Apparizioni Mariane:
la Bella Signora delle Tre Fontane
(Storia della Vergine della Rivelazione)
1. QUEL TRENO PERSO
Bruno Cornacchiola (1913 – 2004) era un comunista e un protestante della setta degli «Avventisti del settimo giorno». Nel 1936 Bruno si sposa con Iolanda Lo Gatto. Stringe rapporti con i compagni comunisti del Partito d’Azione e si arruola come radiotelegrafista volontario all’OMS, per andare in Spagna. A Saragozza è incuriosito da un tedesco che aveva sempre un libro sotto il braccio. In spagnolo gli chiede: «Perché porti sempre questo libro sotto il braccio?». «Ma non è un libro, è la sacra Scrittura, è la Bibbia», fu la risposta. Così, discorrendo, i due giungono vicino alla piazza antistante il santuario della Vergine del Pilar. Bruno invita il tedesco a entrare con lui. Quegli rifiuta energicamente: «Guarda che io in quella sinagoga di Satana non ci sono mai andato. Io non sono cattolico. A Roma c’è il nostro nemico». «Il nemico a Roma?», domanda incuriosito Bruno. «E dimmi chi è, così se io lo incontro, lo ammazzo». «È il Papa che sta a Roma. La grande Bestia dell’Apocalisse è il Papa». In Bruno, che già era avverso alla Chiesa cattolica, aumenta l’odio contro di essa e contro tutto ciò che la riguardava. Così, nel 1938, mentre si trova a Toledo, compra un pugnale e sulla lama incide: «A morte il Papa!». Nel 1939, terminata la guerra, Bruno ritorna a Roma e trova lavoro come uomo delle pulizie all’ATAC, la società che gestisce i mezzi di trasporto pubblici di Roma. Tra gli «Avventisti del settimo giorno», Bruno viene fatto direttore della gioventù missionaria avventista di Roma e del Lazio e si distingue per il suo impegno e fervore contro la Chiesa, la Vergine, il Papa. Non perde occasione di fare tutti i possibili dispetti ai preti, facendoli cadere sui mezzi pubblici e rubando loro la borsa. Il 12 aprile 1947, come direttore della gioventù missionaria, dalla sua setta riceve l’incarico di prepararsi per parlare in Piazza della Croce Rossa. Il tema è a sua scelta, basta che sia contro la Chiesa, l’Eucaristia, la Madonna e contro il Papa, ovviamente. È sabato in Albis quel 12 aprile 1947. Verso le 14 papà Bruno parte con i suoi tre bambini: Isola, di undici anni, Carlo di sette e Gianfranco di quattro. Giungono alla stazione Ostiense: proprio in quel momento stava partendo il treno per Ostia. La delusione è grande. Bruno dice ai bambini: “Vorrà dire che adesso… andremo in un altro posto. Prendiamo il tram, andiamo a S. Paolo e lì prendiamo il 223 per andare fuori Roma». Scendono vicino alle Tre Fontane. Bruno consegna la palla ai bambini perché giochino mentre lui si siede sopra un masso con la Bibbia, quella famosa Bibbia su cui aveva scritto di suo pugno: «Questa sarà la morte della Chiesa cattolica, con il Papa in testa!». Con la Bibbia aveva portato anche un taccuino e una matita per prendere appunti. Mentre inizia a scrivere, giungono i bambini trafelati: «Papà, abbiamo perso la palla». «Andate a cercarla!». I bambini vanno e ritornano con la palla. Bruno la tira in direzione di Isola che aveva le spalle rivolte verso la scarpata da dove erano saliti. Ma la palla, invece di raggiungere Isola, come se avesse un paio di ali, vola sopra gli alberi e scende verso la strada dove passa l’autobus. «Stavolta l’ho persa io», dice il papà; «andate a cercarla».
2. LA BELLA SIGNORA!
Ad un certo punto Gianfranco non risponde più e non si trova più nel luogo dove lo aveva lasciato. Bruno lo cerca fra i cespugli e le rocce, finché vede il piccolo inginocchiato sul limitare di una grotta. Il bambino tiene anche le manine come in atteggiamento di preghiera e guarda verso l’interno, tutto sorridente e bisbiglia: «Bella Signora!… Bella Signora!… Bella Signora!…». Giunge Isola con un mazzolino di fiori in mano e Bruno domanda ad Isola: «Ma gli hai insegnato tu questo gioco della “Bella Signora”?». «No, papà, io non lo conosco ‘sto gioco, non ci ho mai giocato con Gianfranco». «E come mai dice: “Bella Signora”?». «Non lo so, papà: forse qualcuno è entrato dentro la grotta». Isola fa per andarsene, quando improvvisamente si ferma, i fiori le cadono dalle mani e anche lei si mette in ginocchio con le mani giunte, accanto al fratellino e anche lei mormora rapita: «Bella Signora!… Bella Signora!…». L’altro suo bambino, Carlo, fa per andarsene anche lui, quando si ferma di scatto, si gira verso la grotta, unisce le due mani e si inginocchia vicino ad Isola e ripete le stesse parole degli altri due… Il papà allora non ne può più e grida: «Questo è troppo. Basta, alzatevi!». Bruno prende il bambino per le spalle e cerca di smuoverlo, di rimetterlo in piedi, ma non ci riesce. «Era come di piombo, come se pesasse quintali». Lo stesso accade con gli altri due figli. Allora esclama: «Ma che cosa succede qui?… Ci sono delle streghe nella grotta oppure qualche diavolo?…». E il suo livore contro la Chiesa cattolica lo porta subito a pensare che sia qualche prete: “Non sarà qualche prete che è entrato dentro la grotta e con l’ipnotismo, mi ipnotizza i bambini?”. E grida: «Chiunque tu sia, anche un prete, vieni fuori!». Silenzio assoluto. «Chi c’è qua?», grida. Ma la grotta è assolutamente vuota. Allora il pover’uomo, in preda al panico, sale sull’altura per cercare aiuto: «Aiuto, aiuto, venitemi ad aiutare!». Ma non vede nessuno e nessuno deve averlo udito. Ritorna concitato dai bambini che, ancora inginocchiati con le mani giunte, continuano a dire: «Bella Signora!… Bella Signora!…». Si avvicina e cerca di smuoverli… Li chiama: «Carlo, Isola, Gianfranco!…», ma i bambini rimangono immobili. E qui Bruno comincia a piangere: «Che cosa sarà?… che cosa è successo qui?…». E pieno di paura alza gli occhi e le mani al cielo, gridando: «Dio salvaci tu!».
LE MANI DI DIO
Appena proferito questo grido d’aiuto, Bruno vede uscire da dentro la grotta due mani candidissime, trasparenti, che si avvicinano lentamente verso di lui, gli sfiorano gli occhi, facendo cadere da essi come delle squame, come un velo che lo accecava… Ma poi, all’improvviso i suoi occhi sono invasi da una luce tale che per qualche istante tutto scompare dinanzi a lui, figli, grotta… e si sente leggero, etereo, quasi che il suo spirito fosse stato liberato dalla materia. Nasce dentro di lui una grande gioia, un qualcosa di completamente nuovo. Quando Bruno riprende a vedere dopo quel momento di accecamento luminoso, nota che la grotta si illumina fino a scomparire, ingoiata da quella luce… Si staglia soltanto un blocco di tufo e sopra questo, scalza, la figura di una donna avvolta da un alone di luce dorata, dai tratti di una bellezza celestiale, intraducibile in termini umani. I suoi capelli sono neri, uniti sul capo e appena sporgenti, tanto quanto lo consente il manto di color verde-prato che dal capo le scende lungo i fianchi fino ai piedi. Sotto il manto, una veste candidissima, luminosa, cinta da una fascia rosa che scende a due lembi, alla sua destra. La statura sembra essere media, il colore del viso leggermente bruno, l’età apparente sui venticinque anni. Nella mano destra regge appoggiato al petto un libro non tanto voluminoso, di colore cinerino, mentre la mano sinistra è appoggiata sul libro stesso. Il volto della Bella Signora trasluce un’espressione di benignità materna, soffusa di serena mestizia. «Il mio primo impulso fu quello di parlare, di alzare un grido, ma sentendomi quasi immobilizzato nelle mie facoltà, la voce mi moriva in gola», confiderà il veggente. Nel frattempo in tutta la grotta si era diffuso un soavissimo profumo floreale. E Bruno commenta: «Anch’io mi ritrovai accanto alle mie creature, in ginocchio, con le mani giunte».
3. «SONO LA VERGINE DELLA RIVELAZIONE»
A un tratto la Bella Signora incomincia a parlare, dando inizio a una lunga rivelazione. Si presenta immediatamente: «Sono colei (quella) che sono nella Trinità divina… Sono la Vergine della Rivelazione… Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Il giuramento di Dio è e rimane immutabile: i nove venerdì del Sacro Cuore che tu facesti, amorevolmente spinto dalla tua fedele sposa, prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato!». Bruno ricorda che la voce della Bella Signora era «così melodiosa, sembrava una musica che entrava dentro gli orecchi; la sua bellezza nemmeno si può spiegare, la luce, smagliante, qualcosa di straordinario, come se il sole fosse entrato dentro la grotta». La conversazione è lunga; dura un’ora e venti minuti circa. Gli argomenti toccati dalla Madonna sono molteplici. Alcuni riguardano direttamente e personalmente il veggente. Altri riguardano la Chiesa intera, con un particolare riferimento ai sacerdoti. Poi c’è un messaggio da consegnare personalmente al papa.
TRADIMENTO DEI CHIERICI
A un certo punto la Madonna muove un braccio, il sinistro, e punta l’indice verso il basso…, indicando qualcosa ai suoi piedi… Bruno segue con l’occhio il gesto e vede per terra un drappo nero, una veste talare da prete e sopra di essa una croce spezzata in più punti. «Vedi, spiega la Vergine «così ridurranno i miei sacerdoti i loro abiti talari. Li lasceranno per darsi al mondo e alla carne (il mondo e la carne entreranno nelle chiese, negli eremi e nei conventi). Questo è il segno che la Chiesa soffrirà, sarà perseguitata, spezzata; questo è il segno che i miei figli si spoglieranno… Tu, sii forte nella fede!…». La celeste visione non nasconde al veggente che lo attendono giorni di persecuzione e di prove dolorose, ma che Lei lo avrebbe difeso con la sua materna protezione. Poi Bruno viene invitato a pregare molto e a far pregare, recitare il rosario quotidiano. E specifica in particolare tre intenzioni: la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani.
LA TERRA BENEDETTA
E gli rivela il valore delle Ave Maria ripetute nel rosario: «Le Ave Maria del Rosario che voi dite con fede e con amore sono tante frecce d’oro che raggiungono il Cuore di Gesù». Gli fa una bellissima promessa: «Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli. Io convertirò i più ostinati con prodigi che opererò con questa terra di peccato. Il mio corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso. Si preghi assai e si reciti il rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani. Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli. Sono la calamita della Trinità Amore». Con queste parole Maria si presentava anche come Assunta in Cielo in anima e corpo. Mentre a Lourdes (1858) l’apparizione della Madonna confermò il dogma dell’Immacolata Concezione, promulgato da Pio IX, l’8 dicembre 1854, alla Grotta delle Tre Fontane, nel 1947, la Madonna anticipa il Dogma dell’Assunzione in Cielo di Maria, promulgato da Pio XII il 1° novembre 1950. La Madonna, alla Grotta delle Tre Fontane, raccomandò con chiarezza e precisione di vivere la Divina Dottrina, di vivere il cristianesimo, cioè di vivere la religione.
LE DUE PROVE
Ma occorreva dare al veggente la certezza che quella esperienza che stava vivendo e che tanto avrebbe inciso nella sua vita non era una allucinazione o un incantesimo, e tanto meno un inganno di Satana. Per questo gli dice: «Desidero darti una sicura prova della divina realtà che stai vivendo perché tu possa escludere ogni altra motivazione del tuo incontro, compresa quella del nemico infernale, come molti ti vorranno far credere. E questo è il segno: dovrai andare per le chiese e per le vie. Per le chiese, al primo sacerdote che incontrerai e per le strade, a ogni sacerdote che incontrerai, tu dirai: “Padre, devo parlarle!”. Se costui ti risponderà: “Ave Maria, figliolo, cosa vuoi”, pregalo di fermarsi, perché è quello da me scelto. A lui manifesterai ciò che il cuore ti dirà e ubbidiscilo; ti indicherà infatti un altro sacerdote con queste parole: «Quello fa per il caso tuo». Continuando, la Madonna lo esorta a essere «prudente, perché la scienza rinnegherà Dio», quindi gli detta un messaggio segreto da consegnare personalmente alla «Santità del Padre, supremo pastore della cristianità», accompagnato però da un altro sacerdote che gli dirà: «Bruno, io mi sento legato a te». «Poi la Madonna», riferisce il veggente, «mi parla di ciò che sta avvenendo nel mondo, di quello che succederà nell’avvenire, come va la Chiesa, come va la fede e che gli uomini non crederanno più… Tante cose che si stanno avverando adesso… Ma molte cose si dovranno avverare…». E la celeste Signora lo conforta: «Alcuni a cui tu narrerai questa visione non ti crederanno, ma non lasciarti deprimere». Al termine dell’incontro, la Madonna fa un inchino e dice a Bruno: «Sono colei che sono nella Trinità divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Ecco, prima di andare via io ti dico queste parole: la Rivelazione è la Parola di Dio, questa Rivelazione parla di me. Ecco perché ho dato questo titolo: Vergine della Rivelazione». Poi fa alcuni passi, si gira ed entra dentro la parete della grotta. Termina allora quella grande luce e si vede la Vergine che si allontana lentamente. La direzione presa, andando via, è verso la basilica di S. Pietro.
4. IL PROFUMO DI MARIA
Bruno dice ai figli: «Beh, facciamo una cosa: puliamo dentro la grotta perché quello che abbiamo visto è qualcosa di grande… Però non lo so. Adesso stiamo zitti e puliamo dentro la grotta». All’improvviso, tutta quella terra che noi abbiamo pulito, tutta quella polvere che abbiamo innalzato, profumava. Che profumo! Tutta la grotta… Toccavi le pareti: profumo; toccavi per terra: profumo; ti allontanavi: profumo. Insomma, ogni cosa lì profumava.
5. LA PRIMA AVE MARIA
Dopo un momento di silenzio, il papà spiega ai bambini: «La Bella Signora della grotta ci ha detto che qui c’è Gesù. Io prima vi insegnavo di non credere a ciò e vi proibivo di pregare. Gesù sta là dentro, in quella casina. Ora vi dico: preghiamo! Adoriamo il Signore!». «Papà, che preghiera facciamo?». «Figlia mia, non saprei…». «Diciamo un ‘Ave Maria», riprende la piccola. «Guarda che io l’Ave Maria non me la ricordo». «Ma io sì, papà!». «Come tu? E chi te l’ha insegnata?». «Quando mi mandavi a scuola e mi facevi il biglietto perché lo consegnassi alla maestra e fossi così esentata dall’ora di catechismo, ebbene, la prima volta gliel’ho dato, ma poi non lo feci più perché mi vergognavo, così sono rimasta sempre e allora ho imparato l’Ave Maria». «Ebbene, dilla tu…, piano piano, così pure noi ti veniamo appresso». Allora la bambina inizia: Ave Maria, piena di grazia… E gli altri tre: Ave, Maria, piena di grazia… E così fino all’Amen finale. Dopo di che escono e rifanno il tragitto verso casa. Arrivato a casa Bruno si avvicina alla moglie e le dice: “Abbiamo visto la Madonna, io ti chiedo perdono perchè ti ho fatto soffrire, Jolanda. Sai dire il rosario?”. “Non lo ricordo bene”. E si inginocchiarono per pregare. «Allora, siccome a mia moglie ne ho fatte tante, perché la tradivo, facevo peccati, la picchiavo, eccetera, pensate che l’11 aprile, pur essendo protestante, non gli si dice: Puoi fare questo, puoi fare quest’altro, questo è peccato, non si dice: Ci sono i dieci comandamenti. Ebbene, quell’11 sera io non avevo dormito a casa, ma avevo passato la notte, diciamo la verità, con l’amica mia… La Vergine poi mi ha dato il pentimento. Allora, ricordando tutte queste cose, mi inginocchio davanti a mia moglie, in cucina, i bambini stavano in camera e inginocchiandomi io, lei pure si inginocchia. Allora io le dico: “Adesso ti chiedo perdono di quello che ho fatto, del male, di tutto quello che ho fatto contro di te, fisicamente. Io ti chiedo perdono, perché quello che hanno detto i bambini, adesso non diciamo niente, però quello che hanno detto i bambini è vero… Io ti ho insegnato tante cose cattive, ho parlato contro l’Eucaristia, contro la Madonna, contro il Papa, contro i sacerdoti e i Sacramenti… Ora non so che cosa sia avvenuto…, mi sento cambiato…”».
6. LA PROMESSA SI AVVERA
Bruno, ora, sul tram, a ogni sacerdote a cui faceva il biglietto diceva: «Padre, devo parlarle». Se quello gli rispondeva: «Che vuoi? Dimmi pure», Bruno gli rispondeva: «No no, ho sbagliato, non è lei… Scusi, sa». Inoltre «venivano a casa i “compagni” e mi dicevano: “Ma come, non vieni più a trovarci? Come mai?”». Al che lui rispondeva: «Ho una cosa che… Verrò più tardi». Anche il Pastore protestante avventista si faceva vedere: «Ma come? Non vieni più alla riunione? Come mai, che cosa è successo?». Il 28 aprile erano sedici giorni che Bruno aspettava di incontrare un sacerdote e non lo trovava ancora. «Ma, sei stato in parrocchia? Può darsi che lì lo troverai», lo consiglia la moglie, nella sua semplicità e buonsenso. E Bruno: «No, in parrocchia non ci sono stato». «Ma vai, può darsi che là troverai un sacerdote…». Bruno esce di casa e si porta alla chiesa della sua parrocchia, la chiesa di Ognissanti, sull’Appia Nuova. Si mette vicino alla sacrestia e attende davanti a un grande Crocifisso. Ed ecco che dalla sacrestia esce un giovane sacerdote, piuttosto frettoloso, con la cotta… Bruno sente un impulso interiore, come se fosse spinto verso di lui. Lo prende per la manica della cotta e grida: «Padre, devo parlarle!». «Ave Maria, figliolo, cosa c’è?». Sentendo quelle parole Bruno ha come un sussulto di gioia e dice: «Io aspettavo queste parole che lei mi doveva dire”. Martedì 6 maggio Bruno ritorna alla grotta e il prodigio si rinnova. Appare la soave figura celestiale della Madre di Dio. Non dice nulla. Lo guarda soltanto e gli sorride.
7. IL SECONDO SEGNO
Uno dei sacerdoti della chiesa di Ognissanti, don Mario Sfoggia, un giorno, 21 o 22 maggio, manifesta a Bruno il desiderio di recarsi anche lui alla grotta: «Senti», gli dice, «io voglio venire con te a recitare il rosario, in quel posto dove tu hai visto la Madonna». «Va bene, ci andiamo il 23, sono libero». Giunti alla grotta, i due si inginocchiano vicino al sasso dove la Madonna aveva appoggiato i piedi e cominciano la recita del rosario. Al secondo «mistero gaudioso», la Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, don Mario prega la Madonna nel suo cuore: «Visitateci, illuminateci! Che si sappia la verità, che non siamo ingannati!». Bruno risponde regolarmente alle prime due del mistero della visitazione, ma alla terza non risponde più! Allora don Mario vuole vedere meglio cosa accade ma mentre sta per farlo, viene investito come da una scarica elettrica che lo immobilizza, rendendolo incapace di ogni minimo movimento… Sente Bruno che mormora: «Quant’è bella!… Quant’è bella!… Ma è grigio, non è nero…». «Don Mario, è rivenuta!» gli dice Bruno. Gli racconta che durante la visione la Madonna aveva posto le sue mani sul capo a tutti e due e poi se n’era andata, lasciando un profumo intenso. Il sacerdote abbraccia Bruno e gli dice: «Bruno, mi sento legato a te!». A queste parole il veggente ha come un sussulto e pieno di gioia riabbraccia don Mario. Quelle parole pronunciate dal sacerdote erano il segno che la Madonna gli aveva dato per indicargli che sarebbe stato colui che lo avrebbe accompagnato dal Papa per consegnargli il messaggio.
8. «NON PROFANATE QUESTA GROTTA…»
Venerdì 30 maggio, Bruno ritorna alla grotta e c’è un’altra apparizione della Madonna. Un altro giorno, andando alla grotta, viene preso da un grande senso di tristezza e di delusione. Da alcuni segni si rende conto che essa è tornata a essere luogo di peccato. Amareggiato, Bruno scrive su un foglio questo appello accorato e lo lascia nella grotta: «Non profanate questa grotta con il peccato impuro! Maria, la dolce madre di tutti i peccatori, ecco che cosa ha fatto per me peccatore. MILITANTE NELLE FILE DI SATANA NELLA SETTA PROTESTANTE AVVENTISTA, ero nemico della Chiesa e della Vergine. Qui il 12 aprile a me e ai miei bambini è apparsa la Vergine della Rivelazione, dicendomi di rientrare nella Chiesa cattolica, apostolica, romana, con segni e rivelazioni che Lei stessa mi ha manifestato. L’infinita misericordia di Dio ha vinto questo nemico che ora ai suoi piedi implora perdono e pietà. Amate, Maria è la dolce Madre nostra. Amate la Chiesa con i suoi figli! Ella è il manto che ci copre nell’inferno che si scatena nel mondo. Pregate molto e allontanate i vizi della carne. Pregate!». Appende questo foglio a una pietra, all’ingresso della grotta. Sappiamo che quel foglio finì, in seguito, sul tavolo del commissariato di polizia di S. Paolo. Ecco perché ne possediamo il testo esatto. Nel 1956, il Vicariato di Roma, dopo avere acconsentito alla costruzione di una cappella sul luogo dell’apparizione per il culto della Vergine della Rivelazione, ne affida la custodia ai Padri francescani minori conventuali, perché provvedano al servizio religioso. Sempre nel 1956, L’Osservatore Romano, in un articolo dove venivano elencati i più celebri santuari mariani, mete di pellegrinaggio, definiti «cattedrali della preghiera, feudi e capitali di Maria», vi aggiungeva anche la «piccola grotta delle Tre Fontane». L’8 dicembre 1982 fu inaugurato un altare nella grotta. La celebrazione della S. Messa è divenuta quotidiana dal 1995. Nel 1987 fu eretto l’Arco della Pace.
9. CONVERSIONI E GUARIGIONI
Sono stati segnalati tanti fenomeni di conversione, con ritorno alla vita sacramentale, a cominciare da quella di un altro tranviere, anche lui protestante, Pietro Genna, nel 1947, a pochi mesi dalle apparizioni. Sono avvenute e avvengono tante guarigioni, come attestano anche i tanti ex voto che tutti possono vedere alle spalle della grotta (cfr. Dario Pacifico, La Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane, Roma, 1993, pp. 48-52). Alla Grotta delle Tre Fontane sono avvenute prodigiose guarigioni (cfr. Ernesto Piacentini, In cammino verso il terzo millennio con la “Vergine della Rivelazione” alla Grotta delle Tre Fontane, Roma 1997, pp. 53-54).
10. FENOMENI NEL SOLE
A partire dal 12 aprile 1980 si manifestano, in coincidenza con gli anniversari, per alcuni anni anche i cosiddetti “fenomeni del sole”, registrati e riportati puntualmente dalla stampa con ricchezza di particolari e di testimonianze. I fenomeni dureranno, in ogni anniversario, fino al 1987 (cfr. Ernesto Piacentini, In cammino verso il terzo millennio con la “Vergine della Rivelazione” alla Grotta delle Tre Fontane, Roma 1997, pp. 77-87).
11. ASSOCIAZIONE CATECHISTICA
Bruno Cornacchiola descrive lui stesso, al Card. Traglia, questa sua decisione: “Nel settembre del 1947, cioè sei mesi dopo la mia conversione, ascoltai il discorso che il Papa fece agli uomini dell’A.C. e mi colpirono alcune frasi che mi incoraggiarono a far quel che già pensavo di fare dopo l’apparizione, cioè un’Organizzazione Catechistica per la conversione dei comunisti e dei protestanti. Difatti il 12 aprile 1948, con l’aiuto di Dio e della Vergine cara, formai lo Statuto per l’organizzazione che chiamai S.A.C.R.I: Schiera Arditi Cristo Re Immortale” (cfr. Dario Pacifico, La Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane, Roma, 1993, p. 81).
12. PERCHÉ ALLE TRE FONTANE?
Secondo un’antica tradizione che rimanda ai primi secoli del cristianesimo, confermata da documenti storici di grande valore, il martirio dell’apostolo Paolo, avvenuto nel 67 dopo Cristo per ordine dell’imperatore Nerone, sarebbe stato consumato nel luogo allora denominato Aquae Salvìae, precisamente dove oggi sorge l’abbazia delle Tre Fontane. La decapitazione dell’Apostolo, sempre secondo la tradizione, avvenne sotto un pino, presso un cippo marmoreo, che ora si può vedere in un angolo della chiesa stessa. Si dice che la testa dell’Apostolo, mozzata con un deciso colpo di spada, sia rimbalzata per terra tre volte e che a ogni balzo sarebbe scaturita una sorgente di acqua. La Madonna ha scelto quella località, dunque, in riferimento a san Paolo, non solo per la sua conversione ma anche per il suo amore alla Chiesa e alla sua opera di evangelizzazione? Ciò che accadde all’Apostolo sulla via per Damasco ha parecchi punti di contatto con ciò che si verificò in questa apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola. Gesù a Saulo: «Io sono colui che tu perseguiti!». Alle Tre Fontane la Madonna dirà al veggente, rivestendolo della sua luce affettuosa: «Tu mi perseguiti, ora basta!». E lo invita a entrare nella vera Chiesa che la celeste Regina definisce «ovile santo, corte celeste in terra». In pratica, ciò che alle Tre Fontane la Madonna riproporrà è lo stesso messaggio che San Paolo visse e annunciò nella sua vita di apostolo e che possiamo riassumere in tre punti: 1. conversione dei peccatori, specialmente dalla loro immoralità (il luogo dove Maria appare ne era teatro); 2. conversione degli increduli dal loro ateismo e dal loro atteggiamento di indifferenza di fronte a Dio e alle realtà soprannaturali; l’unità dei cristiani, cioè il vero ecumenismo, affinché si adempia la preghiera e l’anelito di suo Figlio: si faccia un solo ovile sotto la guida di un solo pastore. Il fatto poi che il luogo si trovi a Roma è di per se stesso un richiamo a Pietro, alla roccia su cui è fondata la Chiesa, alla garanzia di verità e di sicurezza della Rivelazione stessa. La Madonna dimostra un particolare affetto e cura per il papa. Con questo vuole far capire che è lui il Pastore dell’«ovile santo» e che non c’è vera Chiesa, nel senso pieno del termine, se si prescinde dall’unione con lui.
a cura di Don Guglielmo Fichera
Associazione “Fede, Cultura e Società” - fedeecultura.it