Giuste disposizioni per leggere la Bibbia
Posté par atempodiblog le 26 juillet 2024
“Oggi vi invito a leggere ogni giorno la Bibbia nelle vostre case: collocatela in un luogo ben visibile, in modo che sempre vi stimoli a leggerla e a pregare”. (Messaggio della Regina della Pace di Medjugorje del 18 ottobre 1984)
Giuste disposizioni per leggere la Bibbia
del venerabile sac. Francesco Chiesa
La Bibbia, abbiam detto fin da principio, è la lettera scritta da Dio agli uomini per indicar loro la via del Paradiso. Or ecco l’atteggiamento in cui si deve collocare l’uomo.
Noi dobbiamo considerare quello che è la nostra vera natura. Dinanzi alla S. Scrittura noi non siamo, né la ricca signora che presiede alla casa, né il padrone dell’azienda, o capo ufficio, o il capitano, o il generale che comanda all’esercito, o il giudice d’appello, o pretore, o segretario comunale, o lo studente di terza liceo, o di ginnasio, o lo sposo sposa nuova, o la presidente, o dirigente del circolo e gruppo, o che di simile.
Io sono una creatura umana che, uscita dalla mano di Dio per ritornare a Lui, faccio presentemente la mia prova su questa terra d’esilio.
Tutto questo mondo col suo fracasso, colle sue pompe, colle sue vanità, non è nulla. Una sola cosa è degna del mio sguardo: Dio che è nei cieli, che mi ha creato, che mi chiama per rendermi felice: ed una cosa sola mi deve interessare: la mia anima, che, creata da Dio, non potrà esser felice che in lui… né camminare a quella felicità, se non nella via dei comandamenti di Dio.
Ora questo Dio, affinché io non mi lasci ingannare dalle illusioni di questo mondo, mi fa luce dal cielo. Come ha creato il sole per illuminare le tenebre fisiche della terra, così fa splendere per me una luce più viva di tutti i soli, nella sua Rivelazione: e questa Egli si degna mandare a me, per mezzo di quella lettera che si chiama Bibbia.
lo dunque aprirò con amore la lettera del mio Padre Celeste per sapere come posso andare a Lui.
Ecco la posizione generale in cui mi debbo mettere, prima di aprire il sacro libro. Dico posizione generale, perché questa si può meglio determinare e rendere più adatta con le parole che soggiunge la citata Imitazione di Cristo.
Si vis profectum aurire, lege humiliter, simpliciter et fideliter (lm. di Cristo, I).
L’Umiltà. È la prima delle disposizioni richieste. Nella S. Scritura si nasconde una verità divina. Essa procede da Dio, e Dio è colui che deve introdurla nell’anima.
Se si trattasse di un libro di matematica, di fisica, di filosofia, chi è più istruito sarebbe meglio disposto a capirlo. Non così avviene della Sacra Scrittura. Ecco una grande ed importantissima verità!
Chi ci fa capire la verità della scienza è il lume naturale della ragione, aiutato dall’ingegno e dalla fatica dello studio. Invece chi ci fa intendere la verità della Sacra Scrittura è il lume della fede, acceso dalla grazia dello Spirito Santo.
Nella scienza intende più chi ha più ingegno e studia di più. Nella Bibbia capisce più profondamente chi ha più lume dello Spirito Santo.
Ora a questo lume apre la porta l’umiltà. L’umiltà sta alla luce divina, come l’ingegno e lo studio al la luce della scienza.
Ecco il perché delle parole: Abscondisti haec sapientibus et prudentibus, et revelasti ea parvulis (Lc. 10,21). Queste cose hai nascoste ai saggi e prudenti e hai manifestate ai piccoli, ossia agli mili.
Simpliciter. La semplicità riguarda l’intenzione.
Chi legge la Sacra Bibbia per fare sfoggio di erudizione, si mette fuor di linea… lege simpliciter… nec unquam velis habere nomen scientiae. Anche lo scopo di studio, in quanto è mezzo di acquisto di una scienza che serve a superare una prova e a prendere una laurea, non basta. Che dico? la stessa voluttà di penetrare curiosamente i segreti di Dio e lo sforzo di intendere le cose più difficili per saperle, nuoce al vero effetto che tale lettura deve produrre in chi la fa. Non plus sapere quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem (Rom. 12,3). Perché per guardar troppo direttamente il sole, si può anche essere acciecati: Qui scrutator est maiestatis opprimetur a gloria (Prov. 25,27).
La vera semplicità consiste nell’aver la sola intenzione di intendere nelle parole della S. Scrittura la voce di Dio che ci manifesta le sue perfezioni e la sua volontà, perché noi possiamo camminare nella via della vita, per andare a Lui. In questa precisa disposizione era il Salmista quando diceva: Da mihi intellectum ut sciam testimonia tua: dammi intelletto, affinché intenda i tuoi precetti. Da mihi intellectum et scrutabor legem tuam et custo diam illam in toto corde meo.
Lege… Fideliter. L’umiltà e la semplicità sono ordinate alla fedeltà e questa consiste nella volontà di mettere in pratica quello che si legge e si intende. La sola intenzione, o proposito, di servircene per infiorare i nostri discorsi, o prediche, o articoli che scriviamo, o libri che possiamo comporre, non è sufficiente. Certo è anche bene leggere per tal fine, specialmente quando si fa con serietà e retta intenzione. Ma questo serve per gli altri.
Si possono anche tessere discorsi con parole scritturali, come un Origene e un S. Bernardo, ed intanto fare una vita pagana.
La fedeltà di cui parliamo è il proposito di mettere la parola della Bibbia, non solo sulla nostra bocca, o nei nostri scritti, ma nella nostra condotta, conformando la nostra vita alle parole che leggiamo; come disse Paolo: Domine, quid me vis facere (Act. 9,5), o il Salmista: Dammi intelligenza della tua parola, affinché possa farne l’anima della mia vita: Intellectum da mihi, et vivam (Ps. 118,144).
Ah quando un’anima, desiderosa di ascoltare la voce di Dio, si mette nel santo raccoglimento, e poi con tutta umiltà prende in mano il libro santo, nel sincero desiderio di aiutarsi a staccare il cuore dall’amore disordinato alle vanità del mondo; di conoscere meglio Iddio, o di accendere più viva la fiamma dell’amore verso di Lui; e col proposito di realizzare per quanto è possibile, colla grazia di Dio, quello che legge; ah sì allora che quest’anima e nella vera disposizione di ricevere dalla lettura della Bibbia frutti abbondanti di salute e di vita!
Com’è evidente, per tale scopo è necessario scegliere il tempo, il luogo, la stessa posizione del corpo (che dev’essere una posizione di rispetto, mentre si legge la lettera di Dio) e soprattutto è necessario mettersi alla presenza di Dio, nel più grande raccoglimento possibile. Ricordiamo la posizione della persona dinanzi all’obiettivo della macchina fotografica. Noi non dovremmo posar lo sguardo sulle parole del Libro Santo, finché la nostra anima, nella calma del raccoglimento, non sente in quelle parole la voce viva di Dio.
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