• Accueil
  • > Archives pour le Vendredi 22 novembre 2024

San Francesco Saverio: a Goa è iniziata l’esposizione delle reliquie

Posté par atempodiblog le 22 novembre 2024

San Francesco Saverio: a Goa è iniziata l’esposizione delle reliquie
Evento solenne che si ripete ogni dieci anni richiamando migliaia di pellegrini che pregano davanti alle spoglie del grande evangelizzatore dell’Asia. “Siamo messaggeri della Buona Novella”, il tema scelto per l’evento che proseguirà fino al 5 gennaio. Accompagnato da una catena umana di mille giovani il tragitto dell’urna dalla basilica del Bom Jesus alla cattedrale.
di Nirmala Carvalho – AsiaNews

San Francesco Saverio: a Goa è iniziata l'esposizione delle reliquie dans Articoli di Giornali e News Francesco-Saverio-Goa-tragitto-dell-urna-dalla-basilica-del-Bom-Jesus-alla-cattedrale

Nella città vecchia di Goa si è aperta solennemente oggi l’esposizione delle reliquie di san Francesco Saverio, grande evento spirituale che ogni dieci anni vede convergere migliaia di pellegrini in questa città del sud dell’India che custodisce le spoglie del grande missionario dell’Asia. Popolarmente conosciuto come “Gõycho Saib” – cioè il patrono di Goa – il gesuita spagnolo Francesco Saverio, tra i primi compagni di Ignazio di Loyola, proprio qui sbarcò nel 1542 e ne fece poi la base per i suoi viaggi missionari, fino alla morte sopraggiunta il 3 dicembre 1552 sull’isola di Shangchuan, alle porte della Cina.

L’esposizione iniziata oggi durerà per 45 giorni fino al 5 gennaio 2025, andandosi così a intrecciare con l’inizio del Giubileo della Chiesa universale. Le reliquie – abitualmente custodite nella basilica del Bom Jesus – sono state portate oggi solennemente in processione alla cattedrale, dove resteranno esposte ogni giorno dalle 7 alle 18 al culto dei fedeli, rinnovando così una lunga tradizione di venerazione spirituale. “Siamo messaggeri della Buona Novella” è il tema scelto per l’esposizione di quest’anno, che si riflette nelle Messe quotidiane celebrate in lingua konkani e in inglese per i milioni di devoti attesi.

Accolti dal card. Filipe Feri Ferrao, arcivescovo di Goa e Darman, numerosi vescovi indiani e oltre 400 sacerdoti hanno concelebrato nella liturgia eucaristica inaugurale presieduta nella basilica del Bom Jesus dall’arcivescovo di Delhi, mons. Anil Joseph Couto, davanti a più di 40mila fedeli. Nella sua omelia il presule ha descritto san Francesco Saverio come “un uomo in missione”, sottolineando come la sua vita fosse una testimonianza vivente della proclamazione della salvezza in Cristo. L’arcivescovo ha esortato i fedeli a trarre ispirazione dalla sua dedizione, imitandone il fervore nella discepolanza e la sua coraggiosa testimonianza del Vangelo.

Prima dell’inizio delle celebrazioni religiose anche il governatore di Goa P S Sreedharan Pillai e il capo del governo locale Pramod Sawant hanno reso omaggio alle reliquie, che al termine del rito sono state poi trasportate fino alla cattedrale a bordo di un veicolo elettrico appositamente progettato. Ad accompagnarle sono stati il clero, rappresentanti selezionati di vari settori della società e una catena umana formata da 1.000 giovani, simbolo di unità.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, San Francesco Saverio, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La musica che si fa preghiera nelle opere di Verdi e Puccini

Posté par atempodiblog le 22 novembre 2024

La musica che si fa preghiera nelle opere di Verdi e Puccini
Non pochi elementi rimandano alla fede in Dio nel repertorio operistico dei due grandi compositori italiani. La Tosca e il Nabucco sono pervasi da un anelito religioso. Un approfondimento nel giorno di Santa Cecilia.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

La musica che si fa preghiera nelle opere di Verdi e Puccini dans Antonio Tarallo La-musica-che-si-fa-preghiera

Cultura e devozione popolare s’intrecciano in Santa Cecilia di cui oggi ricorre la memoria liturgica: la santa dei musicisti, così il popolo di Dio la ricorda e la festeggia. E se si parla di musica è spontaneo parlare di “sacre” note. 

I compositori che hanno scritto di Dio nelle loro composizioni sono davvero innumerevoli: dal grande maestro Bach a Haydn, da Mozart a Verdi, da Ludwig van Beethoven a Mendelssohn passando per Brahms, fino a giungere al Novecento musicale (Poulenc, Britten, Penderecki e tanti altri). Sono composizioni dette “sacre”, appunto: si alternano così in questo vasto panorama musicale Messe e Requiem, preghiere e salmi trasformati in canti e note. Ma, c’è anche una produzione musicale che non è possibile inquadrare in questo contesto: sono note musicali, rimandi, versi che parlano della fede in Dio o della Chiesa, presenti in alcune composizioni operistiche “laiche” (definiamole pur così). Non sono poche, infatti, le opere liriche che fanno riferimento al tema del sacro: melodrammi che, a un certo punto della trama, riecheggiano Dio e la fede.

Il primo nome che verrebbe in mente – il prossimo 29 novembre celebreremo il centenario della sua morte – è Giacomo Puccini che, certamente, non si può considerare un musicista proprio religioso. Eppure nelle sue partiture il sacro è ben presente ed evidente. Vi è, ad esempio, la sua famosa Tosca, opera andata in scena al Teatro Costanzi di Roma (l’odierno Teatro dell’Opera) il 14 gennaio 1900. Un melodramma che vede la trama d’amore di Mario Cavaradossi e Floria Tosca intrecciarsi con la storia del mondo: c’è tutta la Roma papalina del 1800 e poi, di sfondo, la battaglia di Marengo della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte. Nel primo atto, oltre alla presenza del simpatico sagrestano con il suo Angelus recitato a mezzogiorno nella chiesa di sant’Andrea della Valle, troviamo soprattutto una scena di grande effetto: il Te Deum posto a fine dell’atto. Per 73 misure, in partitura, il suono delle campane fa da sfondo a un’orchestrazione colossale: lo scandire del coro dei versi del Te Deum conferisce al tutto una sacralità composta di invocazioni e lodi del popolo a Dio. Cadenzati, sono i versi: «Adjutorum nostrum in nomine Domini/ qui fecit coelum et terram./ Sit nomen Domini benedictum/ et hoc nunc et usque in saeculum. Te Deum laudamus:/ Te Dominum confitemur!». Un crescendo di preghiere alternato dal lugubre e voluttuso desiderio di Scarpia verso Tosca: parole che non hanno proprio nulla del sacro («Ah di quegli occhi/ vittoriosi veder la fiamma/ illanguidir con spasimo d’amor/ fra le mie braccia…»). Un climax musicale di grande effetto.

Ma, sempre nella Tosca, altro elemento che rimanda a Dio e alla fede è la preghiera-aria di Tosca stessa. Siamo nel secondo atto, nello studio di Scarpia a palazzo Farnese. Ormai, sembra tutto perduto: il suo amante Cavaradossi è condannato al capestro. A Tosca non rimane altro, allora, che invocare Dio con una preghiera che potrebbe quasi assomigliare alla preghiera di Giobbe: «Vissi d’arte, vissi d’amore. (…) Nell’ora del dolore,/ perché, perché, Signore,/ ah, perché me ne rimuneri così?». La melodia, in questo caso, si fa intima: è un dialogo con Dio quello che Puccini ci presenta. Una preghiera-richiesta (e anche riflessione, se vogliamo) sull’inspiegabile Disegno di Dio. Tosca, fervente credente, che ha portato sempre in chiesa i fiori alla Madonna, che ha sempre pregato Dio («Sempre con fè sincera/ la mia preghiera/ ai santi tabernacoli salì»), si domanda il perché di tanta sofferenza. L’aria di Tosca diviene così una preghiera universale dell’animo umano che, molto spesso, non riesce a comprendere il dolore sulla terra: è il perché che più volte ripete Tosca nel suo Vissi d’arte.

Altro nome del melodramma, Giuseppe Verdi, ossia il melodramma italiano “in persona”. Altro compositore che per tutta la sua vita ha vissuto una certa avversione alla Chiesa e al sacro (ma sempre spinto alla ricerca di Dio, soprattutto nell’ultima parte della sua esistenza). Di lui rimarranno come repertorio sacro alcune composizioni immortali come il Requiem. Ma non sono pochi i rimandi a Dio nel repertorio operistico che Verdi ci ha lasciato: ad esempio, ne La forza del destino (1862). La mente corre subito alla preghiera La Vergine degli angeli (che chiude il finale del secondo atto dell’opera ambientato nella chiesa della Madonna degli Angeli presso Hornachuelos) che vede coinvolti prima un coro sommesso e poi Leonora, una delle voci più importanti dell’intera opera, accompagnata dall’arpa che riesce a fornire a questo canto dolce e tenero un’aura divina. La preghiera sale al cielo così come il canto di Leonora e del coro.

E nel corollario di melodrammi che Verdi ha composto non può mancare il Nabucco (1846): in questo caso, già il soggetto dell’opera si presta. Una trama che vede protagonisti: Nabucco, re di Babilonia; Fenena, figlia di Nabucco; Abigaille, figlia illegittima di Nabucco; Zaccaria, il Gran Pontefice; Ismaele, nipote del re di Gerusalemme Sedecia. E fra tutti questi personaggi, ne spicca uno in particolare: il popolo ebraico con il suo Va pensiero. La scena è tratta dal salmo 137: «Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre». Di scene da ricordare ce ne sarebbero davvero tante. Ma, forse, una delle più significative è quella della “conversione” di Nabucco: «Dio di Giuda! l’ara, il Tempio/ A Te sacro, sorgeranno./ Deh! mi togli a tanto affanno/ E i miei riti struggerò./ Tu m’ascolti! … Già dell’empio/ Rischiarata è l’egra mente! Ah!/ Dio verace, onnipossente,/ Adorarti ognor saprò!». Nabucco, ormai ravveduto del comportamento riprovevole contro il Signore, riesce finalmente a soggettarsi a Dio, unico verace e onnipossente.

Publié dans Antonio Tarallo, Articoli di Giornali e News, Canti, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Santa Cecilia, Stile di vita | Pas de Commentaire »