Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre
Decreto
Questo anno,
nelle attuali contingenze
dovute alla pandemia
da “covid-19”,
le Indulgenze plenarie
per i fedeli defunti
saranno prorogate per tutto
il mese di Novembre,
con adeguamento delle opere
e delle condizioni
a garantire l’incolumità
dei fedeli.
Sono pervenute a questa Penitenzieria Apostolica non poche suppliche di Sacri Pastori i quali chiedevano che quest’anno, a causa dell’epidemia da “covid-19”, venissero commutate le pie opere per conseguire le Indulgenze plenarie applicabili alle anime del Purgatorio, a norma del Manuale delle Indulgenze (conc. 29, § 1). Per questo motivo la Penitenzieria Apostolica, su speciale mandato di Sua Santità Papa Francesco, ben volentieri stabilisce e decide che quest’anno, per evitare assembramenti laddove fossero proibiti:
a — l’Indulgenza plenaria per quanti visitino un cimitero e preghino per i defunti anche soltanto mentalmente, stabilita di norma solo nei singoli giorni dal 1° all’8 novembre, può essere trasferita ad altri giorni dello stesso mese fino al suo termine. Tali giorni, liberamente scelti dai singoli fedeli, potranno anche essere tra loro disgiunti;
b — l’Indulgenza plenaria del 2 novembre, stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli.
Gli anziani, i malati e tutti coloro che per gravi motivi non possono uscire di casa, ad esempio a causa di restrizioni imposte dall’autorità competente per il tempo di pandemia, onde evitare che numerosi fedeli si affollino nei luoghi sacri, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria purché, unendosi spiritualmente a tutti gli altri fedeli, distaccati completamente dal peccato e con l’intenzione di ottemperare appena possibile alle tre consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), davanti a un’immagine di Gesù o della Beata Vergine Maria, recitino pie orazioni per i defunti, ad esempio le Lodi e i Vespri dell’Ufficio dei Defunti, il Rosario Mariano, la Coroncina della Divina Misericordia, altre preghiere per i defunti più care ai fedeli, o si intrattengano nella lettura meditata di uno dei brani evangelici proposti dalla liturgia dei defunti, o compiano un’opera di misericordia offrendo a Dio i dolori e i disagi della propria vita.
Per un più agevole conseguimento della grazia divina attraverso la carità pastorale, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con particolare generosità alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino la Santa Comunione agli infermi.
Tuttavia, per quanto riguarda le condizioni spirituali per conseguire pienamente l’Indulgenza, si ricorda di ricorrere alle indicazioni già emanate nella nota «Circa il Sacramento della Penitenza nell’attuale situazione di pandemia», emessa da questa Penitenzieria Apostolica il 19 marzo 2020.
Infine, poiché le anime del Purgatorio vengono aiutate dai suffragi dei fedeli e specialmente con il sacrificio dell’Altare a Dio gradito (cfr. Conc. Tr. Sess. XXV, decr. De Purgatorio), tutti i sacerdoti sono vivamente invitati a celebrare tre volte la Santa Messa il giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, a norma della Costituzione Apostolica «Incruentum Altaris», emessa da Papa Benedetto XV, di venerata memoria, il 10 agosto 1915.
Il presente Decreto è valido per tutto il mese di novembre. Nonostante qualsiasi disposizione contraria.
Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 22 ottobre 2020, memoria di San Giovanni Paolo II.
di Maurus Card. Piacenza
Paenitentiarius Maior
Christophorus Nykiel
Regens
Un gesto di prossimità in tempo di pandemia
Questo anno, a causa della pandemia da covid-19, i fedeli hanno la possibilità di lucrare le indulgenze plenarie per i defunti per tutto il mese di novembre e non solo nei giorni tra il 1˚ e l’8, come da tradizione. Lo spiega il reggente della Penitenzieria apostolica, monsignor Krzysztof Nykiel, in questa intervista a «L’Osservatore Romano».
Cosa stabilisce il nuovo decreto?
Sostanzialmente, il decreto della Penitenzieria apostolica modifica le modalità previste per il conseguimento dell’indulgenza plenaria per le anime del Purgatorio, per il prossimo novembre, mese tradizionalmente dedicato al culto dei santi e alla preghiera per i fratelli defunti. Ordinariamente, infatti, l’indulgenza plenaria per i defunti è concessa al fedele che, nei giorni dell’ottava dal 1° all’8 novembre, si rechi al cimitero e preghi per i defunti, oppure a colui che, nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti, visiti una chiesa o vi reciti un Padre nostro e un Credo. Tuttavia, si è ben consapevoli della diffusione del covid-19 in tante aree del mondo e della necessità di prendere adeguate misure per prevenire l’estendersi del contagio, evitando anzitutto assembramenti di persone. Proprio per garantire l’incolumità dei fedeli che nei prossimi giorni intendono recarsi nei cimiteri a pregare sulle tombe dei loro cari, quest’anno la Penitenzieria ha voluto estendere il tenore delle suddette concessioni all’intero mese di novembre, per cui i fedeli potranno compiere le pie opere previste non più soltanto nei giorni dal 1° all’8 novembre o il 2 novembre, ma in un giorno a loro scelta di quel mese. Viene concessa su mandato di Papa Francesco e in accoglimento alle richieste pervenute da diverse Conferenze episcopali.
Ci può ricordare che cos’è l’indulgenza e come si consegue?
L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa. Essa può essere parziale o plenaria, a seconda che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale. Ogni fedele può conseguire per se stesso le indulgenze o applicarle ai defunti a modo di suffragio. Per ottenere l’indulgenza plenaria il fedele, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, deve eseguire l’opera indulgenziata e adempiere alle tre condizioni della confessione sacramentale, della comunione eucaristica e della preghiera secondo le intenzioni del Pontefice. L’indulgenza è la testimonianza concreta di quanto veramente l’amore di Dio è più grande di ogni peccato e che dove arriva la divina misericordia tutto rinasce, tutti si rinnova, tutto è risanato.
Il nuovo decreto non è l’unico provvedimento attuato dalla Penitenzieria in questo tempo di pandemia. Quali altre iniziative ha già preso?
La Penitenzieria apostolica è il tribunale della Curia romana, denominato “Tribunale della misericordia”, cui sono affidate le questioni relative al foro interno e alla concessione delle indulgenze. Il 19 marzo scorso ha emesso due documenti, che hanno avuto ampia risonanza, per chiarire alcuni aspetti legati alle materie di sua competenza in concomitanza con la diffusione su scala mondiale del coronavirus. Attraverso la Nota circa il sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia, essa ha individuato nel diffondersi del contagio uno dei casi di grave necessità contemplati dal codice di Diritto canonico per autorizzare la concessione dell’assoluzione collettiva ai fedeli (cfr. can. 961 § 1), demandando al discernimento dei singoli ordinari la determinazione delle modalità concrete per la celebrazione del sacramento e ribadendo con forza, anche e soprattutto in questo tempo di grave sofferenza, la necessità di accostarsi al sacramento della riconciliazione. Con uno speciale decreto, inoltre, si è concesso il dono dell’indulgenza ai fedeli affetti dal morbo nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che, a qualsiasi titolo — anche con la preghiera — si prendono cura di essi. La Chiesa, dunque, è ben consapevole delle sofferenze inflitte dal covid-19 e, nel prendere su di sé la stessa croce del suo Signore e Maestro, si fa prossima a quanti sono nell’afflizione sia sul piano spirituale che materiale.
di Nicola Gori – L’Osservatore Romano