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Lo stupore di Goethe per il festeggiamento del Natale a Napoli

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2023

Lo stupore di Goethe per il festeggiamento del Natale a Napoli
Fonte: Pane e focolare

Lo stupore di Goethe per il festeggiamento del Natale a Napoli dans Charles Dickens Preghiera-di-Natale

Wolfgang Goethe nel 1787 compie un lungo viaggio in Italia, quel Grand tour che era quasi d’obbligo per tutti coloro che desideravano conoscere il mondo, la cultura, l’arte, la bellezza. Ne resterà segnato, emozionato, diverrà un entusiasta ammiratore della nostra penisola. Sarà anche stupito per tante espressioni della nostra cultura, evidentemente lontane da quelle della sua Germania austera e un po’ fredda non solo nel clima meteorologico, come quando arriva a Napoli proprio in occasione del Natale. Scrive nel suo diario: «Per Natale la città diventa una specie di Paese di Cuccagna. Lungo le strade sono sospese ghirlande di cibi e si ammirano corone di salsicce legati con nastri rossi. I tacchini portano tutti sul sedere una banderuola rossa: mi dicono che se ne sono venduti 30.000, senza contare quelli ingrassati privatamente nelle case. Ogni anno un ufficiale della polizia percorre a cavallo la città, accompagnato da un trombettiere, e annuncia nelle piazze e agli incroci quante migliaia di buoi, di vitelli, di capretti, di agnelli di maiali i napoletani hanno consumato. Il popolo si rallegra a sentire quei grossi numeri, e ognuno ricorda con soddisfazione la parte che ha avuto in tale godimento».

Il suo stupore mi ricorda quello delle austere sorelle calviniste del Pranzo di Babette, che guardano sconvolte la cuoca francese che prepara il ricco banchetto. Peraltro, sappiamo che saranno trasformate positivamente da quella tavola generosa, così come Goethe tornerà a casa pieno di entusiasmo e ammirazione per la nostra Italia.

L’Artusi, nei suoi consigli per il pranzo di Natale, suggerisce ben tre portate di carne: il cappone, «animale che per sua bontà si offre nella solennità di Natale in olocausto agli uomini», un pasticcio di lepre e la faraona. Nel racconto di Charles Dickens “Il Canto di Natale” lo Spirito del Natale Presente è seduto su una specie di trono fatto da tacchini, oche, cacciagione, salame, porcellini. La signora Cratchit cucina per la sua famiglia, povera ma dignitosa, l’oca con patate e salsa di mele, e quando Scrooge si risveglia cambiato, con un’esplosione di amore nel cuore e voglia di fare del bene, la prima cosa che fa è comprare un gigantesco tacchino per la famiglia Cratchit.

La carne è quindi al centro del pranzo di Natale, da secoli. Oggi ci sono altre sensibilità, alcuni chef propongono addirittura menu natalizi vegetariani per venire incontro a tutte le esigenze, ma ricordiamo che un tempo la carne era un lusso che pochi si potevano permettere, ed era quindi al centro del desiderio alimentare dei ceti meno abbienti. Le famiglie, costrette per necessità a essere morigerate ogni giorno dell’anno, risparmiavano tutto il possibile in vista del pranzo di Natale, perché quel giorno la tavola doveva essere ricca e generosa. E la carne, che raramente veniva consumata, soprattutto quella pregiata, diventava il cibo principe del pranzo della festa.

E voi cosa avete mangiato a Natale? Mio figlio e mia nuora hanno cucinato un gigantesco tacchino ripieno al forno, davvero eccezionale. Abbiamo fatto onore alla tavola, come si deve. E come dice il Piccolo Tim: “Dio ci benedica, quanti siamo”!

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Uno sguardo al Natale con mons. Landucci

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2023

Uno sguardo al Natale con mons. Landucci
di Fabio Fuiano –  Corrispondenza Romana

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Ed eccoci, dopo un altro anno, arrivati al Natale. Giova qui proporre alcune riflessioni alla meditazione dei lettori, facendoci aiutare dal Servo di Dio, Pier Carlo Landucci (1900-1986), che ha mirabilmente descritto questo evento nel suo capolavoro Maria SS. nel Vangelo (Edizioni San Paolo, pp. 140-149). Dapprima, descrive il difficoltoso viaggio di san Giuseppe e della Santissima Vergine verso Betlemme per il censimento voluto dall’Imperatore. L’Evangelista san Luca descrive così il supremo avvenimento dell’universo: «E diede alla luce il suo figliolo primogenito, e lo avvolse in fasce, e lo adagiò in una mangiatoia: poiché non v’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2, 7). Mons. Landucci riflette su queste brevi parole, analizzandole puntualmente, a partire dall’inciso «poiché non v’era posto per loro nell’albergo». Per poter rispondere alla domanda sul perché san Giuseppe e Maria SS.ma non trovarono posto è necessario chiarire dapprima cosa sia questo “albergo” di cui parla l’Evangelista. Si trattava di un antico “caravanserraglio”, cioè, secondo la descrizione che ne dà Giuseppe Ricciotti (1890-1964) «un mediocre spazio a cielo scoperto recinto da un muro, piuttosto alto e fornito di un’unica porta; internamente, lungo uno o più lati del muro, correva un portico di riparo […] le bestie erano ricoverate in mezzo, nel cortile a cielo scoperto e i viandanti si ricoveravano sotto il portico o nello stanzone finché c’era posto, altrimenti s’accampavano tra le bestie: le camerette più piccole se esistevano erano riservate a chi poteva permettersi qualche comodità pagando … E là, tra quell’ammasso di uomini e di bestie, tutto alla rinfusa, si cantava, si dormiva, si mangiava … tutto tra quel sudiciume e quel lezzo che appestano ancor oggi gli accampamenti dei beduini palestinesi in viaggio» (Vita di Gesù Cristo, Rizzoli, 1946, § 242).

Continua Landucci, citando sempre il Ricciotti: «san Giuseppe cercò certamente di trovar lì un riparo, ma non c’era posto: non vi era posto “per loro. […] È difficile ammettere che la Vergine SS. non avesse potuto trovare un posticino in mezzo a quelle persone ammassate con gli animali nel modo suddetto ed è difficile anche pensare che, a suon di buoni denari, in via eccezionale, proprio in vista della sua imminente maternità, non si potesse liberare una di quelle stanzette che forse c’erano. Ma alla prima soluzione ostava il casto riserbo e la soprannaturale segretezza di cui Maria voleva circondare la nascita di Gesù; alla seconda ostava la loro povertà. Povertà e castità celestiale: ecco le cause del diniego di ospitalità».

Seppur nel tremendo dolore di un padre di famiglia che non può assicurare un riparo alla sua Immacolata Sposa e al Divin Redentore, san Giuseppe dovette volgere l’occhio ad una piccola grotta che fungeva da stalla. Afferma mons. Landucci che questo è sicuro «perché san Luca dice una sola parola, ma tremendamente rivelatrice: parla di una mangiatoia! Ora la mangiatoia rivela una stalla. Né v’è ragione di pensare che non servisse, anche attualmente, a tale uso, in un periodo di sì grande affluenza non solo di uomini portati, ma di giumenti portanti. Tanto più che san Luca non avrebbe mancato forse, nel caso contrario, di notarlo, egli che, narrando la morte del Signore, si preoccuperà di rivelare la particolare mondezza del sepolcro ove fu deposto il corpo Divino, perché nuovo: “dove niuno mai era stato ancora messo” (Lc 23, 53). Tale stalla era dunque presumibilmente occupata da bestie, tetra come ogni grotta e sudicia come ogni stalla – salvo quella sistemazione alla buona, che avrà cercato di dargli Giuseppe – ma alquanto discosta dal villaggio e quindi solitaria e tranquilla: ciò bastava alla futura Madre».

Nel sublime momento del parto, san Luca presenta la Vergine SS.ma completamente sola. È Lei a darlo alla luce, ad avvolgerlo in panni, a deporlo nella mangiatoia. La Madonna non aveva infatti bisogno di quegli aiuti che sono soliti darsi alle figlie di Eva colpite dalla sentenza «tra doglie partorirai figlioli» (Gn 3,16). Ricorda mons. Landucci, coerentemente con la Dottrina della Chiesa sulla Immacolata Concezione che «ben diversa dalle altre dovette essere la sublime nascita di Gesù da Maria SS. la quale era preservata dal peccato originale e aveva concepito per opera di Spirito Santo. E inoltre sconveniva che Gesù, sorgente di vita, producesse una qualsiasi cruenta menomazione alla Madre sua, nell’atto di nascere». La Vergine SS.ma conservò dunque una completa integrità: mons. Landucci sottolinea, giustamente, che ella dovette avere una particolare rivelazione da parte di Gesù, del preciso momento del parto verginale, mancando in esso «gli immediati prodromi delle consuete “doglie” e l’ordinario suo sensibile svolgimento». Citando l’illustre teologo Adolphe Tanquerey (1854-1932), Gesù «come risorse dal sepolcro sigillato ed entrò dai discepoli a porte chiuse, così nascendo venne alla luce senza violazione del sigillo verginale; come il raggio di sole traversa il cristallo senza alcuna lesione di esso, così Gesù, dal seno della madre senza alcuna lesione della sua verginità venne alla luce» (Brev. Syn. Th. Dogm., n. 837 b). Si tratta della verginità “nel parto” che, assieme a quella “avanti” e “dopo”, costituiscono la triplice corona della maternità di Maria. In quella nascita divina dunque – dice l’Angelico – «non vi fu alcun dolore né alcuna corruzione bensì massima letizia per il fatto che l’uomo Dio era nato nel mondo» (S. Th. III, 35, 6 c.).

Qui mons. Landucci si ferma a contemplare quel mirabile momento in cui lo sguardo celestiale della Madonna «si posa per la prima volta sulle adorate sembianze del Divino Infante e le sue mani immacolate lo portano al cuore e al primo bacio delle sue materne labbra». Molti santi ebbero il privilegio dell’apparizione del Bambinello (es. san Gaetano di Thiene), di stringerlo realmente fra le braccia (il santo Simeone), o di esultare alla sua presenza seppur celato nel grembo materno (santa Elisabetta). Ma questi avevano il cuore di Santi, mentre la Vergine il Cuore Immacolato della Regina dei Santi! Ella andava a Gesù «non solo con divina carità sospingente al Divino Signore, come i santi – tanto più infiammata però quanto incomparabilmente più abbondante era in Lei la grazia – ma anche con traboccante tenerezza materna verso di Lui, immensamente più grande essa pur d’ogni tenerezza di madre, quanto più sensibile era il suo Immacolato Cuore e più amabile il suo Figliolo: palpiti dolcissimi di figlia dunque per il suo Dio e palpiti tenerissimi di madre per il suo Gesù».

Infatti, ribadisce Landucci, «Gesù era il suo tesoro perché nato da Lei, ma suo in modo tutto speciale ed inimitabile, perché Egli non aveva avuto alcun padre naturale terreno: ed era il tesoro suo, ma di valore veramente infinito perché concepito di Spirito Santo e quindi capolavoro di Dio: anzi Uomo-Dio».

Del supremo dolore che si congiunse nella Vergine all’immenso gaudio della nascita del Redentore, si è già accennato in un articolo precedente, dedicato appositamente alla Madonna Addolorata. Ci soffermiamo quindi sulle ultime parole dell’Evangelista, commentate da mons. Landucci «e lo adagiò in una mangiatoia». Afferma l’autore che la Madonna prese Gesù «tra le sue immacolate mani e lo depose, con inenarrabile e lacerante dolcezza, in quella incredibile culla. Nessuna ribellione suona nelle parole del Vangelo, anzi tutto spira serenità e pace. Sembra che Gesù sia stato deposto nel luogo a Lui più conveniente». Ciò sembra in contrasto con la sua dignità di Re, nato per sedere sul trono di gloria. Ma, a ben vedere, il trono del Signore sarebbe stato la Croce. Osserva Landucci che quella deposizione nella mangiatoia di legno «era il preannuncio della deposizione sulla Croce e del completo olocausto del Calvario. La Vergine SS. – ben consapevole – adagiandovi Gesù con le sue stesse mani, intonava tale tragico preludio, uniformandosi perfettamente al cuore del Divino Bambino che interiormente si offriva: come un giorno sul Calvario, nell’offerta eroica che Ella farà del figlio, spiritualmente lo deporrà sopra la Croce e la divina sinfonia della Redenzione raggiungerà la pienezza».

Ma c’è un’altra bellissima anticipazione di quella mangiatoia! Giustamente, afferma mons. Landucci: «Il dolce Bambino, non era inoltre il pane di vita? Perciò nacque a “Betlemme” che vuol dire “casa del pane” e non fu messo in un mucchietto qualsiasi di paglia, ma nel luogo destinato agli animali per mangiare. Perché anch’Egli sarebbe stato mangiato: si sarebbe dato cioè a tutti, senza riserve, nella sua attività apostolica, fino a consumarsi interamente per noi sopra la Croce; e sacramentalmente ci avrebbe nutrito – Pane di Vita – nella SS. Eucarestia». All’anima pensosa della Vergine SS.ma «non sarà probabilmente sfuggito, nel deporre Gesù lì a Betlemme, nella mangiatoia, il simbolo di Gesù che si sarebbe dato interamente a noi, si sarebbe consumato per noi». Concludendo, Landucci dedica un ultimo sguardo alle virtù dei personaggi della beata triade che occupa la grotta: «la povertà rifulge in S. Giuseppe che non poté trovare i mezzi per un ricovero migliore, la castità nella Vergine SS., l’umiltà in Gesù che, tutto prevedendo e regolando come Dio, elesse la suprema umiliazione di quella miserabile culla. Sono i tre colori del glorioso vessillo del Divino Re. E sopra è una grande parola che li abbraccia tutti e ne è il comune segreto: la parola amore».

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La leggenda degli struffoli

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

La leggenda degli struffoli

La leggenda degli struffoli dans Cucina e dintorni Struffoli-napoletani

La leggenda della nascita degli struffoli narra che in un convento di suore, la sera di un 25 dicembre di tanto tempo fa, la Madre superiora portò in tavola un nuovo dolce: tante palline di pasta fritte aromatizzate all’anice ricoperte di miele e confettini.

Le suore, dopo averlo assaggiato, ne rimasero entusiaste e chiesero alla Madre come le fosse venuta l’idea di prepararlo. Furono molto sorprese nel sentire che questo dolce le era stato ispirato proprio da loro!

Negli ultimi tempi, infatti, nel convento tra le consorelle c’erano stati sospetti, chiacchiere e malumori… l’unico modo per far sì che regnasse l’unità era usare il miele della dolcezza.

“Soltanto la dolcezza e la tolleranza – disse loro la Madre superiora – possono far sì che non siate divise… Le palline sono tenute insieme dal miele, così voi allo stesso modo, come dice San Paolo, rivestite di umiltà, dolcezza e magnanimità conserverete l’unità nel vincolo della pace e sarete un corpo solo pur essendo tante”.

Le suore da quella sera misero da parte ogni risentimento, non ci furono più fazioni, ma ognuna si rivolgeva alle consorelle con gentilezza, rispetto, umiltà e dolcezza. E, così, il Santo Natale regnò nei loro cuori tutti i giorni dell’anno.

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Buon Natale!

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

Buon Natale! dans Citazioni, frasi e pensieri Buon-Natale

“Una volta, anche nel nostro mondo, ci fu una stalla che ospitava al suo interno Qualcosa di molto, molto più grande di noi e di tutto il nostro mondo”.

Clive Staples Lewis  – L’ultima battaglia. Le cronache di Narnia

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E’ il tempo dell’adorazione

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2023

SANTA MESSA DELLA NOTTE
SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Domenica, 24 dicembre 2023
[Multimedia]

E' il tempo dell’adorazione dans Commenti al Vangelo Adorazione

«Il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). È questo il contesto nel quale Gesù nasce e su cui il Vangelo si sofferma. Poteva accennarne rapidamente, invece ne parla con accuratezza. E con ciò fa emergere un grande contrasto: mentre l’imperatore conta gli abitanti del mondo, Dio vi entra quasi di nascosto; mentre chi comanda cerca di assurgere tra i grandi della storia, il Re della storia sceglie la via della piccolezza. Nessuno dei potenti si accorge di Lui, solo alcuni pastori, relegati ai margini della vita sociale.

Ma il censimento dice di più. Nella Bibbia non lasciava un bel ricordo. Il re Davide, cedendo alla tentazione dei grandi numeri e ad una malsana pretesa di autosufficienza, aveva commesso un grave peccato proprio facendo il censimento del popolo. Voleva saperne la forza e dopo circa nove mesi ebbe il numero di quanti potevano maneggiare la spada (cfr 2 Sam 24,1-9). Il Signore si sdegnò e una disgrazia colpì il popolo. In questa notte, invece, il “Figlio di Davide”, Gesù, dopo nove mesi nel grembo di Maria, nasce a Betlemme, la città di Davide, e non punisce il censimento, ma si lascia umilmente conteggiare. Uno fra i tanti. Non vediamo un dio adirato che castiga, ma il Dio misericordioso che si incarna, che entra debole nel mondo, preceduto dall’annuncio: «sulla terra pace agli uomini» (Lc 2,14). E il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo (cfr Lc 2,7).

Il censimento di tutta la terra, insomma, manifesta da una parte la trama troppo umana che attraversa la storia: quella di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri. È l’ossessione della prestazione. Ma al contempo nel censimento risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraverso l’incarnazione. Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume.

Fratelli e sorelle, stanotte possiamo chiederci: noi in che Dio crediamo? Nel Dio dell’incarnazione o in quello della prestazione? Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo. Sempre torna l’immagine falsa di un dio distaccato e permaloso, che si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi; di un dio fatto a nostra immagine, utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali. Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del “tutto e subito”; non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro. Eppure, quanto è radicata in noi l’idea mondana di un dio distante e controllore, rigido e potente, che aiuta i suoi a prevalere contro gli altri! Tante volte è radicata in noi questa immagine. Ma non è così: Lui è nato per tutti, durante il censimento di tutta la terra.

Guardiamo dunque al «Dio vivo e vero» (1 Ts 1,9): a Lui, che sta al di là di ogni calcolo umano eppure si lascia censire dai nostri conteggi; a Lui, che rivoluziona la storia abitandola; a Lui, che ci rispetta al punto da permetterci di rifiutarlo; a Lui, che cancella il peccato facendosene carico, che non toglie il dolore ma lo trasforma, che non ci leva i problemi dalla vita, ma dà alle nostre vite una speranza più grande dei problemi. Desidera così tanto abbracciare le nostre esistenze che, infinito, per noi si fa finito; grande, si fa piccolo; giusto, abita le nostre ingiustizie. Fratelli e sorelle, ecco lo stupore del Natale: non un miscuglio di affetti sdolcinati e di conforti mondani, ma l’inaudita tenerezza di Dio che salva il mondo incarnandosi. Guardiamo il Bambino, guardiamo la sua mangiatoia, guardiamo il presepe, che gli angeli chiamano «il segno» (Lc 2,12): è infatti il segnale rivelatore del volto di Dio, che è compassione e misericordia, onnipotente sempre e solo nell’amore. Si fa vicino, si fa vicino, tenero e compassionevole, questo è il modo di essere di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza.

Sorelle, fratelli, stupiamoci perché “si è fatto carne (cfr Gv 1,14). Carne: parola che richiama la nostra fragilità e che il Vangelo utilizza per dirci che Dio è entrato fino in fondo nella nostra condizione umana. Perché si è spinto a tanto? – ci domandiamo –. Perché gli interessa tutto di noi, perché ci ama al punto da ritenerci più preziosi di ogni altra cosa. Fratello, sorella, per Dio che ha cambiato la storia durante il censimento tu non sei un numero, ma sei un volto; il tuo nome è scritto nel suo cuore. Ma tu, guardando al tuo cuore, alle prestazioni non all’altezza, al mondo che giudica e non perdona, forse vivi male questo Natale, pensando di non andare bene, covando un senso di inadeguatezza e di insoddisfazione per le tue fragilità, per le tue cadute e i tuoi problemi e per i tuoi peccati. Ma oggi, per favore, lascia l’iniziativa a Gesù, che ti dice: “Per te mi sono fatto carne, per te mi sono fatto come te”. Perché rimani nella prigione delle tue tristezze? Come i pastori, che hanno lasciato le loro greggi, lascia il recinto delle tue malinconie e abbraccia la tenerezza di Dio bambino. E fallo senza maschere, senza corazze, getta in Lui i tuoi affanni ed Egli si prenderà cura di te (cfr Sal 55,23): Lui, che si è fatto carne, non attende le tue prestazioni di successo, ma il tuo cuore aperto e confidente. E tu in Lui riscoprirai chi sei: un figlio amato di Dio, una figlia amata da Dio. Ora puoi crederlo, perché stanotte il Signore è venuto alla luce per illuminare la tua vita e i suoi occhi brillano d’amore per te. Noi abbiamo difficoltà a credere in questo, che gli occhi di Dio brillano di amore per noi.

Sì, Cristo non guarda i numeri, ma i volti. Chi, però, guarda a Lui, tra le tante cose e le folli corse di un mondo sempre indaffarato e indifferente? Chi lo guarda? A Betlemme, mentre molta gente, presa dall’ebbrezza del censimento, andava e veniva, riempiva gli alloggi e le locande parlando del più e del meno, alcuni sono stati vicini a Gesù: sono Maria e Giuseppe, i pastori, poi i magi. Impariamo da loro. Stanno con lo sguardo fisso su Gesù, con il cuore rivolto a Lui. Non parlano, ma adorano. Questa notte, fratelli e sorelle, è il tempo dell’adorazione: adorare.

L’adorazione è la via per accogliere l’incarnazione. Perché è nel silenzio che Gesù, Parola del Padre, si fa carne nelle nostre vite. Facciamo anche noi come a Betlemme, che significa “casa del pane”: stiamo davanti a Lui, Pane di vita. Riscopriamo l’adorazione, perché adorare non è perdere tempo, ma permettere a Dio di abitare il nostro tempo. È far fiorire in noi il seme dell’incarnazione, è collaborare all’opera del Signore, che come lievito cambia il mondo. Adorare è intercedere, riparare, consentire a Dio di raddrizzare la storia. Un grande narratore di imprese epiche scrisse a suo figlio: «Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra»  (J.R.R. Tolkien, Lettera 43, marzo 1941).

Fratelli e sorelle, stanotte l’amore cambia la storia. Fa’ che crediamo, o Signore, nel potere del tuo amore, così diverso dal potere del mondo. Signore, fa’ che come Maria, Giuseppe, i pastori e i magi, ci stringiamo attorno a Te per adorarti. Resi da Te più simili a Te, potremo testimoniare al mondo la bellezza del tuo volto.


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In questa sacra novena

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2023

In questa sacra novena
di San Paolo della Croce

Cammino di Avvento dans Avvento Pregare-accanto-al-presepe

Non mancherò, tanto in questa sacra novena e molto più nella prossima solennità natalizia, di supplicare il sovrano divin Infante degnarsi di rinnovare nel di lei cuore questa mistica divina natività che si celebra ogni giorno nella più profonda solitudine interna, ed in questo sacro deserto, in alta astrazione e distacco da ogni cosa creata, in perfetta nudità e povertà di spirito ed in sacro silenzio di fede e d’amore l’anima umana rinasce nel Divin Verbo umanato a nuova vita tutta santa e deiforme.

Prego e pregherò il sovrano divino Infante a concederle ali di fuoco, ali di viva fede, di fiducia e fervida carità, acciò il benedetto suo spirito voli in alto in sinu Patris, che è il luogo dove sta esso e vuole pure che sia l’ovile dei suoi servi: Filius Dei qui est in sinu Patris… et ubi ego sum, illic et minister meus erit. E molto godo nel Signore che ella si ritrovi nel buio della
mezzanotte, come in cifra par mi dica nel gratissimo suo foglio, poiché in tal tempo seguì il gran prodigio di carità della nascita temporale del divin Verbo umanato: Dum medium silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter haberet omnipotens sermo tuus…

Così appunto succede nella Mistica Divina Natività, cioè, nella mezzanotte più oscura della fede. (Lettere II, 310; IV, 24 – San Paolo della Croce)

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Buon-Natale dans Preghiere
Freccia dans Riflessioni Novena di Natale

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Il segreto della gioia

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2023

Il segreto della gioia
di Padre Andrea Gasparino

Il segreto della gioia dans Citazioni, frasi e pensieri La-gioia

Il Signore non si stanca mai di darci la sua gioia; noi dobbiamo essere instancabili nel riconoscere i suoi doni e ringraziare. L’antigioia è soltanto il peccato: è il soffocamento della gioia, è il colpo di spugna, è l’aridità.
Vestire di gioia un dovere non costa; un dovere vestito di gioia non pesa più. Un dovere compiuto nella gioia solleva ogni persona al mio fianco.
La nostra gioia o viene da dentro o non regge; deve sempre avere un supporto di gratitudine a Dio: se ce l’ha è consistente e comunicativa. Se rincorri un piacere ti privi della gioia.

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L’importanza di una cella interiore

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2023

L’importanza di una cella interiore
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: 
Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

L’importanza di una cella interiore dans Avvento Adorazione-in-Chiesa

Cari amici, nel messaggio del 25 novembre 2023 la Regina della pace ci ha indicato come dobbiamo vivere il tempo in preparazione al Santo Natale: «Cari figli! Questo tempo sia intessuto di preghiera per la pace e di opere buone, affinché si senta la gioia dell’attesa del Re della Pace nei vostri cuori, nelle famiglie e nel mondo che non ha speranza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata». Sostanzialmente noi cristiani dovremmo dedicarci alla preghiera e alle opere buone, riprendendo l’ora et labora di San Benedetto.

Tutti i messaggi della Madonna convergono a questo invito di pregare, nel senso più profondo che è quello dell’apertura dell’anima a Dio. Come un fiore si apre al sole, riceve la luce, il calore e la vita, allo stesso modo la nostra anima deve aprirsi a Dio. In questo tempo di desolazione e di morte nel quale ci troviamo c’è un solo modo per salvarci e per uscire dal labirinto nel quale siamo rinchiusi, l’unica salvezza è la preghiera.

L’uomo moderno non vuole Dio ed è rinchiuso in una buia caverna incatenato alla superbia, all’odio, all’ingiustizia e alla violenza. L’umanità è immersa nelle tenebre e la Madonna ci invita a uscire e incontrare Dio. Stiamo vivendo gli ultimi tempi, siamo nella fase di preparazione al grande combattimento escatologico che cambierà il mondo; le Scritture e le rivelazioni mariane lo dicono chiaramente e ne sono la conferma i segni dei tempi.

Dobbiamo fare uno sforzo e liberarci dai condizionamenti mondani, dall’informazione mondana, dalle stupidaggini mondane, i riverberi dell’inferno sono ovunque! L’unico posto dove si potrebbe stare veramente bene, a parte la natura che inevitabilmente ci porta alla contemplazione della grandezza di Dio, sono le chiese. Purtroppo, però pochi entrano in chiesa.

In questa situazione di stallo ci sono due soluzioni fra loro convergenti e necessarie una all’altra.

La prima è creare una cella interiore in cui incontrare Dio, stare alla sua presenza e rifugiarci nella preghiera; per edificare questa cella e mantenerla intatta nel tempo è necessario scandire la propria giornata con la preghiera, in ogni istante il nostro cuore deve anelare a Dio. Anche di notte, anziché lasciarci sopraffare dai pensieri negativi, rivolgiamo parole d’amore a Dio, preghiamo, orientiamo il nostro cuore al Cielo.

Quanto è importante, poi, riempire il nostro tempo con letture edificanti, selezionare le persone da frequentare, non indulgere a chiacchiere, non lasciarsi trascinare in cose inutili. Dentro di noi e intorno a noi è quanto mai importante creare un mondo diverso, costruire rifugi interiori di recupero spirituale, vere e proprie oasi.

Tutto questo è necessario come l’acqua al fiore che altrimenti appassisce e muore. Nel mondo nel quale viviamo c’è bisogno di preghiera, le anime hanno bisogno di ristorare in un’oasi interiore di pace, contemplazione e dialogo intimo con Dio.

In pochi decenni abbiamo visto le chiese svuotarsi, l’abbandono sistematico dei Sacramenti, il distaccamento dalla preghiera. In poco tempo Dio si è eclissato. In questo modo dove andremo a finire? Il mondo senza Dio è come un vento maligno che ha spazzato via tutte le cose buone, ha desertificato le nostre anime e noi non siamo riusciti a fermarlo.

Torniamo a Dio, alla preghiera, ai sacrifici e alle opere di bene. Solo in Dio c’è salvezza, solamente seguendo la Madonna le nostre anime potranno aprirsi a Dio come le corolle di bellissimi fiori si aprono al Sole!

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La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2023

La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

La portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata dans Avvento Maria-Immacolata

Cari amici, la Vergine Maria Immacolata è la protagonista della Storia che stiamo vivendo. In questo tempo è qui per realizzare la profezia che ha fatto a Fatima e cioè che al termine di questi anni travagliati il Suo Cuore Immacolato trionferà. La Madonna è indubbiamente un dono immenso che Dio ci ha fatto. La presenza di Maria e la certezza del trionfo del Suo Cuore Immacolato sono la speranza che alimenta la fiducia nel nostro cuore guardando al futuro.

Per capire la portata del dono che è la Vergine Maria Immacolata dobbiamo dare uno sguardo alla Storia della Salvezza che da sempre è illuminata dalla presenza della Madonna. La Storia della Salvezza ha avuto inizio con la caduta di Eva che ha compromesso il progetto divino di gioia e di felicità per il genere umano. Dio ha dovuto inviare Suo Figlio per riscattare l’umanità e per ripristinare il suo progetto di salvezza e di gioia nell’eternità, che era la condizione originaria dei nostri progenitori.

Il tema dell’Immacolata è presente già dall’inizio della Storia della Salvezza. Nelle prime pagine della Sacra Scrittura si legge una promessa che Dio rivolge al serpente infernale che aveva tentato i progenitori:

Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno

Questa promessa illumina la Storia della Salvezza fin dalle origini. Questa inimicizia indica un’opposizione radicale fra la Donna e la serpe. C’è anche la contrapposizione tra Eva, che si è fatta sedurre, e Maria, madre della nuova umanità cioè quella dei salvati che entreranno nell’ambito della grazia, della purificazione, della santificazione. All’inizio della Storia della Salvezza risplende questa figura meravigliosa, il cui Figlio sarà il Redentore e sarà Lui stesso il vittorioso nei confronti del drago e della sua stirpe.

Questa profezia si è realizzata pienamente nel momento in cui la Vergine ha concepito e generato il Signore, il Salvatore, il quale con la sua incarnazione, passione e morte ha redento l’umanità. L’Immacolata è all’origine della Storia della Salvezza, è al centro ed è anche al termine. Siamo entrati nell’ultima fase della Storia della Salvezza che ha un inizio, la Creazione, un centro che è l’Incarnazione e una fase ultima che è quella che stiamo vivendo e che è una fase di prove, di persecuzioni, di tradimenti ma che culminerà con il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria.

Così come la Madonna ha accompagnato Cristo sul Calvario e gli è stata accanto in ogni istante della Passione, allo stesso modo Maria non lascerà sola la Chiesa nel momento della prova e del suo Calvario. La Madonna è qui per portare l’umanità nel tempo della pace. La parte finale della Storia della Salvezza prevede il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. La profezia della Genesi in cui Dio dice che avrebbe posto inimicizia fra il serpente e la Donna è stata un’espressione di cui Pio IX – che ha proclamato il dogma dell’Immacolata – ha dato una lettura teologica e profetica. Fra il serpente e la Donna l’inimicizia è tale per cui il serpente non ha potuto mai intaccare la Donna, nemmeno nel primo istante del concepimento. Il serpente non ha mai, nemmeno per un momento, avuto potere sulla Donna.

Maria è veramente la nuova Eva, è stata concepita senza peccato originale. La Madonna è l’Immacolata, su di Lei il serpente non ha mai potuto nulla. La Madonna mai è stata violata per nessuna ragione dagli effetti del peccato originale. Maria è l’Immacolata fin dal primo istante del suo concepimento e per tutta la sua vita, è stata preservata dagli effetti del peccato originale. Maria è la tutta pura e la tutta santa!

Guardando all’Immacolata, allora, vediamo la radicalità della Redenzione. Con Maria Dio ha ripristinato il genere umano, ha creato una nuova realtà che è quella che Lui aveva in mente fin dall’inizio della Creazione ma che è stata compromessa dal peccato originale. Una creatura umana non avrebbe mai potuto accogliere nel suo grembo il Verbo Incarnato se fosse stata violata in qualche modo dal peccato originale. La Madonna non è mai stata di satana, nemmeno per un istante. La vittoria di Dio è totale ed è quella di un nuovo genere umano.

Come diceva Sant’Agostino, tutti noi con il Battesimo rinasciamo nel grembo della Vergine Maria e diventiamo membra vive del corpo mistico di Cristo. La Madonna è l’unica creatura sulla quale satana mai ha potuto avere, nemmeno per un istante, potere. Questa è la rabbia di satana e il suo odio verso l’Immacolata. Satana è libero dalle catene anche per la rabbia che nutre dentro di sé vedendo che si realizza quello che la Madonna ha profetizzato a Fatima.   

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Papa Francesco: “In Avvento prepariamo con cura la casa del cuore”

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2023

Papa Francesco: “In Avvento prepariamo con cura la casa del cuore”
L’appello del Papa per Gaza: “auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate il fuoco”
di Marco Mancini – ACI Stampa
Tratto da: Radio Maria

Papa Francesco: “In Avvento prepariamo con cura la casa del cuore” dans Articoli di Giornali e News Cuore-culla-del-Santo-Natale

La Santa Sede ieri ha confermato che le condizioni di salute del Papa migliorano e a scopo precauzionale – come domenica scorsa – Francesco ha recitato la preghiera dell’Angelus da Santa Marta.

“Sto migliorando, ma sarà monsignor Braida a leggere”, ha esordito Papa Francesco.

Il tema centrale del Vangelo della I Domenica di Avvento è la vigilanza. E il Papa la esplica nel senso cristiano.

“La vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte. È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù”.

In Avvento “prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che lo fanno stare a suo agio”.

Il Papa suggerisce un programma di vita per l’Avvento: “incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto. Ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore.

Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi.

Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo”.

“In Israele e Palestina – sono le parole del Papa al termine dell’Angelus lette da Monsignor Braida – la situazione è grave: addolora che la tregua sia stata rotta, ciò significa morte, distruzione, miseria.

Molti ostaggi sono stati liberati ma tanti sono ancora a Gaza; pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto una luce, una speranza di riabbracciare i loro cari. A Gaza c’è tanta sofferenza, mancano i beni di prima necessità: auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate il fuoco e trovare soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace.

Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime dell’attentato avvenuto questa mattina nelle Filippine dove una bomba è esplosa durante la messa: sono vicino alle famiglie, al popolo di Mindanao che già tanto ha sofferto.

Anche se a distanza seguo con grande attenzione i lavori della COP28. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi -schemi del passato- e abbracciamo una visione comune, impegnandoci tutti e ora senza rimandare per una necessaria conversione ecologica globale.

Oggi è la giornata internazionale delle persone con disabilità: accogliere e includere chi vive questa condizione aiuta tutta la società a diventare più umana. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nel lavoro, nello sport impariamo a valorizzare ogni persona con le sue qualità e capacità e non escludiamo nessuno”.

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Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio”

Posté par atempodiblog le 3 décembre 2023

Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio”
Dall’8 dicembre al 2 febbraio 2024 in ogni chiesa francescana
di: Ordo Fratrum Minorum – Frati Francescani

Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio” dans Articoli di Giornali e News Indulgenza-plenaria-Natale-di-Greccio

In occasione dell’800° anniversario del “Natale di Greccio”, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’Indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, dall’8 dicembre 2023 (Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria) al 2 febbraio 2024 (Festa della Presentazione al tempio di Nostro Signore Gesù Cristo) andranno a visitare un presepe in una chiesa affidata ai frati francescani in tutto il mondo.

La Famiglia francescana aveva inoltrato la richiesta al Santo Padre lo scorso 17 aprile, “al fine di promuovere il rinnovamento spirituale dei fedeli ed incrementare la vita di grazia”, si legge nella petizione inviata alla Penitenzieria Apostolica.

“Sostando in preghiera davanti ai presepi, i fedeli possano conseguire l’Indulgenza plenaria alle solite condizioni. Così pure quanti sono malati o impossibilitati a partecipare fisicamente, possano ugualmente fruire del dono dell’Indulgenza plenaria, offrendo le loro sofferenze al Signore o compiendo pratiche di pietà”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Scarica:

Freccia dans Viaggi & Vacanze Decreto della Indulgenza plenaria in occasione degli 800 anni del “Natale di Greccio” in pdf

 

Leggi il testo completo della Lettera della Conferenza della Famiglia francescana:

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