Il significato antico e sempre nuovo del presepe

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2014

Cammino di Avvento dans Avvento Pregare-accanto-al-presepe

Il primo presepe fu voluto da san Francesco. Di ritorno dalla Terra Santa, Francesco pensò di rappresentare la nascita di Gesù in Betlemme perché i fedeli, “vedendo con gli occhi del corpo” il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, si disponessero a “vederLo anche con gli occhi del cuore”.
Ottenuta la licenza da Papa Onorio III, il santo chiese al cavaliere Giovanni Vellita di allestire, nel bosco introno a Greccio, il primo presepe con Bambinello, mangiatoia, bue e asino. Era la notte di Natale del 1223: nasceva così quella che sarebbe divenuta una delle principali tradizioni della cristianità.

Spiritualità popolare, cattolica, latina
Tradizione popolare, diffusa da principio grazie ai missionari francescani, divenuta presto comune espressione della spiritualità del Natale e nobilitata, in breve tempo, a vera e propria forma d’arte, tale da meritare l’interesse di artisti di varie epoche.
Tradizione eminentemente cattolica, estesa a tutte le latitudini e fortemente presente soprattutto nei Paesi di cultura latina, molto meno apprezzata, invece, nel mondo protestante che, soprattutto dal XVI secolo in poi, preferì l’uso dell’albero di Natale.
Tradizione, infine, che ha trovato un’accoglienza del tutto speciale nella cultura e nel sentimento nel Meridione d’Italia, e di Napoli particolarmente, dove il suo valore rappresentativo e simbolico è stato esaltato fino a divenire parte eminente del patrimonio storico, artistico, popolare e culturale.

Il presepe napoletano, infatti, presenta caratteristiche specifiche che lo differenziano dalla semplice ricomposizione della scena di Betlemme, anzi che se ne allontanano sostanzialmente e in modo che potrebbe sembrare totalmente antistorico, ma che, al contrario, esprime appieno il significato teologico dell’Incarnazione e la permanente attualità dell’evento evangelico.

Gli ambienti, i personaggi, le scene che animano il presepe napoletano sono il risultato di una lunga dimestichezza con la fede e con la dottrina, diffusa anche nei ceti sociali più popolari dall’insegnamento di grandi santi che vissero e predicarono a Napoli, da san Tommaso d’Aquino a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, autore tra l’altro del canto natalizio per eccellenza, Tu scendi dalle stelle, traduzione in italiano del precedente Quanno nascette Ninno.
Il presepe napoletano è la sintesi di una spiritualità popolare, sentita, vissuta e stratificata nei secoli, capace di riconoscere nell’apparente semplicità della nascita di un Bambino il mistero di un annuncio di salvezza dato a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi.

[…]

Quest’incredibile modo di rendere visibile e tangibile ciò che è spirituale, non ha che una motivazione: rammentare a ciascuno di noi che la nascita del Salvatore è un evento straordinario che accade proprio nella nostra vita e al quale ognuno di noi è chiamato ad essere presente.

di Maria Carresi – Radici Cristiane

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Lasciatevi consolare dal Signore

Posté par atempodiblog le 7 décembre 2014

Lasciatevi consolare dal Signore dans Avvento Lasciatevi-consolare-dal-Signore

Il messaggio di Isaia, che risuona in questa seconda domenica di Avvento, è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore. Il profeta, infatti, parla oggi al nostro cuore per dirci che Dio dimentica i nostri peccati e ci consola. Se noi ci affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità e aprirà la strada dell’incontro con Lui.

E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! E’ Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. E’ Lui è che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!

La Vergine Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo. Affidiamo a Lei l’attesa di salvezza e di pace di tutti uomini e le donne del nostro tempo.

Papa Francesco

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La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano
Sarà la pace il tema centrale delle prediche di Avvento che da domani il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, terrà per il Papa e la Curia Romana nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, in Vaticano. Nei tre venerdì che precedono il Natale le meditazioni di padre Cantalamessa aiuteranno a riflettere sulla pace come dono di Dio in Gesù Cristo, come compito per cui lavorare e come frutto dello Spirito. “Pace in terra agli uomini che Dio ama”: così il predicatore della Casa Pontificia ha voluto chiamare questo ciclo di prediche d’Avvento.
di Tiziana Campisi – Radio Vaticana

La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano dans Avvento Avvento-bimba

R. – Spieghiamo il titolo: è l’annuncio dei pastori nella Notte di Natale e come risulta pure dall’annuncio natalizio, la pace è anzitutto qualcosa che scende dal Cielo, è un dono di Dio, è il filo dall’alto che regge tutta la trama delle paci umane, senza la quale le paci umane sono sempre fragili. Certamente, però, questo dono di Dio diventa anche dovere e compito da svolgere. E infatti, nella seconda predica penso proprio di parlare della pace come compito.

D. – Lei affronterà anche il tema della pace come frutto dello Spirito …

R. – … quella che tutti desideriamo, perché quando parliamo di pace, quando la gente parla di pace, pensa alla pace del cuore, alla pace della famiglia, a questa pace che – secondo la Bibbia – è una virtù, è frutto anche di sforzo personale, è un dono di Dio però accolto e sviluppato anche attraverso la libertà della risposta umana. Ed è questa pace che poi diventa condizione di vita, anche, e di santità, perché tutti i santi hanno parlato di questa pace interiore del cuore che viene dal fare la volontà di Dio. Il nostro poeta, Dante Alighieri, ha fatto un verso su questo che dice tutto: “E’ la sua voluntate nostra pace”, cioè la pace del cuore dipende dall’adesione alla volontà di Dio.

D. – Su quali testi ci invita a meditare per questo Avvento?

R. – I testi principali che io utilizzo sono sempre quelli della Scrittura, che è ricchissima di riferimenti alla pace: grazia e pace è un binomio quasi indissociabile nella Bibbia. La ricchezza di questa parola nella Bibbia è veramente inesauribile. E poi, dopo, nei testi della Bibbia, specialmente nella seconda predica, mi sono stati molto, molto utili i testi di Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”. Mi dispiace di costringerlo a sentire quello che lui sa bene, che ha scritto lui, ma credo che faccia bene a noi risentire alcune parole di quella Lettera.

D. – Come si costruisce concretamente la pace? Quali sono gli ingredienti per la pace?

R. – Lo si ripete spesso, ne ha scritto San Giovanni Paolo II e anche Papa Francesco ne parla spesso: il dialogo. Il dialogo a un certo livello, soprattutto politico. Ma il dialogo è l’unica alternativa alle armi. Quindi, per noi cristiani accanto al dialogo c’è anche la preghiera, e di fatti la Chiesa prega continuamente: a ogni Messa prega per la pace, quella invocazione prima della Comunione: da pacem, Domine – concedi la pace ai nostri giorni. Quindi, direi, il dialogo, la preghiera, la comprensione, anche, il conoscere perché spesso il conoscere gli altri trasforma i nemici in amici: quelli che si credevano dei nemici, quando uno poi conosce bene la fragilità, i limiti, il contesto in cui una persona agisce, molto spesso questo facilita la pace.

D. – E qual è il contributo che ogni singolo può dare?

R. – Io dico, di solito, che come miliardi di gocce d’acqua sporca non faranno mai un mare pulito, così miliardi di cuori senza pace non faranno mai un’umanità in pace. Quindi, come diceva il messaggio per la Giornata mondiale della pace di Giovanni Paolo II, “la pace nasce dal cuore”. Quindi, coltivare la pace a livello personale, ma non essere turbati, non essere ansiosi. E poi, diffondere intorno questa pace nella comunità, nell’ambiente in cui si lavora è un contributo personale alla pace.

D. – Con quali parole può accompagnare questo Avvento?

R. – La parola migliore è quella che Gesù ci ha lasciato: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. E la sera di Pasqua era quasi respirabile, palpabile la pace donata da Gesù …

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La coltura degli alberi di Natale (T. S. Eliot)

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

La coltura degli alberi di Natale (T. S. Eliot) dans Avvento Glade-Jul-di-Viggo-Johansen
Glade Jul, di Viggo Johansen

Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale
E alcuni il possiamo trascurare:
Il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale,
Il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),
E l’infantile – che non è quello del bimbo
Che crede ogni candela una stella, e l’angelo dorato
Spieganti l’ale alla cima dell’albero
Non solo una decorazione, ma anche un angelo.
Il fanciullo stupisce di fronte all’albero di Natale
Lasciatelo dunque in spirito di meraviglia
Di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto.
Così che il rapimento splendido, e lo stupore
Del primo albero di Natale ricordato, e le sorprese, l’incanto
Dei primi doni ricevuti (ognuno
Con un profumo inconfondibile e eccitante),
E l’attesa dell’oca o del tacchino, l’evento
Atteso e che stupisce al suo apparire.
E reverenza e gioia non debbano
Essere mai dimenticate nella più tarda esperienza
Nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio.
Nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento
Nella pietà del convertito
Che si potrebbe tingere di vanagloria
Spiacente a Dio e irrispettosa verso i fanciulli
(E qui ricordo con gratitudine anche
Santa Lucia, con la sua canzoncina e la sua corona di fuoco):
Così che prima della fine, l’ottantesimo Natale
(Significando qui per “ottantesimo” l’ultimo qualunque
esso sia)
Le accumulate memorie dell’emozione annuale
Possano concentrarsi in una grande gioia
Simile sempre a un grande timore, come nell’occasione
In cui il timore giunse ad ogni anima:
Perché l’inizio ci ricorderà la fine
E la prima venuta la seconda venuta.

di Thomas Stearns Eliot

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Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

Il gesuita Sonnet
Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio
Roberto I. Zanini – Avvenire
Tratto da: Una casa sulla Roccia

Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio dans Articoli di Giornali e News Lasciate-che-i-bambini-vengano-a-me-di-Fritz-von-Uhde-1884
“Lasciate che i bambini vengano a me” di Fritz von Uhde (1884)

Da una parte ci sono gli idoli che costruiamo  a nostra immagine, che pretendiamo  e nei quali ci riflettiamo egoisticamente  come in uno specchio; dall’altra ci sono i  figli, che sono un dono, sono altro da noi  e proprio per questo ci stupiscono e ci  mettono alla prova con le loro azioni, con le loro domande. E dopo aver acquisito questa disposizione  ad accogliere e a stupirsi (per nulla scontata), è al momento delle domande che i genitori mostrano davvero  la loro capacità di essere padri e madri: sulle loro risposte,  infatti, i figli costruiranno il racconto della loro vita.  Perché è il racconto che ci insegna a vivere. Perché il racconto di quelle risposte si inserirà nel racconto della vita del figlio (della nostra vita). Perché… Perché il racconto è la forma pedagogica con la quale Dio ci indica la strada  della fede; con la quale Gesù ci mostra la realtà del Regno.  «Perché i figli (ciò che siamo stati capaci di accogliere come dono) sono il racconto della  nostra vita; e il figlio, come fu per Abramo, per Isacco, per Elisabetta e per Maria, è colui attraverso il quale Dio visita la nostra storia».

Padre Jean Pierre Sonnet è un gesuita francese,  teologo, scrittore e poeta. Insegna Esegesi dell’Antico testamento alla Gregoriana. il suo ultimo libro Generare è narrare (Vita e pensiero,  pp. 166, euro 16) – che viene presentato dall’autore  e da Silvano Petrosino giovedì 11 dicembre  alle ore 16 alla Libreria della Cattolica in Largo Gemelli 1 a Milano – è un viaggio affascinante  nell’arte del generare alla fede attraverso  la narrazione. «E i veri maestri in questo  non possono che essere i genitori. Io appartengo a un ordine religioso al quale per secoli le famiglie hanno affidato  i figli affinché fossero educati alla fede. Oggi credo  sia giunto il tempo di riaffidare i figli ai genitori aiutandoli  nel difficile compito di indicare la strada di Dio. I genitori, soprattutto oggi, sono gli unici a poterlo fare. E il racconto resta una strada privilegiata di educazione».

Nonostante l’attuale crisi del rapporto fra le generazioni?
«La nostra è una cultura in cui ogni generazione deve reinventarsi al ritmo delle nuove tecniche. Non è più il padre che trasmette le conoscenze al figlio: anzi, fa persino  la figura dell’incapace. Ma di cosa si ricorderanno un giorno i figli divenuti adulti? Non credo della penultima  versione dell’iPhone, ma della voce della mamma.
Così come non dimentico mia mamma che cantava canzoncine  con delle storie bibliche. Una sulla storia di Zaccheo  la ricordo molto bene… e io che giravo intorno al tavolo in cucina…».

Perché lo ricorda così bene?

«Perché le storie raccontate dai genitori si legano ai ricordi  della vita. E quelle storie hanno una loro storia nella  nostra vita: rilette a varie età mostrano contenuti sempre  diversi. Per questo i genitori devono cominciare da subito a raccontare. Il racconto è un po’ come un’opera di artigianato che si trasmette di padre in figlio: ci lavora  il padre e poi ci lavorano i figli e spesso anche i figli dei figli».

Tanti genitori oggi non raccontano e non saprebbero nemmeno cosa raccontare.

«Da giovane prete, in Francia, mi capitava di passare ore  in confessionale e spesso per penitenza invitavo a raccontare  una storia biblica ai figli o ai nipoti. Una donna anziana un giorno mi rispose: ‘Padre, non sarebbe meglio un rosario?’. Quella donna evidentemente non aveva sperimentato quell’alleanza speciale che c’è fra nonni e nipoti quando si raccontano storie. Anche Papa Francesco  ha parlato del suo particolare rapporto con nonna Rosa.  Nella dedica che ho fatto nella copia di questo libro che ho inviato a Francesco ho scritto: ‘A Papa Francesco che ci ha raccontato di come nonna Rosa gli raccontava’.  Ecco, i nonni hanno un dono speciale. E se, come i genitori, hanno paura di raccontare, credo che nostro compito, il compito della Chiesa, sia di incoraggiarli, di confermarli in questa loro funzione essenziale: ‘Quando  tuo figlio domani ti chiederà perché? Tu gli risponderai:  Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto…’  (Es 13, 14). Quando Dio si rivela a Mosè nel roveto  ardente (Es 3, 6) gli dice: ‘Io sono il Dio di tuo padre.
Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe’,  e in Dt 26, 5 Dio insegna a raccontare: ‘Mio padre era un arameo errante…’. Insomma, le generazioni sono  direttamente implicate nella trasmissione del mistero e della fede».

Legandolo alla famiglia, lei scrive che il racconto è ospitale come una casa.
«Noi abitiamo le storie come una casa nella quale col tempo cambiamo l’arredamento: nella casa c’è posto per tutti, così come del racconto c’è una versione adatta a ciascuno. Le parabole che raccontava Gesù hanno vari  livelli di comprensione e ognuno trova il suo. Il racconto  è una dimensione che non esclude e che tutti possono approfondire. Il racconto aggrega. Pensi alle storie che, soprattutto una volta, nelle case si narravano  sugli antenati: ti facevano sentire parte di una storia, di una famiglia».

Un cristiano non può fare a meno di raccontare?

«Il nucleo della nostra fede è narrativo. Gli ebrei raccontano:  ‘Eravamo schiavi e Dio ci ha liberati…’.  Per noi cristiani ‘il Signore Gesù alla vigilia  della sua morte prese il pane…’, oppure: ‘Il  Signore Gesù ci ha liberati dalla morte…’. Storie  del passato, ma strettamente legate alla  vita di oggi. Tocca a noi continuare a renderle  vive. Il Salmo 78 ci invita: ‘Ciò che abbiamo  udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno  raccontato non lo terremo nascosto ai nostri  figli…’. E i bambini sono affascinati dal  passato, soprattutto se è possibile riviverlo per il presente».

Lo dicevamo all’inizio: in tante famiglie non si raccontano nemmeno più le favole… E poi qual è il momento per raccontare?
«Io sono un prete, non ho figli, ma ho 18 nipoti e seguo tante famiglie. La mia esperienza mi dice che bisogna sfruttare il sacro momento in cui il bambino si corica, non ha più la tv e i videogiochi. C’è il libricino illustrato e la voce della mamma, del papà, dei nonni. Perché in quel momento non raccontare storie bibliche? Ce n’è una per ogni situazione. Ma si può raccontare anche in vacanza, durante una gita, camminando insieme. Del resto l’elaborazione  del racconto apre a un cammino interiore e la Bibbia è densa di personaggi che raccontano e camminano.  Gesù è un grande camminatore e un grande narratore.  Spero davvero che il Sinodo sulla famiglia proponga  strade e offra consigli a questo riguardo: questa è la chiesa domestica».

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Con Maria Immacolata verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

O SS. Maria, con tutto il paradiso ci rallegriamo con te, benedicendo la divina Trinità per i privilegi accordati a te sola. Te beatissima, perché esente dalla legge del peccato, senza concupiscenza, senza ignoranza, senza debolezze, tutta virtù e doni, tutta unita a Dio fin dalla concezione immacolata. O Immacolata nella purità, immacolata nella verità, immacolata nella carità, tu ci riveli la santità che Dio ci aveva donato al principio. Dio mio, che tesori abbiamo perduto!

Eccoci nati nel peccato e non in grazia, inclinati al male non più al bene, per soffrire e morire, non per vivere e godere; senza scienza di verità, senza fortezza di virtù, ignorantissimi e debolissimi, nella valle delle lacrime e non nel paradiso terrestre, inclinati all’inferno non al cielo! Eppure ti ringraziamo, o divina Trinità, della santità, della integrità, della impassibilità, dell’immortalità, della scienza che ci hai donato, sebbene per la colpa umana questi tuoi doni non ci siano pervenuti! Ti ringraziamo che, con particolare provvidenza, li hai fatti alla Vergine Maria attraverso il tuo Figlio Gesù!

Beato Giustino Maria Russolillo

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

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Attendere, un’arte che il nostro tempo ha dimenticato

Posté par atempodiblog le 1 décembre 2013

Attendere, un'arte che il nostro tempo ha dimenticato dans Avvento L-arte-dell-Attesa

Celebrare l’Avvento, significa saper attendere, e l’attendere è un’arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento.

Dietrich Bonhoeffer

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Il silenzio

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Il silenzio dans Avvento Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

“Difficilmente si trova una persona spirituale che parli assai. Tutte le anime di orazione sono amanti del silenzio, il quale è custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni e fonte dell’orazione; poiché con il silenzio si conserva la devozione, e nel silenzio sorgono nella mente buoni pensieri”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Qualcuno deve venire

Posté par atempodiblog le 29 janvier 2013

Qualcuno deve venire dans Avvento Qualcuno-deve-venire

«Mi sento indicibilmente solo e so in anticipo
che non avrò neanche un secondo per precipitarmi nell’abisso di luce…
Ma voglio ancora sperare.
Attendo ancora Qualcuno.

Qualcuno di molto povero, molto conosciuto e molto grande.
Qualcuno deve venire,
Qualcuno che io sento galoppare sul fondo degli abissi
deve venire, in modo inaudito»

Léon Bloy

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Chi è il vero padrone del mondo

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2013

Chi è il vero padrone del mondo
di Padre Livio Fanzaga (Direttore di Radio Maria) – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da:
Piangereste di gioia

Chi è il vero padrone del mondo dans Articoli di Giornali e News Padrone-del-mondo

Nel cuore di molti uomini del nostro tempo si nasconde un progetto inquietante. E’ quello di costruire un mondo in cui l’uomo stesso sia padrone assoluto, senza nessuno sopra di lui. A ben pensarci l’approdo ultimo dell’ateismo non è la negazione di Dio. Dopo aver negato l’esistenza di Dio, c’era un altro passo da fare: proclamare la divinità dell’uomo. Questo passo molti lo stanno compiendo. E’ il mondo moderno nel suo insieme che nega la dipendenza dal Creatore e proclama la sua totale autonomia. In questo mondo non ci sarebbe che l’uomo, signore del suo destino e detentore di ogni potere sulla sua vita.

Questa mentalità la trovi diffusa intorno a te, nelle persone che conosci, e forse penetra, senza che te ne renda conto, anche nelle fibre della tua anima. E’ un modo di concepire la vita come se Dio non ci fosse, come se non avessimo da rispondere a nessuno delle nostre azioni, e come se nessuno avesse stabilito i criteri immutabili del bene e del male.

Tutte le grandi civiltà del passato condividevano la certezza che questo mondo, e con esso l’uomo, fosse stato creato o plasmato da Dio: oggi molti pensano piuttosto che è l’uomo che ha creato Dio, illudendosi che qualcuno esistesse al di sopra di lui, perché lo aiutasse a risolvere i problemi della sua vita. La malattia spirituale dei nostri contemporanei è questa: pensano che per realizzarsi l’uomo debba fare a meno di Dio. Illusione tremenda, che già provocò la tremenda catastrofe alle origini della storia dell’umanità.

Senza Dio non c’è né futuro, né salvezza eterna
Ci sarà un tempo in cui gli uomini, nel loro insieme, cederanno a questa tentazione di costruire un mondo senza Dio, in cui essi si illuderanno di salvare se stessi con le loro proprie forze. Si tratta dei tempi ultimi, quando “Il Mistero di iniquità, sotto la forma di un’impostura religiosa, offrirà agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità” (Catechismo C. C.675).

E’ a questi tempi, collocati al termine della storia, ma che già sono anticipati nel presente, che Gesù fa riferimento nel brano odierno di vangelo. Proprio quando il mondo si sarà illuso di poter fare a meno di Dio, il grande falsario verrà smascherato e l’uomo scoprirà il baratro di vanità e di vuoto in cui è precipitato. Né la scienza, né la tecnica, né la politica, né l’economia, né la magia lo potranno salvare.

Gli uomini scopriranno la loro miseria, la loro fragilità e la loro presunzione. “L’angoscia” si impadronirà di loro, quando vedranno la loro impotenza davanti al terrore dei fenomeni naturali e “moriranno di paura” per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Povero uomo! Credeva di essere il padrone del mondo ed eccolo tremante e inerme di fronte alla maestà terribile dell’universo.

Allora sarà evidente a tutti che senza Dio non c’è possibilità né di futuro, né di salvezza. Senza di lui siamo perduti!

Tutti compariranno davanti al Figlio dell’uomo
Hai mai pensato, caro amico, che cosa ti attende nel prossimo futuro? Quanti progetti facciamo, senza mai pensare che il futuro non ci appartiene, ma ci viene dato istante dopo istante! Nei tempi in cui la fede colmava la vita, si usava dire: “A Dio piacendo, farò. A Dio piacendo, andrò”. E così via. Siamo creature e questo significa che non sopravviveremmo un solo momento nell’essere se Dio non ci sostenesse.
Gesù dice che ogni capello del tuo capo è contato. E’ proprio così. Persino ogni battito del tuo cuore è calcolato da Dio. E tu pretendi di guardare avanti senza fare i conti con lui? Tu ti illudi di avanzare nel futuro senza incrociarlo? Sappi che la tua vita va incontro al Signore che viene. Prima ancora che la storia finisca, tu ti troverai davanti al trono della sua maestà. E’ un appuntamento al quale non potrai sfuggire. Ti senti inquieto? Hai forse paura? Questo ti accade perché, come lo struzzo, ti ostini a nascondere la testa sotto la sabbia. Guarda avanti. Dio ti viene incontro. Preparati!

“Quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”
Voglio subito chiarirti che l’incontro con Cristo può essere nel medesimo tempo pauroso e gioioso. Non c’è bisogno di aspettare la fine del mondo, quando Cristo “Verrà con potenza e gloria grande”, per comparire alla sua presenza. Questo accadrà per tutti nell’istante della morte. Momento grandioso e solenne, nel quale il velo sarà strappato e la verità sulla vita si manifesterà con lo splendore dell’evidenza.

Il suo sguardo di amore infinito si poserà sulla tua miseria, se tu, piccola e misera creatura, quale ognuno di noi è, avrai imparato ad alzare gli occhi del cuore verso di lui e a guardarlo come si guarda a uno che ti vuole bene, che ti vuole aiutare, che ti vuole salvare. Cadrai nelle sue braccia, caro amico, se avrai creduto che, sulla frontiera dell’abisso, era là Lui ad attenderti, per portarti con sé, laddove la gioia non ha tramonto.

Ma guai a noi, se quel giorno ci piomberà addosso all’improvviso e ci troveremo davanti Colui che abbiamo negato, che abbiano offeso, che abbiamo bestemmiato e che abbiamo respinto. Quale tremendo risveglio sarà quello, quando ci renderemo conto che abbiamo rifiutato per sempre la verità e l’amore.

“Vigilate e pregate in ogni momento”
Anche in questo Natale il mondo ti vuole sottrarre Cristo dal cuore. Lo vuole rapire dalle tue attese, dai tuoi desideri e dai tuoi progetti. Il mondo in questi giorni ti propone le cose, ma non Dio. Sarà ancora per te un Natale senza gioia e senza pace?

Accogli il tuo Signore che ti viene incontro come un viandante che chiede il tuo amore. Se tu avrai imparato, nel tempo del tuo pellegrinaggio, a considerare Gesù come un amico, in quel giorno in cui lo guarderai faccia a faccia, sarà un amico che tu incontri.

Nel cammino verso il Natale trova ogni giorno un momento in cui stare solo. Nella penombra di una chiesa o nel segreto della tua cameretta ascolta Dio che parla al tuo cuore. Senti quello che ti suggerisce la tua coscienza, che è la voce di Dio in te.

Sii sincero con te stesso. Lascia che la voce di Dio in te tolga il velo delle tue ipocrisie e ti dica chi veramente sei. Lascia che ti giudichi e che ti perdoni. Avrai l’umiltà di accettare la verità su te stesso e di lasciarti abbracciare dal tuo Dio e Padre, dal tuo Signore e Salvatore?

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Con Maria verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2012

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre).

Con Maria verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena a Maria SS. Immacolata

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Con Maria verso il Santo Natale

Durante i giorni di questa novena guardiamo alla bellezza immortale della nostra Madre. In Lei risplende la vittoria di Dio sul male, sul peccato e sulla morte. In Lei rifulge l’opera divina della nuova creazione. Maria, nel suo splendore di grazia, è già ciò che anche noi saremo. Il nostro destino non è la polvere della terra ma  la gloria del cielo.

Dobbiamo però essere “sua immagine”. E’ normale che i figli assomiglino alla Madre. Chiediamo in questi giorni la grazia di essere immagine di Maria: nella fede, nella preghiera, nell’umiltà, nella purezza del cuore e nell’amore per Dio e per il prossimo.  La presenza viva di Maria nel nostro cuore è una benedizione e una speranza per il mondo intero.

di Padre Livio Fanzaga

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Alla Vergine Madre di Dio

Posté par atempodiblog le 28 novembre 2012

Alla Vergine Madre di Dio dans Avvento Beato-Russolillo-e-Maria

Vieni, o Vergine Maria, nella mia anima, nella mia casa come andasti a Betlemme; la mia anima è una povera stalla, un’ignobile mangiatoia.
Ciò nonostante, il Signore vuole che avvenga il Suo Avvento e la Sua nascita nella mia anima! Vieni o Vergine Maria!

La Tua presenza trasformerà la mia anima in un Paradiso, dove gli Angeli voleranno e altri adoratori seguiranno la Tua stella. Più di tutto il Signore desidera che siamo simili a Sua Madre nell’amarLo.

Don Giustino Maria Russolillo – Devozionale

Tratto da: vocationist.org

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Tiny Tim e Re Erode

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2011

Una riflessione dello scrittore canadese Michael D. O’Brien tratta dal suo ultimo libro: «L’attesa. Storie per l’Avvento» (San Paolo, pp. 102, euro 12).
Tratto da: La Bussola Quotidiana

Tiny Tim e Re Erode dans Articoli di Giornali e News Un-canto-di-Natale

L’Avvento è cominciato, il tempo di attesa in cui volgiamo lo sguardo verso l’imminente alba con rinnovata speranza. Ogni anno la liturgia ci invita a pregare insieme a tutta la Chiesa per la nuova nascita di Cristo dentro la stalla dei nostri cuori e per le grazie di cui avremo bisogno nell’attesa della sua venuta finale. Le letture riguardano la speranza che sorge in mezzo alle tenebre, parlano di nascita e di morte e della gioia eterna che verrà quando non ci sarà più la morte. Fino a quel ritorno definitivo nella casa del Padre, continuiamo a vivere in questo mondo che deve ancora essere curato da Cristo. Il bambino Gesù è tra noi, e lo è anche Re Erode.

Quasi ogni anno leggo ad alta voce ai miei figli il grande classico di Charles Dickens, Canto di Natale. Quasi tutti e sei lo hanno riletto per conto loro e hanno visto le tre versioni cinematografiche più famose. Ci sono sempre spunti nuovi che saltano fuori in tutte le storie di Dickens e il Canto non è un’eccezione. Ti trovi a ridere per qualcosa che l’anno precedente non ti faceva ridere nemmeno un po’; quest’anno trattieni a stento il singhiozzo per un passo che l’anno precedente ti aveva lasciato indifferente. Un dettaglio, un modo di dire, una pennellata geniale dell’autore e il grande spettacolo della vita umana si rivelano come qualcosa di molto misterioso, qualcosa che contiene molta commedia, tragedia e una grande gloria nascosta, molto più grande di quella che supponevamo ci fosse.

La storia è solo apparentemente semplice. Riguarda le scelte, la paura, la famiglia, la ricchezza e la povertà, e la solitudine che viene vinta dalla misericordia. Misericordia divina e misericordia umana. Scrooge è senza dubbio l’archetipo della figura umana completamente chiusa in se stessa, che ha un profondo rancore verso le persone indigenti e difende il suo potere e le sue ricchezze con una lunga sfilza di “ragionevoli” giustificazioni. Nell’imminenza del Natale, Scrooge commisera il suo impiegato Bob Cratchit; pensa che abbia troppi bambini e che sia stata la sua (di Bob) sconsideratezza al riguardo ad averlo costretto a una vita da schiavo e in povertà assoluta.

Il figlio malato di Bob, Tiny Tim, è uno degli aspetti più disperati della vita dei Cratchit, pensa Scrooge senza un minimo di compassione. Nell’introduzione a una vecchia edizione del libro, G.K. Chesterton scrisse: «Per rispondere a chiunque parli di scarti della popolazione basta chiedere loro se si sentono degli scarti di popolazione e, se la risposta è negativa, come fanno a saperlo».

Molta gente moderna, ingannata dalla propaganda del “sovrappopolamento” e contagiata dalla paura e dalla solitudine, sarebbe d’accordo con Scrooge nel dire che Bob Cratchit e sua moglie hanno inquinato il pianeta con troppi piccoli Cratchit. Di certo, direbbe questa gente, Bob avrebbe dovuto fare affidamento su una forma più efficace di controllo delle nascite! Se non fosse stato così egoista, si sarebbe fatto una vasectomia molto tempo prima. O forse, sua moglie avrebbe dovuto farsi legare le tube. E un aborto o due prima dell’intervento avrebbero provveduto a una protezione a posteriori, così da assicurare una qualità di vita molto migliore alla loro famiglia. Vien da chiedersi, anche, cosa direbbe un genetista odierno riguardo a Tiny Tim. Sarebbe diventato il perfetto candidato per la selezione genetica, l’espulsione precoce, gli studi sugli organi o la sperimentazione fetale? E cosa ne sarebbe stato del povero vecchio Scrooge? È evidente che quest’uomo proviene da una famiglia problematica. Se la qualità della sua vita non è più tollerabile, non dovrebbe forse mettersi a pensare di programmare una “morte dignitosa”? E poi, se le sue condizioni non lo permettono e non ha parenti stretti che possano farlo al suo posto, lo stato sarà lì ad assicurarsi che la sua fine avvenga attraverso un processo legale, igienico e indolore.

Una strana società, la nostra. Leggi assolutamente bizzarre e leggi profondamente scellerate vengono attualmente discusse in molti circoli, come se fossero opinioni ragionevoli. Tutta questa retorica fa sì che l’uomo moderno cerchi dappertutto e affannosamente delle soluzioni per questioni umane basilari, cioè le cerca ovunque tranne che nell’unico posto dove la vera risposta può essere trovata. Si affida a facili rimedi per evitare il sacrosanto privilegio della vita, che al Signore sembrò perfetto rivestire della carne, e per evitare tutte le responsabilità che derivano da ciò. L’uomo è arrivato a credere, consciamente o meno, che la salute, la fertilità, la generosità siano problemi che occorre limitare, cambiare o controllare a ogni costo. Questa impostazione mentale, sia a livello personale sia come pensiero dominante del Paese, è la ricetta di un disastro. «Dove manca la Parola, il popolo sarà perduto», scrive l’autore dei Proverbi. «Chi cercherà di salvare la sua vita la perderà», ha detto Gesù.

Milioni di esseri muti e innocenti (giovani e vecchi) vengono oggigiorno massacrati con discrezione in molte cliniche e in molti ospedali. Le loro anime invocano Dio. Non importa quante idilliache teorie sulla “qualità di vita” o sul “miglioramento della condizione umana” sostengano l’omicidio di un bambino o di una persona anziana e malata. Questo rimane un omicidio e, in tutte le società civilizzate, ciò significa parlare di vita innocente. Una nazione che permette tutto ciò su larga scala (come il mio Paese), o in qualsiasi misura, invoca la spada della giustizia divina sulla propria testa. Ha assolutamente bisogno, come ne ha avuto bisogno Scrooge, di un intervento che la scuota fin dalle fondamenta.

L’idea di Erode è la negazione della generosità di Dio. Erode ebbe, senza dubbio, delle importanti argomentazioni per commettere la strage degli innocenti e immagino che il motivo principale fosse la necessità di tutelare il bene del suo popolo, l’economia, la sicurezza interna del Paese, tutte cose che non significavano altro che la tutela della sua corona. All’opposto, l’idea di Cristo è l’affermazione di qualcosa di completamente diverso, vale a dire: ognuno di noi è un’effigie vivente fatta a sua immagine e somiglianza, ed è un invitato al banchetto eterno dell’amore. Esiste una corona invisibile per ciascuno di noi, se scegliamo di accettarla; ciascuno di noi è chiamato a essere figlio o figlia di Re. E, inoltre, c’è abbondanza di stanze nella creazione del Re, se viene usata in modo saggio; e c’è anche un numero infinito di stanze nel suo regno eterno. Mentre, invece, la nostra società sta costruendo un mondo in cui non ci sono più stanze. Con ciò non mi riferisco alla mera diminuzione di spazio in ambito geopolitico ed economico. Voglio dire che ci sono sempre meno stanze nel cuore degli uomini moderni.

Se il mondo sta diventando qualcosa di inadatto per i bambini, allora cambiamo il mondo, non eliminiamo i bambini, perché eliminare i bambini rende il mondo un luogo in cui è assolutamente inadatto vivere. Un bambino che nasce con gravi problemi, in esilio, in assoluta povertà ha qualcosa da dire su tutto ciò. Ci dice che vivere è meraviglioso – cioè così pieno di meraviglie – e che, per quanto le nostre vite possano essere difficili siamo sempre chiamati alla gioia. È vero che per tutti c’è un tempo per soffrire, un tempo per perdere tutte le illusioni sulla nostra potenza e autosufficienza, e un tempo per morire. E, sì, ci sono momenti in cui siamo messi alla prova fino all’estremo. Ma la sofferenza non è l’unica parola e, a dire il vero, non è neanche una tra le parole più importanti, sebbene sia una parola necessaria.

Gesù, rivestendosi della carne, ha provato tutto. E anche sua Madre. Dal giorno dell’Annunciazione alla nascita a Betlemme, lei ha sofferto con suo figlio e per suo figlio. Fuggendo da Betlemme nel deserto, facendo ritorno dal deserto fino a Nazaret e, poi, da Nazaret fino al Calvario: per tutto questo tempo il suo dolore è cresciuto, finché il suo cuore è stato trafitto da molte spade e, morendo, lei ha di nuovo generato la vita. La Chiesa è nata sul Calvario, quando il sangue e l’acqua sono sgorgati dal cuore ferito di Cristo, quel cuore che la nostra Madre ha donato a tutte le generazioni del mondo per sempre.

Nell’imminenza del Natale preghiamo con le sue parole: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono». Rallegriamoci perché è nato a noi il Salvatore. E diciamo, usando le parole di Tim: «Dio ci benedica tutti quanti!».

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Facciamo festa a Gesù Bambino

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2011

Facciamo festa a Gesù Bambino dans Avvento Presepio

Il Natale è la festa più amata perché parla al cuore degli uomini. Dio viene fra noi e si presenta come un Bambino indifeso nel contesto di una famiglia povera e umile. Dalla Santa Famiglia di Nazareth si diffonde un messaggio di pace, di bontà e di amore che riconcilia la terra col cielo. Natale è un giorno unico, perché il Figlio di Dio è apparso sulla scena del mondo ed è venuto in mezzo a noi come amico e come fratello. Maria ce lo ha donato, perché potessimo accoglierlo nella fede e nell’amore. Oggi però, proprio nei paesi di antica cristianità, si festeggia il Natale senza pensare a Colui che dovrebbe essere il festeggiato. Si rimuove il fatto che la nascita di Gesù è un evento straordinario. Si mostra persino ostilità se si fa riferimento al Bambino di Betlemme.

Si vorrebbe cancellare la pagina di vangelo della natività e trasformare il giorno del compleanno di Gesù in una festa pagana. Non lasciamoci trascinare nelle tenebre dell’incredulità e del disprezzo di Dio. Facciamo tutto il possibile per onorare il Natale, non solo preparando la culla del cuore a Gesù Bambino, ma anche con i segni esteriori della festa.

Orniamo le nostre case con segni cristiani e soprattutto rievochiamo l’evento della Notte Santa costruendo il presepio, anche piccolo, perché sia un segno della presenza del Bambino Gesù nelle nostre famiglie. Facciamo festa con la Sacra Famiglia e anche le nostre famiglie gusteranno i doni inestimabili della gioia e della pace.

di Padre Livio Fanzaga

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Con Maria verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2011

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre).

Con Maria verso il Santo Natale dans Avvento Nostra-Signora-di-Lourdes

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria RussolilloFreccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

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