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Scoprite il vostro santo patrono per il 2022!

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2021

Scoprite il vostro santo patrono per il 2022!
Dopo un anno difficile come quello che sta terminando, che ne direste di chiedere un aiuto celeste per l’anno nuovo?
Fonte: Aleteia

Scoprite il vostro santo patrono per il 2022! dans Fede, morale e teologia Estrazione-santo-patrono

Il 2021 è stato decisamente difficile per molti di noi. Per non parlare del 2020… E allora, che ne direste di chiedere un aiuto celeste per il 2022?

Nella congregazione di Santa Faustina – le Suore di Nostra Signora della Misericordia –, c’è la tradizione di estrarre un santo patrono per l’anno nuovo il 1° gennaio. Come si fa? Sentiamolo da Santa Faustina stessa:

“C’è un costume tra di noi di estrarre a sorte, il primo giorno dell’anno, Patroni speciali per tutto l’anno. Durante la meditazione, mi venne uno di questi segreti desideri, e cioè che Gesù Eucaristico fosse il mio Patrono particolare anche per quest’anno, come per il passato. Nascosi però questo mio desiderio al mio Diletto, parlai con Lui di tutto, ad eccezione del fatto che Lo volevo come Patrono. Quando andammo in refettorio per la colazione, dopo aver fatto il segno della croce, ebbe inizio l’estrazione dei Patroni. Appena mi avvicinai alle immaginette sulle quali erano scritti i Patroni, ne presi una senza pensarci e non la lessi subito. Volevo mortificarmi per qualche minuto. All’improvviso sento nel mio intimo una voce: Sono il tuo Patrono, leggi. Allora guardai subito quello che c’era scritto e lessi: Patrono per il 1935 la Santissima Eucaristia. Il cuore mi sobbalzò dalla gioia, e mi allontanai in silenzio dalle consorelle per andare a fare una breve visita al Santissimo Sacramento, davanti al quale aprii il mio cuore. Ma Gesù mi ammonì dolcemente dicendomi che in quel momento avrei dovuto stare insieme alle consorelle. Andai immediatamente” (Diario, 360).

Abbiamo deciso di offrirvi la stessa splendida esperienza delle Suore di Nostra Signora della Misericordia. Dopo aver scoperto il vostro santo patrono, potrete leggere un articolo su di lui/lei – non perdetevelo!

Non dimenticate di parlare spesso con il vostro santo patrono nel prossimo anno. Potete usare questa preghiera per chiedere la sua assistenza speciale e il suo supporto:

“O grande San/Sant’/Santa [menzionare il nome], sotto il cui patronato mi sono posto, ottienimi la grazia di mettere in pratica le sante risoluzioni che ho fatto in questo giorno. Aiutami, con la tua potente intercessione, a condurre una vita conforme al carattere sacro che ho ricevuto e a imitare le virtù per cui spicchi tanto. Proteggimi nei pericoli della vita, e non abbandonarmi nell’ora della morte. Amen”.

Divisore dans San Francesco di Sales

Cliccando sul link sottostante potete scoprire a quale santo siete stati affidati…:

http://infodamedjugorje.altervista.org:80/ilsantodellanno.html

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Cosa deve fare un Cattolico se riceve le “Catene di Preghiera”?

Posté par atempodiblog le 30 décembre 2021

Cosa deve fare un Cattolico se riceve le “Catene di Preghiera”?
di Andres Jaromezuk – ChurchPOP

Cosa deve fare un Cattolico se riceve le “Catene di Preghiera”? dans Fede, morale e teologia catene-di-preghiera

Le “Catene di Preghiera”, nate alcuni anni fa, si ricevono su WhatsApp, sui social network, ecc, e servono per ricevere una benedizione o per evitare una punizione. Ma cosa deve fare un Cattolico se riceve le “Catene di Preghiera”? Un’ottima risposta l’ha offerta il sacerdote messicano Sergio Román in un articolo pubblicato sul sito cattolico Desde la Fe .

Cosa deve fare un Cattolico se riceve le “Catene di Preghiera”?
“Innanzitutto, quello che dobbiamo fare è ricordare che Dio non ha posto condizioni nel momento in cui ha invitato i suoi discepoli a pregare, quindi si raccomanda di cancellare il testo, sebbene chi ce l’ha inviato sia il nostro migliore amico. E non succede niente? Assolutamente niente! Non preoccuparti”.

“Anche se potremmo prendere questo tipo di messaggio come un promemoria per pregare, nel mezzo della nostra vita frenetica, (queste catene) sono intrinsecamente cattive, e non dovrebbero essere inviate o inoltrate, perché presentano un’immagine di Dio sbagliata e superstiziosa”.

“Invece di promuovere l’amore di Dio, le catene promuovono il timore della vendetta divina, il che sarebbe sciocco per Dio punire una persona per non aver trasmesso una catena. E Dio non è stupido! (…) È legittima la devozione a Gesù, alla Vergine e ai Santi, ed è anche molto comprensibile che un devoto voglia diffondere questa devozione, tuttavia non per paura, ma per amore” ha sottolineato il sacerdote.

“(Le catene) promuovono la superstizione facendo credere che le grazie divine dipendano dalla ripetizione senza senso di un’azione che non ha importanza. Le catene rasentano la magia e la stregoneria, che attribuiscono alle cose il potere che solo Dio ha. Inoltre trasmettono la sensazione che esistano formule infallibili per costringere Dio a compiere i nostri capricci”.

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Auguri! Buon Natale di Gesù a tutti!

Posté par atempodiblog le 25 décembre 2021

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Don Fabio Rosini: Natale è il giorno in cui ci sentiamo “preziosi”

Posté par atempodiblog le 24 décembre 2021

Don Fabio Rosini: Natale è il giorno in cui ci sentiamo “preziosi”
In quel giorno ognuno di noi riscopre di “contare” qualcosa: perché è stato preso in considerazione da Dio
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

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Natale è il giorno in cui dobbiamo sentirci preziosi più degli altri giorni, perché “contiamo” di più: Don Fabio Rosini spiega il significato di questa sua affermazione in un commento natalizio al Vangelo.

Il noto biblista ci porta nello spirito del Natale insegnandoci che il versetto più importante del Vangelo da conoscere è certamente: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. «Il Verbo – dice Don Fabio Rosini – allora non è qualcosa da capire, visto che diventa carne! E non è qualcosa di distante da noi, ma viene a vivere in mezzo a noi».

Dio “è una persona”
Allora Don Fabio ci chiede di focalizzarci su tre cose. In primo luogo, è una persona, non una specie di idea. Poi, in secondo luogo, non è solo presso Dio ma è anche carne umana come la nostra. In terzo luogo, non dimora in qualche luogo lontano dall’umanità, ma in mezzo a noi. Tutto ciò indica che abbiamo la possibilità di incontrare questa persona concreta e contemplare la sua gloria».

La Gloria non è spettacolarità
San Giovanni dice: “E noi abbiamo contemplato la sua gloria”. A cosa si riferisce? «“Gloria” – afferma il biblista, molto amato dai giovani – non indica una qualche spettacolarità: in ebraico la parola significa il peso o il valore reale di qualcosa. Infatti si dice cosa hanno contemplato: “Gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”.

“Capisco la mia stessa carne”
Il Natale, secondo Don Fabio Rosini, annuncia che «Dio è a portata di mano e si è fatto carne, certo, ma c’è ancora di più: se capisco la carne di Cristo, capisco la mia stessa carne. Se vedo la Sua gloria, allora comincio a rendermi conto della rilevanza della mia vita. Se apprezzo la misura in cui Dio si è umiliato per me, quel che fa per unirsi con me, allora comincio a comprendere chi sono. Quando lo vedo, conosco la mia dignità».

“Chi sono io da essere preso così tanto a cuore?”
L’incarnazione, prosegue il popolare sacerdote, «non parla unicamente della generosità di Dio, ma manifesta la preziosità della nostra esistenza. Perché se colui che ha creato le galassie e il cosmo si è fatto carne per incontrarci, posso chiedermi: ma chi sono io da esser preso così tanto a cuore?».

Accogliere la vita da figli di Dio
Don Fabio, pertanto, in vista del Natale ci esorta a sentirci più sereni: «Rallegriamoci, quindi, che Dio si è fatto carne, ma questo vuol dire anche che è importante avere un corpo, essere vivi! E che ne possiamo fare di questa carne? Cosa è apparso nella Sua carne per illuminare la nostra? In essa Lui ha mostrato la gloria di Figlio del Padre. La carne umana ha questa potenzialità: accogliere questa vita da figli di Dio».

“Questo è ciò che è venuto a portare il Signore”
Il biblista – che sui canali “social” è seguito da migliaia di giovani utenti – sostiene che «Noi siamo figli di tanto altro, della nostra cultura, delle nostre storie e tante volte quel che abita in noi è generato solo dalle nostre paure più profonde… Ecco la Gloria che appare in questo giorno di Natale: vivere nella nostra fragile carne ma radicati in Dio, sorgendo dal suo amore di Padre. Questo è ciò che è venuto a portare il Signore Gesù. Questo è il nostro battesimo, in cui la Sua esistenza ci viene donata. È bello vivere guardando a noi stessi, al prossimo e al mondo partendo dalla certezza di essere amati, di essere preziosi come figli agli occhi del loro Padre. È un’esistenza nobile, limpida, pacificata» (cercoiltuovolto.it).

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Visitiamo Gesù in questa novena

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2021

Visitiamo Gesù in questa novena dans Avvento Santa-Famiglia

Ecco l’amabilissimo Gesù che sta per nascere nella nostra commemorazione delle prossime feste; e poiché nasce per visitarci da parte dell’Eterno Padre, e i pastori e i Re verranno reciprocamente a visitarlo nella sua culla, visitatelo voi pure in questa novena, carezzatelo, alloggiatelo nel vostro cuore, adoratelo frequentemente, imitate la sua umiltà, la sua povertà, la sua obbedienza e mansuetudine: pigliate una delle sue care lacrime e mettetela sul vostro cuore, affinché il vostro cuore non senta più altra tristezza che quella che rallegra questo Bambino.

San Francesco di Sales. Negli insegnamenti e negli esempi
Diario Sacro estratto dalla sua vita e dalle sue opere per cura delle “Visitandine di Roma”.
Libreria Editrice F. Ferrari

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Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola

Posté par atempodiblog le 16 décembre 2021

Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola
Nella quarta catechesi dedicata alla figura del padre terreno di Gesù, Francesco invita a imparare da lui la dimensione dell’interiorità che permette alla voce di Dio dentro di noi di esprimersi: ci aiuta a guarire il nostro parlare ed evitare “adulazione, bugia e calunnia”
di Alessandro Di Bussolo – Vatican News

Il Papa: san Giuseppe insegna il silenzio, lo spazio in cui lo Spirito parla e consola dans Articoli di Giornali e News san-Giuseppe

Impariamo da Giuseppe, che nei Vangeli non parla mai, ma fa, a coltivare il silenzio, per lasciare spazio alla Parola di Dio e permettere allo Spirito Santo di rigenerarci e di guarire la nostra lingua, perché non ferisca più i fratelli. Impariamo da lui ad unire al silenzio l’azione. E’ l’invito rivolto a tutti da Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di oggi, la quarta dedicata alla figura del padre terreno di Gesù. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Il suo silenzio lascia spazio a Gesù, Parola fatta carne
In un Aula Paolo VI vestita a festa in questo cammino verso il Natale, accanto al presepe allestito dai giovani di Gallio, il Papa parla di san Giuseppe come “uomo del silenzio”, dopo aver illustrato l’ambiente in cui è vissuto, il suo ruolo nella storia della salvezza e il suo essere giusto e sposo di Maria. E’ importante, aggiunge a braccio, “pensare al silenzio in quest’epoca” nella quale sembra non abbia valore. E ricorda che “i Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe di Nazaret”, non perché fosse taciturno, ma per “lasciare spazio alla presenza della Parola fatta carne, a Gesù”, come sottolinea anche sant’Agostino. Possiamo dire, aggiunge ancora Francesco uscendo dal discorso preparato, “che il ‘pappagallismo’, parlare come pappagalli, continuamente, diminuisce un po’”.

Recuperiamo la dimensione contemplativa della vita
Ma, prosegue Francesco “il silenzio di Giuseppe non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità”. E Gesù, nella casa del falegname di Nazaret, è cresciuto a questa “scuola”, cercando sempre “spazi di silenzio nelle sue giornate”, invitando i suoi discepoli a fare la stessa esperienza.

“Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull’esempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio”.

Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi.

Senza questo allenamento, il nostro parlare si ammala
Impariamo da San Giuseppe, è l’invito del Pontefice, “a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola, cioè Gesù: quella dello Spirito Santo che abita in noi e che porta Gesù”.

Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare. Esso, invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia.

Gesù: chi calunnia il prossimo è omicida
Se il Libro del Siracide ricorda che “ne uccide più la lingua che la spada”,  Gesù lo ha detto chiaramente, sottolinea Papa Francesco: “chi parla male del fratello e della sorella, chi calunnia il prossimo, è omicida”. E l’apostolo Giacomo, nella sua Lettera, sviluppa il tema del potere, positivo e negativo, della parola: “Dalla medesima bocca – scrive -escono benedizioni e maledizioni”.

“Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci”.

Non dico di cadere in un mutismo, no. Silenzio. Ma tante volte, ognuno di noi guardi dentro, tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra… sempre stiamo così. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità.

Giuseppe ha unito al silenzio l’azione
La profondità del cuore “cresce col silenzio, silenzio che non è mutismo – completa il discorso a braccio il Papa – ma che lasci spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo. Noi abbiamo paura dei momenti di silenzio, non abbiamo paura! Ci farà tanto bene”. E il beneficio del cuore che ne avremo, spiega, “guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte”. Infatti, conclude Francesco, Giuseppe ha unito al silenzio l’azione, “non ha parlato, ma ha fatto”, mettendo in pratica l’ammonimento di Gesù ai discepoli: “Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Il suo consiglio finale è “parlare giusto, mordersi un po’ la lingua che fa bene qualche volta, invece di dire stupidaggini”.

La preghiera: insegnaci a riscoprire le parole che edificano
In conclusione il Pontefice regala, come nelle precedenti catechesi sul patrono della Chiesa universale, una preghiera.

“San Giuseppe, uomo del silenzio, tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola, insegnaci a digiunare dalle parole vane, a riscoprire il valore delle parole che edificano, incoraggiano, consolano, sostengono. Fatti vicino a coloro che soffrono a causa delle parole che feriscono, come le calunnie e le maldicenze, e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti. Amen”.

La preghiera per le vittime dell’esplosione ad Haiti
Al termine dell’udienza, Papa Francesco ricorda la tragedia avvenuta ieri ad Haiti, causata dallo scoppio di un’autocisterna che trasportava carburante a Cap-Haitien. Circa 70 le vittime, tra cui numerosi bambini, e decine i feriti. “Povero Haiti – commenta – una dietro l’altra, è un popolo in sofferenza… Preghiamo per Haiti: è gente buona, gente brava, gente religiosa ma sta soffrendo tanto”. Francesco si dice “vicino agli abitanti di quella città e ai familiari delle vittime come pure ai feriti”, e invita i fedeli a unirsi “nella preghiera per questi nostri fratelli e sorelle così duramente provati”.

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A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale!

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale!
Nel 1934 il futuro Papa Benedetto XVI ha scritto una lettera a Gesù Bambino. Ecco che cosa gli ha chiesto!
Tratto da: ChurchPOP

A 7 Anni Joseph Ratzinger ha chiesto a Gesù 3 regali di Natale! dans Fede, morale e teologia joseph-ratzinger-benedict-xvii
HO | ERZBISTUM MUENCHEN UND FREISING | AFP

La lettera era così singolare che la sorella Maria aveva deciso di custodirla. È stata ritrovata durante i lavori di ristrutturazione della casa di Ratzinger a Pentling, in Baviera, oggi trasformata in un Museo. All’inaugurazione del Museo, Mons. Georg Gänswein aveva riferito che la scoperta della lettera “ha molto rallegrato il Papa e il suo contenuto lo ha fatto sorridere”.

“Caro Bambino Gesù, presto scenderai sulla terra. Porterai gioia ai bambini. Anche a me porterai gioia. Vorrei il Volks-Schott, un vestito per la messa verde e un Cuore di Gesù. Sarò sempre bravo. Cari saluti da Joseph Ratzinger”.

Quello che colpisce di più della lettera è che il piccolo Joseph non chiede giocattoli o dolci. Chiede lo Schott, ovvero uno dei primi libri di preghiere con il messale in lingua tedesca con testo a fronte in latino. Poi, chiede un paramento per celebrare la messa. Non c’è da stupirsi, perché i fratelli Ratzinger facevano spesso il “gioco del parroco”. “Si celebrava la messa, aveva raccontato il fratello Georg in una intervista ad Inside the Vatican, e avevamo delle casule fatte dalla sarta della mamma proprio per noi. E una volta a turno eravamo il ministrante o il chierichetto”. Infine, il piccolo Joseph chiede un “Cuore di Gesù”, ovvero una immagine del Sacro Cuore cui era molto devota tutta la famiglia.

Scritte su un unico foglio, (la famiglia Ratzinger non era ricca) ci sono le lettere degli altri fratelli. Georg, di dieci anni, voleva la partitura di una canzone. La passione per la musica lo portò poi a diventare direttore dei Domspatzen, il famoso coro dei bambini di Ratisbona. Inoltre desiderava una pianeta bianca, un altro paramento sacro, anche lui presumibilmente per giocare al “parroco”. Maria invece, di 13 anni, sognava un libro pieno di disegni.

Approfondimento:

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Chesterton e Il paradosso della grotta

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

Chesterton e Il paradosso della grotta
di Fabio Trevisan – L’Uomo Vivo
Tratto da: Radio Maria FB

Chesterton e Il paradosso della grotta dans Avvento Natale-con-Chesterton

A Natale si contempla il paradosso della grotta, ovvero di un Dio Signore dei Cieli e della Terra che si è fatto Uomo piccolo, nascosto e protetto nel grembo santissimo di Maria, senza guardie del corpo né sontuosi troni regali. Il pagliericcio pregno di umori animali fa da cuscino al suo capo sotto lo sguardo tenero e apprensivo di San Giuseppe: così indifeso, così incapace se non di piangere, è un Dio che si affida alle cure terrene dell’uomo come un qualsiasi bambino. Come ricorda suggestivamente Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) nel saggio L’Uomo eterno, il bambino Gesù riassume lo scherzo paradossale di un Dio le cui mani che avevano fatto il sole e le stelle erano troppo piccole per arrivare alle grosse teste degli animali (il bue e l’asinello nell’iconografia ideale del presepe). Come è potuto accadere questo ? Come questo mistero incarnato sia potuto passare attraverso un mirabile e santo Fiat di una Sua creatura? Difficile penetrare ed esaurire razionalmente questo potente mistero: la ragione, senza tuttavia smettere di argomentare, non può che farsi illuminare dalla luce della fede come una fiaccola in una caverna a Betlemme portata innanzi dagli umili pastori. Un Dio così umile, così infinitamente piccolo rivela in questo modo strabiliante la Sua grandezza e propone così, in questo modo apparentemente banale e semplicemente terreno, la Sua àncora di salvezza. Non è così naturale ed immediato, se non con l’avvento di Gesù, mettere in relazione Dio con un infante. Faceva notare ancora Chesterton che l’onnipotenza e l’impotenza, la divinità e l’infanzia, formano in definitiva una sorta di epigramma che un milione di ripetizioni non farà diventare banale. Non è sragionato chiamarlo unico. Betlemme è superlativamente il luogo in cui gli estremi si toccano.

Noi fedeli cristiani chiediamo a Natale di poter scorgere i tratti di questo Uomo chiamato Cristo e lo chiediamo alla Madre, a Maria con il beneplacito di Giuseppe suo sposo. Molti Santi più degnamente di noi lo hanno chiesto e qualcuno di loro è stato esaudito al punto che la premurosa Madre ha acconsentito di metterLo nelle loro braccia e di poterLo cullare e contemplare. Questo è potuto accadere poiché, citando ancora Chesterton, non potete visitare il figlio senza visitare la madre; non potete, nella comune vita umana, avvicinare il bambino senza avvicinare la madre. Dobbiamo o lasciare Cristo fuori del Natale, o il Natale fuori di Cristo, o dobbiamo ammettere che quelle sante teste son troppo vicine perché le aureole non debbano insieme confondersi e sovrapporre. Il centro della nostra attenzione, Gesù bambino, assume un angolo visivo più allargato che l’immaginazione cattolica ha colto in ogni particolare presepe: quel piccolo Essere divino nella culla ci fa abbracciare l’intera umanità dei poveri peccatori che implorano in adorazione il perdono e credono in quel potente paradosso avvenuto nella grotta. Possiamo e dobbiamo aggiungere qualcosa di autentico e di personale nella nostra rappresentazione sacra del presepe poiché noi tutti siamo chiamati a rendere presente quel Santo mistero nella nostra vita. Lo dobbiamo fare con solerzia e solenne tranquillità, consci che quella che sarà la nostra proiezione natalizia avrà una felice ripercussione, un riverbero del Bene che abbiamo ricevuto visitando quella povera stalla, stando davanti a quei piccoli piedi ed a quelle piccole mani che tanto hanno amato il Creato. Sarà un fantastico e prodigioso incanto che potrà liberare un mondo che si è costruito con l’illusione di poter fare a meno di Lui e che ne ha pagato le tristi conseguenze anche sociali. Gesù bambino, con la Sua divina umanità, ci sorprende ancora ed attende che noi umilmente ci prostriamo ai Suoi piedi per poter cogliere quel Suo Regale abbassamento, aprendoci così alla prospettiva di un vero mondo nuovo. Come espresse efficacemente lo scrittore londinese citato precedentemente: “Cristo non soltanto era nato allo stesso livello dell’umanità, ma anche più basso. Il primo atto del dramma divino non solo non fu recitato su nessun palco posto al di sopra degli spettatori, ma in un oscuro palco col sipario calato… nel Mistero di Betlemme era il cielo che stava sotto la terra”.

In questo straordinario mondo capovolto dove la prospettiva celeste si coglie abbassando umilmente lo sguardo, lo spettacolo della Sacra Famiglia non avviene sul palcoscenico mondano. I Santi Attori di questa Sacra Rappresentazione non si dispongono in alto, sopra i nostri occhi, come in una comune pièce teatrale, per ricevere il nostro plauso ammirato. Se ci sediamo, come a teatro, aspettando che il Miracolo di Betlemme venga rappresentato su un palcoscenico attendiamo invano come degli spettatori ingenui e sprovveduti. La nostra posizione e disposizione d’animo deve essere, come nella prospettiva cristiana del Natale, capovolta. Capovolta come Colui che ha voluto capovolgere il mondo, confondendo i sapienti che attendevano il trionfo del Re sul palcoscenico del mondo. Con lo scrittore di Beaconsfield possiamo ancora affermare il paradosso della caverna che, mentre ci suscita emozioni di una fanciullesca semplicità permette che i nostri pensieri possano abbracciare una complessità senza fine … Il Natale è diventato una cosa, in un certo senso, semplicissima ma, come tutte le verità della tradizione cristiana esso è, in un altro senso, una cosa assai complessa. La sua unica nota è che esso tocca simultaneamente molte note: umiltà, gaiezza, gratitudine, paura mistica, e anche attesa drammatica … C’è in questa divinità sotterranea come un’idea di minare il mondo; c’è in questa strana storia come l’erompere del cielo: d’ora innanzi le idee più alte non potranno agire che dal basso. Apprestiamoci ad assaporare il lieto annuncio facendoci sorprendere come i bambini, lasciandoci confondere dal paradosso della grotta in cui il Re divino ha scelto liberamente di presentarsi al mondo nascondendosi: nascondendosi nelle pieghe delle vesti della Madre, nel mantello del Suo Custode San Giuseppe. Invano sarebbe attenderLo in altro modo, invano sarebbe cercarLo, come nel teatro mondano, su palcoscenici umani dove sarebbe impossibile trovarLo. Il cristiano che, come i pastori o i Magi, cerca qualcosa a Betlemme non dimentica mai che sta combattendo. Proclama la pace in terra, ma giammai dimentica perché ci fu guerra in cielo.

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L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità

Posté par atempodiblog le 10 décembre 2021

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità
Tutti gli uomini vengono nel mondo con il peccato originale. Anche Maria, essendo della stirpe umana, avrebbe dovuto contrarre il peccato originale, ma essendo chiamata a diventare la Madre di Gesù, per singolare dono a lei concesso, la Santissima Trinità, in previsione dei meriti del Figlio Redentore, fin dal primo istante del suo concepimento la preservò dalla colpa originale.
di padre Francesco Bamonte dei Servi del Cuore Immacolato di Maria

L’Immacolata, riflesso ineffabile della bellezza della Santissima Trinità dans Avvento Immacolata-Concezione

La Vergine Maria si è trovata Immacolata, esclusivamente per bontà e misericordia di Dio. È un favore divino assolutamente gratuito. La parola Immacolata deriva dal latino e vuol dire “non macchiata”. La Madonna, sin dal primo istante della sua esistenza e durante tutta la sua vita terrena, fu bellissima, perché senza quella “macchia” che deturpa e cancella la bellezza dell’anima che è il peccato originale.

Nell’Immacolata Concezione di Maria si contempla la massima partecipazione della bellezza di Dio-Trinità, mai manifestatasi in una creatura umana. Ella «porta in sé, come nessun altro tra gli esseri umani, quella gloria della grazia che il Padre ci ha dato nel suo Figlio diletto, e questa grazia determina la straordinaria grandezza e bellezza di tutto il suo essere» (San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater). Maria, Figlia del Padre, Madre del Figlio e Tempio dello Spirito Santo, è di una bellezza inenarrabile, tanto che, coloro che hanno avuto la grazia speciale di vederla già su questa terra, non hanno trovato le parole adeguate per esprimere tale esperienza.

La bellezza ineffabile dell’Immacolata è in netto contrasto ed opposizione con la bruttezza indicibile di Satana, che prima della sua caduta rovinosa era — tra angeli creati da Dio — il più bello, splendente e luminoso. Infatuatosi di sé stesso, ha preteso di essere come Dio, ma contro Dio. Separandosi, pertanto, da Dio con la ribellione e il peccato, si separò anche dalla bellezza che è Dio-Trinità. Perse tutto il suo affascinante splendore tramutandosi nell’essere malvagio, mostruoso e ripugnante per eccellenza, che manifesta in sé il massimo dell’orrore al quale sia giunta una creatura che si è distaccata dal Creatore.  E la stessa metamorfosi avvenne negli angeli che lo seguirono nell’opposizione radicale a Dio, costituendo con lui il mondo demoniaco. La Madonna è l’unica creatura umana che è sfuggita completamente al potere di Satana; l’unica sulla quale egli non ha mai potuto esercitare il suo diritto di conquista; l’unica che per la sua Immacolata Concezione e per la sua continua cooperazione con la grazia divina lo ha vinto in maniera totale, sia nel momento del suo concepimento, sia durante tutta la sua vita terrena. Ben si può affermare che Maria è la Vergine potente contro il “male”, perché il “male” è del tutto escluso da lei, ed è questo che la rende totalmente bella. Contemplando con gli occhi delle fede la Madonna, la sua bellezza ci affascina e risveglia nei nostri cuori il desiderio di conseguire la Bellezza originale che è la Trinità stessa, fonte perenne di ogni bellezza.  Gesù è il “Nuovo Adamo”, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 45, 3). Grazie alla Sua Redenzione, l’umanità, in Lui ricreata, può ritornare a portare impressa in sé la bellezza perduta. La bellezza della Madonna, che le ha comunicato lo Spirito Santo, promana e riconduce alla stessa bellezza di Gesù suo Figlio e, per mezzo di Lui, alla bellezza originaria: quella dell’Eterno Padre.

Il famoso scrittore russo Dostoevskj affermò: «La bellezza salverà il mondo». E poi specificò: «È bene intendersi: quale bellezza salverà il mondo? Salverà il mondo solo la bellezza redenta: quella che sorge da Dio».

Nella misura in cui faremo entrare in noi stessi la bellezza di Dio riflessa in Maria (e coopereremo a farla entrare negli altri e mediante gli altri nella società, nelle strutture, nella cultura, nell’arte, nella musica, nella scuola, nei mass-media, ecc.), libereremo il mondo dal dominio di Satana e del suo ripugnante regno. Se vogliamo, dunque, essere restauratori della bellezza di Dio nel mondo, doniamoci totalmente all’Immacolata, per essere riflesso della bellezza di Dio in lei e cooperatori con lei nel riportare la bellezza di Dio là dove essa è stata deturpata o cancellata.

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Il monaco cieco e paralizzato che inventò il Salve Regina

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2021

Il monaco cieco e paralizzato che inventò il Salve Regina
Fonte: ChurchPOP
Tratto da: Radio Maria FB

Il monaco cieco e paralizzato che inventò il Salve Regina dans Articoli di Giornali e News monaco

Dio di solito usa strumenti fragili per ottenere un bene superiore. Questo fu il caso del Beato Ermanno von Reichenau.

Hermann nacque affetto dalla palatoschisi, paralisi cerebrale e spina bifida. La sua infanzia è stata estremamente difficile, ma i suoi genitori hanno sempre voluto il meglio per lui. All’età di sette anni, lo collocarono in un monastero benedettino, dove sarebbe stato educato e cresciuto.

Hermann poi crebbe nel monastero e rapidamente scoprì che sebbene il suo corpo fosse paralizzato, la sua mente funzionava molto meglio. Divenne uno studioso di astronomia, teologia, matematica, storia e poesia. Era anche un maestro di lingue e parlava arabo, greco e latino.

Ma era ancor più notevole nella sua disposizione gentile e nella sua vita interiore devota. Aveva una grande gioia e, nonostante i suoi difetti fisici, sorrideva sempre.

Più tardi divenne cieco. Questo è stato il momento in cui iniziò a comporre. La sua mente e il suo cuore ardevano dell’amore di Dio, che lo ha ispirato a creare alcuni tra i più noti inni e preghiere di tutti i tempi.

In particolare, Hermann ha composto la sempre popolare Salve Regina e l’Alma Redemptoris Mater (Amorevole Madre del Redentore). Entrambe le troviamo nella Liturgia delle Ore della Chiesa. Il Salve Regina, in particolare, è una delle più note preghiere mariane della Chiesa cattolica.

Qui la trovate in latino:

Salve, Regina, mater misericordiae!
Vita, dulcedo et spes nostra, salve!
Ad te clamamus, exsules filii Evae.
Ad te suspiramus, gementes et flentes
in hac lacrimarum valle.
Eia, ergo, advocata nostra,
illos tuos misericordes oculos
ad nos converte.
Et Iesum, benedictum fructum ventris tui,
nobis post hoc exsilium ostende.
O clemens! O pia! O dulcis Virgo Maria.
Ora pro nobis, Sancta Dei Genetrix,
ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Amen.

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Il potere di Maria risplenderà particolarmente negli ultimi tempi

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2021

Il potere di Maria risplenderà particolarmente negli ultimi tempi dans Avvento Maria-Immacolata

Dio non soltanto pose inimicizia, ma inimicizie, non solo tra Maria e il demonio, ma tra la stirpe della santa Vergine e la stirpe del demonio; cioè Dio pose inimicizie, antipatie e odi segreti tra i veri figli e servi della santa Vergine e i figli e schiavi del diavolo; essi non si amano scambievolmente, né hanno corrispondenza interiore gli uni con gli altri. I figli di Belial, gli schiavi di Satana, gli amici del mondo (perché è la stessa cosa), hanno sempre perseguitato finora e perseguiteranno più che mai quelli che appartengono alla santissima Vergine, come già Caino perseguitò suo fratello Abele, ed Esaù suo fratello Giacobbe, che sono le figure dei reprobi e dei predestinati.

Ma l’umile Maria avrà sempre vittoria sopra questo superbo, e così grande da giungere fino a schiacciargli la testa ove risiede la sua superbia; scoprirà sempre la sua malizia di serpente; sventerà i suoi piani infernali, dissiperà i suoi consigli diabolici e difenderà fino alla fine del mondo i suoi servi fedeli dai suoi crudeli artigli.

Ma il potere di Maria su tutti i diavoli risplenderà particolarmente negli ultimi tempi, quando Satana tenderà insidie al suo calcagno, cioè ai suoi umili schiavi e ai suoi figli poveri che ella susciterà per fargli guerra. Saranno piccoli e poveri agli occhi del mondo, e bassi davanti a tutti come il calcagno, calpestati e perseguitati come lo è il calcagno rispetto alle altre membra del corpo; ma, in cambio, saranno ricchi della grazia di Dio, che Maria distribuirà loro abbondantemente; grandi ed elevati in santità davanti a Dio, superiori a ogni creatura per il loro zelo ardente, e così fortemente sostenuti dall’aiuto divino, che con l’umiltà del loro calcagno, in unione con Maria, schiacceranno la testa del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo.

Dal ‘Trattato della vera devozione alla santa Vergine’ di  San Luigi Maria Grignion de Montfort

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O Maria! Capolavoro dell’Altissimo!

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2021

O Maria! Capolavoro dell’Altissimo! dans Avvento Maria-Immacolata-Madre-di-Dio

O Maria! Capolavoro dell’Altissimo,

miracolo della Sapienza increata,

prodigio dell’onnipotenza, abisso di grazia!

Riconosco con tutti i santi che soltanto chi ti ha creata

può capire l’altezza, la larghezza

e la profondità delle grazie che t’ha fatto.

Da: ‘L’amore dell’eterna Sapienza’ di San Luigi Maria Grignion de Montfort

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Santo Natale/ L’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori

Posté par atempodiblog le 7 décembre 2021

Santo Natale/ L’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori dans Citazioni, frasi e pensieri santo-Natale

Il documento dell’Unione europea sul Natale… è un anacronismo questo. Nella storia tanti, tante dittature, hanno cercato di farla. Pensa a Napoleone: da lì… Pensa alla dittatura nazista, quella comunista… è una moda di una laicità annacquata, acqua distillata… Ma questa è una cosa che non funzionò durante la storia. Ma questo mi fa pensare a una cosa, parlando dell’Unione europea, che credo sia necessaria: l’Unione europea deve prendere in mano gli ideali dei Padri fondatori, che erano ideali di unità, di grandezza, e stare attenta a non fare strada a delle colonizzazioni ideologiche. Questo potrebbe arrivare a dividere i Paesi e a (far) fallire l’Unione europea. L’Unione europea deve rispettare ogni Paese come è strutturato dentro.

La varietà dei Paesi, e non volere uniformare. Io credo che non lo farà, non era sua intenzione, ma stare attenta, perché delle volte vengono, e buttano lì progetti come questo e non sanno cosa fare, non so mi viene in mente… No, ogni Paese ha la propria peculiarità, ma ogni Paese è aperto agli altri. Unione europea: sovranità sua, sovranità dei fratelli in una unità che rispetta la singolarità di ogni Paese. E stare attenti a non essere veicoli di colonizzazioni ideologiche. Per questo, quello del Natale è un anacronismo.

Papa Francesco

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Verso una convivenza più umana

Posté par atempodiblog le 7 décembre 2021

Verso una convivenza più umana dans Citazioni, frasi e pensieri Mondo

Il Signore Gesù ci viene incontro con il volto del fratello emarginato e scartato, del migrante disprezzato, respinto, ingabbiato, ma anche del migrante che è in viaggio verso una speranza, verso una convivenza più umana.

Papa Francesco

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Come le vetrate di una cattedrale

Posté par atempodiblog le 5 décembre 2021

Lo splendore interiore della Chiesa al centro della prima predica d’Avvento
Come le vetrate di una cattedrale
de L’Osservatore Romano

Come le vetrate di una cattedrale dans Articoli di Giornali e News Rosone-interno-Notre-Dame-de-Paris

«Quando venne la pienezza del tempo Dio mandò suo figlio». È tratto dalla Lettera ai Galati (4, 4) il tema generale delle meditazioni che il predicatore della Casa Pontificia, il cardinale cappuccino Raniero Cantalamessa, tiene oggi, 3 dicembre, e nei venerdì delle prossime due settimane di Avvento nell’Aula Paolo vi, per consentire il rispetto delle norme di distanziamento tra i partecipanti. Nel secondo venerdì, il 10 dicembre, e nel  terzo, il 17 dicembre, è prevista la presenza di Papa Francesco, in questi giorni a Cipro e in Grecia per il suo 35° viaggio internazionale.  Alle prediche sono invitati i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i prelati della Famiglia pontificia, i dipendenti della Curia romana e del vicariato di Roma, i superiori generali o i procuratori degli ordini religiosi facenti parte della Cappella pontificia.

Mettere in luce «lo splendore interiore della Chiesa e della vita cristiana». È questo l’obiettivo delle riflessioni che il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, propone quest’anno per il periodo di Avvento. A spiegarlo è stato lo stesso porporato, che stamane, venerdì 3 dicembre, ha tenuto la prima predica, nell’Aula Paolo VI . Il tema scelto per la meditazione è stato ispirato al brano paolino tratto dalla Lettera ai Galati (4, 4-7): «Dio mandò suo Figlio perché ricevessimo l’adozione a figli».

Il frate cappuccino ha posto all’attenzione degli ascoltatori un pericolo sempre presente, quello cioè di vivere come se la Chiesa fosse soltanto «scandali, controversie, scontro di personalità, pettegolezzi o al massimo qualche benemerenza nel campo sociale»: come se fosse, in sostanza, «cosa di uomini come tutto il resto nel corso della storia».

«Quello che mi propongo — ha invece sottolineato — è di mettere in luce lo splendore interiore della Chiesa e della vita cristiana». Una scelta che non nasce dalla volontà di «chiudere gli occhi sulla realtà dei fatti» o di «sottrarci alle nostre responsabilità», ma dal desiderio di affrontarle «nella prospettiva giusta» senza «lasciarci schiacciare da esse». Infatti, ha spiegato, non «possiamo chiedere ai giornalisti e ai media di tenere conto di come la Chiesa interpreta se stessa»; ma la cosa più grave sarebbe se anche gli «uomini di Chiesa e ministri del Vangelo» finissero per perdere di vista «il mistero» che la abita e si rassegnassero «a giocare sempre fuori casa, in trasferta e sulla difensiva».

Il predicatore ha invitato a guardare la Chiesa dal punto di vista più corretto, paragonandola alle «vetrate di una cattedrale». Se si guardano dall’esterno, non si vedono che pezzi di vetro scuro tenuti insieme da strisce di piombo altrettanto scure. «Ma se si entra dentro e si guardano quelle stesse vetrate contro luce — ha esclamato — che splendore di colori, di storie e di significati davanti ai nostri occhi!» Ecco allora la determinazione a guardare la Chiesa «da dentro, nel senso più forte della parola, alla luce del mistero di cui è portatrice».

Il cardinale ha poi fatto riferimento alla paternità di Dio, che «è al cuore stesso della predicazione di Gesù». Anche nell’Antico Testamento Dio «è visto come padre»; ma la novità è che ora non è più soltanto «padre del suo popolo Israele» ma «di ogni essere umano, giusto o peccatore che sia: in senso dunque individuale e personale». Egli si preoccupa di «ognuno come fosse l’unico; di ognuno conosce i bisogni, i pensieri e conta persino i capelli del capo».

Cantalamessa ha quindi messo in guardia dalla tentazione di seguire ancora l’errore della teologia liberale, del XIX e del XX secolo, soprattutto del suo più illustre rappresentate, Adolf von Harnack: errore consistito nel «fare di questa paternità l’essenza del Vangelo, prescindendo dalla divinità di Cristo e dal mistero pasquale». Un altro sbaglio, provocato dall’eresia di Marcione nel II secolo e «mai del tutto superato», è quello di vedere nel Dio dell’Antico Testamento un «Dio giusto, santo, potente e tonante, e nel Dio di Gesú Cristo, un Dio papà tenero, affabile e misericordioso».

La novità di Cristo non consiste in questo, ha rimarcato il porporato. Consiste piuttosto nel fatto che «Dio, rimanendo quello che era nell’Antico Testamento e cioè tre volte santo, giusto e onnipotente, viene ora dato a noi come papà!». È questa l’immagine «fissata da Gesù all’inizio del Padre Nostro e che contiene in nuce tutto il resto». Si prega, infatti, dicendo «Padre nostro che sei nei cieli», cioè che sei «altissimo, trascendente, che disti da noi quanto il cielo dalla terra»; ma si dice «Padre nostro», anzi nell’originale «Abba!», qualcosa di simile al nostro papà, padre mio.

È anche l’immagine di Dio che la Chiesa ha posto all’inizio del suo credo. «Credo in Dio, Padre onnipotente»: padre, ma «onnipotente; onnipotente, ma padre». È questo, del resto, ciò di cui «ogni figlio ha bisogno: di avere un padre che si china su di lui, che sia tenero, con cui può giocare, ma che sia, al tempo stesso, forte e sicuro per proteggerlo, infondergli coraggio e libertà».

Il cardinale ha anche attirato l’attenzione su un pericolo «mortale», cioè dare per «scontate le cose più sublimi della nostra fede, compresa quella di essere nientemeno che figli di Dio, del creatore dell’universo, dell’onnipotente, dell’eterno, del datore della vita». Occorre «passare dalla fede allo stupore», addirittura, «dalla fede all’incredulità». Una incredulità «tutta speciale: quella di chi crede, senza potersi capacitare di quello che crede», tanto gli sembra cosa enorme, «incredibile».

Essere figli di Dio comporta infatti «una conseguenza che si osa appena formulare, tanto essa è da capogiro». Grazie ad essa, «il divario ontologico che separa Dio dall’uomo è minore del divario ontologico che separa l’uomo dal resto del creato», perché «per grazia noi diventiamo “partecipi della natura divina” (2 Pt 1, 4)».

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