Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2014

Quando noi recitiamo il Rosario la Madonna è presente e ci ascolta. Se non la vediamo con gli occhi della carne, possiamo però vederla con gli occhi del cuore. Mentre scorriamo i misteri della nostra redenzione, Lei ci rafforza nella fede, purifica il nostro cuore e fortifica la nostra volontà sulla via del bene.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna dans Anticristo RM

[…] occorre guardare a questa preghiera come al modo per entrare nella più intima unione con Maria stessa: recitare il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna, se così possiamo dire, per tuffarsi in questo oceano di santità e grazia che è la Vergine Maria, e personalmente aggiungerei, con Leopardi, che “il naufragar mi è dolce in questo mar!”. Dunque, quando si prega il Rosario si entra in comunione con l’Immacolata, con Colei che tutte le generazioni dicono Beata (Lc 1,48) proprio perché prescelta dal Signore, concepita senza peccato originale e perciò stesso, lo abbiamo più volte ricordato, già vincitrice su Satana.

[…] Ora, la preghiera del Santo Rosario è in particolare legato al dono della pace. […] Ora, Dio nella sua pedagogia ha legato alla preghiera del Rosario questa potenza, tale da dare la pace all’umanità, da preservare l’umanità dalla distruzione e dai progetti del Maligno, assicurando un tempo di pace.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

Gesù non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà.

Papa Francesco

Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa dans Anticristo s5fzf7

Ci sono oggi degli esorcisti che credono che il Demonio, se comandato, sia obbligato a dire la verità, rispondendo alle domande postegli: io ribadisco che il Diavolo è una brutta bestia e inganna sempre.

Io posso citare un episodio di alcuni anni fa quando un noto esorcista, venuto a Radio Maria per partecipare a una tavola rotonda sul satanismo e la possessione, al termine della trasmissione mi disse di possedere l’elenco dei cardinali iscritti alla massoneria. E aggiunse che tale elenco gli era stato rivelato da Satana stesso, sotto suo comando, durante un esorcismo. Al che, incredulo, ribattei:

“Ma non lo sa che Satana è un mentitore e che inganna sempre?”.

Insomma, vorrei dire agli esorcisti di fare come Gesù: non parlate con il Demonio, ma intimategli di andarsene, ricordando che la capacità diabolica di ingannare supera infinitamente le difese umane!

[...]

Mi lasciano sempre molto perplesso gli esorcisti che dicono di parlare con Satana. Ma di che cosa vuoi parlare col Demonio? Non si può, non si deve parlare col Diavolo, perché inganna sempre! Bisogna troncare qualsiasi dialogo con Satana e con i suoi rappresentanti perché riescono sempre a ingannarti.

Infatti – per tornare al racconto del peccato originale – appena Eva comincia a parlare, ecco che il Maligno la colpisce con il suo veleno, come il serpente a sonagli che lancia la testa contro la preda, e sibila: “non morirete affatto”, giungendo con straordinaria astuzia a dare addirittura del mentitore a Dio stesso!

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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La Madonna del monte Berico

Posté par atempodiblog le 4 août 2014

Ci vollero due apparizione per convincere le autorità ecclesiastiche che la Madonna aveva scelto Vincenza Pasini, una povera contadina, per lanciare il suo messaggio e salvare dalla peste la città di Vicenza. In quel luogo, il monte Berico, venne costruita la chiesa che Maria domandava.

La Madonna del monte Berico dans Apparizioni mariane e santuari 30nj7fk

Quindi la Vergine si rivolge alla veggente con una discrezione e un affetto profondissimi . «Ti prego», dice infatti a Vincenza, chiedendole di fare da tramite presso il popolo di Vicenza, affinché esso riceva la richiesta della Madonna, «che venga costruita una chiesa in suo onore sul monte Berico, “altrimenti la peste non cesserà». Credo che su questa richiesta convenga spendere qualche parola per una corretta comprensione dell’affermazione della Vergine. A una prima, frettolosa e superficiale lettura, si potrebbe infatti essere tentati di pensare: ecco, la Madonna chiede una chiesa, minacciando diversamente di far perdurare la pestilenza che sta affliggendo i vicentini… Nulla di più sbagliato! Non dobbiamo infatti intendere la pestilenza come un castigo divino che verrebbe magari accentuato se il popolo non accogliesse la richiesta della Vergine: si tratterebbe infatti di minacce che ben poco avrebbero a che fare con le reali intenzioni della Vergine. 

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La santa indifferenza

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2014

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Per discernere lo spirito buono dallo spirito cattivo possiamo fare riferimento alla dottrina di sant’Ignazio di Loyola che, nei sui Esercizi Spirituali, ribadisce che per sostenere la propria vita spirituale è necessaria una grande purezza di cuore, che sant’Ignazio chiama “indifferenza”, ovvero la predisposizione alla massima disponibilità nei confronti della volontà di Dio. Con questa apertura di cuore, senza avere già nel cuore inclinazioni e desideri da assecondare si possono discernere le ispirazioni: se lo spirito di Dio a parlare, potrà dapprima chiedere qualcosa di duro e faticoso, ma lascerà una profonda pace nell’anima; se invece è lo spirito cattivo ad agire, ecco che prima presenterà qualcosa di seducente e accattivante per lasciare poi profonda insoddisfazione e inquietudine. Purezza di cuore, libertà dai desideri, santa indifferenza. Ma anche una profonda umiltà, poiché l’onnipotenza di Dio si manifesta laddove trova la miseria e la nullità dell’uomo in quanto Dio fa grazie agli umili. Allora, in questo quadro di umiltà e di distacco, di rinuncia interiore alla propria fame di mondo, allora si che si riesce a discernere lo spirito buono dalla spirito cattivo.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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Mai parlare con Satana

Posté par atempodiblog le 12 mars 2014

Gesù non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà.

Papa Francesco

Mai parlare con Satana dans Anticristo rkrl7t

Gesù dice che Satana è menzognero e omicida fin dall’inizio. Queste due cose sono correlate perché se ci chiediamo a che cosa serve la menzogna di Satana, dobbiamo rispondere che serve ad uccidere l’uomo. In proposito mi ricordo di aver visto una volta alla televisione uno straordinario documentario girato in un paese esotico: si vedeva uno stagno con centinaia di ranocchi ammonticchiati gli uni sugli altri e c’era una serpe entrata in mezzo che, testa sollevata in alto e bocca aperta, con gli occhi scintillanti fissava i ranocchi – il documentario riprendeva una cosa vera – e questi le saltavano in bocca da soli… La serpe li aveva ipnotizzati e i ranocchi le saltavano in bocca! Questa è un’immagine che mi ha impressionato, perché ho visto in essa un’immagine perfetta del Demonio, che ti inganna per mangiarti, per ucciderti! […] quando l’uomo inizia a dialogare con il Diavolo è come quel ranocchio che fissa gli occhi del serpente: rimane come ipnotizzato e poi gli salta nella bocca.

Mi lasciano sempre molto perplesso gli esorcisti che dicono di parlare con Satana. Ma di che cosa vuoi parlare col Demonio? Non si può, non si deve parlare col Diavolo, perché inganna sempre! Bisogna troncare qualsiasi dialogo con Satana e con i suoi rappresentanti perché riescono sempre a ingannarti. Infatti – per tornare al racconto del peccato originale – appena Eva comincia a parlare, ecco che il Maligno la colpisce con il suo veleno, come il serpente a sonagli che lancia la testa contro la preda, e sibila: “non morirete affatto”, giungendo con straordinaria astuzia a dare addirittura del mentitore a Dio stesso!

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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Un mondo nuovo senza Dio

Posté par atempodiblog le 2 février 2014

Un mondo nuovo senza Dio dans Anticristo 291f41x

Dietro all’inganno dell’uomo che vuole essere dio scorgiamo Lucifero che per primo si è ribellato al Creatore, inoculando poi questo veleno nel cuore dell’uomo, facendone la tentazione propria di ognuno. Questo non significa però che la storia semplicemente si ripeta, bensì siamo chiamati a riconoscere dei momenti in cui il rifiuto di Cristo da parte dell’umanità è più radicale che in altre epoche. Questo è quanto sta accadendo ai nostri giorni. Pensiamo agli auguri Natalizi del 2010 di Benedetto XVI alla Curia romana, allorché affermò che si assisteva ormai alla fine di un mondo:

«Il mondo con tutte le sue nuove speranze e possibilità è, al tempo stesso, angustiato dall’impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano (…). Non possiamo neppure tacere circa il (…) mercato della pornografia concernente i bambini (…), il turismo sessuale (…), il problema della droga, che con forza crescente stende i suoi tentacoli di polipo intorno all’intero globo terrestre – espressione eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo. Ogni piacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezza diventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome di un fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà dell’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto».

Una descrizione cruda, che riecheggia il monito di Giovanni Paolo II: l’umanità è ormai giunta a un bivio e può scegliere se ridurre a un cumulo di macerie il pianeta su cui vive o farne uno splendido giardino. Papa Wojtyla esprime analoga preoccupazione per il futuro del mondo in due encicliche:
la Dominum et vivificantem

«Sull’orizzonte della civiltà contemporanea, specialmente di quella più sviluppata in senso tecnico-scientifico, i segni e i segnali di morte sono diventati particolarmente presenti e frequenti. Basti pensare alla corsa agli armamenti e al pericolo, in essa insito, di un’autodistruzione nucleare» (n. 57)

e la Salvifici doloris

«La seconda metà del nostro secolo, quasi in proporzione agli errori e alle trasgressioni della nostra civiltà contemporanea, porta in sé una minaccia così orribile di guerra nucleare che non possiamo pensare a questo periodo se non in termini di accumulo incomparabile di sofferenze, fino alla possibile autodistruzione dell’umanità» (n. 8).

Le parole quei due grandi Papi che sono Giovanni Paolo II e Benedetto XVI mettono bene in luce il rapporto tra il rischio di autodistruzione del mondo e di perdizione eterna dell’umanità, cioè delle due facce del piano di Satana che vuol trasformare la terra in un Inferno.

Il primo passo su questa nefasta strada è la negazione di Dio, cioè la ribellione della creatura al Creatore: si tratta di quel peccato di orgoglio e di superbia che Lucifero ha compiuto per primo, scegliendo di adorare se stesso al posto di Dio. Perché alla fine a questo si riduce in realtà il tanto sedicente ateismo: non tanto alla negazione radicale della divinità, quanto al vano tentativo di porre se stessi al posto di Dio, adorandosi come tali. Molti che si dicono atei non sono dunque altro che idolatri che bramano di essere padroni del mondo e signori della propria vita.

Il secondo passo – dopo aver scelto di vivere e morire senza Dio – consiste nell’erigersi a signori del mondo e della vita al posto dell’unico Signore: ecco dunque che l’uomo stabilisce che l’embrione non è persona, dunque si può usare per gli esperimenti, si può abortire; la vita umana è tutta qui, quindi si ha il diritto di scegliere l’eutanasia per evitare qualsiasi sofferenza e rinunciare a una vita che non sarebbe più “di qualità”; infine, i rapporti tra individui non sono più secondo natura – per cui la famiglia è l’unione tra uomo e donna, stabile e indissolubile, aperta alla vita – bensì secondo cultura, relativismo ed edonismo per cui ci sta di tutto perché non ci sono più uomini e donne ma semplicemente individui accoppiabili e interscambiabili a piacimento.

Insomma, la negazione di Dio diventa la negazione dell’uomo, il rifiuto della verità sull’uomo, e degenera nel dominio dell’uomo sull’uomo perché alla fine il partito dei potenti di turno pretende di imporre a tutti la propria visione distorta della vita. La negazione di Dio conduce alla soppressione dell’opera di Dio, cioè della creazione: l’uomo si riduce a una bestia che tenta invano di soggiogare il mondo e il pianeta è a rischio di autodistruzione.

Tratto da: Medjugorje e il futuro del mondo, di Padre Livio con Diego Manetti. Ed. PIEMME

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L’apostasia dell’Occidente

Posté par atempodiblog le 2 février 2014

L’apostasia dell’Occidente dans Anticristo 4qplpw

[…] basta osservare che, credenti o non credenti, tutti ci chiediamo quale sia il futuro del mondo. Ci interroghiamo in tal modo perché non siamo più così sicuri, come invece eravamo in passato, che la storia sia destinata a un infallibile progresso. Anzi, quella che un tempo era una certezza sempre più si rivela una illusione. L’uomo ha per la prima volta la capacità di annientare il pianeta sul quale vive e dunque un po’ tutti ci interroghiamo su quali siano le prospettive future del genere umano. Non si tratta soltanto di temere gli effetti della crisi – economica e sociale – che ha segnato questi ultimi anni, bensì della paura che l’inquinamento morale e spirituale dell’umanità e l’offuscamento dell’intelligenza siano ormai giunti a un livello tale da permettere al male di prevalere. La mancanza di punti di riferimento, il crollo delle ideologie, la dissoluzione dei valori e delle tradizioni… tutto questo porta a domande angosciose e a interrogativi cui noi cristiani siamo chiamati a dare risposta con la fede. E, bada bene, non intendo la fede nel senso superficiale di un banale ottimismo, bensì come consapevolezza e come coscienza globale della realtà: è la fede infatti che ci fa intuire le trame del Demonio dietro al male presente nel mondo, ed è la fede che ci rende certi della vittoria totale e definitiva di Cristo.
Con questa positiva certezza dobbiamo cercare di comprendere dunque il nostro presente per prefigurare poi lo scenario futuro che ci attende. Già ora la Regina della Pace, con la sua presenza ultratrentennale a Medjugorje, prepara la battaglia finale descritta dal capitolo 12 dell’Apocalisse: la Donna vestita di sole e con la corona di dodici stelle che si oppone al Dragone infernale. Una lotta che caratterizza questo nostro tempo presente in cui Satana è sciolto dalle catene (cfr. messaggio dell’1 gennaio 2001) e che è destinata a una escalation di violenza e di perversione fi no allo scontro ultimo. Uno scontro il cui esito però è già certo: la vittoria di Cristo sul Demonio. Perché, come abbiamo detto ne L’ora di Satana, se il Diavolo è potente, Dio è Onnipotente. Quando allora si guarda al titolo scelto per questo libro – Medjugorje e il futuro del mondo – si coglie subito la profonda relazione tra le apparizioni della Regina della Pace e il compito di Maria che è incaricata di esortare l’umanità alla conversione, conducendola a suo Figlio Gesù e alla salvezza eterna. Se l’uomo contemporaneo sente una profonda inquietudine quando si interroga sul proprio domani, è pur vero che la Madonna a Medjugorje ha consegnato un grande messaggio di speranza all’umanità, esortando a non temere per il futuro bensì a pregare e a confidare in Lei.
Bisogna però aggiungere che la Regina della Pace con altrettanta chiarezza, soprattutto nei messaggi dei tempi più recenti, ha anche indicato quella che è la negatività più perniciosa del nostro presente, cioè il fatto che l’umanità sta abbandonando suo Figlio:

«Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la presenza di Dio e il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate. Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio. State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio. Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i vostri pastori» (2 febbraio 2012);

e ancora:

«Cari figli, con amore materno vi prego: datemi le vostre mani, permettete che io vi guidi. Io, come Madre, desidero salvarvi dall’inquietudine, dalla disperazione e dall’esilio eterno. Mio Figlio, con la sua morte in croce, ha mostrato quanto vi ama, ha sacrificato se stesso per voi e per i vostri peccati. Non rifiutate il suo sacrificio e non rinnovate le sue sofferenze con i vostri peccati. Non chiudete a voi stessi la porta del Paradiso. Figli miei, non perdete tempo. Niente è più importante dell’unità in mio Figlio. Io vi aiuterò, perché il Padre Celeste mi manda affinché insieme possiamo mostrare la via della grazia e della salvezza a tutti coloro che non Lo conoscono. Non siate duri di cuore. Confidate in me e adorate mio Figlio. Figli miei, non potete andare avanti senza pastori. Che ogni giorno siano nelle vostre preghiere. Vi ringrazio» (2 maggio 2012).

Ora, si tratta di due messaggi che alludono a una vera e propria apostasia dell’Occidente, alla quale occorre porre rimedio con urgenza dacché la Madonna stessa ci esorta a non perdere tempo. Però dobbiamo anche chiederci: a chi si sta rivolgendo la Regina della Pace?
Prima di tutto parla a Medjugorje, che si trova nel cuore dell’Europa, indicando proprio nel Vecchio Mondo l’epicentro di quella crisi spirituale che ormai dilaga sul pianeta. Diciamo che la crisi continentale della fede cristiana ha ormai intaccato varie parti del mondo, con una globalizzazione della prospettiva mai avuta prima. E questo si nota anche nelle apparizioni mariane: se da Rue du Bac a La Salette e a Lourdes i messaggi della Madonna – per quanto poi universalizzabili e attualizzabili – sono anzitutto dati a un certo popolo in quel preciso momento storico, da Fatima e fino a Medjugorje i messaggi della Madre di Dio assumono ormai una portata mondiale, globale, interpellando esplicitamente l’intera umanità.
Ora, se prendi una cartina dell’Europa e tiri una riga da Fatima a Medjugorje noterai che questa passa per Roma, sede del Papato, come a dire che l’attacco del Demonio non è solo alla fede dei popoli ma anche e soprattutto alla Chiesa e al Santo Padre.
È chiaro che anche in Asia o in America Latina la fede cristiana è in crisi, ma l’inizio dell’apostasia è in Europa, al punto che sul vecchio continente si posa la testa del serpente infernale che avvolge con le sue spire il mondo.
Parlando di apostasia intendo quella impostura antichistica di cui parla anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. CCC 675) laddove prefigura l’abbandono da parte dell’umanità di Cristo Salvatore per accontentarsi di un messianismo terreno e politico a carattere umanistico, nel quale cioè l’uomo sia in grado di salvare se stesso e dunque si perda la realtà stessa della redenzione. Questo movimento di pensiero è quello che Giovanni Paolo II ha denunciato quando ha parlato della caduta delle ideologiedel male – cioè i totalitarismi del Novecento – cui sarebbe subentrata una nuova forma di pensiero totalitario, quello che Benedetto XVI ha poi indicato come «dittatura del relativismo». Tutto questo la Madonna lo aveva predetto a Medjugorje, nel messaggio del 30 ottobre 1981, dicendo:

«L’Occidente ha incrementato il progresso, ma senza Dio, come se non fosse lui il Creatore». Un monito che sarebbe riecheggiato ancora nel messaggio del 25 gennaio 1997: «Voi state creando un mondo nuovo senza Dio».

Ecco dunque la radice dell’odierna apostasia: il tentativo dell’uomo di erigersi a padrone del mondo espellendone colui che ne è l’unico Signore: Gesù Cristo. E questo accade in primis in Europa: se infatti negli USA il presidente può ringraziare Dio nei suoi discorsi ufficiali oppure pregare prima degli incontri di rappresentanza, mostrando senza timore la fede cristiana che appartiene alla storia americana, nei Paesi di antica cristianità non è così, anzi: ovunque in Europa si sentono slogan in favore del multiculturalismo e del relativismo in nome dei quali si dovrebbe nascondere la propria fede nell’ambito privato della coscienza, senza pretendere di poterla manifestare o rendere incisiva a livello pubblico.
La Madonna a Medjugorje sta dunque svelando il piano di Satana che vuol porre se stesso al posto di Dio e cacciare Gesù dal mondo. Questo è l’inganno in cui l’umanità sempre più oggigiorno cade, lasciando sempre meno spazio a Cristo.

Tratto da: Medjugorje e il futuro del mondo, di Padre Livio con Diego Manetti. Ed. PIEMME

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Digiuno e preghiera per le anime del Purgatorio

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2013

Astenersi dal cibo, un modello universale. Distacco dalle cose, quindi dalla violenza dans Digiuno 6y8m

In parrocchia abbiamo cominciato tutti i venerdì, per aiutarci un po’ a fare il digiuno, alle 19:30 a trovarci per fare un incontro di preghiera.  “Alle sette e mezza?” - ha detto il Parroco – “un brutto orario. La gente cena…”, appunto, digiuno eh? Troviamo una pagnotta, davanti a Gesù si mangia meglio e quindi diciamo il Rosario e poi recitiamo le orazioni alla Croce Santa, “ti adoro Croce Santa”, una preghiera anche Paolo VI ha confermato che recitata secondo certe condizioni libera anime dal Purgatorio e la gente mi dice “vabbé ma dopo che ho liberato i miei parenti che… basta”. Ma come basta? Ma sai quanta gente c’è in Purgatorio? La Madonna a Medjugorje ha detto che oggi un gran numero di anime vanno all’Inferno, con buona pace di chi dice che l’inferno è vuoto; “no, ci sarà il diavolo…”, c’è il diavolo, ci sono i suoi angeli, ci sono tutti quelli che hanno rifiutato Gesù vivendo in peccato mortale fino alla fine della loro vita e senza pentirsi. L’inferno non è vuoto. “La maggior parte va in Purgatorio, pochissimi vanno subito in Paradiso”. Qual è il vantaggio di pregare per chi sta in Purgatorio? Che chi viene liberato va in Cielo e ha una riconoscenza infinita per chi è stato strumento di questa liberazione. Ma voi ci pensate se poteste liberare un anima dal Purgatorio?

Diego Manetti

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Non giudichiamo, preghiamo per le persone che si sono tolte la vita

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2013

 Non giudichiamo, preghiamo per le persone che si sono tolte la vita dans Diego Manetti due-solitudini-che-pensano-di-completarsi

Tre anni fa, al termine di un incontro in Piemonte, mi avvicina una donna e mi dice che vorrebbe parlarmi. Mi racconta del figlio che si è suicidato a 19 anni, si è impiccato, lasciato dalla ragazza.

Purtroppo questo qua dell’affettività è un motivo ricorrente per il semplice fatto che i nostri giovani che non hanno un centro nella vita si attaccano l’uno all’altro, due solitudini che pensano di completarsi. E spesso l’altro diventa tutto… “sei la mia vita”, “sei il mio tutto”… son sciocchezze. Ma che sei il mio tutto? Il mio Tutto è Dio. E’ l’Infinito. Tu sei una cosina piccola come me, come fai ad essere il mio tutto? Appena appena me ne rendo conto vado in crisi e se tu mi rifiuti io mi sento perso. Per queste persone così fragili il suicidio è l’unica scelta.

Bèh, questa donna mi chiama e mi dice “puoi venire a casa mia a parlare?” e così ci siam trovati lì a parlare. Sapete la cosa che mi ha stupito? Uno dice “ma chi più di una madre può amare un figlio?”, ma io ho notato una cosa, che questa donna aveva risentimento nei confronti del figlio. Non me l’ha detto, lo sentivo dalle parole… come dire: “come ti sei permesso di toglierti la vita e lasciarmi qui!”, che poco poco è quello che pensiamo quando diciamo “perché ho perso i miei cari?” e li vorremmo tirare indietro.

Io mi son permesso di dire a questa signora “preghi per poter perdonare suo figlio”, lei si è arrabbiata e ha detto “ma come? Io amo mio figlio! Tu non sai…” e io di rimando “ma scusi, scusi… si fidi. Dica una piccola preghiera, ogni giorno, ‘Gesù mio, perdonami’, ‘Gesù mio, perdonami’. Avvolgi tutti nel perdono”. E lei: “io ho già perdonato!”. Io “perdonare è una cosa che solo Dio sa fare, chiedi, ogni giorno, la grazia di perdonare”. Ha masticato amaro e me ne sono andato a casa.

Dopo un anno mi telefona e mi dice: “avevi ragione, io ho cominciato a fare questa preghiera senza crederci e poco a poco è venuto fuori che io avevo rabbia verso mio figlio perché se n’era andato. Dopo un po’ che pregavo ‘Gesù mio, perdonami’, ‘Gesù mio, perdonami’, ho cominciato a sentirmi in pace. Sono andata a confessarmi, sono ritornata a Messa, adesso canto nel coro”.

E’ un mistero che ci lega a quelli che non ci sono più e spesso lo prendiamo dalla parte degli uomini e non dalla parte di Dio. Detto questo, preghiera per tutti quelli che hanno finito la vita nel suicidio. […] Noi non sappiamo nella coscienza di chi si toglie la vita quale possibilità si gioca nell’ultimo istante. Una donna andò a confessarsi da Padre Pio in preda all’angoscia perché il marito si era tolto la vita e Padre Pio la ricevette e questa donna sfoga il suo dolore da Padre Pio e dice: “mio marito è perso” e Padre Pio gli dice “no”, lei “ma si è buttato dal ponte” e lui “ah no, perché tra il ponte e l’acqua c’è stato il tempo di un ‘Gesù mio’”. La Misericordia di Dio è un mistero. Non giudichiamo, preghiamo per le persone che si sono tolte la vita, perché la Misericordia di Dio è più grande della nostra misura. Non diamo per perso nessuno.

Tratto da una catechesi audio di Diego Manetti

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“Ti amerò per sempre”, un indizio di vita eterna

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2013

“Ti amerò per sempre”, un indizio di vita eterna dans Diego Manetti ti-amer-per-sempre

Ricordatevi di quando avete avuto il primo incontro con persona che amate. Quando vi siete dati appuntamento per andare vedere le stelle o per andare al cinema o per andare a magiare una pizza… quello che era, e al di là di quanto fosse disgustosa la pizza neanche ve lo ricordate, ma avete il ricordo di quella sera, quando vi siete presi le mani, vi siete guardati negli occhi e vi siete detti: “ti amerò per sempre”. Anche i più scettici, anche i più sgarrupati dei ragazzi dicono “ti amerò per sempre”. Perché dici “per sempre”? Perché pensi che vivrai per sempre, perché il tuo “cuore è inquieto” finché non trova Dio e tira fuori una cosa che la tua mente ancora non conosce, una cosa che per orgoglio non accetteresti mai di dire. Quando io dico che tutti crediamo alla vita eterna non faccio violenza a nessuno, perché noi viviamo ogni giorno pensando di non morire mai.

Tratto da una catechesi di Diego Manetti

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Sulle tracce di Maria: Saragozza

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2013

Sulle tracce di Maria: Saragozza dans Apparizioni mariane e santuari 1bbq

Il Santuario della Virgen del Pilar, una delle più grandi chiese al mondo, è costruita intorno alla colonna (pilar, in spagnolo) da dove nel 40 d.C. Maria, lì trasportata dagli angeli, ha parlato all’apostolo Giacomo. La Virgen del Pilar è anche legata al “miracolo dei miracoli”, avvenuto nel 1640, quando a Miguel Juan Pellicer «fu restituita la gamba che da molto tempo gli era stata amputata».

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La nuova Bussola Quotidiana: Ogni primo sabato del mese, su Radio Maria, va in onda alle 22.45 un programma condotto da Diego Manetti e titolato “Sulle tracce di Maria”. Si tratta di un cammino che, puntata dopo puntata, porta gli ascoltatori nei tanti santuari dedicati alla Madonna. Per gentile concessione dell’autore, seguiamo anche noi questo cammino, pubblicando la trascrizione di ogni puntata del programma, non appena terminata. Dopo quelle dedicate a Notre Dame du Laus e alla Regina della Famiglia delle Ghiaie di Bonate (Bg), oggi è la volta della Virgen del Pilar di Saragozza.

Sulle tracce di Maria 2e2mot5 dans Diego Manetti Saragozza

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Le aspettative

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2013

Le aspettative dans Diego Manetti yenj

Le aspettative su Gesù
Tratto da una catechesi audio di Diego Manetti ad Assisi

Il primo impedimento alla fede è il pensare che quello che noi già conosciamo, gli schemi, cui sovente ci appoggiamo, siano sufficienti per preparare la venuta di Gesù. Se Gesù non rientra in questi schemi, non è Lui, non Lo riconosco. Abbiamo delle attese. E’ legittimo avere delle aspettative? Certo… ma bisogna essere liberi, amare la Verità più delle proprie idee.

Un caso su tutti… nel collegio apostolico rientra uno che aveva grandi aspettative su Gesù: Giuda.

Pensava che da Gesù sarebbe venuta la liberazione di Israele. Aveva già le sue attese, non guardava e non ascoltava quello che gli accadeva davanti agli occhi. E’ stato tre anni con Gesù, non lo ha voluto riconoscere.

Diciamo che Giuda prima di tradire, si è sentito tradito! In che senso? Aveva le sue aspettative! Aveva la sua idea di Gesù. Se Gesù non rispondeva a quella che era la sua attesa… e allora tanto valeva consegnarLo nelle mani dei sommi sacerdoti.

E vedete che fine ha fatto Giuda. Un traditore incapace di pentirsi. Incapace fino all’ultimo di riconoscere in Gesù il Figlio di Dio.

divisore dans Medjugorje

Le aspettative sugli altri
di Chiara Amirante

x6dc dans Fede, morale e teologia

Quando le relazioni sono inquinate dalle nostre pretese ed attese su come gli altri dovrebbero comportarsi nei nostri confronti ci sentiamo continuamente feriti perché le nostre aspettative vengono per lo più disilluse; diventiamo incapaci di vedere e apprezzare altri gesti di amore nei nostri confronti. Quando non ci aspettiamo più niente dagli altri impariamo finalmente a dare valore a tutto quanto le persone ci donano e sappiamo gioirne sinceramente.

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La pace che il Signore dona

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2013

La pace che il Signore dona dans Diego Manetti 9ll

L’uomo non è fatto per la terra. Non ci si può accontentare di pensare che siamo fatti semplicemente per questa dimensione. C’è un brano di Sant’Agostino che mi ha sempre molto colpito, è l’apertura delle Confessioni, in cui dice: “Ci hai fatti per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”. E’ bellissimo! Dio ci ha fatti per Lui. Non ci ha messo su questa terra per vedere come andavano le cose, per divertirsi, ci ha fatti perché tornassimo a Lui. “E il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”: inquietudine e riposo.

Dite se non è la vostra esperienza! C’è stato un momento in cui potevate dire di essere lontani da Dio? Per me si! Tanti anni lontano da Dio! Cosa ti ricordi Diego? A parte tutte le sciocchezze che ho fatto, ero inquieto. Inquieto! Non trovavo pace! Se vi dicessi adesso che cos’è che caratterizza la mia vita prima di tutto, è il fatto che vivo questa dimensione del riposo. Il riposo del cuore si chiama pace.

Se la Madonna è venuta a Medjugorje chiamandosi Regina della Pace, non lo ha fatto solo perché dieci anni dopo l’inizio delle apparizioni ci sarebbe stata la guerra balcanica, che ha fatto quattrocentomila morti… si è chiamata Regina della Pace perché ha visto che su questo pianeta ben pochi uomini hanno la pace nel cuore.

Io non vengo a vedere a casa vostra, ma ognuno si interroghi: ma a casa mia c’è la pace? Ma la mattina quando ci svegliamo e ci guardiamo in faccia, “tesoro, ti ho preparato il caffè!” o ci tireremmo le tazzine dietro?

“Non capisco perché a volte sento questa inquietudine”… è perché il demonio è così! Mica va a dormire! Alla mattina presto si sveglia sempre un po’ prima di noi e ti prepara con quella rabbia, con quella tensione, quell’angoscia, che ti fa cominciare male la giornata.

Se lo so, mi preparo e sto più attento. La Madonna l’antidoto l’ha dato, si chiama preghiera.

Hai litigato con tuo marito? Ma dì il Rosario con lui… “no ma adesso mi chiarisco”, ma cosa vuoi chiarire? Una parola sopra l’altra e l’equivoco è sempre peggiore! Incomincia a pregare. Al mattino i bambini non vogliono svegliarsi, tu comincia col dire le preghiere… “ah, ma quelle le faccio la sera”, ma cosa vuol dire? Dai da mangiare a tuo figlio soltanto alla sera? O gli fai fare colazione, pranzo e cena? E’ così con la preghiera… se no l’anima muore.

di Diego Manetti – Parrocchia San Terenzo a Lerici

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Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2013

Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate
di Diego Manetti
Tratto da: La nuova Bussola Quotidiana

Sulle tracce di Maria: Ghiaie di Bonate dans Apparizioni mariane e santuari Ghiaie-di-Bonate

Ogni primo sabato del mese, su Radio Maria, va in onda alle 22.45 un programma condotto da Diego Manetti e titolato « Sulle tracce di Maria ». Si tratta di un cammino che, puntata dopo puntata, porta gli ascoltatori nei tanti santuari dedicati alla Madonna. Per gentile concessione dell’autore, seguiremo anche noi questo cammino, pubblicando la trascrizione di ogni puntata del programma, non appena terminata. Dopo quella d’esordio su Notre Dame du Laus, ecco la trascrizione della seconda puntata dedicata alla Regina della Famiglia delle Ghiaie di Bonate (Bg).

Ben ritrovati a un nuovo appuntamento con “Sulle tracce di Maria”. Per quanti si fossero persi la precedente puntata, vorrei ricordare in breve le ragioni di un tale titolo. Le “tracce di Maria” sono i santuari mariani che la pietà e la devozione popolari hanno edificato nei diversi luoghi del mondo in risposta a segni, messaggi, apparizioni che la Vergine Maria ha donato all’umanità in un tempo e in un sito preciso. Segni che, beninteso, indirizzati a una comunità o parrocchia particolari, hanno però mostrato di possedere una valenza universale, come nel caso – il più noto forse – delle apparizioni di Lourdes, del 1858, nel corso delle quali l’Immacolata rivolse tramite Bernadette l’invito alla preghiera e alla penitenza non solo ai fedeli di quella sperduta località dei Pirenei, ma a tutti i fedeli che ancora oggi, a milioni, si recano in pellegrinaggio a Lourdes.

Adelaide-Roncalli-Ghiaie-di-Bonate dans Diego Manetti

Partire da un santuario significa dunque esaminare la risposta che l’umanità ha dato a una iniziativa mariana. Dopo che Maria ha affidato un certo messaggio a un veggente che si è scelto – per lo più tra i piccoli e gli umili, come dimostrano i casi di Bernadette o dei pastorelli di Fatima – ecco infatti che i fedeli decidono di edificare un santuario per consacrare quel luogo in modo particolare alla Madonna, celebrandone le virtù con titoli specifici, legati al messaggio o a quanto la Vergine Stessa ha rivelato. Pensiamo in questo caso ancora a Lourdes, dove è Maria stessa che si presenta come “Immacolata Concezione”, confermando il relativo dogma promulgato da Pio IX appena quattro anni prima delle apparizioni della Vergine a Bernadette, nel 1854. Ecco, la Madonna prende spesso l’iniziativa di rivelare il nome o la virtù verso cui intende indirizzare la devozione dei fedeli. E per la stessa materna attenzione nei confronti di tutti noi Suoi figli è spesso proprio Lei a chiedere che si edifichi una cappella o una chiesa sul luogo delle apparizioni, affinché la si possa pregare e onorare come a Lei conviene e come necessita per l’edificazione e la salvezza degli uomini. In proposito, si può citare il caso più noto, quello già ricordato di Lourdes, oppure anche quello di Notre Dame de Laus, il santuario che abbiamo esaminato nella scorsa puntata. Se vi ricordate, quando la Vergine appare alla piccola Benedetta, ecco che le chiede proprio di costruire una chiesa sul luogo dove all’epoca sorgeva una piccola cappella dedicata a “Nostra Signora del buon incontro”. E dove oggi, invece, i pellegrini che si recano a Laus possono trovare il santuario che reca al proprio interno l’indicazione – tanto semplice quanto eclatante -: “Questa chiesa fu edificata per volontà della Madonna”.

Insomma, è la Madonna che prende l’iniziativa, offrendo segni, messaggi e apparizioni che tracciano come un cammino tra gli uomini, nel mondo. Andando a esaminare alcuni di questi santuari potremo ripercorrere insieme il cammino di Maria, rivisitandone quelle “tracce” visibili che sono proprio i luoghi di devozione mariana. E faremo questo con una particolare attenzione al messaggio e alla spiritualità che promana da tali realtà, convinti che le parole di Maria pronunciate a Laus a fine Seicento oppure i messaggi consegnati a Bernadette a metà Ottocento – solo per fare due tra i molti esempi che si potrebbero qui ricordare – hanno ancora (forse soprattutto) oggi per noi un valore e una importanza straordinari. Sono parole che attraversano il tempo, che percorrono le strade del mondo, per raggiungere sempre e ovunque i fedeli che siano disposti a mettersi alla scuola di Maria per andare, per mezzo di Lei, a Gesù.

Se l’intento è quello di fare emergere la spiritualità legata ai santuari mariani, non tralasceremo però di offrire anche quelle informazioni che sono necessarie dal punto di vista storico per la corretta collocazione dell’evento originario. Non dimentichiamoci infatti che, se il messaggio mariano possiede un valore senza tempo, ciò che lo ha originato è invece posto in un certo tempo e in un dato luogo, con una concretezza e una determinazione che rispondono in pieno alla logica della Incarnazione del Cristo che, per realizzare quel grandioso atto salvifico che è il farsi uomo da parte di Dio, ha scelto un villaggio della Palestina di duemila anni fa. Inaugurando quella splendida avventura di redenzione e salvezza che è il cristianesimo, capace in breve di raggiungere gli uomini ai confini del mondo per portare a tutti la “buona novella”.

GHIAIE DI BONATE: UN CASO ANCORA APERTO
La scelta di questa puntata cade su Ghiaie di Bonate, dove la Madonna si è presentata nel 1944 come “Regina della Famiglia”. Prima di specificare il criterio e i motivi che ci hanno condotto a una simile scelta, vorrei ricordare, come già fatto la volta scorsa, quanto il Cardinale Joseph Ratzinger, poi divenuto Papa Benedetto XVI, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, diceva a Vittorio Messori in merito alle apparizioni in “Rapporto sulla fede” (Ed. Paoline 1985): “Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo, Egli stesso è la rivelazione. Ma non possiamo certo impedire a Dio di parlare a questo nostro tempo, attraverso persone semplici e anche per mezzo di segni straordinari che denunciano l’insufficienza delle culture che ci dominano, marchiate di razionalismo e di positivismo… Uno dei segni del nostro tempo è che le segnalazioni di “apparizioni” mariane si stanno moltiplicando nel mondo…”.

Nel corso della trasmissione può dunque accadere – è il caso di questa puntata dedicata a Ghiaie di Bonate – di riferirsi anche a santuari sorti in luoghi dove le apparizioni di Maria ancora attendono il riconoscimento della Chiesa. Nella piena obbedienza alla Chiesa e nella totale fedeltà al suo Magistero lo faremo dunque dandone conto in termini di pura testimonianza umana, senza richiedere alcun impegno o riconoscimento di fede né intendendo in alcun modo indirizzare, valutare o prevenire il giudizio della Chiesa stessa in merito, desiderando semplicemente illustrare la devozione e le testimonianze di fede raccolti in tali luoghi. Da parte mia, avrò la massima cura nel distinguere i diversi casi e nel mettere in luce lo stato di fatto rispetto al riconoscimento delle apparizioni che di volta in volta ci potrà accadere di dover illustrare o riportare.

Relativamente a Ghiaie di Bonate devo dunque subito precisare che le presunte apparizioni della Vergine non sono state ancora riconosciute ufficialmente dalla Chiesa. La Commissione di indagine diocesana di Bergamo alla fine del processo concluso con il decreto del 30 aprile 1948 ha infatti pronunciato il “Non consta che”, vale a dire che, all’esame dei fatti, all’epoca non vi era materia sufficiente per potersi pronunciare sulla soprannaturalità degli eventi di Ghiaie. Cosa ben diversa dall’espressione “Consta che non”, con la quale si asserisce invece di aver materia sufficiente per giudicare non soprannaturali certi avvenimenti. Nel caso di Ghiaie, dunque, si tratta di un caso ancora aperto. Questo ci spinge dunque alla massima prudenza nel trattare dell’argomento, presentandolo al momento come pura testimonianza umana, in spirito di piena obbedienza alla Chiesa, concentrandoci sulla spiritualità e il significato profondo del messaggio della Regina della Famiglia.

L’ATTUALITA’ DEL MESSAGGIO
Perché Ghiaie di Bonate, dunque? Perché in quel borgo del bergamasco, nel 1944, la Vergine appare a una bambina di sette anni, Adelaide Roncalli, presentandosi come “Regina della Famiglia”. Nel momento in cui ancora infuria la guerra, che insanguina l’Europa ormai da quasi cinque anni, dalla fine di luglio del 1939, ecco che la Vergine non si presenta come “Regina della Pace” – anche se il tema della pace non sarà assente né secondario nei messaggi di Ghiaie – bensì come Regina della Famiglia, puntando su un tema che forse poteva non apparire particolarmente urgente all’epoca, ma che allo stato attuale della famiglia – in Italia e nel mondo – rivela invece una grandissima attualità, facendo emergere la grande valenza profetica delle parole di Maria alla piccola Adelaide in quel lontano 1944.

Questo non deve sorprendere, perché rientra nella strategia con la quale Maria accompagna l’umanità, svelando in anticipo i piani di Satana quando questo si propone di distruggere l’umanità per invidia e disprezzo di Dio. Perché la crisi della famiglia nel mondo contemporaneo non può essere ascritta a semplici fattori culturali o sociali, come spesso si vuol far credere, ma è il frutto della perversa opera del Maligno che tenta di colpire la prima e più alta espressione della creazione di Dio, cioè la famiglia, la chiesa domestica. La Madonna, conoscendo per grazia di Dio i piani di Satana, è venuta dunque in anticipo a dire: state in guardia! Fate attenzione, perché la famiglia è in pericolo. E lo dice in un momento – nel 1944, in quel di Ghiaie – in cui a viste umane ci si poteva aspettare un diverso tipo di messaggi, al più riguardanti la pace, che allora sembrava il bene più minacciato. Ma la pedagogia della Madonna è di quelle che “mirano lontano”: sapeva bene, infatti, quale grande attacco il Diavolo andava preparando contro la famiglia, e si premura di venire tra gli uomini per rivelarne l’imminenza, facendo capire che senza la pace e l’armonia in famiglia non è possibile quella pace degli uomini con Dio e tra di loro che è la sola condizione per cui si realizza la vera e stabile pace nel mondo. Ecco dunque che Maria non viene a parlare di “altro”, trascurando il problema, allora quanto mai urgente, della pace: la Madonna a Ghiaie di Bonate parla proprio della pace nel mondo ma lo fa andando direttamente a quella che è la sua condizione indispensabile, ovvero la pace e l’armonia nelle famiglie.

L’INIZIO DELLE APPARIZIONI
Ghiaie di Bonate è un piccolo paese situato a una decina di chilometri da Bergamo. Come indica il nome, è una frazione di Bonate Sopra. Raggiungerlo in auto è facile: basta percorrere la autostrada A4 e uscire al casello di Capriate, seguendo poi per Ponte San Pietro. Il nome del luogo deriva da “ghiaia”, poiché quel pugno di case è sparso sul greto di un lago ormai prosciugato. La Chiesa parrocchiale – risalente al 1899 e già punto di riferimento della piccola comunità all’epoca delle apparizioni – è dedicata alla Sacra Famiglia, con quella che pare esser stata una felice e profetica intuizione dei fatti che avrebbero portato nella piccola frazione di Ghiaie milioni di pellegrini.

Nella contrada del Torchio – cosiddetta per la presenza del torchio per la spremitura dei cereali – nasce il 23 aprile 1937 Adelaide Roncalli, quinta di otto figli di Annetta ed Enrico. All’epoca delle apparizioni la piccola ha dunque sette anni. Siamo nel maggio del 1944, e l’Italia è ormai prostrata per il perdurare del secondo conflitto mondiale, scoppiato, come previsto a Fatima, “sotto il pontificato di Pio XI”.
In quel 1944, nel pomeriggio del 13 maggio, Adelaide si reca nei campi a raccoglier fiori per ornare l’altarino domestico dedicato alla Immacolata di Lourdes. Mentre sta ammirando un bellissimo fiore di sambuco, troppo in alto perché lei lo possa cogliere, ecco che scorge un punto luminoso che, disceso dal cielo, le si avvicina, ingrandendosi, fino a rivelare l’immagine della Sacra Famiglia circondata da tre cerchi di luce così abbaglianti da farle arrossare gli occhi. Spaventata per quella visione, Adelaide vorrebbe scappare – reazione simile troviamo nei molti casi in cui la Vergine appare ai piccoli veggenti – ma ecco che è la Madonna stessa a dirle: “Non scappare, ché io sono la Madonna”. E’ l’invito da cui hanno inizio i colloqui tra Maria e la piccola Adelaide, in un totale di 13 apparizioni che avranno luogo tra il 13 maggio (anniversario delle apparizioni di Fatima) e  il 31 maggio 1944.

LA SACRA FAMIGLIA
Quale messaggio è venuta a dare la Madonna? Lo rivela subito Ella stessa, apparendo non da sola ma nel contesto della Sacra Famiglia, accanto cioè a San Giuseppe e con in braccio Gesù Bambino. La Vergine indossa un abito bianco e un velo azzurro, come quando si presentò nell’ultima apparizione proprio a Fatima, secondo quanto disse Lucia. Al braccio destro, la Vergine porta una corona del Rosario con grani bianchi, mentre due rose bianche sono poggiate sui piedi nudi. Sono tutti elementi che paiono mettere in continuità questa apparizione con le precedenti, soprattutto con Fatima, come se la Madonna volesse proseguire a Ghiaie il discorso là cominciato.

1^ apparizione, sabato 13 maggio – “Devi essere buona, ubbidiente, rispettosa col prossimo e sincera. Prega bene, e ritorna in questo posto per nove volte, sempre alla stessa ora”.
Come a Lourdes e a Fatima, la Madonna invita la piccola Adelaide a tornare sul luogo delle apparizioni, per svelarle poco alla volta, secondo una sapiente pedagogia rivolta ai piccoli che si è scelta, il Suo messaggio per essi e per il mondo. Il primo invito è a essere buona e obbediente, forse indicando la grande pazienza che verrà chiesta ad Adelaide nell’obbedire alle suore e ai superiori religiosi che, come nel caso di Bernadette, aiuteranno la piccola a esercitare le virtù della umiltà e della carità, sopportando fatiche e difficoltà con grande pazienza, fino a farsi ubbidiente coma Maria stessa che di sé dice: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1, 38).
La Madonna invita poi Adelaide a essere rispettosa del prossimo, così come Dio rispetta sempre la libertà dell’uomo, senza mai imporre nulla ma solo rivolgendo pazienti e amorosi inviti. E poi, altra esortazione, alla sincerità. Cosa che Adelaide cercherà di fare sempre, anche quando verrà messa sotto pressione da quanti non ritengono veritiero il suo racconto delle apparizioni. Ultimo invito, a “pregare bene”, cioè con il cuore, in maniera sentita, partecipata, per comprendere, accogliere e realizzare la volontà di Dio sulla sua vita. Dopo di che, la visione ha termine.
Ripresasi dall’estasi, Adelaide confida alle sue amiche di aver visto la Madonna, invitandole a serbare il segreto. Si sa come sono i bambini… in breve la mamma viene a saperlo e, pensando che si sia inventata tutto, la manda a letto senza cena.

2^  apparizione, domenica 14 maggio – In breve la voce della presunta apparizione si diffonde nella contrada del Torchio. Nel pomeriggio, mentre Adelaide si trova presso l’oratorio delle Suore Sacramentine, ecco che sente una forte spinta interiore a raggiungere il luogo delle apparizioni. Giunta sul luogo delle apparizioni, cade in estasi dinnanzi alla visione della Sacra Famiglia. La Madonna le dice: “Devi esser buona, ubbidiente, sincera e pregare bene, rispettosa verso il prossimo. Tra il 14° e il 15° anno ti farai suora sacramentina. Soffrirai tanto e poi tanto, ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso”.
Proseguendo nella sua dolce pedagogia, la Madonna, apparsale con la Sacra Famiglia, ripete ad Adelaide le esortazioni del giorno prima, affinché penetrino meglio nel cuore e nella mente della Sua piccola “allieva”. Poi ci sono le parole profetiche sulla vocazione religiosa di Adelaide (desiderio per altro già espresso in precedenza dalla piccola), che effettivamente si realizzeranno, come pure la seconda parte di tale profezia, relativa alla sofferenza che Adelaide avrebbe incontrato nel cammino religioso. Tutto questo dolore futuro è però nulla rispetto alla promessa del Paradiso che la Madonna stessa le fa, regalandole quella splendida certezza che risuonò anche alle orecchie e nel cuore a Bernadette quando l’Immacolata le disse: “Non prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro”.
Terminata l’estasi, la piccola si avvia all’oratorio, con le amiche che la accompagnavano. Per strada incontrano Candido Maffeis, di 14 anni, che insiste affinché Adelaide torni sul luogo delle apparizioni per chiedere alla Madonna se potrà essere sacerdote consacrandosi alla Madonna. Adelaide, spinta da generosa disponibilità, acconsentì a tale richiesta e tornò con Candido sul luogo delle apparizioni. Dopo pochi minuti, ecco che la piccola cadde nuovamente in estasi: la Madonna, colpita dalla tenera fiducia manifestata da Adelaide, era pronta a tornare sui Suoi passi per continuare il dialogo con lei. Candido raccontò anni dopo l’accaduto: “Osservai Adelaide che aveva lo sguardo sempre fisso a una certa altezza, corrispondente al centro del ramo fiorito, non muoveva mai gli occhi, muoveva le labbra, si vedeva che parlava, ma io non sentivo nulla. Ho notato che c’era una domanda e una risposta dal movimento delle labbra, poiché ho notato delle pause. (…) Ho pensato che si dicessero le loro cose e si sarebbero dimenticate di me. Allora la richiamavo e le dicevo “diglielo” e Adelaide, senza mai spostare lo sguardo, mi faceva cenno con la testa di sì. “La Madonna è qui e ti sorride”, queste sono le uniche parole che mi disse, poi non capii più nulla.” Che cosa aveva detto la Madonna ad Adelaide? “Sì, egli si farà sacerdote missionario secondo il mio Sacro Cuore quando la guerra sarà terminata”. Appena seppe la cosa, il giovane ebbe il cuore ricolmo di gioia. Prima di andarsene, la Madonna invita Adelaide a tornare altre “sette sere” (che, sommate alle due apparizioni della domenica, portano a 9 volte il ritorno della bimba dopo la prima volta, come chiesto da Maria). Frattanto la notizia degli avvenimenti di Ghiaie comincia a diffondersi.

3^ apparizione,  lunedì 15 maggio – I presenti sul luogo delle apparizioni sono ormai un centinaio e molti di loro invitano la piccola ad affidare alla Vergine i bambini ammalati e a chiedere quando finirà la guerra. La visione della Sacra Famiglia è caratterizzata da una luce ancora più intensa della prima volta. La Madonna risponde alle richieste di Adelaide: “Di’ loro che se vogliono i loro figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati. Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà in due mesi, altrimenti in poco meno di due anni”. Dopo questo, la Vergine prega con Adelaide una decina del Rosario. Sono parole in apparenza dure; che però svelano quanto stia a cuore a Maria che la famiglia allontani da sé tutti quelle situazioni di peccato che possono minarne la stabilità e l’armonia interna. Se i genitori vogliono la guarigione dei figli, devono pregare, fare penitenza e astenersi dal peccato. Questo perché la guarigione – fisica, ma soprattutto dell’anima – è subordinata al completo affidamento all’arma più potente, ovvero alla preghiera, accompagnata dalla penitenza come condizione per rafforzare l’animo e il cuore nella lotta contro il peccato.
Quale relazione corre tra questa richiesta di conversione dei genitori e la guarigione dei figli? Che rapporto c’è tra peccato e malattia? Sono domande ardue se affrontate con la misura degli uomini, mentre si rivelano stimolo forte per un deciso cambiamento se poste nell’ottica della fede: che cosa infatti può meglio favorire la crescita sana e la guarigione di un bambino se non il vivere in una famiglia incamminata verso la santità attraverso la preghiera e la penitenza? Perché non accorgersi che tante “malattie” dei bambini di oggi sono somatizzazioni delle realtà di peccato e di conflitto, di disarmonia e di disordine in cui vivono i genitori?
Altro argomento urgente toccato da Maria è la guerra: sarebbe finita entro due mesi se gli uomini avessero fatto penitenza. L’occasione in effetti ci fu perché dopo due mesi (20 luglio 1944) vi fu il fallito attentato a Hitler. Si avverò la seconda ipotesi (la guerra sarebbe finita nel settembre 1945, meno di due anni dopo le apparizioni) perché forse non si prese abbastanza sul serio il monito di Maria, come pure accadde a Fatima, dove la Vergine predisse a Lucia una seconda guerra “peggiore della prima” sotto il pontificato di Pio IX.

4^ apparizione, martedì 16 maggio “Tante mamme hanno i bimbi disgraziati per i loro peccati gravi; non facciano più peccati, e i bimbi guariranno”: le parole della Madonna riecheggiano quelle del giorno precedente, segno che il messaggio è davvero importante. Questa volta sul luogo delle apparizioni ci sono circa 150 persone. La visione della Sacra Famiglia è preceduta dal volo di due candide colombe, forse figura della purezza del vincolo matrimoniale. La parole della Madonna sono accompagnate dal volto “addolorato”, come dirà Adelaide, segno della gravità del messaggio e della preoccupazione di Maria per i Suoi figli. Nuovamente risuona l’invito ad astenersi dai peccati per ottenere la guarigione dei figli: se la famiglia è unita nella preghiera, essa resiste agli assalti del demonio e anche i bambini sono più protetti. L’invito alla purezza e alla santità è segno della preoccupazione materna di Maria che invita tutte le famiglie a cercare rifugio sotto il Suo Manto.
Adelaide porta poi alla Vergine il messaggio della gente che chiede un segno e la Madonna risponde: “Verrà anche quello, a suo tempo”. Non può in merito non venire alla mente il “fenomeno del sole”, il prodigioso segno del cielo che si ripeté per ben 6 volte in quei giorni e fu visibile non solo a Ghiaie ma anche nei dintorni, avendo molteplici testimoni. Un fenomeno celeste che molti videro come conferma delle apparizioni, ma che non valse a convincere gli scettici, dato che non vi sono miracoli che convincano quelli che non credono, come pure non vi sono miracoli che servano a chi già crede. Un fenomeno che fu anzitutto segno della pazienza di Maria, della sua disponibilità a venire incontro alla richiesta tutta umana di una conferma visibile delle apparizioni. Cosa per nulla scontata, visto che a Banneux la “Vergine dei Poveri” alla richiesta di un segno da parte del cappellano, non lo concederà e risponderà invece, con tristezza, “Credete in me, io crederò in voi”.
Aldilà dei segni visibili nel cielo, quelli più significativi riguardano le numerosissime confessioni  e conversioni accadute in quel tempo. Tanto che il parroco di Ghiaie, don Cesare Vitali, inizialmente scettico, dirà: “Bisognava essere nei confessionali per capire se in tutto quel movimento c’era o non c’era il dito di Dio”. Tantissimi cuori vengono infatti toccati in profondità, e moltissime persone decidono di tornare a Dio, cambiando radicalmente vita. Questi sono i veri miracoli che non possono essere trascurati, oltre ovviamente alle numerose guarigioni fisiche inspiegabili accadute in quel tempo di grazia.
Prima di lasciare la piccola Adelaide, la Madonna le raccomanda: “prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bimbi”. Come a Fatima, come a Lourdes, è ai bambini, ai piccoli e ai puri di cuore, che la Madonna si rivolge invitandoli a pregare per i peccatori. Il Signore predilige i piccoli e la preghiera dei bambini è potente. Insegniamo dunque, nelle nostre famiglie di oggi, ai bambini la preghiera il prima possibile, poiché Maria, che è Madre, non potrà non ascoltare le loro preghiere!

5^ apparizione, mercoledì 17 maggio La folla arriva ormai a circa tremila persone, in una escalation che arriverà a contare tra le 350.000 e le 500.000 persone nel corso dell’ultima apparizione, il 31 maggio. Circa un milione e mezzo di pellegrini si riversarono su Ghiaie di Bonate nel mese di Maggio: un’enormità, se si considera che furono poco più di 100.000 a Lourdes durante le apparizioni, dall’11 febbraio al 16 luglio 1858, e circa 125.000 a Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. Consideriamo poi che si era nel pieno della guerra, situazione che rendeva ancora più difficile e drammatico il viaggiare e il trasferirsi per la povera gente.
La visione di Maria è particolare: vestita di rosso, con il velo verde lungo fino ai piedi, e il rosario dai grani bianchi al braccio destro. Varie sono le interpretazioni dei colori: chi dice rappresentino la bandiera italiana – nel mese di maggio il nostro Paese visse le vicende decisive per avviare quel processo di liberazione che portò alla riconquista alleata di Roma proprio a inizio giugno 1944 -, altri dicono rappresentino le tre virtù teologali: il rosso della carità, il verde delle speranza, il bianco della fede. Sono i colori rappresentati nella immagine ormai divenuta icona “ufficiale” della Regina della Pace, cioè del quadro realizzato dal pittore Galizzi.
La Madonna confida un segreto ad Adelaide: “Di’ al vescovo e al Papa il segreto che ti confido. Ti raccomando di eseguire quanto ti dico. Ma non dirlo a nessun altro”. Il segreto verrà rivelato al vescovo di Bergamo, mons. Adriano Bernareggi, il 20 maggio 1944, mentre al Papa Pio XII solo nel 1949. Questa distanza temporale fa supporre che si tratti di due segreti diversi. Una nota. Il Vescovo tornerà a metà giugno 1944 dalla piccola per farsi ripetere il segreto, segno che di qualcosa di importante doveva trattarsi. Il Papa, dal canto suo, riceverà la piccola nel 1949, dopo la pubblicazione dell’atto vescovile del 30 aprile 1948 che diceva che “non constava” la soprannaturalità degli eventi delle Ghiaie. Se l’incontro avviene dopo tale decreto, questo può esser segno che Pio XII riteneva credibili tali apparizioni, sulla scorta forse di quanto Lucia di Fatima gli avrebbe rivelato nel febbraio 1944, dicendo che in visione la Madonna le aveva predetto che sarebbe apparsa a una povera bambina di sette anni in Italia per proteggere il Papa e aiutare il mondo. Cosa che non poteva non aver colpito il Santo Padre all’epoca dei fatti di Ghiaie…

6^ apparizione, giovedì 18 maggio E’ la festa dell’Ascensione. La folla, ancor più numerosa del giorno prima, consegna ad Adelaide un sacco di biglietti di supplica e richieste di grazie.
La Madonna appare ancora con il vestito rosso e il manto verde e dice: “Preghiera e penitenza! Preghiera e penitenza! Preghiera e penitenza! Prega per i peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore. La preghiera a me più gradita è l’Ave Maria”.
Il triplice invito alla preghiera e alla penitenza – simile a quello risuonato a Lourdes e a Fatima, ma anche a Laus (1664), a La Salette (1846), a Beauraing (1932) e a Banneux (1933) – fa capire come la Madonna non si stanchi mai di richiamare ciò che considera essenziale per i Suoi figli. La preghiera e la penitenza sono le condizioni indispensabili per ottenere la pace, quella vera, radicata nel cuore degli uomini e capace di costruire un mondo nuovo. Non basta guardare con speranza alla fine della guerra, ma occorre puntare alla pace vera, più forte di ogni tregua provvisoria. Non basta accontentarsi della serenità in famiglia, ma occorre costruire sulla base della preghiera e della penitenza una famiglia forte, unita, incamminata verso la santità, capace di guardare al futuro con la serenità che viene dalla fede in Dio.
Torna poi il tema della preghiera (dei piccoli) rivolta in particolare ai peccatori, coloro che non stanno solo offendendo il Cuore di Maria ma addirittura lo trafiggono con i loro peccati. Risuona quel grande invito alla preghiera di intercessione che spalanca il mistero della Divina Misericordia, secondo lo splendido messaggio rivelato da Gesù a Suor Faustina Kowalska alcuni anni prima, in Polonia.
Infine, Adelaide chiede alla Madonna – come molti le hanno raccomandato di fare – quale sia la preghiera preferita. Ed Ella risponde: è l’Ave Maria! La preghiera più semplice, quella che raccoglie le parole dell’annuncio dell’Angelo e l’esultanza di Santa Elisabetta, unitamente alla richiesta di intercessione a Maria, per ogni peccatore, in punto di morte.

7^ apparizione, venerdì 19 maggio Sul luogo delle apparizioni, gremito ormai di nutrita folla di fedeli, viene posta una grande pietra di arenaria (tutt’oggi conservata sotto vetro dietro la cappellina che ricorda gli eventi di Ghiaie di quel maggio 1944 e che fu costruita pochi mesi dopo quei fatti) affinché Adelaide possa essere meglio visibile. In questo giorno giungono sul luogo delle apparizioni anche la dottoressa Eliana Maggi, che condurrà analisi e prove mediche su Adelaide con grande serietà professionale e apertura di cuore, e il professore bergamasco di filosofia, don Luigi Cortesi, che scriverà tre libri sui fatti di Ghiaie e sarà protagonista indiscusso della vita della piccola Adelaide fino al settembre 1945. Spendiamo qui alcune parole per parlare di quanto più non diremo, ovvero della questione della autenticità delle apparizioni.
Sarà infatti questo professor Cortesi a fare pressioni sulla piccola Adelaide affinché ella neghi di aver avuto le apparizioni. Dapprima la sottrarrà alla famiglia, isolandola in diverse case religiose per oltre un anno e mezzo, fino a condurla a scrivere sotto dettatura – così dirà la stessa Adelaide ormai adulta  – il biglietto del 15 settembre 1945 nel quale la piccola dirà di essersi inventata tutto. Salvo poi firmare una dichiarazione di senso opposto il 12 luglio 1946. Guadagnata la fiducia della bambina, don Cortesi ne sarà l’unico punto di riferimento nel periodo decisivo per allestire il processo diocesano sugli avvenimenti di Ghiaie e pare difficile negare che il suo atteggiamento sospettoso e indagatore non abbia influito negativamente sulla serenità e sulla testimonianza resa dalla piccola Adelaide, indotta da quello a ritenere che l’affermare di aver visto la Madonna – quantunque corrispondesse al vero  -costituisse di per sé un peccato. A don Cortesi, causa di un lungo periodo di sofferenza psicologica della piccola, Adelaide, ormai adulta, non negò il perdono, pregando anzi a suffragio della sua anima.
Torniamo dunque all’apparizione del 19 maggio. Questa volta è Adelaide, intraprendente e generosa, a prendere la parola; chiedendo alla Madonna, per conto dei pellegrini, se è necessario che portino là i malati per ottenere la guarigione. La Madonna risponde: “No, non è necessario che vengano proprio tutti qui. Quelli che possono vengano ché, secondo i loro sacrifici, saranno guariti o resteranno ammalati; però non si facciano più peccati gravi!”.
Colpisce la confidenza di Adelaide, che osa prender la parola per prima; e colpisce la dolcezza di Maria, che prontamente le risponde. Dicendole una cosa di fondamentale importanza: non conta tanto la presenza fisica, quanto piuttosto lo spirito di sacrificio che accompagna la richiesta di guarigione, laddove “sacrificio” letteralmente è la capacità di “render sacro” il tempo della propria vita; è l’atteggiamento del cuore di chi decide di esser tutto per Dio, affidando a lui con fiducia filiale ogni povertà, ogni problema, ogni malattia – fisica e dell’animo – sapendo che in Dio solo c’è vera guarigione e vera salvezza. Ecco svelata una grande verità: il vero male è nell’anima. Condizione unica per guarire è che non si facciano più peccati gravi, quelli che offendono Dio.
Alla richiesta di segni, Maria risponde: “Verranno anche quelli, molti si convertiranno ed io sarò riconosciuta dalla Chiesa. Medita queste parole ogni giorno della tua vita, fatti coraggio in tutte le pene. Mi rivedrai ancora nell’ora della tua morte. Ti terrò sotto il mio manto e ti porterò in Cielo”. E’ la Madonna stessa che precisa come i segni più importanti saranno proprio le molte conversioni che là avverranno. Per spingersi poi a profetizzare il riconoscimento delle apparizioni da parte della Chiesa. Infine, la grande promessa ad Adelaide: la promessa del Cielo, dinnanzi alla quale nulla sono le pene e le sofferenze che pure la Vergine predice alla piccola. L’invito di Maria è poi quello del fare memoria, del meditare  – come Maria stessa, fanciulla di Nazareth, che serbava nel cuore le cose accadutele, meditandole -  le parole della Vergine, per comprenderle e in profondità e trovare in esse il conforto per la vita di ogni giorno.
Terminata l’apparizione, a tarda sera don Vitali fa sapere che la piccola è attesa per l’indomani dal Vescovo di Bergamo, mons. Bernareggi.

8^ apparizione, sabato 20 maggio – La folla dei pellegrini ammonta ormai a 30.000 persone, radunatesi dalle prime ore del mattino. Anche per Adelaide la giornata si preannuncia lunga e faticosa, poiché all’alba è in partenza per Bergamo, per andare in vescovado a incontrare mons. Bernareggi. Il vescovo rimane colpito dalla spontaneità della piccola – “non c’è una cucina qui? Andiamo là, noi due, ché ti rivelo il segreto” – e ne accoglie il segreto rivelatole dalla Vergine.
Rientrata a Ghiaie, poco dopo le 18.00 si reca sul luogo delle apparizioni dove, cominciata la recita del Rosario, cade in estasi. La visione è accompagnata da segni esterni visibili ai presenti: un raggio di sole illumina la piccola e poco dopo una croce luminosa appare al centro del sole, fattosi bianco come una grande Ostia. La folla vide il sole muoversi e il fenomeno si ripeté anche il giorno successivo (due volte), poi il 28 e il 31 maggio (ancora due volte). Questo segno celeste, di cui già abbiamo detto, ha accompagnato anche l’anniversario delle apparizioni del 13 maggio 1959.
Torniamo alla apparizione del 20 maggio. La Madonna dice ad Adelaide: “Domani sarà l’ultima volta che ti parlo, poi per sette giorni ti lascio pensare bene quanto ti ho detto. Cerca di capirlo bene, perché fatta più grandicella ti servirà molto se vorrai essere tutta mia. Dopo questi sette giorni ritornerò altre quattro volte.”
Ecco che Maria chiede alla piccola di prepararsi al commiato, invitandola – come il giorno precedente – a meditare bene tutte le parole dettele, per comprendere quanto rivelato dalla Madonna rispetto alla sua vita, cioè le prove e le sofferenze che avrebbe dovuto affrontare, unitamente alla promessa del paradiso. Dopo questo, l’invito a “essere tutta” di Maria. E’ l’invito che la Madonna rivolge ad Adelaide, e in lei lo estende a tutti noi, secondo quanto già scrisse san Luigi Grignion de Montfort: essere tutti di Maria è la vera devozione alla Vergine, e consiste nel fare tutto in Maria, con Maria, per Maria. Riecheggia qui il motto che Giovanni Paolo II ha reso famoso: “Totus tuus”, tutto tuo, come suprema forma di consacrazione a Gesù tramite affidamento totale a Maria. Come scriveva nel “Trattato della vera devozione a Maria” il Montfort: “Poiché Maria è, fra le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne consegue che, fra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma maggiormente un’anima a Nostro Signore è la devozione alla Santissima Vergine… Questa è appunto la devozione che io insegno, che si può anche chiamare una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del Santo Battesimo”.

9^ apparizione, 21 maggio 1944 E’ una sera speciale, questa. I pellegrini sanno che le apparizioni stanno per concludersi (“torna qui altre nove volte” aveva detto Maria alla piccola Adelaide il 13 maggio) e sono in attesa del segno promesso dalla Vergine. Non stupisce dunque che nella piccola frazione di Ghiaie si riversino oltre 200.000 pellegrini. Alle 18.00 si ripete il fenomeno del sole che gira (accadrà ancora verso le 20.00). La ressa della folla è impressionante, al punto che la piccola Adelaide è spaventata da tanto clamore e inizia a piangere. Ritrovata la calma, entra in estasi verso le 18.40 per quella che sarà l’apparizione più lunga, durata circa 20 minuti.
L’apparizione di questa sera è particolare: non vi sono parole, ma solo una visione. Leggiamo direttamente dal diario della piccola Adelaide:
“Anche questa apparizione fu preceduta dai colombi e nel punto luminoso si manifestò la Sacra Famiglia vestita come ieri in una chiesa. Verso la porta principale c’era: un asino color grigiastro, una pecora bianca, un cane dal pelo bianco con macchie marroni, un cavallo del solito color marrone. Tutte le quattro bestie erano inginocchiate e muovevano la bocca come se pregassero. Ad un tratto il cavallo si alzò e, passando vicino alle spalle della Madonna, uscì dalla porta aperta e s’incamminò nell’unica strada che conduceva ad un campo di gigli, ma non fece in tempo a calpestarne quanti voleva perché San Giuseppe lo seguì e lo riprese. Il cavallo, appena vide San Giuseppe, cercò di nascondersi vicino a un muricciolo che serviva da cinta al campo di gigli. Qui si lasciò prendere con docilità e, accompagnato da San Giuseppe, ritornò in chiesa, ove si inginocchiò e riprese la preghiera”.
Ammiriamo anzitutto la sapiente pedagogia di Maria che ricorre alle immagini per meglio imprimere nella mente e nel cuore della piccola Adelaide il suo insegnamento. E’ un messaggio “non parlato” ma di grandissima importanza, poiché in esso si svelano – come ebbe a scrivere la stessa Adelaide nel suo diario – le virtù necessarie per una santa famiglia: la pazienza (l’asino), la fedeltà (il cane), la mitezza (la pecora), il silenzio (il cavallo). La famiglia che voglia essere stabile, unita, santa deve ispirarsi al modello supremo, quella Sacra Famiglia che Adelaide ha visto più volte nel corso delle apparizioni, e irrobustire il proprio cammino con le virtù esemplificate dai quattro animali. Non è un obbligo, ma un dolce invito che Maria rivolge a tutte le famiglie la cui libertà resta intatta (la porta della chiesa è infatti aperta).
Il cavallo in particolare rappresenta il capo-famiglia, la cui forza ed esuberanza diviene ribellione e disordine quando si distacca dalla preghiera. E’ molto bello notare che durante la fuga del cavallo – che con malizia tenta di nascondersi da San Giuseppe – gli altri animali non smettono di pregare: quante problematiche familiari troverebbero soluzione se invece di opporsi gli uni agli altri e sfinirsi in estenuanti discussioni si affidasse tutto alla preghiera, chiedendo l’aiuto del Cielo per i nostri cari che soffrono e si dibattono nel dubbio o nell’errore! Il cavallo ribelle è esattamente speculare a San Giuseppe, sposo giusto, l’uomo del silenzio e dell’obbedienza. A lui si oppone il cavallo che cerca di nascondersi, in un silenzio che diventa inganno diabolico. E a questo si oppone ancora il “santo silenzio” di San Giuseppe che, guardano il cavallo con aria di dolce rimprovero, lo riconduce nella casa di preghiera. Ecco: la preghiera silenziosa è lo strumento più forte per ottenere la conversione e la guarigione del cuore di quanti ci stanno accanto, e questo messaggio si rivela quanto mai decisivo per affrontare l’attuale crisi della famiglia.
La visione silenziosa offerta ad Adelaide esalta dunque l’attualità del messaggio di Ghiaie: la famiglia, espressione suprema della divina creazione, è minacciata dal Maligno il quale tenta di distruggerla per disprezzo e invidia nei confronti di Dio. E sappiamo bene come la distruzione della famiglia porterebbe con sé la distruzione della società stessa, di cui la famiglia è cellula fondamentale. Ecco il perché di attacchi così feroci da parte di Satana contro le famiglie di oggi!
Come opporsi a questi attacchi? Anzitutto affidandosi totalmente (totus tuus) a Gesù per Maria, nella preghiera. E poi esercitando le virtù proprie di una santa famiglia:
- la pazienza, come capacità di “patire” con l’altro, condividendone i pesi, rispettandone i tempi secondo quella carità che è anzitutto “paziente” come ricorda San Paolo (1Cor 13, 4ss);
- la fedeltà, come immagine della fedeltà di Dio al suo popolo, come fedeltà tra gli sposi quale specchio della fedeltà nei confronti di Dio;
- la mitezza, a immagine di Gesù “mite e umile di cuore”, come capacità di accogliere con docilità e affrontare con dolcezza ogni tensione e screzio familiare, l’esasperato ingigantirsi dei quali produce quella spirale di violenza domestica che ha portato ai delitti familiari più atroci;
- il silenzio familiare, come specchio del silenzio di Maria e di Giuseppe, come disponibilità ad ascoltare la Parola di Dio e ascoltare i bisogni e le richieste di quanti sono accanto a noi: quante crisi familiari si risolverebbero se ci fosse maggiore disponibilità all’ascolto reciproco da parte dei coniugi!
Terminata l’apparizione, la piccola Adelaide torna a casa. Il timore dei genitori rispetto alla grandezza degli eventi che hanno fatto riversare una fiumana su Ghiaie li porta a decidere di affidare la figlia alle suore Sacramentine dell’asilo di Ghiaie. Immediatamente si farà carico di occuparsi della bambina don Cortesi, il professore giunto da Bergamo, che disporrà il trasferimento della piccola in diverse case religiose per circa due anni, al fine di sottrarla al clamore della folla e per risolvere i problemi di “ordine pubblico” causati dalle grandi masse di pellegrini accorsi a Ghiaie. Di fatto, sarà una separazione dalla famiglia che sia la piccola sia i genitori si troveranno a dover subire.

10^ apparizione, domenica 28 maggio. – E’ un giorno di grande festa: è la Pentecoste, e inoltre Adelaide fa la sua prima Comunione. Sparsasi la voce di ulteriori apparizioni dopo la settimana di “silenzio” dal 21 al 27 maggio, ecco che migliaia di pellegrini sono accorsi nuovamente a Ghiaie. Dopo la funzione della Prima Comunione, la piccola è condotta in convento dalle Orsoline. Ma a metà pomeriggio torna, fortissimo, il richiamo a tornare al luogo delle apparizioni. Fattasi portare là, verso le sei di sera, ecco che alle 18.50 cade in estasi. Nuovamente il fenomeno del sole che si muove in cielo accompagna la visione.
La Madonna le dice: “Prega per i peccatori più ostinati che fanno soffrire il mio Cuore perché non pensano alla morte. Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti: da tutti è maltrattato e molti attentano alla sua vita. Io lo proteggerò ed egli non uscirà dal Vaticano. La pace non tarderà, ma al mio Cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il papa avrà meno da soffrire”.
Questo messaggio è molto significativo poiché la Vergine si presenta con due colombi scuri tra le mani, con le teste rivolte in opposte direzioni, simbolo di quella divisione tra gli sposi cui solo la Madonna sa porre rimedio, accogliendo tra le Sue mani la famiglia stessa per ridonarle amore e unità. E’ da questa immagine che trasse l’ispirazione il pittore Galizzi per realizzare il quadro della Regina della Famiglia che oggi è l’icona per antonomasia della Madonna delle Ghiaie, con il caratteristico abito rosso e manto verde.
Ma torniamo al messaggio. Maria invita Adelaide, come già fatto in precedenza, a pregare per i peccatori. Ma soprattutto per il Papa, alla cui vita molti attentano. Questo risponde a verità storica: in quei giorni avrebbe dovuto essere attuato il piano – ordito da Hitler – di sequestrare e deportare in Germania Pio XII e il collegio cardinalizio, premessa di un delirante disegno di distruzione della religione cristiana per sostituirla con una nuova religione nazista ispirata al culto del Führer, che si sarebbe così sostituito al Cristo Salvatore. Questo progetto folle e diabolico mostra perché nella figura e opera di Hitler non si fa fatica a scorgere una prefigurazione della impostura antichistica che caratterizzerà i tempi dell’Anticristo, secondo quanto rivela l’Apocalisse. Comunque, il progetto non andò in porto poiché il generale Wolff, incaricato del sequestro, svelò i piani allo stesso Pio XII, esortandolo a stare riparato in Vaticano. E sappiamo come proprio nel maggio 1944 si compirono le vicende che furono decisive per la liberazione di Roma, all’inizio del mese successivo.
Ancora in guerra, la Madonna chiarisce subito come l’obiettivo del suo Cuore non sia una tregua provvisoria, ma la vera pace, quella che dura perché fondata sull’armonia degli uomini con Dio e tra di loro.

11^ apparizione, lunedì 29 maggio “Gli ammalati che vogliono guarire debbono avere maggior fiducia e santificare la loro sofferenza se vogliono guadagnare il Paradiso. Se non faranno questo, non avranno premio e saranno severamente castigati. Spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il Paradiso. Quelli che soffriranno senza lamento otterranno da me e dal Figlio mio qualunque cosa chiederanno. Prega molto per coloro che hanno l’anima ammalata: il mio Figlio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”.
Il messaggio del 29 maggio è una vera e propria catechesi sulla sofferenza. Ogni dolore ha senso solo se offerto a Gesù, cioè santificato, elevato come offerta e preghiera al Cielo. Sembrano parole dure, pensando ai malati che affrontano prove spesso terribili. Ma appaiono di altro sapore se pensiamo che la vera malattia è quella dell’anima, come dice la Madonna, quindi tutti noi siamo compresi negli ammalati cui Ella si rivolge. E tutti noi siamo chiamati a santificare ogni sofferenza e dolore – non solo fisica, ma anche e soprattutto spirituale – se vogliamo ottenere la guarigione dell’anima, che solo Gesù può dare. Siamo davvero chiamati in causa direttamente: “spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il Paradiso”. Ecco, le parole di Maria sono rivolte a noi, a me e a voi che ascoltate in questo momento. E’ l’invito più serio che ci possa essere rivolto dalla Madre celeste: a fare ogni sforzo per guadagnarsi il Cielo, il Paradiso.
Come iniziare questo cammino di guarigione? Anzitutto cercando di non lamentarsi: qui non si parla del lamento causato dal dolore fisico, ma da quel continuo lamentarsi con cui molti accusano il Cielo di ogni difficoltà o problema si trovino ad affrontare, incolpando Dio di quanto non va secondo gli umani progetti, chiedendo conto al Signore della propria vita e del Suo operato, novelli Giobbe pronti a un rapporto di sfida e inimicizia nei confronti del Creatore. Ecco che Maria ci invita a dire basta a tutto questo, recuperando quei sentimenti di fiducia e abbandono filiali con i quali potremo ottenere “qualunque cosa” chiederemo a Gesù e a Maria, abbracciando totalmente la volontà di Gesù su di noi.

12^ apparizione, martedì 30 maggio “Cara bambina, sei tutta mia; ma, pur essendo cara al mio Cuore, domani ti lascerò in questa valle di pianto e di dolore. Mi rivedrai nell’ora della tua morte e, avvolta nel mio manto, ti porterò in Cielo. Con te prenderò pure quelli che ti comprendono e soffrono”.
Con questo messaggio Maria prepara Adelaide al momento del saluto, della separazione, fino a quando si rivedranno in Cielo. E’ un giorno particolare, questo: a don Cortesi, che nel pomeriggio la interrogava dicendo: “Che c’entri tu? La Madonna poteva anche comparire ad un altro. Ci sono tante bambine anche più buone di te…”, Adelaide ha replicato: “La Madonna è apparsa a me perché sono povera”. Con che semplicità la bambina riconosce che non ha merito alcuno per la grazia che il Cielo le ha concesso, ma semplicemente gode della predilezione che Maria riserva ai Suoi poveri, come già mostrato per Bernadette e i pastorelli di Fatima! Ed ecco che, poche ore dopo, la Madonna conferma questa sua semplicità dicendole “Sei tutta mia”. Da queste poche parole emerge tutta la tenerezza della Madonna, pronta a confermare il suo amore per questa piccola bambina che presto sarà sola in una valle di lacrime e di dolore. Maria conferma ancora una volta che Adelaide avrà molto a soffrire – le invidie, le incomprensioni, la lontananza dalla famiglia, le pressioni psicologiche che la spingeranno a ritrattare, l’allontanamento dall’ordine religioso – ma al tempo stesso conferma la grande promessa del Cielo, del Paradiso.

13^ e ultima apparizione, giovedì 31 maggio “Cara figliolina, mi spiace doverti lasciare, ma la mia ora è passata. Non sgomentarti se per un po’ non mi vedrai. Pensa a quello che ti ho detto: nell’ora della tua morte verrò ancora. In questa valle di dolori sarai una piccola martire. Non scoraggiarti: desidero presto il mio trionfo. Prega per il Papa e digli che faccia presto, perché voglio essere premurosa per tutti in questo luogo. Qualunque cosa mi si chiederà la intercederò presso mio Figlio. Sarò la tua ricompensa e il tuo martirio sarà degno. Queste mie parole ti saranno di conforto nella prova. Sopporta tutto con pazienza, ché verrai con me in Paradiso. Quelli che volontariamente ti faranno soffrire non verranno in Paradiso se prima non avranno riparato e si saranno pentiti profondamente. Sta’ allegra, ché ci vedremo ancora, piccola martire.
E’ la sera dell’ultimo incontro terreno tra Maria e Adelaide. Il messaggio è di una ricchezza straordinaria. Ricordata ad Adelaide, la “piccola martire”, la vita di sofferenza che la attende, le rinnova la promessa del Paradiso. E le ricorda la potenza della preghiera di intercessione per i peccatori, ribadendo la grandezza della Divina Misericordia che è pronta a spalancare le porte del Regno per quanti invochino Gesù Misericordioso anche in punto di morte.
All’apparizione hanno presenziato da 350.000 a 500.000 persone, accorse in quella piccola frazione per sentire, tramite Adelaide, la parola della Madonna. Terminata l’estasi, è diffusa la consapevolezza che il termine delle visioni coincida con l’inizio di una grande avventura spirituale, legata al rinnovamento del cuore e alla guarigione dell’anima di quanti, da quel giorno in poi, cercheranno di vivere i messaggi della Regina della Famiglia.

GHIAIE, UN MESSAGGIO PER L’OGGI
Come proseguirono le vicende legate al riconoscimento delle apparizioni? Dopo il biglietto del 15 settembre 1945, sconfessato da un altro del 12 luglio 1946, nel maggio 1947 Adelaide negherà le apparizioni nel corso della audizione di fronte alla commissione diocesana, probabilmente per l’eccessiva pressione da parte di quanti non volevano dare credito ai suo racconti. Si giunse così al decreto del 30 aprile 1948 che lascia però il caso aperto. E’ infatti mons. Bernareggi a indicare la formula “Non consta che…” invece di “Costa che non…”, aggiungendo poi: “Con questo non intendiamo escludere che la Madonna, fiduciosamente invocata da quanti in buona fede la ritenevano apparsa a Ghiaie, possa aver concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni, premiando in tal modo la loro devozione verso di lei”. La fiducia che mons. Bernareggi nutrì nei confronti di Adelaide si ricava dal fatto che fu lui a permetterle di vestire l’abito delle religiose Sacramentine. E fu pure lui, nel proprio testamento spirituale, a lasciar scritto di volere che il suo decreto fosse “sottoposto al giudizio del Santo Padre”, cosa che però non accadrà.

A tutto questo si aggiunge una dichiarazione notarile resa spontaneamente da Adelaide Roncalli il 20 febbraio 1989 nella quale la donna – ormai sposata e madre di due figlie – si dichiara “assolutamente convinta di avere avuto le apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate dal 13 maggio 1944 al 31 maggio 1944”.  Aggiungendo: “Le vicende da me dolorosamente vissute da allora le offro a Dio e alla legittima Autorità della Chiesa, alla quale sola appartiene di riconoscere o no quanto in tranquilla coscienza e in sicuro possesso delle mie facoltà mentali ritengo essere verità.”

Di fronte a tutto questo, qual è il nostro compito? Direi duplice. Da una parte, ricordarsi dell’invito di Maria rivolto a quanti hanno ascoltato la sua parola – quindi anche noi! – a fare ogni sforzo per guadagnare il Paradiso, cioè impegnarsi quotidianamente per vivere i messaggi e gli insegnamenti di Maria sulla unità della famiglia, la preghiera, la penitenza, la santificazione del dolore. Dall’altra, facciamo memoria delle parole dette ad Adelaide nell’ultima apparizione: “prega il Papa perché faccia presto”, cioè uniamoci anche noi a questa preghiera perché si possa presto riconoscere il valore di questa “traccia” che Maria ha voluto lasciare nel mondo, tra gli uomini, per condurli più facilmente a Gesù, rivolgendo un pensiero particolare per la famiglia, vertice della creazione di Dio. Alla Regina della Famiglia ci rivolgiamo dunque anche noi, facendo nostra la preghiera di Giovanni Paolo II:

Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita,
fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, « nato da Donna »,
e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità,
un vero santuario della vita e dell’amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.
Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo.
Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno
per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore.
Fa’ che l’amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio,
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi,
attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.
Fa’ infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth,
che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa
compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia.
Tu che sei la Vita, la Verità e l’Amore, nell’unità del Figlio e dello Spirito Santo

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Carità e pazienza per i “lontani” dai Sacramenti

Posté par atempodiblog le 15 juin 2013

Carità e pazienza per i “lontani” dai Sacramenti dans Diego Manetti bdh

Angelo Scola […] arcivescovo di Milano […] ha introdotto uno stile pastorale molto attento ai “lontani”, con inviti alle messe in cattedrale distribuiti agli incroci delle strade e alle stazioni delle metropolitana, e con una cura particolare per i divorziati risposati, incoraggiati ad accostarsi all’altare per ricevere non la comunione ma una speciale benedizione.
di Sandro Magister

Chissà quanti di voi, cari amici, avranno magari in mente qualche amico che da tanto tempo non si confessa, ma piuttosto che insistere, parlare e magari suscitare un’opposizione, pregate perché la misericordia di Dio lo tocchi. E se vi lamentate “sono trent’anni che mio marito non si confessa” e io dico, ma guarda, prova nella Messa a chiedere che il Signore gli tocchi il cuore. Vivi nel silenzio quest’attesa paziente, vedrai che a poco a poco la durezza che avvolge il suo cuore si sgretolerà e otterrai dei risultati mille volte più efficaci che non se dovessi parlargli dal mattino alla sera su quello che dovrebbe fare.
di Diego Manetti

Le suore non parlino del fatto che una si accosta più di rado e un’altra più spesso alla santa Comunione. Si astengano dall’emettere giudizi su questa materia, su cui non hanno diritto di parlare. Ogni giudizio in merito appartiene esclusivamente al confessore. La Superiora può interrogare una data suora, però non al fine di conoscere il motivo per cui non si accosta alla santa Comunione, ma allo scopo di facilitarle la confessione. Le superiore non si azzardino ad entrare nell’ambito della coscienza delle suore.
di Santa Faustina Kowalska

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