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Vicka sulla vocazione al matrimonio

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2011

Intervista a Vicka Ivankovic, Gennaio 2002

Vicka sulla vocazione al matrimonio dans Discernimento vocazionale vickaivankovicsposa

Sr. Emanuel prima delle nozze era andata a trovarla. Tra le tante domante le ha chiesto:

vickamedjugorje dans Medjugorje

Domanda: Vicka, come vedi questo cammino del matrimonio che hai scelto?
Vicka: Guarda! Ogni volta che Dio ci chiama, dobbiamo essere pronti nel profondo del cuore a rispondere a questa chiamata. Ho provato a rispondere alla chiamata di Dio trasmettendo i messaggi in questi ultimi 20 anni. L’ho fatto per Dio, per la Madonna. In questi 20 anni l’ho fatto da sola, ed ora non cambierà niente se non che adesso lo farò attraverso una famiglia. Dio mi chiama a cominciare una famiglia, una famiglia santa, una famiglia per Dio. Sai, io ho una grande responsabilità di fronte alle persone. Loro cercano dei modelli, degli esempi da seguire. Allora voglio dire ai giovani: non abbiate paura di impegnarvi nel matrimonio, di scegliere questo cammino del matrimonio! Ma, per essere sicuri del proprio cammino, che sia questo o un altro, la cosa più importante è mettere Dio al primo posto nella vostra vita, mettere la preghiera al primo posto, cominciare la giornata con la preghiera e finirla con la preghiera. Un matrimonio in cui non c’è la preghiera, è un matrimonio vuoto, che sicuramente non durerà. Là dove c’è l’amore c’è tutto. Ma bisogna sottolineare una cosa: l’amore, si. Ma quale amore? Prima l’amore per Dio, e poi l’amore verso la persona con la quale vivrete. E poi, lungo il cammino della vita, non bisogna aspettarsi dal matrimonio che sia tutto rose e fiori, che sia tutto facile…No! Quando arrivano i sacrifici e le piccole penitenze, bisogna sempre offrirle al Signore con tutto il cuore; ogni giorno ringraziate il Signore per tutto ciò che è successo durante la giornata. Per questo dico: cari giovani, care nuove coppie, non abbiate paura! Fate di Dio la persona più importante della vostra famiglia, il Re della vostra famiglia, mettetelo al primo posto, e allora Egli vi benedirà – non soltanto voi, ma anche tutti quelli attorno a voi.

D.: Dopo il tuo matrimonio abiterai ancora a Medjugorje?
Vicka: Abiterò a pochi chilometri da qui, ma credo proprio che quasi ogni mattina, ritroverò il mio posto! (ovvero la scalinata della casa azzurra). Non devo cambiare la mia missione, so bene qual è il mio posto! Il mio matrimonio non cambierà questo.

D.: Cosa puoi dirci di Marijo (pronuncia: Mario), l’uomo che sposerai il 26 gennaio?
Vicka: È difficile per me parlarne. Ma tra di noi c’è una cosa sicura: la preghiera. È un uomo di preghiera. È un uomo buono, bravo. È un uomo profondo, e questo è molto bello. E poi, stiamo molto bene insieme. C’è veramente amore tra noi; così poi, poco a poco, costruiremo su questo.

D.: Vicka, come può una ragazza sapere quale uomo sposare?
Vicka: Sai, con la preghiera di sicuro, il Signore e la Madonna sono pronti a risponderti. Se chiedi nella preghiera qual è la tua vocazione, certo il Signore ti risponderà. Devi avere buona volontà. Ma non bisogna essere precipitosi. Non devi andare troppo veloce e dire guardando il primo ragazzo che incontri: “Questo è il ragazzo per me”. No, non devi fare così! Bisogna andare piano, pregare e aspettare il momento di Dio. Il momento giusto. Bisogna essere pazienti e aspettare che sia Lui, Dio, a mandarti la persona giusta. La pazienza è molto importante. Noi tutti tendiamo a perdere la pazienza, ci affrettiamo troppo e dopo, quando abbiamo fatto un errore, diciamo: “Ma perché, Signore? Quest’uomo non era veramente per me”. È vero, non era per te, ma dovevi essere paziente. Senza pazienza e senza preghiera, niente può andar bene. Oggi dobbiamo essere molto più pazienti, più aperti, per rispondere a ciò che il Signore vuole.

Se l’uno o l’altro ha paura di cambiare vita e dice a se stesso: “Oh, ma sono più tranquillo così da solo”, egli in realtà guarda in sé una paura. No! Bisogna prima liberarci da tutto ciò che ci turba dentro, e solo dopo potremo fare la volontà di Dio. Non possiamo chiedere una grazia e dire: “Signore, dammi questa grazia” quando abbiamo un grande blocco lì dentro; questa grazia non ci arriverà mai perché dentro di noi non siamo ancora pronti a riceverla. Il Signore ci ha dato la libertà, ci ha dato anche una buona volontà, e allora dobbiamo liberarci dei nostri blocchi interiori. Poi dipende da noi essere liberi o no. Tutti sono pronti a dire: “Dio qui, Dio là, fai questo, fai quello”…Dio agisce, è sicuro! Ma anch’io devo cooperare con Lui e averne la volontà. Devo dire: “Lo voglio, quindi lo faccio”.

D.: Vicka, hai chiesto alla Madonna il suo parere sul tuo matrimonio?
Vicka: Ma vedi, io sono come tutti gli altri, il Signore mi ha dato la possibilità di scegliere. Io devo scegliere con tutto il mio cuore. Sarebbe troppo comodo che la Madonna ci dicesse: “Fai questo, fai quello”. No, Lei non fa così! A noi tutti Dio ha fatto grandi doni perché potessimo comprendere interiormente ciò che Egli ha preparato per noi (Vicka non ha posto domande alla Madonna riguardo al suo matrimonio perché “Non le faccio mai domande per me stessa”, dice).

D.: Vicka, per molte persone consacrate nel celibato, tu rappresentavi un po’ il loro “modello” a Medjugorje. Ora essi ti vedono sposarti, hai qualcosa da dire loro?
Vicka: Vedi, durante questi 20 anni, Dio mi ha chiamata ad essere uno strumento nelle sue mani in questo modo (nel celibato). Se rappresentavo un “modello” per queste persone, oggi non cambia niente! Non vedo la differenza! Se si prende qualcuno come esempio da seguire, bisogna anche lasciarlo rispondere alla chiamata di Dio. Se Dio ora vuole chiamarmi ad una vita di famiglia, di famiglia santa, è che Dio vuole questo esempio, ed io devo rispondere ad esso. Per la nostra vita, non dobbiamo guardare quello che fanno gli altri, ma guardare in noi stessi e trovare in noi stessi ciò a cui Dio ci chiama. Egli mi ha chiamata a vivere 20 anni in questa maniera, adesso mi chiama ad un’altra cosa ed io devo ringraziarlo. Bisogna che io gli risponda anche per quest’altra parte della mia vita. Oggi Dio ha bisogno di esempi di buone famiglie, ed io credo che la Madonna voglia fare di me un esempio di questo tipo di vita, ora. L’esempio, la testimonianza che il Signore si aspetta che diamo, non la troveremo guardando agli altri, ma ascoltando, ciascuno per quanto lo riguarda, la chiamata personale di Dio. Ecco la testimonianza che possiamo dare! Non dobbiamo cercare la nostra soddisfazione personale, né fare ciò di cui abbiamo voglia. No, bisogna veramente fare ciò che Dio vuole che facciamo. Talvolta siamo troppo attaccati a ciò che ci piace e guardiamo troppo poco ciò che invece piace a Dio. In tal modo possiamo vivere tutta una vita, lasciar passare il tempo ed accorgerci soltanto all’ultimo momento che abbiamo fatto un grande sbaglio. Il tempo è passato e non abbiamo concluso niente. Ma è oggi che Dio ti dona occhi nel tuo cuore, occhi nella tua anima per poter vedere e non perdere il tempo che ti è dato. Questo tempo è un tempo di grazia, si! Ma è un tempo in cui bisogna scegliere ed essere ogni giorno più decisi sul cammino che abbiamo scelto.

Fonte: Les Enfants de Medjugorje

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« Ritorna a casa tua… »

Posté par atempodiblog le 15 mai 2011

Il povero ossesso, ora guarito, era sempre seduto ai piedi di Nostro Signore… La bontà di Gesù l’aveva colpito… Avrebbe voluto restare per sempre vicino a Lui…
- Io lo capisco… Si doveva stare così bene con Nostro Signore!
- Tuttavia, Gesù disse a Pietro di togliere gli ormeggi. Gli apostoli e Gesù si diressero verso la barca. Il miracolato li seguiva. Se avesse osato, avrebbe chiesto di salire sulla barca per non lasciare Nostro Signore. Adesso fa la prova. <<Maestr0, dice, prendimi con te…>>, e guardava Gesù con gli occhi pieni di affetto…
- L’ha preso con sé?
- No, Gesù non voleva permettergli di salire nella barca. <<Ritorna a casa tua – gli disse – racconta ala tua famiglia tutto ciò che il buon Dio ha fatto per te>>.
- Pover’uomo, come doveva esser triste!…
- A lungo seguì con gli occhi la barca e nella barca Nostro Signore, poi ritornò a casa sua, dove fece molto bene.
Visono delle fanciulle che desiderano diventare suore. Il buon Dio le vuole invece nel mondo per darvi il buon esempio. Per essere Religiose bisogna essere chiamate da Nostro Signore.

PROPOSITO: Dirò a Nostro Signore: <<Fa’ di me ciò che Tu vuoi, ma se mi chiami, dammi la forza di dire un grande SI’>>.

di Henry Perroy

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Proclamare il Vangelo in situazioni diverse

Posté par atempodiblog le 15 mai 2011

Proclamare il Vangelo in situazioni diverse dans Commenti al Vangelo siateluce

Dal Vangelo di Marco abbiamo ascoltato il racconto della guarigione dell’indemoniato di Gerasa. Gesù lo libera da una moltitudine di demoni. La gente del luogo rimane impressionata, inquieta e impaurita. Ma quell’uomo, guarito, è pieno di gratitudine e di entusiasmo; vorrebbe lasciare tutto e seguire immediatamente Gesù come discepolo itinerante, alla maniera degli apostoli e degli altri che lo accompagnavano nel suo continuo andare da una città all’altra per predicare il Vangelo. Gesù non esaudisce questo desiderio; non gli permette di lasciare la sua casa. Gli chiede però di diventare missionario nel suo ambiente: “Va nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato”. Quell’uomo obbedisce e prontamente si mette ad evangelizzare tra i suoi familiari e tra gli abitanti del suo territorio. “Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati”. Anch’egli è discepolo e collaboratore di Gesù, sebbene in un modo diverso dagli altri.

In quest’uomo, come in altri personaggi del Vangelo (ad esempio Zaccheo, Lazzaro) che credono in Gesù, ma rimangono nella loro famiglia e nel loro lavoro, possiamo vedere prefigurati i cristiani laici, mentre nel gruppo itinerante, che lascia la famiglia e il lavoro per andare con Gesù, possiamo vedere prefigurati i sacerdoti e le persone consacrate. Gli uni e gli altri in situazioni diverse, con carismi e responsabilità diverse, hanno il compito di proclamare il Vangelo con la vita e con la parola. “La missione – insegna Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio – riguarda tutti i cristiani (RMi 2). “Il Signore chiama sempre ad uscire da se stessi, a condividere con gli altri i beni che abbiamo, cominciando da quello più prezioso che è la fede” (RMi 49).

Tratto da: vatican.va

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La volontà di Dio

Posté par atempodiblog le 15 mars 2011

La volontà di Dio dans Chiara Lubich chiaralubich

Certamente la sua volontà non ci è sempre chiara. Come Maria anche noi dovremo domandare luce per capire quello che Dio vuole. Occorre ascoltare bene la sua voce dentro di noi, in piena sincerità, consigliandoci se occorre con chi può aiutarci. Ma una volta compresa la sua volontà subito vogliamo dirgli di sì. Se, infatti, abbiamo capito che la sua volontà è quanto di più grande e di più bello possa esserci nella nostra vita, non ci rassegneremo a « dover » fare la volontà di Dio, ma saremo contenti di « poter » fare la volontà di Dio, di poter seguire il suo progetto, così che avvenga quello che Lui ha pensato per noi. E’ il meglio che possiamo fare, la cosa più intelligente.

Chiara Lubich 

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Capire la propria vocazione

Posté par atempodiblog le 2 février 2011

Capire la propria vocazione dans Discernimento vocazionale padrelivioevicka

Padre Livio: Ora vorrei toccare un problema molto sentito dai nostri giovani. Mi capita spesso di incontrarne moltissimi, anche fra quelli che partecipano alla catechesi giovanile di Radio Maria, che non riescono a capire qual è la loro vocazione, nel senso di comprendere quello che Dio vuole da loro e che cosa devono fare nella vita. Fanno fatica a vedere la strada sulla quale Dio li chiama.
Vicka: Quando un giovane prega per capire qual è la sua vocazione, se ha la mente piena dei più svariati pensieri, progetti, desideri e tante cose di questo genere, non arriverà mai a vedere la sua vocazione. Quando noi preghiamo, dobbiamo rendere libero e disponibile il cuore e dire a Dio: « Ecco, fai tu quello che vuoi e rispondimi tu nel mio cuore su quello che devo fare! ». Se io chiedo con serietà, Lui mi risponde. E’ certo che mi indica che cosa devo fare, se la via del matrimonio o del sacerdozio o della vita religiosa o altro. Oggi, noi spesso preghiamo per avere questo dono, ma nel medesimo tempo pensiamo ad altro, e allora la risposta non arriva. Noi dobbiamo prima fare chiarezza rendendoci disponibili per una decisione. Se io voglio davvero trovare la mia vocazione, devo mettere da parte tutti gli altri pensieri. Se io prego per capire la mia vocazione, ma nel medesimo tempo ho il fidanzato, di sicuro quella vocazione non arriva mai, perché tu non sei d’accordo con te stesso, non sai che cosa vuoi fare. Occorre essere pronti a scegliere per l’una cosa o per l’altra, e chiedere a Dio che ti dia questo discernimento. L’ho detto e lo ripeto: se uno chiede alla Madonna una risposta sulla scelta vocazionale che riguarda la sua vita, Lei risponde direttamente nel suo cuore riguardo alla strada che deve prendere. Da parte nostra dobbiamo essere pronti a sentire la sua voce. Lei è sempre pronta a risponderci, solo che noi dobbiamo preparare il posto e liberarci da tutte le altre voci per sentire la sua voce.

Padre Livio: Rendere libero il cuore per la chiamata di Dio, qualunque essa sia, non è uno sforzo da poco. Senza una totale disponibilità è facile scambiare i nostri desideri con la voce di Dio. Come faccio ad essere sicuro che è propriola Madonna, che è proprio Dio che mi indica questa strada?
Vicka:
Possiamo essere sicuri perché, se chiediamo a Dio, Lui ci ascolta. Quando tu preghi Dio dicendo: « Liberami da tutti i miei pensieri, da tutto ciò che disturba il mio cuore, perché io voglio ascoltare la tua voce », allora vedrai che Dio ti risponde e che la sua voce ti arriva più forte di tutte le altre. La sua è una voce che ti sveglia!
Tante volte noi aspettiamo questa risposta, ma perdiamo la pazienza, perché vogliamo tutto e subito. Tu preghi per cinque o sei giorni; ma siccome la risposta non arriva, al settimo non preghi più. Ma questo modo è sbagliato, perché, quando preghiamo, dobbiamo saper aspettare il momento di Dio con tanta pazienza. Lui ci fa attendere per provarci, ma poi dà una risposta a tutto. Io devo essere paziente, non stancarmi di chiedere la risposta e saper aspettare. Devo pregare nella maniera giusta, che è un modo per dire a Dio: « Eccomi, io desidero ascoltare tutto quello che tu vuoi dirmi. Sono pronto! » Dio è sempre con quel cuore che è pronto. Invece noi, a volte, vogliamo che Dio ci risponda subito; ma poi, quando viene il tempo che ci risponde, ecco che ci comportiamo come se non ci avesse detto niente. Questo è un giocare con Dio. Se io, quando chiedo, chiedo col cuore, la risposta arriva nel cuore proprio al momento giusto.

Padre Livio: Nei giovani, però, c’è un’altra paura. Me ne sono reso conto io, e certamente lo avrai notato anche tu che incontri tanti giovani e ti sei fatta una grande esperienza. Molti di loro hanno paura che seguire Dio sia troppo difficile, come se Dio chiedesse troppo per le loro forze.
Vicka: Questo veramente non lo dicono soltanto i giovani. Vorrei portare al riguardo un piccolo esempio. Una volta è arrivato un grosso gruppo di italiani e, come sempre, inizio con la preghiera e poi incomincio a riferire i messaggi della Madonna. Quando è il momento delle domande, ecco che un sacerdote abbastanza giovane alza la mano e prende la parola dicendomi: « Vicka, io penso che la Madonna ci chieda troppo ». Io gli rispondo « Padre, tutto quello che la Madonna chiede sono cose semplici, che già la Chiesa prescrive. Lei stessa ha detto che non è venuta per dirci cose nuove, ma per risvegliare la nostra Fede. Tutto quello che la Madonna ci raccomanda esiste già nella Chiesa; solo che bisogna pian piano cercare di viverlo. » Quel sacerdote, però, non era convinto perché, in una parrocchia grande e con tante cose da fare, non era possibile secondo lui pregare tre Rosari ogni giorno come chiede la Madonna. Io gli ho risposto che questa era la raccomandazione della Madonna e che, se lui voleva, poteva accettare; se non voleva poteva lasciarla. E così se ne è andato. Un mese dopo, però, è tornato e mi ha detto: « Vicka, ho incominciato a pregare un po’ di più ogni giorno e ho capito che tutto è possibile. Quando sono arrivato la prima volta non ero pronto e per me era troppo. Ora, invece, riesco a mettere in pratica un po’ alla volta tutto quello che la Madonna vuole ». Per tornare ai giovani, vorrei dire che oggi tantissimi giovani hanno altre cose per la testa e per questo trovano difficile seguire Dio. Ma se un giovane imposta meglio la sua vita e dà più tempo a Dio, allora lui cambia. E’ in questo modo che tutto il mondo può cambiare.

Padre Livio: Allora non è difficile seguire Gesù?
Vicka:
Per uno che non ha provato e che non ha mai fatto nulla, è difficile ed è proprio quella persona che dice che è difficile. Ma se uno ha provato e si è impegnato ad andare avanti, allora è facile. Non c’è problema.

Tratto da un’intervista a Vicka di Padre Livio Fanzaga
Fonte: Holy Queen 

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Ho fatto la scelta di Gesù: donarmi totalmente a Dio

Posté par atempodiblog le 29 janvier 2010

Ho fatto la scelta di Gesù: donarmi totalmente a Dio dans Andrea Tornielli plivio

«Sono felice di essere celibe e nella mia vita di prete non ho mai sentito il bisogno di avere una moglie». Padre Livio Fanzaga è la popolarissima e inconfondibile voce di «Radio Maria», l’emittente cattolica con ascolti da record, che non trasmette pubblicità ed è sostenuta soltanto dal contributo volontario dei suoi ascoltatori.

Perché il prete deve essere celibe?
«Io sono felice di esserlo per due motivi. Il primo è che mi sento realizzato per il dono totale della mia vita al Signore. È una donazione mistica e affettiva. Il secondo motivo è di carattere più pratico: da celibe posso servire la Chiesa con tutto me stesso».

Non ha mai sentito l’esigenza di sposarsi?
«No, perché sono sono già totalmente realizzato nella paternità spirituale verso coloro che attraverso il mio ministero vengono generati a Dio e alla Chiesa».

È d’accordo nel discutere sull’eventuale attenuazione o abolizione del celibato sacerdotale, per far fronte alla carenza di vocazioni?
«A mio parere la crisi di vocazioni è dovuta anche al fatto che c’è una concezione troppo manageriale e poco mistica del sacerdozio. Se viene meno il rapporto con Dio e l’amore per le anime, ci possono essere delle crisi affettive. Ma allora il problema non è abolire il celibato, ma è quello di annunciare e proporre il Vangelo tutto intero. Non è un caso che oggi proprio gli ordini di clausura, quelli con le regole più dure, non conoscano crisi di vocazioni. Se il Vangelo è proposto nella sua interezza, nell’uomo scatta la sete di assoluto e si arriva a donarsi eroicamente».

Qual è dunque la ragione più evidente per mantenere la legge del celibato?
«A me colpisce il fatto che Gesù, pur vivendo in un contesto culturale e religioso in cui non c’erano i celibi, abbia scelto di non sposarsi. Siccome esiste un rapporto diretto tra Cristo e il sacerdote, io credo che sia significativo rimanere celibi come lui lo è stato».

Non teme che l’esaltazione del celibato possa screditare il valore del matrimonio?
«Assolutamente no, c’è una vocazione al celibato e una vocazione al matrimonio, che è una via di santità, sono entrambi sacramenti».

di Andrea Tornielli – Il Giornale

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Il cammino di santità

Posté par atempodiblog le 10 juin 2008

Dio ha un progetto specifico su ciascuna persona che è unica, irripetibile e ha i propri specifici doni che vanno scoperti e valorizzati per percorrere la propria vocazione alla santità

COME IMPOSTARE LA PROPRIA VITA – La santità è la vera realizzazione di noi stessi: Dio ci ha creati per essere in Cristo e riflettere un grado della sua santità. Ognuno ha una sua specifica santità da realizzare (in famiglia, sul lavoro, nella vita consacrata) e ogni santo riflette in modo unico la santità di Dio. Il modo corretto di impostare la vita è dunque quello di capire il disegno di Dio e come realizzarlo. Dio parla al cuore in preghiera e rivela il suo progetto paso dopo passo. La domanda di fondo che ognuno deve porsi non è dunque « cosa voglio fare della mia vita » ma scoprire giorno dopo giorno qual è il progetto di Dio su noi stessi. La vita infatti si realizza quando noi abbiamo realizzato ciò che Dio voleva che noi facessimo. In realtà sono poche le anime che seguono questo percorso, la maggior parte delle anime sbanda o trascorre la vita in un modo improduttivo. Nonostante ciò, Dio a qualsiasi età dà la possibilità di riprendere il cammino e di raggiungere la santità, anche in breve tempo. La conversione rappresenta proprio quel momento di ritorno della persona sulla strada maestra della propria vita.

IN COSA CONSISTE LA SANTITÀ – Il grado di santità consiste nell’amore per Dio e nel donare agli altri questo amore che Dio dà a noi stessi e che noi accogliamo nel nostro cuore. La misura della santità non sta dunque nei carismi ma nella misura di amore di Dio che ognuno accoglie nel proprio cuore. L’amore di Dio infatti non lo si merita, ma lo si chiede nella preghiera, quindi si deve poi corrispondere a questa grazia aprendo il proprio cuore per poterlo accogliere in noi. Questo processo di conversione può portare alla santità anche in breve tempo, come è accaduto per grandi santi come Sant’Agostino e San Paolo, o addirittura in tempi brevissimi, come nel caso del buon ladrone, crocifisso accanto Gesù, che è stato toccato dalla divina misericordia in punto di morte e che oggi è addirittura venerato come Santo dalla Chiesa Prientale.

LE CHIAMATE DI DIO – Le chiamate di Dio nel corso della vita possono essere molte, e di diverso tipo, e possono avvenire in molti modi. Noi dobbiamo essere sempre attenti alle sue chiamate e pronti ad accoglierle. Le chiamate a volte posono essere molto impegnative o dolorose da portare avanti: in questo modo Dio plasma la vita di ogni persona e ne fa un autentico capolavoro. Raramente infatti Dio mostra la strada per intero, generalmente Dio conduce la persona conduce passo per passo, così come una madre guida il proprio bambino: avanzando così si avanza nel cammino di fede e volgendo lo sguardo al proprio passato si nota come Dio abbia tessuto in ogni singola vita un ricamo meraviglioso. La vita si distrugge solo quando si perde la fede. Si può perdere tutto, la salute, l’amore, il prestigio, la ricchezza, ma la più grave sconfitta consiste nella perdita di Dio. «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33).

PER APPROFONDIRE

Come si proclama la santità
Per aprire una causa di beatificazione ordinariamente devono trascorrere almeno cinque anni dalla morte di una figura morta in fama di santità. È il vescovo diocesano che, ottenuto il «nulla osta» dalla Congregazione delle cause dei santi, apre il processo: da quel momento il candidato viene definito servo di Dio. Terminata la ricognizione diocesana le conclusioni sono trasmesse alla Congregazione vaticana. E qui l’iter si differenzia a seconda che il candidato agli altari sia un martire o un confessore (cioè un cristiano che ha vissuto esemplarmente senza però essere ucciso a causa del Vangelo). Nel caso del martire la sua testimonianza è considerata dalla Chiesa talmente forte che, se la sua morte è giudicata da una commissione di esperti motivata dall’annuncio del Vangelo, viene direttamente sottoposta al Papa che può direttamente proclamarlo beato. Il martire salta così il passaggio del miracolo, il fatto straordinario compiuto per sua intercessione, richiesto invece per i confessori. Per accedere invece alla canonizzazione, ed essere così proclamato santo, anche per i martiri deve essere riconosciuta l’esistenza di un miracolo.

Tratto da: Holy Queen

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