La falange di Maria

Posté par atempodiblog le 12 novembre 2012

La falange di Maria dans Anticristo Santa-Maria

La Madonna sta scegliendo i Suoi apostoli, come Gesù fra tanti discepoli ha scelto i suoi apostoli; li ha chiamati nel mese di settembre, ha detto: “accettate la missione e non temete”. Ha detto qual è l’obiettivo di questi apostoli: con la testimonianza della vita, della parola, dell’esempio far sì che chi è lontano da Dio si avvicini a Dio e conosca il Suo Amore. La Madonna vuole questi apostoli col cuore puro, pieni di grazia e di misericordia. Li vuole perseveranti, li vuole seri e responsabili, li vuole sapienti, veritieri e forti.
Come vedete la Madonna sta cercando di formare la falange eletta, la legione invincibile e ovviamente non è che bisogna avere i muscoli per questo; bisogna avere il cuore acceso dall’Amore di Dio, la sete dell’Amore di Dio, della salvezza delle anime, capire che salvare la propria anima e quella degli altri è la cosa più importante. Capire che tutti possiamo partecipare a questa battaglia con la preghiera, con la santità della vita, con la testimonianza, con i sacrifici quotidiani.
Tutti siamo ingaggiati; si tratta come vedete di rispondere ad una chiamata speciale, perché i tempi si fanno duri. Sono tempi dove bisogna lottare non contro la carne soltanto, ma contro il potere delle tenebre. Dice San Paolo: “è la grande battaglia che ha scatenato satana per contendere le anime a Dio”. L’aveva detto già la Madonna nei primi mesi delle apparizioni nel 1981: “è in atto una grandissima battaglia fra satana e Mio Figlio”, in palio ci sono le anime.
Suo Figlio vincerà, ma anche satana avrà la sua parte, noi dobbiamo far sì che satana abbia il meno possibile, cercando con tutte le nostre forze di aiutare la Madonna a salvare le anime. Ditemi voi se c’è qualcosa di più interessante, di più bello, di più utile di questo!
Adesso ognuno di noi prenda le sue decisioni, perché la Madonna viene qui e ci parla e noi non possiamo fare i sordi; non dobbiamo farlo con gli uomini, figuriamoci se possiamo farlo con Dio che ci dà sempre parole di Vita Eterna.

di Padre Livio Fanzaga
Tratto da:   “Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito  www.medjugorjeliguria.it
Commento al messaggio di Medjugorje del 2 novembre 2012

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“Satana vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio”

Posté par atempodiblog le 10 novembre 2012

“SATANA VUOLE UTILIZZARE IL VOSTRO TEMPO LIBERO A SUO VANTAGGIO”
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Maria a Medjugorje

“Satana vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio” dans Anticristo medjugorjedinotte

Dietro le cose effimere che il mondo offre si nasconde l’azione ingannatrice del serpente. Maria è una madre, anzi a Medjugorje è in modo tutto speciale la Madre dei giovani. Non c’è quindi da meravigliarsi se entra nel concreto per indicare ai suoi figli i pericoli che corrono. “Satana – avverte – vuole utilizzare il vostro tempo libero a suo vantaggio”. Mi ha sempre molto colpito questa allusione così pertinente a una precisa situazione di vita in cui si trovano i nostri ragazzi.
Infatti, finché un giovane è impegnato nello studio o nel lavoro è ben difficile che subisca delle gravi deviazioni. L’opera della seduzione incomincia col tempo libero, il quale non è in se stesso qualcosa di negativo, ma l’eterno ingannatore vi scorge un’opportunità per dispiegare la sua opera di seduzione. Che cosa fanno i nostri giovani nel loro tempo libero? Una volta la Madonna ha invitato tutti ad andare nella natura. C’è quindi anche un modo positivo di impiegare i momenti di libertà, ritemprando noi stessi nel fisico e nello spirito.
Il tempo libero però diviene un’opportunità satanica quando viene utilizzato per danneggiare il corpo e l’anima. Tutto ciò che è diabolico ha l’apparenza di bene, ma in realtà ci impoverisce, ci svuota e ci distrugge. Non è difficile identificare nelle discoteche, nella droga, nel sesso libero e nel denaro facile gli strumenti con cui satana si impadronisce della vita dei nostri ragazzi per portarla alla rovina.
Vorrei soffermarmi un momento sulla discoteca, riguardo alla quale non mancano purtroppo voci che ne minimizzano gli effetti negativi. Come consolidate statistiche dimostrano, la discoteca è il luogo in cui molti ragazzi si drogano, incominciando quell’opera di demolizione di se stessi che li porta a diventare dei cadaveri ambulanti. Ma anche quando non induce alla droga, la discoteca manifesta ugualmente la sua opera deleteria con la musica che stordisce, con l’alcol che ubriaca e il sesso degradato a istinto.
Fa riflettere il fatto che per un terzo dei giovani italiani la discoteca è la ragione stessa di vita, che dà senso alla loro settimana e senza la quale non potrebbero vivere. L’inganno satanico è perfetto in quanto colui che è “omicida e menzognero fin dal principio” ha rinchiuso gran parte della nostra gioventù in queste immense camere a gas, illudendola di trovarsi in paradiso. Non è un caso che molte discoteche portino proprio questo nome. Ma non vi è dubbio che nei paradisi satanici si avverte ben presto l’odore di zolfo del vuoto, della scontentezza e della disperazione.
Come si fa a non vedere la trappola del demonio nello spettacolo funereo di questi giovani che tornano a casa inebetiti all’alba della domenica per stramazzare come zombi sul letto, incapaci di vedere il sole nel giorno del Signore e di condividere con la famiglia la gioia dello stare insieme? Il giorno della luce per loro è divenuto il giorno del buio; il giorno della vita si è cambiato in giorno della morte; il giorno del Signore si è trasformato nel giorno del maligno.
Mi pare opportuno segnalare in modo più circostanziato un altro inganno col quale satana si impadronisce dei nostri figli, utilizzando il loro tempo libero. Vorrei alludere al sesso libero. A questo riguardo vi è nella predicazione e nella catechesi ordinaria di molti uomini di Chiesa un silenzio che stupisce, come se la lussuria non fosse uno dei sette vizi capitali. Non vi è dubbio che attraverso i disordini sessuali satana porta alla degradazione gran parte della nostra gioventù, impedendo ad essa di scoprire la bellezza del disegno di Dio sull’amore e sulla sessualità e quindi sul matrimonio e la famiglia.
La Madonna a Medjugorje non ha mancato di dare ai sei veggenti e attraverso di loro a tutti i giovani dei richiami ben precisi, che li aiutino a non farsi sedurre da una società sprofondata nella più miserabile immoralità che la storia del mondo conosca. Nel cammino dell’umanità sono sempre esistiti i disordini sessuali, anche i più gravi, ma mai si era giunti all’esaltazione del sesso libero come nel nostro tempo, inneggiando all’immoralità e irridendo la virtù con la potenza sfacciata degli odierni mezzi di comunicazione. Ieri il male si nascondeva, oggi si esibisce. Scomparsa la vergogna, imperversa ovunque la sfrontatezza. La turpitudine e l’oscenità sono i maestri osannati della nostra gioventù.
Mi ha molto impressionato l’immagine con cui la Madonna ha caratterizzato l’inferno. Infatti oltre alle persone che, entrando nel fuoco, si trasformano in orribili animali, ciò che ha colpito di più i veggenti è la figura di una giovane donna dai capelli lunghi e biondi, indubbiamente simbolo di chi commette i peccati di lussuria. La veggente Marija al riguardo così si esprime: “Infine abbiamo visto l’inferno. Abbiamo visto come un grande fuoco e al centro una ragazza giovane e molto bella che èentrata in questo fuoco e poi è uscita diventando simile a una bestia…”.
Vicka, che con Jakov è stata portata fisicamente dalla Madonna a vedere il Paradiso, il Purgatorio e l’inferno, usa un linguaggio assai più colorito, ma identico nella sostanza: Sembrano tutti diavoli. Soffrono. Dio ce ne preservi e basta… Non ho riconosciuto nessuno. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna. Lei soffre in mezzo a quel fuoco; e i diavoli intorno a lei. Orribile e basta”. La prima volta Vicka aveva visto questa “donnaccia” quando, qualche tempo prima, la Madonna aveva mostrato l’inferno in visione a lei, Marija e Jakov. Mirijana a sua volta è stata protagonista di una esperienza assai singolare, che io però non ho udito dalla sua bocca, ma da quella di Vicka, la quale l’ha raccontata più volte ai pellegrini. Mentre si stava preparando all’apparizione della Madonna ecco che improvvisamente le è comparso un giovane dall’aspetto attraente, il quale cercava di persuaderla a non seguire la Madonna e i suoi messaggi, ma al contrario la spingeva a godersi la vita nel mondo. Mirjana faticava a sostenere il suo sguardo, ma poi reagiva respingendolo con molta decisione. Poco dopo le appariva la Madonna la quale le spiegava come satana cerchi di attirarci a sé presentandosi sotto apparenze seducenti.
A prima vista potrebbe sembrare un racconto d’altri tempi, scarsamente credibile all’uomo d’oggi. In realtà attraverso questo episodio la Madonna dimostra di conoscere molto bene i pericoli in cui incorrono i nostri giovani. Con molta facilità essi sono trascinati sulla via del male dalle cattive compagnie, lasciandosi facilmente persuadere dai coetanei a seguire la via facile e larga, lungo la quale invano cercano la libertà e la felicità.
Di fronte a questa imponente opera di seduzione dispiegata dal mondo contemporaneo, dietro la quale opera la forza e l’astuzia del nemico, come reagire? Quali armi usare per vincere la battaglia e riportare la gioventù a Dio? La preghiera, l’esempio, l’amore.
La Madonna non si limita a renderci consapevoli della difficile situazione dei giovani nel mondo contemporaneo e a mettere in guardia dai pericoli che incontrano. Nei suoi messaggi ci suggerisce anche i mezzi per prevenire i loro sbandamenti e per aiutarli a ritrovare il cammino quando si sono persi.
Il punto focale è la famiglia. I responsabili della formazione dei figli sono innanzi tutto i genitori. Sono loro che devono educare alla fede e alla preghiera, fin da quando i bambini sono piccoli: “Cari figli – esorta la Madonna -, oggi vi invito a rinnovare la preghiera nelle vostre famiglie. Cari figli, spronate anche i più piccoli alla preghiera e che i bambini si rechino alla santa Messa” (14.03.1985). La famiglia anche se poi il cammino di fede trova il suo sbocco naturale nella parrocchia.
Ci sarebbe molto da riflettere su questo punto. Infatti se nelle famiglie si pregasse tutti insieme, genitori e figli, e se ogni giorno si leggesse qualche versetto della Bibbia, i nostri figli avrebbero il loro nutrimento spirituale quotidiano, senza il quale la fede si indebolisce e muore. In realtà nella maggior parte delle famiglie, anche in quelle cristiane, ci si preoccupa di tante cose come la salute, lo studio, i vestiti e i divertimenti dei nostri ragazzi, ma mancano l’educazione alla preghiera, la formazione alla virtù e alla vita cristiana. I nostri ragazzi crescono pasciuti e vuoti, perché non viene dato loro il nutrimento spirituale.
La Madonna ricorda ai genitori tre doveri fondamentali nei confronti dei figli: l’insegnamento, l’esempio e il dialogo. L’insegnamento riguarda innanzi tutto la preghiera. I genitori devono insegnare ai figli a pregare e devono pregare insieme a loro. Sappiamo quanto la Madonna abbia insistito su questo punto, fino a minacciare di non dare più messaggi se non si fosse accolto l’invito a pregare in famiglia.
Inoltre i genitori devono insegnare la fede, attingendo alla sorgente stessa della fede che è la parola di Dio: “Figlioli, mettete la Sacra Scrittura in un posto visibile nelle vostre famiglie, leggetela e vivetela. Insegnate ai vostri figli, perché se voi non siete un esempio per loro i figli si allontanano nell’assenza di Dio” (25.08.1996).
Qui la Regina della pace tocca un punto molto dolente. Non è possibile educare i figli alla fede se i genitori non sono impegnati in prima persona in un cammino di fede. Come si può pretendere che i figli siano dei cristiani ferventi quando i genitori sono cristiani indolenti? Come possono i figli pregare se i genitori non pregano? Come possono i figli aprirsi a Dio se i genitori lo hanno messo al bando nella loro vita? Come possono i figli apprezzare la vita spirituale se i genitori sono preoccupati solo di quella materiale?
In primo luogo sono i genitori che devono nutrire la loro fede leggendo la Bibbia e vivendola. Dopo di che sono in grado di comunicare ai figli qualcosa di vivo, che inevitabilmente li interessa e li attira. La Madonna fa un’affermazione che da sola vale un trattato di pedagogia: “Se voi non siete un’esempio per loro, i figli si allontanano nell’assenza di Dio”. È qui fotografata con un’esattezza impressionante la crisi della fede del nostro tempo. Avendo la generazione di mezza età tradito i grandi valori della fede, lasciandosi trascinare dal consumismo, la nostra gioventù si è allontanata da casa senza Dio. La preghiera, l’insegnamento, l’esempio e infine il dialogo. La Madonna lo ha sottolineato in modo particolare in alcuni messaggi dati al gruppo di Ivan, il quale, fra i veggenti, è forse quello che, nell’esposizione dei messaggi ai pellegrini, insiste di più sui problemi dei giovani e della famiglia. Mi ricordo di un messaggio dato dopo un incontro di preghiera sulla montagna in cui la Madonna invitava i genitori e i figli a dialogare insieme in famiglia. In quel messaggio la Regina della pace sollecitava in modo particolare i genitori ad ascoltare le esperienze di vita dei propri figli, per poterli consigliare e confortare.
Anche in questo caso la Madonna, nella sua sublime sapienza di madre, tocca un punto doloroso della vita delle nostre famiglie, dove c’è poco dialogo e perfino estraneità fra i genitori e i figli. In questo modo le nostre case divengono degli alberghi dove ognuno fa la sua vita, incurante degli altri. È chiaro che il primo dialogo deve avvenire fra i genitori stessi che devono costruire giorno dopo giorno la loro vita di coppia. Se i genitori sono affiatati, il loro dialogo con i figli è più facile e fruttuoso. Quando alla sera la famiglia si trova a tavola insieme, è bello scambiarsi reciprocamente le esperienze della giornata, consigliandosi e aiutandosi a vicenda e poi terminare con la preghiera e il rendimento di grazie a Dio. In questo modo la famiglia diviene una comunità dove ci sono la gioia, la pace e la fede.
Purtroppo la realtà della maggior parte delle famiglie è ben diversa. La vita spirituale è spenta, il dialogo è morto e i figli sono lontani. Che cosa fare? È necessario che chi ha ricevuto la grazia della conversione inizi con molta umiltà, silenzio e perseveranza il suo cammino spirituale. La conversione di una persona è una grande grazia per tutta la famiglia. A volte può essere persino un figlio, toccato da Dio, a richiamare i genitori sul cammino di fede.
Oggi molte famiglie vanno ricostruite e molti giovani riportati sulla retta via. È possibile? La Madonna afferma che è possibile solo “con la preghiera e l’amore”. I genitori che soffrono per i figli lontani da Dio non sono disarmati. Non devono dimenticare che Dio è il Signore dei cuori e che la sua grazia può richiamare in vita persone spiritualmente morte. Se satana è forte, la Madonna lo è infinitamente di più e con l’aiuto della nostra preghiera può riportare i nostri figli sulla via della salvezza: “Satana è forte – dice – e per questo chiedo le vostre preghiere e che me le offriate per quelli che stanno sotto il suo influsso, perché si salvino” (25.02.1988). “Sapete, cari figli, che con il vostro aiuto posso fare tutto e costringere satana a non indurre al male” (04.09.1986).
Quando i nostri giovani sono lontani, sulla via del peccato, teniamoli costantemente sotto la protezione della preghiera. La grazia opera già silenziosamente nella loro vita senza che se ne accorgano. Accanto alla preghiera è necessario “l’amore”. Dobbiamo avere lo sguardo della compassione divina su tanti poveri giovani sedotti dall’inganno diabolico e prigionieri del peccato. Sono persone malate spiritualmente, che vanno curate con tutte le risorse della carità cristiana.
A volte l’amore deve necessariamente essere forte ed esigente. L’importante è che sia amore. A Medjugorje tutti conoscono il “Campo della vita”, dove vivono un centinaio di giovani di diverse nazionalità sotto la guida ferma e sapiente di suor Elvira. Erano vite distrutte dalla droga e senza speranza alcuna di salvezza. Una mano ferma li ha messi in ginocchio, anche se non avevano la fede, una regola ferrea di vita ha ridato il vigore perduto della giovinezza, l’amore di una comunità ha fatto rifiorire la speranza.
Anche i nostri figli perduti possono essere ritrovati nell’abbraccio della fede. La preghiera, l’amore e la grazia possono compiere questo miracolo. Dalle famiglie nuove formate dai giovani consacrati a Maria nascerà la civiltà dell’amore.

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Meglio Nietzsche o il cristianesimo?

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2012

Meglio Nietzsche o il cristianesimo?        
di Giacomo Samek Lodovici – Il Timone (2007)
Tratto da:
Contro la leggenda nera

Gli adolescenti sono «catturati» dalla sua carica trasgressiva e anticristiana.
Ma non conoscono la spietatezza con cui giustifica l’eugenetica. Per lui il cristianesimo è colpevole per il suo messaggio di amore per il prossimo, per i deboli, i malati, i diseredati. Un buon motivo per non congedarsene.

Meglio Nietzsche o il cristianesimo? dans Anticristo nietzscheecristianesimo

Friedrich Nietzsche è un pensatore geniale ed il suo pensiero ha trattato moltissime tematiche, riuscendo ad esprimere diverse istanze veramente importanti, in uno stile accattivante e suggestivo. Quando gli adolescenti lo incontrano, restano spesso affascinati e catturati dalla sua personalità magnetica e dalla sua dirompente carica «trasgressiva» ed anticristiana. Ovviamente, non è intento di queste brevi righe tracciare una disamina complessiva della sua speculazione; lo scopo di quanto segue è soltanto attenuare la fascinazione che Nietzsche è capace di esercitare sugli adolescenti. Senza per questo volere fare di tutta l’erba un fascio del suo pensiero: sarebbe un’operazione metodologicamente scorretta.
Vogliamo qui segnalare alcuni passi davvero spietati e crudeli delle sue opere, raramente noti agli adolescenti, per insinuare in loro almeno qualche ripensamento. Non vogliamo certo prendere posizione sulla questione storiografica del rapporto tra il pensiero di Nietzsche ed il nazismo. Ma quello che sarebbe importante che gli adolescenti sapessero è, almeno, che (come ha sottolineato in particolare Renè Girard) Nietzsche è un sostenitore dell’eugenetica e dell’uccisione dei deboli, dei malati, dei ritardati, degli infermi, in favore di una «purificazione» della razza umana. Inoltre, è bene sapere che quel cristianesimo che molti rifiutano, anche sulla scorta dei feroci attacchi nietzscheani, viene attaccato da questo filosofo anche (sebbene non solo) per la sua funzione di baluardo a protezione della dignità di ogni essere umano, per il suo messaggio di amore e solidarietà verso il prossimo. Infatti, Nietzsche sosteneva una concezione evoluzionistica applicata all’uomo, secondo la quale il genere umano deve progredire verso il superuomo attraverso la selezione dei migliori e l’eliminazione dei deboli e, pertanto, accusava il cristianesimo di essere uno pseudoumanesimo, che si opponeva alla vera (vera secondo Nietzsche) filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso: «i deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore per gli uomini […]. Che cos’è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli – il cristianesimo» (L’anticristo, Adelphi, 1970, p. 169). Similmente: «l’individuo fu considerato dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani» (Frammenti postumi 1888-1889, vol. VIII, tomo III, 15 [110], Adelphi, 1974, pp. 257-258).
Nietzsche non può tollerare che il cristianesimo e la morale cristiana abbiano sancito che ogni uomo ha la stessa dignità di fronte a Dio e, perciò, è inviolabile: «la morale ha preservato […] i disgraziati attribuendo a ciascuno un valore infinito» (Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi, 2006, p. 16); «Davanti a Dio tutte le “anime” diventano uguali; ma questa è proprio la più pericolosa di tutte le valutazioni possibili! Se si pongono gli individui come uguali, si mette in questione la specie, si favorisce una prassi che mette capo alla rovina della specie; il cristianesimo è il principio opposto a quello della selezione. Se il degenerato e il malato devono avere altrettanto valore del sano […] allora il corso naturale dell’evoluzione è impedito. […] questo amore universale per gli uomini è in pratica un trattamento preferenziale per tutti i sofferenti, falliti degenerati: esso ha in realtà abbassato la forza, la responsabilità, l’alto dovere di sacrificare uomini. […] la specie ha bisogno del sacrificio dei falliti, deboli, degenerati; ma proprio a questi ultimi si rivolse il cristianesimo […] che cos’è la virtù e l’amore per gli uomini nel cristianesimo, se non appunto questa reciprocità nel sostegno, questa solidarietà dei deboli, questo ostacolo frapposto alla selezione? […] La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie. […] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato» (Frammenti postumi, p. 258).
E ancora: «la legge suprema della vita […] vuole che si sia senza compassione per ogni scarto e rifiuto della vita; che si distrugga ciò che per la vita ascendente sarebbe solo ostacolo, veleno […] – in una parola cristianesimo –; è immorale nel senso più profondo dire “non uccidere”» (ibidem, p. 23).
In questa maniera, in modo (per Nietzsche) imperdonabile, nel cristianesimo Dio è diventato un «bastone per gli stanchi […] un’àncora di salvezza per tutti coloro che stan-no per annegare, […] il dio-della-povera-gente, il dio-dei-peccatori, il dio-degli-infermi» (L’anticristo, p. 184). Perciò Nietzsche disprezza «quello strano mondo malato in cui in cui ci introducono i vangeli […] in cui i rifiuti della società, le malattie nervose e un’“infantile” idiozia sembrano essersi dati convegno», (ibidem, p. 204). O, ancora, la colpa del cristianesimo è quella di essere una proposta universale e non razziale: «il cristianesimo non era “nazionale”, non era condizionato alla razza – si volgeva a ogni specie di diseredati della vita, trovava ovunque i suoi alleati. Il cristianesimo ha alla sua base la rancune [il risentimento] dei malati, l’istinto diretto contro i sani, contro la salute. […] quel che per il mondo è debole, quel che per il mondo è insensato, quel che per il mondo è volgare e spregevole, Dio lo ha eletto: questa era la formula [del cristianesimo]» ed è per questo che, secondo Nietzsche «il cristianesimo è stato fino ad oggi la più grande sciagura dell’umanità» (L’anticristo, p. 237).
Non c’è da stupirsi che Nietzsche proclami il dovere di sbarazzarsi dei malati, in un modo che anticipa alcuni odierni sostenitori dell’eutanasia: «il malato è un parassita della società. In certe condizioni non è decoroso vivere più a lungo. Continuare a vegetare in una imbelle dipendenza dai medici e dalle pratiche mediche, dopo che è andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe suscitare nella società un profondo disprezzo». Ed ecco il compito dei medici: «I medici, dal canto loro, dovrebbero essere i mediatori di questo disprezzo – non [dovrebbero dare] ricette, ma ogni giorno [esprimere] una nuova dose di nausea di fronte ai loro pazienti». E bisogna «Creare una nuova responsabilità, quella del medico» perché «il supremo interesse della vita, della vita ascendente, esige che […] si sopprima senza riguardo la vita in via di degenerazione». E, così, conclude Nietzsche: «Non è in nostro potere impedire di essere nati: ma possiamo riparare a questo errore – giacché talora [essere nati] è un errore. Quando ci si sopprime, si fa la cosa più degna di rispetto che esista: con ciò, quasi, si merita di vivere… La società, ma che dico!, la vita stessa risulta avvantaggiata da questo più che da qualsiasi altra “vita” vissuta nella rinuncia» (Crepuscolo degli idoli, § 36).
Forse qualcuno si sforzerà di attenuare il senso dei passi nietszcheani che abbiamo ripercorso, ma, in definitiva, non se ne può cambiare il significato.
E, allora, le domande finali che insorgono sono queste: siamo proprio sicuri che il pensiero di Nietzsche sia così affascinate? E vale proprio la pena di sbarazzarsi del cristianesimo, come vuole fare Nietzsche?

Ricorda

«Nietzsche non perde mai l’occasione di fustigare ogni senso di pietà per i deboli e per i malati. Vero Don Chisciotte della morte, il filosofo condanna qualunque misura in favore dei diseredati, e denuncia nella preoccupazione per le vittime la causa di ciò che egli interpreta come invecchiamento precoce della nostra civiltà. […] non vi è dubbio che la difesa evangelica delle vittime sia più umana del nietzscheanesimo […]. È il cristianesimo a detenere la verità contro la follia nietzscheana».
(Renè Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, p. 228).

Bibliografia

Renè Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, 2001, pp. 223-236. Renè Girard, Giuseppe Fornari, Il caso Nietzsche. La ribellione fallita dell’anticristo, Marietti, 2002.

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HALLOWEEN: il nulla tende ad essere riempito da Satana

Posté par atempodiblog le 29 octobre 2012

“Satana oggi opera per distruggere le famiglie e attira a sé i giovani utilizzando il loro tempo libero”. (Padre Livio Fanzaga)

HALLOWEEN: il nulla tende ad essere riempito da Satana dans Anticristo halloween-e-zucche-vuote

“Figli cari! Anche oggi vostra madre vi avverte che Satana sta provando a soffocare tutto ciò che c’è di buono in voi. Ma la vostra preghiera non gli consente di riuscirci. Pregando voi riempite tutti i vuoti e così impedite a Satana di entrare nella vostra anima. Pregate, figli cari, e vostra madre pregherà con voi per vincere Satana”. (Messaggio straordinario di Medjugorje del 21/03/1988)

“Voglio dirvi anche che Satana in questo tempo sta operando in modo particolare per sviarvi dalla via del bene. Vi raccomando pertanto di riempire con la preghiera tutti gli spazi vuoti così che Satana non possa nuocervi. In particolare vi raccomando di pregare nelle vostre famiglie. Vostra madre pregherà insieme con voi”.  (Messaggio straordinario di Medjugorje del 21/05(1989)

“Cari figli, io sono con voi anche se non ne siete coscienti, desidero proteggervi da tutto ciò che satana vi offre e attraverso cui vi vuole distruggere”. (Messaggio di Medjugorje del 25/03/1990)

Divisore dans San Francesco di Sales

HALLOWEEN: il nulla tende ad essere riempito da Satana
di Don Marino Bruno
Fonte: Il cittadino, settimanale cattolico da Genova – il cittadino.ge.it
Tratto da: Luci sull’est

Halloween dans Fede, morale e teologia

[...] questa ricorrenza è paragonabile ad un fiume in piena riempito da tanti affluenti. Infatti si fanno tante congetture, alcune attendibili, altre no. [...] s’invitavano genitori ed educatori a non dare l’approvazione ad una vicenda che si fonda sul vuoto [...] E’ una vicenda che si fonda sul vuoto, perché non ha contenuti, di nessun genere. E quando non ci sono contenuti, dev’esserci sempre allarme rosso. Perché, secondo quanto ha compreso la Chiesa cattolica, il nulla tende ad essere riempito da Satana.
La religione celtica non sembra dare adito a situazioni spettrali, nella notte di Samhain, il 31 ottobre. Il rinnovato rapporto con i morti, tipico di quella circostanza, sembra che fosse sereno. L’elemento spettrale parte sicuramente dall’uso che il mondo esoterico ha voluto fare di alcune leggende dei Celti [...]
Ne riprendiamo una, quella più importante e famosa, la leggenda di Jack [...] Il protagonista è un fabbro dalla pessima condotta morale, che un 31 ottobre venne colto da un attacco mortale di cirrosi epatica. Il diavolo arrivò per prenderselo, ma Jack gli chiese il favore di poter bere il suo ultimo bicchierino.
Ottenuto il permesso, iniziò a far presente che non aveva neppure una moneta per pagare la consumazione nell’osteria, pertanto chiese al diavolo di trasformarsi in una moneta da sei pence. Questi, stupidamente, acconsentì; Jack afferrò la moneta, la mise nel borsellino, che aveva – all’esterno – una croce ricamata. Il diavolo era imprigionato e con una croce a due centimetri di distanza che lo faceva soffrire. Jack gli propose di posticipare di un anno la sua morte, al prigioniero non restò che accettare, per poter riavere la libertà e terminare di soffrire a causa del simbolo cristiano che l’opprimeva.
Un anno dopo il diavolo si presentò all’appuntamento con Jack. L’instancabile truffatore gli prospettò una sfida: non sarebbe più riuscito a scendere da un albero. Il diavolo, divertito per l’ingenua sfida, accettò. Salì su un albero che si trovava nei pressi, mentre Jack incise sulla corteccia una croce, la cui presenza rendeva problematico – all’avversario – passarvi accanto. Pertanto lo spirito del male era imprigionato sui rami. L’infaticabile fabbro gli promise che avrebbe cancellato la croce, ridandogli la libertà, se lui avesse rinunciato a portarlo con sé all’inferno.
Così fu. Jack bussò alla porta del Paradiso, ma gli fu risposto che non lo potevano accettare; non potendo andare neppure all’inferno, ricevette dal diavolo un dono quale squisito atto di cortesia, consistente in un tizzone ardente, che gli potesse illuminare il cammino in quell’eterno limbo buio che avrebbe dovuto percorrere per l’eternità.
Jack, da uomo che non si scoraggiava mai, fece in modo che quel tizzone gli potesse davvero durare nel tempo, per cui lo ripose in una rapa intagliata, ricavandone in tal modo una lanterna. Infatti oggigiorno si parla di Jack o’ lantern. Quando la leggenda, nella metà del 1800, passò in America in conseguenza d’una massiccia emigrazione del popolo irlandese nel nuovo continente, gli emigrati scoprirono che le zucche erano più grosse e più facili da scavare rispetto alle rape, anche perché le rape americane erano più piccole di quelle europee. Ecco perché oggi si usano le zucche, vere o di plastica.
La leggenda di Jack esprime un aspetto che emerge dalla tradizione celtica, che emerge in un modo non pienamente chiaro, vista la pluralità di torrenti di leggende e di si dice che arricchiscono la notte d’inizio di quel nuovo anno. Si tratterebbe di quella setta che ogni sera del 31 ottobre bussava alle porte delle case…
In epoca vittoriana gli strati borghesi, di fatto, s’impadronirono della festa, copiando la moda americana, che era solita organizzare feste – talvolta anche a scopo benefico – proprio nella notte del 31 ottobre. Il 31 ottobre è anche uno dei sabba delle streghe. Perché tutte queste coincidenze proprio in tale data? Già nel 1910 le fabbriche statunitensi producevano tutta una serie di manufatti finalizzati unicamente ad Halloween, che prese il nome di notte degli scherzi, o di notte del diavolo.
Diventò rapidamente la notte in cui ci si abbandonava ad un comportamento anarchico, amorale, vandalico, fino al punto che il governo la proibì. Durante la seconda guerra mondiale la festa servì per tenere alto il morale delle truppe, e dal 1945 ebbe luogo una regia per dirottarla sui bambini, quale festa per loro. Dall’America la moda è passata in questi ultimi anni anche da noi. Il messaggio che vagamente, confusamente passa è che in quella notte bisogna travestirsi in modo tale da far paura, con la zucca che fa luce, perché si fa la parte dei morti che devono spaventare le persone; in quella notte si deve dire a tutti dolcetto o scherzetto, che esprime un inno alla mentalità del ricatto, alla mentalità del pizzo di chiaro stampo mafioso. Il bambino è invitato ad esigere, altrimenti delle forze negative che agiranno dietro suo comando porteranno disgrazie.
E’ una festa dove le componenti religiose celtica e cristiana sono state eliminate. Se ad un bambino venisse raccontata la leggenda di Jack, il messaggio che passerebbe sarebbe veramente antipedagogico, indipendentemente da ogni riferimento alla dottrina cristiana. Un uomo bugiardo che è più perfido del male, e che comunque viene aiutato proprio dal diavolo a lenire il suo cammino, col dono di un tizzone acceso, mentre il Paradiso tace e non fa nulla, stravolge ogni concetto di bene e di male che gli educatori, genitori in testa, vogliono trasmettere ai piccoli. E’ un’opinione condivisa? Il male diventa dispensatore d’un gesto di carità che a Dio non viene neppure in mente di attuare. I bambini hanno bisogno di fiabe.
Se Halloween è elevata a dignità di fiaba, scusate, ma io non ho ancora compreso nulla di pedagogia. Le fiabe sono vere – scriveva Italo Calvino – sono nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane una spiegazione generale della vita. E’ importante nutrirsi ed essere nutriti di fiabe. Quale spiegazione generale della vita emerge dalla vicenda di Jack? I bambini hanno bisogno d’essere aiutati ad elaborare un rapporto non macabro con il concetto di morte e di morti. Questo l’affermo indipendentemente da ogni riferimento religioso, ateo, agnostico, filosofico.
Non è il momento in cui parlare di vita ultraterrena sì o no, reincarnazione sì o no. Adesso siamo in campo pedagogico, dove dei minimi comuni multipli socialmente condivisibili non possono non imporsi. Un concetto di al di là che faccia paura, che possa ricattare anziché esprimere solidarietà, sicurezza, serenità, tranquillità, non aiuta la crescita del bambino.
Se Halloween è solo una festa innocente io devo ancora comprendere da che parte guardare per iniziare a vivere. C’è un abisso tra Halloween e il carnevale: i mandanti di questo carnevale d’ottobre sono gli stessi che stanno cercando di bombardare – con stile politically correct – la religione in sé e quella cattolica in modo particolare.
Quando esoterismo, lobby politiche e filosofiche lavorano per svitare il senso del sacro ed il rispetto che gli si deve, ponendovi sopra la profumata patina della new-age, non meravigliamoci se le loro prede preferite sono i bambini. Forse un bambino può venir lasciato libero di scegliere da grande se farsi battezzare oppure no, ma Halloween no, Halloween va vissuta, perché è innocua. Signori, Halloween, impostata così, è pedofilia esercitata in campo morale, psicologico, spirituale, mentale, senza violentare il corpo.
Il concetto sereno e dignitoso della vita si distrugge anche sconquassando la solennità della morte e la situazione di chi è morto. Rendere la morte un carnevale significa che il capolinea del vivere terreno, quel capolinea che esprime la sintesi dell’intero vivere terreno, di ciò che s’intende del concetto di vita e del concetto di morte, è solo edonismo. Un popolo infettato di edonismo può essere manipolato con maggiore facilità dal burattinaio più furbo, o da più burattinai. Dare un senso del macabro ai bambini in merito al concetto della morte e dei morti significa iniziare a demolire la dignità della vita terrena sino dalla più tenera età, col consenso acritico di non pochi genitori ed educatori che non se ne stanno accorgendo.
Ormai conviviamo col velenoso spacciato per innocuo: dai cibi che ci vengono propinati, forse dalle onde emesse dai cellulari, allo spinello fumato perché intanto è solo uno spinello, l’assunzione di veleni per il corpo e per la mente è all’ordine del giorno. Crediamo d’essere liberi, ma corriamo il rischio d’essere prigionieri di modelli di vita esprimenti un tu devi kantiano che fa rabbrividire. La libertà si conquista ponendoci in modo critico dinnanzi a tutto. Va alzato lo spirito critico. Di tutti, su tutto. Giocare a fare il fantasma o altro ancora, giocando a vivere il ruolo di spirito inquieto, non è educativo. Ma è solo un gioco, viene detto da troppi. Ci rendiamo conto di quale messaggio si ricolma la mente del bambino in conseguenza di questo gioco? Ci vogliamo pensare a cosa resta nella mente, e cosa nella mente continua a lavorare? Il bambino ci ritornerà sopra tante volte per associazione di idee, ogniqualvolta gli verrà spontaneo.
Ai genitori ed agli educatori cristiani chiedo di evitare ogni manifestazione legata ad Halloween.
Noi siamo cristiani, non festeggiamo Halloween, potrebbe essere la risposta. Noi siamo cristiani penso che dovrebbe essere la frase da obiettore di coscienza di pasticceri, giornalai, cartolibrari, dinnanzi alla domanda del cliente che chiede ma non avete nulla per Halloween?
Gli insegnanti non possono non avere le idee chiare in merito alla non pedagogicità di questa farsa autunnale. Si parla tanto di presepe si o presepe no nelle scuole, di recita di Natale si o no – sempre nelle scuole – per non offendere sensibilità religiose non cristiane o atee, e qui c’è ben più rispetto ai vari credo religiosi o filosofici: è in gioco l’equilibrio psicologico del bambino su vita e morte, viventi e defunti. Praticamente, le riflessioni-impalcatura su cui fondare il proprio modo di vivere, il significato ed il senso stesso da dare alla vita. Ed alla morte. E ai morti. Non posso credere che questo, almeno questo, non sia condivisibile da ogni collega.
Oggi abbiamo elaborato alcune riflessioni essenziali sull’aspetto pedagogico. Prossimamente ne presenteremo altre, inerenti l’invasione del mondo dell’occulto in tutti i settori della vita.
E’ già pronta anche l’intervista fatta a Don Gilles Jeanguenin, un Sacerdote che quotidianamente esercita il ministero di esorcista, approvato dal nostro Arcivescovo.
E’ anche disposto a venire a parlare nelle scuole, laddove un docente ne faccia richiesta.

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Il combattimento spirituale

Posté par atempodiblog le 20 octobre 2012

L’inclinazione al male ci è stata lasciata per farci capire che solo in Cristo troviamo la salvezza. E sempre da Lui ci arriva la forza della Grazia attraverso la preghiera e i Sacramenti. A noi rimane il compito del combattimento.
di Padre Livio Fanzaga – Il Timone

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La presenza del male nel mondo e l’esperienza che se ne fa nella propria vita rendono, in un certo senso, accessibile alla luce naturale della ragione il dogma del peccato originale. La potenza delle tenebre è una realtà palpabile, anche se solo alla luce della Parola di Dio si manifesta in tutta la sua spaventosa realtà. L’uomo nasce malato e la presenza del peccato e della morte accompagnano l’umanità lungo tutto il suo cammino. È stato affermato, con qualche ragione, che le varie religioni e filosofie sono nate per rispondere all’interrogativo angoscioso della presenza della morte. Oggi, in modo particolare, quando l’umanità è a rischio di autodistruzione, viene spontaneo interrogarsi sulla potenza dell’impero delle tenebre. Il dilagare dell’iniquità, nonostante l’evento della Redenzione, pone l’interrogativo sul perché Dio permetta l’attività diabolica (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 395). La risposta non può che essere una riflessione di fede sul mistero della redenzione e sul modo con il quale la vittoria di Gesù Cristo si realizza nella vita dei credenti.
Innanzitutto va affermato che i mali dai quali l’umanità è afflitta sono inguaribili. Lo sono nel senso che nessun uomo potrà mai salvare se stesso e gli altri dal peccato e dalla morte. Le varie religioni al riguardo rappresentano dei tentativi di salvezza, destinati però a un sostanziale fallimento. Chi potrà guarire il cuore dell’uomo incline all’iniquità?
Per quanto siano notevoli le conquiste dell’umanità nel campo della scienza e della tecnica, non si vedono dei passi avanti nel rinnovamento spirituale e morale. Il peccato è un’erba maligna che è impossibile all’uomo di estirpare. La morte è una maledizione che nessun essere vivente riesce a cancellare. Ogni battaglia al riguardo non ha fatto che registrare sconfitte. Innumerevoli uomini si sono chinati al capezzale dell’umanità con l’intento di guarirla dai suoi mali. Ma la malattia è sempre stata più forte di tutte le medicine. La conclusione è che l’uomo non ha la capacità di salvare se stesso. I vari tentativi di auto-salvezza alla fine si manifestano come illusioni e come imposture.
Il cristianesimo afferma che Gesù Cristo è l’unico Salvatore del genere umano. Il fatto che questa verità sia stata solennemente affermata dalla Chiesa durante il grande Giubileo sta a indicare la sua importanza decisiva anche nell’attuale momento storico. Perché Gesù Cristo è l’unico Salvatore? Il motivo è la natura divina della sua Persona. Egli è il Figlio di Dio fatto uomo. La Persona divina del Verbo Incarnato, operando attraverso la sua natura umana, ha liberato l’umanità dal peccato e dalla morte. Questo è stato possibile perché Egli è vero Dio e vero uomo. Se Gesù Cristo fosse stato solo un uomo, per quanto al di sopra di tutti gli altri, non avrebbe potuto salvare né se stesso né gli altri. Egli è l’Agnello di Dio che ha portato su di sé i peccati del mondo, ottenendo il perdono per tutti gli uomini di tutti i tempi. Egli è il Risorto, l’unico che ha vinto la morte e che ha introdotto il genere umano nella vita immortale.
La salvezza che Gesù Cristo ha realizzato per l’intera umanità non è illusoria, ma reale e ogni uomo che l’accolga nella fede la può sperimentare nella propria vita già qui sulla terra. Veramente gli uomini che credono in Gesù vengono liberati dal peccato e dalla morte. Il veleno del serpente, che ha inquinato la natura umana, generando la morte spirituale e quella fisica, viene neutralizzato dalla medicina della grazia. Gesù Cristo stesso, nella sua umanità glorificata e divinizzata, è la medicina che sana e che eleva, fino alla partecipazione della natura divina (2 Pt 1,4). Se è vero che il cristiano vede l’impero del male con le sue devastazioni meglio di qualsiasi altro, è anche vero che egli sa vedere le mirabili vittorie della grazia e con S. Agostino canta nella notte pasquale: «O felice colpa, che ha meritato un tale e così grande Redentore» (Preconio pasquale: « Exultet »).
Nella visione cristiana la salvezza si è realizzata in Gesù Cristo. In Lui la natura umana non solo è « salvata », ma è anche glorificata e divinizzata. Gesù è la « Vita » e gli uomini sono sottratti alla morte, quella spirituale e quella corporale, unendosi a Lui nella fede e nell’amore. Gesù infonde negli uomini la sua Vita divina, attraverso la Chiesa e i Sacramenti. In particolare mediante il Battesimo viene cancellato il peccato originale e anche i peccati personali, se si tratta di un adulto. L’uomo viene rivestito della grazia santificante, diviene « figlio di Dio » e membro del Corpo mistico della santa Chiesa. Riceve in eredità la vita eterna con Gesù Cristo Risorto. La salvezza cristiana consiste nella partecipazione alla santa umanità di Gesù Cristo e, mediante essa, alla sua divinità. È un progetto di infinita misericordia, di fronte al quale le salvezze umane sono come lucignoli fumiganti al cospetto del sole.
Tuttavia, per quanto gratuita, la salvezza cristiana è nel medesimo tempo «a caro prezzo», come ha scritto Dietrich Bonhoeffer nel suo Sequela (trad. it., Queriniana, 2004). Presuppone una dura lotta e la perseveranza fino alla fine. Infatti, solo «chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvo» (Me 13,13). Il combattimento spirituale è rivolto contro tre nemici, fra loro alleati e pronti a colpire insieme. Sono la nostra carne, il mondo e il maligno. È una battaglia che ogni cristiano è chiamato a combattere e a vincere con la sua buona volontà e l’aiuto decisivo della grazia. La posta in palio è altissima. Si tratta della salvezza eterna della propria anima. Infatti, «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?» (Me 8,36).
La tradizione spirituale considera la carne il nemico più pericoloso. Si tratta della nostra natura umana « ferita » dal peccato originale. Anche dopo la grazia del Battesimo rimane nell’uomo «la concupiscenza», la quale in sé non è peccato, però inclina l’uomo a commetterlo. Per quale motivo Dio, nella sua infinita misericordia, insieme al peccato non ha tolto anche quella debolezza congenita della nostra natura, che ci causa così tanti problemi? Ad agonem, cioè per il combattimento spirituale, sentenzia il Concilio di Trento. La divina Sapienza ha disposto che in noi rimanessero delle tendenze al male perché, con l’aiuto della grazia, potessimo dominarle. In questo modo la vittoria di Gesù Cristo diviene anche la nostra vittoria e la salvezza, oltre ad essere grazia, è anche merito.
Mentre la carne è un nemico interno, gli altri due, il mondo e il demonio sono esterni, ma molto insidiosi, soprattutto a causa della loro forza di seduzione. Va però detto che la loro capacità di inganno dipende dalla complicità della nostra carne. Infatti il mondo e il demonio hanno presa sulla nostra fame di mondo e sulle sue espressioni. Si tratta di quelle passioni codificate come i sette vizi capitali. Il mondo offre il suo cibo alla « bestia » che è ben viva dentro di noi, la quale mai sazia la bramosa voglia, ma dopo il pasto ha più fame di prima. Il demonio, che ama restare nascosto, opera dietro le falsi luci e le false gioie del mondo. Egli ci attira e ci illude, ma poi ci distrugge con quello che ci offre. Tuttavia né il mondo né il demonio possono forzare la volontà. Nell’esercizio della rinuncia e con l’aiuto della grazia è possibile la vita nuova in Cristo Gesù.
Esempio sublime di combattimento spirituale è Gesù nel deserto. Egli si prepara con il digiuno e con la preghiera. Satana invano gli presenta il fascino delle cose che passano. La volontà di Gesù è una sola cosa con quella del Padre. Con l’aiuto della grazia ogni cristiano è chiamato a far rivivere nella sua vita la vittoria di Gesù Cristo. Allora comprenderà il piano di Dio, il quale ha permesso che nel mondo abbondasse il peccato perché sovrabbondasse la grazia (cfr Rm 5,20).

IL PECCATO ORIGINALE
«Chi afferma che la prevaricazione di Adamo nocque a lui solo, e non anche alla sua discendenza: che perdette per sé soltanto, e non anche per noi, la santità e la giustizia che aveva ricevuto da Dio; o che egli, inquinato dal peccato di disobbedienza, ha trasmesso a tutto il genere umano solo la morte e le pene del corpo, e non invece anche il peccato, che è la morte dell’anima, sia anatema». (Concilio di Trento, Decreto Ut fides, 2).

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L’angelo ribelle

Posté par atempodiblog le 30 septembre 2012

L’ora di Satana, l’angelo ribelle
Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme
Fonte: edizpiemme.it 

Castigare dans Fede, morale e teologia padrelivio

Chi è dunque Satana?

Cominciamo col dire che il Satana non è una astrazione ma è un nome proprio che indica una persona e che ha un significato ben preciso: vuol dire avversario, accusatore; c’è poi la traduzione del greco diabolos, Diavolo, colui che «si getta di traverso» al disegno di Dio e alla sua «opera di salvezza» compiuta in Cristo (CCC 2851). Quest’etimologia a mio parere è abbastanza indicativa anche della natura del Demonio. Dunque, questa domanda che tu hai posto, cioè sulla natura di Satana, a mio parere va collocata in un problema che ha da sempre afflitto l’umanità – e che l’angoscia tuttora – e cioè l’origine del male. Siccome su questo argomento l’umanità, con la sua ragione, ha colto qualcosa, ma ha colto poco, c’è la rivelazione stessa di Dio che ci ha fatto comprendere che cos’è il male e qual è la sua origine.
Intanto, per quanto riguarda il male, vorrei dire che non si riduce a malattia, vecchiaia e morte, come oggi tanti credono. In realtà il male come la Scrittura ce lo rivela ha uno spessore molto più profondo: il male è il peccato, cioè il male è una libera scelta contro Dio. Il male nasce dunque da una scelta di esseri liberi che Dio ha creato con la capacità di accoglierlo, ma anche di rifiutarlo, e quindi la Scrittura, sostenendo che il male è il peccato, apre orizzonti cui la semplice ragione dell’umanità non aveva saputo giungere. Che il male sia poi massicciamente presente nel mondo, di questo nessuno dubita, tanto che persino gli atei dicono: «Questa vita è un inferno». E “infernale” è stato definito pure il Novecento, il delle guerre mondiali, dei gulag, dei lager. Il male è così evidentemente presente che si è giunti persino a parlare di un dio del male, come se il male fosse un’onnipotenza; in realtà la Bibbia ha messo le cose in chiaro: il male non è una onnipotenza, il male appartiene all’ordine creaturale, all’ordine della finitezza, e come tale ha avuto un inizio, e quindi avrà pure una fine.
Ma come si è originato il male? Il male è sorto con la libertà creata; la Sacra Scrittura parla a questo riguardo d’un peccato degli angeli; anzi, direi che la parola più autorevole in questo caso è proprio quella di Gesù Cristo, che quando ha parlato di Satana dice che è peccatore fin dal principio (Gv 8, 44). San Tommaso D’Aquino, teologo eccelso e mente acutissima, sostiene che nel primo istante Dio ha creato gli angeli e li ha subito elevati in grazia – d’altra parte Dio anche quando creò Adamo ed Eva non li lasciò nello stato naturale, li elevò subito nella sua amicizia – ma non ancora nella visione beatifica. E in quello stato di grazia ci fu la prova. Quale fu la prova? Si può capire dal sibilo del serpente all’orecchio di Eva: sarete come Dio.
«Sarete come Dio»: questi angeli, creati in grazia, nello splendore della creazione divina, non hanno voluto sottomettersi a Dio, non hanno accettato Dio come loro Signore, hanno voluto essere Dio al posto di Dio, perché questa è l’essenza del peccato. E in ciò consiste l’ateismo di chi ha indurito il cuore e non accetta che esista Dio, non accetta la sottomissione, e anzi si chiede: ma perché dev’essere lui Dio e non io? E questo fu lo stesso ragionamento di Lucifero, in origine: perché io devo essere sottomesso e dipendere da Dio? E questa ribellione, questo rifiutarsi di dipendere dal creatore, sono il supremo atto di superbia della creatura che non accetta se stessa, cioè di essere appunto creata, dunque dipendente; che non accetta con gratitudine di ricevere l’essere da Dio. In questa autodeterminazione è nato il male, per cui – scrive san Tommaso D’Aquino – nel secondo istante della creazione ci furono degli angeli che si pervertirono e da se stessi si trasformarono in malvagi (CCC 391, 392); quindi il male non è stato creato da Dio: Dio non ha creato Satana, né la morte, né il peccato; anzi l’esistenza degli angeli era nella Luce, nella pace e nella gioia; dunque il male è nato quando la libertà creata non ha accettato la divina dipendenza. E questo è il veleno che scorre tuttora nelle vene dell’umanità.
Per comprendere come gli angeli abbiano potuto scegliere liberamente contro Dio, occorre guardarsi bene dall’accogliere quella che è una grave imperfezione teologica secondo la quale gli angeli elevati in grazia godevano già della visione beatifica. Nulla di tutto questo: la visione beatifica è una grazia che hanno ricevuto gli angeli che, come Michele, hanno perseverato nella fede; cioè gli angeli in origine erano sì in stato di grazia, ma non di visione beatifica, come pure Adamo ed Eva nel paradiso terrestre.
In “stato di grazia” significa che gli angeli avevano la possibilità di scegliere anche contro Dio. Diversamente, non avrebbero potuto peccare, poiché nella visione beatifica non si può scegliere contro Dio, non perché siamo privati della libertà, ma perché, come dice san Tommaso, la nostra libera volontà ha un appetitus boni, una tendenza al bene, per cui noi quando saremo in cielo ameremo Dio volontariamente, liberamente, e non potremo non amarlo perché è talmente affascinante che la nostra volontà sarà completamente attirata da lui. Ora, gli angeli ribelli non erano ancora nella visione beatifica, bensì in uno stato in cui potevano autodeterminarsi diversamente ed essendo puri spiriti han potuto fare un’opzione radicale e irrevocabile che non è consentita all’uomo. Cioè l’uomo per fare un’opzione per il bene ha bisogno di tanti atti buoni successivi finché non arriva a uno stato radicale di opzione per il bene che poi, per grazia, conserva per tutta la vita; però la grazia della perseveranza finale va chiesta. Ma anche per quanto riguarda il cammino di perversione dell’uomo, questo avviene pian piano, cioè accumulando peccati su peccati, finché la coscienza prima si ottunde, poi viene soffocata, quindi si indurisce nel male, e infine si sceglie per il male, giungendo allo stato di impenitenza. Questo processo di scelta – per il bene o per il male – è gradua- le poiché l’uomo, essendo spirito incarnato, non può decidere con un “sì” istantaneo e radicale; mentre l’angelo in un solo momento può decidere irrevocabilmente sia per il bene, sia per il male. Così è avvenuto da una parte per Lucifero e i suoi seguaci, dall’altra per Michele e la schiera degli angeli che poi sono stati con lui ammessi nella visione beatifica di Dio.

È dunque chiara l’importanza di specificare la situazione originaria degli angeli – in stato di grazia, ma non in visione beatifica di Dio – per comprendere la possibilità loro accordata di scegliere liberamente anche contro Dio. Ciò detto, cosa rispondere però a quanti mettono in dubbio il carattere irrevocabile di questa loro scelta, affermando che l’Amore di Dio nei confronti delle proprie creature farà sì che anche tale ribellione originaria di Lucifero e compagni possa incontrare, presto o tardi, il perdono divino?

Per rispondere a questa domanda occorre anzitutto tenere presente che il male è un mysterium iniquitatis, cioè un “mistero di iniquità” di una profondità e complessità terribili, tremendo e difficile da decifrare: è il mistero della libertà che agisce contro Dio. Proprio perché così difficile da penetrare, questa realtà è spesso profondamente travisata o equivocata, al punto che si è giunti a sostenere vere e proprie eresie, affermando che il Diavolo un giorno si potrebbe convertire, chiedendo perdono a Dio. Qualcuno è addirittura arrivato a consigliare di pregare per la conversione di Satana. In questi casi mi sento solo di dire che si è completamente fuori strada, per una profonda ignoranza del mistero del male: il Diavolo non vuole per nulla convertirsi, poiché è odio radicale contro Dio e vuol stare nell’Inferno. Illuminanti in proposito sono alcune pagine di Bernanòs, autore che ha indagato con rara profondità il mistero del male; oppure ancora si può fare riferimento a Lewis, l’autore delle Lettere di Berlicche, che in un racconto sul Paradiso scrisse che i dannati, giunti alle soglie del Cielo, rifiutarono di entrare, preferendo tornarsene all’Inferno. Non c’è forse immagine migliore per far capire che il male ha una certa compiacenza di se stesso: gli angeli decaduti provano un odio tale contro Dio che vogliono fargliela pagare perché non sono Dio loro stessi. Quindi  Satana vuole l’Inferno eterno, vuole essere il Diavolo per l’Eternità, rifiutando per sempre Dio. Una volta compreso questo, si capisce anche come l’irrevocabilità della scelta originaria degli angeli ribelli non sia frutto di una mancanza di Amore da parte di Dio ma conseguenza della perversione radicale dei diavoli stessi che dunque non hanno possibilità di pentirsi (CCC 393). Il passo successivo è comprendere che un simile destino è possibile anche per gli uomini che, seppure attraverso un cammino graduale, possono arrivare a scegliere radicalmente il male. Si tratta dell’indurimento del cuore: come noi abbiamo la possibilità di accettare fino in fondo Dio come nostro Signore, così pure esiste la possibilità – che si è già avverata in Satana e poi nelle anime dannate – di rifiutare per sempre questa sottomissione. Questo è il mistero di iniquità che tanto atterrisce, la cui origine non è però in una mancanza della Divina Misericordia, bensì in un rifiuto della Divina Misericordia stessa da parte delle creature ribelli.
Ecco dunque svelato il lato drammatico dell’umana libertà: l’uomo è libero di rifiutare per sempre Dio, il che vuol dire rifiutare se stessi, perché rifiutare Dio che è Creatore significa rifiutare anche se stessi come creature; e significa cadere così veramente nelle mani del Tentatore che, per invidia e dispregio di Dio, cerca di farci commettere il suo stesso peccato di ribellione contro il Creatore.
In proposito mi viene in mente un messaggio della Regina della Pace quando dice: «Siate mia immagine e non immagine di Satana». Cosa vuol dire essere l’immagine della Madonna? Lei è l’ancella del Signore, è l’umilissima, colei che accetta fino in fondo l’esistenza come grazia e non come autoaffermazione: questo è l’atteggiamento giusto per ogni creatura. L’atteggiamento del Maligno è esattamente l’opposto, segnato dalla volontà di ribellione contro Dio. E proprio in questa ribellione sta l’origine di tutti i peccati. Satana, arrabbiato con Dio perché vorrebbe essere lui stesso il creatore e l’Onnipotente, per invidia nei confronti del Signore cerca di attirare dalla sua parte quante più creature possibili, inducendo prima altri angeli alla ribellione, e poi seducendo il cuore dell’uomo con la stessa tentazione: “essere come Dio”. Ecco dunque la massima impostura anticristica: quella in cui l’uomo siede nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. A tanto si può giungere, quando il peccato seduce il cuore dell’uomo e lo spinge a desiderare di essere Dio al posto di Dio stesso.
La più grande tentazione a cui siamo sottoposti, come uomini, da parte di Satana non è tanto quella di disputare teologicamente o sottilmente sul fatto se Dio esista o non esista e abbia dei diritti su di noi, quanto piuttosto di arrogarci il diritto di essere come lui. Il Diavolo cerca dunque di attirare l’uomo dalla sua parte facendogli commettere il suo stesso peccato – la ribellione contro Dio per invidia – fino a causarne la dannazione. Ecco perché Gesù dice che Satana è omicida fin dal principio: perché vuol proprio uccidere l’uomo, attirandolo a sé, nella perdizione eterna. Mi viene in mente quanto diceva Kafka in merito alla tentazione, affermando che, una volta che il male è entrato in noi, non chiede più di essere creduto: questa è una frase terribilmente vera, perché il Nemico ci seduce proprio nascondendosi; quando è riuscito a entrare in noi – con la superbia, con l’incredulità, con la durezza di cuore – non ci chiede più di essere creduto. Possiamo anche dire che il Diavolo non c’è, ma ormai siamo caduti nella sua trappola, che ci porta a uno stato di impenitenza. A questo riguardo mi ha molto colpito quello che Giovanni Paolo II ha scritto in Memoria e identità – il libro che a mio parere è il suo Testamento spirituale – in merito al mondo contemporaneo, definendo il nostro tempo come quello in cui c’è il maggior pericolo del peccato collettivo contro lo Spirito Santo: è il tempo in cui dicono che ti lasciano la libertà di coscienza ma in realtà vogliono togliere Dio dalla vita pubblica, dalla tua vita. E una vita senza Dio – dice Giovanni Paolo II – è la vita nella quale più si rischia il peccato contro lo Spirito Santo, perché senza Dio non c’è più peccato, e quindi non c’è più neanche qualcuno a cui chiedere perdono, e si finisce con il morire nell’impenitenza.
Questo è il grande pericolo che corre il mondo d’oggi, nel quale la strategia del Maligno ha condotto l’umanità a una sorta di impenitenza di massa, seducendola con il veleno dell’incredulità.

[...] se è già scoccata l’ora di Satana, per ciò stesso è venuta anche l’ora di Maria.

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Sotto il segno di Maria

Posté par atempodiblog le 24 septembre 2012

Le apparizioni mariane dei tempi moderni
Dal Montfort a Medjugorje, una sintetica presentazione delle principali apparizioni di Maria e del loro significato. Viviamo un’epoca di tremenda lotta, scatenata dalle forze del male contro la Chiesa. E Maria combatte.
di Padre Livio Fanzaga
Fonte: Il Timone febbraio 2008
Tratto da: Armi di Salvezza

Sotto il segno di Maria dans Anticristo Apparizioni-mariane

Per comprendere il significato delle apparizioni mariane degli ultimi due secoli, che si sono succedute in Europa, ravvivando in modo straordinario la fede, è necessario fare riferimento alla figura di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716), uno dei più grandi apostoli mariani di tutti i tempi. Quando il santo bretone scrisse il suo Trattato della Vera Devozione, presumibilmente nell’eremo di Saint-Eloi, nell’autunno del 1712, nessuno poteva prevedere l’eccezionale influsso che questo libretto avrebbe esercitato fino ai nostri giorni.

Il manoscritto, dimenticato in un baule, è stato ritrovato nel 1842 e pubblicato nel 1843. Fu un caso o un disegno della divina Provvidenza? Per chi vede la storia nella luce della fede non vi è dubbio che il capolavoro del Montfort sia stato pubblicato nel momento giusto, quando era incominciata a spuntare l’alba di quei “tempi di Maria” che egli aveva profetizzato. È stato Jean Guitton (1901-1999), filosofo e accademico di Francia, a far notare che l’opera aveva incominciato a diffondersi pressoché in concomitanza con l’apparizione della Madonna a Rue de Bac, a Parigi (1830), dando inizio così a quel ciclo di apparizioni che caratterizzano la fase più recente della storia della Chiesa.

Secondo questa interpretazione, l’apparizione della Madonna della Medaglia miracolosa rappresenta l’inizio di un tempo particolare, quello che per il Montfort è caratterizzato dalla lotta senza quartiere fra Maria e i suoi umili servi da una parte, e Satana e i suoi seguaci dall’altra: «Il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il calcagno di Lei e cioè gli umili servi e figli ch’ella susciterà per muovergli guerra» (Trattato della vera devozione, 54). «Gli ultimi tempi» per il Montfort non sono necessariamente quelli che precedono immediatamente la venuta di Gesù Cristo nella gloria come Giudice del mondo.

Si tratta piuttosto di un periodo storico caratterizzato dallo scatenamento del Mysterium iniquitatis, al quale Dio risponde inviando Maria in soccorso della Chiesa. Il Montfort vedeva questi tempi profilarsi all’orizzonte e lui stesso, senza forse rendersene conto, li stava preparando con la sua mirabile opera.

Dopo l’apparizione a Rue de Bac, a Parigi, le apparizioni mariane si susseguono durante l’intero secolo XIX sulla terra di Francia. Prima La Salette (1846), poi Lourdes (1858) e infine Pontmain (1871) e Pellevoisin (1876). Si tratta di apparizioni che hanno avuto una straordinaria risonanza ecclesiale, ben oltre i confini francesi. Durante il secolo XX la “strategia” di Maria si è allargata ad altri Paesi del continente europeo, manifestando una premura particolare della Madre di Dio per quelle nazioni di antica cristianità, che corrono il pericolo di smarrire le radici della fede.

La prima apparizione di quello che viene chiamato “il secolo infernale” ha luogo a Fatima (1917) e la sua importanza è tale da rappresentare una grandiosa profezia che illumina il cammino della Chiesa e dell’umanità fino ai nostri giorni. Le apparizioni di Banneux (1932) e Beauring (1933) precedono la grande carneficina della seconda guerra mondiale e testimoniano la volontà della Madonna di essere presente nei momenti più bui della storia umana. Nella seconda parte del secolo, contrassegnata da trasformazioni profonde e dense di pericoli, che coinvolgono anche la Chiesa, la Madonna è più che mai presente con le sue apparizioni ad Amsterdam (1945), a Roma (Tre Fontane, 1947) e con la lacrimazione di Siracusa (1953).

Qui si fa allusione solo alle manifestazioni in ambito europeo, che hanno ricevuto un’esplicita approvazione ecclesiastica. In realtà, le apparizioni mariane degne di considerazione sono assai più numerose e ormai coinvolgono anche gli altri continenti. AI riguardo, il fenomeno di maggior impatto ecclesiale è senza dubbio quello rappresentato da Medjugorje (1981) dove, da oltre un quarto di secolo, accorrono pellegrini da ogni parte. Si tratta di apparizioni che sono ancora sotto il giudizio della Chiesa, ma che hanno fatto della parrocchia di quel villaggio della Bosnia Erzegovina uno dei santuari mariani più frequentati del mondo.

Ci si interroga giustamente sulla ragione di questa “epifania mariana” degli ultimi due secoli e ci si chiede se si possa intravedere, nella molteplicità degli interventi di Maria, un piano divino di salvezza che si va realizzando. A questo riguardo, va tenuto presente qual è il compito che l’Onnipotente ha assegnato alla Madre di Dio nella fase ultima della storia della salvezza. Maria, Assunta in cielo e Regina del cielo e della terra, esercita la sua missione di Madre della Chiesa e dell’umanità. Le apparizioni fanno parte della sua sollecitudine materna in obbedienza ai disegni di misericordia dell’Altissimo. A partire da Rue de Bac in poi, le apparizioni mariane manifestano una precisa strategia divina, in risposta all’attacco furioso dell’impero delle tenebre nei Paesi di antica cristianità.

Siamo infatti negli anni in cui l’illuminismo, con il culto della dea ragione, pretende di sostituire la fede dei popoli del continente europeo e i movimenti politici che ne sono derivati perseguitano la Chiesa, dando origine alla grande stagione dei martiri. Incomincia ad affermarsi e a diffondersi quel «rifiuto di Cristo» (l’espressione è di Giovanni Paolo Il in Memoria e identità, p. 120, Rizzoli 2006) che, a partire dalla Francia, si diffonde in tutto l’Occidente. È sintomatico che nel segreto de La Salette la Madonna faccia per la prima volta esplicitamente riferimento alla figura misteriosa dell’Anticristo.

Nel secolo XX, dopo l’«inutile strage» della prima guerra mondiale, si affermano le «ideologie del male» (ancora in Memoria e identità, p. 15), in particolare il comunismo e il nazismo, dopo le quali si va affermando un «nuovo totalitarismo, subdolamente celato sotto le apparenze della democrazia» (ibid., p. 63). Le «correnti dell’antievangelizzazione» imperversano con la furia di un uragano fino ai giorni nostri. Non solo la fede è rifiutata, ma vengono colpite «le basi stesse della morale umana, coinvolgendo la famiglia e propagandando il permissivismo morale: i divorzi, l’amore libero, l’aborto, l’anticoncezione, la lotta contro la vita nella fase iniziale come in quella del tramonto, la sua manipolazione. Questo programma opera con enormi mezzi finanziari, non soltanto nelle singole nazioni, ma anche su scala mondiale» (ibid. p. 62).

Ci troviamo indubbiamente in una fase della storia in cui il mysterium iniquitatis opera con impressionante violenza, soprattutto nelle nazioni di antica evangelizzazione, con l’intento di eliminare il cristianesimo, emarginando e perseguitando la Chiesa. In questo quadro gli interventi di Maria rivelano il loro profondo significato, in quanto sono la risposta del Cielo al dilagare dell’impostura anticristica. (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 675). In questo senso la prima di esse, quella della Medaglia miracolosa, rivela profeticamente il grande combattimento escatologico in atto, con la vittoria di Maria su Satana. Infatti la Madonna appare con in mano un globo che presenta al Signore, mentre con i suoi piedi schiaccia la testa al serpente infernale. In questo modo la Madre di Dio illumina la Chiesa sull’offensiva in atto dell’impero delle tenebre e preannuncia la sua vittoria, che non potrà mancare.

Ciò che deve essere chiaro è il fatto che la Chiesa oggi è più che mai nell’occhio del ciclone anticristiano. Non sono pochi ad affermare che l’epoca della grandi persecuzioni non è affatto conclusa. La Madonna però è più che mai presente e prepara il suo esercito per la vittoria. È quanto ha autorevolmente affermato il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per la Propagazione della Fede, inaugurando 1’8 dicembre 2007, come inviato pontificio, il 150mo anniversario delle apparizioni di Lourdes: «L’apparizione della Vergine a Lourdes – ha affermato il Prefetto – come le altre apparizioni mariane rientra nella lotta permanente, e senza esclusione di colpi, tra le forze del bene e le forze del male, cominciata all’inizio della storia umana e che proseguirà fino alla fine… Anzi, questa è ancora più accanita che ai tempi di Bernadette. Il mondo si trova terribilmente irretito nella spirale di un relativismo che vuole creare una società senza Dio». Il cardinale Dias ha poi ricordato quanto il cardinale Wojtyla disse pochi mesi prima della sua elezione alla cattedra di Pietro: «Noi siamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai avuto. Penso che la comunità cristiana non l’abbia ancora compreso del tutto. Noi siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e l’anti-chiesa, tra il Vangelo e l’antivangelo».

Parole – ha precisato il cardinale Dias – «che trent’anni dopo risuonano come profetiche, peraltro preannunciate proprio dalle apparizioni mariane insieme con la rovina spirituale di certi Paesi, l’affievolimento della fede, le difficoltà della Chiesa e l’aumento dell’azione dell’Anticristo, con i suoi tentativi di rimpiazzare Dio nella vita degli uomini… Ma proprio per questo è discesa dal cielo una Madre preoccupata per i suoi figli che vivono nel peccato, lontani da Cristo… La Madonna sta tessendo una rete di suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del maligno e per preparare la vittoria finale del suo divino Figlio Gesù Cristo… Ella dunque ci chiama anche oggi ad entrare nella sua legione, per combattere contro le forze del male. Le armi da usare in questa lotta dovranno essere la conversione del cuore, una grande devozione verso la santa Eucaristia, la recita quotidiana del santo Rosario, la preghiera costante e senza ipocrisie, l’accettazione delle sofferenze per la salvezza del mondo».

«La vittoria finale», ha concluso il cardinale Dias, «sarà di Dio. E Maria combatterà alla testa dell’armata dei suoi figli contro le forze nemiche di Satana, schiacciando la testa al serpente» (L’Osservatore Romano, 11 dicembre 2007).

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Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2012

DOSTOEVSKIJ/ Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani
Tratto da: ilsussidiario.net

Kasatkina: la grande “lezione” dell’Inquisitore ai cristiani dans Anticristo

martedì 24 gennaio 2012
Tat’jana Kasatkina, studiosa di letteratura russa, tra i maggiori esperti al mondo di Fëdor Dostoevskij, ha concluso domenica un ciclo di conferenze che l’ha portata in varie città italiane. A Firenze ha accettato di parlare con Ilsussidario.net della «Leggenda del grande Inquisitore», capitolo-capolavoro del romanzo che Dostoevskij riuscì a concludere poco prima della morte, I fratelli Karamazov. Kasatkina ha appena concluso la conferenza che l’ha vista instaurare un dialogo, improvvisato e coinvolgente, con Gustavo Zagrebelsky proprio sulla Leggenda come «enigma della libertà».

Tat’jana Kasatkina, come ha «scoperto» Dostoevskij?
Noi russi siamo cresciuti in un mondo senza Dio, e l’orrore della realtà ridotta unicamente alla sua dimensione materiale forse non per gli adulti, ma per i bambini è certamente insopportabile. Per me è stato come vivere in una situazione di dissonanza cognitiva, perché ho sempre saputo che dietro l’apparenza c’era qualcosa di «altro», ma intorno a me tutti congiuravano a tacerlo. Quando, per la prima volta, a undici anni, ho letto Dostoevskij, ho capito che quell’uomo parlava di ciò che cercavo da tanto tempo – del fatto che ogni cosa è soltanto l’inizio, una introduzione a qualcosa di eterno. Da quel momento l’ho amato per tutta la vita.

Dove passa la via di Dostoevskij alla scoperta dell’uomo, e che posto ha il male in questa scoperta?
Dostoevskij scopre l’uomo penetrando quel male che egli definisce come «fango sovrapposto». Questo è molto singolare, perché di solito gli scrittori, quando parlano dell’uomo, o si fermano alla superficie di questo fango, o cercano di ignorarlo. Invece, nell’uomo che a prima vista noi rifiuteremmo, Dostoevskij ci mostra Cristo, il volto più bello che ci può essere in un uomo.

Nella «Leggenda» di Ivan Karamazov il bene, di cui l’inquisitore si fa garante e custode, è puro oggetto di potere. Il suo disegno vince o è scardinato?
Se l’inquisitore semplicemente si sbagliasse? Se questa domanda non si ponesse, la «Leggenda» non sarebbe un testo che tutti continuano a leggere e rileggere. Sarebbe troppo semplificativo dire che il grande inquisitore ha solo torto quando descrive la situazione dell’uomo nel mondo. Noi stessi sappiamo come vorremmo rinunciare alla nostra libertà, come vorremmo rinunciare a questa continua responsabilità di dover sempre decidere, come vorremmo avere a nostra disposizione un insieme di regole, consegnandoci alle quali esser certi di stare nel giusto. Per questo dobbiamo ringraziarlo…

Ringraziare l’inquisitore?
Egli difende una tentazione che esiste da sempre, quella di consegnarci alle regole e di rivendicarne la validità per tutti. Chi le rispetta fa la cosa giusta ed è buono, chi non le rispetta è cattivo. Per lottare contro i cattivi che non mettono in pratica le regole, abbiamo tentato di creare paradisi umani che sono diventati degli inferni. Il grande inquisitore ci mostra con rigorosa coerenza non solo tutti i punti deboli della natura umana, ma anche dove porta la strada della nostra tentazione. Per questo dobbiamo «ringraziarlo». In fondo a questa via, l’uomo può trovare soltanto il nulla. Invece l’unica legge del cristiano, dice Dostoevskij, è quella di imitare Cristo.

Gustavo Zagrebelsky nella sua analisi ha notato che queste due figure, Cristo e il grande inquisitore, sono specularmente contrarie. Sono «fratelli e al tempo stesso nemici mortali».
È vero. Il professore ha anche ragione nell’affermare che il grande inquisitore è un seduttore. Aggiungerei: è essenzialmente un seduttore. Cristo è lo sposo della Chiesa dell’umanità, l’inquisitore è il loro «don Giovanni». Essi sono uno più vicino all’altro di due fratelli carnali, proprio perché pretendono l’amore della stessa donna. Io riuscirò a fare quello che tu non sei riuscito a fare – Gli dice l’inquisitore, insistendo sul fatto che l’umanità, la sposa, Lo ha ripudiato.

Gesù non dice parola, ma alla fine bacia il vecchio. Qual è la sua lettura di questo artificio finale di Dostoevskij?
Qui si commette sempre un errore fondamentale. Perché Cristo non tace: al contrario, dice due sole parole, importantissime: talità kumi, «fanciulla, alzati». Le si può capire solo in relazione all’inizio di questo straordinario capitolo, che ha un andamento circolare. All’inizio della «Leggenda» Ivan racconta della madre di Gesù, che si getta in ginocchio davanti a Dio implorandolo di perdonare tutti i peccatori senza eccezione. Quando Dio le mostra i piedi e le mani trafitti del Figlio, chiedendole: Come faccio a perdonare i suoi carnefici?, lei ordina a tutti i santi e gli arcangeli di mettersi in ginocchio con lei e di pregare per tutti. È questo il vero inizio della Leggenda, che finisce col bacio di Cristo. Le due parti parlano della stessa cosa: del fatto che Cristo non ha nemici. Cristo torna sulla Terra per cercare l’umanità come figlia e come sposa. Perciò, quando dice «fanciulla, alzati» non lo sta dicendo solo alla ragazza che giace davanti a lui, ma a tutta l’umanità e a tutta la Chiesa.

Compreso l’inquisitore?
Sì, perché egli non è solo un avversario, ma anche un membro del corpo di Cristo che è la Chiesa. Anche lui «è» questa fanciulla che Cristo e venuto a risvegliare. Per questo, alla fine, lo bacia. Il grande inquisitore lotta contro Cristo, ma Cristo non lotta contro il grande inquisitore; il bacio vuol dire che Cristo è venuto per adottare i propri nemici, per diventare loro fratello. Noi possiamo essere nemici di Cristo, ma egli non può essere nostro nemico. Si può aggiungere: i veri cristiani non hanno nemici; possono combattere solo per qualcosa, mai contro.

Che cosa rappresenta per lei questo testo?
Ha chiarito definitivamente in me una domanda che avevo sul senso della salvezza. Sappiamo che si salverà chi percorrerà la «via stretta», non la «via larga». Ma le spiegazioni che ho sentito per queste espressioni non mi hanno mai soddisfatto, fino a che non ho trovato la risposta nella «Leggenda». Ognuno deve andare a Cristo seguendo la strada che è fatta solo per lui. La via larga mi pare quella delle regole comuni, mentre la via stretta è quella che appartiene solo a me come singolo. Nessuno può fare la mia strada, come io non posso fare quella di un altro.

Perché la «Leggenda del grande inquisitore» è sempre attuale?
Perché non siamo ancora compiutamente cristiani.

(Federico Ferraù)

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Predisponi le tue difese

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2012

Predisponi le tue difese dans Anticristo padre-Livio

Satana anche quando perde non si scoraggia mai, tenta sempre di nuovo. Sarebbe ingenuo pensare che dopo lo scacco subito nel deserto, che Satana non abbia tentato a tendere nuove insidie a Gesù. Il nemico infernale è infaticabile e non si arrende mai. Si mantiene nascosto, ma studia le situazioni e cerca di approfittarne. Non appena Gesù ha compiuto la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ecco che approfitta della circostanza e suggestiona la folla perché lo proclami re. Ma Gesù saputolo si ritirò sulla montagna tutto solo. Quindi come vedi l’astuta serpe è pronta a sfruttare la situazione per sviare Gesù dalla via della Croce presentando il miraggio di un messianismo terreno. Perfino Gesù ha vinto fuggendo. Il fuggire le occasioni non è una debolezza, ma un atto di inteligenza e di fortezza. [Quando la folla voleva gettarlo giù dal burrone Gesù andò via (Lc 4, 24-30), oppure quando Gesù seppe che i farisei tennero consiglio contro di Lui per ucciderLo… andò lontano (Mt 12,14)]. Al contrario Gesù nel Getsemani, nell’ora delle tenebre, non fugge, ma affronta il nemico offrendo se stesso in sacrificio. Bisogna sapere col discernimento quando si fugge, quando si resiste, quando si combatte, tutto bisogna vedere alla luce del discernimento.

Caro amico, Satana ti studia a fondo per conoscere le tue debolezze, osserva lo svolgimento della tua vita e analizza e studia le situazioni in cui può sferrare con successo i suoi attacchi. E’ abilissimo a utilizzare a suo vantaggio le persone che ti circondano, sfruttandole per i suoi piani. Con le persone che ti circondano o ti rende dura la vita o ti seduce con quelle. Ogni circostanza favorevole viene colta la volo per metterti in difficoltà e tu non te ne rendi conto perché agisce nell’oscurità in modo da non metterti in allarme. Predispone le tentazioni in modo che tu arrivi impreparato e distratto all’appuntamento. Per questo ti distoglie dalla preghiera e dalla pratica dei sacramenti in modo tale che tu cada al primo assalto.

La tentazione non sarebbe così micidiale se non fosse studiata a misura di persona, proprio per questo motivo anche tu devi conoscere te stesso per non essere attaccato là dove non hai eretto le difese. Devi sapere tu dove sei debole e lì preparare le difese. Devi conoscere le persone, i luoghi, le circostanze di cui il nemico si serve per tenderti insidie. In primo luogo devi esaminare la tua situazione spirituale e mettere a fuoco le tue passioni e le tue fragilità. In particolare devi avere la consapevolezza dei tuoi vizi più radicati, dei peccati nei quali cadi più facilmente, in questo ti gioverà molto l’esame di coscienza. Il tentatore, infatti, porta il suo attacco sul terreno dove tu sei più debole. E lì che tu devi costruirle tue difese, esaminandoti su ognuno dei sette vizi capitali. Devi prevenirlo rafforzandoti nelle virtù opposte ai vizi che ti indeboliscono.

Quelli che sono molto avanti nelle virtù hanno delle tentazioni studiate appositamente per loro. L’astuta serpe sa benissimo che non potrà far cadere un asceta con le volgari tentazioni della carne, però lo solleciterà nell’orgoglio spirituale fino ad illuderlo di essere arrivato già al vertice della perfezione. Quindi, cari amici, ognuno ha le sue tentazioni specifiche perché Satana non improvvisa, è meticoloso, è uno scienziato della tentazione. Proprio per questo ognuno deve discernere dove verrà attaccato e preparasi per tempo. Come lui ti studia tu studia te stesso preparati e sii pronto.

Padre Livio Fanzaga

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Papa: La violenza, strumento dell’anticristo, disumanizza l’umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell’amore

Posté par atempodiblog le 11 mars 2012

Papa: La violenza, strumento dell’anticristo, disumanizza l’umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell’amore
All’Angelus Benedetto XVI spiega che Gesù non è un politico rivoluzionario. Il suo zelo non è simile a quello degli zeloti, ma è quello « dell’amore che paga di persona ». Con la Pasqua Gesù inaugura un nuovo culto, quello dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso. Appello per la popolazione del Madagascar, colpita da cicloni e tempeste tropicali, che hanno fatto centinaia di vittime e oltre 300mila senzatetto.
Fonte: AsiaNews

Papa: La violenza, strumento dell'anticristo, disumanizza l'umanità. Gesù inaugura il nuovo culto dell'amore dans Anticristo

« La violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza »; « è impossibile interpretare Gesù come un violento »: è quanto Benedetto XVI ha affermato oggi nel sua riflessione prima dell’Angelus con i pellegrini in piazza san Pietro, commentando il vangelo della terza domenica di Quaresima, che propone l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio di Gerusalemme (Giov. 2, 13-25).

In passato, diversi teologi hanno dedotto da questo fatto l’urgenza per i cristiani di impegnarsi in azioni rivoluzionarie violente.

« La cacciata dei venditori dal tempio – ha spiegato il papa –  è stata anche interpretata in senso politico rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, « zelanti » per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì. In realtà, è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza ».

« Ascoltiamo allora – ha aggiunto –  le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: ‘Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!’. E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: ‘Mi divora lo zelo per la tua casa’ (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione. Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza. Infatti il ‘segno’ che Gesù darà come prova della sua autorità sarà proprio la sua morte e risurrezione. ‘Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere’. E san Giovanni annota: « ‘Egli parlava del tempio del suo corpo’ (Gv 2,20-21). Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre ‘in spirito e verità’ (Gv 4,23). Cari amici, lo Spirito Santo ha iniziato a costruire questo nuovo tempio nel grembo della Vergine Maria. Per sua intercessione, preghiamo perché ogni cristiano diventi pietra viva di questo edificio spirituale ».

Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha lanciato un appello per la popolazione del Madagascar, colpita nelle ultime settimane dal ciclone Giovanna (13 febbraio)  e dalla tempesta tropicale Irina (26 febbraio – 2 marzo) che ha fatto centinaia di vittime e ha distrutto le case di oltre 30mila persone. « Il mio pensiero – ha detto il papa – va anzitutto alle care popolazioni del Madagascar, che recentemente sono state colpite da violente calamità naturali, con gravi danni alle persone, alle strutture e alle coltivazioni. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspico e incoraggio il generoso soccorso della comunità internazionale ».

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Maria si presenta come l’Immacolata

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2011

Maria si presenta come l’Immacolata dans Anticristo Maria-Immacolata

Se si guarda alle apparizione degli ultimi due secoli si nota come la Madonna si presenta anzitutto come l’Immacolata: già a partire da Rue du Bac, nel 1830, con la dicitura della medaglia miracolosa che indica Maria come “concepita senza peccato”; poi a Lourdes, dove la Vergine si presenta come “Immacolata Concezione”, fino a Fatima e a Medjugorje dove la Regina della Pace invita l’umanità a consacrarsi al suo Cuore Immacolato. Questo continuo richiamo alla sua immacolatezza sta a indicare che proprio in essa si trova la ragione della sua vittoria su Satana: la Madonna ha sconfitto il serpente antico proprio perché questi non ha potuto ghermirne il cuore con il veleno del peccato. Maria è dunque origine di una stirpe nuova, di una umanità nuova che con Lei combatte affinché il Diavolo sia sconfitto in ogni cuore.
Guardiamo dunque all’Immacolata con fiducia, sapendo che la Regina della Pace ci protegge con il suo “manto” (Messaggio dell’11 luglio 1985) e ci guida alla vittoria contro il Demonio.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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L’Anticristo secondo Benson

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2011

Nel visionario romanzo del 1907 « Padrone del mondo », il Male si cela dietro l’ideologia pacifista e progressista
All’inizio del Novecento Robert Benson, nel suo romanzo Il padrone del mondo, aveva previsto il venir meno della fede cristiana non a causa di una cruenta persecuzione ma attraverso una crisi interna della Chiesa segnata dall’Umanitarismo. Secondo questa nuova ideologia la carità sarebbe stata sostituita dalla filantropia e la fede sarebbe stata spodestata dalla cultura.

L'Anticristo secondo Benson dans Anticristo monsroberthughbenson
Robert Hugh Benson, con Il padrone del mondo, ci porta in una realtà nella quale l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell’Umanitarismo

Cosa poteva pensare uno scrittore cattolico inglese, all’alba del XX secolo, del futuro che sarebbe toccato alla Chiesa di Roma? Il nuovo secolo era iniziato come il vecchio era finito. L’Europa rimaneva il centro del mondo e specchiava la propria supremazia nel progresso, nelle arti, nel divertimento, nel primato economico. La modernità, inarrestabile, garantiva lussi, ricchezze, viaggi, scoperte, e una pace duratura. Per rintracciare l’ultima vera guerra sul suolo europeo bisognava tornare indietro al 1870. Altri scontri non se ne vedevano all’orizzonte. La Belle Epoque, insomma, poteva prosperare tranquilla. In questo clima quanti rischi poteva correre la Chiesa?
Eppure non tutti i cattolici erano sereni. Robert Hugh Benson, figlio dell’arcivescovo di Canterbury, convertitosi al cattolicesimo, pubblicò nel 1907 un romanzo di fantascienza destinato ad avere grandissimo successo; Lord of the World (Il padrone del mondo, edito in Italia per la prima volta nel 1921, è stato ripubblicato da Jaca Book nel 1987, oggi alla sedicesima ristampa).

LA DECADENZA DELL’OCCIDENTE
Benson vedeva serie minacce addensarsi sul futuro della Chiesa. Nel suo romanzo così descrive il XX secolo. Il Partito del Lavoro, salito al potere nel 1927, aveva dato inizio ad un regime comunista, predicando un materialismo e un socialismo spinti alle estreme conseguenze. Fine ultimo della nuova ideologia era la felicità data dalla soddisfazione dei sensi. Per la Chiesa questo clima aveva schiuso una nuova stagione di persecuzioni. Indebolito al suo interno dalla diffusione del modernismo, il cattolicesimo vedeva diminuire paurosamente la sua influenza. E la psicologia aveva contribuito non poco nella lotta al cristianesimo. L’esoterismo camminava alacremente e favoriva la diffusione di un nuovo culto: l’umanitarismo. Cadute chiese e cattedrali si era imposta la religione del cuore. Non era più Dio il centro di riferimento dell’esistenza, ma l’umanità.
Benson struttura il suo romanzo in tre blocchi. Il primo gli serve per descrivere la decadenza del cristianesimo, relegato ormai ai margini e agonizzante. Nel secondo blocco prende forma l’accentuarsi dello scontro tra cristianesimo e modernità, Benson si serve di alcuni personaggi per sviluppare l’intreccio narrativo. L’influente deputato inglese Oliviero Brand, e sua moglie Mabel. I due, una mite coppia colta e tranquilla, avevano contratto matrimonio a scadenza. Oliviero vede nel cristianesimo una religione barbara e sciocca, pur se era stata la religione della vecchia madre (alla quale in fin di vita viene somministrata, come da regola, l’eutanasia). Oliviero è impegnato in primissimo piano, come politico, a fronteggiare il pericolo distruttivo che incombe su tutta l’umanità: lo scontro dell’Occidente con l’Oriente. A questo punto entra in scena un personaggio affascinante, misterioso e onnipotente: Giuliano Felsemburgh, 33 anni, capelli bianchi. Abilissimo nell’arte della diplomazia, Felsemburgh salva l’umanità, scivolata nel baratro della guerra iniminente. Non ci saranno più lotte, violenze. Non scorrerà più sangue. Felsenburg, per acclamazione, viene eletto Presidente d’Europa. È il nuovo messia, agli occhi del mondo, come lo era stato venti secolo prirna Gesù di Nazareth. Il Salvatore del mondo parla di una «grande fratellanza universale» che necessita dell’istituzione di un nuovo culto: Io «spirito del mondo». Per il futuro non ci sarà più bisogno di rivolgersi a un Dio che resta nascosto, ma all’uomo, poiché egli ha finalmente appreso la propria divinità. Il soprannaturale è dunque morto, ammesso che sia mai esistito. Anche in politica la distinzione tra destra sinistra e centro non ha più senso. L’umanità deve soltanto affidarsi al suo profeta.

LA BATTAGLIA E LA CADUTA FINALE
Benson, nel terzo e conclusivo blocco, contrappone a Giuliano Felsemburgh un acuto sacerdote, Percy Franklin, anche egli di 33 anni e bianco di capelli. Padre Franklin diffida dell’uomo in grado di parlare perfettamente quindici lingue. Ai suoi occhi è il chiaro segno del Maligno, e capisce che il suo avvento segnerà per la Chiesa ulteriori lutti, ostruzioni e il rischio della caduta finale.
La vecchia fede cattolica chiedeva di abbracciare il dolore; la nuova, imposta per legge da Felsemburgh, chiede invece di allontanarlo, di eliminarlo. Ma è una illusione. La pace universale garantita e il dolore espunto non sono per i cattolici. Contro di loro cominciano persecuzioni terribili, sino alla distruzione della città di Roma, rasa al suolo da un bombardamento. Franklin, di un cattolicesimo stremato, diverrà pastore. E da papa dovrà scontrarsi con l’antipapa. È l’Armaghedòn. Le legioni di quanto rimasto della Chiesa contro quelle del diavolo. Nella battagìia finale.

LO SCONTRO CON I TOTALITARISMI
Il vento del pericolo modernista d’inizio Novecento soffia sulle pagine di Benson. Egli lancia all’albeggiare del suo secolo uno sguardo profetico. Per la fede cattolica e per l’umanità. Cristo è in procinto di essere cacciato dall’Europa; in sua sostituzione sono già pronti molti falsi profeti. La nuova religione della modernità è la religione del benessere. Un anestetico capace di rassicurare e non di guarire. Dio ormai è ridotto ad un contenuto della coscienza umana.
Vede molto lontano Benson. Mette a fuoco, uno dopo l’altro, tutti i tasselli delle fasi della secolarizzazione. Prima politica; poi, esaurito lo scontro con il totalitarismo come ideologia dei male, individualista, con l’affermazione del Dio-uomo e con la dolce rivoluzione di consumismo e relativismo. Benson in Il padrone del mondo costruisce un’anti-utopia cattolica di grande efficacia narrativa, ricorrendo all’impianto apocalittico. Ma la sua non è da intendersi come una visione pessimistico-apocalittica. In realtà L’Apocalisse di Giovanni è un libro affascinante, la cui interpretazione da secoli è questione controversa. Non vi viene annunciata, come molti erroneamente ritengono, la fine del mondo. Bensì viene tratteggiato un affresco teologico teso ad indicare il fine della storia (non la fine della storia), cioè il senso trascendente della vicenda umana. Benson intendeva parlare agli uomini del suo tempo, e metterli in guardia da un pericolo grave: l’imposizione di una cultura anti-cristiana. Lo scrittore cattolico ha una lucidissima intuizione nel denunciare come l’Occidente, nel corso del Novecento, farà registrare una profonda trasformazione culturale, tese a rimpiazzare l’antropologia e la cosmologia cristiana con l’umanitarismo. Un pericolo per nulla svanito. Anzi, oggi più forte che mai.

di Claudio Siniscalchi – Libero
Tratto da: Holy Queen
Per approfondire: Il dominatore del mondo

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Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2011

Intervista con Padre Livio Fanzaga – Radio Maria Italia
Intervista: Lidija Paris - Glasnik Mira
Pubblicata sul Sito Ufficiale della Parrocchia di Medjugorje

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio dans Anticristo padreliviofanzaga

Il cristianesimo prima di essere una dottrina è un rapporto personale con Dio
Padre Livio Fanzaga è un sacerdote religioso, membro della Congregazione dei Padri Scolopi, un Ordine Religioso clericale fondato nel secolo XVII da S. Giuseppe Calasanzio (1557-1648) e dedito all’apostolato dell’educazione dei fanciulli e giovani, preferibilmente poveri.

Ci racconti come ha sentito parlare di Medjugorje
Io ho sentito parlare di Medjugorje nella mia parrocchia di Milano. Quando ho sentito questa parola, ho avuto come una chiamata interiore. Così, nel marzo del 1985 per la prima volta, insieme a due ragazzi della mia parrocchia, ho accolto questa chiamata che è stata per me un cambiamento di vita. Perché da allora mi sono messo all’ascolto dei messaggi della Madonna. Dal 1985 sono sempre venuto tutti gli anni per le mie vacanze a Medjugorje. Venivo anche 3-4 volte l’anno. Questa è stata l’esperienza fondamentale della mia vita.

Siate annunciatori di conversione e diffondete i messaggi nell’amore
Come avete incominciato con Radio Maria?
Poi, ho conosciuto questa radio parrocchiale che si chiamava Radio Maria dove parlava già padre Slavko. Dava i messaggi del giovedì e così ho incominciato le trasmissioni in questa radio parrocchiale. Era una radio di preghiera e di intrattenimento come tutte le radio parrocchiali di allora. Nel 1987, un gruppo di persone legate a Medjugorje ha fondato l’associazione “Radio Maria”. Da li è incominciata questa grande avventura. Io ho ottenuto dai miei superiori il permesso prima per un anno, poi a tempo indefinito, di dedicarmi a Radio Maria in qualità di Direttore, e da allora abbiamo dato una svolta precisa alla radio come emittente fondata sui due pilastri della preghiera e della evangelizzazione. L’impulso mi è venuto da un evento accaduto nel gennaio 1986, quando un gruppo di pellegrini di Radio Maria ha ricevuto a Medjugorje attraverso Vicka un messaggio: “ Siate annunciatori di conversione. I messaggi della Regina della Pace diffondete e testimoniate nell’amore”. Possiamo dire che Radio Maria è unica. È diversa dalle comuni radio cattoliche. La programmazione è fondata innanzi tutto sulla preghiera. Trasmettiamo ogni giorno la Santa Messa da una parrocchia diversa e ogni pomeriggio un’ora di adorazione, anch’essa dalle varie parrocchie. Abbiamo studi mobili e volontari disseminati in tutte le province d’Italia. Nell’arco delle 24 ore trasmettiamo sei rosari, alcuni dei quali coinvolgono direttamente le famiglie. Trasmettiamo tutta la liturgia delle ore, in parte dalle parrocchie, in parte dai nostri microfoni. Abbiamo 12 ore di cultura religiosa, praticamente tutte le materie di una facoltà teologica. Come conduttori abbiamo diversi vescovi, una sessantina sacerdoti e altrettanti laici. La maggior parte dei sacerdoti sono professori nelle varie facoltà pontificie. Poi abbiamo la cultura e la promozione umana – la medicina, la pedagogia, la psicologia e varie discipline umane viste nella prospettiva della fede. In particolare dedichiamo molte trasmissioni alla famiglia. C’è poi la catechesi specializzata per i bambini, i giovani, i fidanzati, i malati, ecc. Per quanto riguarda l’informazione
produciamo due nostri radio giornali e trasmettiamo ogni giorno quello di Radio Vaticana. La musica è rigorosamente religiosa o tale da elevare l’anima a Dio.

I messaggi della Madonna sono sempre stati trasmessi attraverso Radio Maria in Italia?
Fin dall’inizio noi abbiamo voluto essere una fonte di informazione attendibile per quanto riguarda Medjugorje. Abbiamo definito una linea ben precisa: abbiamo stabilito che nessun conduttore di programma può parlare di Medjugorje a Radio Maria eccetto il Direttore, il quale ne parla come persona informata. Io ho due ore al giorno di trasmissione. Ogni giorno faccio la catechesi e in tutti questi anni, dal 1987 fino adesso, – sono ormai 20 anni – ho potuto quasi quotidianamente fare riferimento ai messaggi della Regina della Pace, ma con una intenzione molto particolare: mostrare che i messaggi sono una lettura del Vangelo, sono in sintonia con l’insegnamento della Chiesa, sono dunque un elemento di crescita spirituale ed ecclesiale. Abbiamo sempre trasmesso il messaggio, prima del giovedì, poi del 25 del mese in diretta. Su questa linea, non ho mai avuto nessun problema con l’autorità ecclesiastica. Ho sempre potuto parlare di Medjugorje liberamente, ma anche lealmente, dicendo che la Chiesa non si è ancora pronunciata, però ci lascia liberi. Nel medesimo tempo abbiamo anche mostrato l’importanza di seguire questo messaggio e di viverlo, perché la Madonna oggi è qui… Naturalmente, questo è stato un cammino di crescita lungo il corso degli anni, fatto con perseveranza, e che il pubblico di Radio Maria ha molto apprezzato.

Chi sono i vostri ascoltatori?
Il problema era questo: è possibile con una radio di preghiera ed evangelizzazione avere un ascolto? In Italia sono 300 le radio cattoliche. Hanno una impostazione basata sui valori cattolici, ma non hanno un programma organico di preghiera e di catechesi. Sono molto simili alle radio comuni. Noi abbiamo un pubblico vastissimo, 2 milioni di ascoltatori al giorno. E’ un dato accertato dalle statistiche ufficiali. Siamo tra le prime 10 radio ascoltate in Italia. Sono 2 milioni al giorno, 5 milioni la settimana. È una radio popolare, che riesce a coinvolgere il pubblico semplice, ma anche quello più colto. Il 40% dei nostri ascoltatori ha il diploma di scuola superiore o la laurea. Quindi, è una radio che riesce a parlare a tutti. La ragione di questo vasto ascolto è da ricercare nel fatto che la gente ha fame della Parola di Dio. Abbiamo fatto una scommessa audace sotto il profilo economico – ed è un miracolo che ha meravigliato anche la Santa Sede – perché Radio Maria costa moltissimo, anche se tutti i suoi conduttori sono volontari. Infatti in Italia abbiamo 850 ripetitori, come la RAI, per potere coprire tutto il territorio e arrivare a ogni persona, mentre le radio commerciali ne hanno 300, perché gli altri non sono economici. Il miracolo è che riusciamo a far fronte a tutte queste spese senza una parola di pubblicità. Non abbiamo finanziamenti particolari, tranne le offerte della gente che fa la fila agli uffici postali.

Radio Maria nel mondo
Come avete incominciato con Radio Maria negli altri paesi?
Abbiamo coperto l’Italia in tre anni e ora stiamo realizzando Radio Maria nelle varie nazioni del mondo. Arrivano molte richieste da parte di sacerdoti che studiano a Roma e ascoltano Radio Maria. Tornando nelle loro diocesi ne parlano ai loro vescovi. Così arrivano richieste da ogni parte del mondo. Abbiamo domandato ai nostri ascoltatori di aiutarci a venire incontro a queste richieste. Non abbiamo mai fondato una Radio Maria di nostra iniziativa. Se c’é una richiesta, prendiamo contatto con le autorità ecclesiastiche, fondiamo l’Associazione Radio Maria con persone del posto e incominciamo l’opera di formazione e di realizzazione. In questo modo siamo andati in 50 nazioni nel mondo. Quasi tutta l’America, molti paesi dell’Europa, specialmente l’Europa dell’est, 10 paesi in Africa, e due dell’Asia. Siamo gemellati con la radio cattolica del Libano che trasmette in arabo. Tutte le Radio Maria del mondo sono membri dell’Associazione mondiale “World family of Radio Maria”. Il presidente di ogni associazione nazionale è un laico, ma tutti i Direttori devono essere sacerdoti. Questa è un’emittente di evangelizzazione e quindi la Chiesa deve vigilare sulla dottrina. In tutte le Radio Maria i sacerdoti-direttori ha il permesso canonico dell’Ordinario che può intervenire dal punto di vista della dottrina e della linea pastorale. Cosi la Chiesa è tutelata e non ha problemi per quanto riguarda l’economia, l’amministrazione, la tecnica.

In tutti i paesi siete legati a Medjugorje?
Solo Radio Maria Italia fa un particolare riferimento a Medjugorje. È una scelta del direttore. Per quanto riguarda le altre Radio Maria del mondo dipende dal Direttore e dalla autorità ecclesiastica locale. Ci sono alcune Radio Maria, come ad esempio in Austria e a Panama, dove vengono trasmessi regolarmente i messaggi della Regina della pace.

Dalla Gospa ho imparato tutto
Che cosa avete imparato della Gospa?
Dalla Gospa ho imparato tutto, in particolare ho scoperto in profondità la grandezza e la bellezza della fede cristiana. Il messaggio più coinvolgente di Medjugorje è che il cristianesimo, prima di essere una dottrina, è un rapporto personale di amore con Dio. La grande scoperta che ho fatto a Medjugorje – e che fanno anche gli altri pellegrini – è che abbiamo una Madre celeste che si chiama Maria. Teoricamente lo sapevo anche prima, ma a Medjugorje l’ho sentito col cuore. L’esperienza fondamentale di Medjugorje è l’incontro con Maria nostra madre, che è anche Madre della Chiesa e dell’umanità. Lei si occupa della nostra vita, ci guida prendendoci per mano, ci insegna a vivere la fede cristiana, ci indica la via della salvezza. Si prende cura della nostra vita personale, ma nel medesimo tempo ha a cuore la vita della Chiesa e si preoccupa del futuro dell’intera umanità. Questa è stata la mia esperienza fondamentale. Spesso mi chiedo perché i pellegrini vanno a Medjugorje e poi ci ritornano, spinti da una forza misteriosa. A Medjugorje non ci sono attrazioni particolari. Non c’è un grande santuario come a Lourdes… Perché la gente torna a casa contenta e vuole ritornarci? Questo è un mistero. A me pare che il motivo sia che la gente qui scopre il Cuore materno di Maria. La prima volta che sono venuto a Medjugorje era il 15 marzo 85. Pioveva, faceva freddo. Prima della Messa si è aperta la porta della sacristia dove i veggenti avevano avuto l’apparizione. Ho visto prima il viso sorridente di Marija e poi quello degli altri veggenti. Volti puliti, pieni di luce. Ho concelebrato la messa con Padre Slavko. Durante la concelebrazione ho avuto come una luce particolare: qui c’è la Madonna, mi sono detto, dunque il cristianesimo è l’unica religione vera! Perché la Madonna è cattolica! Questa è stata la forza che ho trasmesso nei programmi di Radio Maria. Su quest’idea ho costruito il palinsesto di Radio Maria come annuncio della verità nella carità! La Madonna è qui per donarci Gesù Cristo. Abbiamo costruito una radio che dona Gesù Cristo, che dona il Vangelo attraverso il Cuore materno di Maria.

I veggenti?
Io sono amico di Vicka da tanto tempo e conosco personalmente tutti gli altri veggenti. In oltre venti anni di frequentazione non c’è mai stato nulla che mi abbia sollevato qualche dubbio. Quello che mi ha colpito dei veggenti anzitutto è che sono molto normali. In tutti questi anni loro non hanno mai avuto sbandamenti né nella fede né nella vita morale. Potrebbero comportarsi come delle star, perché sono persone conosciute nel mondo, ma sono pieni di semplicità e umiltà. Per quanto riguarda la famosa critica, fatta anche dal vescovo di Mostar, che non si sono consacrati, ora risulta chiaro la Madonna ha visto per tempo come la crisi della famiglia ha bisogno della testimonianza delle famiglie cristiane. Mi ha molto colpito un’altra cosa: in tutto questo tempo i veggenti non si sono mai contraddetti tra di loro. Poi l’umiltà. Per esempio Vicka: La Madonna le ha detto: “Budi sama” – “Sii da sola”. Da allora Vicka ha le apparizioni privatamente. Si vede che c’è una regia soprannaturale che li guida e assegna a ognuno il suo compito con straordinaria sapienza. I veggenti si lasciano guidare dalla Gospa con molta docilità.

I messaggi?
I messaggi tracciano un cammino di perfezione cristiana, che non ha uguali in tutta la Chiesa cattolica. Io dico sempre: il libretto dei messaggi è superiore all’Imitazione di Cristo. La spiritualità di Maria è materna, traccia un cammino di santità per la Chiesa. È una spiritualità per tutti. Certo, bisogna leggerli col cuore, nella luce dello Spirito Santo. C’è una profondità straordinaria. Una cosa è certa: i messaggi hanno guidato milioni di cristiani. Noi non abbiamo l’idea di come le parole della Gospa divengano il cibo quotidiano di gran parte della Chiesa. Ed è giusto così, perché si tratta del vangelo insegnato ai piccoli. Nulla può essere paragonato a questa catechesi meravigliosa della Madre di Dio.

Qui si sta realizzando il programma della Madonna
Dal 1 marzo 1984 all’8 gennaio 1987, la Madonna ha dato i messaggi ogni giovedì per la parrocchia di Medjugorje. (1. marzo 1984: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla. Con amore la proteggo e desidero che tutti siano miei. Grazie per essere venuti qui questa sera. Desidero che vi troviate sempre più numerosi con me e con mio Figlio. Ogni giovedì darò un messaggio particolare per voi.”) In questi messaggi, le parole parrocchia, parrocchiani ricorrono 46 volte (nel 1984 – 17 volte, nel 1985 – 26 volte, nel 1986 – 3 volte).
Nei messaggi del 25 del mese “per la parrocchia e per il mondo” (dal 25.01.1987), queste parole ricorrono solamente 5 volte per la parrocchia di Medjugorje e 1 sola volta per tutte le parrocchie in generale. Questo messaggio dall’25.09.1995 dice:
Cari figli! Oggi v’invito ad innamorarvi del Santissimo Sacramento dell’altare. Adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie e cosi’ sarete uniti con tutto il mondo. Gesu’ vi diventerà amico e non parlerete di lui come di qualcuno che appena conoscete. L’’unità con Lui sarà per voi gioia e diventerete testimoni dell’amore di Gesu’, che ha per ogni creatura. Figlioli quando adorate Gesu’ siete vicini anche a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Che cosa ha fatto nascere Medjugorje nel mondo e nella Chiesa cattolica?
Io dico chiaramente quello che penso. Ovviamente il centro della Chiesa è il Vaticano, perché c’è Pietro. Ma in un certo senso il cuore pulsante della Chiesa cattolica in questo momento è Medjugorje. Qui si sta realizzando il programma della Madonna. Lei non ha scelto soltanto i sei veggenti. Ha scelto la parrocchia. Nel messaggio dato alla parrocchia il 1 marzo 1984 lei dice che ha scelto questa parrocchia: “Cari figli; io ho scelto in modo speciale questa parrocchia ed è mio desiderio guidarla.” L’8 marzo 1984, la Madonna manifesta il suo programma che si è realizzato perfettamente: “Convertitevi tutti nella parrocchia, cosi aiuterete a convertirsi tutti coloro che verranno qui.” L’ultimo dell’anno, dopo la Messa, ho visto ancora 30 confessionali accesi con lunghe file di persone davanti. Ecco, la Madonna sta realizzando il suo programma attraverso la parrocchia di Medjugorje. Attraverso i pellegrini e i sacerdoti che vengono qui, sta rinnovando tutta la Chiesa. Qui si realizza per la seconda volta quello che è già avvenuto quando Gesù ha detto a san Francesco: “Va, edifica la mia Chiesa”. L’Ordine Francescano è protagonista di questa rinascita della Chiesa. Non dimentichiamo la grande fatica pastorale di accogliere tutti questi pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. La grande fatica pastorale dell’Ordine Francescano è sotto gli occhi di tutti.

Questa mi sembra una visione un po’ idealizzata. La realtà non è sempre così ideale. Si può dire che la parrocchia di Medjugorje si è convertita? La parrocchia non è perfetta…
Meno male che non è perfetta, così non diventa orgogliosa! La Madonna lascia alla parrocchia tutte le sue debolezze, tutti i suoi difetti, ma quello che voleva da questa parrocchia, l’ha attuato. La Madonna voleva fare di questa parrocchia un grande centro di preghiera. Quando veniamo qui a Medjugorje, che cosa ci colpisce? La preghiera! Si prega dappertutto: nelle cappelle, sulle strade, sul monte Križevac, sul Podbrdo. Si prega anche nelle case. Non c’è dubbio che la Madonna rinnova la Chiesa. In che modo? Con la preghiera. Oggi, l’attacco di Satana riguarda la fede. Oggi, quale è il più grande pericolo nella Chiesa? Che la gente perde la fede. Il Sinodo dei vescovi dell’Europa ha detto che in Europa c’è una apostasia silenziosa. Tanti pensano che con la morte finisce tutto. La perdita della fede è la malattia spirituale dell’Europa oggi. Qual’è la medicina che la Madonna ha trovato per guarire la perdita della fede che è il vero pericolo del nostro tempo? Lo disse già Paolo VI: “Oggi, la vera questione è quella della fede”. La Madonna attraverso la preghiera, porta le gente a incontrare Dio, a incontrare Gesù Cristo, nella Santa Messa, nella confessione… A Medjugorje, tutti sono credenti. Il problema di fondo oggi, prima ancora della morale, è quello della fede. Dunque, la Madonna rinnova la Chiesa attraverso la preghiera, perché la preghiera fortifica la fede. I pellegrini ritornano a casa da Medjugorje con una fede più viva. Ci sono alcuni, specie i giornalisti, che fanno le solite critiche vedendo i negozietti o le macchine nuove. Tutto ciò non mi scandalizza affatto. Io non sono contrario a un giusto benessere materiale, a condizione che Dio sia al primo posto. Non idealizzo la parrocchia di Medjugorje, come se non avesse i suoi limiti. Dico che è una parrocchia che vive la fede come poche parrocchie. Ho visitato tanti santuari in Europa, ma da nessuna parte ho trovato il fervore della preghiera che c’è a Medjugorje. Ci sono dei difetti, ma non mi scandalizzano. Le fragilità umane non impediscono alla Madonna di realizzare i suoi piani. Medjugorje è l’unico villaggio dove tutta la gente ha creduto compatta alle apparizioni, affrontando con coraggio la persecuzione. Questo non è avvenuto a Fatima, non è avvenuto a Lourdes.

Perché la Madonna ha scelto questo paese?
La Madonna ha detto che è venuta qui per completare quello che ha iniziato a Fatima. Nel messaggio di Fatima c’è questa figura anticristica del comunismo ateo. La Madonna l’ha sconfitto qui a Medjugorje, in un paese comunista. Io ho visto il comunismo crollare nei cuori. La Madonna ha detto: non abbiate paura! La Madonna e più forte del comunismo! Qui, in un paese comunista, è crollato il comunismo!

Ma non è stato il papa Giovanni Paolo II con la sua preghiera, con la sua influenza nel mondo, con la sua azione diplomatica e pastorale che ha fatto crollare il comunismo?
Si, ma Giovani Paolo II era il papa dell’Totus Tuus! Un strumento di Maria!

La Madonna ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa
Talvolta mi sembra che siamo un po’ pretenziosi riguardo Medjugorje, credendo che Medjugorje sia il centro del mondo… pensiamo a tutto quello che si vive nella Chiesa universale! La salvezza del mondo non dipende da Medjugorje. Gesù ha già salvato il mondo, la Chiesa è viva!
Medjugorje è un po’ come Nazaret…un villaggio emarginato e sconosciuto. La Madonna ci ha richiamato spesso a non diventare orgogliosi e a restare nell’umiltà. Non c’è dubbio però che la Gospa ha scelto questa parrocchia per rinnovare la Chiesa! L’ha scelta come un strumento. Ma la parrocchia non deve dimenticare che è un “strumento inutile”, come ha detto Gesù… Siamo tutti strumenti inutili. Facciamo quello che dobbiamo fare, ma senza attribuirci dei meriti. E’ infatti per divina benevolenza che qui vengono date grazie speciali.
Poi, c’è un’altra cosa che mi colpisce. Marija, la veggente che riceve il messaggio per la parrocchia, abita in Italia, a Milano. Però, la Madonna, quando dà il suo messaggio, dice: “qui a Medjugorje”… Questo è il luogo santo, il luogo di grazia, anche se le apparizioni avvengono da un’altra parte! La Madonna ha detto: “Qui do particolare grazie”. Qui! Non bisogna dimenticare poi che Il segno sarà dato qui, in questa terra, in questo luogo, sul Podbrdo e sarà visibile da qua. Il più bello deve ancora venire. Tutto questo è una preparazione e Medjugorje sarà ancora più conosciuto in avvenire.
Il cardinale Ivan Dias – prefetto della Congregazione della Dottrina della fede – ha fatto l’8 dicembre 2007, come legato pontificio, inviato del Papa, un discorso a Lourdes dove ha aperto le celebrazioni del 150º anniversario delle apparizioni della Madonna. Ha detto che la Madonna durante gli ultimi due secoli ha preparato il suo esercito per combattere e vincere la grande battaglia contro le potenze del male, contro l’Anticristo. Questo discorso e stato pubblicato sull’Osservatore Romano del 9 dicembre 2007. La Madonna, con la sua apparizione di Rue de Bac a Parigi è intervenuta in soccorso della Chiesa, mentre nel mondo andava crescendo l’impostura anticristica, quella cioè di una società che si illude di salvare se stessa, con le sole sue forze, a prezzo dell’apostasia dalla verità. Medjugorje è la fase finale di questa lotta escatologica, al termine della quale avremo un tempo di pace, “un tempo di primavera”, come dice la Gospa. Si tratta di prospettive che sono presenti anche negli insegnamenti degli ultimi Papi, a partire da Paolo VI. Voglio dire con questo che Medjugorje è collocato nel cuore della Chiesa e del grande compito che essa deve svolgere per salvare la nostra generazione.

Talvolta ci può sembrare che i cattolici sono un po’ timidi, un po’ ipocriti, vivono la loro fede tranquillamente, come una tradizione antica, senza zelo… compromessi con i valori del mondo…
Il cardinal Dias ha citato una frase del cardinale Woytila poco prima di diventare Papa: “Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi di fronte alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo”. Siamo nel momento della più grande battaglia escatologica di tutti i tempi, e la Chiesa cattolica sembra non essersene accorta. Tuttavia il ruolo del “piccolo gregge” sarà decisivo. La Madonna per schiacciare la testa al serpente ha bisogno delle persone che hanno risposto alla sua chiamata e che e le sono fedeli.

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E Olmi scambia il cristianesimo per la Caritas

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2011

E Olmi scambia il cristianesimo per la Caritas dans Anticristo olmiefazio

Il cristianesimo ridotto a religione sociale. A mistica della solidarietà e dell’accoglienza. È una tendenza via via crescente in televisione, al cinema, nei giornali. Ne abbiamo avuto un ultimo esempio anche l’altra sera a Che tempo che fa di Fabio Fazio, ospite principale Ermanno Olmi, in passato il cineasta italiano di più elevato spessore religioso. Tocca dire in passato, peraltro con rammarico, dopo aver visto Il villaggio di cartone, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia e nei cinema da venerdì prossimo.
Anche l’altra sera Olmi ha confermato la tesi in odore di eresia della sua pellicola nella quale, alla prima scena, un gigantesco braccio meccanico spoglia una chiesa del suo crocifisso mentre qualcun altro toglie dalle pareti le immagini devozionali. Quell’edificio non è più luogo di culto ma, è la metafora del film, proprio ora che il battistero è diventato un abbeveratoio e le candele servono per riscaldare infreddoliti ospiti, paradossalmente corrisponde meglio alla sua natura. Tra i banchi, vicino all’altare e nella sacrestia viene accolto e nascosto un gruppo d’immigrati nordafricani e così il prete (Michael Lonsdale) riscopre la sua vera vocazione: «Ho fatto il prete per fare del bene, ma per fare il bene non serve la fede. Il bene è più della fede», riflette il sacerdote, alter ego dello stesso Olmi. «Non siete d’accordo?», ha chiesto Olmi al pubblico di Fazio. Figurarsi.
Insomma, per l’ex cineasta di più elevato spirito religioso, la fede è diventata un intralcio a compiere il bene e il crocifisso un impedimento ad accogliere gli immigrati. Missione peraltro sacrosanta, come ha argomentato in un recente intervento sull’Espresso («Amerai lo straniero come te stesso») anche il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura nonché, insieme con Claudio Magris, consulente di Olmi per Il villaggio di cartone. Sarebbe bastato lasciare al suo posto il crocefisso anziché deporlo alla prima scena. E avremmo potuto discutere a lungo sulla mancanza di carità tra i cristiani verso gli stranieri. Invece, sia alla Mostra di Venezia che da Fazio Olmi ha sottolineato che «è troppo facile inginocchiarsi davanti a un simbolo di cartone. Cristo è morto in croce duemila anni fa. Ora bisogna inginocchiarsi davanti a chi soffre, agli immigrati, ai giovani senza lavoro, a chi è vittima della droga». Applausi della platea. Così la riduzione sociale del cristianesimo rischia di passare in prima serata con le benedizioni più prestigiose e autorevoli. E anche nei sacrari della cultura come il Piccolo Teatro Strehler dove ieri sera, post anteprima, Olmi è stato applaudito da Ferruccio De Bortoli, Giulio Giorello e don Gino Rigoldi.
Eppure, il regista aveva intestato il pressbook del suo film con una frase di Indro Montanelli che avrebbe dovuto illuminarlo: «L’unica grande rivoluzione avvenuta nel nostro mondo occidentale è quella di Cristo il quale dette all’uomo la consapevolezza del bene e del male, e quindi il senso del peccato e del rimorso. In confronto a questa, tutte le altre rivoluzioni – compresa quella francese e quella russa – fanno ridere». Invece il verbo della religione sociale ha prodotto e rischia di produrre una conversione al contrario anche in certi ambienti cristiani. Prima verrebbero le buone azioni, la solidarietà e la virtù, come se la Chiesa fosse una gigantesca Caritas. Poi la fede. Ma a questo punto la venuta di Gesù Cristo sarebbe superflua. Al contrario, nel Dialogo dell’Anticristo il grande filosofo russo Vladimir Solov’ev fa dire allo starets Giovanni rivolto all’imperatore che lo interroga su ciò a cui tengono i cristiani: «Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso e tutto ciò che proviene da lui». Carità compresa.

di Maurizio Caverzan – Il Giornale

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Don Bosco assiste a un conciliabolo di demòni

Posté par atempodiblog le 13 juin 2011

Don Bosco assiste a un conciliabolo di demòni dans Anticristo donbosco

Nella notte del 1° dicembre del 1884 il chierico Viglietti, che faceva da segretario a Don Bosco, fu svegliato di soprassalto da grida strazianti che venivano dalla camera del Santo. Balzò subito da letto e stette ad ascoltare. Don Bosco, con voce soffocata dal singhiozzo, gridava: “Ohimè, ohimè, aiuto, aiuto!”.
Viglietti entrò e disse: “Oh, Don Bosco, si sente male?”.
“Oh, Viglietti – rispose svegliandosi -; no, non sto male, ma non potevo più respirare. Ma basta: ritorna tranquillo a letto e dormi”.
Al mattino, dopo la Messa, “Oh, Viglietti, non ne posso proprio più, ho lo stomaco rotto dalle grida di questa notte. Sono quattro notti consecutive che faccio sogni che mi costringono a gridare e mi stancano all’eccesso”.
E narrò che, tra l’altro, aveva sognato la morte di Salesiani a lui carissimi. Ma il sogno che l’aveva maggiormente impressionato era stato il seguente.

Gli era parso di essere in una grande sala dove diavoli in gran numero tenevano congresso e trattavano del modo di sterminare la Congregazione Salesiana. La loro figura era indeterminata e si avvicinava piuttosto alla figura umana. Parevano ombre che ora si abbassavano e ora si alzavano, si accorciavano, si stendevano, come farebbero molti corpi che dietro avessero un lume trasportato or da una parte or dall’altra, ora abbassato al suolo e ora sollevato. Ma quella fantasmagoria metteva spavento.
Ora ecco uno dei demòni avanzarsi e aprire la seduta. Per distruggere la Congregazione Salesiana propose un mezzo: la gola. Fece vedere le conseguenze di questo vizio: inerzia per il bene, corruzione dei costumi, scandalo, nessuno spirito di sacrificio, nessuna cura dei giovani. Ma un altro diavolo gli obiettò: “Il tuo mezzo non è efficace perché la mensa dei religiosi sarà sempre parca e il vino misurato. La Regola fissa il loro vitto ordinario. I superiori vigilano per impedire che succedano disordini. No, non è questa l’arma per combattere i Salesiani. Procurerò io un altro mezzo che ci faccia ottenere meglio il nostro intento: l’amore alle ricchezze. In una Congregazione religiosa quando entra l’amore alle ricchezze, entra insieme l’amore alle comodità, si cerca ogni via per avere un peculio, si rompe il vincolo della carità perché ognuno pensa a se stesso, si trascurano i poveri per occuparsi solo di quelli che hanno fortuna, si ruba alla Congregazione”.
Costui voleva continuare, ma sorse un terzo demonio: “Ma che gola!”. – esclamò -. “Ma che ricchezze! Tra i Salesiani l’amore alle ricchezze può vincere pochi. Sono tutti poveri i Salesiani. In generale poi sono così immensi i loro bisogni per i tanti giovani e per le tante case, che qualsiasi somma, anche grossa, verrebbe consumata. Non è possibile che tesoreggino. Ma ho io un mezzo infallibile per rovinare la Società Salesiana e questo è la libertà. Indurre quindi i Salesiani a sprezzare le Regole, a rifiutare certi uffici pesanti e poco onorifici, spingerli a fare scismi dai loro superiori con opinioni diverse, ad andare a casa col pretesto d’inviti e simili”.
Mentre i demòni parlamentavano, Don Bosco pensava: “Io sto ben attento, sapete, a quanto andate dicendo. Parlate, parlate pure, che così potrò sventare le vostre trame”.
Intanto saltò su un quarto demonio: “Ma che!”, gridò. “Armi spezzate le vostre. I superiori sapranno frenare questa libertà, scacceranno via dalle case chi osasse dimostrarsi ribelle alle Regole. Qualcuno forse sarà trascinato dall’amore alla libertà, ma la gran maggioranza si manterrà fedele. Io ho un mezzo adatto per guastare tutto fin dalle fondamenta; un mezzo tale che a stento i Salesiani se ne potranno guardare: sarà proprio un guasto in radice.
Ascoltatemi con attenzione: persuaderli che l’essere dotti è quello che deve formare la loro gloria principale. Quindi indurli a studiare molto per sé, per acquistare fama, e non per praticare quello che imparano, non per usufruire della scienza a vantaggio del prossimo. Perciò boria nelle maniere verso gli ignoranti e i poveri, poltroneria nel sacro ministero. Non più oratori festivi, non più catechismi ai fanciulli, non più scuolette basse per istruire i poveri ragazzi abbandonati, non più lunghe ore di confessionale. Terranno solo la predicazione, ma rara e misurata, e questa sterile perché fatta a sfogo di superbia, col fine di ottenere le lodi degli uomini e non di salvare anime”.
La proposta di costui fu accolta da applausi generali. Allora Don Bosco intravide il giorno in cui i Salesiani avrebbero potuto illudersi che il bene della Congregazione dovesse consistere unicamente nel sapere, e
temette che non solo così praticassero, ma anche predicassero doversi così praticare.

Anche questa volta Don Bosco se ne stava in un angolo della sala ad ascoltare e a vedere tutto, quando uno dei demòni lo scoperse e gridando lo indicò agli altri. A quel grido tutti si avventarono contro di lui urlando: “La faremo finita!”.
Era una ridda infernale di spettri, che lo urtavano, lo afferravano per le braccia e per la persona, ed egli a gridare: “Lasciatemi! Aiuto!”.
Finalmente si svegliò con lo stomaco tutto sconquassato dal molto gridare.

Don Bosco raccontando il sogno piangeva. Il chierico Viglietti gli prese la mano e stringendosela al cuore, gli disse: “Ah, Don Bosco, noi con l’aiuto di Dio le saremo sempre fedeli e buoni figliuoli!”.
“Caro Viglietti”, rispose Don Bosco, “sta’ buono e preparati a vedere gli avvenimenti… Vi saranno di quelli che vorranno soprattutto la scienza che gonfia, che procaccia loro le lodi degli uomini e che li rende sprezzanti di chi essi vedono da meno di loro per sapere”.

Tratto da: Sogni Don Bosco
Fonte: Spiritualità Giovanile Salesiana

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