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Bassetti (Cei): «Anche in Italia un’indagine sugli abusi nella Chiesa. Nelle Diocesi centri di ascolto»

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2022

Bassetti (Cei): «Anche in Italia un’indagine sugli abusi nella Chiesa. Nelle Diocesi centri di ascolto»
Il cardinale Gualtiero Bassetti, 79 anni, presidente della Conferenza episcopale italiana: serve un cambiamento autentico, ma no al giustizialismo
di Gian Guido Vecchi – Corriere della Sera

Bassetti (Cei): «Anche in Italia un’indagine sugli abusi nella Chiesa. Nelle Diocesi centri di ascolto» dans Articoli di Giornali e News CARD-BASSETTI-GUALTIERO

«Per la tutela dei minori, è iniziato da diverso tempo un cammino progressivo e inarrestabile in cui le Chiese che sono in Italia sono impegnate con forza e convinzione». Il cardinale Gualtiero Bassetti, 79 anni, presidente della Cei, misura con attenzione le parole. È la prima volta che interviene in risposta alle domande nate, anche nel nostro Paese, dopo la pubblicazione dei rapporti sugli abusi sessuali su minori in vari Paesi europei.

Eminenza, da ultimo la diocesi di Monaco ha presentato un rapporto indipendente che era stato commissionato dallo stesso arcivescovo, il cardinale Marx. Ci sono stati altri report in Germania, in Francia e altrove, sempre commissionati dalla Chiesa. Come mai in Italia non è stato fatto? Ne avete parlato, è prevedibile ci sia un’inchiesta indipendente anche in Italia?
«Già da qualche tempo stiamo riflettendo sull’avvio di una ricognizione approfondita e seria della situazione italiana. Nell’esaminare le possibilità e le modalità di esecuzione dell’indagine, non possiamo non tener conto della differenza strutturale, culturale ed ecclesiale del nostro Paese rispetto ad altri, a partire dal numero molto elevato di diocesi. Per questo, oltre ai dati numerici che sono fondamentali per guardare la realtà con obiettività, pensiamo sia importante impostare un’indagine anche qualitativa che aiuti a determinare, ancora di più e meglio, l’attività di prevenzione e di formazione dei nostri preti e dei laici. Intanto, vogliamo raccogliere le informazioni che arrivano dai nostri Servizi diocesani per la tutela dei minori, per avere un riscontro dell’attività di questa rete del tutto nuova in Italia. Questo tipo di approccio metodologico “dal basso” ci consentirà di avere un quadro che non fa leva su proiezioni o statistiche, ma sul vissuto delle Chiese locali. Il nostro intento, nel segno della presa di coscienza e della trasparenza, è infatti quello di arrivare ai numeri reali».

Qualche mese fa aveva detto che «è pericoloso affrontare la piaga della pedofilia in base a proiezioni statistiche». Che cosa intendeva? C’è qualcosa che non la convince nei report come quelli presentati in Francia e Germania?
«Ribadisco: noi vorremmo arrivare a fornire dati ed elementi effettivi e, soprattutto, far emergere la consapevolezza di un cambiamento autentico che ci renda credibili nella nostra vicinanza rispettosa alle vittime, nella loro accoglienza. L’obiettivo è non ripetere errori e omissioni del passato e rendere giustizia agli abusati. Ma giustizia non è giustizialismo, e non si renderebbe un buon servizio né alla comunità ferita né alla Chiesa se si operasse in maniera sbrigativa, tanto per dare dei numeri. La Chiesa che è in Italia sta lavorando da anni sulla prevenzione e sull’ascolto. L’impegno c’è, e il futuro si costruisce fondando buone pratiche nel presente: i nostri Centri di ascolto, ormai piuttosto diffusi, sono disponibili ad accogliere chi sente il bisogno di trovare un luogo in cui raccontare la sua sofferenza e a ricevere segnalazioni. Non sarà facile né rapido cambiare mentalità e modo di operare in questo ambito, ma è la sfida principale in questo momento storico: c’è di mezzo la fiducia delle famiglie e l’integrità dei ragazzi».

Che idea si è fatto della situazione in Italia? In Germania Marx ha parlato di una «catastrofe». Da noi sarebbe diverso o è inevitabile che le proporzioni si ripetano?
«Non è una questione di proporzioni, perché stiamo parlando della vita di una persona che si porterà sempre dentro le ferite per gli abusi subiti. Dobbiamo tener conto degli abusi avvenuti e agire di conseguenza, con fermezza, nel presente e per il futuro perché non si ripetano più. Quello che è sicuramente cambiato in questi anni è che si va imponendo la coscienza della gravità del reato oltre che del peccato: da un lato i vescovi e gli ordinari religiosi fanno molte più indagini e processi canonici, dall’altro, chi subisce un abuso trova una comunità più preparata ad ascoltarlo e a sostenerlo».

Come procedono i Centri per la tutela dei minori aperti nelle diocesi?
«È iniziato da diverso tempo un cammino progressivo e inarrestabile in cui le Chiese che sono in Italia sono impegnate con forza e convinzione. Tutte le diocesi italiane hanno costituito il proprio Servizio diocesano per la tutela dei minori, con un referente dedicato: sono 56 donne e 47 uomini, in prevalenza professionisti preparati in campo giuridico, psicologico, medico-psichiatrico, assistenziale, educativo, e 124 presbiteri o religiosi. Il referente diocesano è affiancato da un’équipe di esperti che progettano iniziative di sensibilizzazione e prevenzione, anche in collaborazione con le associazioni e le istituzioni del territorio. Accanto alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani, coordinati per ogni Regione ecclesiastica da un coordinatore regionale e un vescovo delegato, stanno sorgendo i Centri di ascolto, diocesani e interdiocesani, che sono presenti in circa il 40 per cento delle Diocesi, in attesa, nel minor tempo possibile, di essere istituiti in ogni comunità diocesana».

E come funzionano?
«Ricordiamo che i Centri di ascolto non sono sportelli, perché non si tratta di uffici burocratici, ma di strutture predisposte che si avvalgono di volontari formati all’ascolto e all’accoglienza di persone che portano con sé le ferite di traumi psicologici e non solo. Sono laici, sacerdoti, religiosi e religiose; uomini e donne che sanno andare incontro al dolore delle vittime e dei sopravvissuti accogliendoli con competenza e delicatezza. I responsabili degli sportelli di prima accoglienza, inoltre, non sono sostitutivi né dell’azione della magistratura né dell’eventuale accompagnamento psicologico. Abbiamo tante belle figure, molti professionisti, che stanno rendendo un grande servizio per la sicurezza dei minori e che ci fanno ben sperare per il futuro».

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L’intervista. Binetti: «Cure palliative, mai eutanasia. La legge? Va modificata»

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2022

L’intervista. Binetti: «Cure palliative, mai eutanasia. La legge? Va modificata»
La senatrice Udc: la legge in discussione alla Camera è ambigua e solleva grandi perplessità sia nel mondo medico che in ambito politico, c’è molta demagogia nel mito dell’autodeterminazione assoluta
di Francesco Ognibene – Avvenire

L'intervista. Binetti: «Cure palliative, mai eutanasia. La legge? Va modificata» dans Articoli di Giornali e News Cure-palliative-Avvenire

No, non ce ne siamo dimenticati. Mentre l’attenzione generale si è concentrata altrove, sappiamo che c’è un nodo bello aggrovigliato da sciogliere: su eutanasia, referendum sull’omicidio del consenziente e legge sul suicidio assistito si decide un capitolo essenziale del nostro futuro. Lunedì 31 gennaio al Senato (ore 15.30, diretta streaming sulla web tv e il canale YouTube del Senato) un convegno mette ordine nelle carte sul tavolo (il programma in fondo all’intervista). A volerlo Paola Binetti, senatrice centrista, motore di iniziative politiche sui temi dell’umano.

L’elezione del Capo dello Stato ha congelato l’iter della legge sui casi in cui depenalizzare la “morte assistita. Come giudica il testo che la Camera potrebbe presto riprendere a discutere?
La legge è stata sollecitata dalla Corte Costituzionale con la famosa sentenza 242 del 2019 che, in un certo senso, ha depenalizzato l’aiuto al suicidio, ma nello stesso tempo ha fortemente sottolineato la necessità di garantire ai pazienti tutte le cure palliative necessarie. La legge in discussione alla Camera conserva e amplifica molti spazi di ambiguità e solleva grandi perplessità sia nel mondo medico che in ambito politico. In mancanza di importanti fattori che ne modifichino l’impianto attuale non sarà possibile votarla, e personalmente mi riservo di intervenire in Senato in tal senso. Nella speranza che a nessuno venga in mente di far arrivare un testo blindato, o addirittura di mettere la fiducia…

È meglio legiferare per evitare che a “dettar legge” siano poi i tribunali, oppure è bene che comunque non si apra mai a forme di “morte a richiesta”?
Sono contraria a legiferare su quella che lei definisce “morte a richiesta” e che io chiamo più semplicemente eutanasia. Penso che si possa e si debba legiferare per venire incontro alle esigenze dei malati in tutto l’arco della loro vita, fino all’ultimo istante. Dodici anni fa lo abbiamo fatto con la legge sulle cure palliative, di cui sono stata presentatrice e relatrice. Una legge che anche in Europa è considerata tra le migliori per facilitare la presa in carico del paziente e dei suoi familiari, soprattutto quando vivere sembra davvero difficile. La legge deve indicare una traiettoria positiva, che amplifichi la possibilità che i pazienti abbiano una vita migliore, ascoltandoli e dialogando con loro e la loro famiglia. Non si tratta di por fine alla loro vita ma di aiutarli a scoprire che la vita può sempre avere senso, soprattutto quando si capisce che non è l’autonomia in senso assoluto che ci rende liberi ma l’accettazione della nostra reciproca interdipendenza: abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri e su questo si fondano sia la solidarietà che la fraternità cui il Papa si riferisce con frequenza.

Lei è medico e credente. Che criteri assume come riferimenti?
Ho intrapreso gli studi di medicina per aiutare le persone ad affrontare, nelle migliori condizioni, tutte le eventuali malattie che la vita ci riserva. Mai ho pensato di diventare medico per mettere fine alla vita delle persone. Ippocrate, fin dal terzo secolo avanti Cristo, aveva chiesto a tutti i medici di giurare in tal senso, e siamo in tempi pre-cristiani. Per difendere la vita umana ci basta la legge naturale, la coscienza che c’è in ognuno di noi, che ci aiuta a capire come la nostra stessa umanità è fatta prima di tutto di solidarietà e relazione d’aiuto.

Che clima respira tra i suoi colleghi dei diversi partiti su questi temi?
Dipende molto da come si pone la domanda. Non c’è dubbio che la gente voglia sottrarsi al dolore, alla sofferenza che appare senza fine. Il dolore spaventa tutti noi. Per questo la legge sulle cure palliative prevedeva un esplicito riferimento alla creazione di una rete per la lotta contro il dolore, con investimenti specifici nella ricerca e un alleggerimento della normativa sulla somministrazione di farmaci più complessi, come certi oppiacei. Sotto questo profilo quella legge è rimasta a lungo inapplicata, sono pochi i centri che si occupano in modo adeguato di terapia contro il dolore. C’è poi l’altro aspetto importante su cui ha fatto leva tutta la propaganda per il referendum pro-eutanasia, quello che pretende abolire l’articolo del Codice penale in cui si parla di omicidio del consenziente: è il tema dell’autodeterminazione, della libertà individuale, quello per cui ognuno di noi vuole essere il primo e unico responsabile di tutte le decisioni da assumere. Il tema è posto sovente in modo molto ambiguo, dal momento che molto spesso assumiamo decisioni attraverso il confronto, accettando il parere di chi sembra saperne di più, l’appoggio di chi si offre di condividere con noi situazioni difficili da affrontare da soli. C’è molta demagogia nel mito dell’autodeterminazione assoluta: siamo tutti interdipendenti, e questo è il baluardo più efficace alla solitudine e alla sensazione di abbandono che potrebbe condurci perfino alla disperazione.

Una legge potrebbe fermare le derive eutanasiche nel nostro Paese?
Sì se fosse una legge che garantisce una presa in carico completa, a livello personale e familiare. Una legge che consente l’accesso a una terapia efficace contro il dolore, con misure per interventi sociali, anche sul piano economico, con servizi adeguati, che non fanno sentire soli, con un supporto vero ai caregiver che non solleciti sensi di colpa in chi si sente di peso per gli altri… Molto si può fare se si assume un’ottica positiva e propositiva, davanti alla quale il favorire la morte appare crudele e drammaticamente banale.

Il 15 febbraio la Consulta si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum radicale sull’omicidio del consenziente. Cosa si attende?
Mi auguro che la Corte Costituzionale abbia il coraggio di non ammetterlo, o per lo meno di non ammettere il quesito così come è formulato. Rendere tanto facile dare la morte a persone fragili, malati cronici, soli, a volte anche con scarsa capacità di rendersi conto della irreversibilità della morte, aprirebbe la porta a mille abusi, come confermano i Paesi in cui leggi così sono attive da tempo. In caso di ammissibilità, mi auguro che sia il Paese a bocciarlo. È vero ha raccolto circa un milione di firme, ma gli italiani sono 60 milioni.

Le tante firme raccolte dai radicali cosa ci dicono?
Il quesito fa perno su due leve: la paura del dolore e il bisogno di sentirsi liberi, sempre e a ogni costo. Non sono state colte fino in fondo le conseguenze di una legge di questo tipo e tutti gli abusi che ne discenderanno, come mostra ciò che accade in Olanda, Belgio e altrove.

Cosa può fare la politica per diffondere le cure palliative?
Creare hospice adeguati, specie al Sud, e potenziare le cure palliative a domicilio. Occorre ricerca, aumentare il personale, creare master in cure palliative e potenziare le scuole di specializzazione, perché gli iscritti sono insufficienti a far fronte alle necessità dei pazienti e delle loro famiglie. Occorre investire anche in quelle cure non farmacologiche che includono il supporto psicologico, la musicoterapia, l’art-terapia, e perfino la pet-terapia…

Domenica 6 febbraio è la Giornata per la Vita: che messaggio offre in questo momento?
Il convegno che abbiamo promosso per lunedì 31 gennaio ha come titolo «Custodire ogni vita», lo stesso messaggio lanciato dal Papa e ripreso dalla Cei, che abbiamo voluto fare nostro mettendo in gioco non solo il nostro impegno politico ma la nostra umanità, con la profonda consapevolezza che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Giovani e anziani, sani e malati, nessuno deve sentirsi solo, perché sa che c’è chi si è impegnato a custodire la sua vita. Ogni vita è preziosa e va custodita, con amore e quella competenza che serve a rimuovere ostacoli, a garantire attraverso lo studio e l’esperienza l’aiuto necessario a ognuno, nei tempi e nei modi in cui si rende necessario.

Il convegno al Senato sulla Giornata per la Vita

L’appuntamento è alle 15.30 di lunedì 31 gennaio a Roma, ma il convegno «Custodire ogni vita» si può seguire anche in diretta streaming sui canali web tv e YouTube del Senato. Alla vigilia della 44esima Giornata per la vita, e sul tema Cei per l’appuntamento del 6 febbraio, il confronto organizzato dalla senatrice Udc Paola Binetti è articolato su due sessioni, moderate dal direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio. Dopo i saluti di monsignor Luigi Mistò e Stefano De Lillo, su «Cure palliative tra assistenza, ricerca e formazione» interverranno Maria Grazia De Marinis, ordinario di Scienze infermieristiche all’Università Campus Biomedico, il presidente della Fondazione Antea Giuseppe Casale e don Carlo Abbate, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della diocesi di Roma. Di «Reali alternative alla richiesta di assistenza a morire» parleranno il presidente dell’Osservatorio «Vera Lex?» Domenico Menorello, la giurista della Sapienza Giovanna Razzano e Assuntina Morresi, presidente del Comitato per il no al referendum sull’omicidio del consenziente.

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Far diventare tutto preghiera

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2022

Messaggio del 25 Gennaio 2022 rivolto alla Parrocchia attraverso la veggente Marija di Medjugorje

Cari figli!
Oggi vi invito a ritornare alla preghiera personale.
Figlioli, non dimenticate che satana è forte e vuole attirare a sé quante più anime possibili. Perciò voi vegliate nella preghiera e siate decisi nel bene.
Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Far diventare tutto preghiera dans Apparizioni mariane e santuari Maria-Medjugorje-apparizione-Marija

Commento di padre Livio Fanzaga di Radio Maria al messaggio di Medjugorje del 25 gennaio 2022

Questo è un messaggio breve, formato da 4 frasi brevi e incisive, senza contare la chiusura che è un ringraziamento in risposta alla sua chiamata.

Le parole che la Madonna ha usato sono parole che ha già usato in questi 40 anni, ma il messaggio fa però riferimento alla situazione attuale ed esprime quelle che sono le attuali preoccupazioni della Madonna.
Vorrei sottolineare che negli ultimi 4 messaggi la Madonna, per ben 3 volte, ci ha ricordato di “ritornare alla preghiera” e questo sta a indicare innanzitutto il primato della preghiera nei messaggi di Medjugorje e possiamo dire che questo invito è presente in tutti i messaggi.

Medjugorje si caratterizza come luogo della preghiera, non c’è infatti soltanto la preghiera che si fa in chiesa nei suoi tanti appuntamenti tra Rosari, S. Messe, Adorazioni, ecc., ma tutta la piana di Medjugorje è percorsa dai pellegrini a piedi con il rosario in mano che vanno sul Krizevac o sulla Collina delle Apparizioni, è una preghiera continua.
Medjugorje è un’oasi di preghiera come in nessun santuario del mondo, e questo perché la Madonna invita continuamente alla preghiera.

Nei primi anni delle Apparizioni la Madonna chiedeva 4 ore al giorno di preghiera nella parrocchia, considerando i 3 Rosari, la S.Messa e in più esortava alla preghiera in famiglia e la gente cominciò a brontolare e la Madonna affrontò questo argomento in un messaggio dicendo: “voi vi lamentate perché vi chiedo tante preghiere, ma voi guardate la situazione del mondo nella quale il male sovrabbonda!”.

La Madonna disse allora, 1981 – 1984, quello che dice adesso, ma ora la situazione si è molto aggravata e la Madonna ci ha detto: “satana miete le anime, satana vuole distaccare dal mio Cuore il maggior numero possibile di anime e attirarle a sé”, e adesso dice: “satana è forte e vuole attirare a sé quante più anime possibili”.
Questo sta a indicare che la prima preoccupazione della Madonna sono le anime da salvare, perché non si perdano eternamente, noi invece siamo in apprensione per la pandemia, per le preoccupazioni di carattere temporale.

La Madonna è preoccupata per la sorte eterna delle anime, perché la forza di satana è proporzionale alla nostra debolezza, più noi siamo deboli, più satana è forte, meno noi preghiamo, più satana è forte.

Oggi celebriamo la giornata di preghiera per la pace indicata dal Papa, perché si trovi una soluzione diplomatica in Ucraina.
A questo riguardo sabato 22 gennaio, la Madonna ha dato un messaggio al veggente Ivan per il suo gruppo di preghiera, gruppo di preghiera nato nel 1982 (tante volte la Madonna ha dato a Ivan messaggi con intenzioni che trattano passaggi del messaggio 25 del mese, dato alla parrocchia e al mondo intero).
I messaggi dati a Ivan sono per il suo gruppo di preghiera, ma sono comunque intenzioni di preghiera preziosissime, e infatti la Madonna ha chiesto di pregare per la pace nel mondo e ha specificato che non può esserci la pace nel mondo se non c’è Dio nei cuori, perché se nei cuori c’è l’odio, non c’è mai la pace.

Nei cuori ci deve essere l’amore, ma perché ci sia l’amore ci deve essere Dio, per questo la Madonna ha detto che, avendo rifiutato la fede e la croce, ci troviamo in una situazione di odio e di guerra.

Bisogna tener presente la strategia della Madonna, Lei è molto ordinata:
i messaggi del 25 del mese dati a Marija sono per la Chiesa e per il mondo, poi ci sono i messaggi annuali a Mirjana, a Jacov e Ivanka, messaggi pubblicati dalla parrocchia. Vicka invece non riceve messaggi pubblici e la Madonna le ha detto di essere sola all’Apparizione, a parte qualche rara eccezione. Vicka vive una missione particolare che è quella della sofferenza ed ha ancora le Apparizioni quotidiane.

Vorrei mettere in evidenza il fatto che la Madonna ci dice: “ritornare alla preghiera personale”; quello che vorrei dirvi lo dico, perché io stesso cerco di capire e di vivere, mi sforzo anch’io come voi.

Io ho capito che adesso siamo in un tempo in cui non si può perdere tempo; non si può perdere tempo neanche in cose che di per sé non sono neanche peccati, sono solo cose di questo mondo: vedo una partita di calcio, mi interesso di questo hobby. Dobbiamo togliere la zavorra di dosso e tagliare i legami che non sono importanti.
È il momento in cui anche noi, come Davide che era stato fatto vestire dal re Saul con le sue pesanti armature, dobbiamo toglierci tutte “le armature”, come lui fece: prese la sua bisaccia, ci mise le pietre, prese una fionda andò e vinse la battaglia con una fionda.
Questo è il momento in cui dobbiamo liberarci delle zavorre, dobbiamo liberarci dai legami di peccato, da tutto ciò che ci lega alle cose effimere, da quei legami con i quali satana ci tiene al guinzaglio, dalle perdite di tempo.
Anch’io sto facendo pulizia di quelle piccole perdite di tempo che magari mi concedevo ogni tanto riguardo alla televisione: qualche film o una partita, però ho capito che alla fin fine se dico il Rosario sto meglio, se sto a colloquio con Dio sto meglio, se leggo un libro edificante sto meglio, se prego per la conversione dei peccatori sto meglio, se prego per tutti i bisogni di Radio Maria sto meglio; ho capito questo!

Noi crediamo che tutti i tempi siano uguali, no! Questo è un tempo apocalittico, è un momento della storia particolare.

E come ai tempi della Passione, Gesù disse “satana vi vaglia uno per uno”, così anche adesso la Madonna sta dicendo la medesima cosa: “satana è forte e vuole attirare a sé quante più anime possibili”, saremo vagliati uno per uno, anche quelli che si credono forti scopriranno che non sono poi così tanto forti, non sono così tanto saldi.

Gesù disse ai suoi Apostoli nel momento della Passione: “vegliate e pregate per non cadere in tentazione” e la Madonna ci dice la medesima cosa: “ora che satana è sciolto dalle catene, fa razzia di anime e porta il mondo all’autodistruzione mediante la guerra e l’odio”, e adesso ci dice: “vegliate nella preghiera”.
Non perdiamo tempo, preghiamo giorno e notte, che poi si vive nella gioia pregando giorno e notte! Certamente poi c’è questa grande grazia che fa diventare tutto preghiera, anche il lavoro o qualsiasi altra cosa, perché il cuore canta anche quando siamo con la mente occupati a lavorare, “e siate decisi nel bene”, vegliate e siate decisi!

Ritorniamo alla preghiera personale, non dimentichiamo che satana è forte, facciamo una revisione di vita, come quando gli atleti si preparano per una corsa, si concentrano e poi scattano via.

Questa espressione: “decisi nel bene” è bellissima, siamo protesi, decisi, determinati, lucidi. Eliminiamo uno per uno i legami che ci frenano, tagliamoli via tutti, perché questi sono tempi apocalittici in cui Dio è presente e noi siamo chiamati a combattere con Lui mediante la presenza della Regina della Pace!

“Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna”.
La Madonna ci assicura che è con noi e sarà con noi fino al tempo del trionfo del suo Cuore Immacolato e ci benedice tutti con la sua benedizione materna e ci ringrazia perché abbiamo risposto alla chiamata. Cerchiamo di rispondere in questo mese a questa chiamata!
Affrontiamo questo mese alla luce di questi messaggi e facciamo un programma di revisione e di impegno di vita.

N.B. Il testo di cui sopra  può essere divulgato a condizione che si citi (con link, nel caso di diffusione via internet) il sito www.medjugorjeliguria.it indicando: “ Trascrizione dall’originale audio ricavata dal sito: www.medjugorjeliguria.it

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Padre Andriy Zelinskyy: “Porto la luce di Cristo nella guerra delle trincee ucraine”

Posté par atempodiblog le 30 janvier 2022

Padre Andriy Zelinskyy: “Porto la luce di Cristo nella guerra delle trincee ucraine”
Mentre il mondo guarda col fiato sospeso l’escalation di tensione nel Paese dell’Europa orientale, padre Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica, racconta la sua azione pastorale tra i soldati che temono l’allargamento del conflitto: “Anche nella guerra, la Parola di Dio può accendere speranza”. Il grazie a Papa Francesco per la Giornata di preghiera per la pace che si è celebrata ieri: “Proviamo profonda gratitudine. Ora non ci sentiamo più soli”
di Federico Piana – Vatican News

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La croce di legno sopra il giubbotto antiproiettile, il fango delle trincee sotto gli scarponi, il Vangelo in una tasca della tuta mimetica. Non è facile essere cappellano militare in Ucraina quando spirano violenti venti di guerra. “La nostra missione è quella di stare accanto ai soldati e portare a loro un pezzo di Cielo in modo che non sia pregiudicata la loro capacità di scegliere il bene, di cercare la verità, di proteggere la giustizia e perfino di contemplare la bellezza”, sussurra padre Andriy Zelinskyy.

Dolore per gli sviluppi internazionali
Lui, sacerdote gesuita della Chiesa greco-cattolica ucraina, prova profondo dolore per la tempesta che si agita nei cuori di quei ragazzi che imbracciano un fucile, spaventati da un’escalation della tensione al confine orientale del Paese. Da quando, nel 2014, sono iniziati i primi scontri armati, ha cercato di portare conforto e amore nelle zone più colpite, come quella di Pisky, di Scerokino, di Avdiyivka e di Vodiane. “In otto anni, abbiamo perso 14.000 persone. Questa può essere davvero definita una guerra ibrida, una guerra che, di fatto, già è in corso ma che in molti hanno voluto ignorare” spiega padre Zelinskyy.

Ascolto nelle trincee
C’è un osservatorio privilegiato dal quale padre Zelinskyy riesce a comprendere meglio il vero valore della vita umana: le trincee. Quei fossati, scavati dai soldati ucraini per resistere agli attacchi dei nemici,  si rivelano postazioni preziose per sondare le profondità del cuore umano. “Nel tempo – racconta il cappellano militare  proprio qui ho capito che non ci sono risposte facili da dare a chi ha perso un fratello, un amico, un compagno, in un conflitto che il mondo non riesce a vedere. Bisogna saper ascoltare e cercare di far incontrare il Signore della pace attraverso la preghiera comune”.

Aiuti anche alle famiglie
Il timore per un allargamento del conflitto ha spinto la Chiesa greco-cattolica ucraina ad intensificare gli aiuti anche nei confronti delle famiglie dei militari fornendo assistenza materiale e spirituale: ad esempio, le madri che hanno perduto un figlio condividono il loro dolore attraverso momenti di orazione mentre i bambini che hanno perso i loro padri in battaglia vengono integrati in momenti di svago e ricreativi. “La fede  dice padre Zelinskyy  aiuta a trovare la strada nelle tenebre della violenza. Anche nella guerra, la Parola di Dio può accendere una luce di speranza”.

Grati per l’intervento del Papa
Dalle famiglie dei militari e dagli stessi soldati giunge un grazie a Papa Francesco per i suoi forti appelli alla pacificazione, tra questi quello pronunciato nel post Angelus di domenica scorsa durante il quale il Pontefice aveva annunciato anche una giornata di preghiera per la pace, in programma per ieri, mercoledì 26 gennaio. Se ne fa portavoce proprio il cappellano militare: “Proviamo profonda gratitudine per tutto quello che il Papa sta facendo per l’Ucraina. Ci siamo accorti che non siamo soli e questo ci provoca un’emozione ricca e profonda. Tutti dobbiamo pregare insieme con il Santo Padre per la pace non solo per il nostro Paese ma per il mondo intero e per ogni cuore umano”.

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Giorno della Memoria: mai più crimini così grandi per l’umanità

Posté par atempodiblog le 27 janvier 2022

Giorno della Memoria: mai più crimini così grandi per l’umanità
Fonte:  CEI – Conferenza Episcopale Italiana

Giorno della Memoria: mai più crimini così grandi per l’umanità dans Articoli di Giornali e News Giorno-della-Memoria

In apertura della Conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente, Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, ha dato lettura di una Dichiarazione firmata con il Cardinale Presidente in occasione del Giorno della Memoria. Di seguito il testo.

Il 27 gennaio, data in cui, nel 1945, fu liberato il campo di Auschwitz, è per noi il Giorno della memoria, il giorno in cui ricordiamo la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché tutte le vittime di un progetto di sterminio.

Questo giorno non vuole essere una semplice ricorrenza che si ripete di anno in anno, ma è anche e soprattutto un impegno per il futuro. Perché ciò che è avvenuto, non avvenga mai più.

La memoria, infatti, è profondamente legata con il presente e con il futuro. Per questo è importante legarla con il racconto, soprattutto per i più giovani: ignorare una tragedia così grande per l’umanità porta all’indifferenza e al proliferare di quella cultura dello scarto, più volte denunciata da Papa Francesco.

L’appello della Chiesa che è in Italia è che il Giorno della memoria sia monito per una cultura di pace, di rispetto e di fratellanza.

Purtroppo, nonostante un passato così drammatico, ancora oggi facciamo esperienza quotidiana di minacce e manifestazioni di violenza. Guerre, genocidi, persecuzioni, fanatismi vari continuano a verificarsi, anche se la storia insegna che la violenza non porta mai alla pace. Oggi ribadiamo: mai più crimini così grandi per l’umanità!

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22 gennaio 1888: la beatificazione di Luigi Maria di Montfort

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2022

22 gennaio 1888: la beatificazione di Luigi Maria di Montfort
di Alfio Mandelli – Monfortani

22 gennaio 1888: la beatificazione di Luigi Maria di Montfort dans Fede, morale e teologia san-luigi-grignion-de-montfort

«In virtù di questo decreto, Noi permettiamo di onorare ormai il venerabile Servo di Dio, Luigi Maria Grignion de Montfort, con il titolo di Beato, di esporre le sue reliquie alla venerazione dei fedeli […] e di ornare le sue immagini con i raggi della gloria».

Con queste parole, il 22 gennaio 1888, nella Loggia, al di sopra del portico della basilica di San Pietro, Leone XIII, il Papa del Rosario, beatificò Luigi Maria di Montfort.

Divisore dans San Francesco di Sales

“La cerimonia era annunciata per le ore 10.00, ma già dalle 9.00 i partecipanti entrarono nella Loggia e presto 3.000 persone si accalcarono nell’aula.

La Loggia era splendida. Drappi rossi e bianchi cadevano lungo le colonne e sotto le arcate; migliaia di luci correvano lungo i muri e sotto il soffitto dorato; luci e drappi producevano un effetto superbo.

Appesi ai muri si vedevano quattro grandi dipinti dove erano rappresentati i miracoli presi in esame dalla Congregazione dei Riti per la Beatificazione di Montfort. Su ogni dipinto, si leggeva un’iscrizione latina che ricordava il miracolo. Un altro grande dipinto, collocato dietro l’altare e dominante l’intera sala, rappresentava la gloria celeste dell’eroe cristiano”.

Divisore dans San Francesco di Sales

La storia della Causa di Beatificazione del nostro santo Fondatore, durata dal 1825 al 1888, ha visto succedersi cinque Papi (Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI, il Beato Pio IX, Leone XIII) e cinque Superiori Generali (Gabriel Deshayes, Louis-Joseph Dalin, François Denis, Basile-Marie Guyot, Amand-René Maurille).

Essa testimonia il radicamento vandeano del Padre di Montfort, un radicamento nella Chiesa locale della diocesi di Luçon. La «Causa» non si sarebbe mai conclusa senza la tenace passione dei Vescovi di Luçon: Monsignor Soyer e Monsignor Catteau. Nello stesso tempo essa sottolinea l’attaccamento «monfortano» alla Sede di Pietro, dimensione universale della Chiesa, significato dai numerosi viaggi a Roma: il Padre Gabriel Deshayes nel 1825, i Padri Marchand e Hilléreau (che in seguito diventerà Vescovo in terra turca: Smirne e Costantinopoli) nel 1830, il Padre Louis-Joseph Dalin nel 1843 e 1853.

La Beatificazione del Padre di Montfort non ha solo impresso sulla sua vita e sulle sue opere il sigillo dell’autenticità ecclesiale, ma è stata l’occasione per una rinnovata presa di coscienza della ricchezza e della profondità della sua spiritualità, un tesoro da condividere con la Chiesa intera.

La storia della Beatificazione del Padre di Montfort praticamente diviene un tutt’uno con la storia della nostra Congregazione. Parallelamente alla «Causa» del Padre di Montfort, veniva richiesta alla Santa Sede l’approvazione delle Congregazioni monfortane. Dopo il lungo periodo degli inizi, segnato da incertezza e tentativi, la Famiglia monfortana assume qui la sua attuale configurazione: una famiglia religiosa. Ma questa «struttura giuridica», lungi dal vincolare, ha dato alla nostra Congregazione il primo soffio missionario oltre i limiti delle terre di Francia. Infatti, i primi Confratelli furono inviati in Haïti nel 1871. Qualche anno più tardi, le legislazioni «anticlericali» costringeranno all’esilio, a un esodo fecondo verso i Paesi Bassi nel 1881 e il Canada nel 1883.

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Sant’Ireneo proclamato dal Papa Dottore della Chiesa

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2022

Sant’Ireneo proclamato dal Papa Dottore della Chiesa
La decisione contenuta nel Decreto odierno a firma di Francesco. L’apostolo dei popoli celtici e germanici e difensore della Dottrina riceve il titolo di “Doctor unitatis”. Nel suo nome e nella sua vita impresso l’anelito alla pace e al dialogo
di Vatican News

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“La dottrina di così grande Maestro possa incoraggiare sempre più il cammino di tutti i discepoli del Signore verso la piena comunione”. Questo l’auspicio con il quale il Papa sigla il Decreto datato 21 gennaio che dichiara Sant’Ireneo di Lione Dottore della Chiesa, con il titolo di Doctor unitatis.

Ponte spirituale e ispiratore di pace
Nelle motivazioni che precedono la proclamazione Francesco rimarca due aspetti della vita e dell’opera del santo che, “venuto dall’Oriente” ha “esercitato il suo ministero episcopale in Occidente”:

Egli è stato un ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali. Il suo nome, Ireneo, esprime quella pace che viene dal Signore e che riconcilia, reintegrando nell’unità.

Ricordiamo che, appena ieri, era stato compiuto l’ultimo passo verso questo pieno riconoscimento al vescovo di Lione del II secolo, con l’ accoglienza da parte del Papa del parere affermativo della Congregazione delle Cause dei Santi. Francesco ne aveva inoltre già parlato il 7 ottobre dell’anno scorso incontrando il Gruppo Misto di Lavoro ortodosso-cattolico Sant’Ireneo, e rimarcando, come fatto anche oggi, il ruolo di “grande ponte spirituale e teologico tra cristiani orientali e occidentali” e la missione di pace impressa già nella radice greca del suo nome - Ειρηναίος (Eirenaios) che significa “pacificatore”. La pace del Signore, aveva detto il Papa in quell’occasione, “non è una pace ‘negoziabile’, frutto di accordi per tutelare interessi, ma una pace che riconcilia, che reintegra nell’unità. Questa è la pace di Gesù”.

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“Ha coperto quattro pedofili”. L’ultimo vile attacco a Ratzinger

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2022

“Ha coperto quattro pedofili”. L’ultimo vile attacco a Ratzinger
Nuovo rapporto sugli abusi del clero nella Chiesa di Monaco. Secondo i legali incaricati dalla diocesi l’allora arcivescovo avrebbe sottovalutato quattro casi. Le prove? Boh.
Il paradosso è che oggi a essere messo sul banco degli imputati è proprio Ratzinger, il Papa che per primo è intervenuto sul problema, e non solo con lettere e discorsi pubblici (che pure non sono mancati nel corso del pontificato). Benedetto XVI ha inasprito tutte le norme canoniche in tema di pedofilia, raddoppiando la prescrizione (da dieci anni a venti) e consentendo così di punire casi vecchi di decenni, anche quando per le leggi civili non erano più giudicabili. E’ il Papa che ha ridotto allo stato laicale i colpevoli in presenza di prove evidenti
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio
Tratto da: Radio Maria

“Ha coperto quattro pedofili”. L’ultimo vile attacco a Ratzinger dans Articoli di Giornali e News Papa-emerito-Benedetto-XVI

Annunciato come la grandine in pieno agosto, è stato presentato il rapporto indipendente sugli abusi del clero nella Chiesa di Monaco di Baviera. A stilare il documento, lo studio legale Westpfahl Spilker Wastl, incaricato dalla diocesi stessa. I dati: in un periodo lunghissimo, dal 1945 al 2019, sarebbero stati accertati 497 abusi. Il metodo seguito è sempre lo stesso: colloqui e interviste. 235 gli abusatori, tra preti, diaconi e responsabili pastorali a vario titolo legati a parrocchie, oratori e strutture affini. Delle due ore di conferenza stampa, i media globali si sono naturalmente soffermati sulle responsabilità dell’allora arcivescovo Joseph Ratzinger (in diocesi dal 1977 al 1982): secondo i legali, il Papa oggi emerito avrebbe sottovalutato “quattro casi”, lasciando i responsabili degli abusi al loro posto.

Ratzinger si è difeso  con un’articolata memoria di 87 pagine in cui respinge ogni addebito, ma sembra – il dubbio è lecito visto che del rapporto si conoscono solo estratti sapientemente scelti – che nulla di quanto scritto da Benedetto XVI sia stato tenuto in considerazione. “Lui sostiene che non era a conoscenza di certi fatti, noi crediamo che non sia così”, hanno sentenziato gli estensori del dossier, chiudendo la discussione. Dall’eremo nei Giardini vaticani, dove il quasi 95enne Pontefice emerito si è ritirato dal 2013, si fa sapere che il rapporto non è stato ancora letto (consta di oltre mille pagine, dopotutto) e che  quel che si può fare, per il momento, è ribadire la vicinanza alla vittime, come più volte Benedetto XVI ha fatto quando governava la Chiesa.

All’evento non era presente l’attuale arcivescovo, il cardinale Reinhard Marx – che ha espresso “vergogna” –, reo secondo l’accusa d’aver coperto due pedofili. Marx, però, fa meno notizia del vecchio Pontefice, anche se lo scorso giugno Francesco aveva respinto le sue dimissioni dalla guida diocesana presentate proprio per le defaillance mostrate nel contrastare la piaga della pedofilia. Marx, pochi mesi fa, aveva parlato di “catastrofe” e di “scacco sistemico” di una Chiesa giunta “a un punto morto”. L’arcidiocesi bavarese commenterà il rapporto solo tra sette giorni, dopo averlo studiato con la dovuta attenzione.

Il paradosso è che oggi a essere messo sul banco degli  imputati è proprio Ratzinger, il Papa che per primo è intervenuto sul problema, e non solo con lettere e discorsi pubblici (che pure non sono mancati nel corso del pontificato). Benedetto XVI ha inasprito tutte le norme canoniche in tema di pedofilia, raddoppiando la prescrizione (da dieci anni a venti) e consentendo così di punire casi vecchi di decenni, anche quando per le leggi civili non erano  più giudicabili. E’ il Papa che ha ridotto allo stato laicale i colpevoli in presenza di prove evidenti. Senza dimenticare che uno dei suoi primi atti appena eletto fu di punire Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, finito da tempo nel mirino della congregazione per la Dottrina della fede da lui guidata ma fin lì immune da provvedimenti vaticani. Atti concreti e probabilmente più efficaci degli show a favore di telecamere con vescovi e laici in cui si chiede coralmente “perdono” tra volute d’incenso e silenzi contriti.

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Un pio esercizio di memoria

Posté par atempodiblog le 16 janvier 2022

Un pio esercizio di memoria dans Don Giustino Maria Russolillo Preghiera-di-memoria

Vi suggerisco allora un esercizio, che ci può fare molto bene. Proviamo oggi a frugare tra i ricordi alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto nella mia vita. Ognuno dica: nella mia vita, quali segni il Signore ha compiuto? Quali accenni della sua presenza? Segni che ha fatto per mostrarci che ci ama; pensiamo a quel momento difficile in cui Dio mi ha fatto sperimentare il suo amore… E chiediamoci: con quali segni, discreti e premurosi, mi ha fatto sentire la sua tenerezza? Quando io ho sentito più vicino il Signore, quando ho sentito la sua tenerezza, la sua compassione? Ognuno di noi nella sua storia ha di questi momenti. Andiamo a cercare quei segni, facciamo memoria. Come ho scoperto la sua vicinanza? Come in me è rimasta nel cuore una grande gioia? Facciamo rivivere i momenti in cui abbiamo sperimentato la sua presenza e l’intercessione di Maria. Lei, la Madre, che come a Cana è sempre attenta, ci aiuti a fare tesoro dei segni di Dio nella nostra vita.

Papa Francesco (Angelus, Piazza San Pietro, 16 gennaio 2022)

Divisore dans San Francesco di Sales

Lo vuole il Signore un ricordo periodico, perpetuo delle grazie sue maggiori delle grazie sue maggiori fatte all’anima nel corso della vita!

L’ho compreso da molto tempo e non l’ho ancora eseguito! Non temere vanità, Memoria memor ero et tabescet in me anima mea – Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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La preghiera di memoria

Si parla poco di una preghiera che è importante: la preghiera di memoria. Io ho imparato ad esercitarla leggendo i salmi perché molti salmi sono una preghiera di memoria, cioè ripercorrono tutto ciò che Dio ha fatto per il popolo di Israele e dicono “eterna è la Sua misericordia”. La preghiera di memoria deve essere praticata anche a livello personale, in che modo? Fissando nella memoria tutti gli eventi di grazia nella nostra vita e magari anche scriverli per non dimenticarli.

Questi momenti di grazia, ogni tanto vanno ripassati, tutti, uno per uno ringraziando Dio. Devono essere conservati nello scrigno del cuore per i momenti difficili, quando magari siamo nelle tenebre e pensiamo che Dio non ci aiuti più, che Dio ci abbia abbandonato, allora in questi casi si va a rivedere tutto ciò che Dio ha fatto e questo riaccende in noi la speranza. Fra questi momenti di grazia c’è quando abbiamo sperimentato la dolcezza di Dio, non dimenticare la delicatezza con la quale Dio si è avvicinato alla tua anima, senza tentare di condizionarla o di sottometterla, conserva il ricordo della tenerezza infinitamente più grande di qualsiasi padre o di qualsiasi madre, sappi che non troverai mai altrove qualcosa di simile, solo Dio sa amare, e quelli che amano lo fanno perché ricevono nel cuore l’amore di Dio. Egli si è avvicinato a te per riempire del Suo amore il tuo cuore, non vi è altra medicina che possa guarire la condizione umana di infelicità.

Caro amico gli uomini, anche i più buoni, giudicano e condannano, anche tu hai sempre fatto così, pronto a vedere la pagliuzza nell’occhio degli altri ma non la trave che ingombra il tuo. Temevi che anche Dio facesse lo stesso, ora scopri, con tua grande gioia che Dio è diverso. Gesù lascia che la donna peccatrice si accovacci dietro ai Suoi piedi e piangendo li bagni di lacrime, poi li asciuga con i suoi capelli, mentre Li ricopre di baci e Li cosparge di profumo, ma il fariseo che Gli sedeva accanto disse fra se “se Costui fosse un profeta, saprebbe di quale genere è la donna che Lo tocca”, Gesù, invece, sapeva bene chi era quella donna come sa chi sei tu, sei una  Sua creatura, creata per il Cielo ma precipitata nell’abisso. Egli è disceso fino in fondo nella nostra abiezione per riportarci alla luce, alla vita e alla speranza. Ora che hai scoperto l’esistenza di un tale amore non hai più nulla da cercare.

Padre Livio Fanzaga

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L’acqua cambiata in vino/ “Maria può ottenere qualsiasi grazia”

Posté par atempodiblog le 15 janvier 2022

L’acqua cambiata in vino
di Padre Livio Fanzaga – La pazienza di Dio. Vangelo per la vita quotidiana, Ed. Piemme

L’acqua cambiata in vino/ “Maria può ottenere qualsiasi grazia” dans Commenti al Vangelo Nozze-di-Cana

Maria intercede presso Gesù
Hai notato con quale ardita autorità la madre si rivolge al Figlio, “costringendoLo” in un certo senso ad anticipare l’ora dei miracoli e della sua manifestazione al mondo? Con questo episodio Dio ha voluto mostrarci quanto sia grande l’intercessione di Maria presso il suo cuore.

Maria non è la fonte delle grazie, ma è Colei che può ottenerci qualsiasi grazia. Il suo potere sul cuore del Figlio non conosce limiti. Non chiedere grazie a Dio pregando da solo, ma fallo con Maria e attraverso di Lei. Qualsiasi cosa chiederai in unione con Lei, animato dalla sua stessa fede, la otterrai.

Maria ci insegna l’audacia nel chiedere. Con Maria domanda a Dio anche ciò che alla mediocrità della tua carne potrebbe sembrare impossibile. Non esitare a chiedere insieme a Lei la grazia della santità e della vita eterna. Se sapessi quanto è felice di intercedere per te e di esaudirti, al di là di ogni tua ragionevole attesa!

La sollecitudine materna di Maria
Il vangelo ci svela un aspetto toccante della sollecitudine materna di Maria. Lei si preoccupa della buona riuscita del banchetto degli sposi, senza che questi si accorgano di nulla. La Madre di Gesù è anche Madre nostra e, come ogni madre, si da pensiero dei figli, anche quando essi non pensano a Lei e forse neppure sanno se esista.

Quante persone al mondo conoscono nulla di Maria. Persino non pochi battezzati la ignorano, ma Lei si occupa di ogni uomo, nessuno escluso, con pari amore e dedizione. Ama ognuno come se fosse il suo unico figlio e fa tutto il possibile perché ogni uomo si salvi e sia con Lei in Cielo.

Ripensa alla tua vita e soffermati su quei momenti in cui ti è sembrato che una mano misteriosa ti proteggesse e ti sostenesse lungo il cammino. Tu forse allora eri lontano dalla Madre, ma Lei era vicino a te e non cessava, neppure per un momento, di guidarti con mano forte e sicura.

Divisore dans San Francesco di Sales

“Maria può ottenere qualsiasi grazia”
di Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

Cari amici, l’intercessione di Maria ha tutte le caratteristiche dell’amore materno. Non chiede soltanto ciò che è necessario, ma anche ciò di cui potremmo fare a meno.

Era forse così necessario il vino delle nozze di Cana, dopo che i convitati avevano già terminato la razione prevista? La Madonna però non ha voluto che un piccolo disguido offuscasse la gioia di un banchetto. La Madre chiede anche le piccole cose che possano far felici i suoi figli.

Se la Madonna può ottenere qualsiasi grazia dal cuore di Gesù, non sarebbe stolto da parte nostra  presumere di fare a meno di una così potente intercessione?

Se avessimo l’umiltà di essere suoi figli, accettandola come madre, e non esitassimo a ricorrere a Lei in ogni nostro necessità, potremmo ottenere qualsiasi grazia di cui abbiamo bisogno. Rivolgiamoci alla Madre con la stessa fiducia con cui Lei si rivolge al Figlio. Nessuna grazia ci sarà preclusa.

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Il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù

Posté par atempodiblog le 9 janvier 2022

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Sì, il cristiano nel Battesimo risorge in Gesù, viene sollevato ad una vita sopranaturale, acquista la bella speranza di sedere glorioso sopra il Trono Celeste. Quale dignità! La sua vocazione richiede di aspirare di continuo alla patria dei Beati, di considerarsi qual pellegrino nella terra di esilio; la vocazione di cristiano, dico, richiede di non apporre il cuore nelle cose di questo basso mondo; tutta la cura, tutto lo studio del buon cristiano che vive secondo la sua vocazione è rivolto nel procacciarsi i beni eterni; egli si deve formare tale giudizio delle cose di qua giù, da stimare ed apprezzare solo quelle che servono al conseguimento degli eterni beni l’aiutino.

San Padre Pio da Pietrelcina

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Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi

Posté par atempodiblog le 9 janvier 2022

Non ti affannare per quello che puoi fare, per quello che puoi scrivere; prega silenziosamente, con fiducia umile, con umiltà fiduciosa. La preghiera porta nel combattimento il piano di guerra del generale, vi porta il rifornimento del cielo.
Tu preghi e le grazie piovono, e gli angeli si attivano. La preghiera è come il bombardamento fatto dall’alto: prima di fare l’avanzata contro il male, monta in aeroplano, sali in alto nel cielo, e di là farai cadere le bombe che sconvolgono il piano di Satana.
Prega con fiducia in Dio, con sicurezza: “Signore, fate finire questo male, Ve ne supplico, per la Vostra gloria”.
Questa frase, così semplice, salendo nel cielo diventa una nube, si carica di elettricità celeste, si curva verso la terra, vi scocca un fulmine, brucia i depositi di polvere, fa saltare le artiglierie, dissoda la terra e poi si apre in pioggia salutare.

del servo di Dio don Dolindo Ruotolo

Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi dans Citazioni, frasi e pensieri Maria-e-il-santo-Rosario

Tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso. Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto. E questo lo fa proprio la preghiera, che non è una via di fuga, la preghiera non è un rito magico o una ripetizione di cantilene imparate a memoria. No. Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, pregare per avere la forza di andare avanti. Tanta gente sente che non ce la fa e prega: “Signore, dammi la forza di andare avanti”. Anche noi tante volte lo abbiamo fatto. La preghiera ci aiuta perché ci unisce a Dio, ci apre all’incontro con Lui. Sì, la preghiera è la chiave che apre il cuore al Signore.

Papa Francesco

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Verso la epifania gloriosa del Paradiso

Posté par atempodiblog le 6 janvier 2022

Verso la epifania gloriosa del Paradiso dans Citazioni, frasi e pensieri Epifania-beato-Giustino-Maria-Russolillo

Accendi nuove stelle nei cieli e manda altri angeli nei cuori, infondi nuove grazie nelle anime, perché tutte si incamminino verso nuovi incontri, nuove unioni con Te, o adorabile Amore.

In me sii Tu stesso, Tu sempre, o mio Fiore, o mia Stella, o mio Cuore, movente in ogni ascensione perenne, e io con Te, verso la epifania gloriosa del Paradiso, nel seno del Padre nostro, a cui con Te e con lo Spirito Santo, sia gloria infinita. Amen!

del Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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Un bambino nelle braccia di sua madre

Posté par atempodiblog le 6 janvier 2022

Un bambino nelle braccia di sua madre dans Citazioni, frasi e pensieri Epifania-del-Signore

Concludo ripetendo alcune parole del Vangelo odierno: Entrati nella casa, videro il Bambino, con Maria, sua madre. La Madonna non si separa da suo figlio. I Magi non sono ricevuti da un re assiso sul trono, ma da un bambino nelle braccia di sua madre. Chiediamo alla Madre di Dio e Madre nostra di guidarci al cammino che porta all’amore pieno: Cor Mariae dulcissimum, iter para tutum! Il suo dolce cuore conosce la via più sicura per trovare Cristo.

– San Josemaría Escrivá de Balaguer 

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Maria, il primo trono che si è scelto la Misericordia

Posté par atempodiblog le 6 janvier 2022

Maria, il primo trono che si è scelto la Misericordia dans Beata Pauline Marie Jaricot Epifania-del-Signore

Meditando il Rosario. “Se noi siamo fedeli nel contemplare Gesù nei misteri della sua vita mortale, ritroveremo con gioia lo stesso Bambino divino che vennero ad adorare i pastori e i magi tra le braccia di Maria, il primo trono che si è scelto la Misericordia”.

Beata Pauline Marie Jaricot

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