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Un Giubileo della speranza nel segno di Caravaggio e Chagall

Posté par atempodiblog le 29 octobre 2024

Un Giubileo della speranza nel segno di Caravaggio e Chagall
In Sala Stampa vaticana sono stati presentati gli eventi culturali prima dell’apertura ufficiale del Giubileo e del Padiglione della Santa Sede a Expo Osaka 2025. Mostrata anche la mascotte Luce, una piccola pellegrina realizzata in stile manga

di Silvia Guidi – Vatican News

Un Giubileo della speranza nel segno di Caravaggio e Chagall dans Articoli di Giornali e News Mascotte-Luce

L’ambasciatore culturale della Santa Sede all’Expo Osaka 2025 sarà Michelangelo Merisi da Caravaggio, con l’arrivo in Giappone della sua celebre Deposizione, simbolo della vittoria della speranza in una scena che sembrerebbe descrivere solo morte e dolore senza riscatto. Unica opera del maestro del colore seicentesco custodita nei Musei Vaticani, questo quadro, originalmente pensato per una cappella privata, potrà davvero incarnare, a Osaka, la presenza della Bellezza nel dramma che sottende la Resurrezione, come ha chiosato la direttrice dei Musei Barbara Jatta. A Roma, in occasione del Giubileo, arriverà invece la Crocifissione bianca di Marc Chagall, un quadro molto amato da Papa Francesco. Anche in questo caso, una scena di persecuzione e di morte che nella luminosità delle sue immagini porta i segni della speranza.

La “Luce” del Giubileo
Ma alla conferenza stampa sugli eventi in programma prima dell’apertura ufficiale della Porta Santa, che si è svolta oggi, 28 ottobre, presso la Sala Stampa della Santa Sede, il personaggio più fotografato è stata Luce, la mascotte del Giubileo e del Padiglione della Santa Sede in Giappone — una bimba pellegrina realizzata con l’estetica dei manga, con gli stivali infangati dal cammino e occhi grandi spalancati sul mondo, pieni di luce, appunto — presentato da monsignor Rino Fisichella. Accanto al Pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per le Questioni Fondamentali dell’Evangelizzazione nel Mondo) c’erano anche Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, e Davide Mambriani, curatore della rassegna Giubileo e cultura per i concerti e le mostre. I cantieri, in questi mesi, hanno messo a dura prova la pazienza dei romani, ha chiosato Fisichella, ma in questo modo la città potrà mostrare ai pellegrini il suo volto migliore.

Le campane per l’annuncio gioioso
Il 24 dicembre Papa Francesco «oltrepasserà per primo la soglia della Porta e inviterà a seguire il suo esempio a quanti giungeranno nel corso dell’Anno, per esprimere la gioia dell’incontro con Cristo Gesù, nostra speranza». L’annuncio dell’apertura della celebrazione sarà dato da un breve concerto di campane a opera della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli. «Le campane — ha aggiunto il Pro-Prefetto — sono il suono più caro al popolo e in questo caso diventano l’espressione dell’annuncio gioioso di un evento atteso da tempo e finalmente giunto». In attesa della vigilia di Natale è previsto un ricco calendario di iniziative, divise in tre categorie, per permettere a chi cercherà informazioni tramite il sito internet o la app del Giubileo 2025 di orientarsi meglio tra luoghi e date, nella mappatura delle iniziative in corso: pellegrinaggio, evento culturale o grande evento.

La musica che apre alla speranza
Un concerto domenica prossima, 3 novembre, nell’Auditorium di via della Conciliazione sarà il primo evento culturale di avvicinamento al Giubileo. Per l’occasione, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia eseguirà la Quinta Sinfonia di Šostakovič (1906-1975), diretta dal maestro Jader Bignamini, direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra. “La Sinfonia, realizzata nel 1937 colpisce per la sua intensa drammaticità e apre a un orizzonte di speranza”, ha commentato Fisichella. “La scelta dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della quinta sinfonia di Šostakovič non sono casuali”, ha spiegato il curatore Giubileo e cultura, Davide Mambriani. “Questo concerto è l’ultimo di musica ‘profana’ prima dell’inizio dell’Anno Santo e perciò ha una particolare rilevanza. L’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia è tra le più antiche e rinomate istituzioni musicali del mondo. La Sinfonia, composta nel 1937, articolata in quattro movimenti per un organico di oltre 90 Professori d’orchestra, è di gran lunga la più eseguita, conosciuta e amata delle quindici di Dmitrij Šostakovič”.

La partecipazione del Coro della Sistina
Il 22 dicembre, alle 18, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, si potrà assistere al secondo evento musicale. A esibirsi sarà il Coro della Cappella musicale pontificia Sistina che, sotto la guida del direttore, don Marcos Pavan, eseguirà diverse composizioni polifoniche di Palestrina (1525-1594; di cui il prossimo anno si celebreranno i 500 anni della nascita), Perosi e Bartolucci. “Il concerto diretto dal maestro Marcos Pavan – ha spiegato Mambriani – è pensato come un percorso musicale e spirituale che segue l’anno liturgico nell’anno giubilare ed eseguirà antifone, inni, responsori, sequenze e mottetti sacri dedicati ai momenti particolari dell’anno liturgico. Vedrà anche la partecipazione del maestro Josep Solé Coll, primo organista della basilica papale di San Pietro in Vaticano e organista per le Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, che eseguirà all’organo un interludio composto da un maestro di Cappella della Schola Pontificia”.

Le icone di speranza
Oltre alla Crocifissione bianca di Chagall, visitabile gratuitamente fino al prossimo 27 gennaio, sarà allestita anche una mostra di icone provenienti dai Musei Vaticani. “Siamo riusciti a ottenere da The Art Institute di Chicago l’opera così suggestiva e unica, che per la prima volta giunge in Italia, a Roma, e sarà ospitata nel nuovo Museo del Corso – Polo museale, nella sede di Palazzo Cipolla, con ingresso gratuito e libero”, ha spiegato Fisichella. Il secondo evento vede l’esposizione di alcune rare icone di proprietà dei Musei Vaticani che saranno collocate nella sagrestia del Borromini nella chiesa di Sant’Agnese a Piazza Navona, dal 16 dicembre al 16 febbraio 2025. La collezione dei Musei, ha aggiunto Barbara Jatta, è molto ricca e varia. “Sono diciotto le opere selezionate dai curatori, che le hanno scelte in tutta l’area dell’Europa orientale cristiana: Grecia, Bulgaria, Ucraina, Russia, Macedonia. Le abbiamo chiamate icone di speranza, in linea con il tema del Giubileo, proprio perché siano veicolo di pace, di fratellanza, come è dimostrato dalla commistione di stili. Metterle tutte insieme equivale a dire che siamo tutti portatori di uno stesso messaggio”. Nel 2026, nei Musei sarà allestita  un’area dedicata a queste preghiere per immagini. Opere che la direttrice Jatta ha avuto modo di conoscere e di apprezzare già in famiglia: “Sono figlia di un’iconografa, mia madre ha scritto icone tutta la vita”.

Il Giubileo al Lucca Comics & Games
Tra le altre iniziative legate al Giubielo, il Dicastero per l’Evangelizzazione segnala la propria partecipazione all’edizione 2024 della fiera internazionale del fumetto e del gioco Lucca Comics & Games con uno spazio dedicato alla mascotte ufficiale del Giubileo: Luce&Friends. È la prima volta – riferisce un comunicato – che un Dicastero della Santa Sede partecipa alla fiera più importante d’Europa dedicata al fumetto, ai giochi, ai videogiochi, al cinema d’animazione, alla narrativa fantasy, all’illustrazione e alle serie tv. Per monsignor Rino Fisichella si tratta di un’occasione per far conoscere « la mascotte ufficiale del Giubileo, Luce, simbolo di speranza e fraternità, valori che si allineano perfettamente al tema del festival »; un modo per parlare ai giovani del tema della speranza al centro del messaggio evangelico.  Il Padiglione del Giubileo, situato presso l’arcivescovado di Lucca in piazzale monsignor Giulio Arrigoni 2, sarà visitabile dal 30 ottobre al 3 novembre.

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“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù
“Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

“Ci ha amati”, l’Enciclica del Papa sul Sacro Cuore di Gesù dans Articoli di Giornali e News Sacro-Cuore-di-Ges

“«Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39)”. Inizia così la quarta Enciclica di Papa Francesco, intitolata dall’incipit “Dilexit nos” e dedicata all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16)” (1).

Freccia dans Viaggi & Vacanze Dilexit-Nos dans Commenti al Vangelo LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’ENCICLICA

L’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore
In una società – scrive il Papa – che vede moltiplicarsi “varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore” (87), mentre il cristianesimo spesso dimentica “la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona” (88), Papa Francesco propone un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato nel suo santo Cuore e invita a rinnovare la sua autentica devozione ricordando che nel Cuore di Cristo “possiamo trovare tutto il Vangelo” (89): è nel suo Cuore che “riconosciamo finalmente noi stessi e impariamo ad amare” (30).

Il mondo sembra aver perso il cuore
Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle sue Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti (217). E davanti al Cuore di Cristo, chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e riversi su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore” (31). Nell’annunciare la preparazione del documento, al termine dell’udienza generale del 5 giugno, il Pontefice aveva chiarito che avrebbe aiutato a meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. E questo mentre sono in corso le celebrazioni per il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, nel 1673, che si chiuderanno il 27 giugno 2025.

L’importanza di tornare al cuore
Aperta da una breve introduzione e articolata in cinque capitoli, l’Enciclica sul culto del Sacro Cuore di Gesù raccoglie, come preannunciato a giugno, “le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.

Il primo capitolo, “L’importanza del cuore”, spiega perché serva “ritornare al cuore” in un mondo nel quale siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato” (2). Lo fa analizzando cosa intendiamo per “cuore”: la Bibbia ce ne parla come di un nucleo “che sta dietro ogni apparenza” (4), luogo dove “non conta ciò che si mostra all’esterno o ciò che si nasconde, lì siamo noi stessi” (6). Al cuore portano le domande che contano: che senso voglio che abbiano la mia vita, le mie scelte o le mie azioni, chi sono davanti a Dio (8). Il Papa sottolinea che l’attuale svalutazione del cuore nasce “nel razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo”, così che nel grande pensiero filosofico si sono preferiti concetti come quelli di “ragione, volontà o libertà”. E non trovando posto per il cuore, “non è stata sviluppata ampiamente nemmeno l’idea di un centro personale” che può unificare tutto, e cioè l’amore (10). Invece, per il Pontefice, bisogna riconoscere che “io sono il mio cuore, perché esso è ciò che mi distingue, mi configura nella mia identità spirituale e mi mette in comunione con le altre persone” (14).

Il mondo può cambiare a partire dal cuore
È il cuore “che unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo” (17). La spiritualità di santi come Ignazio di Loyola (accettare l’amicizia del Signore è una questione di cuore) e san John Henry Newman (il Signore ci salva parlando al nostro cuore dal suo sacro Cuore) ci insegna, scrive Papa Francesco, che “davanti al Cuore di Gesù vivo e presente, la nostra mente, illuminata dallo Spirito, comprende le parole di Gesù” (27). E questo ha conseguenze sociali, perché il mondo può cambiare “a partire dal cuore” (28).

“Gesti e parole d’amore”
Ai gesti e alle parole d’amore di Cristo è dedicato il secondo capitolo. I gesti con i quali ci tratta come amici e mostra che Dio “è vicinanza, compassione e tenerezza”, si vedono negli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con la prostituta, con la donna adultera e con il cieco sulla strada (35). Il suo sguardo, che “scruta l’intimo del tuo essere” (39), mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze” (40). In modo tale “da ammirare le cose buone che riconosce in noi” come nel centurione, anche se gli altri le ignorano (41). La sua parola d’amore più eloquente è l’essere “inchiodato sulla Croce”, dopo aver pianto per l’amico Lazzaro e aver sofferto nell’Orto degli Ulivi, consapevole della propria morte violenta “per mano di quelli che Lui tanto amava” (46).

Il mistero di un cuore che ha tanto amato
Nel terzo capitolo, “Questo è il cuore che ha tanto amato”, il Pontefice ricorda come la Chiesa riflette e ha riflettuto in passato “sul santo mistero del Cuore del Signore”. Lo fa riferendosi all’Enciclica di Pio XII Haurietis aquas, sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù (1956). Chiarisce che “la devozione al Cuore di Cristo non è il culto di un organo separato dalla Persona di Gesù”, perché noi adoriamo “Gesù Cristo intero, il Figlio di Dio fatto uomo, rappresentato in una sua immagine dove è evidenziato il suo cuore” (48). L’immagine del cuore di carne, sottolinea il Papa, ci aiuta a contemplare, nella devozione, che “l’amore del Cuore di Gesù Cristo, non comprende soltanto la carità divina, ma si estende ai sentimenti dell’affetto umano” (61) Il suo Cuore, prosegue Francesco citando Benedetto XVI, il suo contiene un “triplice amore”: quello sensibile del suo cuore fisico “e il suo duplice amore spirituale, l’umano e il divino” (66), in cui troviamo “l’infinito nel finito” (64).

Il Sacro Cuore di Gesù è una sintesi del Vangelo
Le visioni di alcuni santi, particolarmente devoti al Cuore di Cristo – precisa Francesco – “sono stimoli belli che possono motivare e fare molto bene”, ma “non sono qualcosa che i credenti sono obbligati a credere come se fossero la Parola di Dio”. Quindi il Papa ricorda con Pio XII che non si può dire che questo culto “debba la sua origine a rivelazioni private”. Anzi, “la devozione al Cuore di Cristo è essenziale per la nostra vita cristiana in quanto significa l’apertura piena di fede e di adorazione al mistero dell’amore divino e umano del Signore, tanto che possiamo affermare ancora una volta che il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo” (83). Il Pontefice invita poi a rinnovare la devozione al Cuore di Cristo anche per contrastare “nuove manifestazioni di una ‘spiritualità senza carne’ che si moltiplicano nella società” (87). È necessario tornare alla “sintesi incarnata del Vangelo” (90) davanti a “comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti” (88).

L’esperienza di un amore “che dà da bere”
Negli ultimi due capitoli, Papa Francesco mette in evidenza i due aspetti che “la devozione al Sacro Cuore dovrebbe tenere uniti per continuare a nutrirci e ad avvicinarci al Vangelo: l’esperienza spirituale personale e l’impegno comunitario e missionario” (91). Nel quarto, “L’amore che dà da bere”, rilegge le Sacre Scritture, e con i primi cristiani, riconosce Cristo e il suo costato aperto in “colui che hanno trafitto” che Dio riferisce a se stesso nella profezia del libro di Zaccaria. Una sorgente aperta per il popolo, per placare la sua sete dell’amore di Dio, “per lavare il peccato e l’impurità” (95). Diversi Padri della Chiesa hanno menzionato “la ferita del costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito”, su tutti Sant’Agostino, che “ha aperto la strada alla devozione al Sacro Cuore come luogo di incontro personale con il Signore” (103).  A poco a poco questo costato ferito, ricorda il Papa “venne assumendo la figura del cuore” (109), ed elenca diverse donne sante che “hanno raccontato esperienze del loro incontro con Cristo, caratterizzato dal riposo nel Cuore del Signore” (110). Tra i devoti dei tempi moderni, l’Enciclica parla prima di tutto di San Francesco di Sales, che raffigura la sua proposta di vita spirituale con “un cuore trafitto da due frecce, racchiuso in una corona di spine” (118)

Le apparizioni a Santa Margherita Maria Alacoque
Sotto l’influsso di questa spiritualità, Santa Margherita Maria Alacoque racconta le apparizioni di Gesù a Paray-le-Monial, tra la fine di dicembre 1673 e il giugno 1675. Il nucleo del messaggio che ci viene trasmesso può essere riassunto in quelle parole che Santa Margherita ha udito: “Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo Amore (121).

Teresa di Lisieux, Ignazio di Loyola e Faustina Kowalska
Di Santa Teresa di Lisieux, il documento ricorda il chiamare Gesù “Colui il cui cuore batteva all’unisono col mio” (134) e le sue lettere alla sorella suor Maria, che aiuta a non concentrare la devozione al Sacro Cuore “su un aspetto doloristico” quello di chi intendeva la riparazione come un “primato dei sacrifici”, ma sulla fiducia “come la migliore offerta, gradita al Cuore di Cristo” (138). Il Pontefice gesuita dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972 (146). Le esperienze di Santa Faustina Kowalska, si ricorda, ripropongono la devozione “con un forte accento sulla vita gloriosa del Risorto e sulla misericordia divina” e motivato da queste, anche San Giovanni Paolo II “ha collegato intimamente la sua riflessione sulla misericordia con la devozione al Cuore di Cristo” (149). Parlando della “devozione della consolazione”, l’Enciclica spiega che davanti ai segni della Passione conservati dal cuore del Risorto, è inevitabile “che il credente desideri rispondere” anche “al dolore che Cristo ha accettato di sopportare per tanto amore” (151). E chiede “che nessuno si faccia beffe delle espressioni di fervore credente del santo popolo fedele di Dio, che nella sua pietà popolare cerca di consolare Cristo” (160). Perché poi “desiderosi di consolarlo, ne usciamo consolati” e “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione” (162).

La devozione al Cuore di Cristo ci invia ai fratelli
Il quinto e ultimo capitolo “Amore per amore” approfondisce la dimensione comunitaria, sociale e missionaria di ogni autentica devozione al Cuore di Cristo, che, nel momento in cui “ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli” (163). Infatti l’amore per i fratelli è il “gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore” (167). Guardando alla storia della spiritualità, il Pontefice ricorda che l’impegno missionario di San Charles de Foucauld lo rese “fratello universale”: “lasciandosi plasmare dal Cuore di Cristo, voleva ospitare nel suo cuore fraterno tutta l’umanità sofferente” (179). Francesco parla poi della “riparazione”, come spiegava San Giovanni Paolo II: “offrendoci insieme al Cuore di Cristo, «sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza, potrà essere costruita la civiltà dell’amore tanto desiderato, il regno del cuore di Cristo»” (182).

La missione di far innamorare il mondo
L’Enciclica ricorda ancora con San Giovanni Paolo II che “la consacrazione al Cuore di Cristo «è da accostare all’azione missionaria della Chiesa stessa, perché risponde al desiderio del Cuore di Gesù di propagare nel mondo, attraverso le membra del suo Corpo, la sua dedizione totale al Regno». Di conseguenza, attraverso i cristiani, «l’amore sarà riversato nei cuori degli uomini, perché si edifichi il corpo di Cristo che è la Chiesa e si costruisca anche una società di giustizia, pace e fratellanza»” (206). Per evitare il grande rischio, sottolineato da San Paolo VI, che nella missione “si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo” (208), servono “missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo” (209).

La preghiera di Francesco
Il testo si conclude con questa preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Questo fino a quando celebreremo felicemente uniti il banchetto del Regno celeste. Lì ci sarà Cristo risorto, che armonizzerà tutte le nostre differenze con la luce che sgorga incessantemente dal suo Cuore aperto. Che sia sempre benedetto!” (220).

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Ogni essere umano ha un fine trascendente

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

Ogni essere umano ha un fine trascendente dans Citazioni, frasi e pensieri Le-persone-umane-non-sono-foglie

Le persone umane non sono foglie che, una volta staccate dall’albero, marciscono e muoiono. Ogni essere umano ha un fine trascendente, al quale è stato predestinato da tutta l’eternità.

Tratto da: Dio ci invita col sorgere del sole al mattino, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

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Un grande cammino verso l’eternità

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2024

Un grande cammino verso l’eternità dans Citazioni, frasi e pensieri Un-grande-cammino-verso-l-eternit

Dal punto di vista cristiano la vita è un grande cammino verso l’eternità. E’ un pellegrinaggio, di cui la morte è soltanto un passaggio: il più importante, perché ci consente di superare le frontiere del tempo per entrare nell’eternità.

Tratto da: SGUARDO SULL’ETERNITÀ. Morte, giudizio, Inferno e Paradiso, di Padre Livio Fanzaga. SUGARCO EDIZIONI

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Preghiamo per i defunti e impariamo da loro

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro
di S.E.R. Mons. Raffaello Martinelli

Preghiamo per i defunti e impariamo da loro dans Citazioni, frasi e pensieri Ognissanti

Il mese di novembre inizia con la festa di tutti i santi e poi, subito dopo, il giorno due, si celebrerà la commemorazione di tutti i defunti.
Siamo invitati durante tutto l’anno, ma soprattutto in questo mese, a pregare per i nostri defunti.

Se sono in Paradiso la nostra preghiera diventa una preghiera d’intercessione.
Se hanno ancora bisogno della purificazione, la nostra preghiera diventa una preghiera di aiuto, di suffragio per loro, perché Dio conceda loro quanto prima di accedere alla beatitudine dei santi.
Se si trovano all’Inferno, purtroppo, non c’è più niente da fare. Comunque la nostra preghiera non va mai sprecata, perché può aiutare tante persone, tanti defunti per i quali nessuno prega.

Dobbiamo anche imparare dai nostri defunti che la terra non è la nostra patria. Siamo qui di passaggio. La nostra vita sulla terra è un pellegrinaggio. Dobbiamo affrontare le situazioni della vita con lo sguardo rivolto all’eternità. Impegnandoci sì per le cose di questo mondo, le cose temporali, però con lo sguardo e con il pensiero alle cose eterne; con la luce che proviene dalle realtà eterne. Dando il primato ai valori dell’anima, ai valori dello spirito, piuttosto che a quelli fisici.

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Dio non ci ha abbandonato

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Dio non ci ha abbandonato dans Amicizia Non-ci-ha-abbandonato

Dio non ci ha abbandonato. Ha assunto e fatto sua la nostra vita crocifissa. L’ha riscattata, l’ha liberata e l’ha ricolmata di speranza.

di Padre Livio Fanzaga – Credo. Le verità fondamentali della fede, ed. SugarCo

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Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra

Posté par atempodiblog le 21 octobre 2024

Papa Francesco proclama santa Suor Elena Guerra
de La Redazione di Antenna3

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La lucchese Elena Guerra, fondatrice della Congregazione delle Oblate dello Spirito Santo, conosciuta anche come le Suore di Santa Zita, è stata ufficialmente proclamata santa. La cerimonia di canonizzazione si è svolta ieri a San Pietro, dove Papa Francesco ha citato la nuova santa durante la liturgia e la messa. Il Pontefice, nel corso dell’Angelus, ha anche rivolto un saluto speciale alle suore Oblate, conosciute affettuosamente come “zitine”.

L’evento ha rappresentato un momento storico per la comunità religiosa e la città di Lucca. Circa 300 lucchesi, tra cui il sindaco Mario Pardini, hanno partecipato alla cerimonia in piazza San Pietro, giungendo a Roma con quattro pullman, mezzi propri e treni. La canonizzazione di Elena Guerra è stata resa possibile dal riconoscimento, lo scorso aprile, di un miracolo attribuito alla sua intercessione, completando così un processo iniziato nel 1959 quando Papa Giovanni XXIII la proclamò beata.

Nata a Lucca nel 1835 e morta nel 1914, Elena Guerra proveniva da una famiglia nobile e fin da giovane si dedicò alla Chiesa e alla diffusione dello Spirito Santo. Nel 1872, fondò una scuola per le figlie della borghesia lucchese e successivamente l’Istituto di Santa Zita. Tra le sue allieve più famose, vi fu anche la futura Santa Gemma Galgani. Elena Guerra mantenne uno stretto legame con Papa Leone XIII, al quale scrisse numerose lettere, promuovendo la devozione allo Spirito Santo.

Il corpo di Santa Elena Guerra riposa nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca. Oggi a Roma verrà celebrata una messa di ringraziamento che si terrà nella Chiesa dei Lucchesi, vicino al Quirinale.

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Giornata missionaria mondiale 2024

Posté par atempodiblog le 17 octobre 2024

“Dio prima di tutto. Portare Gesù nel cuore delle persone, trasmettere loro l’amore per Lui e per la Vergine Maria”.

Serva di Dio Niña Ruiz Abad 

Giornata missionaria mondiale 2024 dans Articoli di Giornali e News Mappamondo-missione

Giornata missionaria mondiale 2024
Giornata missionaria mondiale, domenica 20 ottobre, sul tema “Andate e invitate al banchetto tutti” (cfr Mt 22, 1-14).

“La missione di portare il Vangelo ad ogni creatura deve avere necessariamente lo stesso stile di Colui che si annuncia. Nel proclamare al mondo «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 36), i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimità, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cfr Gal 5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il modo di essere e di agire di Dio”. (Papa Francesco)

Affermiamo l’importanza della preghiera per la Chiesa tutta in tutte le dimensioni della sua missione. Chiedo che tutti, grandi e piccoli, possano sperimentare la bellezza di un battesimo vivo, fervente ed efficace, capace di far innamorare o rinnamorare del Vangelo di Gesù: Maria Santissima Madre della Misericordia interceda per tutte le nostre necessità missionarie e ci spinga fino ai confini della terra.

Mons. Nazzareno Marconi

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Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra”

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2024

Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra”
Oggi la memoria liturgica del beato ragazzino che ha speso la sua vita amando l’Eucaristia e servendo gli altri. Iniziative in tutto il mondo con orazioni e novene. Al santuario della Spogliazione, dove riposa il suo corpo, in serata la santa messa celebrata dall’arcivescovo di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino
di Federico Piana – Vatican News

Acutis, la mamma: “Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra” dans Apparizioni mariane e santuari Beato-Carlo-Acutis

È un giorno speciale, quello di oggi. Speciale perché tutta la Chiesa festeggia la memoria liturgica del beato Carlo Acutis, il ragazzino salito agli onori degli altari dopo una breve vita spesa a servire gli altri e ad amare l’Eucaristia e la Chiesa. Speciale perché in tutto il pianeta, in queste ore, non si contano parrocchie e cappelle nelle quali, in suo onore, si celebrano messe e recitano rosari o si sono svolte novene in preparazione della festa.

Messe e musica
Nel santuario della Spogliazione di Assisi, dove il suo corpo riposa tra le orazioni e le invocazioni di mezzo mondo, le iniziative per celebrarlo e ricordarlo sono cominciate quattro giorni fa con momenti di preghiera e riflessione, musica e addirittura una tavola rotonda sul disagio giovanile. Questa mattina nella chiesa del santuario, la messa celebrata da fra Simone Calvarese, ministro provinciale della Provincia serafica dei frati minori cappuccini e in serata quella presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi —Nocera Umbra — Gualdo Tadino e vescovo di Foligno. Sempre nel santuario della Spogliazione, le note e le preghiere serali in un concerto di Martín Valverde, noto musicista di lingua spagnola.

“Bello ricordare il suo legame con Maria”
La decisione di far cadere la memoria liturgica in questa giornata non è stata presa solo per ricordare la sua dipartita verso il Cielo che si è consumata il 12 ottobre del 2006, quando Carlo aveva appena 15 anni: «Oggi in Spagna si festeggia la Madonna del Pilar ed in Brasile quella di Aparecida ed è bello notare questo legame tra Carlo e Maria che lo ha caratterizzato tutta la vita» spiega ai media vaticani Antonia Salzano, mamma di questo testimone appassionato di Cristo che verrà canonizzato durante il Giubileo del 2025.

Devozione senza confini
E se ieri sera anche la diocesi di Milano lo ha voluto ricordare con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria Segreta che Carlo frequentava quotidianamente — e dove ha potuto maturare una delle frasi più celebri e profonde «l’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo» — si deve prendere felicemente atto che la devozione al beato ha travalicato ogni confine. «Dal Giappone alla Cina, dall’India all’Africa, dagli Stati Uniti all’Australia: in tutti i continenti pregano e si rivolgono a Carlo» dice la mamma che non smette di pensare a come la mostra sui miracoli eucaristici ideata da suo figlio per il web stia ora continuando a sbarcare in moltissime parrocchie di ogni angolo della Terra, solo negli Usa se ne contano migliaia alle quali vanno aggiunti 100 campus universitari. «Sicuramente mio figlio sarà contento perché ripeteva spesso che lo addolorava vedere quelle immagini che mostravano file interminabili ai concerti e sedie vuote davanti ai tabernacoli».

Le molte conversioni
Antonia Salzano non tiene più conto neanche delle notizie dei presunti miracoli e conversioni che stanno inondando l’associazione Amici di Carlo Acutis che lei ha fondato per supportare la causa di canonizzazione: «Arriva una lettera al giorno. Non so sei siano davvero miracoli o conversioni. Scrivono da tutto il mondo persone che avevano problemi gravi e che rivolgendosi a Carlo li hanno risolti: molte donne che non potevano avere bambini, coppie che si stavano separando. Ma anche gente che dichiara di essere guarita da tumori. Certo, non possiamo certificarli ma possiamo prendere atto di una cosa: le segnalazioni sono sempre più in aumento». In questa giornata in cui non c’è nazione dove non si commemori il beato ragazzino, sua mamma indica Carlo anche come un esempio di pace per un mondo dilaniato dalle guerre: «Lui amava tutti, non faceva distinzione di provenienza e religione. Al suo funerale, la Chiesa era gremita, anche fuori, di clochard, extracomunitari, gente di ogni razza. Carlo non dava peso alle differenze, guardava tutti con gli occhi del Signore». Il mondo dovrebbe annotare. E prendere esempio.

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Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2024

La pesca del santo/ Un compagno nella vita di Carlo
Sant’Alessandro Sauli e Carlo Acutis

Sant'Alessandro Sauli e Carlo Acutis dans Carlo Acutis Carlo-Acutis

“Chi combina le combinazioni?”. (San Pio da Pietrelcina)

Sabato 7 ottobre 2006. [...] Sulla soglia della clinica i miei pensieri giravano vorticosi. Mentre due infermieri portavano Carlo dentro la clinica, infatti, mi girai d’istinto per guardare dalla parte opposta della strada. Notai la chiesa dei padri Barnabiti dove sono custodite le reliquie di sant’Alessandro Sauli. Conoscevo bene quella chiesa, ma quella mattina mi sentii come attratta da essa. Qualcosa mi disse: girati, guarda là. Immediatamente ne compresi il motivo, Sant’Alessandro Sauli era casualmente divenuto quell’anno compagno nella vita di Carlo.

Ogni 31 dicembre a Milano, infatti, si usa fare “la pesca del santo”. Si dice che il santo che uscirà accompagnerà in modo speciale, per tutto l’anno, la persona che lo ha “pescato”. Quell’anno gli capitò sant’Alessandro Sauli, un vescovo barnabita, vissuto nel 1500, patrono dei giovani, la cui festa cade l’11 ottobre, un giorno che rimarrà scolpito per sempre anche nella storia del mio Carlo. Mi colpì che quella chiesa si trovasse proprio di fronte alla De Marchi. Istintivamente lo affidai a sant’Alessandro ed entrai in clinica. [...]

Domenica 8 ottobre. All’alba mi recai a Messa nella chiesa dei padri Barnabiti per chiedere l’intercessione del Signore e della Vergine Santissima. Pregai anche sant’Alessandro Sauli. Ho imparato grazie a Carlo che i santi sono sempre presenti. Poco dopo rientrai in clinica. Mi permisero di vedere Carlo. Era ancora sotto il suo scafandro, sempre sofferente. Mi confidò che non era riuscito a dormire granché. Poco dopo, il medico che lo seguiva decise di chiedere il trasferimento all’ospedale San Gerardo di Monza, dove esiste un centro specializzato per quel tipo di leucemie. Ci portarono nel reparto di ematologia pediatrica, all’undicesimo piano, dove ci avevano riservato la stanza numero undici. [...]

Mercoledì 11 ottobre. Clinicamente i medici lo considerarono morto quando il suo cervello cessò ogni sua attività vitale. Erano le 17.45 dell’11 ottobre del 2006. L’11 ottobre, lo stesso giorno in cui morì il suo santo dell’anno, Alessandro Sauli.
[...] I medici decisero di non staccare il respiratore finché il cuore non avesse smesso di battere da solo. Per questo motivo ci rimandarono a casa dicendoci che ci avrebbero telefonato non appena il cuore avrebbe cessato ogni sua pulsazione.

Giovedì 12 ottobre. Quando il sacerdote diede la benedizione finale dicendo «la Messa è finita, andate in pace», per pura coincidenza le campane della chiesa iniziarono a suonare a festa. Sembrò a molti come se Carlo volesse renderci partecipi della festa che in Cielo con il suo arrivo era appena iniziata.

Ci venne data la notizia che il cuore di Carlo aveva smesso di battere alle 6.45 del 12 ottobre, vigilia dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima. Per noi non fu un caso quella coincidenza. Avevamo perso l’unico figlio, un dolore immenso, ma ci sosteneva la speranza che non era scomparso definitivamente dalle nostre vite, anzi, che sarebbe stato vicino a noi più di prima e che ci attendeva per una vita migliore. [...]

Tratto da: Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo, di Antonia Salzano Acutis con Paolo Rodari. Ed. PIEMME

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Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

Un milione di bambini prega il Rosario  18 ottobre 2024
di Aiuto alla Chiesa che Soffre

“Quando un milione di bambini pregherà il Rosario, il mondo cambierà”. (San Pio da Pietrelcina)

Un milione di bambini prega il Rosario – 18 ottobre 2024 dans Articoli di Giornali e News Un-milione-di-bambini-recita-il-Santo-Rosario

Il 18 ottobre 2024 bambini di tutto il mondo si uniranno nella recita del Rosario nell’ambito della campagna di preghiera “Un milione di bambini prega il Rosario”, organizzata da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Questa iniziativa, che si svolge ogni anno, nel 2023 ha superato il milione di bambini registrati, un segno tangibile della potenza della preghiera.

Papa Benedetto XVI già nel 2008 sottolineava l’importanza del Rosario con queste parole:

“Il Santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato… Il Rosario sta conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria”.

Il Santo Rosario è una potente preghiera che continua a ottenere grazia e pace per tutto il mondo. La Vergine Maria, attraverso la recita del Rosario, ci aiuta a mettere Cristo al centro della nostra vita, seguendo così il Suo esempio di vita.

Aiuto alla Chiesa che Soffre incoraggia bambini e famiglie a unirsi a questa grande iniziativa di preghiera. I benefici di questa supplica sono profondi, sia per chi recita il Rosario, sia per il mondo intero che oggi è provato da guerre e persecuzioni.

Un-milione-di-bambini-recita-il-Rosario dans Cardinale Mauro Piacenza

Come partecipare?
E’ molto semplice, basta scaricare i materiali di preghiera qui e distribuirli.
Invitiamo famiglie, parrocchie, scuole e gruppi di preghiera a organizzare incontri il 18 ottobre coinvolgendo il maggior numero possibile di bambini.
Dopo aver fatto conoscere l’iniziativa tramite social media, mezzi di comunicazione o passaparola, è possibile far sapere ad ACS Italia cosa hai organizzato, e quanti bambini si sono uniti sotto il manto amorevole di Maria, inviando un’e-mail a serviziobenefattori@acs-italia.org

Il Presidente di ACS Internazionale, Cardinale Mauro Piacenza, e l’Assistente Ecclesiastico internazionale, Padre Anton Laesser CP, hanno scritto una lettera speciale per tutti coloro che si uniranno alla preghiera (Leggi la lettera completa qui).

Progetti per bambini in Libano, Sud Sudan, Cuba e Uruguay
Oltre alla preghiera, quest’anno vogliamo insegnare ai bambini la bellezza del donare agli altri. In occasione dell’iniziativa di ottobre, ACS ha lanciato due progetti importanti:

1. Sostegno per l’acquisto di materiale scolastico per i bambini in Libano.
Aiutiamo i bambini libanesi a ricevere tutto il necessario per la scuola; per contribuire clicca qui.

2. Bibbie per bambini in Sud Sudan, Cuba e Uruguay.
Sosteniamo la stampa e distribuzione di Bibbie per bambini in questi Paesi; per informazioni e per donare clicca qui.

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“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2024

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”
Fonte: Fermenti Cattolici Vivi
Tratto da: Radio Maria

“Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?” dans Amicizia San-padre-Pio-da-Pietrelcina

Padre Pio cercava sempre di inculcare nei suoi figli spirituali l’amore verso gli angeli custodi che, fin dalla nascita, illuminano, custodiscono e governano la creatura umana.

Dall’angelo custode riceveva spesso preziosi servigi. A lui affidava poi numerosi incarichi che riguardavano il suo ministero sacerdotale. Per aiutare, in caso di bisogno, i suoi figli spirituali lontani, mandava sempre l’angelo custode.

Un giorno, l’inglese Cecil Humpherey-Smith, noto figlio spirituale di Padre Pio, mentre era in Italia ebbe un incidente d’auto e fu ferito gravemente. Un amico, vedendolo in pessime condizioni, andò all’ufficio postale e inviò un telegramma a Padre Pio chiedendo preghiere per Cecil. Quando consegnò il telegramma allo sportello, il postino gli diede un altro telegramma a lui indirizzato, proveniente da San Giovanni Rotondo. Con esso Padre Pio assicurava le sue preghiere per la guarigione di Cecil Humpherey-Smith.

Passò qualche mese prima che Cecil potesse viaggiare. Appena fu guarito, con l’amico si recò a San Giovanni Rotondo per ringraziare Padre Pio.

Giunti al convento, incontrarono il venerato padre, lo ringraziarono per le sue preghiere e, al fine di soddisfare la loro curiosità, chiesero a Padre Pio come fosse venuto a conoscenza dell’incidente e come avesse fatto a inviare loro così rapidamente il suo telegramma di rassicurazione.

Padre Pio con un largo sorriso sulle labbra disse: “Pensate che gli angeli siano lenti come gli aeroplani?”.

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Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»

Posté par atempodiblog le 7 octobre 2024

Il Papa: «Maria, intercedi per il nostro mondo in pericolo»
La preghiera del Rosario davanti all’icona della Salus Populi Romani, a Santa Maria Maggiore, davanti ai tanti conflitti che minacciano il mondo. «Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza»
di Roberta Pumpo – RomaSette

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Un’accorata supplica alla Vergine Maria affinché ottenga la conversione degli «animi di chi alimenta l’odio», ponga fine al «rumore delle armi che generano morte», estirpi «la violenza che cova nel cuore dell’uomo» e ispiri nei governanti «progetti di pace». È quella rivolta da Papa Francesco ieri pomeriggio, 6 ottobre, nella basilica di Santa Maria Maggiore al termine di un intenso momento di preghiera in cui ha presieduto la recita del Rosario per la pace. Bergoglio, come più volte fatto in passato, torna a invocare la Madre chiedendole di accogliere «il grido» dell’umanità. «Intercedi per il nostro mondo in pericolo» ha implorato volgendo lo sguardo verso l’icona della Salus Populi Romani sistemata sull’altare, pensando ai tanti, troppi conflitti che minacciano sempre più il mondo. Dal Medio Oriente, dove la guerra è divampata esattamente un anno fa coinvolgendo nelle ultime settimane anche Libano e Iran, all’Ucraina, martoriata da oltre due anni e mezzo di combattimenti, agli innumerevoli focolai di violenze nel mondo. Ieri mattina, al termine della preghiera dell’Angelus, Bergoglio aveva già reiterato gli appelli per l’immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani sequestrati un anno fa.

La basilica era gremita di fedeli, assiepati dietro alle transenne che circondavano la basilica già dalle prime ore del pomeriggio. Nelle prime file circa venti cardinali, numerosi vescovi e membri del Sinodo dei vescovi, impegnati in questi giorni nella XVI assemblea generale. Tra i presenti anche Baldo Reina, da ieri vicario generale per la diocesi di Roma e prossimo a ricevere la berretta cardinalizia nel concistoro dell’8 dicembre, come annunciato dal pontefice al termine dell’Angelus.

All’inizio del momento di preghiera un bambino e una bambina hanno deposto per conto del Papa delle rose bianche e un cero votivo davanti all’icona della Salus Populi Romani, cara ai romani, che la considerano protettrice della città, e a Bergoglio, che si reca nella basilica liberiana a renderle omaggio prima e dopo ogni viaggio apostolico. Rivolgendosi a Maria, Regina della Pace, ha implorato che il suo sguardo amorevole fosse rivolto su tutti coloro che soffrono. «Tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari», ha detto, aggiungendo subito, a braccio, «dei propri figli. Ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza» ha proseguito richiamando la profezia di Isaia, che immagina un mondo in cui le spade diventeranno aratri e le lance falci, segnando la fine di ogni guerra.

Nella preghiera, recitata prima della benedizione finale, Francesco ha poi ricordato le numerose prove che la vita ha riservato anche alla Vergine madre di Gesù, sottolineando la sua audacia nel rispondere con amore alla chiamata di Dio. Ha tracciato un parallelo tra i momenti più difficili vissuti da Maria – dalla sua prontezza nell’aiutare Elisabetta alla sua partecipazione silenziosa e forte durante il Calvario, fino al coraggio con cui sostenne i discepoli nel Cenacolo – e le difficoltà che il mondo oggi affronta, chiedendo a lei la stessa forza e di intercedere per l’umanità.

Ha pregato la Regina della Pace di rivolgere il suo «sguardo materno a questa famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre intercedi per il nostro mondo in pericolo – ha proseguito -, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa comune».

La preghiera continua oggi, 7 ottobre, a un anno dall’attacco terroristico di Hamas a Israele. Una giornata che Francesco ha voluto dedicare alla preghiera e al digiuno per la pace, in ogni angolo del mondo. Un appello raccolto, oltre che dalla sua diocesi di Roma, anche dalle Chiese in Italia e non solo.

Divisore dans San Francesco di Sales

RECITA DEL SANTO ROSARIO
PER INVOCARE LA PACE
PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica di Santa Maria Maggiore

O Maria, Madre nostra, siamo nuovamente qui davanti a te. Tu conosci i dolori e le fatiche che in quest’ora appesantiscono il nostro cuore. Noi alziamo lo sguardo a te, ci immergiamo nei tuoi occhi e ci affidiamo al tuo cuore.

Anche a te, o Madre, la vita ha riservato difficili prove e umani timori, ma sei stata coraggiosa e audace: hai affidato tutto a Dio, hai risposto a Lui con amore, hai offerto te stessa senza risparmiarti. Come intrepida Donna della carità, in fretta ti sei recata ad aiutare Elisabetta, con prontezza hai colto il bisogno degli sposi durante le nozze di Cana; con fortezza d’animo, sul Calvario hai rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore. Infine, con tenerezza di Madre hai dato coraggio ai discepoli impauriti nel Cenacolo e, con loro, hai accolto il dono dello Spirito.

E ora ti supplichiamo: accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli, ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza, perché si avveri subito la profezia di Isaia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4).

Madre, rivolgi il tuo sguardo materno alla famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Madre, intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune.

Invochiamo da te, Madre, la misericordia di Dio, tu che sei Regina della pace! Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni.

Maria, Regina del santo Rosario, sciogli i nodi dell’egoismo e dirada le nubi oscure del male. Riempici con la tua tenerezza, sollevaci con la tua mano premurosa e dona a noi figli la tua carezza di Madre, che ci fa sperare nell’avvento di nuova umanità dove « … il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia darà pace…» (Is 32,15-17).

O Madre, Salus Populi Romani, prega per noi!

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L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2024

L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo
Come già per la Siria, la RD Congo e il Sud Sudan, il Libano, l’Afghanistan, l’Ucraina e la Terra Santa dal 2013 al 2023, Francesco indice per il prossimo lunedì, primo anniversario dell’attacco terroristico di Hamas a Israele, una giornata di orazione e astensione di pasti per invocare il dono della pace. E annuncia una visita domenica 6 ottobre a Santa Maria Maggiore per recitare il Rosario e pregare la Madonna, chiedendo la partecipazione di tutti i membri del Sinodo
di Salvatore Cernuzio – Vatican News

L’appello del Papa: il 7 ottobre preghiera e digiuno per implorare la pace nel mondo dans Articoli di Giornali e News Papa-Francesco

Nel crescendo di tensioni nella polveriera mediorientale, tra le bombe e i missili che continuano a piombare nella “martoriata” Ucraina, in mezzo ai tanti piccoli e grandi conflitti che lacerano e affamano i popoli dell’Africa, mentre insomma “i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni”, il Papa chiama alle “armi” del digiuno e della preghiera – quelle che la Chiesa indica come potenti – milioni di credenti nel mondo per implorare da Dio il dono della pace in un mondo sull’orlo dell’abisso. Lo fa, il Pontefice, al termine della Messa solenne in Piazza San Pietro per l’apertura della seconda sessione dell’Assemblea generale, annunciando una Giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo il 7 ottobre, primo anniversario dell’attacco terroristico perpetrato da Hamas in Israele che ha fatto esplodere le brutalità a cui da un anno si assiste in Terra Santa.

Chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo

La supplica alla Madonna a Santa Maria Maggiore
Sempre a fine omelia, il Papa ha annunciato pure una nuova visita nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 6 ottobre per elevare alla Madonna una supplica di pace. Un appuntamento spirituale per il quale ha chiesto la partecipazione di tutti i membri del Sinodo riuniti a Roma.

Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il Santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica

La veglia per “l’amata Siria” nel 2013
Giornate di digiuno e preghiera per terre lacerate dalle violenze sono una costante del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Neppure sei mesi dopo dalla sua elezione sul Soglio di Pietro, il 7 settembre 2013, il Papa argentino aveva raccolto in Piazza San Pietro migliaia di persone, cattoliche e non solo, per pregare, con fiaccole, candele, bandiere, per la pace “nell’amata nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo!”. La Siria si trovava allora dinanzi all’eventualità di una guerra feroce, già radicalizzata da oltre un anno e acuita dopo l’attacco a civili con gas nervino. Il conflitto, fortunatamente, non deflagrò mai. Dalla Piazza cuore della cristianità, il giorno prima, si era alzato un grido silenzioso.

“Abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”

Insieme per RD Congo e Sud Sudan
Ancora il Papa, con eguale vigore e preoccupazione, il 23 febbraio 2017 aveva invocato un’azione immediata dei cristiani, declinata appunto nella preghiera e nel digiuno, per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. Le due nazioni africane, che il Pontefice ha visitato personalmente nel gennaio e febbraio 2023, erano e sono tuttora piagate da fame, sfruttamento, emigrazione, violenze. Era il primo venerdì di Quaresima e Papa e Curia avevano terminato gli Esercizi Spirituali. Francesco quel giorno aveva invitato ad unirsi all’evento anche i cristiani di altre Chiese e seguaci delle altre religioni, “nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme”.

La Chiesa unita per il Libano, un Paese “messaggio… martoriato”
Stessa formula usata per invitare i fratelli e le sorelle di altre confessioni nella grande giornata per il Libano, indetta per il 4 settembre 2020, quando il mondo si rialzava a fatica dalla devastante prima ondata di pandemia di Covid-19 ed, esattamente un mese prima, aveva assistito attonito alla esplosione nel porto di Beirut. Un evento di cui il Paese dei Cedri – già appesantito da una crisi politica, sociale ed economica, ora sotto attacco dai raid israeliani e per questo definito dal Papa “un messaggio… martoriato” – paga ancora le conseguenze . Francesco aveva annunciato la Giornata universale per il Libano due giorni prima, all’udienza generale del 2 settembre. Con a fianco un sacerdote che teneva in mano la bandiera libanese, il Papa si appellava a politici e leader religiosi:

Impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione

In preghiera per l’Afghanistan
Ancora nel 2021, il 29 agosto, in quell’estate drammatica per l’Afghanistan, travolto dal violento ritorno al potere dei talebani, da attentati e dalla fuga disperata di centinaia di persone arrivati ad arrampicarsi anche sugli aerei in decollo, Francesco dal Palazzo Apostolico per l’Angelus – ma anche dalla più ampia finestra virtuale del suo account su X @Pontifex – tornava a domandare ai fedeli del mondo di raccogliersi in preghiera e astenersi dai pasti.

Rivolgo un appello a tutti a intensificare la preghiera e a praticare il digiuno. Preghiera e digiuno, preghiera e penitenza, questo è il momento di farlo. Sto parlando sul serio, intensificare la preghiera e praticare il digiuno, chiedendo al Signore misericordia e perdono

Il dramma dell’Ucraina
Resta impressa poi nella memoria collettiva la giornata del 2 marzo 2022, un Mercoledì delle Ceneri, in cui il Papa chiese alla Chiesa universale di intensificare il digiuno e la preghiera da rivolgere soprattutto alla Vergine Maria, Regina della Pace, perché “preservi il mondo dalla follia della guerra”. Parole drammaticamente realistiche a neppure una settimana dal primo attacco russo su Kyiv, che ha dato inizio all’orrore – ormai perdurante da circa due anni – in Ucraina.

“Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”

Era quello il primo di migliaia di appelli elevati al cielo in questi anni di guerra a favore del “martoriato” Paese, affidato insieme alla Russia al Cuore Immacolato di Maria in una celebrazione a San Pietro, il 25 marzo dello stesso anno, partecipata da migliaia di fedeli in presenza in Basilica o virtualmente collegati dal mondo.

La veglia a San Pietro nell’”ora buia” per la terra di Gesù
Da ultimo una giornata per “fermarsi” e invocare il dono della pace attraverso l’orazione e astensione dal cibo, il Papa l’ha indetta il 27 ottobre 2023, venti giorni dopo l’orrore deflagrato in Terra Santa e nei giorni conclusivi della prima sessione del Sinodo. In quella occasione, il Papa volle organizzare una veglia in Basilica – denominata “Pacem in Terris”, dal titolo della storica enciclica di Giovanni XXIII di cui ricorrevano i 60 anni – a cui presero parte i membri dell’assise ma anche esponenti delle altre confessioni cristiane e di altre fedi. Quella sera, il Papa, in una cerimonia intima e partecipata, si pose ai piedi della “Madre” chiedendone l’intercessione per il mondo che attraversa “un’ora buia”.

Ora, Madre, prendi ancora una volta l’iniziativa; prendila per noi, in questi tempi lacerati dai conflitti e devastati dalle armi. Volgi il tuo sguardo di misericordia sulla famiglia umana, che ha smarrito la via della pace, che ha preferito Caino ad Abele e, perdendo il senso della fraternità, non ritrova l’atmosfera di casa. Intercedi per il nostro mondo in pericolo e in subbuglio. Insegnaci ad accogliere e a curare la vita – ogni vita umana! – e a ripudiare la follia della guerra, che semina morte e cancella il futuro.

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