Per qual motivo Dio si è incarnato?

Posté par atempodiblog le 1 décembre 2015

Nativià

Per qual motivo Dio si è incarnato? Perché Gesù Cristo, il Verbo di Dio, ha voluto inserirsi nella nostra storia umana? Solo per salvarla, rivelando i valori trascendenti e ultramondani di tutte le nostre azioni. Questa è la verità che tanto rende sublime la nostra esistenza: siamo destinati a Dio, all’eternità, alla felicità eterna che dipende dalle nostre libere scelte. Gesù è venuto per testimoniare e garantire la verità” (Gv 18,37).

Il noto scrittore francese François Mauriac, nell’introduzione alla sua celebre “Vita di Gesù” (F. Mauriac, La vita di Gesù, Ed. Mondadori, Milano 1943), scriveva:

“C’è stato bisogno che Dio s’immergesse nell’umanità e che ad un preciso momento della storia, sopra un determinato punto del globo, un essere umano, fatto di carne e di sangue, pronunciasse certe parole, compisse certi atti, perché io mi getti in ginocchio… Io non credo che a ciò che tocco, che a ciò che vedo, che a ciò che si incorpora nella mia sostanza; ed è perciò che ho fede nel Cristo”.

Bisogna aver fede in Cristo per salvare l’uomo! Per elevare la storia, bisogna salvare gli uomini! E Cristo ci dice: “Venite a me, voi tutti che soffrite e siete affaticati, e io vi ristorerò” (Mt 11,28). Egli solo ha parole di vita eterna! Egli solo è la salvezza dell’uomo.

Giovanni Paolo II – Discorso gli Alpini d’Italia (19 maggio 1979)

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Maria, luce sul nostro cammino

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2015

Maria, luce sul nostro cammino dans Avvento Benedetto-e-Maria

“Vogliamo [...] ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre della Chiesa.

Vogliamo pregarlo di porre Maria sul nostro cammino come luce che ci aiuta a diventare anche noi luce e a portare questa luce nelle notti della storia”.

Benedetto XVI (Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Giovedì, 8 dicembre 2005)

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Riflessioni Novena a Maria SS. Immacolata

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Presepe e Dio lontano

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2015

Presepe e Dio lontano
di Clive Stapels Lewis – Lettere di Berlicche

Presepe e Dio lontano dans Anticristo Presepe
Oggi ricorre l’anniversario della nascita di C. S. Lewis

Spero, caro Farfarello, che tu non ti sia lasciato sfuggire l’occasione, durante queste ultime feste natalizie, di ammirare qualcuno dei presepi che in molte case ancora si usa allestire per la gioia dei bambini e dei vecchi. Ce n’è di tutti i tipi, dal legno alla cartapesta, dal cristallo al bronzo, dalla terracotta al plexiglas…

Io amo i presepi. Dirai che sono un vecchio sentimentale… Ebbene, dì pure, se vuoi. Prima però, senti quello che ho da dirti in proposito. Da secoli ormai un’idea mi frulla per il capo alla sola vista di un presepe, e te la voglio confidare in segno di stima. Ebbene, io credo che la grande quantità di energia che noi diavoli abbiamo sempre profuso per inventare argomentazioni seducenti contro Dio sia, in gran parte, fatica sprecata. Noi non dobbiamo creare nuovi argomenti: possiamo usare pari pari i loro. È il cuore che decide, e spesso decide male.

Pensa alle figuri minori del presepe: c’è un solo Giuseppe, una sola Maria, un solo Gesù bambino. Un solo bue, un solo asino. Gli altri sono tutte comparse, compresi i Magi. Ogni uomo al mondo è una figura minore del presepe… Seguimi bene. Dopo aver reso omaggio al Messia, che fanno tutte queste comparse? Se ne tornano, semplicemente, al loro lavoro. Il carrettiere al suo carretto, il panettiere al suo pane, e così via. C’è qualcosa, in tutto ciò, che mi manda in confusione, che mi stordisce e mi umilia: ciascuno torna lieto al suo mestiere, anzi: se prima il lavoro gli pesava, ora gli pesa molto meno, perché ha visto il Messia. Che ira! Tutto diviene accettabile, amabile…

Ma poi, passata l’ira, ecco l’idea! La grande idea! Quella che è la più grande dimostrazione dell’esistenza di Dio, la quotidianità, eccola trasformata, senza che apparentemente nulla cambi, nella più grande delle bestemmie! Che cos’è mai il tuo Dio? Un’emozione momentanea prima di riprendere il solito tran tran. Un bambinello che ti salva finché resti in estatica contemplazione, ma poi? Immaginiamo quei poveri pastori al momento del congedo. Un inchino, un altro inchino, mettiamoci pure un terzo inchino. Ma poi le spalle dovranno pur voltare, e tornarsene alle loro pecore, non è vero?

E allora noi diavoli pronti, in coro, a soffiar nelle loro orecchie: dalle obiezioni più collaudate (“come può Dio, nella sua bontà, permettere il dolore innocente?”) alle migliori invenzioni della modernità (l’uguaglianza di tutti gli uomini davanti a Dio si trasforma nell’egalité giacobina, che è il suo opposto), e via dicendo. Tutte le obiezioni contro Dio nascono dall’idea di un Dio lontano, che non vuole salvare concretamente gli uomini. Ma questa idea nasce, a sua volta, dalla comodità: un Dio lontano è sempre più comodo di un Dio vicino. È questa, Farfarello, la nostra carta vincente. Da sempre.

Un abbraccio dal tuo Malacoda

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L’iniziativa del Presidente Mattarella/ Santo Natale: due presepi di Assisi esposti al Quirinale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2015

L’iniziativa del Presidente Mattarella/ Santo Natale: due presepi di Assisi esposti al Quirinale

mattarella
San Gregorio Armeno (Na). La statuetta del Presidente Sergio Mattarella, di Genny Di Virgilio

Saranno due opere presenti nella collezione del Museo Prosperi di Assisi a rappresentare l’Umbria nell’esposizione di presepi che sarà allestita al Palazzo del Quirinale in occasione delle prossime festività, dal prossimo 8 dicembre al 6 gennaio 2016.

“L’iniziativa del Presidente della Repubblica Mattarella – ha affermato l’assessore regionale alla cultura Fernanda Cecchini – è stata accolta molto positivamente dalle Regioni. L’esposizione dei presepi, provenienti dalle singole realtà regionali, avviene in concomitanza, tra l’altro, con i tradizionali scambi di auguri del Capo dello Stato con il corpo diplomatico accreditato e con le alte magistrature della Repubblica. Per questo motivo, i presepi verranno esposti lungo il percorso che gli ospiti compiono per recarsi nelle sale di rappresentanza del Quirinale e, anche se non sarà  aperta al pubblico, la mostra avrà rilevanza mediatica sul sito del Quirinale”.

“La scelta dell’Umbria – ha proseguito l’assessore – è caduta su due opere presenti nella collezione del Museo Prosperi di Assisi: ‘San Francesco istituisce il Presepio’ (1969) dello scultore assisano Francesco Prosperi (1906-1973), e ‘Presepio’ (1950) di Laura Prosperi, moglie del predetto. Abbiamo infatti considerato che non essendoci una tipologia di presepe tipico umbro, la maggior parte delle numerose mostre di presepi che si tengono in Umbria è composta da manufatti provenienti da tutte le parti d’Italia e del mondo ed i presepi più conosciuti sono di grandi dimensioni e complessità  (e proprio per questo sono rinomati) non adatti ad essere replicati in piccole superfici, come quella che ci viene messa a disposizione nel Palazzo del Quirinale.

Abbiamo scelto dunque di testimoniare e ricordare come l’Umbria, attraverso San Francesco che ne fu il primo ideatore, ha un forte legame con lo spirito della rappresentazione della Natività ed e’ stata dunque quasi una scelta obbligata la selezione di due presepi molto semplici, anche stilizzati, realizzati con materiali poveri e ispirati alla spiritualità francescana”.

Pg2/Mav – AGI

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“Vieni, o SS. Maria…”

Posté par atempodiblog le 11 décembre 2014

Vieni a visitarmi, a stare con me, o Maria! dans Citazioni, frasi e pensieri Beato-Giustino-Russolillo-della-santissima-Trinit-Visitazione

“Vieni, o SS. Maria, nell’anima mia, nella mia casa, nelle mie opere, come andasti a Betlemme; l’anima mia è una povera grotta, una ignobile greppia. Eppure il Signore ci vuole il Suo Avvento e Natale!

Vieni, o Maria santissima! Essa si trasformerà, per la Tua presenza, in un Paradiso, in cui voleranno gli Angeli e accorreranno altri adoratori, dietro la Tua stella. Il Signore Gesù ci vuole soprattutto Sua Madre!”.

Beato Giustino Maria Russolillo

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Il significato antico e sempre nuovo del presepe

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2014

Cammino di Avvento dans Avvento Pregare-accanto-al-presepe

Il primo presepe fu voluto da san Francesco. Di ritorno dalla Terra Santa, Francesco pensò di rappresentare la nascita di Gesù in Betlemme perché i fedeli, “vedendo con gli occhi del corpo” il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, si disponessero a “vederLo anche con gli occhi del cuore”.
Ottenuta la licenza da Papa Onorio III, il santo chiese al cavaliere Giovanni Vellita di allestire, nel bosco introno a Greccio, il primo presepe con Bambinello, mangiatoia, bue e asino. Era la notte di Natale del 1223: nasceva così quella che sarebbe divenuta una delle principali tradizioni della cristianità.

Spiritualità popolare, cattolica, latina
Tradizione popolare, diffusa da principio grazie ai missionari francescani, divenuta presto comune espressione della spiritualità del Natale e nobilitata, in breve tempo, a vera e propria forma d’arte, tale da meritare l’interesse di artisti di varie epoche.
Tradizione eminentemente cattolica, estesa a tutte le latitudini e fortemente presente soprattutto nei Paesi di cultura latina, molto meno apprezzata, invece, nel mondo protestante che, soprattutto dal XVI secolo in poi, preferì l’uso dell’albero di Natale.
Tradizione, infine, che ha trovato un’accoglienza del tutto speciale nella cultura e nel sentimento nel Meridione d’Italia, e di Napoli particolarmente, dove il suo valore rappresentativo e simbolico è stato esaltato fino a divenire parte eminente del patrimonio storico, artistico, popolare e culturale.
Il presepe napoletano, infatti, presenta caratteristiche specifiche che lo differenziano dalla semplice ricomposizione della scena di Betlemme, anzi che se ne allontanano sostanzialmente e in modo che potrebbe sembrare totalmente antistorico, ma che, al contrario, esprime appieno il significato teologico dell’Incarnazione e la permanente attualità dell’evento evangelico.
Gli ambienti, i personaggi, le scene che animano il presepe napoletano sono il risultato di una lunga dimestichezza con la fede e con la dottrina, diffusa anche nei ceti sociali più popolari dall’insegnamento di grandi santi che vissero e predicarono a Napoli, da san Tommaso d’Aquino a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, autore tra l’altro del canto natalizio per eccellenza, Tu scendi dalle stelle, traduzione in italiano del precedente Quanno nascette Ninno.
Il presepe napoletano è la sintesi di una spiritualità popolare, sentita, vissuta e stratificata nei secoli, capace di riconoscere nell’apparente semplicità della nascita di un Bambino il mistero di un annuncio di salvezza dato a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi.

[…]

Quest’incredibile modo di rendere visibile e tangibile ciò che è spirituale, non ha che una motivazione: rammentare a ciascuno di noi che la nascita del Salvatore è un evento straordinario che accade proprio nella nostra vita e al quale ognuno di noi è chiamato ad essere presente.

di Maria Carresi – Radici Cristiane

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Lasciatevi consolare dal Signore

Posté par atempodiblog le 7 décembre 2014

Lasciatevi consolare dal Signore dans Avvento o9qtso

Il messaggio di Isaia, che risuona in questa seconda domenica di Avvento, è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore. Il profeta, infatti, parla oggi al nostro cuore per dirci che Dio dimentica i nostri peccati e ci consola. Se noi ci affidiamo a Lui con cuore umile e pentito, Egli abbatterà i muri del male, riempirà le buche delle nostre omissioni, spianerà i dossi della superbia e della vanità e aprirà la strada dell’incontro con Lui.

E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! E’ Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. E’ Lui è che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!

La Vergine Maria è la “via” che Dio stesso si è preparato per venire nel mondo. Affidiamo a Lei l’attesa di salvezza e di pace di tutti uomini e le donne del nostro tempo.

Papa Francesco

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La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano
Sarà la pace il tema centrale delle prediche di Avvento che da domani il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, terrà per il Papa e la Curia Romana nella cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, in Vaticano. Nei tre venerdì che precedono il Natale le meditazioni di padre Cantalamessa aiuteranno a riflettere sulla pace come dono di Dio in Gesù Cristo, come compito per cui lavorare e come frutto dello Spirito. “Pace in terra agli uomini che Dio ama”: così il predicatore della Casa Pontificia ha voluto chiamare questo ciclo di prediche d’Avvento.
di Tiziana Campisi – Radio Vaticana

La pace al centro delle prediche di Avvento in Vaticano dans Avvento Avvento-bimba

R. – Spieghiamo il titolo: è l’annuncio dei pastori nella Notte di Natale e come risulta pure dall’annuncio natalizio, la pace è anzitutto qualcosa che scende dal Cielo, è un dono di Dio, è il filo dall’alto che regge tutta la trama delle paci umane, senza la quale le paci umane sono sempre fragili. Certamente, però, questo dono di Dio diventa anche dovere e compito da svolgere. E infatti, nella seconda predica penso proprio di parlare della pace come compito.

D. – Lei affronterà anche il tema della pace come frutto dello Spirito …

R. – … quella che tutti desideriamo, perché quando parliamo di pace, quando la gente parla di pace, pensa alla pace del cuore, alla pace della famiglia, a questa pace che – secondo la Bibbia – è una virtù, è frutto anche di sforzo personale, è un dono di Dio però accolto e sviluppato anche attraverso la libertà della risposta umana. Ed è questa pace che poi diventa condizione di vita, anche, e di santità, perché tutti i santi hanno parlato di questa pace interiore del cuore che viene dal fare la volontà di Dio. Il nostro poeta, Dante Alighieri, ha fatto un verso su questo che dice tutto: “E’ la sua voluntate nostra pace”, cioè la pace del cuore dipende dall’adesione alla volontà di Dio.

D. – Su quali testi ci invita a meditare per questo Avvento?

R. – I testi principali che io utilizzo sono sempre quelli della Scrittura, che è ricchissima di riferimenti alla pace: grazia e pace è un binomio quasi indissociabile nella Bibbia. La ricchezza di questa parola nella Bibbia è veramente inesauribile. E poi, dopo, nei testi della Bibbia, specialmente nella seconda predica, mi sono stati molto, molto utili i testi di Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”. Mi dispiace di costringerlo a sentire quello che lui sa bene, che ha scritto lui, ma credo che faccia bene a noi risentire alcune parole di quella Lettera.

D. – Come si costruisce concretamente la pace? Quali sono gli ingredienti per la pace?

R. – Lo si ripete spesso, ne ha scritto San Giovanni Paolo II e anche Papa Francesco ne parla spesso: il dialogo. Il dialogo a un certo livello, soprattutto politico. Ma il dialogo è l’unica alternativa alle armi. Quindi, per noi cristiani accanto al dialogo c’è anche la preghiera, e di fatti la Chiesa prega continuamente: a ogni Messa prega per la pace, quella invocazione prima della Comunione: da pacem, Domine – concedi la pace ai nostri giorni. Quindi, direi, il dialogo, la preghiera, la comprensione, anche, il conoscere perché spesso il conoscere gli altri trasforma i nemici in amici: quelli che si credevano dei nemici, quando uno poi conosce bene la fragilità, i limiti, il contesto in cui una persona agisce, molto spesso questo facilita la pace.

D. – E qual è il contributo che ogni singolo può dare?

R. – Io dico, di solito, che come miliardi di gocce d’acqua sporca non faranno mai un mare pulito, così miliardi di cuori senza pace non faranno mai un’umanità in pace. Quindi, come diceva il messaggio per la Giornata mondiale della pace di Giovanni Paolo II, “la pace nasce dal cuore”. Quindi, coltivare la pace a livello personale, ma non essere turbati, non essere ansiosi. E poi, diffondere intorno questa pace nella comunità, nell’ambiente in cui si lavora è un contributo personale alla pace.

D. – Con quali parole può accompagnare questo Avvento?

R. – La parola migliore è quella che Gesù ci ha lasciato: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. E la sera di Pasqua era quasi respirabile, palpabile la pace donata da Gesù …

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La coltura degli alberi di Natale (T. S. Eliot)

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

La coltura degli alberi di Natale (T. S. Eliot) dans Avvento Glade-Jul-di-Viggo-Johansen
Glade Jul, di Viggo Johansen

Vi sono molti atteggiamenti riguardo al Natale
E alcuni il possiamo trascurare:
Il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale,
Il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),
E l’infantile – che non è quello del bimbo
Che crede ogni candela una stella, e l’angelo dorato
Spieganti l’ale alla cima dell’albero
Non solo una decorazione, ma anche un angelo.
Il fanciullo stupisce di fronte all’albero di Natale
Lasciatelo dunque in spirito di meraviglia
Di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto.
Così che il rapimento splendido, e lo stupore
Del primo albero di Natale ricordato, e le sorprese, l’incanto
Dei primi doni ricevuti (ognuno
Con un profumo inconfondibile e eccitante),
E l’attesa dell’oca o del tacchino, l’evento
Atteso e che stupisce al suo apparire.
E reverenza e gioia non debbano
Essere mai dimenticate nella più tarda esperienza
Nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio.
Nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento
Nella pietà del convertito
Che si potrebbe tingere di vanagloria
Spiacente a Dio e irrispettosa verso i fanciulli
(E qui ricordo con gratitudine anche
Santa Lucia, con la sua canzoncina e la sua corona di fuoco):
Così che prima della fine, l’ottantesimo Natale
(Significando qui per “ottantesimo” l’ultimo qualunque
esso sia)
Le accumulate memorie dell’emozione annuale
Possano concentrarsi in una grande gioia
Simile sempre a un grande timore, come nell’occasione
In cui il timore giunse ad ogni anima:
Perché l’inizio ci ricorderà la fine
E la prima venuta la seconda venuta.

di Thomas Stearns Eliot

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Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2014

Il gesuita Sonnet
Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio
Roberto I. Zanini – Avvenire
Tratto da: Una casa sulla Roccia

Genitori, raccontate ai figli la storia di Dio dans Articoli di Giornali e News 2vjsaax
“Lasciate che i bambini vengano a me” di Fritz von Uhde (1884)

Da una parte ci sono gli idoli che costruiamo  a nostra immagine, che pretendiamo  e nei quali ci riflettiamo egoisticamente  come in uno specchio; dall’altra ci sono i  figli, che sono un dono, sono altro da noi  e proprio per questo ci stupiscono e ci  mettono alla prova con le loro azioni, con le loro domande. E dopo aver acquisito questa disposizione  ad accogliere e a stupirsi (per nulla scontata), è al momento delle domande che i genitori mostrano davvero  la loro capacità di essere padri e madri: sulle loro risposte,  infatti, i figli costruiranno il racconto della loro vita.  Perché è il racconto che ci insegna a vivere. Perché il racconto di quelle risposte si inserirà nel racconto della vita del figlio (della nostra vita). Perché… Perché il racconto è la forma pedagogica con la quale Dio ci indica la strada  della fede; con la quale Gesù ci mostra la realtà del Regno.  «Perché i figli (ciò che siamo stati capaci di accogliere come dono) sono il racconto della  nostra vita; e il figlio, come fu per Abramo, per Isacco, per Elisabetta e per Maria, è colui attraverso il quale Dio visita la nostra storia».

Padre Jean Pierre Sonnet è un gesuita francese,  teologo, scrittore e poeta. Insegna Esegesi dell’Antico testamento alla Gregoriana. il suo ultimo libro Generare è narrare (Vita e pensiero,  pp. 166, euro 16) – che viene presentato dall’autore  e da Silvano Petrosino giovedì 11 dicembre  alle ore 16 alla Libreria della Cattolica in Largo Gemelli 1 a Milano – è un viaggio affascinante  nell’arte del generare alla fede attraverso  la narrazione. «E i veri maestri in questo  non possono che essere i genitori. Io appartengo a un ordine religioso al quale per secoli le famiglie hanno affidato  i figli affinché fossero educati alla fede. Oggi credo  sia giunto il tempo di riaffidare i figli ai genitori aiutandoli  nel difficile compito di indicare la strada di Dio. I genitori, soprattutto oggi, sono gli unici a poterlo fare. E il racconto resta una strada privilegiata di educazione».

Nonostante l’attuale crisi del rapporto fra le generazioni?
«La nostra è una cultura in cui ogni generazione deve reinventarsi al ritmo delle nuove tecniche. Non è più il padre che trasmette le conoscenze al figlio: anzi, fa persino  la figura dell’incapace. Ma di cosa si ricorderanno un giorno i figli divenuti adulti? Non credo della penultima  versione dell’iPhone, ma della voce della mamma.
Così come non dimentico mia mamma che cantava canzoncine  con delle storie bibliche. Una sulla storia di Zaccheo  la ricordo molto bene… e io che giravo intorno al tavolo in cucina…».

Perché lo ricorda così bene?

«Perché le storie raccontate dai genitori si legano ai ricordi  della vita. E quelle storie hanno una loro storia nella  nostra vita: rilette a varie età mostrano contenuti sempre  diversi. Per questo i genitori devono cominciare da subito a raccontare. Il racconto è un po’ come un’opera di artigianato che si trasmette di padre in figlio: ci lavora  il padre e poi ci lavorano i figli e spesso anche i figli dei figli».

Tanti genitori oggi non raccontano e non saprebbero nemmeno cosa raccontare.

«Da giovane prete, in Francia, mi capitava di passare ore  in confessionale e spesso per penitenza invitavo a raccontare  una storia biblica ai figli o ai nipoti. Una donna anziana un giorno mi rispose: ‘Padre, non sarebbe meglio un rosario?’. Quella donna evidentemente non aveva sperimentato quell’alleanza speciale che c’è fra nonni e nipoti quando si raccontano storie. Anche Papa Francesco  ha parlato del suo particolare rapporto con nonna Rosa.  Nella dedica che ho fatto nella copia di questo libro che ho inviato a Francesco ho scritto: ‘A Papa Francesco che ci ha raccontato di come nonna Rosa gli raccontava’.  Ecco, i nonni hanno un dono speciale. E se, come i genitori, hanno paura di raccontare, credo che nostro compito, il compito della Chiesa, sia di incoraggiarli, di confermarli in questa loro funzione essenziale: ‘Quando  tuo figlio domani ti chiederà perché? Tu gli risponderai:  Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall’Egitto…’  (Es 13, 14). Quando Dio si rivela a Mosè nel roveto  ardente (Es 3, 6) gli dice: ‘Io sono il Dio di tuo padre.
Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe’,  e in Dt 26, 5 Dio insegna a raccontare: ‘Mio padre era un arameo errante…’. Insomma, le generazioni sono  direttamente implicate nella trasmissione del mistero e della fede».

Legandolo alla famiglia, lei scrive che il racconto è ospitale come una casa.
«Noi abitiamo le storie come una casa nella quale col tempo cambiamo l’arredamento: nella casa c’è posto per tutti, così come del racconto c’è una versione adatta a ciascuno. Le parabole che raccontava Gesù hanno vari  livelli di comprensione e ognuno trova il suo. Il racconto  è una dimensione che non esclude e che tutti possono approfondire. Il racconto aggrega. Pensi alle storie che, soprattutto una volta, nelle case si narravano  sugli antenati: ti facevano sentire parte di una storia, di una famiglia».

Un cristiano non può fare a meno di raccontare?

«Il nucleo della nostra fede è narrativo. Gli ebrei raccontano:  ‘Eravamo schiavi e Dio ci ha liberati…’.  Per noi cristiani ‘il Signore Gesù alla vigilia  della sua morte prese il pane…’, oppure: ‘Il  Signore Gesù ci ha liberati dalla morte…’. Storie  del passato, ma strettamente legate alla  vita di oggi. Tocca a noi continuare a renderle  vive. Il Salmo 78 ci invita: ‘Ciò che abbiamo  udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno  raccontato non lo terremo nascosto ai nostri  figli…’. E i bambini sono affascinati dal  passato, soprattutto se è possibile riviverlo per il presente».

Lo dicevamo all’inizio: in tante famiglie non si raccontano nemmeno più le favole… E poi qual è il momento per raccontare?
«Io sono un prete, non ho figli, ma ho 18 nipoti e seguo tante famiglie. La mia esperienza mi dice che bisogna sfruttare il sacro momento in cui il bambino si corica, non ha più la tv e i videogiochi. C’è il libricino illustrato e la voce della mamma, del papà, dei nonni. Perché in quel momento non raccontare storie bibliche? Ce n’è una per ogni situazione. Ma si può raccontare anche in vacanza, durante una gita, camminando insieme. Del resto l’elaborazione  del racconto apre a un cammino interiore e la Bibbia è densa di personaggi che raccontano e camminano.  Gesù è un grande camminatore e un grande narratore.  Spero davvero che il Sinodo sulla famiglia proponga  strade e offra consigli a questo riguardo: questa è la chiesa domestica».

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Con Maria Immacolata verso il Santo Natale

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2014

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale dans Avvento Maria-Immacolata

O SS. Maria, con tutto il paradiso ci rallegriamo con te, benedicendo la divina Trinità per i privilegi accordati a te sola. Te beatissima, perché esente dalla legge del peccato, senza concupiscenza, senza ignoranza, senza debolezze, tutta virtù e doni, tutta unita a Dio fin dalla concezione immacolata. O Immacolata nella purità, immacolata nella verità, immacolata nella carità, tu ci riveli la santità che Dio ci aveva donato al principio. Dio mio, che tesori abbiamo perduto!

Eccoci nati nel peccato e non in grazia, inclinati al male non più al bene, per soffrire e morire, non per vivere e godere; senza scienza di verità, senza fortezza di virtù, ignorantissimi e debolissimi, nella valle delle lacrime e non nel paradiso terrestre, inclinati all’inferno non al cielo! Eppure ti ringraziamo, o divina Trinità, della santità, della integrità, della impassibilità, dell’immortalità, della scienza che ci hai donato, sebbene per la colpa umana questi tuoi doni non ci siano pervenuti! Ti ringraziamo che, con particolare provvidenza, li hai fatti alla Vergine Maria attraverso il tuo Figlio Gesù!

Beato Giustino Maria Russolillo

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Oggi inizia la novena a Maria SS. Immacolata (da recitarsi dal 29 novembre al 7 dicembre)

Vi segnalo quella del Beato Giustino Maria Russolillo, per recitarla cliccare  Freccia dans Stile di vita Novena a Maria SS. Immacolata

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Attendere, un’arte che il nostro tempo ha dimenticato

Posté par atempodiblog le 1 décembre 2013

Attendere, un'arte che il nostro tempo ha dimenticato dans Avvento 1z2qhhy

Celebrare l’Avvento, significa saper attendere, e l’attendere è un’arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento.

Dietrich Bonhoeffer

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Il silenzio

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2013

Il silenzio dans Avvento Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

“Difficilmente si trova una persona spirituale che parli assai. Tutte le anime di orazione sono amanti del silenzio, il quale è custode dell’innocenza, difesa dalle tentazioni e fonte dell’orazione; poiché con il silenzio si conserva la devozione, e nel silenzio sorgono nella mente buoni pensieri”.

Sant’Alfonso Maria de Liguori

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Qualcuno deve venire

Posté par atempodiblog le 29 janvier 2013

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«Mi sento indicibilmente solo e so in anticipo
che non avrò neanche un secondo per precipitarmi nell’abisso di luce…
Ma voglio ancora sperare.
Attendo ancora Qualcuno.

Qualcuno di molto povero, molto conosciuto e molto grande.
Qualcuno deve venire,
Qualcuno che io sento galoppare sul fondo degli abissi
deve venire, in modo inaudito»

Léon Bloy

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Chi è il vero padrone del mondo

Posté par atempodiblog le 24 janvier 2013

Chi è il vero padrone del mondo
di Padre Livio Fanzaga (Direttore di Radio Maria) – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da:
Piangereste di gioia

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Nel cuore di molti uomini del nostro tempo si nasconde un progetto inquietante. E’ quello di costruire un mondo in cui l’uomo stesso sia padrone assoluto, senza nessuno sopra di lui. A ben pensarci l’approdo ultimo dell’ateismo non è la negazione di Dio. Dopo aver negato l’esistenza di Dio, c’era un altro passo da fare: proclamare la divinità dell’uomo. Questo passo molti lo stanno compiendo. E’ il mondo moderno nel suo insieme che nega la dipendenza dal Creatore e proclama la sua totale autonomia. In questo mondo non ci sarebbe che l’uomo, signore del suo destino e detentore di ogni potere sulla sua vita.

Questa mentalità la trovi diffusa intorno a te, nelle persone che conosci, e forse penetra, senza che te ne renda conto, anche nelle fibre della tua anima. E’ un modo di concepire la vita come se Dio non ci fosse, come se non avessimo da rispondere a nessuno delle nostre azioni, e come se nessuno avesse stabilito i criteri immutabili del bene e del male.

Tutte le grandi civiltà del passato condividevano la certezza che questo mondo, e con esso l’uomo, fosse stato creato o plasmato da Dio: oggi molti pensano piuttosto che è l’uomo che ha creato Dio, illudendosi che qualcuno esistesse al di sopra di lui, perché lo aiutasse a risolvere i problemi della sua vita. La malattia spirituale dei nostri contemporanei è questa: pensano che per realizzarsi l’uomo debba fare a meno di Dio. Illusione tremenda, che già provocò la tremenda catastrofe alle origini della storia dell’umanità.

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Senza Dio non c’è né futuro, né salvezza eterna
Ci sarà un tempo in cui gli uomini, nel loro insieme, cederanno a questa tentazione di costruire un mondo senza Dio, in cui essi si illuderanno di salvare se stessi con le loro proprie forze. Si tratta dei tempi ultimi, quando “Il Mistero di iniquità, sotto la forma di un’impostura religiosa, offrirà agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità” (Catechismo C. C.675).

E’ a questi tempi, collocati al termine della storia, ma che già sono anticipati nel presente, che Gesù fa riferimento nel brano odierno di vangelo. Proprio quando il mondo si sarà illuso di poter fare a meno di Dio, il grande falsario verrà smascherato e l’uomo scoprirà il baratro di vanità e di vuoto in cui è precipitato. Né la scienza, né la tecnica, né la politica, né l’economia, né la magia lo potranno salvare.

Gli uomini scopriranno la loro miseria, la loro fragilità e la loro presunzione. “L’angoscia” si impadronirà di loro, quando vedranno la loro impotenza davanti al terrore dei fenomeni naturali e “moriranno di paura” per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Povero uomo! Credeva di essere il padrone del mondo ed eccolo tremante e inerme di fronte alla maestà terribile dell’universo.

Allora sarà evidente a tutti che senza Dio non c’è possibilità né di futuro, né di salvezza. Senza di lui siamo perduti!

Tutti compariranno davanti al Figlio dell’uomo
Hai mai pensato, caro amico, che cosa ti attende nel prossimo futuro? Quanti progetti facciamo, senza mai pensare che il futuro non ci appartiene, ma ci viene dato istante dopo istante! Nei tempi in cui la fede colmava la vita, si usava dire: “A Dio piacendo, farò. A Dio piacendo, andrò”. E così via. Siamo creature e questo significa che non sopravviveremmo un solo momento nell’essere se Dio non ci sostenesse.
Gesù dice che ogni capello del tuo capo è contato. E’ proprio così. Persino ogni battito del tuo cuore è calcolato da Dio. E tu pretendi di guardare avanti senza fare i conti con lui? Tu ti illudi di avanzare nel futuro senza incrociarlo? Sappi che la tua vita va incontro al Signore che viene. Prima ancora che la storia finisca, tu ti troverai davanti al trono della sua maestà. E’ un appuntamento al quale non potrai sfuggire. Ti senti inquieto? Hai forse paura? Questo ti accade perché, come lo struzzo, ti ostini a nascondere la testa sotto la sabbia. Guarda avanti. Dio ti viene incontro. Preparati!

“Quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”
Voglio subito chiarirti che l’incontro con Cristo può essere nel medesimo tempo pauroso e gioioso. Non c’è bisogno di aspettare la fine del mondo, quando Cristo “Verrà con potenza e gloria grande”, per comparire alla sua presenza. Questo accadrà per tutti nell’istante della morte. Momento grandioso e solenne, nel quale il velo sarà strappato e la verità sulla vita si manifesterà con lo splendore dell’evidenza.

Il suo sguardo di amore infinito si poserà sulla tua miseria, se tu, piccola e misera creatura, quale ognuno di noi è, avrai imparato ad alzare gli occhi del cuore verso di lui e a guardarlo come si guarda a uno che ti vuole bene, che ti vuole aiutare, che ti vuole salvare. Cadrai nelle sue braccia, caro amico, se avrai creduto che, sulla frontiera dell’abisso, era là Lui ad attenderti, per portarti con sé, laddove la gioia non ha tramonto.

Ma guai a noi, se quel giorno ci piomberà addosso all’improvviso e ci troveremo davanti Colui che abbiamo negato, che abbiano offeso, che abbiamo bestemmiato e che abbiamo respinto. Quale tremendo risveglio sarà quello, quando ci renderemo conto che abbiamo rifiutato per sempre la verità e l’amore.

“Vigilate e pregate in ogni momento”
Anche in questo Natale il mondo ti vuole sottrarre Cristo dal cuore. Lo vuole rapire dalle tue attese, dai tuoi desideri e dai tuoi progetti. Il mondo in questi giorni ti propone le cose, ma non Dio. Sarà ancora per te un Natale senza gioia e senza pace?

Accogli il tuo Signore che ti viene incontro come un viandante che chiede il tuo amore. Se tu avrai imparato, nel tempo del tuo pellegrinaggio, a considerare Gesù come un amico, in quel giorno in cui lo guarderai faccia a faccia, sarà un amico che tu incontri.

Nel cammino verso il Natale trova ogni giorno un momento in cui stare solo. Nella penombra di una chiesa o nel segreto della tua cameretta ascolta Dio che parla al tuo cuore. Senti quello che ti suggerisce la tua coscienza, che è la voce di Dio in te.

Sii sincero con te stesso. Lascia che la voce di Dio in te tolga il velo delle tue ipocrisie e ti dica chi veramente sei. Lascia che ti giudichi e che ti perdoni. Avrai l’umiltà di accettare la verità su te stesso e di lasciarti abbracciare dal tuo Dio e Padre, dal tuo Signore e Salvatore?

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