Il popolo della notte

Posté par atempodiblog le 19 octobre 2013

Discoteche, ecstasy, corse clandestine, riti macabri e profanazione di tombe: è inquietante il fenomeno di tanti giovani che scelgono la notte per “vivere”. Qualche riemedio elementare.
di Carlo Climati – Il Timone

Il popolo della notte dans Anticristo g4do

Negli ultimi anni, uno strano fenomeno sta caratterizzando sempre di più la vita di tanti giovani: quello della vita di notte. Moltissimi ragazzi scelgono di vivere nel buio, lasciandosi intrappolare da uno stile di vita trasgressivo e senza limiti. Escono tardi e ritornano a casa con le prime luci dell’alba, dopo molte ore trascorse in un pub o in discoteca. La notte, così, non è soltanto uno spazio di tempo, ma diventa una condizione dell’animo umano, uno stato di oscurità e di abbrutimento. Un vero e proprio buio interiore. Tra i pericoli di questa nuova moda, c’è sicuramente l’ecstasy, la nuova droga venduta in molti locali da ballo. Produce un’eccitazione del tutto innaturale ed una perdita di consapevolezza delle reazioni del proprio corpo. Il rischio mortale è legato al possibile colpo di calore, dovuto all’eccessiva attività fisica e all’aumento critico della temperatura.
Andando a ballare nel cuore della notte, i ragazzi manifestano un normale desiderio di dialogo e di comunicazione. Hanno voglia di stare assieme a qualcuno. Ma poi, si ritrovano soli.
La musica assordante, infatti, impedisce di parlare. E così, pur essendo circondati da tante persone, i giovani rimangono muti, privati della possibilità di dialogare. È come se ognuno ballasse dentro un guscio, isolato dal resto del mondo.
Intanto, intorno, si consuma lo spettacolo messo in scena dagli organizzatori della serata.
Sui cubi si esibiscono ragazze e ragazzi ridotti a una banale dimensione di un corpo. Non sono più esseri umani, ma soltanto delle belle statue in movimento.
Il ritmo della musica è talmente forte che la droga diventa quasi una “medicina” da prendere, per stare al passo con gli altri. I frutti di certi comportamenti, troppo spesso, sono quelli che si leggono sui giornali del giorno dopo. Gli incidenti del sabato sera sono la logica conseguenza di un “cocktail” micidiale che riempie le notti di molti giovani: droga, alcolici, musica assordante, luci psichedeliche, impossibilità di comunicare…
E non è questo, purtroppo, l’unico modo per morire sulla strada. Un altro grande pericolo della vita notturna è il fenomeno delle folli corse in moto e in automobile.
Si tratta di vere e proprie gare clandestine, in cui molti ragazzi credono di misurare la propria potenza. In genere, vengono improvvisate in zone isolate, periferiche, dove si possono trovare lunghi tratti di strada poco frequentati. Il fenomeno sta crescendo, ormai, in molte parti del mondo e si lega ad un’altra triste piaga: quella delle scommesse clandestine. Mentre i ragazzi corrono, c’è chi sta a guardare e punta soldi sul possibile vincitore. Così, la vita e la morte diventano un macabro gioco con il quale arricchirsi. Sulla pelle delle persone…

Un altro fenomeno in crescita tra i giovani è quello di certe macabre “visite” notturne ai cimiteri. Negli ultimi anni, questo disgustoso “passatempo” ha dato origine a numerosi episodi di vandalismo e di profanazione, a volte legati anche al satanismo giovanile.
Nella notte di Halloween del 2001, in un paesino della Sardegna, otto minorenni mascherati da streghe, fantasmi e diavoli sono entrati in un cimiteri. Dopo aver scavalcato il cancello, hanno cominciato a scherzare e a rincorrersi. Poi hanno forzato la porta del ossario e hanno sparso le ossa tra le tombe e i vialetti.
Qualche anno prima, nel 1996, la procura di La Spezia aveva avviato una vasta indagine, denominata “Operazione Diablo”, per smantellare un’organizzazione di giovani dedita alla profanazione ,di tombe, al furto di oggetti sacri e a riti satanici di vario genere. Una ragazza, appena ventenne, si faceva chiamare con uno pseudonimo: “Morgana”. Assieme a un suo coetaneo, ha compiuto atti vandalici nei cimiteri. I due ragazzi hanno distrutto alcune statue e bruciato una croce di legno. Inoltre, hanno coperto le lapidi di scritte come “Ave Satana” e “Supporta la guerra contro i cristiani”.

Come aiutare i giovani a non cadere in certe trappole? La prima proposta da fare, anche se può apparire banale, è quella di recuperare il valore del sonno e comprendere l’importanza del riposo durante notte.
Ogni tanto, naturalmente, può capitare di fare tardi. Ma quello non può diventare un’abitudine, uno stile di vita.
Scambiare sempre il giorno con la notte significa, inevitabilmente, pagarne le conseguenze.
La seconda proposta è quella di insegnare al ragazzi una sana “cultura del limite”, che deve essere alla base di ogni autentica civiltà.
Purtroppo, oggi, molti giovani sono educati con lo stile della totale anarchia. Spesso sono gli stessi genitori a proporre ai ragazzi questo tipo di insegnamento. A volte, mentre parlano dei loro figli, li sentiamo dire: “Io lo lascio libero, deciderà lui quando sarà maggiorenne”. Oppure: “Non voglio condizionarlo, deve essere lui a scegliere liberamente”.
Il rischio, quindi, è che i ragazzi rimangano degli eterni bambinoni. Che non crescano mai e non si assumano le proprie responsabilità. Con la scusa del “lasciarli liberi di scegliere”, i giovani finiscono per non essere educati. E la libertà diventa una trappola.

Oggi, purtroppo, il termine “libertà” viene spesso inteso come “libertà di fare tutto”. Ma per essere davvero liberi è necessario porre dei confini morali alle proprie azioni. Altrimenti, tutto diventa lecito. Non c’è più rispetto per se stessi e per gli altri.
Per giustificare certi comportamenti negativi viene utilizzata un’altra parola molto popolare: “libertà di scelta”.
Oggi si sente spesso dire che drogarsi è una scelta, oppure che abortire è una scelta. E così con la scusa della “scelta” ci si sente autorizzati a compiere il male. Invece, sarebbe il caso di capire che noi non siamo soli. E che le nostre scelte possono danneggiare altri esseri umani. Ce lo ha fatto capire il grande regista Frank Capra, con un’immagine molto bella del film “La vita è meravigliosa”, la storia di un angelo che riesce a distogliere un uomo in crisi, George Bailey, dalla sua intenzione di suicidarsi.
George (l’attore James Stewart), nel corso della sua esistenza, non aveva fatto altro che seminare il bene. Aveva costruito un villaggio per i poveri e salvato la vita a suo fratello Harry. Il fratello, a sua volta, aveva salvato la vita a tanti soldati, durante la guerra.
L’angelo mostra a George come sarebbe stata diversa, e triste, la, sua città se lui non fosse mai nato. Nessuno avrebbe mai costruito le case per i poveri. E nessuno avrebbe salvato la vita a suo fratello, il quale, essendo morto, non avrebbe potuto salvare i soldati.
L’angelo dice a George: “La vita di un uomo è legata a quella di tanti altri uomini. E quando quest’uomo non esiste, lascia un vuoto”.
Ecco perché la vera educazione dei giovani è quella che propone dei limiti, delle regole, dei “no”. Inizialmente potrà sembrare meno simpatica e meno gradita, ma a lungo andare si rivelerà la soluzione migliore per illuminare la grande notte che tanti ragazzi hanno “dentro”.

Ricorda
“Oggi il mondo brulica dei maestri dell’effimero. Non insegnano ai giovani a vivere, ma a come consumare il tempo della vita. Senza slancio ideale e morale, la nuova generazione non sa che cosa fare della propria esistenza e la butta via come un oggetto privo di valore. Senza motivazioni spirituali che la riscattano e la elevano, la vita diventa un fardello insopportabile”(P. Livio Fanzaga, Cristianesimo controcorrente. Pensieri sul destino dell’uomo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, p. 32).

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Posté par atempodiblog le 29 septembre 2013

Caratteristica della teologia morale del diavolo dans Anticristo j85s

Il color cupo del sangue dei Murdstone incupiva anche la religione dei Murdstone, che era austera e rabbiosa. Questa, ebbi poi a pensare, era una necessaria conseguenza della fermezza del signor Murdstone, il quale non poteva permettere a nessuno di sfuggire ai più severi castighi, che sotto qualsiasi pretesto si potessero infliggere.

Sia come sia, ricordo bene le grinte arcigne con cui eravam soliti recarci in chiesa, e ricordo come l’atmosfera stessa del luogo sembrasse mutata.
Ecco: arriva la temuta domenica, e io m’infilo per primo nel nostro vecchio banco come un delinquente condotto, sotto buona scorta, al servizio religioso per prigionieri. Ecco la signorina Murdstone, con la sua gonna di velluto nero che sembra tagliata in un drappo funebre, venir subito dietro di me; poi mia madre; poi suo marito. Non c’è più Peggoty con noi, come una volta. Ecco la signorina Murdstone che brontola le risposte al servizio divino accentuando con crudele soddisfazione le parole più terribili. Ecco: rivedo i suoi occhi cupi fare giro della chiesa, mentr’ella dice “miserabili peccatori”, come se stesse facendo l’appello dei presenti.

Ecco: riesco a intravedere mia madre, che muove timidamente le labbra, stretta fra quei due che le riempion le orecchie col loro brontolio simile a un tuono soffocato. Ecco: mi domando, con improvviso terrore, se per caso non abbia torto il nostro vecchio buon pastore, e non abbiano invece ragione il signore e la signorina Murdstone, e se davvero tutti gli angeli del cielo non siano angeli di distruzione. Ecco: se io muovo un dito, o allento un muscolo della faccia, la signorina Murdstone mi colpisce dolorosamente le costole col suo libro di preghiere.

 di Charles Dickens – David Copperfield. Ed. Mondadori

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Caratteristica della teologia morale del diavolo

Un’altra caratteristica della teologia morale del diavolo è la distinzione esagerata che fa tra questo e quello, tra bene e male, tra giusto e ingiusto. Queste distinzioni diventano divisioni irriducibili. Non presuppongono che forse tutti più o meno abbiamo un poco di colpa, che dovremmo accollarci i torti degli altri per mezzo del perdono, della sopportazione, della comprensione paziente e dell’amore, aiutandoci così, a vicenda, a trovare la verità.

Al contrario, nella teologia del diavolo la cosa importante è di avere sempre assolutamente ragione e di dimostrare che tutti gli altri hanno torto. Questo non porta certo alla pace e all’unione tra gli uomini, perché significa che ognuno vuole aver ragione ad ogni costo o star dalla parte di chi ha ragione. E, per dimostrare di aver ragione, i «fedeli» devono punire ed eliminare tutti quelli che sono nel torto.

Thomas Merton – Nuovi semi di contemplazione. Ed. Garzanti

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Satana in azione con la falsa profezia, le false apparizioni e i falsi messaggi

Posté par atempodiblog le 27 septembre 2013

Satana in azione con la falsa profezia, le false apparizioni e i falsi messaggi dans Anticristo nqu9C’è chi va a  Medjugorje e poi si mette in proprio con apparizioni private, locuzioni private… si mette a dare messaggi… […]
Anche di quelli che hanno risposto alla chiamata della Gospa, che vanno a frugare, si dice, nei depositi di spazzatura, no? Vanno a frugare dappertutto. A cercare che cosa? Mi  chiedo io. A cercar che cosa? Io mica le mando a dire, eh? Come ho detto a suo tempo a uno: tu segui i messaggi della Gospa e poi ti compiaci di leggere i messaggi di Vassula Ryden … ma non ti vergogni? Questo è un richiamo che faccio generalizzato. Guarda che questa non è una esagerazione. Abbiamo la Madonna che parla punto e basta. […]
Siamo già entrati in una fase dove Satana vuole scompaginare i seguaci di Maria. Come fa Satana a scompaginare i seguaci di Maria? Lo fa soprattutto con la falsa profezia, con le false apparizioni, con i falsi messaggi… che poi sembrano belli. Ragazzi miei, ma dico, uno ti può preparare un bellissimo pranzo, ma se poi ti mette l’arsenico nel caffè? Perché il diavolo ti mette il veleno alla fine, quando dici “uh, che bel pranzo”. […] Dopo che bevi il caffè ti trovi lontano da Dio e fuori dalla Chiesa. Guarda che bisogna avere il discernimento. Diceva san Bernardo che il discernimento è un uccello raro. D’accordo, ma noi abbiamo la Chiesa che ci aiuta a discernere. […]
Quando incominciano i gruppuscoli dove c’è quella che dà i messaggi, in genere è sempre quella, no? State attenti. [...]
Questo ve lo dico perché nei gruppetti son lì tutti a dipendere da quel che dice quella… e quella è la voce di Dio.. e quella è infallibile… ma fate un piacere… Questa è la schiavitù dello spirito.  E’ la dipendenza psicologica. Ma scherziamo? Quindi state attenti a queste forme che son talmente diffuse da far paura. La gente è presa dalla gola spirituale, è tirata dentro e diventa schiava di altre persone. Quindi drizzate bene le orecchie, vivete nella libertà dei figli di Dio. Noi abbiamo un grande punto di riferimento che ci ha dato veramente Dio, perché quando Gesù ha detto: “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa e le porte dell’Inferno non prevarranno”, ha voluto dire che Dio da uno speciale aiuto al Papa, soprattutto nell’insegnamento, non nella santità della vita che se la deve conquistare, però anche se il Papa non è un grande teologo Dio gli da un carisma speciale per cui nell’insegnamento della fede e della morale, cioè di quello che noi dobbiamo credere  e di ciò che noi dobbiamo fare, gli da un aiuto speciale perché non ci tragga in inganno. Questo è il carisma di Pietro. Dio gli da un aiuto speciale perché non ci tragga in inganno, questa è l’infallibilità e che non insegni cose sbagliate, da credere o da fare. Allora proprio per questo le porte dell’inferno non prevarranno.

di Padre Livio Fanzaga (versione audio)

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Alcuni consigli per riconoscere le false apparizioni e i falsi profeti

Posté par atempodiblog le 27 septembre 2013

Alcuni consigli per riconoscere le false apparizioni e i falsi profeti
Tratto da: Maria a Medjugorje

Alcuni consigli per riconoscere le false apparizioni e i falsi profeti dans Anticristo rqci

1) Gesù e Maria sono umili nei loro messaggi, non parlano male di nessuno ne della Chiesa e del clero, annunciando punizioni su di loro, e ne delle persone che non credono all’apparizione. Credo che in questo mondo ci sia qualcosa di più grande da punire della Chiesa perciò non date retta a questo genere di apparizioni. Il demonio con questi messaggi cerca di mettere i cristiani contro la chiesa.

2) Gesù e Maria non spaventano nessuno e non annunciano punizioni o altri avvenimenti futuri, se non in forma di segreto o avvertimento come è successo a Fatima. Se la Madonna a Medjugorje ad alcuni veggenti ha rivelato avvenimenti futuri in segreti, perchè dovrebbe rivelare pubblicamente gli stessi avvenimenti ad altre persone con l’ordine di renderli pubblici???

3) Gesù e Maria danno dei messaggi significativi con lo scopo di ravvivare la fede, non messaggi vuoti e inutili, buoni solo per soddisfare le nostre curiosità. Il demonio cerca di far dimenticare o mettere in secondo piano i veri messaggi che sono quelli di Medjugorje. Non andate alla ricerca di mistici, veggenti e gente che affermano di avere il dono della locuzione: Gesù ce l’abbiamo nell’Eucarestia ricordiamocelo, perciò non abbiamo bisogno di loro.

4) Gesù e Maria non chiacchierano: sono false le apparizioni di veggenti che parlano con Gesù e Maria come se stessero a parlare del più e del meno con una persona qualsiasi.

5) Gesù e Maria non commentano i precetti della Chiesa;

6) State attenti a tutti quelle persone che distribuiscono olii, acque ed altre sostanze che affermano di venire dall’aldilà ed essere fondamentali per la nostra salvezza. Questa è solo superstizione ed ha lo scopo di far passare in secondo piano fenomeni reali come Lourdes e farci dimenticare che la salvezza ce la dobbiamo meritare con ben altro .

7) State attenti a quelle persone che affermano di parlare con le anime dei defunti. Lasciate perdere tutti quelli che praticano sedute spiritiche e simili perchè sono sempre state condannate dalla Chiesa, in particolare quelli che praticano la scrittura automatica (o gioco del cartellone). State attenti anche a quelle persone che affermano di parlare con le anime del purgatorio, del paradiso o (ancora peggio) dell’inferno perchè possono essere state ingannate dal demonio. Ne è un caso quello di Maria Simma in cui lei stessa, nelle sue svariate interviste (che hanno contribuito ad aumentare la preghiera alle anime del purgatorio), ha affermato di essere stata ingannata più volte da demoni che si sono presentati come anime in cerca di preghiere. Questo significa che tutto quello che è scritto nei suoi libri va preso con le pinze. Ne è un esempio l’eresia scoperta nel suo libro “il testamento di Maria Simma” da Padre Livio, direttore di Radio Maria, in cui afferma che l’anima dell’uomo dopo la morte ha ancora tre giorni di tempo per pentirsi. Questo è falso perchè nel momento della morte l’anima ha già fatto la sua scelta e non può fare nulla per cambiarla. E’ un grosso inganno del demonio che sta facendo credere a tante persone di aver tutto il tempo di convertirsi anche dopo la morte, cioè “fai quello che ti pare tanto anche dopo la morte potrai salvarti”.

8 ) Ricordatevi che anche il demonio può fare prodigi particolari tra cui guarigioni e miracoli. Lo scopo è quello di attirare buoni cristiani per portarli fuori strada successivamente.

9) La locuzione è un dono che viene dato a persone umili con il cuore puro. Sono imbroglioni tutti quelli che vantano di avere questi doni e che nello stesso tempo vi chiedono denaro e conducono una vita di peccato.

10) State attenti ai siti internet e sopratutto alle case editrici che pubblicano materiale su mistici e veggenti sconosciuti, profezie apocalittiche di provenienza poco chiara e che parlano male della Chiesa, degli ordini religiosi, dei cammini di fede e di tutto ciò che è di aiuto per un cristiano.

Per concludere ecco due brani molto interessanti che chiariscono molte cose. Il primo è tratto dalla seconda lettera di Pietro versetti 3,3-10 (I falsi dottori), mentre il secondo è tratto dall’opera di Maria Valtorta (n.d.r. sta pubblicato anche in questo sito in forma integrale nella sezione “discernimento spirituale” con il titolo “Ultimi tempi”):

Dalla seconda lettera di Pietro 3,3-10: i falsi dottori

Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: « Dov’è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione ». Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano gia da lungo tempo e che la terra, uscita dall’acqua e in mezzo all’acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.

Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono ; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta.

Ultimi tempi:

«Satana, padre di menzogna e protettore dei menzogneri, aiuta i suoi servi e seguaci con falsi prodigi, che però possono essere riconosciuti non buoni perché sempre uniti a paura, turbamento e menzogna. I prodigi di Dio voi li conoscete: danno pace santa, letizia, salute, fede, conducono a desideri e opere sante. Gli altri no. Perciò riflettete sulla forma e le conseguenze dei prodigi che potrete vedere in futuro ad opera dei falsi Cristi e di tutti coloro che si ammanteranno nelle vesti di salvatori di popoli e saranno invece le belve che rovinano gli stessi. ….. E anche allora, per corrompere e trarre fuori della via giusta coloro che resteranno fedeli al Signore sorgeranno quelli che diranno: “Il Cristo è là, il Cristo è qua. E in quel luogo. Eccolo”. Non credete. Nessuno creda, perché sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti che faranno prodigi e portenti tali da indurre in errore, se fosse possibile, anche gli eletti, e diranno dottrine in apparenza così confortevoli e buone a sedurre anche i migliori, se con loro non fosse lo Spirito di Dio che li illuminerà verità e l’origine satanica di tali prodigi e dottrine. Io ve lo dico. Io ve lo predico perché voi possiate regolarvi. Ma di cadere non temete. Se starete nel Signore non sarete tratti in tentazione in rovina».

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Padre Livio indaga le strategie del Male

Posté par atempodiblog le 16 septembre 2013

Padre Livio indaga le strategie del Male
L’Eco di Bergamo

Padre Livio indaga le strategie del Male dans Anticristo Fanzaga
Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, filosofo e teologo

Credo dunque che oggi sia in corso un attacco di Satana all’umanità, un attacco talmente grave che potrebbe portare anche alla fine del mondo, perché oggi il mondo ha la possibilità di distruggere se stesso con le armi a sua disposizione, e il Demonio non vuol lasciarsi sfuggire l’occasione. Mi ricordo un messaggio della Madonna dato a Medjugorjie: il Diavolo vuole distruggere non soltanto la vita e la natura, ma anche il pianeta sul quale viviamo. Per vincere la grande battaglia contro il Male, occorre avere piena consapevolezza del rischio che il mondo oggi corre. Eppure la coscienza collettiva pare andare in senso opposto: c’è infatti un diffuso clima di secolarizzazione per cui si cerca di operare una demitizzazione generale. Per cui i miracoli sarebbero dei semplici modi di dire; per cui si legge la Scrittura in un modo simbolico, con un’esegesi che finisce per distruggere la stessa parola di Dio, dicendo per esempio che la moltiplicazione dei pani non è avvenuta, ma è una immagine che mostra come Gesù voglia insegnarci la condivisione. Insomma, è in atto una vera e propria demolizione della Sacra Scrittura. Mentre la Bibbia va presa sul serio. Soprattutto laddove parla del Diavolo. L’Antico Testamento ne parla nella « Genesi », nel libro di Giobbe, nel libro della Sapienza.
Però dove esplode la presenza di Satana è nei Vangeli. E Gesù Cristo che ha parlato specificamente del Diavolo e del suo potere. E poi ci sono le lettere di san Paolo, di san Pietro, di san Giovanni. Perché è nel Nuovo Testamento che emerge così forte la figura del Maligno? Perché è ormai venuto Colui che lo ha affrontato, l’ha costretto a manifestarsi e l’ha vinto. Quindi dobbiamo prendere molto sul serio le parole e le azioni di Gesù Cristo, perché è lui che ha insegnato agli apostoli e alla Chiesa dei primi tempi chi è il Nemico e come va affrontato, mostrandosi pienamente consapevole di essere venuto proprio per combattere il Principe delle Tenebre. Di questo sono convinti pure gli apostoli, e questa deve essere anche la nostra convinzione. Esistono dunque validi motivi di carattere teologico e pastorale che giustificano il tornare a parlare del Diavolo, il puntare il dito contro il Demonio per svelarne i progetti contro il mondo e l’umanità. Ma basta guardarsi attorno per comprendere quanto siano particolari i tempi che stiamo vivendo: è sufficiente analizzare i fatti di cromaca per vedere l’azione di Satana nella società odierna. Mi ricordo un messaggio della Madonna dei primi anni di Medjugorjie in cui diceva che Satana si propone di distruggere le famiglie. E la gravissima crisi della famiglia di oggi è una palese conferma di questa intenzione diabolica. Allo stesso modo la Regina della Pace ha messo in guardia i giovani, dicendo che Satana vuol distruggerli con quello che gli offre, usando il loro tempo libero per far loro del male. Sono dunque questi due fronti – della famiglia e dei giovani – gli ambiti dove Satana indirizza i maggiori attacchi. Però se dovessi parlare a un non credente dell’esistenza del Demonio – tra l’altro ha notato che quando si parla del Demonio anche i non credenti rizzano le orecchie, più ancora di quando parli di Dio – allora direi che la più perfetta definizione dell’attività di Satana l’ha data Gesù Cristo stesso quando ha detto che Satana è il padre della menzogna ed è omicida fin dall’inizio. Satana opera dunque sui versanti della menzogna e della violenza. La menzogna, prima di tutto: oggi la cultura dominante – specialmente quella mass mediatica – è un grande inganno, poiché sostiene che la vita finisce con la morte, che non ha la prospettiva dell’Eternità, e afferma la vita senza Dio, sostenendo che senza Dio si vive meglio, che senza religione c’è la pace, fino a dire che l’uomo può salvare se stesso. Questa grande menzogna del mondo contemporaneo, cioè la falsa visione della vita, è la prima evidente vittoria di Satana che sta ingannando il mondo su quello che la vita realmente sia. Il secondo versante su cui il Diavolo opera è quello della violenza; a questo riguardo basta citare il miliardo di aborti legali degli ultimi vent’anni, cioè la violenza inaudita che colpisce la vita nascente. E poi la violenza sulla vita che volge al termine, quando il malato è ridotto a un costo sociale o a un incomodo, per cui si può decidere di non tenerlo in vita… Viene in mente quanto scriveva Robert Benson ne Il padrone del mondo sull’istituzione del «sacramento dell’eutanasia». E poi ricordiamo la violenza immane della guerra, perché non dobbiamo mai dimenticare quello che sostiene René Girard – insieme a Lévi-Strauss, il più grande antropologo vivente – quando afferma che l’Apocalisse non è dietro di noi, ma davanti a noi e l’abbiamo costruita noi, poiché abbiamo la possibilità di autodistruggerci. Ecco dunque che su questi due fronti – della menzogna e della violenza – anche un non credente può scorgere l’azione diabolica nel mondo contemporaneo.

di Padre Livio Fanzaga

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Diavolo, esiste!

Posté par atempodiblog le 2 septembre 2013

Diavolo, esiste!
Fin da subito Papa Francesco s’è messo a parlare di Satana. Un inquilino che certa teologia ha banalizzato e ridotto a mito
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio

“Il Demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana” (Paolo VI, 15 novembre 1972)

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 La tentazione di Adamo ed Eva di Michelangelo Buonarroti (Cappella Sistina)

Che guaio aver dimenticato che il Diavolo c’è, diceva qualche anno fa padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia. Satana è quasi scomparso dalle omelie dei parroci, dal catechismo. Cancellato, ridotto a puro mito, a superstizione. E’ come se l’ingresso “da qualche fessura di Satana nel tempio di Dio” di cui parlò un inquieto Paolo VI negli ultimi anni di pontificato, fosse niente di più che la sensazione di un Papa stanco, tormentato, malinconico. La colpa di questo “silenzio sul Demonio”, notava ancora il frate cappuccino, è della “posizione intellettualistica che coinvolge anche certi teologi, i quali trovano impossibile credere nell’esistenza del Demonio come entità non solo simbolica ma reale e personale”. Negli ultimi anni si preferiva parlare del Diavolo con più discrezione, prudenza, forse pudore. “Perfino qualche cardinale non crede al Diavolo”, ammetteva sconsolato padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti italiani e convinto assertore di quanto potente sia quello che nel Vangelo di Giovanni è chiamato il “Principe del mondo”.
Poi è arrivato Francesco, il gesuita argentino, il Papa arrivato dalla fine del mondo, e Satana è tornato a ricorrere con una certa frequenza nelle omelie e nei discorsi pronunciati a San Pietro o a Santa Marta. Lo chiama per nome, con naturalezza, perché per lui non è un mito, una metafora del male. Ma è una figura reale. La cosa ha fatto scalpore, anche perché “è invalsa da tempo nella chiesa l’abitudine di tacere su questo personaggio della divina Rivelazione, banalizzandolo”, ha scritto sull’ultimo numero di Civiltà Cattolica padre Giandomenico Mucci. Ne era consapevole agli albori del Terzo millennio monsignor Alessandro Maggiolini, fino al 2007 vescovo di Como: “E’ vero che la teologia, quella un po’ ‘saputa’, ha lasciato da parte il tema del Diavolo”, diceva al Corriere della Sera. “In particolare – aggiungeva il presule – c’è stata una certa teologia razionalista che ha cercato di demitizzare gran parte della Rivelazione. E così il Diavolo è diventato una specie di fabulazione che proiettava nel campo religioso le paure del subconscio”.

Francesco non era Papa neppure da ventiquattro ore che già ammoniva i suoi fratelli cardinali, nella messa “pro ecclesia” celebrata in Sistina all’indomani dell’elezione al Soglio pontificio, che “quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del Diavolo, la mondanità del Demonio”. Francesco citò Léon Bloy, lo scrittore che, ironia della sorte, la rivista dei gesuiti anni fa scomunicò in quanto “impaziente, talvolta esaltato e sempre estremista”: “Chi non prega il Signore, prega il Diavolo”. Tesi ripetuta e rafforzata dieci giorni dopo, Domenica delle palme, sul sagrato antistante la basilica vaticana: “Con Gesù non siamo mai soli, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili. E in questo momento viene il nemico, viene il Diavolo”. L’entità misteriosa, ma vera e reale, che è “la causa originaria di ogni persecuzione”, ribadiva poi in una delle consuete omelie a braccio tenute poco dopo l’alba nella piccola cappella di Santa Marta. Con “l’odio del Principe del mondo”, insomma, bisogna fare i conti.
L’inferno “esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore”, spiegava Benedetto XVI durante la visita alla parrocchia romana di Santa Felicita nel 2007. Eppure, qualche dubbio, sul finire del secolo scorso, era sorto. Anche perché Giovanni Paolo II – che secondo lo scomparso cardinale francese Jacques-Paul Martin avrebbe praticato in prima persona un esorcismo nel 1982 – assicurò che “la dannazione non è un luogo fisico, ma la situazione in cui viene a trovarsi chi liberamente e definitivamente si allontana da Dio”.

Certo è che “poco se ne può sapere, al punto che lo si potrebbe perfino immaginare vuoto”. Parole che all’epoca (era il 1999) ebbero notevole risonanza, ma che non differivano in nulla da ciò che era ed è rappresentato dal Magistero della chiesa, che sull’inferno insegna tre cose. “La prima: esiste dopo la morte terrena uno stato, non un luogo, che spetta a chi è morto nel peccato grave e ha perduto la grazia santificante con un atto personale. La seconda: questo stato comporta la privazione dolorosa della visione di Dio. La terza: in questo stato c’è un elemento che, con espressione neotestamentaria, è descritto come fuoco. Le due pene, e quindi anche l’inferno, sono eterne”, precisava su Civiltà Cattolica sempre padre Giandomenico Mucci qualche tempo fa. E che l’inferno sia vuoto non è altro che “una formuletta” propria della chiesa contemporanea. “Si risente l’eco del sarcasmo di Voltaire che, in una pagina antisemita, giudicava la dottrina cattolica dell’inferno cosa da domestiche e da sarti”, aggiungeva l’ecclesiologo gesuita.
Una formuletta frutto di un equivoco, l’interpretazione errata di un pensiero di Hans Urs von Balthasar secondo cui sperare nella salvezza eterna di tutti non è contrario alla fede. Ma da qui a dire che l’inferno è vuoto, ce ne passa. Il grande teologo svizzero protestava: “La soluzione da me proposta, secondo la quale Dio non condanna alcuno, ma è l’uomo che si rifiuta in maniera definitiva all’amore a condannare se stesso, non fu affatto presa in considerazione. Sono state ripetutamente travisate le mie parole nel senso che, chi spera la salvezza per tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle, spera l’inferno vuoto”. E poi, parlare di inferno vuoto, “che razza di espressione!”.

Esiste, c’è, e Joseph Ratzinger lo ribadiva anche nell’enciclica “Spe Salvi” del 2007: “Prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere (persone in cui tutto è divenuto menzogna, persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore). In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile. E’ questo che si indica con la parola inferno”.
Sull’esistenza di Satana ha giocato, e non poco, anche il modo in cui è stato raffigurato nei secoli, come è entrato e si è sedimentato nell’immaginario popolare collettivo: un satiro orribile con corna e zampe di capra, ogni tanto pure con pizzetto e coda. Retaggio medievale che è passato al Rinascimento e fino ai giorni nostri. Una tradizione cui “tanto contribuirono le sculture mostruose delle cattedrali gotiche e il fantastico affresco che di Satana diedero Dante, Signorelli e Michelangelo”, scrive padre Mucci. Quel Demonio con corna e coda è il tentativo dei nostri antenati di dare un volto e una sembianza allo spirito del male. Oggi ci appare comica, ridicola, degna di un cartone animato per bambini e nulla di più. Ed è anche questa raffigurazione allegorica che ha progressivamente, soprattutto dai tempi di Voltaire in poi, portato a negarne l’esistenza. “Satana è un essere spirituale, inimmaginabile nella sua perversità, che non può essere compreso e descritto sul piano dell’empiria sensibile”, aggiunge il padre gesuita. Inutile perdere tempo a pensare il Diavolo, c’è e basta. “La sua realtà, esistenza e azione, va ricercata soltanto nella divina Rivelazione interpretata all’interno della tradizione della chiesa”.

Pensare al Diavolo come a una persona è normale, in quanto “facciamo necessariamente riferimento alla sola esperienza che abbiamo, quella dello spirito incarnato. Poiché non abbiamo esperienza diretta dell’esistenza demoniaca, siamo costretti a ricorrere alla terminologia desunta dalla vita umana”. Concetti estremamente chiari a Papa Francesco. Per lui, citare il Diavolo è la normalità, e in questo emerge tutta l’influenza gesuitica, dal momento che proprio negli “Esercizi spirituali” sant’Ignazio ricorda che “l’uomo vive sotto il soffio di due venti, quello di Dio e quello di Satana”. E quest’ultimo, recita la tredicesima regola degli “Esercizi”, “si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto e non essere scoperto”, come un “condottiero che vuole vincere e fare bottino” (quattordicesima regola). Lui, “il nemico della natura umana esamina tutte le nostre virtù teologali, cardinali e morali, e poi ci attacca e cerca di prenderci dove ci trova più deboli e più sprovveduti per la nostra salvezza eterna”.
Per secoli, i Papi hanno parlato del Diavolo, delle sue legioni e dei suoi eserciti, senza farsi troppi scrupoli. Poi è arrivato Immanuel Kant e la musica è cambiata. Il filosofo di Königsberg, infatti, sosteneva che solo la fede razionale può condurre l’umanità fuori dallo stato di minorità. In pratica, come dice Mucci, “è la ragione che deve scegliere le idee che possono soddisfare il suo bisogno”. E una cultura come la nostra “potrebbe mai impegnarsi seriamente in una discussione sul Diavolo?”. L’Illuminismo, insomma, ha cambiato la prospettiva: dal tardo Settecento esso “lavora a confinare l’esperienza religiosa nel campo dell’irrazionale, tende a dissolvere le religioni positive nel pathos sacralizzato della neognosi e del panteismo”.
Michel de Certeau, gesuita pure lui, studioso della letteratura mistica del Seicento, notava anni fa che “oggi la norma non è più la religione, sono le macchine, lo scientismo, il razionalismo esasperato che nega la dimensione spirituale”. Analizzando alcuni film sulla possessione diabolica (primo fra tutti, “L’esorcista” di William Friedkin del 1973), de Certeau scriveva in un piccolo libello, “La lanterna del Diavolo, cinema e possessione”, edito da Medusa, che “il diabolico è la rivolta non contro Dio, ma contro il frastuono oceanico degli uomini”. Il cinema ha ben raccontato il “tema del male come substrato irrazionale della nostra società”.

Ma la chiesa cosa ha ancora da dire e insegnare sul Demonio? Per dare una risposta, è sufficiente richiamarsi alle Scritture e al magistero dei Papi, anche quelli del Novecento, più vicini a noi. Chiaro fu a tal proposito, durante un’udienza generale del novembre 1972, Paolo VI: “Quali sono oggi i bisogni maggiori della chiesa?”, si domandò aprendo l’intervento che non a caso recava, sui documenti ufficiali, il titoletto “Liberaci dal male”. E subito Montini rispose che “uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il Demonio”. Lo disse quasi scusandosi, in tono sommesso: “Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta”, disse come premessa. Il Diavolo, aggiungeva il Pontefice bresciano, “è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale. Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero sull’uomo”.
Non confinava, Paolo VI, quell’episodio al racconto biblico della Genesi, al serpente che incarna la “presenza di un essere invidioso” che Cristo nel Nuovo Testamento definisce “omicida fin da principio”, ma affermava che “è storia che dura tuttora”. Satana “è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana”. Montini lo definì “perfido e astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni”.

Eppure, il dubbio sulla sua esistenza è forte, c’è quasi vergogna ad ammettere che Satana esiste, che la sua presenza reale esercita un potente influsso sull’individuo, la comunità, la società. “Si pensa – aggiungeva Papa Paolo VI – di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti”. Con il rischio concreto e umiliante di finire per “prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari”. Capiva con lungimiranza, il fine intellettuale Montini, che “la nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio”. La domanda, allora, diventa legittima: “Quali sono i segni della presenza dell’azione diabolica?”. E qui il Papa ammetteva l’impossibilità di dare risposte: Serve “molta cautela. Potremmo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile e assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (…) Ma è diagnosi troppo ampia e difficile”.
Se oggi si assiste allo stupore di credenti e non credenti dinanzi alle continue citazioni che Francesco fa del Diavolo, la responsabilità va addebitata “all’assenza nella predicazione e nella catechesi della verità relativa al Demonio”. A dirlo, il 4 maggio scorso in un articolo apparso sull’Osservatore Romano, è stato il teologo Inos Biffi, che esprimeva sorpresa anche “per quei teologi che, per un verso applaudono che finalmente il Vaticano II abbia dichiarato la Scrittura ‘anima della sacra teologia’ e, per l’altro, non esitano – se non a deciderne l’inesistenza – comunque a trascurare come marginale un dato chiarissimo e largamente attestato nella stessa Scrittura, com’è quello relativo al Demonio, ritenendolo la personificazione di un’oscura e primordiale idea di male, ormai demitizzabile e inaccettabile”. Questa concezione, a parere di Biffi, è “un capolavoro di ideologia e soprattutto equivale a banalizzare la stessa opera di Cristo e la sua redenzione”.

Insomma, non dovrebbero stupire i richiami del Papa regnante a una realtà viva e presente il cui potere “è impressionante”. Anche nei documenti del Concilio Vaticano II, scrive ancora padre Giandomenico Mucci, “il Diavolo è corposamente presente”. Eppure, “alcuni teologi hanno accolto l’opinione secondo la quale Satana è frutto della fantasia umana sviluppatasi nell’area del paganesimo e penetrata successivamente nel pensiero giudaico”. Della serie, Belzebù con zampe di capra e corna in capo. Idee, queste, “fatte passare per verità definitivamente acquisite”. Sembrerebbe, dunque, che il Demonio abbia vinto la sua prima (ma fondamentale) battaglia, lui che – scriveva Charles Baudelaire – usa l’astuzia di non far credere alla sua esistenza per meglio raggiungere i suoi scopi.

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L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2013

L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare
di Padre Livio Fanzaga

L’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare dans Anticristo Padre-Livio

In merito al discernimento degli spiriti e dei segni, bisogna sempre tener presente un insegnamento che ricaviamo da san Giovanni della Croce, nella Salita al monte Carmelo. Questo dottore della Chiesa conduce un attento esame di tutti i fenomeni mistici e arriva a dire che tutti possono essere imitati da Satana – che, in quanto imitatore è detto anche la “scimmia” di Dio –, tutti tranne uno: l’unico fenomeno mistico che il Diavolo non riesce a imitare sono i tocchi dello Spirito Santo sulla punta dell’anima, sono i tocchi divini, sono i baci d’amore interiori, fenomeno mistico così profondo che il Maligno non riesce a riprodurlo. Però ricordiamo che tutti gli altri fenomeni mistici posso essere perfette imitazioni diaboliche.

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La nostra vocazione: nel nostro cuore ci deve essere l’amore che c’è in Dio

Posté par atempodiblog le 2 juillet 2013

La nostra vocazione: nel nostro cuore ci deve essere l’amore che c’è in Dio
di
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

La nostra vocazione: nel nostro cuore ci deve essere l’amore che c’è in Dio dans Anticristo 6hxk

I catechisti dicono che se vanno a dire ai giovani che i rapporti prematrimoniali sono contro la volontà di Dio quelli lasciano le chiese e allora tacciono. Si oscura il peccato, ma questo è un atteggiamento profondamente sbagliato e non è l’atteggiamento di Gesù Cristo.

I catechisti così sono sciocchi e non amano il prossimo quando tacciono i comandamenti di Dio che ci dicono il bene da fare e il male da evitare. Far percorrere certe strada che fanno si che uno divenga più debole, più fragile… fanno si che uno va sotto l’influsso del Maligno.
L’atteggiamento di chi dice che non è un male è sbagliato perché lascia quella persona sotto la sua malattia spirituale, la lasci nel fango, lo prendi in giro.

Oggi il mondo inganna perché nega il male e dice che il male è un bene. Ciò che noi chiamiamo un male per loro è un bene, dicono che il divorzio fa bene, la masturbazione fa benissimo, la prostituzione è tutta salute, e così via… Questo è il mondo. Così il mondo, ragazzi miei, in questo modo incrementa il vizio, disgrega la natura umana. A forza di esaltare il male gli uomini sono brutti e cattivi, sono egoisti, sono inaffidabili e sono impietosi, infelici e insensibili. Che umanità c’è?

Il mondo ci vuol dar ad intendere che facendo il male si sta bene. E’ una menzogna satanica. Anche un moto di invidia, di gelosia, di impurità dal fondo del cuore è veleno satanico che inquina.
La grazia dello Spirito Santo illumina, aiuta, stimola, perché non sempre riusciamo a fare il bene subito, ma la volontà tesa al bene è quella a cui guarda Dio. Gesù non guarda i risultati… quando noi siamo impegnati a mettere in pratica i Comandamenti, a mettere in pratica il Vangelo, specialmente nelle sue esigenze più costose… Gesù non guarda i risultati perché quelli ce li da Lui, ma guarda all’intenzione cioè alla tensione della nostra volontà. Guarda a quello che noi vogliamo fare, guarda – come direbbe santa Caterina da Siena – ai nostri santi desideri.

Anche se facciamo dei ruzzoloni, Dio guarda “l’affocato desiderio”. La messa in pratica Dio ce la dà pian piano, nella misura in cui siamo umili, perché se Lui ci da il risultati quando non siamo umili noi ci prendiamo il merito… Quando abbiamo rotto il ‘naso’ parecchie volte e siamo diventati umili, allora Dio ci da il risultato… così noi ringraziamo Lui e non diciamo “come sono bravo”.
E’ fondamentale desiderare la santità con tutto il cuore.
Perciò i catechisti non tengono conto che l’uomo è fragile, è debole, e di qual è l’attegiamento di Gesù verso i peccatori…

La malattia va denunciata e nel medesimo tempo per il malato la massima comprensione. Un confessore che si meravigliasse per i peccati non è adatto a confessare.

Gesù davanti alla peccatrice piena di peccati che gli ungeva i piedi dice “va’”, mica gli ha detto quante volte…  ha detto “va’ e non peccare più”, leggeva nei cuori, subito ha perdonato.
Gesù ci indica un ideale così grande di santità che non siamo capaci di mettere in pratica perché… L’Occidente si sta ribellando al Cristianesimo e i motivi non riguardano tanto la fede… anche se poi tirano fuori i motivi di fede… La fede cristiana ha anche una solida base razionale, è qualcosa di formidabile… Se l’Occidente vuole disfarsi del cristianesimo è per la morale… In questo secolo in cui si è attuata la rivoluzione sessuale, la morale della Chiesa diventa un motivo per buttar via il Cristianesimo… Siccome il Cristianesimo vuole arginare quella che è una dittatura dell’istinto sessuale che c’è in Occidente, proprio l’Occidente vuole liberarsi del Cristianesimo.

Si dice che è una morale troppo severa, che non è alla portata degli uomini. Infatti, senza la grazia non si può riuscire a metterla in pratica. Infatti senza l’aiuto della grazia nessun uomo può mettere in pratica i comandamenti. La morale cristiana ha bisogno dell’aiuto di Dio, ha bisogno della preghiera e della grazia.

Molti dicono: “senza sconti… ci vediamo la prossima volta”… ma nel nostro cuore ci deve essere l’amore che c’è in Dio, questa è la nostra vocazione.
Gesù propone un ideale morale che è quasi divino perché noi siamo creati capaci di Dio e partecipare alla divina natura. Noi siamo stati creati con il fine di essere partecipi della santità  di Dio.
Tutta la morale, tutta la santità consiste nella perfezione dell’amore. L’amore è l’anima di tutte le virtù.

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L’Inferno è sempre per gli altri…

Posté par atempodiblog le 20 juin 2013

‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’

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“Eh no, non si può pregare con nemici nel cuore, con fratelli e nemici nel cuore: non si può pregare. Questo è difficile: sì, è difficile, non è facile. ‘Padre, io non posso dire Padre, non mi viene’. E’ vero: questo io lo capisco. ‘Non posso dire nostro, perché questo mi ha fatto questo, quello e …’ non si può! ‘Questi devono andare all’Inferno, no?, non sono dei miei!’. E’ vero, non è facile. Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’, facendo la pace con tutti i nostri nemici”.

Papa Francesco
Tratto da: Radio Vaticana

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Così, secondo il diavolo, la prima cosa ad essere creata fu proprio l’inferno — come se ogni altra cosa fosse in un certo modo creata per l’inferno. Quindi la vita «devota» di coloro che sono «fedeli» a questo genere di teologia consiste soprattutto nell’ossessione del male. E, come se non vi fossero già abbastanza guai nel mondo, costoro moltiplicano le proibizioni, inventano nuovi precetti, legano ogni cosa con spine, di modo che uno non può sfuggire al male ed al castigo; perché lo vorrebbero vedere sanguinare da mattina a sera, anche se, nonostante tutto questo sangue, non v’è remissione del peccato! La Croce quindi non è più simbolo di misericordia (perché la misericordia non trova posto in una simile teologia); ma è segno che la Legge e la Giustizia hanno trionfato in pieno, come se Cristo avesse detto: «Io sono venuto non per distruggere la Legge, ma per essere da essa distrutto». Perché questo, secondo il diavolo, è l’unico modo in cui la Legge può essere veramente e pienamente «compiuta».

Non l’amore, ma il castigo è il compimento della Legge. La Legge deve divorare ogni cosa, anche Dio. Questa è la teologia del castigo, dell’odio, della vendetta. Colui che vuol vivere secondo un simile dogma, deve rallegrarsi del castigo. Egli può, difatti, evitare il castigo per sé, sgattaiolando fra la Legge e il Legislatore. Ma deve stare bene attento a che gli altri non sfuggano alla sofferenza, deve riempirsi la testa del loro castigo presente e futuro. La Legge deve trionfare. Non deve esservi misericordia.

Questo è il principale contrassegno della teologia dell’inferno, perché nell’inferno vi è tutto all’infuori della misericordia. Ecco perché Dio stesso è assente dall’inferno. La misericordia è manifestazione della Sua presenza.

La teologia del diavolo è per coloro che, o per una ragione o per l’altra, non hanno più bisogno di misericordia, sia perché sono perfetti, o perché sono giunti ad un accordo con la Legge. Di loro (gioia sinistra!) Dio è «soddisfatto». Lo è anche il diavolo. Ed è veramente una bella impresa far contenti tutti!
Coloro che ascoltano queste cose, e le assorbono, e ne gioiscono, ritengono che la vita spirituale sia una specie di ipnosi del male. I concetti di peccato, sofferenza, dannazione, punizione, giustizia di Dio, retribuzione, fine del mondo e così via, fanno loro schioccare le labbra con indicibile piacere. E ciò perché essi traggono un profondo, inconscio conforto dal pensiero che molti cadranno nell’inferno che essi invece eviteranno. E come possono sapere che lo eviteranno? Non possono dare una ragione precisa, possono dire solo di provare un certo senso di sollievo al pensiero che tutti quei castighi sono preparati per la quasi totalità degli uomini, ma non per loro.

di Thomas Merton
Tratto da: Filia Ecclesiae

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Una libertà minacciata

Posté par atempodiblog le 2 juin 2013

L’intolleranza verso la religione
Una libertà minacciata
di Ernesto Galli della Loggia – Corriere della Sera

Una libertà minacciata dans Anticristo croce

Una grande rivoluzione sta silenziosamente giungendo al suo epilogo in Europa. Una rivoluzione della mentalità e del costume collettivi che segna una gigantesca frattura rispetto al passato: la rivoluzione antireligiosa. Una rivoluzione che colpisce indistintamente il fatto religioso in sé, da qualunque confessione rappresentato, ma che per ragioni storiche, e dal momento che è dell’Europa che si parla, si presenta come una rivoluzione essenzialmente anticristiana.

Ormai, non solo le Chiese cristiane sono state progressivamente espulse quasi dappertutto da ogni ambito pubblico appena rilevante, non solo all’insieme della loro fede non viene più assegnato nella maggior parte del continente alcun ruolo realmente significativo nel determinare gli orientamenti delle politiche pubbliche – non solo cioè si è affermata prepotentemente la tendenza a ridurre il cristianesimo e la religione in genere a puro fatto privato – ma contro il cristianesimo stesso, a differenza di tutte le altre religioni, appare oggi lecito rivolgere le offese più aspre, le più sanguinose contumelie.

Ecco alcuni esempi, tra gli innumerevoli che potrebbero farsi, di quanto sto dicendo (tratti in parte da una dettagliata denuncia pubblicata su un recente numero di Avvenire). In Irlanda le chiese sono obbligate ad affittare le sale per le cerimonie di loro proprietà anche per ricevimenti di nozze tra omosessuali; a Roma, nel corso del concerto del Primo Maggio un cantante ha mimato il gesto rituale della consacrazione dell’ostia durante l’eucarestia avendo però tra le mani un preservativo al posto dell’ostia; in Danimarca il Parlamento ha approvato una legge che obbliga la Chiesa evangelica luterana a celebrare matrimoni omosessuali nonostante un terzo dei ministri di questa si siano detti contrari; in Scozia due ostetriche cattoliche sono state obbligate da una sentenza a prendere parte a un aborto effettuato dalle loro colleghe, mentre dal canto suo l’Ordine dei medici inglese ha stabilito che i medici stessi «devono» essere preparati a mettere da parte il proprio credo personale riguardo alcune aree controverse.

Ancora: in un recente video di David Bowie, in cui la celebre rockstar è abbigliato in modo che ricorda Gesù, la scena mostra un prete che dopo aver percosso un mendicante entra in un bordello e qui seduce una suora sulle cui mani subito dopo si manifestano le stigmate; in Inghilterra, a un’infermiera è stato proibito di portare una croce al collo durante l’orario di lavoro, mentre una piccola tipografia è stata costretta ad affrontare le vie legali per essersi rifiutata di stampare materiale esplicitamente sessuale commissionatole da una rivista gay; in Francia, in base alla legislazione vigente, è di fatto impossibile per i cristiani sostenere pubblicamente che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono secondo la loro religione un peccato. E così via in un profluvio impressionante di casi (per informarsi dei quali non c’è che andare sul sito www.intoleranceagainstchristians.eu).

Senza contare che ormai in quasi tutti i Paesi europei, al fine proclamato di impedire qualunque pratica discriminatoria, è stata cancellata l’erogazione di fondi alle istituzioni cristiane, così come è stata cancellata la clausola a protezione della libertà di coscienza nelle professioni mediche e paramediche. Non si contano infine in tutte le sedi più o meno ufficiali, a cominciare da quelle scolastiche, i casi di cancellazione, a proposito delle relative festività, della parola Natale, sostituito dal neutrale «vacanze invernali» o simili.

Ce n’è abbastanza da suscitare la preoccupazione di qualunque coscienza liberale. Qui infatti non si tratta tanto di cristianesimo, di Chiesa, o di religione, bensì di qualcosa di ben più importante: si tratta di libertà. E di storia. Di consapevolezza cioè che in Europa la libertà religiosa ha rappresentato storicamente l’origine (e la condizione) di tutte le libertà civili e politiche. Essere assolutamente liberi di adorare il proprio Dio, di propagarne la fede, di osservarne i comandamenti, di aderire alla visione del mondo e al senso dell’esistere che questi definiscono, di praticarne pubblicamente il culto; ma anche naturalmente essere libero di non avere alcun Dio e alcun culto: da qui è partito il cammino della libertà europea. E c’è bisogno di ricordare che si è trattato del Dio cristiano?

La libertà religiosa vuol dire alla fine null’altro che la libertà della coscienza, cioè il non essere obbligati per nessuna ragione ad abbracciare idee o comportamenti contrari ai dettami accettati nel proprio foro interiore. Che è appunto la libertà di autodeterminarsi: e pertanto anche di parlare, di scrivere, di discutere a sostegno delle proprie convinzioni, così come di ascoltare quelle altrui e magari farsene convincere.
Insomma, libertà religiosa da un lato e dall’altro libertà di opinione e di parola – che sono i due pilastri della libertà politica – vanno all’unisono. È innanzi tutto da questo punto di vista, dunque, che è quanto mai preoccupante il fatto che oggi, in Europa, in molti luoghi e per molti versi, la libertà dei cristiani appaia oggettivamente messa in pericolo. E non importa che ciò avvenga per il proposito di proteggere da supposte discriminazioni questa o quella minoranza. È anzi semplicemente paradossale, dal momento che nell’attuale panorama del continente sono i cristiani in quanto tali che appaiono una minoranza. Lo sono di certo – e massimamente i cristiani cattolici e la loro Chiesa – rispetto al mainstream dell’opinione e del costume dominanti e culturalmente accreditati.

Basta vedere come nelle materie più scottanti alcuna voce autorevole, riconosciuta generalmente come tale, si alzi quasi mai a sostegno del loro punto di vista; come ogni accusa nei confronti loro e del loro clero raccolga sempre larghissimo favore; come ogni attribuzione di responsabilità storica per qualunque cosa negativa del passato, anche la più fantasiosa, sia invece sempre di primo acchito giudicata fondatissima.
È forse ora che l’Europa che si dice e si vuole «Europa dei diritti» – ma che finisce troppo spesso per essere solo l’Europa del pensiero unico politicamente corretto – ricordi il celebre ammaestramento di una grande figlia dell’ebraismo rivoluzionario, Rosa Luxemburg. La quale si può presumere che come ebrea e rivoluzionaria sapesse bene ciò di cui parlava: «La libertà è sempre e solo la libertà di chi la pensa diversamente».

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La discoteca: una falsa luce

Posté par atempodiblog le 18 mai 2013

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Quando penso alle “false luci” mi viene subito in mente la discoteca: ci sono addirittura discoteche che si chiamano “Paradiso”, e a dispetto del nome puoi trovarci la via più sicura per l’Inferno, tutta droga, sesso e alcol. Ecco, queste sono le false luci e le false felicità con cui Satana cerca di distruggere i giovani. Intendiamoci, anche intorno a Medjugorje ci sono le discoteche, e dunque quando la Madonna parla attraverso i Suoi messaggi intende rivolgersi prima di tutto ai giovani della Parrocchia, poi a quelli di tutto il mondo. […]

A Medjugorje i comunisti avevano edificato la “Casa del Popolo”, dove si celebravano i matrimoni e le feste del villaggio. Un giorno – mi ricordo perché ero presente, era il primo anno che andavo a Medjugorje – la Madonna è apparsa proprio in quella sala al gruppo di Ivan. Io però sono rimasto fuori, perché l’apparizione era riservata soltanto a loro. Dopo un po’ di tempo, terminata l’apparizione, ho sentito che discutevano animatamente. Io ero fuori dalla porta e il croato ancora non lo sapevo bene. Hanno discusso per più di un’ora. Alla fine sono usciti. Una volta giunti a casa di Marija, dove ero ospite, Marija stessa mi ha detto: “la Madonna ci ha detto che Satana vuole utilizzare quella casa per un suo piano”. Il gruppo era rimasto a discutere per oltre un’ora per cercare di capire quale fosse il piano del Demonio. Era il mese di settembre. Successivamente, la Madonna ha chiesto ai ragazzi di fare la novena di Natale proprio in quella casa. Così hanno fatto. L’ottavo giorno, durante l’apparizione, la Madonna ha detto al gruppo di preghiera  di non ritrovarsi nella “Casa del Popolo” ma di andare sulla montagna. E infatti il giorno dopo la polizia ha circondato la casa, non trovando però nessuno. Ecco: la Madonna stessa ha protetto quei giovani, perché a quel tempo pregare al di fuori della chiesa era un reato agli occhi del regime comunista.

Tornato poi per le vacanze di Natale, mi sono trattenuto a Medjugorje fino all’epifania e proprio in quel giorno mi trovavo in casa di Vicka e ricordo che sono arrivati poliziotti da Sarajevo e hanno arrestato Vicka, Marija e altre 17 persone perché avevano pregato in quella sala prima di Natale. Quando poi sono stati rilasciati, nel pomeriggio, Vicka è tonata a casa e mi ha raccontato l’interrogatorio dicendo, con tutta l’emotività e la passione che la contraddistinguono: «Ecco. Mi hanno interrogata. Mi hanno chiesto: “chi ha organizzato la novena?”. E io ho risposto: “la Madonna” e poi mi sono rivolta a quello che scriveva, intimandogli: “scrivi! Scrivi che è statala Madonna”». Tutto sembrava finito lì e del piano di Satana non si sapeva nulla. Finché alcuni mesi dopo, si è scoperto che il sindaco di Citluk, comune limitrofo, voleva fare di quella “Casa del Popolo” una discoteca per contrastare le apparizioni. Quello che mi ha colpito è che la Madonna non aveva detto: “il sindaco di Citluk vuole fare una discoteca”, ma aveva parlato di un piano satanico, come a dire che Satana opera attraverso le persone, le ispira, le conduce, le usa come strumenti. E, in questo caso, evidentemente la discoteca faceva parte di quelle false luci, di quelle false felicità di cui Satana si serve per ingannare i giovani.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

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La vanità spirituale

Posté par atempodiblog le 13 mai 2013

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“E quando viene un po’ la vanità, e uno crede di essere un po’ il Premio Nobel della Santità, anche la memoria ci fa bene: ‘Ma… ricordati da dove ti ho preso: dalla fine del gregge. Tu eri dietro, nel gregge’. La memoria è una grazia grande, e quando un cristiano non ha memoria – è duro, questo, ma è la verità – non è cristiano: è idolatra. Perché è davanti ad un Dio che non ha strada, non sa fare strada, e il nostro Dio fa strada con noi, si mischia con noi, cammina con noi. Ci salva. Fa storia con noi. Memoria di tutto quello, e la vita diventa più fruttuosa, con questa grazia della memoria”.

Papa Francesco

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Un interessantissimo scritto di un autore ignoto, La Vita di Santa Syncletica, sviluppa l’intuizione di Evagrio Pontico, che l’orgoglio è il pericolo supremo, l’ultima arma che il demonio usa contro chi, ormai avanti nel cammino di santità, ha dominato tutte le altre passioni. Il demonio ti persuade che sei riuscito a fare questo grazie alle tue penitenze. Ti fa dimenticare i tuoi peccati perché tu non abbia la misura della tua reale miseria, ti rende altero nei confronti dei tuoi fratelli più difettosi. Magari ti prospetta poteri soprannaturali, come quello di guaritore, o altri. Alletta la tua fantasia facendo dire a te stesso che meriteresti cariche o missione ecclesiastiche importanti, commisurate alla tua santità. In questo modo il demonio riesce a vincere con l’orgoglio chi è giunto a un alto grado nel dominio degli altri vizi capitali.

Padre Livio Fanzaga

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Francesco e il diavolo

Posté par atempodiblog le 13 mai 2013

Francesco e il diavolo
Lo cita in continuazione. Lo combatte senza risparmio. Non lo ritiene affatto un mito, ma una persona reale, il più insidioso nemico della Chiesa
di Sandro Magister – chiesa.espressonline.it

Francesco e il diavolo dans Anticristo serpenteantidio

Nella predicazione di papa Francesco c’è un soggetto che ritorna con sorprendente frequenza: il diavolo.

È una frequenza pari a quella con cui lo stesso soggetto ricorre nel Nuovo Testamento. Ma nonostante questo, la sorpresa resta. Se non altro perché con i suoi continui richiami al diavolo papa Jorge Mario Bergoglio si distacca dalla predicazione corrente nella Chiesa, che su di lui tace oppure lo riduce a metafora.

Anzi, è tanto diffusa la minimizzazione del diavolo, che essa proietta la sua ombra sulle stesse parole del papa. L’opinione pubblica sia cattolica che laica ha registrato finora con noncuranza questo suo insistere sul diavolo, o al più con indulgente curiosità.

Invece una cosa è certa. Per papa Bergoglio il diavolo non è un mito, ma una persona reale. In una delle sue omelie mattutine nella cappella della Domus Sanctae Marthae, ha detto che non solo c’è un odio del mondo verso Gesù e la Chiesa, ma che dietro a questo spirito del mondo c’è « il principe di questo mondo »:

« Con la sua morte e resurrezione Gesù ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo. L’origine dell’odio è questa: siamo salvati e quel principe del mondo, che non vuole che siamo salvati, ci odia e fa nascere la persecuzione che dai primi tempi di Gesù continua fino a oggi ».

Al diavolo bisogna reagire – dice il papa – come ha fatto Gesù, che « ha risposto con la parola di Dio. Con il principe di questo mondo non si può dialogare. Il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace, è un atteggiamento che dobbiamo avere tra noi per sentirci, per capirci. E deve mantenersi sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Ma con quel principe non si può dialogare; si può soltanto rispondere con la parola di Dio che ci difende ».

Francesco parla del diavolo mostrando di avere chiarissimi in testa i suoi fondamenti biblici e teologici.

E proprio per rinfrescare la mente su tali fondamenti, è intervenuto su « L’Osservatore Romano » del 4 maggio il teologo Inos Biffi, con un articolo che ripercorre la presenza e il ruolo del diavolo nell’Antico e nel Nuovo Testamento, sia in ciò che è rivelato e palese, sia in ciò che ancora appartiene a un « panorama nascosto » e in definitiva alle « inaccessibili vie » di Dio.

L’articolo è riprodotto qui di seguito e si conclude con una critica all’ideologia corrente che « banalizza » la persona del diavolo.

L’ideologia contro la quale Bergoglio vuole richiamare tutti alla realtà.

 iconarrowti7 Come le scritture parlano del demonio, di Inos Biffi

divisore dans Medjugorje

Inoltre iconarrowti7 Forma subdola di falsa profezia

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Le correnti dell’anti-evangelizzazione

Posté par atempodiblog le 17 avril 2013

Le correnti dell'anti-evangelizzazione dans Anticristo giovannipaoloii

Non si può ignorare l’insistente riemergere del rifiuto di Cristo. Ancora e sempre si manifestano i segni di una civiltà diversa da quella la cui «pietra angolare» è Cristo – una civiltà che, se non è atea in modo programmatico, è certamente positivistica e agnostica, giacché il principio a cui si ispira è di pensare e di agire come se Dio non esistesse. Tale impostazione si rileva facilmente nella cosiddetta mentalità scientifica, o piuttosto scientista, contemporanea, così come nella letteratura, e specialmente nei mass-media. Vivere come se Dio non esistesse vuol dire vivere fuori delle coordinate del bene e del male, fuori cioè da quel contesto di valori di cui è Lui stesso la fonte. La pretesa è che sia invece l’uomo a decidere ciò che è buono o cattivo. E questo programma viene suggerito e propagandato in vari modi e da varie parti.

Se da un lato l’Occidente continua a dare testimonianza dell’azione del fermento evangelico, dall’altro non meno forti sono le correnti dell’anti-evangelizzazione. Essa colpisce le basi stesse della morale umana, coinvolgendo la famiglia e propagandando il permissivismo morale: divorzi, l’amore libero, l’aborto, l’anticoncezione, la lotta contro la vita nella fase iniziale come in quella del tramonto, la sua manipolazione. Questo programma opera con enormi mezzi finanziari, non soltanto nelle singole nazioni, ma anche su scala mondiale. Può infatti disporre di grandi centri di potere economico, mediante i quali tenta di imporre le proprie condizioni ai Paesi in via di sviluppo. Dinanzi a tutto ciò, si può legittimamente domandare se non sia questa un’altra forma di totalitarismo subdolamente celato sotto le apparenze della democrazia.

Giovanni Paolo II – Memoria e idendità, Ed. Rizzoli

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L’unica persona che non può essere l’Anticristo

Posté par atempodiblog le 5 avril 2013

L'unica persona che non può essere l'Anticristo dans Anticristo padreliviofanzaga

Il Papa è l’unica persona che non può essere l’Anticristo. Infatti egli è quella pietra su cui è costuita la Chiesa e contro la quale le forze dell’inferno non potranno mai prevalere.

di Padre Livio Fanzaga

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