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A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale!

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale!
Nel 1934 il futuro Papa Benedetto XVI ha scritto una lettera a Gesù Bambino. Ecco che cosa gli ha chiesto!
Tratto da: ChurchPOP

A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale! dans Fede, morale e teologia joseph-ratzinger-benedict-xvii
HO | ERZBISTUM MUENCHEN UND FREISING | AFP

La lettera era così singolare che la sorella Maria aveva deciso di custodirla. È stata ritrovata durante i lavori di ristrutturazione della casa di Ratzinger a Pentling, in Baviera, oggi trasformata in un Museo. All’inaugurazione del Museo, Mons. Georg Gänswein aveva riferito che la scoperta della lettera “ha molto rallegrato il Papa e il suo contenuto lo ha fatto sorridere”.

“Caro Bambino Gesù, presto scenderai sulla terra. Porterai gioia ai bambini. Anche a me porterai gioia. Vorrei il Volks-Schott, un vestito per la messa verde e un Cuore di Gesù. Sarò sempre bravo. Cari saluti da Joseph Ratzinger”.

Quello che colpisce di più della lettera è che il piccolo Joseph non chiede giocattoli o dolci. Chiede lo Schott, ovvero uno dei primi libri di preghiere con il messale in lingua tedesca con testo a fronte in latino. Poi, chiede un paramento per celebrare la messa. Non c’è da stupirsi, perché i fratelli Ratzinger facevano spesso il “gioco del parroco”. “Si celebrava la messa, aveva raccontato il fratello Georg in una intervista ad Inside the Vatican, e avevamo delle casule fatte dalla sarta della mamma proprio per noi. E una volta a turno eravamo il ministrante o il chierichetto”. Infine, il piccolo Joseph chiede un “Cuore di Gesù”, ovvero una immagine del Sacro Cuore cui era molto devota tutta la famiglia.

Scritte su un unico foglio, (la famiglia Ratzinger non era ricca) ci sono le lettere degli altri fratelli. Georg, di dieci anni, voleva la partitura di una canzone. La passione per la musica lo portò poi a diventare direttore dei Domspatzen, il famoso coro dei bambini di Ratisbona. Inoltre desiderava una pianeta bianca, un altro paramento sacro, anche lui presumibilmente per giocare al “parroco”. Maria invece, di 13 anni, sognava un libro pieno di disegni.

Approfondimento:

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Chesterton e Il paradosso della grotta

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

Chesterton e Il paradosso della grotta
di Fabio Trevisan – L’Uomo Vivo
Tratto da: Radio Maria FB

Chesterton e Il paradosso della grotta dans Avvento Natale-con-Chesterton

A Natale si contempla il paradosso della grotta, ovvero di un Dio Signore dei Cieli e della Terra che si è fatto Uomo piccolo, nascosto e protetto nel grembo santissimo di Maria, senza guardie del corpo né sontuosi troni regali. Il pagliericcio pregno di umori animali fa da cuscino al suo capo sotto lo sguardo tenero e apprensivo di San Giuseppe: così indifeso, così incapace se non di piangere, è un Dio che si affida alle cure terrene dell’uomo come un qualsiasi bambino. Come ricorda suggestivamente Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) nel saggio L’Uomo eterno, il bambino Gesù riassume lo scherzo paradossale di un Dio le cui mani che avevano fatto il sole e le stelle erano troppo piccole per arrivare alle grosse teste degli animali (il bue e l’asinello nell’iconografia ideale del presepe). Come è potuto accadere questo ? Come questo mistero incarnato sia potuto passare attraverso un mirabile e santo Fiat di una Sua creatura? Difficile penetrare ed esaurire razionalmente questo potente mistero: la ragione, senza tuttavia smettere di argomentare, non può che farsi illuminare dalla luce della fede come una fiaccola in una caverna a Betlemme portata innanzi dagli umili pastori. Un Dio così umile, così infinitamente piccolo rivela in questo modo strabiliante la Sua grandezza e propone così, in questo modo apparentemente banale e semplicemente terreno, la Sua àncora di salvezza. Non è così naturale ed immediato, se non con l’avvento di Gesù, mettere in relazione Dio con un infante. Faceva notare ancora Chesterton che l’onnipotenza e l’impotenza, la divinità e l’infanzia, formano in definitiva una sorta di epigramma che un milione di ripetizioni non farà diventare banale. Non è sragionato chiamarlo unico. Betlemme è superlativamente il luogo in cui gli estremi si toccano.

Noi fedeli cristiani chiediamo a Natale di poter scorgere i tratti di questo Uomo chiamato Cristo e lo chiediamo alla Madre, a Maria con il beneplacito di Giuseppe suo sposo. Molti Santi più degnamente di noi lo hanno chiesto e qualcuno di loro è stato esaudito al punto che la premurosa Madre ha acconsentito di metterLo nelle loro braccia e di poterLo cullare e contemplare. Questo è potuto accadere poiché, citando ancora Chesterton, non potete visitare il figlio senza visitare la madre; non potete, nella comune vita umana, avvicinare il bambino senza avvicinare la madre. Dobbiamo o lasciare Cristo fuori del Natale, o il Natale fuori di Cristo, o dobbiamo ammettere che quelle sante teste son troppo vicine perché le aureole non debbano insieme confondersi e sovrapporre. Il centro della nostra attenzione, Gesù bambino, assume un angolo visivo più allargato che l’immaginazione cattolica ha colto in ogni particolare presepe: quel piccolo Essere divino nella culla ci fa abbracciare l’intera umanità dei poveri peccatori che implorano in adorazione il perdono e credono in quel potente paradosso avvenuto nella grotta. Possiamo e dobbiamo aggiungere qualcosa di autentico e di personale nella nostra rappresentazione sacra del presepe poiché noi tutti siamo chiamati a rendere presente quel Santo mistero nella nostra vita. Lo dobbiamo fare con solerzia e solenne tranquillità, consci che quella che sarà la nostra proiezione natalizia avrà una felice ripercussione, un riverbero del Bene che abbiamo ricevuto visitando quella povera stalla, stando davanti a quei piccoli piedi ed a quelle piccole mani che tanto hanno amato il Creato. Sarà un fantastico e prodigioso incanto che potrà liberare un mondo che si è costruito con l’illusione di poter fare a meno di Lui e che ne ha pagato le tristi conseguenze anche sociali. Gesù bambino, con la Sua divina umanità, ci sorprende ancora ed attende che noi umilmente ci prostriamo ai Suoi piedi per poter cogliere quel Suo Regale abbassamento, aprendoci così alla prospettiva di un vero mondo nuovo. Come espresse efficacemente lo scrittore londinese citato precedentemente: “Cristo non soltanto era nato allo stesso livello dell’umanità, ma anche più basso. Il primo atto del dramma divino non solo non fu recitato su nessun palco posto al di sopra degli spettatori, ma in un oscuro palco col sipario calato… nel Mistero di Betlemme era il cielo che stava sotto la terra”.

In questo straordinario mondo capovolto dove la prospettiva celeste si coglie abbassando umilmente lo sguardo, lo spettacolo della Sacra Famiglia non avviene sul palcoscenico mondano. I Santi Attori di questa Sacra Rappresentazione non si dispongono in alto, sopra i nostri occhi, come in una comune pièce teatrale, per ricevere il nostro plauso ammirato. Se ci sediamo, come a teatro, aspettando che il Miracolo di Betlemme venga rappresentato su un palcoscenico attendiamo invano come degli spettatori ingenui e sprovveduti. La nostra posizione e disposizione d’animo deve essere, come nella prospettiva cristiana del Natale, capovolta. Capovolta come Colui che ha voluto capovolgere il mondo, confondendo i sapienti che attendevano il trionfo del Re sul palcoscenico del mondo. Con lo scrittore di Beaconsfield possiamo ancora affermare il paradosso della caverna che, mentre ci suscita emozioni di una fanciullesca semplicità permette che i nostri pensieri possano abbracciare una complessità senza fine … Il Natale è diventato una cosa, in un certo senso, semplicissima ma, come tutte le verità della tradizione cristiana esso è, in un altro senso, una cosa assai complessa. La sua unica nota è che esso tocca simultaneamente molte note: umiltà, gaiezza, gratitudine, paura mistica, e anche attesa drammatica … C’è in questa divinità sotterranea come un’idea di minare il mondo; c’è in questa strana storia come l’erompere del cielo: d’ora innanzi le idee più alte non potranno agire che dal basso. Apprestiamoci ad assaporare il lieto annuncio facendoci sorprendere come i bambini, lasciandoci confondere dal paradosso della grotta in cui il Re divino ha scelto liberamente di presentarsi al mondo nascondendosi: nascondendosi nelle pieghe delle vesti della Madre, nel mantello del Suo Custode San Giuseppe. Invano sarebbe attenderLo in altro modo, invano sarebbe cercarLo, come nel teatro mondano, su palcoscenici umani dove sarebbe impossibile trovarLo. Il cristiano che, come i pastori o i Magi, cerca qualcosa a Betlemme non dimentica mai che sta combattendo. Proclama la pace in terra, ma giammai dimentica perché ci fu guerra in cielo.

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L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità
Tutti gli uomini vengono nel mondo con il peccato originale. Anche Maria, essendo della stirpe umana, avrebbe dovuto contrarre il peccato originale, ma essendo chiamata a diventare la Madre di Gesù, per singolare dono a lei concesso, la Santissima Trinità, in previsione dei meriti del Figlio Redentore, fin dal primo istante del suo concepimento la preservò dalla colpa originale.
di padre Francesco Bamonte dei Servi del Cuore Immacolato di Maria

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità dans Avvento Immacolata-Concezione

La Vergine Maria si è trovata Immacolata, esclusivamente per bontà e misericordia di Dio. È un favore divino assolutamente gratuito. La parola Immacolata deriva dal latino e vuol dire “non macchiata”. La Madonna, sin dal primo istante della sua esistenza e durante tutta la sua vita terrena, fu bellissima, perché senza quella “macchia” che deturpa e cancella la bellezza dell’anima che è il peccato originale.

Nell’Immacolata Concezione di Maria si contempla la massima partecipazione della bellezza di Dio-Trinità, mai manifestatasi in una creatura umana. Ella «porta in sé, come nessun altro tra gli esseri umani, quella gloria della grazia che il Padre ci ha dato nel suo Figlio diletto, e questa grazia determina la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere» (San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater). Maria, Figlia del Padre, Madre del Figlio e Tempio dello Spirito Santo, è di una bellezza inenarrabile, tanto che, coloro che hanno avuto la grazia speciale di vederla già su questa terra, non hanno trovato le parole adeguate per esprimere tale esperienza.

La bellezza ineffabile dell’Immacolata è in netto contrasto ed opposizione con la bruttezza indicibile di Satana, che prima della sua caduta rovinosa era — tra angeli creati da Dio — il più bello, splendente e luminoso. Infatuatosi di sé stesso, ha preteso di essere come Dio, ma contro Dio. Separandosi, pertanto, da Dio con la ribellione e il peccato, si separò anche dalla bellezza che è Dio-Trinità. Perse tutto il suo affascinante splendore tramutandosi nell’essere malvagio, mostruoso e ripugnante per eccellenza, che manifesta in sé il massimo dell’orrore al quale sia giunta una creatura che si è distaccata dal Creatore.  E la stessa metamorfosi avvenne negli angeli che lo seguirono nell’opposizione radicale a Dio, costituendo con lui il mondo demoniaco. La Madonna è l’unica creatura umana che è sfuggita completamente al potere di Satana; l’unica sulla quale egli non ha mai potuto esercitare il suo diritto di conquista; l’unica che per la sua Immacolata Concezione e per la sua continua cooperazione con la grazia divina lo ha vinto in maniera totale, sia nel momento del suo concepimento, sia durante tutta la sua vita terrena. Ben si può affermare che Maria è la Vergine potente contro il “male”, perché il “male” è del tutto escluso da lei, ed è questo che la rende totalmente bella. Contemplando con gli occhi delle fede la Madonna, la sua bellezza ci affascina e risveglia nei nostri cuori il desiderio di conseguire la Bellezza originale che è la Trinità stessa, fonte perenne di ogni bellezza.  Gesù è il “Nuovo Adamo”, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45, 3). Grazie alla Sua Redenzione, l’umanità, in Lui ricreata, può ritornare a portare impressa in sé la bellezza perduta. La bellezza della Madonna, che le ha comunicato lo Spirito Santo, promana e riconduce alla stessa bellezza di Gesù suo Figlio e, per mezzo di Lui, alla bellezza originaria: quella dell’Eterno Padre.

Il famoso scrittore russo Dostoevskj affermò: «La bellezza salverà il mondo». E poi specificò: «È bene intendersi: quale bellezza salverà il mondo? Salverà il mondo solo la bellezza redenta: quella che sorge da Dio».

Nella misura in cui faremo entrare in noi stessi la bellezza di Dio riflessa in Maria (e coopereremo a farla entrare negli altri e mediante gli altri nella società, nelle strutture, nella cultura, nell’arte, nella musica, nella scuola, nei mass-media, ecc.), libereremo il mondo dal dominio di Satana e del suo ripugnante regno. Se vogliamo, dunque, essere restauratori della bellezza di Dio nel mondo, doniamoci totalmente all’Immacolata, per essere riflesso della bellezza di Dio in lei e cooperatori con lei nel riportare la bellezza di Dio là dove essa è stata deturpata o cancellata.

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