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Andrea Belotti sempre di più nella storia del Torino e della Serie A

Posté par atempodiblog le 30 octobre 2021

Andrea Belotti sempre di più nella storia del Torino e della Serie A: raggiunge un nuovo prestigiosissimo traguardo
di Gianluca Di Marzio – gianlucadimarzio.com

Andrea Belotti sempre di più nella storia del Torino e della Serie A dans Articoli di Giornali e News 100

Sempre più nella storia. Andrea Belotti, subentrato al 53’ del match ad Antonio Sanabria, ha segnato allo scadere la rete del definitivo 3-0 alla Sampdoria.

100 gol in Serie A
Alla 254esima presenza totale nel massimo campionato italiano, il Gallo raggiunge un traguardo non semplice da raggiungere, per nessuno: sono 100 i gol totali segnati in Serie A.

“Quando ho preso il palo prima della marcatura ho pensato che la sfortuna ci aveva messo lo zampino, ma per fortuna il gol è arrivato poco dopo”, ha detto Belotti alla fine della gara ai microfoni di Dazn, scherzando.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Anche quest’anno estese a tutto novembre le indulgenze per i defunti

Posté par atempodiblog le 29 octobre 2021

Anche quest’anno estese a tutto novembre le indulgenze per i defunti
A causa del perdurare della pandemia e delle misure di contenimento, la Penitenzieria Apostolica viene incontro alle richieste avanzate da numerosi vescovi emanando un Decreto in cui si annuncia la proroga delle indulgenze plenarie in modo analogo al 2020
di Adriana Masotti – Vatican News

Anche quest'anno estese a tutto novembre le indulgenze per i defunti dans Articoli di Giornali e News Festa-dei-Santi-e-dei-fedeli-defunti

Un Decreto della Penitenzieria Apostolica, pubblicato oggi, stabilisce la possibilità anche quest’anno di ottenere le Indulgenze plenarie per i defunti per tutto il mese di novembre. Nel testo si legge che la decisione è stata presa dopo aver ascoltato “le varie suppliche recentemente pervenute da diversi Sacri Pastori della Chiesa, a causa dello stato di perdurante pandemia”. La Penitenzieria Apostolica, dunque, “conferma ed estende per l’intero mese di novembre 2021 tutti i benefici spirituali già concessi il 22 ottobre 2020”, attraverso un analogo Decreto col quale, sempre a causa del Covid-19, le Indulgenze plenarie per i fedeli defunti venivano prorogate per tutto il mese di novembre 2020.

L’opportunità spirituale offerta dalla proroga
Il testo prosegue illustrando i benefici della proroga: “Dalla rinnovata generosità della Chiesa  si legge  i fedeli attingeranno certamente pii propositi e vigore spirituale per indirizzare la propria vita secondo la legge evangelica, in filiale comunione e devozione verso il Sommo Pontefice, visibile fondamento e Pastore della Chiesa Cattolica”.

Il cardinale Piacenza: una devozione molto sentita
Il presente Decreto, così come quello emesso l’anno scorso, in piena pandemia, vuol venire incontro alla necessità ancora viva di evitare assembramenti causa potenziale di diffusione del Covid-19 che, anche se in diversa misura, colpisce ancora la popolazione mondiale. In un’intervista a Vatican News, dello scorso 23 ottobre, il Penitenziere Maggiore cardinale Mauro Piacenza, spiegava che “la consuetudine codificata è quella dell’indulgenza plenaria in ogni giorno dell’ottavario dall’1 all’8 novembre per tutti quelli che visitano i cimiteri pregando per i defunti, e il 2 novembre, nello specifico, la visita ad una chiesa o ad un oratorio recitando il Pater e il Credo. Questo è lo standard”. Si tratta di una forma di devozione molto sentita, proseguiva il cardinale Piacenza, che si esprime nel partecipare alla Messa e nella visita ai cimiteri, per questo, perché le persone possano diluire le visite senza creare resse, “si è pensato di diluire nel tempo la possibilità di fruire delle indulgenze e così per tutto novembre si potrà acquisire ciò che era previsto per i primi 8 giorni di novembre”.

Ravvivare la fede nella vita eterna
Riguardo poi al legame tra la solennità di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti il Penitenziere Maggiore ricordava che: “Siamo chiamati in questi giorni a ravvivare la nostra certezza nella gloria e nella beatitudine eterna” e raccomandava: “chiediamo con umiltà e fiducia il perdono per quanti ci hanno lasciati, per le loro piccole o grandi mancanze, loro che comunque sono già salvati nell’amore di Dio, e rinnoviamo il nostro impegno di fede”.

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Anime del Purgatorio…

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Anime del Purgatorio... dans Citazioni, frasi e pensieri san-padre-pio

Anime sante, anime del Purgatorio, pregate Iddio per me, ch’io Lo pregherò per voi, affinché vi doni presto la gloria del Paradiso”.

di San Pio da Pietrelcina

Divisore dans San Francesco di Sales

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Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù”

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2021

Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù”
Scrittore fecondo e molto devoto dell’Eucaristia, Antonio Maria Claret vedeva in Cristo un Amico, seppur divino. Nel suo dialogo “mistico” intitolato Quindici minuti con Gesù, emerge, in 11 domande, la grande confidenza del santo con il Signore e la fiducia nella Sua onnipotenza.
di Antonio Tarallo – La nuova Bussola Quotidiana

Sant’Antonio Maria Claret e i “Quindici minuti con Gesù” dans Antonio Tarallo Sant-Antonio-Maria-Claret

“Spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima gigante; modesto nell’apparenza, ma capacissimo d’imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell’austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio”. Sono parole di Pio XII al momento della canonizzazione, nel maggio 1950, di Antonio Maria Claret.

Come si comprende dalle parole di Pio XII, Antonio Maria Claret è un personaggio difficile da descrivere perché ha toccato, nella sua ricca vita sacerdotale, una molteplicità di aspetti che ne fanno un monumento della storia della Chiesa. Scrittore fecondo, mistico, devotissimo dell’Eucaristia e apostolo del Cuore di Maria.

Nell’Eucarestia sant’Antonio Maria Claret trova una culla dei suoi pensieri, delle sue preghiere, del suo sentimento verso i poveri e i sofferenti. La preghiera, mirabile strumento di dialogo continuo con Dio. Preghiera e scrittura, vivacità di pensiero e di azione. In lui si fondono i due elementi in un equilibrio del tutto particolare. L’azione è per lui delineata, soprattutto, in una parola: carità. Una carità del tutto paolina. Basterebbe ricordare il suo stemma episcopale che reca la frase “L’amore del Cristo ci spinge”, tratta dalla Seconda Lettera ai Corinti. Questa è la sintesi estrema della sua spiritualità profondamente apostolica. Lo scriverà bene nella sua Autobiografia: “Lo dico e lo ripeto: la virtù di cui ha maggiormente bisogno il missionario è l’amore. Il missionario deve amare Dio, Gesù Cristo, la Madonna e i fratelli. Mancando di amore, egli vanifica tutte le sue qualità; ma se l’amore informa la sua vita, il missionario ha tutto”. Dunque, al Cristo povero, mansueto e umile di cuore, saranno rivolti i suoi pensieri.

Chi vedeva in Cristo, sant’Antonio Maria Claret? Chi era, per lui, il Figlio dell’Uomo? Alla domanda si potrebbe rispondere con un solo termine, profondo, che reca in sé una diversità di sentimenti di non poco conto: Cristo è, per il santo, un Amico. Con la “A” maiuscola, s’intende. Con Lui parla, con Lui prega, con Lui si interroga e Lo interroga sulla sua missione apostolica. È bello questo rapporto perché rende Cristo – seppur Re dei re, seppur di natura divina, come direbbe sempre il suo amato Paolo di Tarso – profondamente umano. E, allora, leggere la sua preghiera-dialogo dal titolo Quindici minuti con Cristo non ci scandalizza per la sua confidenzialità con il Re Gesù.

Il tono che usa il santo per scrivere questo dialogo “mistico” (così potrebbe essere definito) ci dà l’indice dell’intero testo. Già l’incipit ci dice tutto: “Non è necessario, figlio mio, sapere molto per farmi piacere. Basta che tu abbia fede e che ami con fervore. Se vuoi farmi piacere ancora di più, confida in me di più, se vuoi farmi piacere immensamente, confida in me immensamente. Allora parlami come parleresti con il più intimo dei tuoi amici, come parleresti con tua madre o tuo fratello”. Ciò che Gesù chiede è semplice: amarlo. E avere fede in Lui. Come è possibile notare, il tema dell’Amore ritorna in questo scritto così profondo, ma di una semplicità assoluta, disarmante. Ricambiare Cristo con l’Amore per ciò che ci dona – che poi non può che non essere Amore – è fondamentale per instaurare un rapporto dialogico con Lui. Questo ci insegna sant’Antonio Maria Claret.

Il testo è suddiviso in undici domande che Cristo pone al fedele in preghiera. È un fedele che non appartiene solo al tempo di ieri, ma anche a quello di oggi. Ma non solo. Il tempo non è definito, perché potrebbe essere benissimo il fedele di domani. Cristo è padrone del tempo, quindi, qualsiasi persona può ritrovarsi in quelle domande che Gesù pone in grande semplicità. Sono domande che stanno ad indicare la sua attenzione per ogni nostra necessità o richiesta. È possibile suddividere questo libretto in undici paragrafi, corrispondenti alle undici domande che Gesù pone: “Vuoi farmi la supplica in favore di qualcuno? E per te hai bisogno di qualche cosa? Per te hai bisogno di qualche grazia? E per oggi che ti occorre? Hai adesso fra le mani qualche progetto? Cosa posso fare per i tuoi amici? E per i tuoi genitori? C’è qualche familiare che ha bisogno di qualche favore? E per me? Sei forse triste o di malumore? Vuoi raccontarmi di qualche gioia?”.

Sono domande di un amico sincero che ascolta chi gli si pone davanti con cuore altrettanto sincero. Il dialogo – in cui le risposte sono silenti nel nostro animo – è schietto e anche molto pragmatico, se vogliamo. Cristo ci pone domande ben specifiche. E aspetta da noi una risposta precisa. Ma soprattutto ci chiede di parlare a Lui, come se il dialogo fosse tra il più intimo dei nostri amici, con nostra madre o con nostro fratello. E dopo aver parlato con Lui, allora è possibile “ritornare alle proprie occupazioni”. Il congedo di Cristo che sant’Antonio Maria Claret descrive è sublime: “Ma non dimenticare questi quindici minuti di gradevole conversazione che abbiamo avuto qui nella solitudine del santuario. Conserva più che puoi il silenzio, la modestia e la carità con il prossimo. Ama mia Madre, che è anche Madre tua. Ricorda che essere buon devoto della Vergine Maria è segno di sicura salvezza”.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Segreto, psicologo e assoluzione: 3 consigli per una corretta Confessione

Posté par atempodiblog le 16 octobre 2021

Segreto, psicologo e assoluzione: 3 consigli per una corretta Confessione
I suggerimenti del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa rilanciano un sacramento a volte bistrattato dagli stessi religiosi che lo praticano
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Segreto, psicologo e assoluzione: 3 consigli per una corretta Confessione dans Cardinale Mauro Piacenza Sacramento-confessione-Sigillo-scaramentale

Mai violare il segreto della confessione, mai confondere questo sacramento con consigli degni di uno psicologo, e sopratutto mai negare l’assoluzione, a patto che il penitente rifletta sul suo agire.

Sono i tre suggerimenti del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa, per un’efficace sacramento della Confessione. Il cardinale ne ha parlato con Angela Ambrogetti di Aci Stampa (15 ottobre).

Il peccatore incontra il Padre Misericordioso
«La natura del sacramento della Riconciliazione – spiega il cardinale Piacenza – consiste nell’incontro personale del peccatore con il Padre Misericordioso. L’oggetto del sacramento è il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio e con la Chiesa e la restituzione della dignità filiale in forza della redenzione operata da Gesù Cristo. L’insegnamento della Chiesa circa la Confessione è sinteticamente presentato nel Catechismo della Chiesa Cattolica che, al n. 1422 riprende il n. 11 della Lumen Gentium del Vaticano II e dal canone 959 del Codice di Diritto Canonico».

Nessuna confusione
Il cardinale Piacenza premette che la confessione non ha nulla a che vedere con una seduta dallo psicologo. «E’essenziale sottolineare che il sacramento della Riconciliazione. Essendo un atto di culto, non può e non deve essere confuso con una seduta psicologica o una forma di counselling. In quanto atto sacramentale, tale sacramento deve essere tutelato in nome della libertà di religione e ogni ingerenza deve essere ritenuta illegittima e lesiva dei diritti della coscienza».

Il segreto della Confessione
Per essere tutelato, il sacramento deve muoversi intorno ad un “patto segreto” tra il confessore e il confessato.

«Tutto quanto detto in confessione – afferma Penitenziere Maggiore – cioè dal momento in cui ha inizio questo atto di culto con il segno della croce e il momento in cui termina o con la assoluzione, o con la assoluzione negata, è sotto sigillo assolutamente inviolabile. Tutte le informazioni riferite in confessione sono “sigillate” perché date a Dio solo, per cui non sono nella disponibilità del sacerdote confessore (cf canoni 983-984 CIC; 733-734 CCEO). Anche nel caso specifico in cui, durante la confessione, per esempio un minore riveli di aver subito abusi, il colloquio deve rimanere, per sua natura, sempre e comunque sigillato. Ciò non toglie che il confessore  raccomandi vivamente al minore stesso di denunciare l’abuso ai genitori, agli educatori, alla polizia».

L’assoluzione a patto che…
L’assoluzione, prosegue il cardinale Piacenza, non va negata. Ci sono però alcuni aspetti da considerare.

«Se il confessore non ha alcun dubbio sulle disposizioni del penitente e questi chiede la assoluzione – dichiara il cardinale ad Aci Stampa – essa non può essere negata né differita (cf can. 980). Esiste certamente il dovere di riparare ad una ingiustizia perpetrata e di impegnarsi sinceramente ad evitae che l’abuso si ripeta, ricorrendo, se necessario, ad un aiuto competente. Ma questi doveri gravi legati al percorso di conversione non comportano la autodenuncia. Il confessore dovrà comunque invitare il penitente ad una riflessione più profonda e a valutare le conseguenze del suo agire, soprattutto quando un’altra persona sia stata sospettata o condannata ingiustamente».

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L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi: ecco quando i cattolici in politica fanno danni

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2021

Scuola di dottrina sociale
L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi: ecco quando i cattolici in politica fanno danni
La fede cattolica è solo utile o anche indispensabile in politica? Qual è la differenza tra “cattolici politici” e “politici cattolici”? Su queste e altre distinzioni essenziali si è basata la Lezione tenuta ieri dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, per l’inaugurazione della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa dedicata a «Ricominciare dalla politica, ricominciare dal basso» (iscrizioni ancora aperte), organizzata dalla Bussola insieme all’Osservatorio Van Thuan.
di Stefano Fontana – La nuova Bussola Quotidiana

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«I cattolici in politica hanno fatto molti danni. Lo dico senza sentimenti di giudizio sulle persone e anche senza sottovalutare l’impegno di tanti. Se andiamo a vedere le leggi approvate nel nostro Paese in questi ultimi cinque anni si rimane sbalorditi nel constatare che sono state tutte votate – a parte qualche esempio singolare – anche dai cosiddetti cattolici deputati». È questo uno dei passaggi più “caldi” della Lezione tenuta dall’arcivescovo Giampaolo Crepaldi ieri sera, giovedì 14 ottobre, all’inaugurazione della Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa dedicata a «Ricominciare dalla politica, ricominciare dal basso». La Scuola, a cui ci si può ancora iscrivere (vedi QUI), farà proposte di contenuto e di metodo per ripartire dopo la morte dichiarata della politica cattolica a cui appunto la diagnosi del vescovo si riferisce.

Monsignor Crepaldi ha ripreso e sviluppato una distinzione storica, quella tra “politici cattolici” e “cattolici politici”. I primi stabiliscono un legame essenziale tra la loro fede e la politica, i secondi solo un legame accidentale. Ecco allora la conseguenza: «I cattolici politici non si riconoscono più dalle loro scelte, militano in tutti i partiti a riprova che il rapporto tra la politica e la loro fede religiosa è accidentale, nei consigli locali o in parlamento votano a completa loro discrezione ogni legge, anche quelle maggiormente lesive della dignità della persona umana e dell’etica naturale. Il processo di laicizzazione del loro operato è sempre più radicale e tra le due parole “cattolico” e “politico” si apre un divario sempre più accentuato, sicché viene perduta la coerenza tra fede e vita politica».

Certo, la triste situazione di oggi non dipende solo dai “politici”, ma anche dalla Chiesa che sembra non formare più alla vera politica secondo le indicazioni della Dottrina sociale della Chiesa. Interessante questo passaggio della Lezione di Crepaldi: «Nelle parrocchie e nelle diocesi si segue il doppio principio: tutti dentro e nello stesso tempo tutti fuori. Tutti dentro perché nella comunità cattolica sono ospitate tutte le posizioni politiche, ma anche tutti fuori perché la comunità non fornisce chiari criteri di valutazione e di giudizio e mette tutti sullo stesso piano, praticando una indifferenza alla politica. Le nostre comunità cattoliche oggi – ha concluso il vescovo – si mostrano molto “impolitiche” (non parlano mai di politica, la lasciano fuori della porta), ma anche questa è una maniera per fare politica perché diventa lecito militare dappertutto».

Secondo il vescovo, il problema di fondo è se la fede cattolica sia solo utile o anche indispensabile per una buona vita della comunità politica. Se è solo utile, allora il ruolo dei cattolici e della Chiesa sarà di esprimere nella pubblica piazza una delle tante opinioni. Ma per mons. Crepaldi «il cristianesimo non è da considerarsi solo una delle tante opinioni presenti nel pubblico dibattito e utili allo stesso, ma porta con sé una pretesa di verità di fondamentale importanza per la politica, una verità che non impedisce alla politica di essere autonomamente se stessa, ma la toglie dal pericolo di essere indipendente, ossia di pretendere una autonomia illegittima».

Questa idea, secondo cui il cristianesimo è indispensabile e non solo utile, oggi è combattuta fuori e dentro la Chiesa, da qui le difficoltà della politica cattolica oggi. Il politico cattolico si trova davanti ad un “sistema” che lo esclude ed egli deve ormai conquistarsi spazi di azione palmo a palmo. «Tra le istituzioni pubbliche, i luoghi della deliberazione legislativa, la scuola e la formazione, i grandi media, una società civile colonizzata ideologicamente… c’è ormai uno stretto legame di sistema sostanzialmente negativo per l’uomo e per il cattolico. Nasce l’dea che bisogna tirarsene fuori se si vuol fare qualcosa di significativo in coerenza con la propria fede».

L’abbraccio del mondo – e dello Stato – alla Chiesa rischia di essere soffocante. Questa constatazione è ormai di molti cattolici che cercano nuovi luoghi, nuovi linguaggi e nuove possibilità di fare politica “fuori sistema”. Crepaldi stesso fa degli esempi: «Molte scuole parentali cattoliche, gruppi di pressione e di azione in difesa della vita nascente, aggregazioni di famiglie per la formazione e il tempo libero dei figli, forme cooperative partecipate dal basso che si occupano non solo di carità e di assistenza ma anche di produzione e di economia, gruppi politici tesi a testimoniare sul territorio locale la fede cattolica in politica, liste civiche che si presentano alle elezioni comunali improntate a questi principi di una nuova coerenza».

Questa società civile cattolica, che aspira a diventare anche politica, suggerisce un interessante paragone: «C’è una significativa analogia – dice il vescovo di Trieste – con gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, quando i cattolici trovarono ostruite tutte le vie politiche istituzionali e la politica ufficiale esprimeva un laicismo esasperato contrario sia alla fede che alla ragione, sia ai diritti della Chiesa che ai diritti dell’uomo».

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PAPA LUCIANI BEATO/ L’umiltà di vivere ogni momento al cospetto del Mistero

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2021

PAPA LUCIANI BEATO/ L’umiltà di vivere ogni momento al cospetto del Mistero
La beatificazione di Giovanni Paolo I, Albino Luciani, indica alla Chiesa una strada di umiltà, saggezza e prudenza nel vivere la vede
di Don Federico Pichetto – Il Sussidiario

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Quando la Chiesa riconosce le condizioni per proclamare uno dei suoi figli “beato”, essa non vuole soltanto offrire ai contemporanei un altro punto sicuro di venerazione, ma intende proporre il carattere del nuovo beato, la sua storia e la sua stessa sensibilità, quale strada sicura per giungere a Dio, per poterne fare esperienza. L’annuncio della prossima beatificazione di Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani (1912-1978) patriarca di Venezia, ha così il potere di comunicare a tutta la cristianità uno stile con cui oggi, in questo tempo così confuso e violento, vivere la fede.

Luciani trascorse tutta la sua vita nell’ombra, custodendo tanto silenzio e grande ironia. Dinnanzi alla tentazione di dire una parola su ogni grande questione del nostro tempo, Luciani ci riporta alla necessità di ascoltare e di sorridere, di cogliere la contraddizione che spesso connota i grandi protagonisti dei nostri giorni senza alcun bisogno di comunicare a chicchessia le nostre posizioni e di iscriverci ad uno dei partiti che animano la vita politica o ecclesiale dei nostri giorni.

Egli non mostra la via dell’ignavia, quanto quella della prudenza, della saggezza, del sapiente distacco dalle diatribe della quotidianità. Ma Luciani significa pure devozione fervida a Maria, Nostra Signora di Fatima, figura con la quale il patriarca di Venezia era ben consapevole che si poteva e si doveva leggere la storia. I nostri non sono giorni abbandonati, ma tempo sacro pensato, voluto e benedetto da Dio.

Infine Giovanni Paolo I implica “humilitas”, la parola che egli stesso si fece apporre come stemma in quei trentatré giorni del 1978, humilitas di chi sa di non sapere tutto, ma di essere sempre e comunque al cospetto del Mistero. Prima dei grandi giorni del papa polacco, la Chiesa seppe vivere i piccoli giorni del papa della Speranza, dell’ironia, della mitezza. E forse sono proprio queste tre cose quelle che oggi ci servono per ripartire. Alla sequela di Cristo.

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Saranno beati due missionari che difesero gli indigeni in Argentina

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2021

Saranno beati due missionari che difesero gli indigeni in Argentina
I nuovi decreti della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzati dal Papa, riguardano quattro prossimi Beati, tra cui Giovanni Paolo I, e quattro nuovi Venerabili tra di loro la Serva di Dio Maddalena di Gesù, fondatrice delle Piccole Sorelle di Gesù, ispirata a Charles de Foucauld
di Benedetta Capelli – Vatican News

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Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti che riguardano 4 beati e 4 venerabili. E’ stato riconosciuto il miracolo attribuito all’intercessione di Papa Luciani, Pontefice per 33 giorni, si tratta della guarigione di una bambina a Buenos Aires, in Argentina, avvenuta il 23 luglio 2011.

Uccisi mentre testimoniavamo il Vangelo
Missionari, evangelizzatori, pronti a servire Gesù in ogni luogo del mondo. E’ la storia di fede di due preti, vissuti nel 1600, Pietro Ortiz de Zárate, sacerdote diocesano, e Giovanni Antonio Solinas, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, entrambi uccisi in odio alla fede il 27 ottobre 1683 a Valle del Zenta (Argentina). Erano in quella zona insieme a 18 laici, tra di loro anche alcuni indios convertiti, e vennero colpiti dagli aborigeni appartenenti alle tribù di Tobas e Mocovíes, avevano appena celebrato la Messa. Sui loro corpi segni di violenza e di tortura. Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, molte tribù erano in lotta tra loro e i missionari, che portavano il messaggio di pace del Vangelo, si trovarono al centro di tali contrasti. L’odium fidei fu la motivazione prevalente dell’agire dei carnefici.

Pietro Ortiz de Zárate era nato il 29 giugno 1626 a San Salvador de Jujuy (Argentina), in una famiglia di origine basca, a 17 anni si sposò con una donna benestante ed ebbe due figli. Dopo la morte della moglie, seguì la vocazione al sacerdozio, venne ordinato nel 1657. La sua vita fu segnata da un’intensa attività apostolica tra gli indigeni, dall’impegno nella preghiera, dall’attenzione al culto divino e alla musica sacra e per l’amministrazione dei sacramenti ai poveri e ai malati.

Giovanni Antonio Solinas era nato ad Oliena, in provincia di Nuoro e nel 1663 entrò nella Compagnia di Gesù. Dopo il noviziato trascorso a Cagliari, emise la professione religiosa il 16 giugno 1665. Nei primi mesi del 1672 manifestò ai superiori la vocazione missionaria, orientata verso gli aborigeni americani. Il suo primo campo di apostolato fu nella Reducción di Itapúa (Paraguay), dove si distinse per lo zelo apostolico e la carità verso i nativi. Nel 1683 venne destinato alla missione del Chaco, insieme al Servo di Dio Pietro Ortiz de Zárate con il quale condivise la morte.

Beata una Piccola Suora dell’Annunciazione
Era colombiana suor Maria Berenice Duque Hencker, nata il 14 agosto 1898 a Salamina. La sua vita religiosa iniziò nella Congregazione delle Suore Domenicane della Presentazione e poi con il permesso dell’arcivescovo di Medellín, il 14 maggio 1943, pose le basi della Congregazione delle Suore dell’Annunciazione, diventandone superiora. Al 2004 risale il miracolo attribuito alla sua intercessione e riguardante un giovane colombiano che in gravi condizioni di salute ricevette in ospedale una medaglia di Madre Maria Berenice e un’immaginetta con la preghiera.

Sui passi di Charles de Foucauld
Riconosciute le virtù eroiche di due suore e due sacerdoti: diventano quindi venerabili. La prima è la fondatrice delle della Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, Maddalena di Gesù, nata il 26 aprile 1898 a Parigi. La sua storia si intreccia con quella del Beato Charles de Foucauld, leggendo una sua biografia rimase colpita e iniziò un discernimento compromesso però dalla sua fragile salute. Su indicazione dei medici scelse di trasferirsi in un luogo più consono alle sue condizioni e scelse l’Algeria. Si distinse per l’assistenza ai poveri ma si fece strada in lei anche l’importanza della contemplazione per essere segno della tenerezza di Dio verso i poveri e gli esclusi. È nel 1947 che la Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù viene approvata, suor Maddalena si impegna a diffondere le piccole comunità contemplative soprattutto in Medio Oriente, l’ecumenismo diventò una delle sue priorità. Ebbe un’amicizia profonda con i futuri papi Paolo VI e Giovanni Paolo II. L’espressione, cara al Beato de Foucauld – “Gesù è il Maestro dell’Impossibile” – ritornava spesso in lei soprattutto nei momenti più difficili.

L’abbandono a Gesù
Anche suor Elisabetta Martinez aveva una salute precaria ma venne incoraggiata da diversi Pontefici a continuare la sua opera caritativa, intrapresa con la fondazione della Congregazione delle Figlie di Santa Maria di Leuca. Nata il 25 marzo 1905 a Galatina, in provincia di Lecce, fondò numerose comunità in Italia, Svizzera, Belgio e Stati Uniti e, nel 1946, trasferì la sede della casa generalizia e del noviziato a Roma. La sua fede si nutriva dell’adorazione eucaristica, la speranza per lei era capacità di attendere, senza lamentarsi e senza abbattersi, confidando nei tempi del Signore per portare a termine i suoi progetti. Fu calunniata anche da alcune sue consorelle che lei perdonò accompagnandole con la preghiera.

Arrestato perché mise in salvo le Ostie consacrate
Diego Hernández González, era un sacerdote diocesano nato il 3 gennaio 1915 a Javalí Nuevo, in Spagna, vivendo nel periodo della guerra civile e in piena persecuzione religiosa. Venne arrestato da seminarista perché aveva messo in salvo le Ostie consacrate durante l’incendio doloso della chiesa parrocchiale, fu sottoposto ai lavori forzati presso un campo di lavoro a Orihuela e poi in Andalusia. Il 9 giugno 1940 venne ordinato sacerdote a Barcellona, diventò direttore della Casa sacerdotale di Alicante. La virtù della carità verso Dio plasmò tutta la sua vita in totale disponibilità verso gli altri, in particolare verso gli ammalati, i bambini e i giovani. Per questi creò anche un cinema nella parrocchia. Fondò una scuola per ragazze che avevano bisogno di imparare a leggere e a scrivere.

Un confessore misericordioso
Attratto dalla spiritualità francescana, Giuseppe Spoletini nato il 16 agosto 1870 a Civitella, oggi Bellegra, fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1894 a Palestrina. Nei primi anni di ministero, si dedicò in modo instancabile al sacramento della Riconciliazione nella chiesa romana di San Francesco a Ripa dove tornò nel 1944. Uomo di pietà e di preghiera esortava a vivere una vita buona, operosa e piena di carità. Soprattutto nel confessionale mostrò misericordia nell’accogliere le persone in qualsiasi momento, anche quando era stanco e spossato. Durante la Seconda Guerra Mondiale si prodigò nel dare rifugio a ricercati dai nazisti e dai fascisti.

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Messaggio del Papa per i 90 anni della statua del Cristo Redentore

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2021

Messaggio del Papa per i 90 anni della statua del Cristo Redentore
de L’Osservatore Romano

Messaggio del Papa per i 90 anni della statua del Cristo Redentore dans Articoli di Giornali e News Cristo-Redentore-Brasile

«Sua Santità condivide i sentimenti di gioia e si unisce al ringraziamento che il popolo di Rio de Janeiro innalza a Cristo Redentore, in occasione del 90° anniversario dell’inaugurazione della sua statua sulla sommità del Corcovado. Questa immagine, con le braccia aperte in un incessante appello alla riconciliazione, rappresenta l’invito alla fratellanza che Nostro Signore lancia alla città e a tutto il Paese per formare una comunità dove nessuno si senta solo, non voluto, rifiutato, ignorato o dimenticato e dove tutti s’impegnino a lottare per un mondo più giusto, più solidale e più felice». Inizia così il messaggio di Papa Francesco per la città di Rio de Janeiro, in Brasile, nel novantesimo anniversario dell’inaugurazione della statua di Cristo Redentore. L’auspicio è contenuto in un messaggio a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato.

Nel testo il Papa «ricorda che, indipendentemente dal livello di istruzione o di ricchezza, tutte le persone possono contribuire alla costruzione della fratellanza umana: nessuno deve rimanere “a braccia conserte”, ma piuttosto aprire le braccia a tutti, come fa il Redentore. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale un dialogo costruttivo, perché “tra l’indifferenza egoistica e la protesta violenta, c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Dialogo tra generazioni, dialogo tra le persone, perché tutti siamo persone” (Fratelli tutti, 199)».

A questo scopo il Papa «auspica che in questo giorno si rinnovi l’impegno ad accogliersi vicendevolmente, certo che è soprattutto Cristo ad accogliere tutti: Egli abita la città e invita ad avvicinarsi a Lui perché, standogli vicino, saremo vicini gli uni agli altri». Il messaggio si conclude con l’assicurazione della benedizione apostolica per quanti hanno celebrato la ricorrenza partecipando alla Messa del 12 ottobre .

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Carlo Acutis e Aparecida, più di una data liturgica in comune

Posté par atempodiblog le 12 octobre 2021

Carlo Acutis e Aparecida, più di una data liturgica in comune
Come Nostra Signora Aparecida, Carlo Acutis ha un forte legame con il Brasile, ed è curioso che non abbia mai visitato il Paese

di José Miguel Carrera – Aleteia

Carlo Acutis e Aparecida, più di una data liturgica in comune dans Apparizioni mariane e santuari Carlo-Acutis-e-l-Aparecida

Il giovane Carlo Acutis, beatificato nel 2020, viene celebrato dalla Chiesa il 12 ottobre, giorno della festa di Nostra Signora Aparecida. È stata in questa data, nel 2006, che l’adolescente è partito per la Casa del Padre ad appena 15 anni.
Non è solo la data liturgica che lui e la padrona del Brasile hanno in comune: entrambi hanno conquistato il cuore dei devoti brasiliani.

Pur senza aver mai visitato il Brasile, Acutis ha un fortissimo legame con il Paese. Uno dei miracoli riconosciuti dal Vaticano nel processo di beatificazione del giovane italiano è infatti avvenuto in Brasile.

Il miracolo di Carlo Acutis in Brasile
Il Vaticano ha riconosciuto il miracolo avvenuto per intercessione di Carlo Acutis in cui un bambino brasiliano dello Stato del Mato Grosso do Sul è guarito da una rara malattia nota come anomalia congenita del pancreas.

Il 12 ottobre 2010, in una cappella dedicata a Nostra Signora Aparecida, il piccolo ha ricevuto la benedizione sacerdotale con la reliquia di Carlo Acutis. Dopo la benedizione, la famiglia riferisce che è guarito. Non è stata sicuramente una mera coincidenza…

Devozione alla Madonna
Un altro forte legame tra Carlo Acutis e Aparecida: nella stanza di Carlo c’è un’immagine di Nostra Signora Aparecida, che la madre ha ricevuto da un sacerdote brasiliano. Il beato nutriva una forte devozione per Maria, e una volta ha affermato “La Vergine Maria è stata l’unica donna della mia vita”.

Oltre a questo, il giovane recitava il Rosario e riceveva l’Eucaristia tutti i giorni. È arrivato a dire: “Ricordate di recitare il Rosario tutti i giorni”, “Il Rosario è la scala più breve per arrivare al cielo”, “Dopo la Santa Eucaristia, il Santo Rosario è l’arma più potente per combattere il demonio”.

Non va dimenticato che vicino ai 15 anni (non si conosce l’età esatta) Maria di Nazaret ha accettato di essere la madre del Verbo di Dio incarnato. Anche il giovane Carlo Acutis a 15 anni è partito per le braccia di Gesù e Maria. Ora la Madonna, che Carlo ha tanto amato e ammirato, sta sicuramente aiutando il giovane per intercedere per il Brasile e per il mondo intero.

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Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine)

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine)
di Bruno Simonetto – Madre di Dio

Zamboanga, città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar (Filippine) dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-Pilar-festeggiata-nelle-Filippine
Immagine tratta di Z. Ecclesiastical Graphics

Zamboanga, a Mindanao, è una città-santuario dedicata a Nostra Signora del Pilar. [...] L’origine del santuario dedicato alla Madonna del Pilar è così narrata. Una notte, una sentinella spagnola si è addormentata al suo posto di guardia sul mare, nel bastione del forte. Improvvisamente, è svegliata da un dolce tocco sulla spalla, mentre una voce avvertiva: «Despierta, fieno moros en la costa! – Svegliati, stanno arrivando dal mare i moros!». Aperti gli occhi, la sentinella vide una bella signora, rivestita di un luccicante abito bianco, e puntandole il fucile contro gridò: «Alto, quien viene? – Alt! Chi va là?». La Signora rispose: «Sentinela, en tu cuarto no ves el alba del dia, no conosces Maria: a quien mandas ser alto? – Sentinella, dal tuo posto (di guardia) non si vede l’alba del giorno e non riconosci Maria: chi vuoi arrestare?». Al che la sentinella rispose: «Perdóname, Señora mia, madre de mi corazon; soy una pobre sentinela y solista cumplo mi obligacion! – Perdonami, Signora mia, madre del mio cuore; sono una povera sentinella e adempio solo al mio dovere di guardia!».
Così, la sentinella poté dare l’allarme per l’imminente sbarco dei mori che, nella feroce battaglia che ne seguì con i soldati spagnoli, perirono quasi tutti.
Narrando la sua esperienza al Comandante del porto, la sentinella fu obbligata a stendere la mano destra sul fuoco, per provare la veridicità delle sue parole con giuramento; ma la mano non fu toccata dal fuoco, così si ebbe conferma della straordinaria intercessione della Vergine del Pilar, tanto venerata in Spagna.

Intercessione della Madonna del Pilar durante lo tsunami
Un altro evento miracoloso è narrato per ricordare l’intercessione della Madonna del Pilar durante lo tsunami che ha colpito Zamboanga e la zona di Sulu, il 21 settembre 1897, con un’intensità tale da sventrare il terreno e inondare la città, spazzando via tutto ciò che si trovava a venti metri sul livello del mare, due ore dopo la prima scossa. Quelli che sono riusciti a sfuggire al maremoto, cercando salvezza sulle colline circostanti, supplicarono la Vergine a liberarli da questo flagello; e fu così che, improvvisamente, il maremoto cessò e le onde del mare si placarono. E i presenti giurarono di aver visto la Donna vestita di bianco, in piedi sulle acque dello Stretto di Basilan, stendere la sua mano sul mare, ordinandogli di placarsi. È così che il 21 settembre di ogni anno, le Chiese cattoliche di Zamboanga, Basilan e Sulu celebrano l’Eucaristia di ringraziamento, affinché queste comunità cristiane ricordino sempre la grande prova dalla quale furono liberate, per intercessione della Madonna del Pilar.

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Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna
di Matteo Liut – Avvenire

Nostra Signora del Pilar. Quel solido pilastro nel cuore della Spagna dans Apparizioni mariane e santuari Pilar

La tradizione vuole che quello della Vergine del Pilar sia il Santuario più antico della Spagna, tanto che la devozione mariana legata a questo luogo è sentita come parte integrante dell’identità spagnola in tutto il mondo. A costruire a Saragozza la prima cappella dedicata a Maria sarebbe stato san Giacomo il Maggiore, che volle rendere grazie alla Madre di Dio apparsagli in quel luogo su un pilastro («pilar» in spagnolo) per sostenerlo davanti alle delusioni per i scarsi risultati nella sua opera di evangelizzazione. Storicamente è accertata la presenza della chiesa mariana prima dell’invasione araba del 711. Di certo la Madonna del Pilar ha accompagnato la storia della Spagna ed è cresciuta nel cuore dei fedeli anche grazie ad alcuni segni prodigiosi. Il suo messaggio è chiaro: la fede è un pilastro saldo che non teme i nostri insuccessi.

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Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile
di Bruno Simonetto – Madre di Dio

Il Santuario dell’“Aparecida”, cuore mariano del Brasile dans Apparizioni mariane e santuari Aparecida
12 ottobre: memoria liturgica di Nostra Signora Aparecida

Il Santuario dell’Aparecidanel Nord dello Stato di São Paulo, è il centro spirituale del Brasile, dove si dice che la Madonna è nera per restare accanto ai poveri e agli oppressi, come anche in questo grande Paese dell’America Latina sono molto spesso i neri. Ma eccone la storia.

Si tramanda che un gruppo di pescatori gettarono le reti per la pesca, le gettarono tutta la notte nel fiume Paranaba, nei pressi di Guaratinguetá, ma quella notte niente pesci. Delusi, quasi tutti ormeggiarono le loro imbarcazioni, tranne tre di loro, più ostinati, che vollero prendere di nuovo il largo in cerca di pesci. Ma inutilmente.

Era la prima volta che il fiume negava loro da mangiare, il rio Paranaíba che, a quei tempi, era il principale, se non l’unico, sostegno economico per la gente del posto. Proprio quando si presentava una giornata di vendita proficua poiché il Governatore della regione aveva organizzato un banchetto. I pescatori perciò non si arresero. Nelle prime ore dell’alba uno di loro, di nome João Alves, tirò dalla rete una minuscola statua di terracotta, decapitata. Una “pesca” inaspettata e alquanto singolare.

João l’avvolse nella sua camicia, adagiandola in un angolo della barca. Gettò ancora le reti, e questa volta emerse dalle acque una piccola palla di creta: era la testa della piccola statua di argilla nera, che rappresentava una figura di donna. A questo punto un senso di stupore colse i tre pescatori che gettarono nuovamente le reti. E lo stupore fu ancora più grande quando a fatica tirarono su le reti vedendovi impigliati un gran numero di pesci, e per di più anche di ottima qualità.

La pesca fu talmente abbondante che a stento la barca si manteneva in equilibrio sulle acque. Era il 17 ottobre 1717. I pescatori, prima di andare al mercato, pensarono di lasciare la statua rinvenuta nel fiume nelle mani di Silvana, la moglie di João, che subito ne incollò la testa al corpo e la tenne con sé per circa dieci anni.

Tutti i giorni la famiglia di João Alves, alla fine del lavoro, recitava insieme il rosario davanti alla prodigiosa statua. Nel 1726 questa venne affidata ai figli Atanasio e Pedroso che la deposero in una piccola nicchia di legno, e subito cominciarono i miracoli, e con i miracoli la storia della devozione alla Madonna Aparecida, che nel corso di quasi tre secoli ha conquistato i cuori di milioni e milioni di latino-americani.

Subito dopo la “pesca miracolosa” di quel lontano ottobre 1717, fu la gente semplice, incolta, ma con una fede profonda, a ricevere per prima dei grandi miracoli. Si racconta, fra gli altri, di uno schiavo di nome Zaccaria che viveva in una piantagione di caffè e, non riuscendo più a sopportare la ferocia dei suoi padroni, era scappato verso la città di São Paulo.

Il responsabile degli schiavi gli aveva dato la caccia, e alla fine lo aveva trovato in un bosco. Gli aveva messo alle mani e ai piedi delle catene pesanti sette chili e lo aveva trascinato per la strada. Sennonché, passando davanti alla cappella della Madonna Aparecida lo schiavo aveva implorato con tutto il cuore il suo aiuto e subito si erano aperte le catene che portava alle mani e ai piedi. Di fronte a tale fatto il suo aguzzino lo lasciò andare. Ecco perché la tradizione dice che la Madonna è nera: perché vuole essere accanto ai poveri e agli oppressi; e a quel tempo gli oppressi erano i neri.

La festa dell’Aparecida, il 12 ottobre, è festa nazionale
La Vergine Apparsa, come indica il nome stesso Aparecida, è la patrona di tutto il Brasile. La sua festa, il 12 ottobre, è proclamata festa nazionale. E il suo Santuario è, dopo Guadalupe, il Santuario mariano più frequentato di tutta l’America Latina, con i suoi dieci milioni circa di visitatori ogni anno.

Dal primitivo e grezzo oratorio, l’“altare di legno” di cui si parla nei documenti più antichi, alla cappella che lo sostituì e, con le successive aggiunte, fino all’antica Basilica eretta alla fine del XIX secolo e quindi alla costruzione di un tempio più grande e più adeguato, per rispondere alle esigenze dei pellegrini sempre più numerosi, che poté vedere la luce dopo anni di incessante lavoro e fu consacrato il 4 luglio 1980 da Giovanni Paolo II, la storia di questo Santuario rappresenta l’opera di fede dell’intero popolo brasiliano e il suo singolare amore alla Santissima Vergine.

Fu in tale circostanza che il venerabile Giovanni Paolo II affidò alla Madonna Aparecida la cura dell’intero popolo brasiliano, osservando che, un po’ di tempo prima, per un increscioso incidente, aveva saputo che la piccola statua della Madonna si era rotta in tanti pezzi. «Mi dicono – soggiunse allora il Papa – che tra tanti frammenti furono trovate intatte le due mani della Vergine, unite in preghiera. Ciò è come un simbolo: le mani giunte di Maria, in mezzo alle rovine, sono un invito ai suoi figli a dare spazio nella loro vita alla preghiera e all’ascolto di Dio, senza il quale tutto il resto perde senso e valore».

A maggio e ad ottobre in tutto il Paese si organizzano in continuazione numerosi pellegrinaggi ai santuari mariani: nel Brasile del Sud la meta preferita è appunto Nossa Senhora Aparecida, mentre al Nord, a Belém, si accorre a quello di Nossa Senhora de Nazareth.

Tradizionali poi nei mesi mariani sono un po’ ovunque le processioni in forma di Peregrinatio Mariae, in cui l’immagine della Vergine passa di casa in casa e, attorno ad altarini festosamente addobbati, la famiglia si raccoglie ogni sera, con parenti e vicini, per la recita del rosario. Alla fine del mese la processione termina in parrocchia con l’incoronazione della statua: un gesto di devozione che il popolo fa a Maria, riconoscendola regina; e sono proprio i bambini della prima Comunione, aiutati dalle loro catechiste, a preparare solitamente quest’omaggio alla Mamaezinha, alla Mammina.

La Basilica di Nossa Senhora Aparecida è lunga 173 metri e larga 168, è a forma di croce e può contenere fino a 45.000 persone. I mattoni forati di terracotta, dalla suggestiva forma di fiori, nella struttura architettonica costituiscono le finestre e sono tanti spazi di luce filtrata dall’esterno che invitano il pellegrino al raccoglimento interiore e alla preghiera silenziosa a Dio e alla Vergine. Questi può addirittura contemplare, da qualsiasi punto della chiesa egli si trovi, la statua nera di terracotta della Madonna Aparecida, del peso di circa tre chili e lunga 30 cm, al cui rinvenimento miracoloso è legata la storia di questo venerato Santuario.

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12 ottobre/ Memoria liturgica del Beato Carlo Acutis, le celebrazioni ad Assisi

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2021

Memoria liturgica del Beato Carlo Acutis, le celebrazioni ad Assisi
Martedì 12 ottobre ricorre la Memoria liturgica del Beato Carlo Acutis. Ecco il programma della festa del giovane ad Assisi
di Veronica Giacometti – ACI Stampa

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Martedì 12 ottobre ricorre la Memoria liturgica del Beato Carlo Acutis. Sono tante le iniziative e le celebrazioni che si terranno nella Chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione ad Assisi, dove si trova la tomba del giovane beatificato un anno fa.

La diocesi di Assisi fa sapere che lunedì 11 ottobre mattina alle ore 11 ci sarà la santa messa, nel pomeriggio alle ore 17,30 il santo rosario e a seguire alle ore 18 la celebrazione eucaristica presieduta dal vicario generale don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé. In serata alle ore 20,30 si terrà la veglia di preghiera dei giovani della cattedrale di San Rufino.

Il 12 ottobre, giorno della Memoria liturgica di Carlo, alle ore 11 la santa messa sarà presieduta dal vicario provinciale della Provincia dei Frati minori, fra Marco Gaballo. Nel pomeriggio al santo rosario delle ore 17,30 seguirà (ore 18) la santa messa presieduta dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino.

Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta su Maria Vision (canale 602 Umbria), sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo e sul sito della Diocesi www.diocesiassisi.it.

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Maria Lorenza Longo, nata nella seconda metà del ’400, oggi beata a Napoli

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2021

Maria Lorenza Longo, nata nella seconda metà del ’400, oggi beata a Napoli
Si potrebbe dire che nella sua esistenza ha vissuto tutte le vocazioni, sempre seguendo il soffio dello Spirito Santo. Stamattina, nel Duomo di Napoli, la Messa di beatificazione di questa nobil donna che aveva fatto dell’affidarsi a Dio la sua vita. Nell’omelia, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, di Maria Lorenza Longo ha messo in luce l’armonia tra contemplazione e azione a servizio degli ultimi
di Adriana Masotti – Vatican News

Maria Lorenza Longo, nata nella seconda metà del '400, oggi beata a Napoli dans Articoli di Giornali e News Nel-Duomo-di-Napoli-la-beatificazione-di-Maria-Lorenza-Longo

Di Maria Lorenza Longo non si sa con precisione l’anno di nascita, probabilmente il 1463. Di origine catalana, apparteneva ad una famiglia nobile di Lérida. Si sposò giovanissima, forse sedicenne, con Juan Llonc, reggente del Consiglio di Aragona. Una bevanda avvelenata le paralizzò le gambe ma, dopo essere rimasta vedova, durante un pellegrinaggio al santuario di Loreto ottenne la grazia della guarigione. Tornata a Napoli, decise di dedicarsi interamente alle opere di carità, fondando nel 1519 l’Ospedale dei cosiddetti “incurabili”, cioè gli ammalati di sifilide. Più tardi Maria Lorenza volle occuparsi anche delle prostitute, dando vita ad una comunità di “convertite” e aprendo un monastero. Insieme ad alcune donne che si erano unite a lei, decise di dare inizio ad una nuova istituzione claustrale di francescane a carattere contemplativo. Il 19 febbraio 1535 ottenne dal Papa Paolo III l’autorizzazione a costruire per loro un monastero “sotto la regola di Santa Chiara”. Anche la data della sua morte è incerta, ma pare sia avvenuta nell’ottobre del 1539.

Semeraro: una donna “portatrice di Cristo”
La parola del Signore va letta, ascoltata, lodata, ma poi va anche osservata. E’ quanto sottolinea il cardinale Marcello Semeraro nell’omelia alla Messa di beatificazione di Maria Lorenza Longo che, dice il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, la “forza generativa della Parola ascoltata e vissuta” l’ha vissuta in sé. Nel Duomo di Napoli sono presenti le Clarisse Cappuccine del monastero detto “delle Trentatré”, Ordine da lei fondato, e consorelle di altre comunità. Il porporato la definisce “una donna per tutte le vocazioni“:

Ella, infatti, fu sposa, madre, laica consacrata dedita alla carità, monaca contemplativa e in tutti questi “stati” della sua vita fu sempre in ascolto della voce di Dio, che la chiamava ad essere “portatrice di Cristo”.

In ascolto della voce dello Spirito
Costante il suo impegno per comprendere in che modo avrebbe potuto realizzare il progetto di Dio nella propria vita. Maria Lorenza Longo “fu sposa fedele e madre premurosa”, prosegue il cardinale Semeraro, che racconta di quando, partito il marito per Napoli, quale membro del Consiglio Collaterale del Viceregno al seguito di re Ferdinando il Cattolico, Maria Lorenza lo seguì pur nelle sue condizioni fisiche difficili, per sostenerlo nell’adempimento dei suoi compiti. Rimasta vedova, fidandosi di Dio anche in quella circostanza, si mise “al servizio della carità”. Fondò “l’Ospedale degli Incurabili” non solo per assistere “gli ultimi fra gli ultimi” ma anche per accompagnare le persone emarginate all’incontro con Cristo.

La fondazione delle Clarisse Cappuccine
Il prefetto descrive poi un’altra tappa fondamentale nell’esistenza di Maria Lorenza Longo:

Compì, poi, la scelta della vita contemplativa per sé e altre sorelle: “le Trentatré”, che si fecero seguaci del Poverello di Assisi e di Chiara, la sua “pianticella”. La fecondità di questa scelta è constatabile ancora oggi: le Clarisse Cappuccine oggi sono più di 2.000 in oltre 150 monasteri.

L’ultima impresa da lei compiuta fu il forte sostegno offerto per la fondazione del “Monastero delle Convertite” avviando così “il risanamento di una grande piaga sociale”.

L’umiltà e la fede unita alle opere
Della nuova beata, il cardinale Semeraro sottolinea “l’armonica composizione nella sua vita di contemplazione e di azione”, “l’intima corrispondenza tra fede e vita” e l’umiltà che l’ha condotta a “lasciare sempre a Dio l’ultima parola”. E conclude:

La nostra Beata, con le sue scelte di vita, ha imitato sia Marta, sia Maria e al termine della vita, sul letto di morte disse: “Sorelle a voi pare che io abbia fatto gran cose di buone opere; ma io in niente di me stessa confido, ma tutta nel Signore”. Mostrando, poi, la punta del dito mignolo, disse: “Tantillo di fé mi ha salvata”!

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