• Accueil
  • > Archives pour le Mardi 3 juin 2025

Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre

Posté par atempodiblog le 3 juin 2025

Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre
Nella sua prima intenzione di preghiera per il mese di giugno, il Pontefice esorta ogni fedele a trovare “consolazione nel rapporto personale” con Cristo, in modo da poter portare il suo amore ad altri. Nel videomessaggio, diffuso dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, anche una preghiera inedita al Sacro Cuore di Gesù
di Isabella H. de Carvalho – Vatican News

Leone XIV: impariamo dal cuore di Gesù, la compassione per il mondo che soffre dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore-di-Ges

“Preghiamo perché ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo cuore la compassione per il mondo”. Per la prima volta si sente la voce di Leone XIV che introduce in inglese l’intenzione di preghiera per il mese in corso, in un videomessaggio diffuso oggi, 3 giugno, dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Per questo mese, tradizionalmente dedicato alla devozione al Sacro Cuore di Gesù, il Pontefice esorta i fedeli a conoscere personalmente l’amore di Cristo, in modo da diffonderlo a tutti e consolare specialmente coloro che soffrono, in un mondo spesso segnato da divisioni, diseguaglianze e povertà. Dopo le parole di Leone XIV, un’altra voce recita una preghiera inedita dedicata al Sacro Cuore per accompagnare i fedeli nelle loro meditazioni.

“Signore, oggi vengo dal tuo tenero cuore” è l’incipit della preghiera, “da te che riversi compassione sui piccoli e sui poveri, su coloro che soffrono e su tutte le miserie umane”. “Ci hai mostrato l’amore del Padre amandoci senza misura con il tuo cuore, divino e umano”. Parole che sono corredate dalle immagini della Chiesa del Gesù a Roma e del Santuario nazionale del Sacro Cuore di Makati, nelle Filippine. “Concedi a tutti i tuoi figli la grazia dell’incontro con te” e poi “mandaci in missione: – conclude la preghiera – una missione di compassione per il mondo, dove tu sei la fonte da cui scaturisce ogni consolazione”.

La compassione per rispondere ai problemi del mondo
Il gesuita Cristóbal Fones, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, commenta le parole di Leone XIV sottolineando come attraverso una relazione personale con Gesù il cuore di ciascuno diventi più simile a quello di Cristo e si impari la vera compassione per gli altri. “Gesù – spiega padre Fones – ha mostrato un amore incondizionato verso tutti, specialmente verso i poveri, gli ammalati, coloro che soffrono. Il Papa ci incoraggia a imitare questo amore compassionevole tendendo la mano a chi è in difficoltà”. “La compassione cerca di alleviare la sofferenza e di promuovere la dignità umana”. Per questo, si traduce in azioni concrete che mirano a rimuovere le radici della povertà, della disuguaglianza e dell’esclusione, “per contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e solidale”. Il gesuita ha anche sottolineato come il lavoro della Rete Mondiale di Preghiera del Papa si inserisca nell’anno del Giubileo in cui occorre tra le altre cose pregare per le intenzioni del Pontefice e ottenere la grazia dell’indulgenza giubilare.

I papi e la devozione al Sacro Cuore di Gesù
La devozione al Sacro Cuore di Gesù si è sviluppata nel XVII secolo con le rivelazioni a santa Margherita Maria Alacoque e alla sua interpretazione da parte del gesuita san Claudio de La Colombière. Papa Pio IX proclamò la festa del Sacro Cuore nel 1856 e successivamente, Leone XIII, da cui l’attuale Pontefice ha preso il nome, ne rafforzò l’importanza elevandola a solennità nel 1889. Scrisse poi l’enciclica Annum sacrum nel 1899 in cui consacra l’umanità intera al Cuore di Gesù. Vari Papi, come Pio XI e Pio XII, hanno dedicato encicliche a questa devozione. Più recentemente nel 2024, Francesco ha pubblicato Dilexit nos, in cui proponeva il Cuore di Cristo come risposta alla cultura dello scarto e all’indifferenza.

Sacro-Cuore-di-Ges dans Misericordia

La preghiera del video

Signore, oggi vengo dal Tuo tenero Cuore:
da Te che hai parole che mi infiammano il cuore,
da Te che riversi compassione sui piccoli e sui poveri,
su coloro che soffrono e su tutte le miserie umane.

Desidero conoscerTi di più, contemplarTi nel Vangelo,
stare con Te e imparare da Te
e dalla carità con cui Ti sei lasciato toccare
da ogni forma di povertà.

Ci hai mostrato l’amore del Padre amandoci senza misura
con il Tuo Cuore, divino e umano.

Concedi a tutti i Tuoi figli la grazia dell’incontro con Te.
Cambia, plasma e trasforma i nostri piani,
affinché possiamo cercare solo Te, in ogni circostanza:
nella preghiera, nel lavoro, negli incontri e nella nostra routine quotidiana.

Da questo incontro, mandaci in missione:
una missione di compassione per il mondo,
dove Tu sei la fonte da cui scaturisce ogni consolazione. 
Amen.

Publié dans Fede, morale e teologia, Misericordia, Papa Francesco I, Papa Leone XIV, Paray le Monial, Preghiere, Riflessioni, Sacri Cuori di Gesù e Maria, San Claudio de la Colombière, Santa Margherita Maria Alacoque, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il martirio di san Carlo Lwanga e dei suoi compagni. Fedeli a Cristo fino alla fine

Posté par atempodiblog le 3 juin 2025

Il martirio di san Carlo Lwanga e dei suoi compagni. Fedeli a Cristo fino alla fine
Oggi, la loro memoria. Ripercorriamo le vicende del loro martirio in Uganda avvenuto nel 1886
di Antonio Tarallo – ACI Stampa

Il martirio di san Carlo Lwanga e dei suoi compagni. Fedeli a Cristo fino alla fine dans Antonio Tarallo San-Carlo-Lwanga-e-Compagni-martiri

“Questi martiri Africani aggiungono all’albo dei vittoriosi, qual è il Martirologio, una pagina tragica e magnifica, veramente degna di aggiungersi a quelle meravigliose dell’Africa antica, che noi moderni, uomini di poca fede, pensavamo non potessero avere degno seguito mai più”, con queste parole, il 18 ottobre 1964, durante il Concilio Vaticano II, san Paolo VI canonizzava Carlo Lwanga e altri ventuno compagni (tra cattolici e anglicani), colpiti dalle persecuzioni contro i cristiani avvenute sul finire del 1800 in Uganda, in Africa.

E sarà sempre Paolo VI, recatosi nella cittadina africana nel 1969, a consacrare l’altare maggiore del Santuario di Namugongo, costruito sul luogo del loro martirio. Il santuario nato per ricordare questi martiri presenta una particolarità: la sua forma architettonica ricorda una capanna tradizionale africana e poggia su 22 pilastri, simbolo dei 22 martiri cattolici vittime della persecuzione del re ugandese Mwanga.

Lo stesso re, in un primo momento, si dimostrò aperto ai cosiddetti “Padri Bianchi del cardinale Lavigérie”, ma poi cambiò idea. Il re Mwanga prima vietò ai sudditi di seguire la religione cristiana, poi nel 1885 passò all’aperta persecuzione contro loro.

Una strage, un martirio vero e proprio: a maggio del 1886 si cominciò con alcune decapitazioni, mutilazioni e torture infernali contro sette prigionieri. Il 25 maggio 1886, Carlo Lwanga venne condannato a morte, insieme ad altri compagni. Inoltre, per aumentare disumanamente la sofferenza dei condannati, il re decise di trasferirli dal Palazzo reale di Munyonyo a Namugongo, luogo per le esecuzioni capitali. Fra i due luoghi ci sono ben 27 miglia di distanza: una distanza che diventerà una “Via Crucis” per i prigionieri. Otto giorni di cammino: in questi giorni, molti moriranno trafitti da lance, impiccati e persino inchiodati agli alberi.

Poi, la data cruciale: quella del 3 giugno 1886. In questo giorno, Carlo Lwanga e dodici altri ragazzi, furono bruciati vivi in un unico grande rogo a Namugongo. La loro, una forte testimonianza di martirio: pregarono fino alla fine lodando Dio.

Uno tra loro, tale Bruno Ssrerunkuma, dirà, prima di spirare: “Una fonte che ha molte sorgenti non si inaridirà mai. E quando noi non ci saremo più, altri verranno dopo di noi”.

Publié dans Antonio Tarallo, Apparizioni mariane e santuari, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Santi Martiri Ugandesi (Carlo Lwanga e 21 compagni), Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il Cardinale della Speranza: Papa Leone XIV ricorda il Beato Iuliu Hossu nella Cappella Sistina

Posté par atempodiblog le 3 juin 2025

Il Cardinale della Speranza: Papa Leone XIV ricorda il Beato Iuliu Hossu nella Cappella Sistina
di s.E.S. –  Silere non possum

Il Cardinale della Speranza: Papa Leone XIV ricorda il Beato Iuliu Hossu nella Cappella Sistina dans Fede, morale e teologia Papa-Leone-XIV

In una Cappella Sistina immersa in raccoglimento e memoria, Papa Leone XIV [...] ha preso parte all’Atto Commemorativo dedicato al Beato Cardinale Iuliu Hossu, figura eroica della Chiesa Greco-Cattolica di Romania, martire della fede sotto il regime comunista e oggi esempio universale di dialogo, coraggio e speranza.

All’evento, che si inserisce nell’Anno Giubilare dedicato alla speranza, hanno preso parte rappresentanti di rilievo della società e del mondo religioso romeno, tra cui il presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche in Romania, Silviu Vexler, e il vescovo Cristian Crișan, in rappresentanza dell’Arcivescovo Maggiore Lucian Mureșan.

Il ricordo del Pontefice: “Un apostolo della speranza”
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha voluto onorare la figura del Cardinale Hossu come “apostolo della speranza”, sottolineando come la sua fedeltà incrollabile alla Chiesa di Roma e il suo amore per il prossimo ne facciano oggi un simbolo luminoso di fede vissuta nel buio della persecuzione.

«La sua vita è stata una testimonianza di fede vissuta fino in fondo», ha dichiarato il Santo Padre, «un uomo di dialogo e un profeta di speranza, beatificato da Papa Francesco il 2 giugno 2019 a Blaj». Un passaggio toccante è stato dedicato al motto del Beato Hossu – “La nostra fede è la nostra vita” – che il Papa ha indicato come ispirazione per ogni cristiano contemporaneo.

Un giusto tra le nazioni
Particolarmente significativo è stato il riferimento all’impegno di Iuliu Hossu in favore degli ebrei durante l’occupazione nazista della Transilvania settentrionale, tra il 1940 e il 1944. A rischio della propria vita e di quella della sua Chiesa, egli si oppose con forza alle deportazioni, mobilitando il clero e i fedeli. Memorabile la Lettera pastorale del 2 aprile 1944, citata dal Papa, in cui il Vescovo esortava ad aiutare gli ebrei “non solo con i pensieri, ma anche con il sacrificio”.

Il processo per il riconoscimento di Hossu quale “Giusto tra le Nazioni” è stato avviato nel 2022 e oggi, ha affermato Leone XIV, “ci troviamo davanti a un modello di fratellanza al di là di ogni confine etnico o religioso”.

Una vita tra persecuzioni e fedeltà
Nato a Milas nel 1885 da una famiglia sacerdotale, Iuliu Hossu si formò a Roma, dove ottenne i dottorati in filosofia e teologia. Ordinato sacerdote nel 1910, divenne vescovo di Gerla nel 1917. Il 1° dicembre 1918, fu lui a leggere la Dichiarazione di Unità della Romania nella pianura di Blaj, un evento fondativo del moderno Stato romeno. Durante il regime comunista, la sua fedeltà alla Chiesa di Roma gli costò l’arresto, la detenzione e l’isolamento per oltre vent’anni. Fu recluso in diversi luoghi, tra cui il famigerato penitenziario di Sighet. Nonostante le dure condizioni, mantenne intatta la sua fede.

Le sue memorie, La nostra fede è la nostra vita, testimoniano un’anima profondamente radicata nella preghiera e nel perdono: “Il tuo amore, Signore, non sono riusciti a togliermelo via”, scriveva nel 1961. Morì il 28 maggio 1970 a Bucarest, pronunciando le parole: «La mia battaglia è finita, la vostra continua». San Paolo VI lo creò Cardinale “in pectore” nel 1969, primo romeno nella storia, rendendo pubblica la nomina solo nel 1973, dopo la sua morte.

Martire riconosciuto dalla Chiesa
Nel 2019, Papa Francesco ne ha riconosciuto il martirio insieme ad altri sei vescovi greco-cattolici perseguitati dal regime comunista, celebrandone la beatificazione durante il suo viaggio apostolico in Romania, a Blaj. La memoria liturgica comune è stata fissata al 2 giugno.

Un messaggio attuale
Nel concludere l’omelia, Papa Leone XIV ha lanciato un appello accorato a tutta la Chiesa e al mondo: “Diciamo ‘no’ alla violenza, ad ogni violenza, ancor più se perpetrata contro persone inermi e indifese, come bambini e famiglie. Che l’esempio del Cardinale Hossu sia una luce per il nostro tempo”.

La commemorazione nella Cappella Sistina non è stata solo un momento di memoria, ma anche un atto di impegno per il futuro. La figura del Beato Iuliu Hossu, pastore e martire, è oggi più che mai un ponte tra le fedi, un faro di libertà spirituale e una voce profetica in un’epoca che cerca pace e verità.

Publié dans Fede, morale e teologia, Misericordia, Papa Francesco I, Papa Leone XIV, Perdono, Riflessioni, Sacramento dell’Ordine, Stile di vita | Pas de Commentaire »