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I matrimoni forti e pieni di fede sono il seme delle vocazioni

Posté par atempodiblog le 28 septembre 2025

I matrimoni forti e pieni di fede sono il seme delle vocazioni dans Citazioni, frasi e pensieri Famiglia-Martin

I santi Louis e Zélie Martin ci ricordano che i matrimoni forti e pieni di fede sono il seme delle vocazioni. La loro casa ha nutrito cinque suore contemplative, tra cui Santa Teresa di Lisieux! Possa il loro esempio ispirare le coppie sposate, oggi, a vivere la loro vocazione con generosità e fiducia nel piano di Dio.

Santi Louis e Zélie, pregate per tutte le famiglie e per le vocazioni!

Tratto da: Vocation Ministry

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Perché Leone XIV fa bene a non usare la parola “genocidio” su Gaza

Posté par atempodiblog le 28 septembre 2025

Massimizzare le possibilità di pace
Perché Leone XIV fa bene a non usare la parola “genocidio” su Gaza
Il Papa sceglie il silenzio della prudenza di fronte alla tragedia di Gaza: non per negare il dolore, ma per non chiudere i ponti del dialogo. Evitare la parola “genocidio” non è un atto di debolezza, ma la condizione per restare voce credibile di pace, capace di parlare a tutti, anche a chi oggi combatte
de La Redazione de Il Foglio

Perché Leone XIV fa bene a non usare la parola “genocidio” su Gaza dans Articoli di Giornali e News Sua-Santit-Leone-XIV

Quando Leone XIV sceglie di non pronunciare la parola “genocidio” a proposito della tragedia di Gaza, non compie un atto di debolezza, ma di responsabilità.

E’ facile per la politica, e ancora più per l’opinione pubblica, cedere alla tentazione delle parole definitive: chiamare genocidio ciò che accade in medio oriente significa evocare l’Olocausto, i processi di Norimberga, la cancellazione dell’altro come progetto politico. Significa trasformare un conflitto sanguinoso e doloroso in un’iperbole morale senza ritorno.

Leone XIV, invece, sa che le parole non sono slogan, ma pietre: e quando le lanci nel dibattito globale, non puoi più ritirarle.

Il nuovo Pontefice si muove in un terreno minato: deve tenere insieme i cristiani di Terra Santa, i rapporti con Israele, il dialogo con i musulmani, la credibilità internazionale della Santa Sede come voce della pace.

Dire “genocidio” sarebbe come schierarsi con un fronte politico contro l’altro.
Non dirlo, invece, gli permette di restare al centro: di denunciare le sofferenze dei civili palestinesi senza negare il diritto di Israele a difendersi; di piangere i bambini sotto le macerie senza dimenticare gli ostaggi israeliani ancora prigionieri; di chiedere tregua e negoziato senza trasformarsi in megafono di una propaganda.

La Chiesa conosce il valore della prudenza.
E’ la stessa logica con cui Giovanni Paolo II evitò di usare parole definitive durante la guerra in Iraq, o con cui Pio XII – con tutti i limiti e le controversie – scelse il silenzio prudente di fronte ai crimini nazisti per non mettere a rischio le comunità cattoliche sotto occupazione.
Non è questione di relativismo, ma di diplomazia spirituale: Leone XIV non è un attivista, è un pontefice. E un ponte, per reggere, deve sopportare il peso delle passioni immediate senza crollare.

Certo, qualcuno dirà: ma se il Papa non chiama le cose col loro nome, a cosa serve? Eppure, proprio il rifiuto di usare categorie definitive permette a Leone XIV di restare ascoltato anche da chi non condivide le sue posizioni.
Nel linguaggio internazionale, “genocidio” non è una parola qualsiasi: è una categoria giuridica che presuppone intenzionalità, progetto di annientamento, responsabilità penali precise. Dirlo oggi su Gaza significherebbe anticipare un giudizio che neppure i tribunali internazionali hanno formulato, e chiudere ogni spiraglio di dialogo politico.

Il Papa non è un giudice, non è un pubblico ministero, non è un leader di parte. E’ un’autorità morale che deve tenere aperta una via d’uscita.
Se condanna in termini assoluti, riduce la sua funzione a quella di un commentatore indignato. Se mantiene le parole su un registro diverso – pietà, dolore, denuncia, richiesta di pace – può continuare a parlare con tutti. Anche con chi ha le mani sporche di sangue.

La tragedia di Gaza non ha bisogno di un lessico di guerra, ma di un linguaggio che non bruci i ponti.
Ecco perché Leone XIV fa bene a non usare la parola genocidio: non per minimizzare, ma per massimizzare le possibilità di pace.
A volte, la forza non sta nel dire l’ultima parola, ma nel trattenersi per lasciarne ancora qualcuna da pronunciare.

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Udienza. Papa Leone: «Portare amore tra le macerie dell’odio che uccide»

Posté par atempodiblog le 24 septembre 2025

Udienza. Papa Leone: «Portare amore tra le macerie dell’odio che uccide»
Durante l’udienza di stamattina il Pontefice ha ricordato che perfino oggi «la morte non è l’ultima parola». Poi ha invitato tutti al Rosario per la pace, sabato 11 ottobre in piazza San Pietro
di Agnese Palmucci – Avvenire

Udienza. Papa Leone: «Portare amore tra le macerie dell'odio che uccide» dans Articoli di Giornali e News Recitare%20il%20Santo%20Rosario

Un rosario in piazza San Pietro per continuare, insieme, la preghiera incessante per la pace. Papa Leone XIV, durante l’udienza generale di stamattina in piazza, ha invitato tutti sabato 11 ottobre, alle ore 18, a vivere il momento di preghiera «insieme in piazza San Pietro nella veglia del Giubileo della Spiritualità mariana» ricordando «anche l’anniversario dell’apertura del Concilio vaticano II». Il Pontefice, però, ha poi raccomandato a ciascuno di proseguire con la recita della preghiera mariana per la pace, «personalmente, in famiglia, in comunità», «ogni giorno del prossimo mese» di ottobre, particolarmente dedicato al rosario. Per l’occasione dell’evento giubilare, sabato 11 ottobre sarà presente in piazza san Pietro, durante la veglia, anche la statua originale della Madonna di Fatima che, nel maggio del 1917, apparendo ai pastorelli della cittadina portoghese chiese di recitare «il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra».

La «morte non è mai l’ultima parola»
In una piazza san Pietro gremita di fedeli da ogni parte del mondo, nonostante la pioggia, il Pontefice ha proseguito il ciclo di meditazioni legate all’anno giubilare proseguendo oggi la catechesi sul sabato santo con la prima lettera di Pietro: «E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere» (1Pt 3,19). Nel racconto della discesa di Cristo agli inferi, prima della Pasqua, ha sottolineato Prevost, egli «entra per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno». Parole, quelle del Papa sul sabato santo, giorno che annuncia già come «la morte» non sia «mai l’ultima parola», che arrivano chiare e dirette come abbraccio a chi soffre per i conflitti, nelle ore in cui continuano senza sosta gli attacchi sui civili di Gaza city da parte dell’esercito di difesa israeliano.

Cristo raggiunge ogni “inferno quotidiano”
Un Dio che, «secondo la tradizione», si è «addentrato nelle tenebre più fitte per raggiungere anche l’ultimo dei suoi fratelli e sorelle», ha continuato il Papa, è un Dio che conosce “gli inferni” degli uomini sulla Terra. «Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: – ha aggiunto Leone – quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri». E, ancora riguardo agli “inferi”, il Papa ha sottolineato come questi riguardino anche «l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere». Ma Cristo raggiunge gli uomini «anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra» per «testimoniare l’Amore del Padre».

Portare amore tra le macerie dell’odio che uccide
Salutando i fedeli portoghesi, il Pontefice ha ricordato infatti come «in questo nostro tempo, tra le macerie dell’odio che uccide», «il Signore Risorto non smetta mai di cercarci e, quando ci trova prigionieri delle tenebre, gioisce nel riportarci alla luce della vita». L’invito di Gesù, però, è quello di farsi «portatori» del suo amore «che illumina e rialza l’umanità». Nel saluto ai fedeli di lingua araba, invece, Leone si è rivolto in particolare agli studenti, all’inizio del nuovo anno scolastico, esortandoli a «preservare la fede e nutrirvi di scienza», per un «futuro migliore in cui l’umanità possa godere di pace e tranquillità».

Non c’è storia così compromessa da non essere raggiunta da Dio
Questo evento così particolare della discesa agli inferi di Cristo, consegnato dalla liturgia e dalla tradizione, rappresenta per il Papa «il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità», perché «il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce». Il Sabato Santo è, allora, la testimonianza di un Dio che porta in salvo tutti, «il giorno in cui il cielo visita la terra più in profondità», «il tempo in cui ogni angolo della storia umana viene toccato dalla luce della Pasqua». Non ci saranno mai notti troppo scure, ha aggiunto Prevost, «nemmeno le nostre colpe più antiche, nemmeno i nostri legami spezzati», «non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia».

Vivere da persone “rialzate”
È già l’annuncio della Pasqua. «Scendere, per Dio, non è una sconfitta ma il compimento del suo amore», ha concluso il Papa, «non è un fallimento, ma la via attraverso cui Egli mostra che nessun luogo è troppo lontano, nessun cuore troppo chiuso, nessuna tomba troppo sigillata per il suo amore». Ogni volta in cui sembrerà di aver “toccato il fondo”, la buona notizia è che Dio, da lì, «è capace di cominciare una nuova creazione». L’appello è, dunque, a vivere da “persone rialzate”, consapevoli che, proprio nel tempo del silenzio e della rassegnazione, nel Sabato Santo, «Cristo presenta tutta la creazione al Padre per ricollocarla nel suo disegno di salvezza».

I saluti del Papa dopo l’udienza
Papa Leone, al termine dell’udienza, ha salutato i pellegrini di lingua francese presenti all’udienza, in particolare, i fedeli provenienti dal Senegal, dal Canada, dal Belgio e dalla Francia, a cui ha chiesto di imparare a lasciare spazio, nella vita, al «silenzio», che «si rivela favorevole all’azione salvifica di Cristo nelle nostre anime».

Poi ha dato il benvenuto ai fedeli lingua inglese, e in special modo ai pellegrini arrivati per il Giubileo da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Irlanda del Nord, Danimarca, Sud Africa, Uganda, Australia, Nuova Zelanda, Bangladesh, India, Indonesia, Malesia, Qatar, Filippine, Vietnam, Canada e Stai Uniti. E ancora il saluto ai fedeli di lingua spagnola, tedesca, cinese, polacca, rumena e slovena e ai tanti italiani presenti.

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Beata Vergine de La Salette

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2025

Beata Vergine de La Salette
di Frate Indovino

Il 19 settembre 1846 (12 anni prima delle apparizioni di Lourdes), su un piano del Monte Pianeau, in prossimità del villaggio di La Salette, la Vergine Maria apparve a due piccoli pastorelli: Massimo Giraud e Melania Calvat. I due bambini, presso una piccola sorgente, su un mucchio di pietre scorsero un globo di fuoco, “come se il sole fosse caduto lì”.

Dapprima, ne furono impauriti, ma poi si avvicinarono. “La Bella Signora” era seduta su quelle pietre, con la testa tra le mani, i gomiti sulle ginocchia e piangeva. In lacrime, affidò ai pastorelli un messaggio da far “conoscere a tutto il suo popolo”. Ella chiedeva di riprendere il cammino della fede, invitava alla penitenza, alla perseveranza nella preghiera, alla fedeltà nel santificare la domenica.

La Vergine è apparsa a La Salette per manifestare la presenza, nella nostra vita, della salvezza del Cristo. È venuta a supplicarci di ascoltare le parole del Figlio e di convertirci, per essere pieni di quella gioia che deriva dal compiere la missione affidata all’uomo da Dio.

Beata Vergine de La Salette dans Apparizioni mariane e santuari Nostra-Signora-di-La-Salette

Preghiera tradizionale a Nostra Signora de La Salette
Fonte: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

RicordateVi, o Nostra Signora de La Salette, vera Madre addolorata, delle lagrime che versaste per me sul Calvario; ricordatevi altresì della cura che avete di me ognora per sottrarmi alla giustizia di Dio, e vedete se, dopo aver fatto tanto per questo vostro figlio, possiate abbandonarlo.
Rianimato da tale consolante pensiero, mi getto ai vostri piedi, nonostante le mie infedeltà ed ingratitudini. Non respingete la mia preghiera, o Vergine Riconciliatrice, ma convertitemi, fatemi la grazia di amare Gesù sopra ogni cosa e di consolare Voi pure con una santa vita, affinché io possa un giorno contemplarVi in Cielo. Così sia.

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Singapore/ Sacerdote dona un rene a suo fratello, anch’egli Sacerdote

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2025

Singapore/ Sacerdote dona un rene a suo fratello, anch’egli Sacerdote
di Christopher Khoo – RVA

Singapore/ Sacerdote dona un rene a suo fratello, anch’egli Sacerdote dans Amicizia Padre-Adrian-Yeo-e-padre-Ignatius-Yeo

Due fratelli parroci di Singapore si stanno riprendendo dopo un’intervento chirurgico in cui il più giovane ha donato un rene al fratello maggiore.
Padre Adrian Yeo, che necessitava del trapianto, ha ricevuto l’organo da suo fratello minore, padre Ignatius Yeo, durante l’intervento chirurgico del 3 settembre scorso. Entrambi, ora, sono in convalescenza in una struttura di cura.
In un post su FB del 10 settembre, padre Adrian, parroco della Chiesa Santa Famiglia, ha ringraziato tutti coloro che hanno pregato per loro. “Mi sono ripreso bene e ora sono in una casa di riposo per la convalescenza, che durerà alcuni mesi, fino a quando le mie condizioni non saranno stabili. Per favore, continuate a pregare per noi mentre ci riprendiamo”, ha scritto.

Padre Ignatius, parroco della chiesa di Sant’Antonio, in un aggiornamento sulla pagina FB della sua parrocchia, ha scritto di aver offerto una santa messa di ringraziamento, venerdì 5 settembre, al Sacro Cuore di Gesù “in segno di gratitudine per le abbondanti grazie riversate su di me e su mio fratello durante la nostra recente operazione”. “Innalzo, inoltre, un ringraziamento per le preghiere di tante persone meravigliose, così come per la mano di Dio che ha guidato i chirurghi, le loro équipe e per benedire tutti coloro che ci assistono durante questo periodo di convalescenza”, ha scritto.
Nelle settimane precedenti l’operazione, i cattolici dell’Arcidiocesi di Singapore hanno tenuto incontri di preghiera per il successo dell’intervento stesso.
Entrambi i sacerdoti hanno circa 50 anni.

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San Gennaro. Il coraggio di un amico e Pastore vince il mondo

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2025

San Gennaro. Il coraggio di un amico e Pastore vince il mondo
di Matteo Liut – Avvenire

San Gennaro. Il coraggio di un amico e Pastore vince il mondo dans Amicizia San-Gennaro

Quella di san Gennaro è un’affascinante storia di amicizia e di coraggio. È la storia di un pastore dal cuore grande e di un uomo capace di relazioni piene. La storia di testimone di quel Vangelo che ci invita tutti a non lasciare indietro nessuno, soprattutto coloro che fanno più fatica, che rimangono ai margini o che patiscono più di altri la violenza del mondo. E così san Gennaro decise di non lasciare indietro il diacono Sosso (o Sossio), che era stato arrestato proprio mentre si recava all’incontro con il vescovo.

Nato forse nella città partenopea nella seconda metà del III secolo, Gennaro era vescovo di Benevento e i fatti legati al suo martirio avvennero nel 305 durante la visita pastorale ai fedeli di Pozzuoli, mentre infuriava la persecuzione di Diocleziano.

Sosso era amico di Gennaro, che aveva incontrato a Miseno, e stava andando a Pozzuoli quando venne arrestato. Gennaro, assieme a due compagni, Festo e Desiderio, decise di andare a portargli conforto in carcere e fece pressione per la sua liberazione. Il proconsole della Campania, Dragonio, però, fece arrestare anche il vescovo e i compagni. Il gruppo venne prima condannato a morire nell’anfiteatro fra le zanne degli orsi, poi, per evitare disordini, dovuti alla simpatia della gente per i prigionieri, furono decapitati.

Per Napoli san Gennaro non è solo un patrono, ma l’emblema di una fede di popolo, capace di prendersi cura di tutti e di cambiare la storia.

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Per l’unità e la pace: Un milione di bambini recita il Santo Rosario – 7 ottobre 2025

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2025

Per lunità e la pace: Un milione di bambini recita il Santo Rosario  7 ottobre 2025
Il 7 ottobre il mondo intero si unirà in una sola voce: milioni di bambini reciteranno il Santo Rosario per la pace.

Un gesto semplice, ma capace di cambiare il mondo.
di Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Quando un milione di bambini pregherà il Rosario, il mondo cambierà”. (San Pio da Pietrelcina)

“Vi scongiuro, pregate ogni giorno il Rosario! Ringrazierete un giorno nel Cielo il giorno e l’ora in cui mi avete creduto”. (San Luigi Maria Grignon de Montfort)

Per l’unità e la pace: Un milione di bambini recita il Santo Rosario – 7 ottobre 2025 dans Articoli di Giornali e News Un-milione-di-bambini-recita-il-Santo-Rosario

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San Lorenzo Ruiz protomartire

Posté par atempodiblog le 18 septembre 2025

San Lorenzo Ruiz protomartire
di Cristina Siccardi – Radici Cristiane

San Lorenzo Ruiz protomartire dans Cristina Siccardi San-Lorenzo-Ruiz-nella-Basilica-di-San-Pietro-in-Vaticano
Mosaico di san Lorenzo Ruiz presente nella Basilica di San Pietro in Vaticano

San Lorenzo Ruiz è il protomartire del Paese più cattolico dell’Estremo Oriente, le Filippine. Versò il proprio sangue insieme a 15 compagni, tutti negli anni compresi fra il 1633 e il 1637, per la fede nella Verità e per amore di Cristo, presso la città di Nagasaki, in Giappone.

Padre di famiglia, Lorenzo Ruiz, catechista e sacrestano, nato a Binondo nel 1600 circa, venne assassinato barbaramente, attraverso torture spaventose, a Nagasaki, il 29 settembre 1637. Egli si unì ad un gruppo di missionari della Provincia Domenicana del Santo Rosario delle Filippine, che con grande coraggio e zelo avevano realizzato un proficuo apostolato nelle Filippine, a Formosa, Taiwan ed in Giappone.

Lorenzo e compagni furono catturati e rinchiusi nel carcere di Nagasaki dove furono torturati con metodi diabolici per essere in seguito esposti in gabbia in piazza o trasportati per le strade. I tormenti erano così mostruosi che padre Vincenzo e lo stesso Lazzaro un giorno furono colti dal panico e si dissero disposti a rinunciare alla fede; ma la sera, quando i missionari si ritrovarono da soli in carcere, i due credenti chiesero perdono a tutti e riaffermarono la volontà di morire martiri.

Quando ripresero gli interrogatori e le torture, fu chiesto a Ruiz se fosse disposto a rinnegare la fede per salvare la sua vita, ma egli rispose con decisione ch’era pronto a morire per il suo Signore:

«Vorrei dare mille volte la mia vita per lui. Non sarò mai apostata. Potete uccidermi, se volete. La mia volontà è di morire per Dio».

Il gruppo fu condannato a morte, in tempi diversi. Alcuni furono condotti sulla collina di Nagasaki e sottoposti all’abominio della forca e della fossa: tutti resistettero nella fede e nella volontà di morire per e in Cristo per tre giorni di seguito, senza cedimenti, così i carnefici, stanchi di attendere e intenzionati a partecipare ad una battuta di caccia, li decapitarono. Era il 29 settembre 1637. Quando la notizia del loro martirio giunse a Manila, il popolo e le autorità vollero onorare solennemente la loro memoria.

Sul martirio del gruppo si tennero negli anni 1637 e 1638 due processi diocesani, i cui atti furono ritrovati soltanto all’inizio del Novecento, rendendo possibile alla Congregazione delle Cause dei Santi di riprendere i lavori: il 18 febbraio 1981 si giunse così alla beatificazione di Lorenzo Ruiz e compagni a Manila, con una celebrazione tenuta da Giovanni Paolo II, ed il 18 ottobre 1987 alla loro canonizzazione.

Divisore dans San Francesco di Sales

 Freccia dans Viaggi & Vacanze Novena a San Lorenzo Ruiz (da recitarsi 19 al 27 settembre)

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Novena a Maria che scioglie i nodi (Knotenloeserin)

Posté par atempodiblog le 18 septembre 2025

Novena a Maria che scioglie i nodi (Knotenloeserin)
Può essere recitata, per le proprie necessità, in qualsiasi periodo dell’anno ed anche in memoria del miracolo del 28 settembre 1615, dal 19 al 27 di questo stesso mese
Tratta da: Radio Maria

Novena a Maria che scioglie i nodi (Knotenloeserin) dans Maria che scioglie i nodi (Knotenloeserin) Maria-che-scioglie-i-nodi

Ogni giorno su Radio Maria recitiamo novene e coroncine. Sintonizzati sulla radio o prega la Novena a Maria che scioglie i nodi con queste indicazioni.

I “nodi” delle nostre vite sono tutti i problemi che portiamo molto spesso negli anni e che non sappiamo come risolvere:

  • i nodi dei litigi familiari, dell’incomprensione tra genitori e figli, della mancanza di rispetto, della violenza; i nodi del risentimento fra sposi, la mancanza di pace e di gioia nella famiglia
  • nodi dell’angoscia
  • i nodi della disperazione degli sposi che si separano, i nodi dello scioglimento delle famiglie
  • il dolore provocato da un figlio che si droga, che è malato, che ha lasciato la casa o che si è allontanato da Dio
  • i nodi dell’alcolismo, dei nostri vizi e dei vizi di quelli che amiamo, i nodi delle ferite causate agli altri
  • i nodi del rancore che ci tormenta dolorosamente, i nodi del sentimento di colpa, dell’aborto, delle malattie incurabili, della depressione, della disoccupazione, delle paure, della solitudine
  • nodi dell’incredulità, della superbia, dei peccati delle nostre vite.

La Vergine Maria vuole che tutto questo cessi. Oggi viene incontro a noi, perché le offriamo questi nodi e Lei li scioglierà uno dopo l’altro.

Come si recita

La novena alla Madonna che scioglie i nodi si recita con questa sequenza:

  1. Segno della Croce
  2. Atto di contrizione
  3. Recita delle prime tre decine del Santo Rosario
  4. Lettura della meditazione per ciascun giorno della settimana (dal primo al nono giorno)
  5. Recita delle ultime due decine del Santo Rosario
  6. Preghiera a Maria che scioglie i nodi

Il testo

Ecco il testo per recitare la novena alla Madonna dei nodi:

Segno della Croce

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen

Atto di contrizione

Chiedere perdono per i nostri peccati e impegnarsi a non commetterli più.

Prime tre decine del Santo Rosario

Recitare:

  • 1 Padre nostro
    Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
  • 10 Ave Maria
    Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen
  • 1 Gloria al Padre
    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Nove meditazioni della novena a Maria che scioglie i nodi

Per ciascuno dei nove giorni di Novena si legge una meditazione:

1. Primo giorno

Santa Madre mia amata, Santa Maria, che Sciogli i “nodi” che opprimono i tuoi figli, stendi le tue mani misericordiose verso di me. Ti do oggi questo “nodo”(nominarlo se possibile..) e ogni conseguenza negativa che esso provoca nella mia vita.

Ti do questo “nodo” che mi tormenta, mi rende infelice e mi impedisce di unirmi a Te e al tuo Figlio Gesù Salvatore. Ricorro a te Maria che scioglie i nodi perché ho fiducia in te e so che non hai mai disdegnato un figlio peccatore che ti supplica di aiutarlo. Credo che tu possa sciogliere questi nodi perché sei mia Madre. So che lo farai perché mi ami con amore eterno. Grazie Madre mia amata.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Chi cerca una grazia, la troverà nelle mani di Maria

2. Secondo giorno

Maria, madre molto amata, piena di grazia, il mio cuore si volge oggi verso di te. Mi riconosco peccatore e ho bisogno di te. Non ho tenuto conto delle tue grazie a causa del mio egoismo, del mio rancore, della mia mancanza di generosità e di umiltà.

Oggi mi rivolgo a te, “Maria che scioglie i nodi” affinché tu domandi per me, a tuo Figlio Gesù la purezza di cuore , il distacco, l’umiltà e la fiducia. Vivrò questa giornata con queste virtù. Te le offrirò come prova del mio amore per te. Ripongo questo “nodo”(nominarlo se possibile..) nelle tue mani perché mi impedisce di vedere la gloria di Dio.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Maria offri a Dio ogni istante della sua vita

3. Terzo giorno

Madre mediatrice, Regina del cielo, nelle cui mani sono le ricchezze del Re, rivolgi a me i tuoi occhi misericordiosi. Ripongo nelle tue mani sante questo “nodo” della mia vita(nominarlo se possibile…), e tutto il rancore che ne risulta. Dio Padre, ti chiedo perdono per i miei peccati. Aiutami ora a perdonare ogni persona che consciamente o inconsciamente, ha provocato questo “nodo”.

Grazie a questa decisione Tu potrai scioglierlo. Madre mia amata davanti a te, e in nome di tuo Figlio Gesù, mio Salvatore, che é stato tanto offeso, e che ha saputo perdonare, perdono ora queste persone…….. e anche me stesso per sempre. “Maria che sciogli i nodi”, ti ringrazio perché sciogli nel mio cuore il “nodo” del rancore e il “nodo” che oggi ti presento. Amen.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Chi vuole le grazie si rivolga a Maria.

4. Quarto giorno

Santa Madre mia amata, che accogli tutti quelli che ti cercano, abbi pietà di me. Ripongo nelle tue mani questo “nodo” (nominarlo se possibile….).Mi impedisce di essere felice, di vivere in pace, la mia anima è paralizzata e mi impedisce di camminare verso il mio Signore e di servirlo. Sciogli questo “nodo” della mia vita, o Madre mia. Chiedi a Gesù la guarigione della mia fede paralizzata che inciampa nelle pietre del cammino.

Cammina con me, Madre mia amata, perché sia consapevole che queste pietre sono in realtà degli amici; cessi di mormorare e impari a rendere grazie, a sorridere in ogni momento, perché ho fiducia in te.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Maria è il sole e tutto il mondo benefica del suo calore

5. Quinto giorno

“Madre che sciogli i nodi” generosa e piena di compassione, mi volgo verso di te per rimettere, una volta di più, questo “nodo” nelle tue mani (nominarlo se possibile….). Ti chiedo la saggezza di Dio, perché io riesca alla luce dello Spirito Santo a sciogliere questo cumulo di difficoltà. Nessuno ti ha mai vista adirata, al contrario, le tue parole sono così piene di dolcezza che si vede in te lo Spirito Santo.

Liberami dall’amarezza, dalla collera e dall’odio che questo “nodo” mi ha causato. Madre mia amata, dammi la tua dolcezza e la tua saggezza, insegnami a meditare nel silenzio del mio cuore e così come hai fatto il giorno della Pentecoste, intercedi presso Gesù perché riceva nella mia vita lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio venga su di me.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Maria è onnipotente presso Dio.

6. Sesto giorno

Regina di misericordia, ti do questo “nodo” della mia vita (nominarlo se possibile…) e ti chiedo di darmi un cuore che sappia essere paziente finché tu sciolga questo “nodo”. Insegnami ad ascoltare la Parola del tuo Figlio, a confessarmi, a comunicarmi, perciò resta con me Maria. Prepara il mio cuore a festeggiare con gli angeli la grazia che tu mi stai ottenendo.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Sei bellissima Maria e nessuna macchia è in te.

7. Settimo giorno

Madre purissima, mi rivolgo oggi a te: ti supplico di sciogliere questo “nodo” della mia vita
(nominarlo se possibile…) e di liberarmi dall’influenza del male. Dio ti ha concesso un grande potere su tutti i demoni. Oggi rinuncio ai demoni e a tutti i legami che ho avuto con loro.

Proclamo che Gesù è il mio unico Salvatore e il mio unico Signore. O ” Maria che sciogli i nodi” schiaccia la testa del demonio. Distruggi le trappole provocate da questi “nodi” della mia vita. Grazie Madre tanto amata. Signore, liberami con il tuo prezioso sangue!

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Sei la gloria di Gerusalemme, sei l’onore del nostro popolo.

8. Ottavo giorno

Vergine Madre di Dio, ricca di misericordia, abbi pietà di me, tuo figliolo e sciogli i “nodi”(nominarlo se possibile….) della mia vita. Ho bisogno che tu mi visiti, così come hai fatto con Elisabetta. Portami Gesù, portami lo Spirito Santo.

Insegnami il coraggio, la gioia, l’umiltà e come Elisabetta, rendimi piena di Spirito Santo. Voglio che tu sia mia Madre, la mia Regina e la mia amica. Ti do il mio cuore e tutto ciò che mi appartiene: la mia casa, la mia famiglia, i miei beni esteriori e interiori. Ti appartengo per sempre. Metti in me il tuo cuore perché io possa fare tutto ciò che Gesù mi dirà di fare.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.
Camminiamo pieni di fiducia verso il trono della grazia.

9. Nono giorno

Madre Santissima, nostra avvocata, Tu che sciogli i “nodi” vengo oggi a ringraziarti di aver sciolto questo “nodo” (nominarlo se possibile…) nella mia vita. Conosci il dolore che mi ha causato. Grazie Madre mia amata, Ti ringrazio perché hai sciolto i “nodi” della mia vita. Avvolgimi con il tuo manto d’ amore, proteggimi, illuminami con la tua pace.

“Maria che sciogli i nodi” prega per me.

Ultime due decine del Santo Rosario

Recitare:

  • 1 Padre nostro
    Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male. Amen
  • 10 Ave Maria
    Ave o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen
  • 1 Gloria al Padre
    Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera a Maria che scioglie i nodi

Vergine Maria, Madre del bell’Amore, Madre che non ha mai abbandonato un figliolo che grida aiuto, Madre le cui mani lavorano senza sosta per i suoi figlioli tanto amati, perché sono spinte dall’amore divino e dall’infinita misericordia che esce dal Tuo cuore volgi verso di me il tuo sguardo pieno di compassione. Guarda il cumulo di “nodi” della mia vita.

Tu conosci la mia disperazione e il mio dolore. Sai quanto mi paralizzano questi nodi Maria, Madre incaricata da Dio di sciogliere i “nodi” della vita dei tuoi figlioli, ripongo il nastro della mia vita nelle tue mani. Nelle tue mani non c’è un “nodo” che non sia sciolto.

Madre Onnipotente, con la grazia e il tuo potere d’intercessione presso tuo Figlio Gesù, mio Salvatore, ricevi oggi questo “nodo” (nominarlo se possibile…). Per la gloria di Dio ti chiedo di scioglierlo e di scioglierlo per sempre. Spero in Te.

Sei l’unica consolatrice che Dio mi ha dato. Sei la fortezza delle mie forze precarie, la ricchezza delle mie miserie, la liberazione di tutto ciò che mi impedisce di essere con Cristo.
Accogli il mio richiamo. Preservami, guidami proteggimi, sii il mio rifugio.

Maria, che scioglie i nodi, prega per me.

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14ENNE SUICIDA A LATINA/ Servono adulti capaci di guardare il dono che siamo, sempre

Posté par atempodiblog le 18 septembre 2025

14ENNE SUICIDA A LATINA/ Servono adulti capaci di guardare il dono che siamo, sempre
In provincia di Latina un 14enne, Paolo, si è suicidato perché vittima di bullismo. Il ministero ha mandato gli ispettori. La diversità è un dono, sempre

di Don Federico Pichetto – Il Sussidiario

14ENNE SUICIDA A LATINA/ Servono adulti capaci di guardare il dono che siamo, sempre dans Articoli di Giornali e News Bullismo

Castelforte, provincia di Latina, ai piedi del Garigliano. È qui che nei primi giorni di settembre un ragazzo di quattordici anni, Paolo, è stato trovato senza vita. La procura di Cassino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e le indagini sono in corso: ogni dettaglio è al vaglio, ogni ricostruzione resta ancora ipotetica.

Quello che non è più un’ipotesi è il dolore che ha attraversato un paese di settemila abitanti, che ora si interroga davanti a una perdita troppo grande.
Nella cucina della loro casa di pietra, i genitori Giuseppe e Simonetta stringono tra le mani la foto del figlio con il basso. Non riescono più a varcare la porta della sua stanza. Raccontano di soprannomi, di insulti, di capelli tagliati per smettere di essere deriso, di denunce presentate già alle elementari.

Raccontano di un ragazzo sensibile che cucinava, difendeva i compagni più deboli, curava i propri gesti quotidiani come rituali di dignità.
Raccontano della fatica di una scuola che non lo ha capito, almeno secondo la loro esperienza, e di una fiducia che si sarebbe spezzata.

Forse tutto questo sarà confermato, forse solo in parte. A rimanere è la memoria di un volto e di una domanda che non ci lascia tranquilli.

Il bullismo non è solo un problema scolastico. È il termometro di una comunità che non sa riconoscere la diversità come dono. Paolo era diverso, e per questo si è ritrovato solo. Il volto di un ragazzo non è mai un dettaglio estetico, è la rivelazione della sua unicità. Dietro un soprannome offensivo c’è sempre un volto che non si vuole guardare. Dietro una risata di scherno c’è il rifiuto di una differenza che non si riesce a reggere.

La fede cristiana insegna che nessuno è un errore.
Giussani ricordava che la vera educazione è far sperimentare a un giovane che la sua vita è buona, voluta, preziosa. Quando questo non accade, la persona si sente di troppo.

Non basta dire a un adolescente che è amato: deve sentirlo nello sguardo, deve poterlo toccare nella concretezza delle relazioni.
Per questo, quando i genitori raccontano che Paolo aveva smesso di fidarsi perfino di loro, ci mostrano quanto possa essere devastante una solitudine non custodita.

Cosa resta allora? Non solo la necessità di accertare eventuali responsabilità, compito affidato agli inquirenti. Resta soprattutto una sfida educativa. Un figlio che soffre chiede di essere guardato senza paura, senza fretta di normalizzare o di correggere. Gli adulti non possono abdicare a questa responsabilità.

Ogni ragazzo ha bisogno che qualcuno regga la sua originalità senza ridurla a difetto, che gli faccia sentire che la sua differenza non è una condanna ma una possibilità.

“Prendetemi il posto in prima fila”: con questa frase, scritta nella chat della classe, Paolo si è congedato dai compagni. Forse era un gesto ironico, forse una provocazione. Forse era un grido consegnato a chi resta: non dimenticatevi di me, non lasciate che la mia storia scivoli nel silenzio.

Gli inquirenti diranno la loro verità. Noi siamo chiamati a una verità diversa: quella che passa nello sguardo quotidiano sugli adolescenti che ci sono affidati. Non servono slogan né protocolli: serve una compagnia adulta che non fugga la fragilità, che non chiuda gli occhi davanti alla differenza, che testimoni a ogni ragazzo che c’è davvero un posto in prima fila riservato a lui, per sempre.

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Gli sfollati in fuga da Gaza camminano sull’orlo di una tomba

Posté par atempodiblog le 18 septembre 2025

Gli sfollati in fuga da Gaza camminano sull’orlo di una tomba
Almeno 400mila persone scappano dai carri armati israeliani: «Non sappiamo dove andare». I dubbi su dove si nascondano i terroristi e lo spettro di altri mesi di guerra. Leone XIV: «Inaccettabile»
di Giancarlo Giojelli – Tempi
Tratto da: 
Radio Maria

Gli sfollati in fuga da Gaza camminano sull’orlo di una tomba dans Articoli di Giornali e News Gli-sfollati-in-fuga-da-Gaza-Tempi

Ci sono profughi e sfollati. Due volti di una stessa paura che costringe interi popoli a lasciare la propria terra, a vivere nella precarietà e nell’angoscia. Uguali nel dolore che li accompagna ogni giorno, diversi nella disperazione. Il profugo è un rifugiato, ha un luogo dove posare il capo, sia pure un luogo misero, spesso indegno di una condizione umana. Lo sfollato ha lasciato la sua casa, non è registrato in nessun elenco delle organizzazioni di assistenza: cammina senza sapere dove andare.

I campi profughi in tutto il mondo si somigliano nella disperazione, ci sono quelli allestiti in tutta fretta per accogliere chi fugge dalla guerra e ci sono quelli che hanno ormai oltre mezzo secolo, vere e proprie città con gerarchie interne, scuole e ospedali: ma ovunque domina la stessa aria di provvisorietà malata, un senso eterno di disorientamento, la mancanza di un futuro possibile. Dodici milioni di persone nel mondo vivono così, da rifugiati: li ho visti in Libano, nei Balcani, in Uganda, Sudan, Congo, Etiopia, Eritrea, Myanmar, e in tutte le città palestinesi della Cisgiordania.

I rifugiati di Gaza sono diventati sfollati
A Gaza i campi erano concentrati umani all’interno della Striscia sigillata dai muri. Ora sono solo cumuli di macerie. I rifugiati sono diventati sfollati, quelli che l’Onu definisce IDP, internally displaced person, nel mondo ce ne sono, è una stima approssimativa che ogni anno drammaticamente cresce, 47 milioni. Li descrisse così monsignor Cesare Mazzolari, vescovo comboniano, missionario in Messico e in Sud Sudan, morto 14 anni fa mentre celebrava messa. Le sue parole le ho ancora registrate: parole profetiche che oggi descrivono meglio di tante retoriche interessate la realtà di Gaza.

«Lo sfollato è un uomo, una donna, un bambino che cammina sull’orlo della sua tomba. Gira per il paese cercando cibo e salvezza dai bombardamenti e dagli attacchi dei soldati. Deve solo scappare, scappare e scappare. Vive in fuga. Una folla immensa come in un infernale girone dantesco, migliaia di donne, vedove con tre o quattro bambini, spesso malati, che cercano cibo e si spostano in continuazione e una carestia può sterminarli. Ho visto donne disperate che hanno dovuto abbandonare i figli morenti che non potevano più camminare per cercare di salvare gli altri, abbandonarli in fin di vita per cercare cibo per i fratelli».

Gli sfollati di Gaza in fuga dai carri armati israeliani
Le voci che arrivano da Gaza City viaggiano sul web, su precarie connessioni: sono almeno 400mila gli sfollati di fronte alla avanzata dei carri armati israeliani, i carri di Gedeone, decisi a portare a termine l’operazione che dovrebbe garantire per sempre il futuro di Israele. Dopo due anni di guerra in cui i bombardamenti si sono alternati alle trattative, non si vede nessuna soluzione.

Gli sfollati hanno sperato fino all’ultimo, e meno della metà del milione di abitanti di Gaza City ha deciso alla fine di partire. Pagando prezzi spaventosi: dicono che occorrano almeno 1.500 dollari per un posto su un camion che va a Sud, verso Al Mawasi, dove Israele avrebbe completato l’opera di eliminazione delle brigate terroristiche di Hamas, dove sta allestendo un campo di accoglienza in cui “concentrare” la popolazione in fuga (è una definizione quantomeno infelice, vista la memoria che evoca la parola concentramento, usata all’inizio dell’anno dallo stesso governo israeliano).

Nessuno sa davvero dove siano nascosti i terroristi
La strategia era già stata annunciata: spostare quanti più palestinesi possibili verso Sud, verso Khan Younis, verso il confine egiziano. Lì ci sono i camion carichi di aiuti umanitari e cibo. Ma l’Egitto ha schierato i carri armati sul confine, e i gazawi sfollati non potranno entrare in territorio egiziano. Ci vogliono soldi, tanti soldi per andare verso Sud, via da Gaza, sfruttando il nuovo corridoio umanitario aperto lungo il mare per raggiungere Al Mawasi, vicino a Khan Younis, dove al momento non ci sono bombardamenti e da dove Hamas ha spostato le sue brigate rimaste per concentrarle a Gaza City per la battaglia finale.

In realtà nessuno sa dire con precisione dove i terroristi siano nascosti, nella lunga rete di tunnel che corre lungo tutta la Striscia e si collega oltre il confine egiziano. Chi aveva soldi è già fuggito: nei primi mesi di guerra con cinquemila euro ci si poteva procurare un passaporto ugandese, con tremila un passaggio attraverso i tunnel. Chi è rimasto soldi non ne ha, neppure per comprarsi da mangiare: la carestia a Gaza è un affare per i clan che hanno requisito gli aiuti e li rivendono a costi spaventosi, a volte in accordo a volte in rivalità con Hamas. «Molte sparatorie attorno ai centri di distribuzione in cui muoiono i civili – ci dice un uomo raggiunto al telefono – sono stati scontri tra bande armate, ma è facile accusare Israele, non sapete e non capite nulla di quanto sta accadendo».

«Non abbiamo medicine per tutti»
I centri umanitari gestiti da organizzazioni internazionali, sono allo stremo. Accolgono gli sfollati che arrivano da Gaza City come possono, «ma non abbiamo cibo né medicine per tutti – ci dice un medico contattato a fatica – Dobbiamo selezionare gli aiuti, curare chi ha speranza di sopravvivere, non “sprecare medicine” per chi non ha speranza: è una scelta crudele, ma necessaria».

Se non ci sono soldi l’unica possibilità è andare a piedi sulla via del mare. «Sentiamo il rumore dei carri armati che avanzano, ho con me mia moglie, una vecchia parente, due bambini piccoli», ci dice un uomo al telefono, «ci muoviamo lentamente, dormiamo tra le rovine». E per mangiare, chiediamo? «Ogni giorno cerchiamo. Qualcosa si trova. Inshallah, se Dio vuole…». La linea cade. Altre voci, altre storie, tutte simili. E tutti ripetono: «Fuggiamo dalle bombe ma non sappiamo dove, ora parlano di un campo a Sud, ma dicono che la strada potrebbe essere bloccata di nuovo».

La guerra potrebbe durare mesi
Israele teme che altri terroristi si mescolino ai profughi, si sa che altri guerriglieri stanno raggiungendo, anche attraverso i tunnel, Gaza City per unirsi ai tremila combattenti di Hamas che si stima si siano appostati nel Nord. La guerra potrebbe durare mesi, su questo tutti concordano. Nessuna guerra lampo, nessuna speranza di accordo. La strada della fuga degli sfollati non ha una meta, come non si vede quale possa essere la meta finale di questa guerra. La sorte degli ostaggi israeliani sopravissuiti alla mattanza del sette ottobre, da due anni prigionieri nei tunnel di Hamas, ora portati in superficie come scudi umani si intreccia con quella dei gazawi rimasti in città, anche loro esposti come barriera al fuoco dei carri di Gedeone.

Per Leone XIV la condizione degli sfollati di Gaza è «inaccettabile»
Chi è riuscito a fuggire non sa dove andare, chi è rimasto non sa cosa sperare. Papa Leone XIV ha definito con voce ferma la loro condizione «inaccettabile» e ha invocato «un’alba di pace e di giustizia». «La guerra non risolverà il problema», ha sempre detto Ami Ayalon, ex capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno di Israele, che ha combattuto tutte le guerre dal 1963 al 1993, e più volte ha ammonito: «Le sole armi, anche quando vincono, alimentano nel nemico il radicalismo, l’odio e il terrorismo. Bisogna dare al popolo di chi ci odia e minaccia una alternativa di vita migliore». Ma la storia di questi ultimi trent’anni dimostra che è avvenuto l’esatto contrario. I gazawi non vedono alternative di vita. Solo una flebile speranza di sopravvivenza. L’orlo della tomba su cui camminano gli sfollati sembra non abbia fine.

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Vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù

Posté par atempodiblog le 15 septembre 2025

Vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù dans Citazioni, frasi e pensieri Vicino-ad-ogni-croce-c-sempre-la-Madre-di-Ges

“Vicino ad ogni croce c’è sempre la Madre di Gesù. Con il suo manto Lei asciuga le nostre lacrime. Con la sua mano ci fa rialzare e ci accompagna nel cammino della speranza”.

Papa Francesco

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La Croce illumina il grande paesaggio, dirige lo sguardo e orienta il viaggiatore

Posté par atempodiblog le 14 septembre 2025

La Croce illumina il grande paesaggio, dirige lo sguardo e orienta il viaggiatore dans Citazioni, frasi e pensieri Krizevac

Chiunque abbia viaggiato, chiunque abbia camminato deve aver fatto questa osservazione: appena la terra si alza, appena si arriva su un’altura, non appena lo sguardo si allunga, appare la croce.

I campanili rendono la bellezza dei paesaggi: il loro numero è sempre importante; anche da un punto di vista pittoresco, per l’effetto dello sguardo.
Le campane generano con gli alberi, i fiumi e tutte le combinazioni della natura, un’armonia particolare che altri monumenti non producono. Sembra che la creazione senta il bisogno di essere dominata dalla croce ed essere rassicurata da essa.

Un paesaggio senza croce farebbe paura. Ogni creatura ha bisogno di un parafulmine.

Ora la storia è una montagna dalla cui cima l’uomo guarda il globo nel suo presente e nel suo passato.

È la croce che illumina il grande paesaggio, è lei che dirige lo sguardo, è lei che orienta il viaggiatore.

Tratto da “Les plateaux de la balance”di Ernest Hello

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Ricorrere, ogni giorno, alla Vergine Santissima

Posté par atempodiblog le 13 septembre 2025

Ricorrere, ogni giorno, alla Vergine Santissima dans Citazioni, frasi e pensieri Beata-Vergine

Ricorri con tutta confidenza, ogni giorno, alla Vergine Santissima. La tua anima e la tua vita ne usciranno rinvigorite. Lei ti renderà partecipe dei tesori che custodisce nel Suo Cuore, perché “non si è mai udito al mondo che qualcuno sia ricorso alla sua protezione e sia stato abbandonato”.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Un fiducioso amore alla Madonna

Posté par atempodiblog le 12 septembre 2025

“L’inizio del cammino che ha per termine l’amore folle per Gesù, è un fiducioso amore alla Madonna”.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

Un fiducioso amore alla Madonna dans Beato Álvaro del Portillo Il%20nome%20di%20Maria

Nel 1989 il beato Álvaro si recò al santuario di Fatima per pregare davanti alla Madonna. A voce alta recitò questa preghiera:

Madre nostra,
accogli benigna le suppliche che i cuori di tutto il mondo innalzano, fiduciosi nella tua potente intercessione.

So che ci ascolti sempre, ma nonostante questo siamo venuti da Roma per dirti ciò che già sai:
che ti amiamo, ma che vogliamo amarti di più.

Aiutaci a servire la Chiesa come la Chiesa vuole essere servita: con tutto il cuore, con assoluta dedizione, con lealtà e fedeltà.

È l’unica cosa che interessa, ed è ciò che vengo a chiederti, pensando a tutta l’Opera; vogliamo servire sempre meglio la Chiesa santa, guidata dal Papa e dai Vescovi in ogni diocesi; vogliamo riuscire ad aiutare sempre di più tutto il popolo fedele.

Vergine Immacolata, Madre del bell’Amore: tu vedi come il mondo fugge da Gesù, come la famiglia cristiana si sta disgregando, quante offese sono rivolte al Signore da parte di questa nostra civiltà.

Abbi pietà delle anime che il peccato ha reso egoiste e sono prostrate, incapaci di innalzare il cuore fino a dirti “Madre nostra” e per dire a tuo Figlio “Siamo qui!”.

Smuovile – e smuovici -, affinché ci decidiamo a seguire Gesù per la via stretta dell’abnegazione, che dobbiamo percorrere, anche se è faticosa.

Ricordaci che la Croce del Signore non è pesante, perché il nostro cireneo è Lui, Gesù, che la porta con noi e che morì per la nostra salvezza.

Madre nostra, aiutaci!

Tratta da: Beato Álvaro del Portillo FB

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