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La proposta del cardianle Burke/ Riparare i peccati, al via la preghiera alla Madonna di Fatima

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2025

La proposta del cardianle Burke/ Riparare i peccati, al via la preghiera alla Madonna di Fatima
Nove settimane di preghiera dall’8 ottobre al 10 dicembre, giorno in cui cadrà il centenario della Grande Promessa del Cuore Immacolato di Maria. È l’invito del cardinale Burke volto a esaudire la Madonna e diffondere la pratica dei primi sabati: per la pace e la salvezza.
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

La proposta del cardianle Burke/ Riparare i peccati, al via la preghiera alla Madonna di Fatima dans Apparizioni mariane e santuari Card-Burke-e-Fatima

Continuano a sorgere nuove iniziative nella Chiesa cattolica in vista dell’ormai imminente centenario dell’apparizione di Pontevedra (Spagna), avvenuta il 10 dicembre 1925. Quel giorno, Gesù Bambino e Maria Santissima apparvero alla venerabile Lucia dos Santos (1907-2005), la più grande dei tre veggenti di Fatima, per spiegarle per la prima volta in cosa consiste la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Una devozione a cui la Madonna aveva solo accennato otto anni prima alla Cova da Iria, nell’apparizione del 13 luglio 1917 (giorno della rivelazione delle tre parti del segreto di Fatima), quando promise che sarebbe tornata a chiedere sia la Comunione riparatrice sia la consacrazione della Russia al proprio Cuore Immacolato. Quella del 10 dicembre 1925 a Pontevedra, dove Lucia si trovava come postulante presso le Dorotee, fu appunto la prima tappa di un nuovo ciclo di apparizioni, per portare a compimento il disegno celeste.

In occasione della ricorrenza, il cardinale Raymond Leo Burke ha lanciato la proposta di una speciale preghiera alla Madonna di Fatima, da iniziare mercoledì 8 ottobre e proseguire fino al giorno del centenario – mercoledì 10 dicembre – per un totale dunque di nove settimane. Si tratta di recitare una preghiera giornaliera scritta dallo stesso porporato statunitense (clicca qui per il testo in italiano), con la quale ci si impegna a praticare la devozione dei primi sabati. È stata creata anche una pagina Internet (guadalupeshrine.org/fatima/) dove è possibile scaricare il testo della preghiera in più lingue e anche la lettera con cui il cardinale Burke presenta la sua proposta, ripercorrendo i passaggi principali di come si arrivò alla Grande Promessa del Cuore Immacolato di Maria.

Qui ci limitiamo a ricordare il culmine dell’apparizione di Pontevedra, dove la Madre celeste mostrò a Lucia il proprio Cuore addolorato e chiese di essere consolata, spiegando i tratti essenziali della devozione dei primi sabati: «Guarda, figlia mia, il mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati a ogni momento mi conficcano, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi, e di’ che tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno un Rosario e mi faranno 15 minuti di compagnia meditando sui 15 misteri del Rosario, con l’intenzione di darmi sollievo, io prometto di assisterli, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza di queste anime».

In rivelazioni successive, venendo incontro alle necessità pratiche di molti fedeli, Gesù spiegò a suor Lucia che per l’adempimento della devozione avrebbe considerato valida anche la Confessione di otto giorni o più («purché, quando Mi ricevono, siano in grazia e abbiano l’intenzione di riparare il Cuore Immacolato di Maria»; 15 febbraio 1926); inoltre disse che la devozione può essere praticata, in via eccezionale, la domenica che segue il primo sabato del mese, ma solo «per giusti motivi, che sta ai sacerdoti giudicare» (29-30 maggio 1930).

Al netto di quest’ultima eccezione, ricapitoliamo le condizioni generali: 1) Confessarsi il primo sabato del mese o entro otto giorni (o più) prima o anche dopo, purché si riceva l’Eucaristia in grazia. Al confessore va comunicata l’intenzione di riparare le offese al Cuore Immacolato di Maria: se ci si dimentica di esplicitare questa intenzione, si può recuperare alla Confessione seguente; 2) comunicarsi ogni primo sabato, per cinque mesi consecutivi; 3) recitare il Rosario; 4) dopo la preghiera, fare compagnia alla Madonna per un altro quarto d’ora, meditando su uno o più misteri del Rosario (suor Lucia era solita meditarne uno per volta. Ci si può aiutare leggendo un brano della Bibbia o uno scritto spirituale sul mistero che si intende contemplare).

Il fine della devozione dei primi sabati è evidentemente la salvezza delle anime, come detto dalla Madonna stessa. Al contempo, la Santa Vergine ha spiegato come questa devozione sia necessaria per la pace in terra: lo era nel 1917, al tempo della Prima Guerra Mondiale e della rivoluzione bolscevica, capace di spargere «i suoi errori per il mondo» (perciò Maria aveva anche chiesto la consacrazione della Russia, adempiuta con grave ritardo); continua ad esserlo oggi, quando rischiamo un conflitto nucleare; e continuerà ad esserlo fino alla seconda e definitiva venuta di Cristo.

Ieri come oggi, infatti, rimane necessario riparare i peccati, un concetto fondamentale ricordato più volte dal cardinale Burke nella sua lettera. I peccati che offendono i Sacri Cuori di Gesù e Maria richiedono riparazione sia ai fini dell’eternità (la nostra salvezza) che della nostra vita quaggiù. «Siamo profondamente consapevoli – scrive Burke – di come quegli stessi peccati sconvolgano l’ordine della vita nella società, risultando in conflitti civili all’interno delle nazioni e in guerre tra le nazioni, e in attacchi violenti contro la vita umana, il matrimonio e la famiglia, e contro la libertà di praticare la religione in molte nazioni. Gli agenti di quell’ideologia totalmente malvagia che è l’ateismo comunista continuano a diffondere le sue menzogne velenose assieme al loro frutto: la distruzione e la morte».

Contro questi frutti cattivi, c’è una sola risorsa: la nostra conversione a Dio. E un mezzo privilegiato per questa conversione è proprio la pratica dei primi sabati, preludio al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Divisore dans San Francesco di Sales

Preghiera quotidiana in preparazione al
Centenario dell’Apparizione di Gesù Bambino e della Sua Madre Vergine
alla Venerabile Serva di Dio Lucia dos Santos
dall’8 ottobre al 10 dicembre 2025

O Vergine Madre di Dio e mia diletta Madre, Nostra Signora di Fatima e del Sacratissimo Rosario, io contemplo il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato trafitto con così tante spine dall’ingratitudine e dai terribili peccati dei tuoi figli. Io sono profondamente e perennemente dispiaciuto di come i miei peccati hanno offeso il Tuo Divin Figlio e Te, Sua Madre Innocente. Con cuore umile e contrito, desidero riparare le offese – grandi e piccole – inferte al Tuo Cuore dai peccati dei Tuoi figli.

Nel Tuo amore materno, Tu mi hai insegnato, attraverso la Tua figlia, la Venerabile Serva di Dio Lucia dos Santos, il modo per riparare i peccati mediante la Devozione dei Primi Sabati. In occasione del 100° anniversario della Tua apparizione, assieme al Bambin Gesù, alla Venerabile Serva di Dio, il 10 dicembre del 1925, io mi impegno ad osservare il Primo Sabato del mese in sincera riparazione dei peccati attraverso la confessione sacramentale dei miei peccati, la degna ricezione della Santa Comunione, la preghiera di cinque decine del Santo Rosario e tenendoTi compagnia per quindici minuti meditando i misteri del Rosario. Ti prego, intercedi per me, affinché la mia pratica della Devozione dei Primi Sabati possa contribuire alla salvezza di tante anime e alla pace nel mondo.

Aiutami anche a portare ad altri il Tuo messaggio della Devozione dei Primi Sabati per la Riparazione. In obbedienza al Tuo consiglio materno, possa la Chiesa, in tutto il mondo, offrirTi questo atto d’amore di cuori umili e contriti in sincera riparazione per i peccati commessi.

Io dono totalmente il mio cuore al Tuo Cuore Addolorato e Immacolato e, con Te, faccio riposare per sempre il mio cuore nel Sacratissimo Cuore di Gesù. Con tutto il mio cuore, io offro questa preghiera a Lui che, solo, è la nostra salvezza. Amen.

Raymond Leo Cardinal BURKE
8 settembre 2025
Festa della Natività della Beata Vergine Maria

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Un anno senza Sammy Basso. La mamma: “Ci manca, ma il suo amore continua a fiorire intorno a noi”

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2025

Un anno senza Sammy Basso. La mamma: “Ci manca, ma il suo amore continua a fiorire intorno a noi”
Le parole, i gesti e le relazioni costruite da Sammy continuano a generare affetto, impegno e speranza. La mamma Laura Lucchin racconta una presenza viva, tra memoria, ricerca e amore donato. Intanto, cresce l’attenzione attorno alla possibile causa di beatificazione, segno di un’eredità che continua a toccare molti cuori
di Riccardo Benotti – Agenzia SIR

Un anno senza Sammy Basso. La mamma: “Ci manca, ma il suo amore continua a fiorire intorno a noi” dans Articoli di Giornali e News Sammy-Basso

“Sammy ci ha insegnato a guardare la vita come un dono, e il suo sguardo continua a guidarci ogni giorno”. A un anno dalla morte del figlio, Laura Lucchin parla con dolce fermezza di un’assenza che non è vuoto, ma luce. Le lettere che Sammy aveva scritto negli anni, l’affetto che continua a circondare la famiglia e la ricerca che prosegue nel suo nome sono i segni di una presenza viva: “Ci manca la sua voce, la sua energia, ma tutto ciò che ha seminato continua a fiorire intorno a noi”.

Che cosa rappresentano le lettere che Sammy aveva scritto negli anni e che avete ritrovato?
Quelle lettere, e in particolare ciò che poi è stato chiamato “testamento spirituale”, per noi sono stati due doni diversi ma profondamente legati. Le lettere appartengono alla sua quotidianità: sono il segno del suo modo di comunicare, di pensare, di stare in relazione. Il “testamento”, invece, è stato una rivelazione.
Sapevamo che Sammy aveva un’unione profonda con Dio e una fede vissuta con naturalezza, ma quelle parole ci hanno mostrato ancora di più la sua serenità e la sua preparazione.
Nelle lettere personali che ha lasciato per me e per suo padre abbiamo percepito tutta la consapevolezza con cui guardava alla vita: sapeva che non era pronto, ma era preparato. Sentiva che tutto ciò che aveva fatto non era per sé, ma per gli altri. E vedeva la vita come un passaggio, un cammino verso la vita vera.

Una consapevolezza che aveva maturato nel tempo?
Fin da bambino sapeva della sua malattia. Non gli abbiamo mai nascosto nulla: gli abbiamo sempre parlato con verità, adattandoci alla sua età. Crescendo, ha saputo tutto. Diceva spesso che quella consapevolezza l’aveva “da sempre”. Conosceva la progeria, sapeva cosa comportava, ma l’ha vissuta in modo limpido, sincero, mai drammatico.

Dopo la morte di Sammy avete scelto il silenzio. A distanza di un anno, quel silenzio è cambiato?
È ancora un silenzio assordante. Prima, con Sammy, la casa era un vulcano: piena di energia, di parole, di risate, di progetti condivisi. Con lui si parlava di tutto, ogni giorno, e il nostro legame era profondamente fisico: abbracci, carezze, parole affettuose, sempre reciproche. Tutto questo oggi manca, e quel silenzio si sente in ogni angolo. Dopo la sua morte abbiamo chiesto al direttivo dell’associazione di portare avanti le attività, perché avevamo bisogno di fermarci, di riformulare la nostra vita.
Noi abbiamo sempre vissuto in tre, e non è stato semplice ritrovare un equilibrio. Oggi, quel vuoto resta, ma viene colmato da tutto ciò che ci circonda: dall’affetto, dalla presenza e dal rispetto di chi è sempre stato vicino a noi.
L’amore che Sammy ha donato continua a tornare, moltiplicato, come se la sua luce trovasse ancora il modo di farsi spazio tra le nostre giornate.

C’è un episodio, un gesto o una parola che l’ha colpita tra le tante testimonianze ricevute in questo anno?
Tantissimi. Abbiamo ricevuto messaggi, lettere, email da persone che ci raccontano come Sammy abbia cambiato la loro vita, come abbia aperto loro gli occhi e insegnato a guardare le cose in modo diverso.

Molti lo ringraziano ancora oggi per l’aiuto che ha dato, anche senza rendersene conto. E noi, attraverso queste testimonianze, abbiamo scoperto quante relazioni profonde avesse costruito.
Non sappiamo come facesse, perché anche lui aveva solo ventiquattro ore in un giorno, eppure riusciva a mantenere centinaia di rapporti autentici. Non era mai superficiale: a ogni persona dedicava tempo, ascolto, attenzione. Per lui la relazione era tutto.

Cosa significa essere “gli occhi di Sammy” nel mondo?
Mi ha lasciato tanto, e sento che devo portare avanti ciò che ha iniziato. Cerco di farlo nel suo stile, con il suo metodo. Il progetto più importante, quello a cui teneva di più, è la ricerca. Da ricercatore sapeva quanto fosse fondamentale per gli altri, anche se per sé non c’era più speranza.
Gli dicevamo di riposare, ma lui rispondeva: “Adesso no, non ho tempo, più avanti”. Probabilmente sapeva che il tempo era poco.
Lo faceva per gli altri, e noi continuiamo quel lavoro. L’associazione, i gruppi di ricerca di Boston e di Bologna: tutti hanno raccolto il suo testimone. La divulgazione e la raccolta fondi restano essenziali, perché la ricerca può andare avanti solo se ci sono risorse.

Si parla della possibilità di una causa di beatificazione…
È qualcosa che ci tocca profondamente, perché Sammy resta prima di tutto nostro figlio. Lo guardiamo con occhi terreni, con l’affetto concreto di genitori. Se mai accadrà, sarà una volontà che viene dall’alto. Io mi sento ancora molto “terrena”, non ho la consapevolezza che aveva lui, anche se sto cercando di imparare, giorno dopo giorno. Certo, ci fa piacere: significa che ha seminato tanto amore, e quell’amore continua a germogliare. Ma il resto appartiene solo a Dio.

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