tra gente perbene non se ne parla. Per non pensarci ci riempiamo di cose da fare. Addirittura pianifichiamo imprese di lungo termine anche quando i nostri capelli si sono imbiancati da un pezzo. Ma l’agenda è sempre meno ricca di pagine. Perché, nonostante i progressi della scienza, poco o nulla è cambiato dai tempi in cui il salmista scriveva: «Gli anni della nostra vita sono settanta/ ottanta per i più robusti…/ passano presto e noi ci dileguiamo». Settanta anni: venticinquemila giorni o poco più. Fa specie veder definiti «giovani», sui giornali, i politici cinquantenni: non restano loro che 7.300 giorni, 10.950 se saranno tra i più robusti.

«Ci è capitata una curiosa avventura: abbiamo dimenticato che si deve morire», ha scritto anni fa uno storico francese, Pierre Chaunu. È una delle conseguenze della modernità. Abbandonata la speranza religiosa, sperimentato il fallimento dell’utopia positivista di sconfiggere quell’odiosa Signora, l’uomo non ha trovato altra soluzione al problema che far finta che il problema non esista. Discettiamo ogni giorno di politica, di economia, di ecologia, di sociologia: tutte cose importanti, ma che ci forniscono tutt’al più risposte sulle cose penultime, non sulle ultime. Le «cose ultime» che un tempo la Chiesa chiamava «i Novissimi»: morte, giudizio, inferno e paradiso. Questioni ridicolizzate dai sapienti della nostra epoca, che sostengono di parlare in nome della Ragione. Ma su simili temi l’unico prodotto di questa «ragione» è stato il riempirsi di lavoro per non ragionare: «Meglio oprando obliar senza indagarlo/ questo enorme mister dell’universo», suggeriva il Carducci.

Lorenzetto ha avuto il grande merito di «oprar indagando». Ha messo il suo talento di intervistatore al servizio di quell’unica domanda davvero decisiva: c’è qualcosa al di là di quella porta misteriosa? Il Tutto o il Nulla? Ha interrogato uomini e donne che con il mistero della morte – e della vita: è la stessa cosa – hanno scelto di mescolarsi ogni giorno, oppure hanno dovuto fare i conti prima di quanto avessero desiderato.

Tra queste persone che Lorenzetto ha intervistato ce n’è una a me cara, un’amica che ho frequentato nei miei anni comaschi. È una signora di 105 anni, dalle ancora formidabili energie fisiche e intellettuali. Si chiama Carla Porta Musa. Un pomeriggio di un paio di anni fa, a casa sua, mi disse: «Io non ho paura della morte. Come potrei? È la cosa più naturale che ci sia». Eh no cara Carla: naturale è la vita, non la morte. La morte, questa bastarda, è contro-natura, infatti noi non l’accettiamo mai. Naturale è la speranza di infinito, la ricerca di un senso, insomma il desiderio di vita. Quello che – come mi riferisce un amico di Como – ha portato Carla Porta Musa, ieri mattina alle 8, ad attendere l’apertura di una libreria per essere la prima acquirente del libro di Lorenzetto.

La vita: è la vita, e non la morte, a urlare dentro ciascuno di noi. Nel libro di Lorenzetto ci sono altri due miei amici comaschi, Erasmo e Innocente Figini: due fratelli che hanno lasciato che la loro esistenza venisse sconvolta da qualcosa di più grande. Hanno aperto la loro casa a ottanta «figli»: trenta vivono lì con loro, cinquanta sono in affido diurno. Chi glielo ha fatto fare, se non la certezza che la vita non finirà sotto un metro di terra?

I Figini hanno fede, sono cristiani, credono in quel solo Uomo che – dicono – è tornato vivo dal regno dei morti. Lorenzetto questa fede dice di non averla, ma di cercarla. Voglio sperare – per lui e per noi tutti – che siano vere le parole che Blaise Pascal dice di avere udito da Cristo stesso: «Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato».

Stefano Lorenzetto, « Vita morte miracoli », Marsilio, pagg. 272, euro 16.

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L’eternità

Posté par atempodiblog le 20 juin 2011

L'eternità dans Fede, morale e teologia eternit

È articolo di fede che, come è senza fine la gloria che dà Iddio alle anime giuste, così è senza fine il castigo che dà ai malvagi all’inferno. Il motivo è che, dopo la morte, è finito il tempo e non è più possibile né meritare, né demeritare: come si muore, tali si resta per tutta l’eternità: i giusti sempre giusti, i malvagi sempre malvagi. Ora, Dio, giustissimo rimuneratore, non può non premiare e glorificare le anime dei giusti e non punire e castigare i cattivi. I buoni in cielo saranno sempre buoni per tutta l’eternità, perciò Dio per tutta l’eternità li premia e li glorifica; i cattivi, al contrario, nell’inferno saranno sempre soggiogati, per tutta l’eternità, dai loro vizi, quindi Dio per tutta l’eternità li punisce e li tormenta. A far cessare all’inferno il castigo, bisognerebbe che cessasse il peccato, ma il peccato permane, perché il dannato non potrà mai rivolgersi a Dio con un atto di contrizione e chiedergli perdono.

Anzi egli lo odierà e maledirà eternamente, quindi conviene che anche la pena sia sempiterna, altrimenti Dio non sarebbe giusto.

Posto ciò, considerate che vuol dire eternità di castigo. Essa è una pena terribilissima, perché non ha misura. Amplissimo è il giro della terra e l’altezza dei pianeti, ma tuttavia si possono misurare; profondo è il fondo del mare, ma si può scandagliare dagli esperti; ogni cosa, insomma, benché si chiami smisurata, si può sempre, in qualche modo, misurare. L’eternità sola non può misurarsi; tutte le misure immaginabili, applicate all’eternità, sono di essa infinitamente minori.

di Sant’Agostino Roscelli
Fonte: Immacolatine.it

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La morte ci porta a Dio

Posté par atempodiblog le 8 février 2011

La morte ci porta a Dio dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Giuseppina-Bakhita

“Quando una persona ama tanto un’altra, desidera ardentemente di andarle vicino: dunque perché aver tanto paura della morte? La morte ci porta a Dio”.

Santa Giuseppina Bakhita

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Preghiere per le anime purganti

Posté par atempodiblog le 1 janvier 2011

Preghiere per le anime purganti dans Fede, morale e teologia zlds2v

Chi non avesse più a questo mondo i genitori, o un fratello, od altri parenti, non sia così sbadato da dimenticarli. Duplice è il guadagno che si ricava dalle preghiere che si fanno per le anime del purgatorio: si sollevano in primo luogo queste poverette dalle loro pene, e poi grandissimo è il merito che ci procuriamo e che il Signore si prepara a contraccambiarci, quando andremo a trovarLo.

San Giovanni Bosco

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Guardate la patria che vi aspetta

Posté par atempodiblog le 13 novembre 2010

Guardate la patria che vi aspetta dans Citazioni, frasi e pensieri Josefa-Menendez

“Anime care, se non guardate il Cielo, vivrete come gli esseri privi di ragione… Alzate la testa e guardate la patria che vi aspetta. Cercate il vostro Dio e lo vedrete sempre con lo sguardo fisso su di voi; in quel Suo sguardo troverete pace e vita”.

Gesù a Suor Josefa Menendez

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Riflessione sul mese di novembre

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2010

Riflessione sul mese di novembre dans Fede, morale e teologia radiomariacroazia

Nel primo giorno del mese di novembre la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi e si ricorda di tutti i suoi defunti che hanno raggiunto la loro meta: sono arrivati “in cielo”.

L’atto di fede “Credo nella risurrezione dei morti” esprime la coscienza della comunione delle Chiese, quella della terra e quella glorificata in cielo. A loro si unisce la Chiesa sofferente delle anime salvate che sono nel purgatorio, e di loro ci ricordiamo proprio nel giorno dei defunti.
La Chiesa è conscia che i suoi membri non sono solo quelli che vivono sulla terra, ma anche i defunti che sono in paradiso e in purgatorio. Tutti formano una sola Chiesa. Sulla terra la Chiesa onora coloro che sono in cielo e prega per coloro che sono in purgatorio, e queste anime pregano per noi e ci aiutano con la loro intercessione.

Questa festa ci ricorda chiaramente che siamo tutti invitati alla santità e questo vuol dire che come cristiani dobbiamo realizzare l’Amore di Dio, tendendo alla perfezione.
Gesù ci invita, nel suo Discorso sulle Beatitudini, ad essere coraggiosi e capaci di soffrire, di sopportare le ingiustizie e l’odio delle persone, perché ci sono in noi le forze divine che vincono tutto e indirizzano i nostri passi verso la sicura glorificazione in cielo. Perciò, la festa di Tutti i Santi è la festa della nostra speranza.

Nel mese di novembre  termina l’anno liturgico con la solennità di Cristo Re. Questo giorno festivo ci esorta a pensare come tutta la storia del mondo e dell’umanità tende verso le mani di colui che davanti a Pilato ha detto  “Io sono Re” e di cui san Giovanni ha detto: “Ecco viene su una nube e ognuno lo vedrà”.

Lasciamo già da oggi qualche “traccia di bene” sul nostro cammino verso l’eternità!
Che Maria, modello di santità, sia la nostra guida in questo viaggio verso l’eterna patria!

di Padre Stjepan Fridl – Radio Marija Croatia

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L’ora della morte

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2010

L'ora della morte dans Fede, morale e teologia Sole-sui-cipressi

Quando diciamo che l’ora della morte è incerta, rappresentiamo quell’ora come situata in uno spazio vago e lontano. Essa non ha per noi nessun rapporto con la giornata già iniziata. Per noi è impossibile che accada proprio questo pomeriggio in cui l’impiego di tutte le ore è già stato tutto ben definito.

Quanto è vero quello che scrive il famoso scrittore francese Marcel Proust nei Guermantes, una parte del suo capolavoro Alla ricerca del tempo perduto!

Quando pensiamo alla nostra morte – e lo facciamo rarissimamente – la immaginiamo relegata in una data remota e astratta, che non ha nulla a che vedere con le giornate che stiamo vivendo, già ben programmate e fitte di impegni. E invece dovremmo sapere che sarà proprio in un giorno normale, forse neppure così lontano nel tempo, che la morte si presenterà davanti a noi, anzi, dentro di noi, per strapparci da questo orizzonte e da un’esistenza che forse aveva ancora tanti progetti da compiere.

Per questo è necessario superare quella sorta di censura attorno all’«ora della morte» e, in una giornata simbolica come questa, è utile sostare alcuni istanti e riflettere per ordinare la vita non solo secondo gli impegni quotidiani ma anche secondo quella meta estrema.

Francesco Petrarca in una lettera latina a Boccaccio confessava: «Spero che la morte mi colga mentre sono intento a leggere o a scrivere o, se a Dio piacerà, mentre prego e piango».

La morte bella è quella che si attua mentre siamo con la coscienza in pace, posti nel cuore delle azioni o nella quiete della preghiera ma con la serenità interiore. E questo è possibile solo se ci si prepara ogni giorno con una vita giusta e fedele.

di Gianfranco Ravasi

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