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Il Papa ricorda Benedetto XVI: grato a Dio per averlo donato alla Chiesa

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2022

Il Papa ricorda Benedetto XVI: grato a Dio per averlo donato alla Chiesa
“Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa”. Così Papa Francesco questa sera in riferimento al “carissimo” Papa emerito scomparso oggi, nell’omelia ai Primi Vespri della SS.ma Madre di Dio in San Pietro. Nelle parole di Francesco il tema della “gentilezza”, virtù che rende possibile il dialogo e la pace
di Adriana Masotti – Vatican News

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Papa Francesco celebra nella Basilica vaticana i Primi Vespri della SS.ma Madre di Dio con il canto finale del Te Deum di ringraziamento a poche ore dalla morte di Benedetto XVI e nell’omelia lo ricorda con commozione e gratitudine a Dio “per averlo donato alla Chiesa e al mondo”, per tutto il bene compiuto, “e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata”. Al centro delle parole di Francesco il tema della gentilezza non solo come virtù cristiana ma anche civica che può rendere il mondo più fraterno.

“Nato da donna”
La celebrazione prevede una sola breve lettura, tratta dalla Lettera di san Paolo ai Galati, da cui prende spunto l’omelia di Francesco:

“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. (Gal 4,4-5)

“Nato da donna”: il modo scelto da Dio per entrare nella storia, afferma Papa Francesco, “è essenziale quanto il fatto stesso di essere venuto”. Facendosi uomo Dio non è piombato dai cieli, “è nato da Maria” e, prosegue il Papa, “non è nato in una donna, ma da una donna” perché per farlo “ha chiesto il suo sì, il suo consenso”. Tutto in Dio parla di rispetto per la nostra libertà e di gratuità. Rifacendosi ad un’espressione di sant’Agostino il Papa dice che Dio “che ci ha creato senza di noi non vuole salvarci senza di noi”. E prosegue:

Questo suo modo di venire a salvarci è la via sulla quale pure invita noi a seguirlo, per continuare insieme a Lui a tessere l’umanità nuova, libera, riconciliata. Questa è la parola: umanità riconciliata. È uno stile, un modo di relazionarsi con noi da cui derivano le molteplici virtù umane di una convivenza buona e dignitosa. Una di queste virtù è la gentilezza, come stile di vita che favorisce la fraternità e l’amicizia sociale.

Benedetto XVI, persona nobile e gentile
Proprio in tema di gentilezza il pensiero di Francesco va al Papa emerito che stamattina “ci ha lasciati”.

Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa.

La gentilezza alla base del dialogo
Il Papa prosegue proponendo la gentilezza anche come virtù civica, dicendo che essa “è un fattore importante della cultura del dialogo”, e che il dialogo è un atteggiamento “indispensabile per vivere in pace, per vivere da fratelli”. E invita a pensare a come sarebbe il mondo senza gli sforzi in questo senso di “tante persone generose”.

Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio. Ebbene, la gentilezza fa parte del dialogo. Non è solo questione di “galateo”; non è questione di “etichetta”, di forme galanti… No, non è questo che intendiamo qui parlando di gentilezza. Si tratta invece di una virtù da recuperare e da esercitare ogni giorno, per andare controcorrente e umanizzare le nostre società.

L’aggressività della società dove gli altri sono “ostacoli”
Papa Francesco richiama l’attenzione sui danni che “l’individualismo consumista” produce. Il più grave è che gli altri, le persone che ci circondano, vengono percepite come ostacoli alla nostra tranquillità, alla nostra comodità. Gli altri ci “scomodano”, ci disturbano, ci tolgono tempo e risorse per fare quello che ci piace.

La società individualistica e consumistica tende ad essere aggressiva, perché gli altri sono dei concorrenti con cui competere. Eppure, proprio dentro queste nostre società, e anche nelle situazioni più difficili, ci sono persone che dimostrano come sia «ancora possibile scegliere la gentilezza» e così, con il loro stile di vita, diventano stelle in mezzo all’oscurità.

La gentilezza antidoto a relazioni intossicate
Riprendendo San Paolo, il Papa spiega che con gentilezza si intende “un atteggiamento benevolo, che sostiene e conforta gli altri”, un modo di rapportarsi attento “a non ferire” o mortificare, ma anzi ad “alleggerire i pesi altrui”, e a consolare.

La gentilezza è un antidoto contro alcune patologie delle nostre società: un antidoto contro la crudeltà, che purtroppo si può insinuare come un veleno nel cuore e intossicare le relazioni; un antidoto contro l’ansietà e la frenesia distratta che ci fanno concentrare su noi stessi e ci chiudono agli altri. Queste “malattie” della nostra vita quotidiana ci rendono aggressivi e ci rendono incapaci di chiedere “permesso”, oppure “scusa”, o di dire semplicemente “grazie”.

L’augurio a crescere nella virtù della gentilezza
La gentilezza, continua Papa Francesco, non è un modo di agire comune, tanto da stupirci quando lo riscontriamo in qualche persona che incrociamo nella nostra vita quotidiana. Ma, ribadisce, “ci sono ancora persone gentili, che sanno mettere da parte le proprie preoccupazioni per prestare attenzione agli altri”. L’invito del Papa è a recuperare questa virtù, e ne indica le conseguenze:

Cari fratelli e sorelle, penso che recuperare la gentilezza come virtù personale e civica possa aiutare non poco a migliorare la vita nelle famiglie, nelle comunità, nelle città. Per questo, guardando al nuovo anno della città di Roma, vorrei augurare a tutti noi che la abitiamo di crescere in questa virtù: la gentilezza. L’esperienza insegna che essa, se diventa uno stile di vita, può creare una convivenza sana, può umanizzare i rapporti sociali sciogliendo l’aggressività e l’indifferenza.

La maternità di Maria, essenziale nel mistero della salvezza
Il pensiero di Francesco torna a Maria e alla sua maternità divina, un mistero che “non va dato per scontato”. “Fermiamoci a contemplare e a meditare – afferma – perché qui c’è un tratto essenziale del mistero della salvezza”. Nella maternità divina della Vergine – conclude il Papa – c’è la via per un mondo più umano”.

I vespri proseguono con le intercessioni di preghiera scandite dall’invocazione “Dona a tutti la tua pace, Signore”. Si prega anche per Benedetto XVI perché venga accolto in Cielo. Segue la recita del Padre Nostro e infine il canto di ringraziamento del Te Deum che inizia con le parole: “Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora”.

La visita di Francesco al presepe in Piazza San Pietro
Al termine della celebrazione Papa Francesco esce dalla Basilica e in carrozzina raggiunge Piazza San Pietro dove lo attendono numerosi fedeli. Si ferma in silenzio qualche minuto davanti alla grotta a contemplare il Bambino sorridente posto nel presepe allestito al centro del colonnato. E’ scesa la sera e la piazza è ormai buia ma splendono le luci di quella grotta e dell’albero di Natale che dicono il clima particolare che caratterizza ancora questi giorni.

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Il Papa: preghiamo per Benedetto XVI, è molto malato e nel silenzio sostiene la Chiesa

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2022

Il Papa: preghiamo per Benedetto XVI, è molto malato e nel silenzio sostiene la Chiesa
Al termine dell’udienza generale, Francesco ha chiesto ai fedeli una “preghiera speciale” per il suo 95enne predecessore: “Il Signore lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”. Il direttore della Sala Stampa vaticana Bruni: “Nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età. La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici”. Il Papa in visita al Mater Ecclesiae

di Salvatore Cernuzio – Vatican News

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In mezzo ai saluti ai fedeli italiani a fine udienza generale, distaccandosi dal testo scritto, Francesco, guardando i presenti in Aula Paolo VI, ha affidato loro una intenzione ben precisa: “Una preghiera speciale per il Papa emerito Benedetto che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa”. “Ricordarlo – ha detto il Pontefice –, è molto ammalato, chiedendo al Signore che lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine”.

Bruni: aggravamento dovuto all’avanzare dell’età
Poche parole, quelle di Papa Francesco, che lasciano intendere una situazione delicata delle condizioni di salute di Benedetto, il quale lo scorso 16 aprile ha compiuto 95 anni. Lo conferma una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, in cui si legge: “In merito alle condizioni di salute del Papa emerito, per il quale Papa Francesco ha chiesto preghiere al termine dell’udienza generale di questa mattina, posso confermare che nelle ultime ore si è verificato un aggravamento dovuto all’avanzare dell’età. La situazione al momento resta sotto controllo, seguita costantemente dai medici”. Al termine dell’udienza generale, ha aggiunto Bruni, “Papa Francesco si è recato al monastero Mater Ecclesiae per visitare Benedetto XVI. Ci uniamo a lui nella preghiera per il Papa emerito”.

Nel Mater Ecclesiae
Joseph Ratzinger, dopo pochi mesi dalla rinuncia nel febbraio 2013, continua a vivere nel Monastero all’interno dei Giardini Vaticani. È assistito dalle Memores Domini, consacrate laiche di Comunione e Liberazione, e dal segretario personale, monsignor Georg Gänswein, che negli anni ha sempre raccontato di una vita trascorsa tra preghiera, musica, studio e lettura e riferito aggiornamenti sulla salute di Benedetto.

Il legame tra Francesco e Benedetto
In numerose occasioni Papa Francesco stesso ha parlato del legame con il suo predecessore, che nell’Angelus del 29 giugno 2021, settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Ratzinger, ha chiamato “padre” e “fratello”. Sin dall’inizio del suo pontificato, Jorge Mario Bergoglio ha avviato la ‘tradizione’ di incontrare il Pontefice emerito, a partire dalla prima storica visita del Papa neo eletto giunto in elicottero nella residenza di Castel Gandolfo, dove Benedetto ha alloggiato alcune settimane prima di trasferirsi in Vaticano. In vista delle festività natalizie o pasquali o in occasione dei Concistori con i nuovi cardinali, Francesco non ha mai voluto far mancare il gesto di vicinanza e cortesia di recarsi nel monastero vaticano per gli auguri e un saluto. Così ha fatto con i nuovi porporati creati nel Concistoro dello scorso 27 agosto.

Benedetto XVI – che ha sempre continuato a ricevere visitatori in questi quasi dieci anni – ha incontrato il 1° dicembre scorso i due vincitori del Premio Ratzinger, il biblista francese padre Michel Fédou, e il giurista ebreo Joseph Halevi Horowitz Weiler, accompagnati dal presidente della Fondazione Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, padre Federico Lombardi.

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Dio è con noi

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2022

Con Maria Immacolata verso il Santo Natale... dans Avvento Con-Maria-Immacolata-verso-il-Santo-Natale

“Grazie a te, o Vergine gloriosa, giacché per merito tuo Dio è con noi”.

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Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat

Posté par atempodiblog le 22 décembre 2022

Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat
di Padre Livio Fanzaga – La pazienza di Dio. Vangelo per la vita quotidiana, Ed. Piemme

Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat dans Avvento Magnificat

Lascia che Maria ti prenda per mano
Per celebrare il Natale è necessaria una decisione che non molti si sentono di prendere. Il vero problema è costituito dal fatto che bisogna cambiare vita. Non c’è nulla di più doloroso che tagliare le catene del male che ci imprigionano. La rinuncia al peccato è una delle imprese più grandi che l’uomo, con l’aiuto della grazia, possa compiere. In noi vi è forse il desiderio, ma non la ferma volontà di decidere.
Sappiamo che la confessione è una via obbligata, perché la culla del cuore abbia la purezza necessaria per accogliere il Salvatore. Ma esitiamo nell’incertezza dei deboli e tutto rimane come prima. Il Signore ancora una volta rischia di bussare invano.
Perché il tuo cuore sia pronto, perché Gesù entri nella tua vita, è necessario l’intervento di Maria. Affidati a lei. Chiedile di aiutarti a fare un esame di coscienza. Implora dal suo cuore di madre la grazia del pentimento. Se le tue gambe sono incerte, domandale di prenderti per mano e di accompagnarti fin davanti al sacerdote per la tua confessione.
Ti assicuro, caro amico, che tornerai con le lacrime della gioia.

Anche tu, con Maria, chiama Gesù «mio Salvatore»
Lascia che Maria canti nel tuo cuore il Magnificat, questo poema di luce divina che è sgorgato dalla sua anima esultante, quando si è incontrata con Elisabetta. Anche lei è stata salvata da Dio, che l’ha preservata dal male, fin dal primo istante del suo concepimento. Nello slancio della sua infinita riconoscenza, Maria chiama Dio «mio Salvatore». Gesù è anche il tuo Salvatore. A Natale Maria te lo porge, perché tu lo accolga nella tua vita.

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«Così Sinisa ci ha insegnato a essere sempre grati a Dio»

Posté par atempodiblog le 17 décembre 2022

«Così Sinisa ci ha insegnato a essere sempre grati a Dio»
La morte a 53 anni di Sinisa Mihajlovic: «Ci ha insegnato la gratitudine anche di fronte alla terribile prova della malattia. Gratitudine a Dio e gratitudine nei confronti del suo popolo che ha pregato tanto per lui». Don Massimo Vacchetti racconta alla Bussola il suo rapporto con l’ex allenatore del Bologna: «Quei pellegrinaggi a San Luca con i tifosi di Lazio e Bologna sono stati una straordinaria esperienza di fede di popolo. Lo invitai a parlare di Dio nella sua vita. Mi disse: Scegli il giorno, ci sarò. Poi, riconoscente per le preghiere, pianse davanti a 400 persone. Ora vorrei riconvocare quel popolo per una messa di suffragio».
di Andrea Zambrano – La nuova Bussola Quotidiana

«Così Sinisa ci ha insegnato a essere sempre grati a Dio» dans Articoli di Giornali e News Ciao-Sinisa

«Sinisa Mihajlovic ci ha insegnato la gratitudine anche di fronte alla terribile prova della malattia. Gratitudine a Dio e gratitudine nei confronti del suo popolo che ha pregato tanto per lui». Don Massimo Vacchetti è il responsabile della pastorale sportiva della Diocesi di Bologna e quando lo raggiungiamo per chiedergli del suo rapporto personale con l’ex allenatore rossoblù morto ieri a 53 anni dopo tre anni di lotta contro la leucemia, il ricordo si fa commozione perché per lui organizzò due emozionanti pellegrinaggi a San Luca. «Ha affrontato con fede la malattia, circondato dall’affetto di una famiglia esemplare e ha unito nella preghiera le tifoserie di Lazio e Bologna che da sempre sono arcinemiche».

Don Massimo, lei ha guidato i due pellegrinaggi a San Luca per Sinisa nel 2019. Che esperienza è stata?
Un’esperienza unica, non ricordo in passato una mobilitazione di tifosi del mondo dello sport così sentita. Un intero popolo, quello del tifo organizzato, che spesso è dipinto come lontano dalla fede, unito per chiedere la sua guarigione. Una grande testimonianza di fede pubblica.

Come nacque l’idea?
Il 21 luglio 2019, una settimana dopo la conferenza stampa in cui annunciò di avere la leucemia, due tifosi del Bologna, Giovanni Galvani e Damiano Matteucci, ebbero l’intuizione di organizzare un pellegrinaggio alla Madonna di San Luca. Nacque su Facebook un appello, poi però, capirono che c’era bisogno di un prete che guidasse la preghiera e chiamarono me, che ero amico di uno dei due. Quel giorno si presentarono spontaneamente mille persone.

E poi venne ripetuto un secondo pellegrinaggio…
Il 6 ottobre si giocava Bologna-Lazio, la sua squadra presente che allenava e la squadra nella quale da giocatore raccolse i maggiori successi. Tra queste squadre c’è da sempre una forte rivalità: Bologna tradizionalmente di Sinistra, la Lazio considerata a Destra.

Poteva essere un disastro…
Invece fu una grazia enorme. Decidemmo di fare questa sorta di gemellaggio di preghiera. Chiamammo a raccolta anche i tifosi biancocelesti, il capo ultrà mi ricevette e mi spiegò che avevano dei problemi a causa della morte di “Diabolik”. Mi ringraziarono per quello che stavamo facendo. Dovetti constatare il fallimento dell’iniziativa. Invece il giorno del pellegrinaggio arrivarono 200 tifosi laziali con sciarpe e bandiere. Dicemmo il Rosario per lui e per tutti i malati. Fu un momento molto emozionante.

Mihajlovic venne a sapere di questa iniziativa?
Non solo. Di questi pellegrinaggi portava una memoria piena di gratitudine e speranza. Al primo si presentò anche sua moglie Arianna.

Avevate invitato la famiglia?
Qualcuno li avvertì. Si presentò da sola, non volle neanche farlo sapere, ma qualcuno tra i mille tifosi se ne accorse, si sparse la voce e mi avvisarono.

E parlò con lei?
Sì, trovai una donna fortissima per la fede che aveva e per la prossimità che aveva nello stare con lui.

E con Mihajlovic che rapporto ha avuto?
Nell’estate 2021 organizzai una rassegna di incontri chiamata LIBeRI per raccontare storie di speranza e di fede. Gli dissi: «Mi piacerebbe averti con noi a Villa Pallavicini».

E lui?
Mi rispose subito: «Vengo volentieri».

Così?
Rimasi sorpreso. Voleva testimoniare la sua gratitudine per quei pellegrinaggi fatti da quella che era la sua gente, vidi un uomo che non aveva paura di parlare pubblicamente della presenza di Dio nella sua vita. C’è una cosa che mi colpì.

Cosa?
Non mi diede neanche un ventaglio di date per la disponibilità. Mi disse soltanto: «Metti qualunque data, io ci sarò, anche se sarò lontano, prenderò un aereo e tornerò a Bologna».

E così andò?
Sì, al suo arrivo ci abbracciammo e vidi la sua gioia nell’essere presente: sembrava che non aspettasse altro che manifestare la sua gratitudine, ma non a me, bensì a tutto il popolo che io rappresentavo e che aveva pregato per lui. In lacrime davanti a 400 persone disse: «Non dimenticherò mai quello che è stato fatto per me».

Sinisa-e-la-Gospa dans Medjugorje

Era credente?
Raccontò del suo rapporto con Dio (era ortodosso) e del suo viaggio a Medjugorie con Roberto Mancini che gli cambiò la vita. Disse che davanti al racconto di suor Cornelia su che cosa fosse Medjugorie si mise a piangere come un bambino.

Possiamo dire che ha affrontato la malattia con fede?
Certamente. Mi ripeteva spesso che quando era Roma andava tutte le domeniche in chiesa. E poi ho visto con quale fede la moglie ha affrontato questa prova: davvero posso testimoniare che Dio si è fatto vicino con loro, ma anche con la squadra.

Da cosa lo vede?
Più volte dicendo messa a San Luca mi sono trovato la prima squadra del Bologna in tuta di rappresentanza. La storia di Mihailovic è stata una storia esemplare per tutti noi e può dirci tanto.

Che cosa ad esempio?
Come sia stato trasformato in preghiera un affetto sportivo, questo ha potuto fare Sinisa con il suo coraggio e il suo esempio. San Luca è proprio sopra il Dall’Ara (lo stadio del Bologna ndr) e i portici che abbiamo percorso recitando il Rosario sono come un cordone ombelicale che lega questi due simboli della città. Il fatto che migliaia di tifosi abbiano messo da parte le rivalità per farsi mendicanti e rivolgersi alla Madonna è stato un dono speciale di Dio, ne sono convinto.

Quando l’ha visto l’ultima volta?
Nel febbraio scorso a Casteldebole alla commemorazione per Niccolò Galli, giovane nostro calciatore morto prematuramente, a cui è intitolato il centro sportivo. Quel giorno c’era anche suo padre Giovanni Galli (mitico portiere del Milan di Sacchi e della nazionale ndr) e Sinisa era contento di esserci. Parlammo della vita, vidi un uomo sereno e combattivo.

Che cosa vorrebbe fare adesso per Sinisa?
Mi piacerebbe riconvocare questo popolo per una celebrazione di suffragio. Parlerò con la società, vediamo che cosa si può fare. Ma per il legame che ci ha unito a Sinisa faremo di tutto.

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San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù

Posté par atempodiblog le 17 décembre 2022

San Pio da Pietrelcina e la coroncina al Sacro Cuore di Gesù
La preghiera era recitata quotidianamente dal cappuccino per le necessità dei fedeli e della Chiesa
di Gianluca Giorgio – ACI Stampa

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Il servo di Dio padre Felice Cappello è stato un grande devoto del Sacro Cuore di Gesù. Moltissimi ne ricordano lo zelo ed il grande amore verso questa spiritualità.

San Claudio de La Colombiere e Santa Margherita Maria Alacocque hanno testimoniato l’amore che Gesù porta alle anime, diffondendone il culto in Francia e nel mondo.

Tra i tantissimi santi che hanno testimoniato questo amore vi è stato anche San Pio da Pietrelcina il quale, ogni giorno, recitava una piccola preghiera chiamata Coroncina del Sacro Cuore per le necessità dei fedeli e delle Chiesa.

La preghiera trae origine dalle stesse parole di Cristo ed illumina in quanto è una vera e propria catechesi.

Questa era offerta dal padre cappuccino ai propri devoti per crescere nell’amore e nell’affidamento al Sacro cuore.

Anche oggi, nei momenti tristi, difficoltà o altro, è bello confidare con queste parole, in quel “cuore che ha tanto amato il mondo”.

Ecco la preghiera:

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto!, ecco che io picchio, io cerco, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà!. ecco che al Padre Tuo, nel Tuo nome, io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te.

O mio Gesù, che hai detto in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai! » ecco che appoggiato all’infallibilità delle Tue sante parole io chiedo la grazia… 

Pater, Ave, Gloria.  Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in Te. 

O Sacro Cuore di Gesù, cui è impossibile non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell’ Immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera Madre, S. Giuseppe, Padre Putativo del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi. 

Salve Regina.

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Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2022

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
Tratta da: Casa natale di sant’Alfonso de’ Liguori

Novena di Natale nello spirito di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori dans Avvento Presepe-Sant-Alfonso-Maria-de-Liguori

S. Alfonso, il grande cantore del Natale, già nel 1756 ammoniva:

– “Molti cristiani sogliono per lungo tempo avanti preparare nelle loro case il presepio, per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi son quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché possa nascervi in essi e riposarvi Gesù bambino. Ma tra questi pochi vogliamo esserci anche noi, perché restiamo accesi dal fuoco dell’amore del Dio Bambino, che rende le anime contente in questa terra e beate nel cielo”.

– Le sue tenere parole ci guidino all’incontro con il Santo Bambino.

Coroncina per la Novena di Natale di S. Alfonso

I. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, io benedico l’ora in cui ti facesti uomo nel seno purissimo di Maria santissima, per patire e morire per amor mio.
Ti prego per quei nove mesi che volesti star chiuso in quell’utero verginale, a perdonare tutti i miei peccati, che sono stati offesa a te, mio sommo Bene, e dei quali ora mi pento con tutto il cuore.

Gloria al Padre….

O dolce Vita mia,
bel Figlio di Maria,
tu sol mio caro Dio,
sei tutto il mio tesor.

Vorrei per te, Signore,
morire ognor d’amore,
per te, Bambino mio,
che m’hai rubato il cor.

Oppure:

Fammi degno, o Madre mia,
di godere in questo petto
il tuo Figlio pargoletto,
or che nasce dal tuo sen.

II. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte, in cui volesti nascere in una stalla, qual tenero Bambino, fasciato con poveri panni, tremante di freddo, posto in una mangiatoia sopra la paglia in mezzo a due animali, per conquistare i nostri cuori.
Io adoro le tue tenere membra, bacio quella fortunata terra; ti ringrazio di tanti benefici e ti prego per quei gran patimenti, per quelle prime lacrime, per quei sospiri, a darmi grazia ch’io viva, a tua maggior gloria, amando te, Bontà infinita.

III. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quell’ora in cui fosti presentato da Maria SS. nelle braccia di S. Simeone. Ti ringrazio che volesti addossarti i miei peccati e soddisfarne la divina giustizia con patire e morire per me.
Ti supplico per tanta tua bontà, a liberarmi dalle pene dell’inferno; e a far che io odi sopra ogni male il peccato, perché tuo nemico, perché odiato infinitamente da te.

IV. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quella notte nella quale la tua SS. Madre ti condusse in Egitto con tanti patimenti e incomodi, per liberarti dalle mani di Erode.
Adoro la tua santissima umanità addolorata, ti ringrazio che hai patito tanto per me; e ti prego ad aprirmi quel paradiso che mi hai guadagnato con tanto tuo sacrificio: sicché venga a goderti in cielo per darti quella gloria, che meriti, infinita Bontà.

V. Amabilissimo mio Gesù, Dio del mio cuore, benedico quegli anni, nei quali volesti vivere, povero e sconosciuto, nella bottega di Nazareth, in compagnia di Maria e di Giuseppe, tra fatiche, stenti e sudori.
Adoro tutte le tue divine azioni: bacio quella terra che calpestasti; ti ringrazio, mio Signore, che hai tanto patito per amor mio; ti prego di concedermi l’amore alla vita nascosta ed alla tua santissima umanità: sicché viva e muoia amando te, mio Padre, mio Redentore, mio Maestro e mio Dio, per amarti in cielo per tutti i secoli. Amen.

Alla Madonna
Vergine santissima, grande regina del cielo e della terra, Madre di Gesù, Figlio di Dio, e madre mia, benedico e venero il tuo santo grembo, che portò il Redentore del mondo, le tue braccia che l’accolsero, il tuo petto che lo allattò, il tuo cuore che tanto l’amò.
Ti supplico, per quanto ami Gesù, ad ottenermi il vero amore di Dio e l’amore a te, gran Madre di Dio. Cosicché l’unico oggetto di tutti i miei desideri e di tutti gli amori miei sia Gesù, e dopo Gesù siate voi, dolcissima e amabilissima mia Maria.

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La Confessione è un mistero di Misericordia infinita

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2022

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita dans Avvento Ges-Re-di-Misericordia

Ci stiamo avvicinando alla Notte Santa. È bene che il nostro cuore sia pronto e degno di accogliere Gesù Bambino, per farlo dobbiamo preparare una bella Confessione preparata, umile e sincera.

Il solo fatto di considerare che abbiamo offeso Dio, muove il cuore e rafforza la volontà a fare il proposito di non peccare più e quindi di cambiare vita. Ovviamente questo proposito ha bisogno di essere rafforzato nel cammino che si fa successivamente perché poi arrivano le tentazioni, le cadute.

Il cammino di consolidamento della decisione di non peccare più è un dono di grazia e si fa anche attraverso il combattimento spirituale. Siamo essere umani e, pur arrivando a decisioni radicali, dobbiamo continuamente scegliere il cammino sulla via della santità.

Quando la Regina della pace ha detto che la maggior parte delle persone va in Purgatorio, un numero ugualmente grande va all’inferno e un numero relativamente piccolo va direttamente in Paradiso, ha anche detto che se ci sono persone che nel corso della vita hanno commesso peccati relativamente gravi ma poi si pentono sinceramente, espiano questi peccati e si avviano al ritorno a Dio con i Sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia, possono andare direttamente in Paradiso. L’esempio è quello del buon ladrone.

Ci sono persone che si accostano al Sacramento della Confessione dopo tanti anni e fanno anche fatica a ricordare tutti i peccati commessi. Dopo la Confessione e dopo aver gustato il dono della pace nel cuore spesso rimuginano e si chiedono se veramente sono stati perdonati da Dio. Il diavolo insinua i dubbi e molte volte arriva a insinuare il dubbio che Dio non abbia perdonato i peccati confessati. Molte volte sono loro stessi che non si sono perdonati e pensano che la Divina Misericordia non sia così grande da poter perdonare radicalmente.

Questo è un mistero della fede che deve essere approfondito. Chi, pur avendo commesso i peccati più gravi, si pente sinceramente e prova dolore per aver offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato (atto di contrizione, o dolore perfetto), si accosta al Sacramento della Confessione e riceve l’assoluzione, ottiene la remissione dei peccati, anche i più gravi e viene liberato di quelle pene che dovrebbe espiare in Purgatorio. Per questo la Madonna ha detto che anche chi ha commesso i peccati più gravi ma si pente, si confessa, riceve la Comunione, può andare direttamente in Paradiso.

La Confessione è un mistero di Misericordia infinita.

Chi si pente, qualsiasi peccato abbia commesso, viene assolto. Se il pentimento è perfetto, questa radicalità del pentimento è tale da togliere anche eventuali “residui” che dovrebbe scontare in Purgatorio.

Per comprendere ciò bisogna capire che cos’è la Croce. Cristo sulla Croce ha espiato tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e lo ha fatto al nostro posto e per nostro amore. Ha già pagato Lui il prezzo del riscatto.

A noi tocca una piccola penitenza come cooperazione alla nostra purificazione.

Se entriamo in questa comprensione dell’amore di Dio, che ha inviato il Figlio che si è fatto uomo ed è “l’Agello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo”, come possiamo dubitare della Divina Misericordia?

La Misericordia di Dio è più grande di qualsiasi peccato. Dobbiamo allora sforzarci di aprire il cuore alla Divina Misericordia, al Sangue di Cristo che ci purifica, ci lava e ci restituisce l’innocenza battesimale. Apriamoci con fiducia totale alla Divina Misericordia e con amore e per amore per Dio decidiamoci e impegniamoci a non peccare più.

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze La confessione natalizia (di Don Tino Rolfi)

Freccia dans Viaggi & Vacanze La confessione natalizia (di P. Vincenzo Benetollo o.p.)

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Gesù è un amico fedele che non tradisce mai, “parlateGli”

Posté par atempodiblog le 11 décembre 2022

Gesù è un amico fedele che non tradisce mai, “parlateGli”
di Padre Livio Fanzaga
Tratto da: 
Blog di p. Livio – Direttore di Radio Maria

Gesù è un amico fedele che non tradisce mai, “parlateGli” dans Fede, morale e teologia Maria-Toledo

Mi è venuta in mente una delle numerose esortazioni che ci ha rivolto la Regina della pace nei suoi messaggi. Ci stava invitando come sempre ad ascoltare e a seguire suoi Figlio, per poi esclamare: “ParlateGli”. Proprio così, perché la fede e la preghiera si concretizzano in un tu per tu con Gesù.

A Gesù puoi parlare in ogni momento del giorno e della notte, nella certezza che ti ascolta attentamente, come se un quel momento esistessi solo tu. Gli poi raccontare tutto quello che ribolle nel tuo cuore e chiedere il suo aiuto, il suo consiglio, la sua protezione, la sua guida. Non tarderai a sentire la sua voce che ti incoraggia, ti rassicura e ti perdona.
Gesù è un amico fedele che non tradisce mai.
Cammina con Lui sulle strade pericolose della vita e giungerai alla meta.

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Dio stesso è la fonte della vera gioia

Posté par atempodiblog le 11 décembre 2022

Dio stesso è la fonte della vera gioia
di Romano Guardini – Lettere sull’autoformazione, Editrice Morcelliana

Dio stesso è la fonte della vera gioia dans Fede, morale e teologia La-gioia

Vogliamo far sì che il nostro cuore divenga lieto.
Non allegro, che è qualcosa di completamente diverso. Essere allegri è un fatto esterno, rumoroso, e presto si dissolve. La gioia invece vive nell’intimo, silente, è profondamente radicata. Essa è la sorella della serietà: dove è l’una è anche l’altra.
Si dà certamente una lieta gioia sulla quale non si ha alcun potere. Quella gioia che investe qualcuno, grande, profonda: di essa dice la Sacra Scrittura che è come un fiume; oppure quella ridente gioia che trasforma ogni cosa, così che il mondo è tutto illuminato; essa viene e va, a piacer suo. Non si può far altro che accettarla quando viene ed avvertire la sua mancanza quando se n’è andata. C’è, o non c’è…

Ma qui si deve parlare di quella lieta gioia verso la quale è possibile aprirsi una strada. Ciascuno la può possedere, allo stesso titolo, qualunque sia la sua natura. Essa deve anche essere indipendente da ore buone o cattive, da giorni vigorosi o stracchi. Noi vogliamo qui meditare sul come si può aprire ad essa la via!
Non proviene dal denaro, da una vita comoda, o dal fatto d’essere riveriti dalla gente, anche se da tutto questo possa essere influenzata. Viene piuttosto dalle cose nobili: da un lavoro intenso; da una parola gentile, che si è sentita o si è potuta dire; dal fatto di essersi opposti coraggiosamente all’errore di qualcuno, o di aver raggiunta una veduta chiara in una questione importante. E anche questo non è ancora la vera fonte della gioia, ch’è radicata ancora più profondamente, cioè nel cuore stesso, nella sua più remota intimità. Ivi abita Dio e Dio stesso è la fonte della vera gioia. Essa ci rende internamente aperti e chiari. Ci fa ricchi, forti, indipendenti dagli eventi esteriori. Ciò che ci accade dal di fuori non può più toccarci, se noi siamo internamente lieti. Chi è lieto pone ogni cosa nella sua esatta ubicazione. Le difficoltà, gli ostacoli, li riconosce come prove per la sua forza, li affronta coraggiosamente e li vince. Egli può donare generosamente agli altri uomini e non diventa povero per ciò. Ma ha anche la schiettezza di cuore, per poter ricevere nel modo dovuto.

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Affidiamoci a Maria oggi, ogni giorno

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2022

Affidiamoci a Maria oggi, ogni giorno
Tratto da: Vatican News

Affidiamoci a Maria oggi, ogni giorno dans Fede, morale e teologia Papa-Francesco

Maria, l’unica creatura umana senza peccato nella storia, è con noi nella lotta, ci è sorella e soprattutto Madre. E noi, che facciamo fatica a scegliere il bene, possiamo affidarci a lei.

Affidandoci, consacrandoci alla Madonna, le diciamo:

“Tienimi per mano, Madre, guidami tu: con te avrò più forza nella lotta contro il male, con te riscoprirò la mia bellezza originaria”.

Affidiamoci a Maria oggi, ogni giorno, ripetendole:

“Maria, ti affido la mia vita, la mia famiglia, il mio lavoro, ti affido il mio cuore e le mie lotte. Mi consacro a te”.

“L’Immacolata  conclude Papa Francesco  ci aiuti a custodire dal male la nostra bellezza”.

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Ella ama i luoghi profondi per umiltà

Posté par atempodiblog le 7 décembre 2022

Ella ama i luoghi profondi per umiltà dans Fede, morale e teologia Madonna-Natale

Dio mio! Quando avremo la grazia che la Santa Vergine venga a nascere nel nostro cuore?
Per me vedo che ne sono indegno, e certamente voi penserete lo stesso: ma il suo Figlio divino non nacque forse in una stalla?…
Coraggio dunque, e prepariamo il posto alla Santa Bambina: Ella ama i luoghi profondi per umiltà, vili per semplicità e larghi per carità; sta volentieri vicino al presepio e ai piedi della Croce, e non si cura di dover esulare in Egitto, lontana da ogni sollievo, purché abbia con sé il suo caro Bambino.

San Francesco di Sales. Negli insegnamenti e negli esempi
Diario Sacro estratto dalla sua vita e dalle sue opere per cura delle “Visitandine di Roma”.
Libreria Editrice F. Ferrari

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Il silenzio attivo di coloro che aspettano

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2022

Il silenzio attivo di coloro che aspettano dans Avvento Il-silenzio-attivo-di-coloro-che-aspettano

Durante la loro attesa, il vecchio mondo romano aveva compiuto prodigi di abominio, opposte ambizioni si erano fatte guerra, la terra si era inchinata allo scettro di Cesare Augusto. La terra non si era ancora accorta dell’importanza di ciò che si compiva in lei. Stordita dai rumori di guerre e discordie, non si era accorta di una cosa importante che avveniva: era il silenzio di coloro che aspettavano nella profonda solennità del desiderio.
La terra non sapeva nulla di questo. Se si dovesse ricominciare oggi, non lo si saprebbe più di allora. Lo si ignorerebbe con la stessa ignoranza, lo si disprezzerebbe con lo stesso disprezzo, se la costringessero ad accorgersene. Era il silenzio, dico, la vera cosa che si compiva a sua insaputa sulla sua superficie.
Questo silenzio era un’autentica azione. Non era un silenzio negativo, assenza di parole; era un silenzio positivo, attivo al di là di qualunque azione. Mentre Ottaviano e Antonio si disputavano l’Impero del mondo, Simeone e Anna aspettavano. Chi tra essi agiva di più?

Tratto da “Fisionomie dei santidi Ernest Hello

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La tartaruga e il focolare

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2022

La tartaruga e il focolare dans Racconti e storielle Tartaruga

Durante una gita in campagna, un bambino, trovata una tartaruga si mise ad osservarla; ma la tartaruga si richiuse nel guscio, come in una morsa.
Lo zio, vedendo che il ragazzo tentava di farla venir fuori, con uno stecco, gli disse: — No, no. Non si fa così. —
Portò la tartaruga in casa, e la mise sul focolare.
Dopo pochi minuti la bestiola, cominciando a riscaldarsi, tirò fuori la testa e le zampe; poi lentamente venne verso il fanciullo.
— Vedi: la gente è un po’ come la tartaruga — spiegò lo zio. — Non cercare mai di forzare qualcuno a fare questa o quella cosa.
Basta riscaldarlo con un po’ di bontà; e molto probabilmente ti verrà incontro.

Tratto da: “Lungo la via”, dicembre 1950

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Sfogati con Gesù, deponi nel suo Cuore le tue pene e prega

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2022

«Almeno tu, amami!». Cosa ci chiede il Sacro Cuore dans Fede, morale e teologia Sacro-Cuore-di-Ges-a-tempo-di-blog

Sfogati con Gesù, deponi nel suo Cuore le tue pene e prega. Non c’è mansuetudine più bella è più forte della preghiera, perché essa penetra i cuori, li conquide, li vince e li trasforma con la grazia.

Prega e parlerai all’anima: se gridi parli solo alle orecchie, e martelli i nervi senza giungere al cuore. L’irruenza chiude tutte le valvole, per così dire, della ragione, della volontà, del cuore, e suscita solo reazioni nei nervi e agitazioni nel sangue. Prega e chiuderai i freni dei nervi; prega e possederai anche questa terra umana, carica di tempeste.

Quando non riesci a convincere, e t’accorgi che il tuo fratello s’è irrigidito, a che più lo sferzi con le tue parole? Occorre il messaggio della carità per ricondurre il movimento della ragione in lui.

del Servo di Dio don Dolindo Ruotolo

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