Maria Valtorta: prima del tempo di pace ci sarà la manifestazione dell’Anticristo

Posté par atempodiblog le 24 août 2015

Maria Valtorta: prima del tempo di pace ci sarà la manifestazione dell’Anticristo

Maria Valtorta introduce una novità: da una lettura attenta dei suoi scritti appare che l’Anticristo non si manifesterebbe alla fine del mondo, ma come penultima manifestazione del male dopo la quale seguirebbe un tempo di pace, un tempo in cui gli uomini tornano a Dio, un tempo in cui si può parlare di Regno di Dio su questa terra, ma interpretato in chiave spirituale come un ritorno degli uomini a Dio.

Maria Valtorta ipotizza la manifestazione dell’Anticristo non come atto finale della storia, bensì come atto penultimo e dopo la sconfitta dell’Anticristo segue un tempo di pace, un tempo prolungato di pace, fino a che ci sarà la battaglia finale nella quale ci sarà Satana stesso, l’Anticristo per eccellenza.

Maria Valtorta, contrariamente a Benson e Soloviev che fanno coincidere la sconfitta dell’Anticristo con il ritorno di Cristo e con la fine del mondo, ipotizza un tempo di pace fino alla crisi finale, quando Satana stesso raccoglierà dai quattro venti di ogni parte del mondo gli uomini per l’ultima rivolta e, allora, sarà veramente il  momento della massima prova, sarà il momento della perdita della fede, il raffreddamento della carità e il momento della grande perseveranza, della grande testimonianza e, infine, la conclusione della storia…

di Padre Livio Fanzaga – Trasmissione “Serate d’estate” (1998)

maria valtorta
Tomba di Maria Valtorta – SS. Annunziata (FI)

20 agosto 1943
Dice Gesù:
«Se si osservasse per bene quanto da qualche tempo avviene, e specie dagli inizi di questo secolo che precede il secondo millennio, si dovrebbe pensare che i sette sigilli sono stati aperti. Mai come ora Io mi sono agitato per tornare fra voi con la mia Parola a radunare le schiere dei miei eletti per partire con essi e coi miei angeli a dare battaglia alle forze occulte che lavorano per scavare all’umanità le porte dell’abisso.

Guerra, fame, pestilenze, strumenti di omicidio bellico – che sono più che le bestie feroci menzionate dal Prediletto – terremoti, segni del cielo, eruzioni dalle viscere del suolo e chiamate miracolose a vie mistiche di piccole anime mosse dall’Amore, persecuzioni contro i miei seguaci, altezze d’anime e bassezze di corpi, nulla manca dei segni per cui può parervi prossimo il momento della mia Ira e della mia Giustizia.

Nell’orrore che provate, esclamate: ‘Il tempo è giunto; e più tremendo di così non può divenire!’. E chiamate a gran voce la fine che ve ne liberi. La chiamano i colpevoli, irridendo e maledicendo come sempre; la chiamano i buoni che non possono più oltre vedere il Male trionfare sul Bene.

Pace miei eletti! Ancora un poco e poi verrò.  La somma di sacrificio necessaria a giustificare la creazione dell’uomo e il Sacrificio del Figlio di Dio non è ancora compiuta. Ancora non è terminato lo schieramento delle mie coorti e gli Angeli del Segno non hanno ancora posto il sigillo glorioso su tutte le fronti di coloro che hanno meritato d’essere eletti alla gloria.

L’obbrobrio della terra è tale che il suo fumo, di poco dissimile da quello che scaturisce dalla dimora di Satana, sale sino ai piedi del trono di Dio con sacrilego impeto. Prima della apparizione della mia Gloria occorre che oriente e occidente siano purificati per essere degni dell’apparire del mio Volto.

Incenso che purifica e olio che consacra il grande, sconfinato altare – dove l’ultima Messa sarà celebrata da Me, Pontefice eterno, servito all’altare da tutti i santi che cielo e terra avranno in quell’ora – sono le preghiere dei miei santi, dei diletti al mio Cuore, dei già segnati del mio Segno: della Croce benedetta, prima che gli angeli del Segno li abbiano contrassegnati.

E’ sulla terra che il segno si incide ed è la vostra volontà che lo incide. Poi gli angeli lo empiono di un oro incandescente che non si cancella e che fa splendere come sole la vostra fronte nel mio Paradiso.

Grande è l’orrore di ora, diletti miei; ma quanto, quanto, quanto ha ancora da aumentare per essere l’Orrore dei Tempi ultimi! E se veramente pare che assenzio sia mescolato al pane, al vino, al sonno dell’uomo, molto, molto, molto altro assenzio deve ancora gocciare nelle vostre acque, sulle vostre tavole, sui vostri giacigli prima che abbiate raggiunto l’amarezza totale che sarà la compagnia degli ultimi giorni di questa razza creata dall’Amore, salvata dall’Amore e che si è venduta all’Odio.

Che se Caino andò ramigando sulla terra per avere ucciso un sangue, innocente, ma sempre sangue inquinato dalla colpa d’origine, e non trovò chi lo levasse dal tormento del ricordo perché il segno di Dio era su di lui per suo castigo – e generò nell’amarezza e nell’amarezza visse e vide vivere e nell’amarezza morì – che non deve soffrire la razza dell’uomo che uccise di fatto e uccide, col desiderio, il Sangue innocentissimo che lo ha salvato?

Dunque pensate pure che questi sono i prodromi, ma non è ancora l’ora.

Vi sono i precursori di colui che ho detto potersi chiamare: ‘Negazione’, ‘Male fatto carne’, ‘Orrore’, ‘Sacrilegio’, ‘Figlio di Satana’, ‘Vendetta’, ‘Distruzione’, e potrei continuare a dargli nomi di chiara e paurosa indicazione.

Ma egli non vi è ancora.

Sarà persona molto in alto, in alto come un astro umano che brilli in un cielo umano. Ma un astro di sfera soprannaturale, il quale, cedendo alla lusinga del Nemico, conoscerà la superbia dopo l’umiltà, l’ateismo dopo la fede, la lussuria dopo la castità, la fame dell’oro dopo l’evangelica povertà, la sete degli onori dopo il nascondimento.

Meno pauroso il vedere piombare una stella dal firmamento che non vedere precipitare nelle spire di Satana questa creatura già eletta, la quale del suo padre di elezione copierà il peccato. Lucifero, per superbia, divenne il Maledetto e l’Oscuro. L’Anticristo, per superbia di un‘ora, diverrà il maledetto e l’oscuro dopo essere stato un astro del mio esercito.

A premio della sua abiura, che scrollerà i cieli sotto un brivido di orrore e farà tremare le colonne della mia Chiesa nello sgomento che susciterà il suo precipitare, otterrà l’aiuto completo di Satana, il quale darà ad esso le chiavi del pozzo dell’abisso perché lo apra. Ma lo spalanchi del tutto perché ne escano gli strumenti d’orrore che nei millenni Satana ha fabbricato per portare gli uomini alla totale disperazione, di modo che da loro stessi invochino Satana Re, e corrano al seguito dell’Anticristo, l’unico che potrà spalancare le porte d’abisso per farne uscire il Re dell’abisso, così come il Cristo ha aperto le porte dei Cieli per farne uscire la grazia e il perdono, che fanno degli uomini dei simili a Dio e re di un Regno eterno in cui il Re dei re sono Io.

Come il Padre ha dato a Me ogni potere, così Satana ha dato ad esso ogni potere, e specie ogni potere di seduzione, per trascinare al suo seguito i deboli e i corrosi dalle febbri delle ambizioni come lo è esso, loro capo. Ma nella sua sfrenata ambizione troverà ancora troppo scarsi gli aiuti soprannaturali di Satana e cercherà altri aiuti nei nemici del Cristo, i quali, armati di armi sempre più micidiali, quali la loro libidine verso il Male li poteva indurre a creare per seminare disperazione nelle folle, lo aiuteranno sinché Dio non dirà il suo ‘Basta’ e li incenerirà col fulgore del suo aspetto.

Molto, troppo – e non per sete buona e per onesto desiderio di porre riparo al male incalzante, ma sibbene soltanto per curiosità inutile – molto, troppo si è arzigogolato, nei secoli, su quanto Giovanni dice nel Cap. 10 dell’Apocalisse.

Ma sappi, Maria, che Io permetto si sappia quanto può essere utile sapere e velo quanto trovo utile che voi non sappiate.

Troppo deboli siete, poveri figli miei, per conoscere il nome d’onore dei ‘sette tuoni’ apocalittici. Il mio Angelo ha detto a Giovanni: “Sigilla quello che han detto i sette tuoni e non lo scrivere”. Io dico che ciò che è sigillato non è ancora ora che sia aperto e se Giovanni non lo ha scritto Io non lo dirò.

Del resto non tocca a voi gustare quell’orrore e perciò… Non vi resta che pregare per coloro che lo dovranno subire, perché la forza non naufraghi in essi e non passino a far parte della turba di coloro che sotto la sferza del flagello non conosceranno penitenza e bestemmieranno Iddio in luogo di chiamarlo in loro aiuto. Molti di questi sono già sulla terra e il loro seme sette volte sette più demoniaco di essi.

Io, non il mio angelo, Io stesso giuro che quando sarà finito il tuono della settima tromba e compito l’orrore del settimo flagello, senza che la razza di Adamo riconosca il Cristo Re, Signore, Redentore e Dio, e invocata la sua Misericordia, il suo Nome nel quale è la salvezza, Io, per il mio Nome e per la mia Natura, giuro che fermerò l’attimo dell’eternità. Cesserà il tempo e comincerà il Giudizio. Il Giudizio che divide in eterno il Bene dal Male dopo millenni di convivenza sulla terra. Il Bene tornerà alla sorgente da cui è venuto. Il Male precipiterà dove è già stato precipitato dal momento della ribellione di Lucifero e da dove è uscito per turbare la debolezza di Adamo nella seduzione del senso e dell’orgoglio.

Allora il Mistero di Dio si compirà. Allora conoscerete Iddio. Tutti, tutti gli uomini della terra, da Adamo all’ultimo nato, radunati come granelli di rena sulla duna del lido eterno, vedranno Iddio Signore, Creatore, Giudice, Re.

Sì, lo vedrete questo Dio che avete amato, bestemmiato, seguito, schernito, benedetto, vilipeso, servito, sfuggito. Lo vedrete. Saprete allora quanto Egli meritava il vostro amore e quanto era meritevole il servirlo.

Oh! gioia di coloro che avranno consumato se stessi nell’amarlo e nell’ubbidirlo! Oh! terrore di coloro che sono stati i suoi Giuda, i suoi Caini, di coloro che hanno preferito seguire l’Antagonista e il Seduttore in luogo del Verbo umanato in cui è Redenzione; del Cristo: Via al Padre; di Gesù: Verità santissima; del Verbo: Vita vera».

“I Quaderni del 1943”, 20.8.43. Pagine da 145 a 149

Publié dans Anticristo, Maria Valtorta, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Gesù, al contrario di Satana, non vende fumo

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2015

Di seguito uno stralcio del discorso di Papa Francesco, proveniente dal sito di Radio Vaticana, preparato per l’incontro con i giovani di Asunción e che il Santo Padre ha consegnato senza averlo pronunciato perché ha scelto di parlare interamente a braccio:

Gesù, al contrario di Satana, non vende fumo dans Anticristo 2zpnjno

[...] Nella Bibbia, il demonio viene chiamato il padre della menzogna. Quello che ti prometteva, o meglio ti faceva credere che facendo determinate cose saresti felice. E poi ti rendevi conto che non eri per niente felice, che eri andato dietro a qualcosa che lungi dal procurarti la felicità, ti ha fatto sentire più vuoto, più triste. Amici: il diavolo è un “venditore di fumo”. Ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice. Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. E’ un gran “venditore di fumo” perché tutto quello che ci propone è frutto della divisione, del competere con gli altri, dello schiacciare la testa agli altri per ottenere le nostre cose. È un “venditore di fumo” perché, per raggiungere tutto questo, l’unica strada è mettere da parte i tuoi amici, non sopportare nessuno. Perché tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi.

Al contrario, abbiamo Gesù, che ci offre il suo gioco. Non ci vede fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. Non ci dice che la felicità si trova nella ricchezza, nel potere, nell’orgoglio. Al contrario. Ci mostra che la strada è un’altra. Questo Direttore Tecnico dice ai suoi giocatori: Beati, felici i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace, i perseguitati per la giustizia. E termina dicendo loro, rallegratevi per tutto questo (cfr Mt 5,1-12).

Perché? Perché Gesù non ci mente. Ci indica una via che è vita e verità. Egli è la grande prova di questo. È il suo stile, il suo modo di vivere la vita, l’amicizia, la relazione con il Padre. Ed è ciò a cui ci invita. A sentirci figli. Figli amati.

Lui non ti vende fumo. Perché sa che la felicità, quella vera, quella che riempie il cuore, non si trova nei vestiti costosi che indossiamo, nelle scarpe che ci mettiamo, nell’etichetta di una determinata marca. Egli sa che la felicità vera sta nell’essere sensibili, nell’imparare a piangere con quelli che piangono, nello stare vicini a quelli che sono tristi, nel dare una mano, un abbraccio. Chi non sa piangere, non sa ridere e pertanto non sa vivere. Gesù sa che in questo mondo di così tanta competizione, invidia e aggressività, la vera felicità deriva dall’imparare ad essere pazienti, a rispettare gli altri, a non condannare né giudicare nessuno. Chi si arrabbia perde, dice il proverbio. Non consegnate il cuore alla rabbia, al rancore. Felici coloro che hanno misericordia. Felici coloro che sanno mettersi nei panni dell’altro, che hanno la capacità di abbracciare, di perdonare. Tutti abbiamo qualche volta sperimentato questo. Tutti in qualche occasione ci siamo sentiti perdonati. Com’è bello! E’ come tornare in vita, è come avere una nuova opportunità. Non c’è niente di più bello che avere nuove opportunità. È come se la vita cominciasse di nuovo. Per questo, felici quelli che sono portatori di nuova vita, di nuove opportunità. Felici quelli che lavorano per questo, che lottano per questo. Sbagli ne facciamo tutti, errori, a migliaia. Per questo, felici quelli che sono capaci di aiutare gli altri nei loro errori, nei loro sbagli. Che sono veri amici e non abbandonano nessuno. Essi sono i puri di cuore, quelli che riescono a vedere oltre le contrarietà immediate e superano le difficoltà. Felici quelli che vedono soprattutto il buono che c’è negli altri.

Liz, tu hai nominato Chikitunga, questa Serva di Dio paraguayana. Hai detto che era come tua sorella, tua amica, il tuo modello. Ella, come tanti altri, ci mostra che il cammino delle Beatitudini è un cammino di pienezza, un cammino possibile, reale. Che riempie il cuore. Essi sono i nostri amici e modelli che hanno ormai terminato di giocare in questo “campo”, ma diventano quei giocatori indispensabili che uno osserva per dare il meglio di sé. Essi sono la prova che Gesù non è un “venditore di fumo”, che la sua proposta è di pienezza. Ma, soprattutto, è una proposta di amicizia, di vera amicizia, quell’amicizia di cui tutti abbiamo bisogno. Amici nello stile di Gesù. Però non per rimanere in noi stessi, ma per andare “in campo”, per andare a fare altri amici. Per “contagiare” l’amicizia di Gesù nel mondo, dovunque vi trovate, al lavoro, nello studio, nel divertimento, in whatsapp, facebook o twitter. Quando andate a ballare, o bevendo una buona bibita. In piazza o giocando una partita nel campo del quartiere. Là è dove stanno gli amici di Gesù. Non vendendo fumo, ma con perseveranza. La perseveranza di sapere che siamo felici, perché abbiamo un Padre nei cieli.

Publié dans Anticristo, Fede, morale e teologia, Papa Francesco I, Riflessioni | Pas de Commentaire »

L’anticristo prima di Gesù

Posté par atempodiblog le 8 juillet 2015

L’anticristo prima di Gesù
La figura che incarna il male assoluto compare nelle tradizioni più remote

di Paolo Mieli – Corriere della Sera
Tratto da: Radio Maria

L’anticristo prima di Gesù dans Anticristo 332m3ch

Attorno alla metà del XIII secolo a Francoforte sull’Oder, tra Berlino e la frontiera della Germania con la Polonia, fu costruita la chiesa di Santa Maria che, dal 1370, ebbe una particolarità: i fedeli che alzavano gli occhi verso destra alle spalle dell’altare potevano ammirare dipinta su vetro la storia dell’Anticristo. «Probabilmente non lo sapevano, ma stavano godendo di un privilegio unico», scrive Marco Rizzi nell’avvincente Anticristo. L’inizio della fine del mondo , di imminente pubblicazione per i tipi del Mulino. Perché unico? Vetrate di quel genere certo non mancavano nelle chiese dell’epoca. Anzi, sottolinea Rizzi, rappresentavano uno dei tratti distintivi dello stile gotico che si era diffuso in tutta l’Europa a partire dal XII secolo. Fedeli alle indicazioni di Papa Gregorio Magno, gli architetti e gli artisti avevano sostituito con vetri colorati gli affreschi e i mosaici fino ad allora utilizzati per dar vita ad una «Bibbia dei poveri», vale a dire le immagini che illustravano episodi salienti dell’Antico e del Nuovo Testamento. Immagini che, da sinistra verso destra, raccontavano ai più, che non sapevano leggere e scrivere, la storia dei capitoli della fede: creazione, redenzione, giudizio. Ma dell’Anticristo non si parlava mai. O quasi. E invece nella chiesa di Francoforte ben 35 raffigurazioni furono riservate all’Anticristo, così come era stato raccontato dall’abate Adsone del monastero di Montier-en-Der (967) alla regina Gerberga, sorella di Ottone I e moglie di Luigi IV d’Oltremare, nel celeberrimo Libellus de Antichristo. Si trattava dei «falsi miracoli del figlio della perdizione», che «trasforma le pietre in pane per sfamare i suoi seguaci», fa «scendere il fuoco dal cielo e risorgere i morti», regala «ingenti quantità di oro» (alla «distribuzione fraudolenta della ricchezza» vengono dedicati nella chiesa ben quattro riquadri). Nelle vetrate, l’Anticristo predica due volte. La prima nel tempio, la seconda di fronte a una croce rovesciata. In entrambe le situazioni, nota Rizzi, tra gli ascoltatori che portano sulla fronte il segno della perdizione compare anche un ebreo, riconoscibile dal caratteristico cappello a punta; in un altro riquadro, un gruppo di ebrei attende qualcuno o qualcosa sulle rive di un fiume; un ebreo infine è presente nella scena in cui alcuni fedeli pregano dinanzi al crocefisso, «forse per indicare la conversione del popolo ebraico che deve precedere il ritorno di Cristo». In ogni caso, ove mai ci fossero, «gli accenti polemici non sembrano particolarmente evidenti, dato che gli ebrei non compaiono nelle scene che illustrano le persecuzioni dell’Anticristo contro i cristiani». E questo è un elemento di non scarso rilievo. Ma torniamo alle origini dell’Anticristo, rifacendoci anche a quel che ne scrissero alla fine dell’Ottocento Wilhelm Bousset e Hermann Gunkel in libri che da noi non sono mai stati tradotti, un secolo dopo Bernard McGinn nel celeberrimo L’Anticristo. Duemila anni di fascinazione del male (Corbaccio) e, in tempi più recenti, lo stesso Rizzi e Gian Luca Potestà nei due straordinari volumi antologici intitolati Il nemico dei tempi finali e Il Figlio della perdizione , editi dalla Fondazione Valla/Mondadori. Scopo del nuovo saggio di Rizzi è quello di «mostrare come sono nate riflessioni e preoccupazioni che nell’Europa secolarizzata di oggi possono apparire farneticanti, ma che per lungo tempo hanno costituito paure e speranze vive e pulsanti nel cuore della vita e per alcuni lo sono tuttora».

Per quanto possa sembrare bizzarro, la figura dell’Anticristo compare secoli e secoli prima della stessa nascita di Cristo. Ovviamente senza prendere quel nome che verrà definito in ogni suo fondamentale aspetto da Ireneo, vescovo di Lione vissuto nella seconda metà del II secolo («nel pieno di un grandioso conflitto ideologico dottrinale consumatosi tra cristiani, ebrei e altri gruppi religiosi»). Rappresenta, nell’antichità, il male assoluto che «si manifesterà in tutta la sua malvagità alla fine dei tempi, ingaggiando l’ultima e più drammatica battaglia per impedire la redenzione del mondo». Per la prima volta in mitologie mesopotamiche «che raccontano di una bestia apocalittica, drago o serpente», impegnata in questo scontro finale tra il bene e il male. Nell’Antico Testamento ne parlano i profeti Daniele ed Elia, che descrivono i «tempi terribili in cui i giusti saranno perseguitati e uccisi da serpenti e altre bestie spaventose, un po’ leoni un po’ leopardi, un po’ aquile dagli artigli di ferro». A ridosso della nascita di Cristo «le sue tracce si manifestano in scritti ebraici non compresi nel canone biblico, i cosiddetti apocrifi veterotestamentari»; infine «alcuni passi dei Vangeli dell’Apocalisse e di altri scritti del Nuovo Testamento ne rivelano appieno il volto e l’ultimo nome, Anticristo appunto». Va notato che «dalle Lettere di Giovanni, dove la parola compare per la prima volta, è assente ogni dimensione di violenza, persecuzione, morte, insomma l’immaginario sanguinolento che costituisce la caratteristica propria dell’Anticristo nelle sue rappresentazioni successive e in quelle (presunte) precedenti». È di Giovanni l’individuazione del «suo» numero: 666. Con quella cifra, «ricapitolerà in sé tutto il male avvenuto sino ad allora, giacché Noè aveva seicento anni quando venne il diluvio a distruggere tutti gli esseri viventi, dopodiché si diffuse l’idolatria e vennero perseguitati e uccisi i giusti, come indica la statua alta sessanta cubiti e larga sei innalzata da Nabucodonosor», che i tre fanciulli Anania, Azaria e Misaele si rifiutarono di adorare, cosa per cui, racconta Daniele, vennero gettati nel fuoco. Fin da allora «costituisce la rappresentazione del male assoluto, una paura proveniente dall’oscurità più remota del mondo, da individuare e da esorcizzare». Poi compare in maniera definitiva nella seconda lettera di Paolo ai cristiani di Tessalonica. E qui è centrale il tema dell’inganno, di quell’entità che oserà «sedersi nel tempio di Dio, mostrandosi come fosse Dio», in modo da indurre i fedeli in errore. Finché «verrà svelato l’iniquo» e il Signore lo «distruggerà con il soffio della sua bocca». Un altro vescovo, a seguito di Ireneo, aveva pubblicato un manuale per riconoscere l’Anticristo: Ippolito, di cui si sa appena che visse a cavallo tra il II e il III secolo dopo Cristo. Ippolito aveva confermato che l’Anticristo si sarebbe comportato «come un falso messia, un arnese del Diavolo, richiamando a sé tutto il popolo d’Israele da ogni terra in cui ormai vaga disperso, trattandolo come se fosse quello dei suoi figli, promettendo di ricollocarlo nella sua terra e di ricostruire il regno e il tempio di Gerusalemme, per essere adorato come un dio, secondo le parole dei profeti». L’Anticristo «chiamerà a sé l’intera umanità promettendole la salvezza, mentre non sarà in grado di salvare neppure se stesso, quando tornerà il Signore per cancellarlo con il soffio della sua bocca». All’inizio «per perseguitare i cristiani, l’Anticristo raccoglierà intorno a sé il popolo che sempre è stato infedele a Dio: gli ebrei. Dopo aver respinto la verità, dapprima trasgredendo la legge di Mosè, poi uccidendo i profeti, crocifiggendo lo stesso Gesù, perseguitando i suoi apostoli, persistendo nell’odio verso Dio, si sottometteranno infine ad un uomo mortale, illudendosi di poter aver giustizia da lui, che si rivelerà invece giudice iniquo». Verrà poi un’epoca in cui l’Anticristo sarà identificato con Nerone (da Commodiano e da Vittorino ad esempio). Pochi anni dopo l’impero verrà riabilitato (da Lattanzio) ai tempi di Costantino. Trascorrerà meno di un secolo allorché Ambrogio (340-397), quando i Goti sconfiggeranno l’esercito romano e uccideranno l’imperatore Valente (378), identificherà quei barbari con Gog e Magog, i misteriosi popoli che avrebbero dovuto affiancare l’Anticristo nella persecuzione finale contro i cristiani. Ma Girolamo (347-420) prenderà le distanze da quel giudizio. Quando poi Roma verrà saccheggiata dai Visigoti di Alarico (410), saranno in molti a intravedere la spaventosa figura all’origine di quell’episodio. E qui siamo al centro della questione ebrei e Anticristo. Seguendo l’insegnamento di Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi, Girolamo pensava che Dio avrebbe inviato infine agli ebrei l’«operatore della menzogna e la fonte stessa dell’errore», perché non avevano voluto «accogliere la carità e la verità portata da Gesù», che sola avrebbe potuto salvarli. Se «almeno l’Anticristo fosse nato da una vergine e fosse venuto al mondo prima di Cristo», osservava Girolamo, «gli ebrei avrebbero avuto una scusa per dire che erano stati ingannati e, credendo si trattasse della verità, si erano fatti abbindolare dalla menzogna». Ora invece, dovevano «essere giudicati, anzi, senz’altro condannati» perché stavano per accogliere l’Anticristo, «dopo aver disprezzato la verità di Cristo». Agostino d’Ippona (354-430) «non era affatto convinto di questa complessa spiegazione, non solo perché Roma era caduta e nulla era cambiato nel popolo ebraico, che se ne rimaneva sconfitto e disperso, bensì perché il punto centrale della sua visione ruotava intorno alla Chiesa e all’invisibile confine che separava i veri credenti da quelli che “erano dentro, tra noi”, ma non erano “dei nostri”». Cristo, sosteneva Agostino, non verrà a giudicare i vivi e i morti prima che il suo avversario non sia venuto a sedurre quelli che sono morti nell’anima.

Il tema dell’Anticristo si riproporrà potentemente a ridosso dell’anno Mille e di quella riproposizione troveremo traccia sulle vetrate della chiesa di Santa Maria a Francoforte sull’Oder, delle quali abbiamo parlato all’inizio. Tornerà ancora prepotentemente all’inizio del Cinquecento al momento della Riforma protestante. Scriverà Martin Lutero all’amico Venceslao Link: «Ti metto a parte delle mie fantasie, perché tu veda se ho ragione a presagire che l’Anticristo, quello vero minacciato da Paolo, domina nella curia di Roma; oggi come oggi, penso di poter dimostrare che Roma è peggio dei turchi». Ed «esecrabile bolla dell’Anticristo» verrà definita da Lutero quella emessa il 15 giugno 1520 da Papa Leone X per imporgli di ritrattare alcune delle sue 95 tesi di Wittenberg. Nel 1563 appare il Libro dei martiri di John Foxe, che colloca in Inghilterra il luogo esatto dove si consumerà la «battaglia decisiva dell’ininterrotta guerra in atto tra Cristo e Anticristo». Dall’America Latina Francisco de la Cruz, condannato a morte come eretico nel 1578, annunciò «l’imminente castigo dell’Europa ad opera dei turchi, che costringeranno i cristiani a rifugiarsi nel nuovo mondo, più precisamente in Perù, la cui capitale, Lima, sarà la nuova Gerusalemme». Ai tempi della Rivoluzione inglese, nel 1649, per giustificare la condanna a morte di Carlo I, William Aspinwall disse che quel sovrano era «il piccolo corno della bestia del settimo capitolo del libro di Daniele» (ma Oliver Cromwell prese le distanze da quella forma di radicalismo apocalittico). Nel 1793, David Austin in La caduta della Babilonia mistica identificò negli Stati Uniti, da poco indipendenti, «la pietra staccatasi dalla montagna che nel libro di Daniele mette in moto il crollo della statua di Nabucodonosor» e previde che Cristo, tornato sulla terra, avrebbe instaurato il suo regno in quel Paese «portatore di libertà nonché di giustizia civile e religiosa». Nel Novecento ci si interrogò ancora se l’Anticristo fosse Mussolini (il dubbio fu posto nel 1927 da Oswald J. Smith) o Adolf Hitler. Ci pensò Dietrich Bonhoeffer (che sarà impiccato per complicità nell’attentato a Hitler del luglio 1944) a sgombrare il campo da quelle supposizioni. Ma Hitler ebbe in ogni caso a che fare con l’Anticristo. Allorché nel corso della Seconda guerra mondiale le cose per lui cominciarono a mettersi male, diede ordine di smontare, imballare e trasferire a Potsdam le vetrate di Santa Maria a Francoforte, di cui abbiamo parlato all’inizio. Temeva, a ragione, che potessero essere danneggiate dall’offensiva russa sull’Oder, che in effetti avrebbe distrutto la città e la chiesa. Non era la prima volta che ciò avveniva. Già nel 1830 l’architetto, pittore, urbanista Karl Friedrich Schinkel era stato autorizzato a smontare i riquadri delle vetrate e nel restauro andarono persi otto pannelli. Adesso però le cose andarono ancora peggio. Quando i russi entrarono a Berlino da vincitori, ottennero che le vetrate, messe in salvo a Potsdam, fossero considerate parte della compensazione per i danni subiti dalla Germania e trasferite all’Ermitage di Leningrado (oggi San Pietroburgo). Poi però, crollato nel 1989 il Muro di Berlino, esse furono restituite alla Germania riunificata. Nel 2002 tornarono a casa i primi 111 pannelli. E la Marienkirche, i cui lavori di ricostruzione erano già iniziati negli anni Settanta, poté tornare all’aspetto di sette secoli prima. Mancavano, è vero, sei pannelli che si credevano perduti per sempre. «Questa ultima resistenza dell’Anticristo», scrive Marco Rizzi, «fu infine sconfitta nel 2005, quando vennero rinvenuti poco fuori Mosca in un deposito del Museo Puškin». Che il luogo del ritrovamento fosse in origine un monastero, sottolinea Rizzi, «permette di aggiungere un’altra pagina al ricco capitolo dei rapporti tra i monaci e l’Anticristo». Ma anche a quelli tra l’Anticristo e il Novecento.

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Libri, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Si ami e adori Dio in spirito e verità

Posté par atempodiblog le 11 avril 2015

Si ami e adori Dio in spirito e verità dans Anticristo 20191207-122758

Quanto è falsa la nostra idea riguardo all’amore di Dio! Molte anime, anche virtuose, dicono di amarlo ma non ne hanno la vera cognizione e quindi non lo amano nella verità. Ognuna di queste anime ha qualche timore per una qualche cosa che lei pensa, quasi che il Signore fosse un uomo come qualsiasi altro mortale capace di rancori, di ricordi tristi del nostro passato e quindi sente un certo disagio nell’avvicinarsi a lui, a slanciarsi tra le sue braccia misericordiose e così se ne resta continuamente melanconica e non si accende, non si infervora di amore per lui.

Tutto questo lavoro, bisogna riconoscerlo, è opera del demonio che, acceso di odio contro Dio, suggerisce alle anime, specialmente religiose, come ad Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, delle falsità sul conto di Dio e l’anima, come i nostri progenitori, ingannata, aderisce alle false accuse e non adora Dio nella verità; comincia a pensare delle cose false di Dio e del suo essere di amore, dimenticando che egli, se non fosse stato amore infinito, non ci avrebbe creati e non avrebbe dato il suo Figlio unigenito al mondo caduto nella colpa. Torni dunque al suo paese questo demonio ingannatore e si ami e adori Dio in spirito e verità.

del Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

Publié dans Anticristo, Don Giustino Maria Russolillo, Fede, morale e teologia, Misericordia, Riflessioni, Sacramento dell’Ordine | Pas de Commentaire »

Il “padrone” di Benson colonizza il mondo

Posté par atempodiblog le 21 janvier 2015

Il “padrone” di Benson colonizza il mondo
“Il Padrone del Mondo”, il libro consigliato da Papa Francesco

di Alessandro Zaccuri – Avvenire
Tratto da: Tracce

Il “padrone” di Benson colonizza il mondo dans Anticristo 2mo83vd 

«Dimostra all’incirca trentatré anni, rasato, portamento sicuro, capelli bianchi, occhi e sopracciglia scuri. È rimasto immobile con le mani sulla ringhiera, ha accennato un solo gesto che ha procurato un sussulto alla folla, ha detto quelle poche parole lentamente, scandendole, con voce decisa. Poi è rimasto in attesa». Magari non sapete chi è, ma lo avete senz’altro riconosciuto. Non è Hitler né Mussolini, e neppure Stalin, anche se si comporta come loro. Può darsi che nemmeno le generalità anagrafiche siano di grande aiuto, per non parlare della qualifica ufficiale, prezidante de Europo, ovvero “presidente d’Europa” in esperanto.

Eppure, se diciamo che Julian Felsenburgh è Il Padrone del Mondo, in un modo o nell’altro ci si capisce al volo, e non solamente perché il capolavoro di Robert Hugh Benson (1867-1914) è il romanzo che, da qualche tempo in qua, il Papa cita e consiglia con maggior frequenza. È tornato a farlo anche un paio di giorni fa, sul volo di ritorno dalle Filippine. Rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano di spiegare meglio il concetto di “colonizzazione ideologica” evocato nel corso dell’incontro con le famiglie a Manila, Francesco si è così espresso: «C’è un libro – scusatemi, faccio pubblicità – c’è un libro, forse lo stile è un po’ pesante all’inizio, perché è scritto nel 1907 a Londra… A quel tempo lo scrittore ha visto questo dramma della colonizzazione ideologica e lo descrive in quel libro. Si chiama Lord of the World. L’autore è Benson, scritto nel 1907, vi consiglio di leggerlo».

Non è la prima volta, dicevamo, che papa Bergoglio si richiama a questo libro, peraltro molto amato anche dai lettori italiani. Pubblicato a metà degli anni Settanta dalla benemerita Città Armoniosa e successivamente entrato nel catalogo Jaca Book, oggi Il Padrone del Mondo è disponibile in due diverse versioni: una, con prefazione di monsignor Luigi Negri, è edita dalla veronese Fede & Cultura, che propone anche gli altri romanzi di Benson e la prima biografia italiana dell’autore, allestita da Luca Fumagalli; l’altra, invece, porta il marchio di Fazi, la casa editrice romana che sta rilanciando le opere, elegantemente umoristiche, di uno dei fratelli di Robert, l’archeologo Edward Frederic Benson. La loro era una famiglia particolarmente in vista nella Gran Bretagna dell’epoca.

Il padre, il reverendo Edward White Benson, fu arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra tra il 1883 e il 1896. Robert – ultimo di una nidiata di sei figli – ne seguì inizialmente le orme entrando nel clero anglicano, ma nel 1903 chiese di essere accolto nella Chiesa cattolica, con una decisione che, sia pure a lungo meditata, non mancò di suscitare scalpore.

Nell’autobiografico Confessioni di un convertito (Gribaudi), lo stesso Benson raccontò con estrema franchezza che a farlo incamminare verso Roma era stato, almeno inizialmente, un desiderio di maggior universalità. E la distinzione tra universalità e universalismo è probabilmente uno dei motivi per cui Francesco raccomanda con tanta insistenza Il Padrone del Mondo.

Il personaggio al quale il titolo fa riferimento è infatti l’Anticristo, che si manifesta al principio del XXI secolo, nel momento in cui sembra ormai ineluttabile un conflitto di proporzioni planetarie (il romanzo, come ricordato, uscì per la prima volta nel 1907, con largo anticipo rispetto allo scoppio della Prima guerra mondiale). L’Avversario si nasconde sotto le spoglie di Felsenburgh, un politicante dal passato incerto ma dal carisma trascinante, che in poco tempo riesce a sbaragliare le difese di una Chiesa cattolica già assottigliata e incerta. Prima dell’avvento di Felsenburgh, infatti, la massoneria ha preso il controllo del mondo, giocando sul doppio tavolo dell’umanitarismo e del comunismo, ideologie solo in apparenza opposte, ma in realtà convergenti su un omologazione che è, appunto, “colonizzazione ideologica”.

I progressi tecnologici servono, tra l’altro, a far accettare come consueto, se non addirittura obbligatorio, il ricorso all’eutanasia, le lingue e le culture nazionali soccombono davanti all’avanzata di un unanimismo indistinto su cui Felsenburgh non fatica ad appoggiarsi per proclamare l’inizio di un’epoca di pace inevitabile e di forzato consenso. Quel che resta della Chiesa militante verrà spazzato via con la forza, dopo di che il mondo potrà finire, «e con lui la sua gloria», come recitano le ultime parole del romanzo.

L’altro giorno, a corredo della citazione di Benson, Francesco ha ribadito la sua convinzione: «Il popolo ha la sua cultura, la sua storia; ogni popolo ha la sua cultura. Ma quando vengono condizioni imposte dagli imperi colonizzatori, cercano di far perdere ai popoli la loro identità e creare uniformità. Questa è la globalizzazione della sfera: tutti i punti sono equidistanti dal centro. E la vera globalizzazione – a me piace dire questo – non è la sfera. È importante globalizzare, ma non come la sfera, bensì come il poliedro, cioè che ogni popolo, ogni parte, conservi la sua identità, il suo essere, senza essere colonizzata ideologicamente». Ma al Padrone del Mondo, ormai lo abbiamo capito, il poliedro non piace proprio per niente.

Publié dans Anticristo, Libri, Papa Francesco I, Riflessioni, Robert Hugh Benson | Pas de Commentaire »

Le bestemmie fanno felice Satana

Posté par atempodiblog le 19 janvier 2015

Le bestemmie fanno felice Satana
Viviamo in un mondo rovesciato, dove il bene si confonde con il male. Ma il futuro è nelle nostre mani e siamo ancora in tempo per cambiare
di Carlo Climati – Zenit
Tratto da: Ascolta tua Madre

Le bestemmie fanno felice Satana dans Anticristo 71n582

Che cosa sta succedendo in questo nostro pazzo mondo? Nel nome di una presunta “libertà d’espressione” si diffondono sempre di più riviste, giornali, vignette, spettacoli, canzoni, siti internet con contenuti apertamente blasfemi.

La bestemmia sembra essere di moda. Chi la usa ne va fiero. La sventola come il vessillo di chissà quale conquista sociale, gridandola, scrivendola o disegnandola il più possibile.

Ma è lecito offendere i sentimenti delle persone con immagini disgustose ed aggressive? La bestemmia, nelle sue forme più varie, può essere difesa con la scusa di tutelare il diritto alla libertà d’espressione?

La risposta a questa domanda è semplice. Una bestemmia non potrà mai essere un segno di libertà espressione, ma soltanto una prova di mancanza di rispetto e di buona educazione.

Uno dei simboli preferiti dei satanisti è la croce rovesciata, che spesso vediamo dipinta sui muri o sulle copertine di certi dischi di musica blasfema.

Quella croce capovolta rappresenta il tentativo di Satana di farci vivere in un mondo al contrario, dove il male diventa bene e viceversa. Un mondo in cui la bestemmia può trasformarsi in una specie di “opera d’arte”, da esibire con orgoglio.

La glorificazione della bestemmia è, in qualche modo, la metafora di tutti gli orrori che sono stati ammessi nel mondo rovesciato in cui viviamo: bambini uccisi prima di nascere, malati abbandonati ad un’eutanasia silenziosa, donne-schiave costrette ad affittare la gravidanza per soddisfare l’egoismo di chi non può avere figli, prostituzione incoraggiata e pubblicizzata, distruzione della famiglia, eugenetica, gioco d’azzardo, droga libera…

La lista degli orrori che sono diventati “diritti” potrebbe continuare all’infinito. Che cosa sarà scritto, un giorno, sui libri di scuola, quando si racconterà la storia dei nostri tempi? Si dirà che, agli inizi del terzo millennio, l’essere umano aveva raggiunto il livello più basso di tutta la sua esistenza.

Il male è sempre esistito nella storia dell’uomo. Satana è sempre stato molto attivo e scatenato. Oggi, come ieri, continuano ad esistere tutti gli orrori di sempre: guerra, fame, povertà, dominio dei forti sui più deboli…

Ma a tutti questi orrori se n’è aggiunto uno nuovo, che a Satana piace moltissimo: l’incapacità di distinguere il bene dal male.

Le coscienze di molti esseri umani sono deformate dal relativismo morale imperante. E così, nessuno si sente più responsabile delle proprie azioni.

“Che male c’è?”, sentiamo dire spesso. Con questa frase si giustificano cose che dovrebbero essere considerate disgustose, ma che ormai fanno parte del comportamento comune.

Ogni volta che qualcuno pronuncia la frase “Che male c’è?” Satana è felice. Si fa una grande risata e festeggia la sua vittoria sulla coscienza umana. Una vittoria che la libertà di bestemmia rappresenta alla perfezione.

Ma un vecchio proverbio dice “Ride bene chi ride ultimo”. Le vittorie di Satana su questa terra sono illusorie e provvisorie. Sta a noi fargli strozzare questa risata in gola, dicendo “no” agli inganni del nostro tempo e alla non-cultura del relativismo morale imperante.

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Il Santo Bambino Gesù ci ricorda la nostra più profonda identità

Posté par atempodiblog le 18 janvier 2015

Il Santo Bambino Gesù ci ricorda la nostra più profonda identità dans Anticristo r08jlz

Qualche volta, vedendo i problemi, le difficoltà e le ingiustizie, siamo tentati di rinunciare. Sembra quasi che le promesse del Vangelo non si possano attuare, siano irreali. Ma la Bibbia ci dice che la grande minaccia al piano di Dio per noi è ed è sempre stata la menzogna.

Il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere ‘moderni’, di essere ‘come tutti gli altri’.

Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d’azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano. Trascuriamo di rimanere interiormente come bambini. I bambini infatti, come ci insegna il Signore, hanno la loro propria saggezza, che non è la saggezza del mondo.

Ecco perché il messaggio del Santo Niño è così importante. Egli parla a ciascuno di noi profondamente. Ci ricorda la nostra più profonda identità, ciò che siamo chiamati ad essere in quanto famiglia di Dio”.

Papa Francesco, 18 gennaio 2015 – Manila
Tratto da: Radio Vaticana

Publié dans Anticristo, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Papa Francesco I, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La devozione al SS. Nome di Gesù è battagliera

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2015

La devozione al SS. Nome di Gesù è battagliera  dans Anticristo SS-Nome-di-Ges

Quello che abbiamo detto circa la guerra offensiva contro satana e tutti gli altri spiriti del male – perché, insieme a satana, si può includere anche lo spirito del mondo (per quanto, su questo, non possiamo esercitare la nostra influenza come sullo spirito del male) – corrisponde alla devozione pratica al Nome di Gesù. È vero che essa può essere considerata come esercizio d’amore, ma l’amore si esercita sempre e dovunque.

Propriamente parlando, la devozione al SS. Nome di Gesù è devozione battagliera perché il Nome di Gesù è la bandiera sotto cui militiamo. Così l’ha intesa S. Bernardino da Siena.

Mai appare tanto la potenza di questo Nome come quando, mediante la sua virtù, mettiamo in fuga tutta l’armata diabolica. Con questa pratica, tuttavia, non si toglierebbero che gli impedimenti alla diffusione del regno di Dio, ma bisogna fare qualcosa di più.

Il Signore ce ne dà ampi poteri. Ci troviamo, così, di fronte alla devozione al preziosissimo Sangue di Gesù, perché non vi è altro prezzo di riscatto.

del Beato Giustino Maria Russolillo

Publié dans Anticristo, Citazioni, frasi e pensieri, Don Giustino Maria Russolillo, Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2014

Quando noi recitiamo il Rosario la Madonna è presente e ci ascolta. Se non la vediamo con gli occhi della carne, possiamo però vederla con gli occhi del cuore. Mentre scorriamo i misteri della nostra redenzione, Lei ci rafforza nella fede, purifica il nostro cuore e fortifica la nostra volontà sulla via del bene.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna dans Anticristo RM

[…] occorre guardare a questa preghiera come al modo per entrare nella più intima unione con Maria stessa: recitare il Rosario è l’occasione per immergersi nella Madonna, se così possiamo dire, per tuffarsi in questo oceano di santità e grazia che è la Vergine Maria, e personalmente aggiungerei, con Leopardi, che “il naufragar mi è dolce in questo mar!”. Dunque, quando si prega il Rosario si entra in comunione con l’Immacolata, con Colei che tutte le generazioni dicono Beata (Lc 1,48) proprio perché prescelta dal Signore, concepita senza peccato originale e perciò stesso, lo abbiamo più volte ricordato, già vincitrice su Satana.

[…] Ora, la preghiera del Santo Rosario è in particolare legato al dono della pace. […] Ora, Dio nella sua pedagogia ha legato alla preghiera del Rosario questa potenza, tale da dare la pace all’umanità, da preservare l’umanità dalla distruzione e dai progetti del Maligno, assicurando un tempo di pace.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

Publié dans Anticristo, Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Santa Bernadette Soubirous, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2014

Gesù non dialoga con Satana, come aveva fatto Eva nel paradiso terrestre. Gesù sa bene che con Satana non si può dialogare, perché è tanto astuto. Per questo Gesù, invece di dialogare come aveva fatto Eva, sceglie di rifugiarsi nella Parola di Dio e risponde con la forza di questa Parola. Ricordiamoci di questo: nel momento della tentazione, delle nostre tentazioni, niente argomenti con Satana, ma sempre difesi dalla Parola di Dio! E questo ci salverà.

Papa Francesco

Esorcisti attenti: il Demonio non dice una sola parola che non sia velenosa dans Anticristo s5fzf7

Ci sono oggi degli esorcisti che credono che il Demonio, se comandato, sia obbligato a dire la verità, rispondendo alle domande postegli: io ribadisco che il Diavolo è una brutta bestia e inganna sempre.

Io posso citare un episodio di alcuni anni fa quando un noto esorcista, venuto a Radio Maria per partecipare a una tavola rotonda sul satanismo e la possessione, al termine della trasmissione mi disse di possedere l’elenco dei cardinali iscritti alla massoneria. E aggiunse che tale elenco gli era stato rivelato da Satana stesso, sotto suo comando, durante un esorcismo. Al che, incredulo, ribattei:

“Ma non lo sa che Satana è un mentitore e che inganna sempre?”.

Insomma, vorrei dire agli esorcisti di fare come Gesù: non parlate con il Demonio, ma intimategli di andarsene, ricordando che la capacità diabolica di ingannare supera infinitamente le difese umane!

[...]

Mi lasciano sempre molto perplesso gli esorcisti che dicono di parlare con Satana. Ma di che cosa vuoi parlare col Demonio? Non si può, non si deve parlare col Diavolo, perché inganna sempre! Bisogna troncare qualsiasi dialogo con Satana e con i suoi rappresentanti perché riescono sempre a ingannarti.

Infatti – per tornare al racconto del peccato originale – appena Eva comincia a parlare, ecco che il Maligno la colpisce con il suo veleno, come il serpente a sonagli che lancia la testa contro la preda, e sibila: “non morirete affatto”, giungendo con straordinaria astuzia a dare addirittura del mentitore a Dio stesso!

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

Publié dans Anticristo, Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Sacramento dell’Ordine | Pas de Commentaire »

«Satana? Si presenta come un buon diavolo»

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2014

«Satana? Si presenta come un buon diavolo»
di Costanza Signorelli – La nuova Bussola Quotidiana

«Satana? Si presenta come un buon diavolo» dans Anticristo jgigyh

«É invidioso e ti odia». «É astuto». «Ti coinvolge, ti tenta e poi si giustifica».  E ancora: «Quando lo respingi, gira, cerca alcuni compagni e, con questa banda, ritorna».  Sembra il racconto di una persona in carne e ossa. Ed è proprio così che papa Francesco parla del nemico di Dio per antonomasia: il Diavolo. Non un mito, non una superstizione. E anche se la stessa Chiesa, non di rado, lo riduce a semplice metafora, Francesco lo descrive come un essere reale, il più insidioso antagonista della storia. Così ci ammonisce: «i cristiani non devono essere ingenui: devono conoscerlo e combatterlo». Ne abbiamo parlato con Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che su Satana ha scritto diverse pubblicazioni. 

Nell’omelia mattutina di lunedì, a Casa Santa Marta papa Francesco ha parlato del diavolo. É un argomento su cui ultimamente il Pontefice ritorna con insistenza.
Papa Francesco ha parlato del diavolo fin dall’inizio del suo Pontificato e lo ha fatto nella consapevolezza che il lupo infernale è il più insidioso pericolo per le pecorelle del gregge. Ogni volta che nella Messa a Santa Marta legge il Vangelo, il Papa non si esime dal commentare i brani dove Gesù smaschera e combatte il maligno.

Viviamo in una società che non parla più del diavolo, che lo considera come una realtà astratta, un’entità di altri tempi. O addirittura, se ne parla in termini beffardi, come fosse un “pensiero da creduloni”. Papa Francesco ha detto invece che «la lotta contro il male è una realtà quotidiana, nella vita cristiana: nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese». Come ci tenta il diavolo oggi, nel nostro quotidiano? Che linguaggio parla?
Chi ha consuetudine con la Parola di Dio non sottovaluta affatto la presenza del maligno, che Gesù chiama “Il Principe di questo mondo”.  Satana è il nemico giurato di Dio e dell’uomo, dal quale Gesù ci ha liberato con la sua venuta in mezzo a noi, con l’annuncio del suo Regno e con la sua Passione redentrice. Satana è presente nella vita delle persone che tenta al male, presentandolo «sotto colore di bene», come afferma S. Caterina da Siena.  La sua arma micidiale è la tentazione, con la quale il serpente infernale cerca di distruggerci con quello che ci offre.  Oggi cerca di illudere l’umanità con l’ateismo e il materialismo, con i quali l’angelo ribelle vuole mettere se stesso al posto di Dio.

C’è come la percezione che oggi il diavolo faccia meno paura. Si ha paura della malattia, della vecchiaia, della povertà… ma del diavolo non si ha più paura, perché?
Satana non fa paura perché si mimetizza ed è riuscito a convincere molti, anche cristiani, che non esiste. Ed è riuscito anche a cancellare la paura del peccato, che viene presentato come un bene, quando invece è un veleno mortale. Questo avviene perché si va spegnando la luce della fede.

Lei ha riferito che la Madonna, nelle apparizioni di Medjugorje, ha detto che questo è il tempo in cui il demonio agisce con tutta la sua forza e la sua potenza. “L’ora di Satana” è diventato anche il titolo di un suo libro. Quali sono i segni concreti che proprio il nostro tempo – rispetto ad altri periodi storici anche più drammatici – sia il tempo del demonio?
La Madonna ha detto che, poiché Satana è sciolto dalle catene, bisogna consacrarsi al suo Cuore Immacolato e a quello di suo Figlio Gesù. La crisi della fede, l’apostasia, la dissoluzione della famiglia e il dilagare della violenza sono segni evidenti che il Principe di questo mondo sta sferrando una battaglia epocale.

Paolo VI – di cui è prossima la beatificazione – lanciò una grave denuncia. Era il 1972 quando disse: «Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa». Oggi, quarant’anni dopo, quel fumo si è allontanato o è penetrato in altre stanze?
La crisi della fede di molti cristiani, che da allora è andata crescendo, è il segno della tenebra che avanza. Non dobbiamo però essere pavidi, ma affrontare la prova decisi e saldi nella fede.

Da ultimo. Chiedo a lei, che è particolarmente vicino alla realtà di Medjugorje, c’è un messaggio che la Madonna ci dà per aiutarci e metterci al riparo dalle insidie del demonio?
La Madonna ha detto: «Affrontate e vincete Satana col Rosario in mano».

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Chi semina «la zizzania delle chiacchiere» è Satana

Posté par atempodiblog le 30 septembre 2014

Papa Francesco alla Gendarmeria vaticana
«Non seminare bombe». È un impegno che per Francesco va perseguito anche trovando il coraggio di dire: «Per favore signore, per favore signora, per favore padre, per favore suora, per favore eccellenza, per favore eminenza, per favore santità, non chiacchierare, qui non si può!».
Tratto da: L’Osservatore Romano

Chi semina «la zizzania delle chiacchiere» è Satana dans Anticristo wsjv50

Il diavolo, sicuramente. Chi semina «la zizzania delle chiacchiere», che deflagrano come «bombe» distruggendo «la vita degli altri» e anche «la vita della Chiesa», è il diavolo. Non «un’idea» —  ha puntualizzato Papa Francesco nella messa celebrata per la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano sabato mattina, 27 settembre, nella cappella del Governatorato —  ma «una persona». Che «è cattiva, astuta» e «sa come uccidere».

A offrire al Pontefice lo spunto per l’omelia è stata la figura del patrono del Corpo, san Michele arcangelo. «Sempre attento» nel «custodire la Chiesa», egli «ci insegna questa virtù del custodire», nella quale è racchiusa la vocazione della Gendarmeria vaticana: «custodire questo Stato — l’ha descritta così Francesco —  che è al servizio della libertà della Chiesa, al servizio del vescovo di Roma, del Papa, perché possa essere libero, perché la Chiesa possa essere libera».

«Custodire», ha sottolineato il Pontefice, è «una bella parola, la stessa che Dio ha affidato come vocazione a san Giuseppe», assegnandogli la missione di «custodire Gesù, custodire Dio, anche custodire la Chiesa dopo». E «voi — ha detto il ai gendarmi —  siete custodi» alla scuola dell’arcangelo, il quale «ci insegna come custodire. È coraggioso, loda Dio».

«Voi lodate Dio? Pregando, lodate Dio come l’angelo?» ha chiesto ai presenti. «Sono domande — ha aggiunto — per essere buoni custodi, come l’angelo: ha il coraggio di cacciare via i demoni». Anche quelli che «rovinano la Chiesa», ha precisato, ricordando che si tratta proprio  di «custodire il popolo di Dio contro il diavolo». E «benché alcuni dicano che il diavolo è un’idea», ha chiarito, «io questa idea voglio averla lontana da me».

«Voi —  ha ribadito —  custodite dal diavolo, dalle tentazioni nell’esterno».  È «una bella vocazione questa: lottare con tutte le virtù umane, anche con la preghiera, con l’adorazione, lottare per custodire». Chi custodisce, ha fatto notare, «non può essere, mi permetto la parola, uno “sciocco”; deve essere svelto, deve essere attento. E voi siete sentinelle, voi sentinelle, con la vostra attenzione, per stare attenti, perché non vengano cose brutte dentro lo Stato».

Riferendosi a  presunte minacce terroristiche contro il Vaticano, enfatizzate in questi giorni dai media, il Papa ha messo l’accento sulle mansioni di vigilanza dei gendarmi: «voi sentinelle — ha detto — guardate le porte, le finestre, perché non entri una bomba». Ma, ha aggiunto, «voglio dirvi una cosa un po’ triste: ci sono bombe dentro, ci sono bombe pericolosissimie dentro. State attenti, per favore. Perché nella notte di tante vite cattive, il nemico ha seminato la zizzania».

Ogni seme di zizzania — ha proseguito il Pontefice — è una bomba che distrugge, non lascia crescere bene il grano, distrugge la vita». Si tratta di «una bomba fatta in casa o una bomba atomica?» si è chiesto. In ogni caso, ha affermato, è una bomba «pericolosa». E «ce ne sono tante», ha constatato, anche se «la peggiore bomba che è dentro il Vaticano è la chiacchiera».

Le chiacchiere, secondo Papa Francesco, «minacciano ogni giorno la vita della Chiesa e la vita dello Stato». Perché «ogni uomo che chiacchiera qui dentro — ha scandito — semina bombe, semina distruzione», in quanto «uccide la vita degli altri». E anche se le sue parole corrispondessero a verità, ha precisato, egli non avrebbe comunque «il diritto di dirlo a tutti», ma solo «a chi ha le responsabilità».  Da qui il lapidario invito rivolto ai gendarmi: «Siate sentinelle dei chiacchieroni».

La chiacchiera, ha incalzato, «è una delle malattie di questo Stato». E mentre «tanti laici, tanti sacerdoti, tante suore, tante consacrate, vescovi, seminano il buon grano», il diavolo «usa anche laici, alcuni preti, consacrati, suore, vescovi, cardinali», persino «Papi, per seminare la zizzania». Dunque «dobbiamo essere attenti a questo: non seminare zizzanie». Un «pericolo» che «anche io ho», ha ammesso Francesco. Perché «il diavolo ti mette dentro la voglia».

«Non seminare bombe: è questo il favore che io vorrei chiedervi» ha ripetuto il Pontefice, invitando la Gendarmeria a «custodire, essere brave sentinelle, perché il nemico non semini la zizzania delle chiacchiere».

È un impegno che per Francesco va perseguito anche trovando il coraggio di dire: «Per favore signore, per favore signora, per favore padre, per favore suora, per favore eccellenza, per favore eminenza, per favore santità, non chiacchierare, qui non si può!». Una determinazione necessaria, perché — ha riaffermato — «voi dovete fermare questa semina di bombe, che distruggono la Chiesa e non seminano vita, non sanno seminare il grano».

Quale sarà il destino di chi alimenta le chiacchiere? Richiamando il brano evangelico della liturgia il Papa ha ricordato che «i seminatori di zizzania, i chiacchieroni sono iniqui, commettono iniquità». E dunque «andranno nella fornace ardente», saranno condannati «alla vergogna e all’infamia eterna», come avverte anche il profeta Daniele. Sarà questa la «fine del chiacchierone».

Ai gendarmi il compito di «vigilare, essere brave sentinelle, perché questa bomba delle chiacchiere, queste bombe non entrino qui in casa». Grazie «al vostro aiuto  — è stato l’augurio concluso — la vita di tutti noi, l’ultima pagina della vita di tutti noi, sia: è stata una buona persona, ha seminato il buon grano. E non che, sarebbe tristissimo, l’ultima pagina sia: è stato un iniquo, ha seminato la bomba della zizzania».

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Commenti al Vangelo, Fede, morale e teologia, Mormorazione, Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Satana induce a fraintendere il prossimo e, quindi, a far pregare per persone immaginarie

Posté par atempodiblog le 28 septembre 2014

Satana induce a fraintendere il prossimo e, quindi, a far pregare per persone immaginarie dans Anticristo 2ryiwkh

Mio caro Malacoda,

[…] È naturalmente impossibile impedirgli di pregare per sua madre, ma noi possediamo dei mezzi per rendere innocue le sue preghiere. Assicurati che esse siano sempre assai “spirituali”, e che egli si preoccupi sempre dello stato dell’anima di lei e mai dei suoi dolori reumatici.
Ne seguiranno due vantaggi. In primo luogo la sua attenzione sarà tenuta su quanto egli considera i peccati di sua madre. E, con un poco di manovra da parte tua, egli può venire indotto a ritenere tali quelle qualsiasi azioni di lei che gli siano scomode e che lo irritino. Così potrai continuare a fregare le ferite della giornata e a renderle un poco più dolorose perfino mentre sta pregando in ginocchio. L’operazione non è per nulla difficile e la troverai assai divertente.
In secondo luogo, dal momento che le sue idee intorno all’anima di sua madre saranno incomplete e spesso errate, egli, in qualche modo, pregherà per una persona immaginaria, e sarà tuo compito rendere quell’immaginaria persona ogni giorno meno simile alla madre vera -: quella vecchia signora che a tavola ha una lingua quanto mai tagliente.

Col tempo potrai ottenere che la separazione sia tanto vasta che nessun pensiero, nessun sentimento possa traboccare dalle sue preghiere per la madre immaginata nel suo modo di trattare la vera. Alcuni miei pazienti erano diventati così maneggevoli che in un attimo si riusciva a girarli dalla preghiera più spassionata per “l’anima” della moglie o del figliuolo alle battiture o all’insulto della vera moglie o del vero figliuolo senza neppure l’ombra d’uno scrupolo.

[…] Il tuo paziente deve esigere che tutto quanto egli esprime deve essere interpretato come si presenta e giudicato semplicemente secondo le parole dette, mentre, nello stesso tempo, giudicherà tutte le espressioni di sua madre interpretando nel modo più completo e più sensibile il tono della voce, il contesto, l’intenzione sospetta. Ed essa deve essere incoraggiata a fare lo stesso nei suoi riguardi.

Così, alla fine di ogni lite ciascuno se ne andrà convinto, o quasi convinto, di essere perfettamente innocente. Tu sai che cosa succede: “Basta che le chieda l’ora del pranzo perché dia in escandescenze”. Una volta che questa abitudine ha messo radici, nasce quella deliziosa situazione di un essere umano che dice cose con il proposito dichiarato di offendere, e che tuttavia si lamenta quando l’altro si offende davvero. […]

Tuo affezionatissimo zio
Berlicche*

Tratto da: Le lettere di Berlicche di C. S. Lewis

* E’ un funzionario di Satana di grande esperienza che istruisce un giovane diavolo apprendista, Malacoda, suo nipote, spiegandogli i mezzi e gli espedienti più idonei per conquistare (e per dannare) gli uomini.

Publié dans Anticristo, Citazioni, frasi e pensieri, Clive Staples Lewis, Fede, morale e teologia, Libri, Riflessioni | Pas de Commentaire »

La santa indifferenza

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2014

La santa indifferenza dans Anticristo 6ej8l4

Per discernere lo spirito buono dallo spirito cattivo possiamo fare riferimento alla dottrina di sant’Ignazio di Loyola che, nei sui Esercizi Spirituali, ribadisce che per sostenere la propria vita spirituale è necessaria una grande purezza di cuore, che sant’Ignazio chiama “indifferenza”, ovvero la predisposizione alla massima disponibilità nei confronti della volontà di Dio. Con questa apertura di cuore, senza avere già nel cuore inclinazioni e desideri da assecondare si possono discernere le ispirazioni: se lo spirito di Dio a parlare, potrà dapprima chiedere qualcosa di duro e faticoso, ma lascerà una profonda pace nell’anima; se invece è lo spirito cattivo ad agire, ecco che prima presenterà qualcosa di seducente e accattivante per lasciare poi profonda insoddisfazione e inquietudine. Purezza di cuore, libertà dai desideri, santa indifferenza. Ma anche una profonda umiltà, poiché l’onnipotenza di Dio si manifesta laddove trova la miseria e la nullità dell’uomo in quanto Dio fa grazie agli umili. Allora, in questo quadro di umiltà e di distacco, di rinuncia interiore alla propria fame di mondo, allora si che si riesce a discernere lo spirito buono dalla spirito cattivo.

Tratto da: L’ora di Satana (L’attacco del Male al mondo contemporaneo) di Padre Livio Fanzaga con Diego Manetti, Ed. Piemme

Publié dans Anticristo, Diego Manetti, Fede, morale e teologia, Libri, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Sant’Ignazio di Loyola | Pas de Commentaire »

Una caratteristica del pseudo-cristianesimo

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2014

Una caratteristica del pseudo-cristianesimo dans Anticristo xcoizn

È caratteristica del pseudo-cristianesimo che, mentre pre­tende di essere giustificato da Dio, dalla fede, o dalle opere di fede e di carità, fa semplicemente funzionare una macchina per scusare il peccato invece di confessarlo e perdo­narlo, una macchina per produrre la sensazione di essere nel giusto e che tutti gli altri sono peccatori. Se diventa un espediente per commettere un assassinio, sia mediante lin­ciaggio sia mediante una tirannia inquisitoria, ecco che l’assassinio diventa un atto di santa giustizia. Opprimere e perseguitare gli altri diventa un’affermazione della propria libertà religiosa e del proprio coraggio dinanzi a Dio, un segno di forza cristiana.

E come viene rafforzata questa fe­de? Come vengono confermati i fratelli nella loro testimo­nianza? Con la ripetizione di questi atti eccitanti, violenti e drammatici che gli “estranei” denunciano come delitti e atti colpevoli. Il modo per dimostrare a se stesso di essere virtuoso e non criminale consiste nel rinnovare l’atto, ri­peterlo in continuazione e, se necessario, farsi processare e assolvere da un giuri di pari della stessa congrega e così provare che l’atto non era criminale ma giusto e santo.

In tal modo la decisione di pervertire la coscienza cristiana diventa a poco a poco una funzione della “chiesa”, forse anche la sua prima funzione. E questa diventa, inevitabilmente, il segno del giudizio di Dio su quella “chiesa”. La spaventosa innocenza di questi “giusti” sta scritta sulla loro fronte come il marchio di Caino, il marchio di uno che nessuno puo toccare, perché è messo da parte per l’inferno.

Thomas Merton

Publié dans Anticristo, Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Thomas Merton | Pas de Commentaire »

12345...9