Il Papa chiede di pregare per lui, Fornos: sosteniamolo nella sua missione

Posté par atempodiblog le 28 juin 2021

Il Papa chiede di pregare per lui, Fornos: sosteniamolo nella sua missione
L’appello ai fedeli dopo l’Angelus di ieri arriva a ridosso dalla solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il direttore della Rete Mondiale di preghiera: “È un giorno speciale per pregare per il Vescovo di Roma. Dalle discussioni tra gli Apostoli la comunione nella diversità”
di Michele Raviart – Vatican News

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“In prossimità della festa dei Santi Pietro e Paolo, vi chiedo di pregare per il Papa. Pregate in modo speciale: il Papa ha bisogno delle vostre preghiere!”. Un invito intenso alla preghiera e alla vicinanza rivolto ai fedeli, quello che Francesco ha pronunciato ieri dopo la recita dell’Angelus domenicale. Un’esortazione ad accompagnare il Papa che in un certo qual modo rafforza l’ormai abituale “non dimenticatevi di pregare per me” e che acquista un significato particolare a ridosso della solennità dei Santi patroni della città di Roma.

Un momento speciale per pregare per il Papa
“Penso che se c’è un momento speciale per pregare per lui e per la sua missione è veramente questa solennità”, sottolinea a Vatican News padre Frédéric Fornos, direttore internazionale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, “perché lui come Vescovo di Roma, presiede la carità di tutte le Chiese ed è questo il momento dove siamo ancora più sensibili al suo Ministero di comunione”. “Pregare per il Papa, infatti, è anche essere in comunione con il Papa per la stessa missione che ci ha affidato il Signore Gesù Cristo, di annunziare il Vangelo nel mondo di oggi”.

Diversità nella comunità
L’esempio degli apostoli, che si celebrano domani è emblematico per ribadire lo spirito che anima la Chiesa tutta. “La Chiesa cattolica come sappiamo è molto diversa e questa è una ricchezza per l’annunzio del Vangelo di Gesù Cristo”, spiega ancora padre Fornos. “La solennità di San Pietro e San Paolo ci parla di questa diversità nella comunione. C’erano tante discussioni animate tra Pietro e Paolo e non erano sempre d’accordo su tutto, ma erano fratelli al servizio della missione di Cristo”.

La preghiera che unisce
Per questo domani “è una giornata speciale per pregare per il Papa e per pregare per la Chiesa universale e nella sua diversità”. Papa Francesco, ricorda Fornos, ha detto che »’il Signore Gesù non ci ha comandato di piacerci, ma di amarci’ e Lui è il Signore che ci unisce senza uniformarci, ci unisce nelle differenze. E questa festa è quello: rivela la diversità della nostra Chiesa e la comunione a servizio della missione, con la preghiera che ci unisce”.

Le intenzioni nel cuore di Francesco
La Rete Mondiale di Preghiera del Papa diffonde ogni mese le intenzioni di preghiera stabilite da Francesco attraverso videomessaggi, utilizzando i social network e l’app e il sito “Click to pray”, in cui c’è un profilo dedicato al Papa che ricorda di volta in volta gli appelli alla preghiera del Pontefice. “Pregare per lui è pregare per tutto quello che è presente nel suo cuore, nella sua missione e nelle sue intenzioni di preghiera”, conclude padre Fornos. “Quando lui ci chiede di pregare per la pace in Oriente o come avverrà prossimamente per il Libano è perché quello lo porta lui nel suo cuore ogni giorno nella sua preghiera, perché le sfide dell’umanità e la missione della Chiesa hanno bisogno della preghiera di tutti, perché il Papa crede veramente che la preghiera ha una fecondità nel mondo e nelle nostre vite e per questo ci chiede di pregare”.

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Medjugorie. 40 anni

Posté par atempodiblog le 28 juin 2021

Medjugorie. 40 anni
Le apparizioni della Madonna in Bosnia e la “nostra Quaresima”, prima del Regno di Maria
di don Giovanni Poggiali – Alleanza Cattolica

Medjugorie. 40 anni dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje-40-anni-di-apparizioni

Sono passati quarant’anni da quel 24 giugno 1981 quando la Madonna apparve sul Monte Podbrdo, la collina delle apparizioni, a Međjugorjie nella Bosnia-Erzegovina. Quaranta è un numero significativo nella Bibbia: ricorda il tempo del pellegrinaggio nel deserto del popolo ebraico uscito dalla schiavitù in Egitto prima di entrare nella terra promessa; ricorda i giorni di Mosè passati sul Monte Sinai prima di ricevere le tavole della Legge, i Dieci Comandamenti; ricorda il profeta Elia che camminò per 40 giorni e 40 notti prima di giungere al Monte di Dio l’Oreb; ricorda ancora i giorni di Gesù passati nel deserto tentato da Satana, dai quali proviene la nostra Quaresima e, infine, ricorda i 40 giorni sulla terra dopo la Risurrezione, prima della salita di Gesù al Padre con l’Ascensione e del dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Un numero, quindi, significativo, non una cifra qualunque, che ha diversi risvolti collettivi e personali che invitano a un esame di coscienza, a un cambiamento, ad una svolta, alla conversione. Infatti, nel deserto, il popolo di Israele fu purificato e fortificato nella fede dalle prove che Dio permise, realizzando alla fine il disegno divino di condurli in una terra feconda, la terra di Caanan.

È proprio la conversione l’invito più frequente della Gospa (“Madonna” in croato) nei messaggi delle apparizioni, anzi, la conversione è la sintesi di tutti i messaggi di Međjugorjie. Da qui, la chiamata alla conversione risuona fino agli estremi confini della terra. Infatti, il 24 giugno è il giorno della Natività di san Giovanni il Battista, il precursore del Messia e il profeta della conversione. Come il Battista ha preparato le vie alla venuta del Signore, così la Madonna invita gli uomini a rinnovarsi nel profondo, a cambiare vita in questo drammatico passaggio storico dell’umanità.

Le apparizioni a Međjugorjie hanno portato frutti fecondi cresciuti dall’albero ormai maturo di quattro decadi, frutti riconosciuti anche dalla Commissione internazionale d’inchiesta su Međjugorjie (cf. il mio Dossier Medjugorjie,in Cristianità, n. 402/2020). La Commissione, guidata dal card. Camillo Ruini, ha constatato la soprannaturalità delle prime sette apparizioni nei primi 10 giorni dell’evento, dal 24 giugno al 3 luglio 1981. Tali frutti sono le conversioni innumerevoli, le vocazioni sacerdotali e religiose, le Famiglie e gli Istituti di consacrati nati come fiori, il ritorno ai sacramenti, soprattutto alla Confessione e all’Eucaristia, le pacificazioni familiari, l’amore alla Chiesa e al Pontefice nell’ortodossia dottrinale. Con le parole della Regina della pace, con il suo invito alla preghiera soprattutto del Rosario, al digiuno, alla Confessione e alla lettura della Sacra Scrittura, Maria ha costruito il suo piano di evangelizzazione a partire da una parrocchia della Bosnia per raggiungere tutte le parrocchie del mondo e contrastare, così, il piano satanico diffuso ormai in tutto il mondo dal relativismo, dal secolarismo, dall’ateismo teorico e pratico e dal rifiuto del Cristianesimo. Una vera e propria apostasia o “religione” di stampo materialista in conflitto con quella autentica del Cristo, Verbo incarnato.

Come risulta dalle testimonianze dei sei veggenti, la Madonna avrebbe avvisato che queste sono le sue ultime apparizioni sulla terra, che Satana, principe di questo mondo, è sciolto dalle catene e «miete le anime» (messaggio a Marija del 25 luglio 2020) e che occorre prepararsi alla battaglia con l’impero delle tenebre resistendo saldi nella fede. Međjugorjie non è cosa per cuori pavidi e avvisa la Chiesa che dovrà attraversare la prova del Getsemani (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 675-677). Ma non dobbiamo temere. Gli «apostoli del mio amore», come li ha chiamati la Madonna negli ultimi mesi – in parallelo con gli «apostoli degli ultimi tempi» di san Luigi Maria Grignion di Monfort (1673-1716) –, non si devono scoraggiare e possono affrontare la lotta spirituale che avverrà tra il bene e il male con le armi della preghiera, del digiuno e dell’amore. La Madonna a Međjugorjie si è rivelata come il compimento del progetto cominciato a Fatima e quindi, alla fine, dopo le prove, il Cuore della Madre trionferà e ci sarà un tempo di pace così come il popolo d’Israele, peregrinante nel deserto per quarant’anni, giunse nella terra promessa, dove scorrevano “latte e miele” (cfr. Es 3,5.8.17).

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Il 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna – alle 16 una trasmissione speciale e la processione

Posté par atempodiblog le 24 juin 2021

Il 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna – alle 16 una trasmissione speciale e la processione
Fonte: Medjugorje.hr

Il 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna - alle 16 una trasmissione speciale e la processione dans Apparizioni mariane e santuari 40esimo-Medjugorje

Nella parrocchia di Medjugorje è in corso la preparazione per il 40° Anniversario delle apparizioni della Madonna. La parrocchia e i parrocchiani si stanno preparando intensamente con una serie di iniziative.

Esattamente un anno prima di questo Anniversario giubilare, un gruppo di fedeli ha iniziato a pregare il rosario ogni mattina sulla Collina delle apparizioni, preparandosi così per i 365 giorni precedenti l’Anniversario.

Per nove settimane prima dell’Anniversario, ogni domenica fino alla fine di giugno, i fedeli della parrocchia di Čitluk stanno compiendo un pellegrinaggio a piedi da Čitluk a Medjugorje e questa novena terminerà alla vigilia dell’Anniversario delle apparizioni della Madonna.

“La Marcia della Pace sarà alle ore 6 del 24 giugno, giorno della Vigilia. Partirà da Humac e si pregherà per la pace, secondo le intenzioni della Madonna. È qualcosa di così buono, di così bello;  anche Čitluk organizza un’altrettanto bella camminata di preghiera nella Viglia dell’Anniversario, da Čitluk alla chiesa di Medjugorje”, ha detto il parroco di Medjugorje, Padre Marinko Šakota.

Ogni sera i parrocchiani stanno recitando la novena sull’altare esterno della chiesa di S. Giacomo e il Centro Informazioni Mir Medjugorje sta preparando una trasmissione che durerà due ore. In essa sarà trasmessa la processione, che si snoderà dalla Collina delle apparizioni fino alla chiesa. Alla trasmissione della processione seguirà il programma di preghiera serale che si svolgerà presso l’altare esterno della chiesa di S. Giacomo.

“La processione per l’Anniversario partirà alle 16:30 dalla Collina delle apparizioni, dalla statua della Madonna, ossia dal luogo delle prime apparizioni. Partiremo dalla fonte. In questo modo vogliamo renderci consapevoli dell’importanza della fonte. Questo è Podbrdo, questo è Bijakovići, il luogo dove la Madonna è scesa per la prima volta e ha incontrato i veggenti e da quella fonte di grazia vogliamo camminare nella processione e nella preghiera del rosario verso la chiesa. Il messaggio è questo: la Madonna ci conduce a Gesù. La Madonna, in tutto quello che fa qui, ci conduce a Gesù, ci conduce all’Eucaristia. Prima pregheremo il Credo e i Sette Pater, Ave, Gloria (la prima preghiera che i veggenti hanno pregato sulla Collina con la Madonna), poi con la preghiera del Rosario e con i canti proseguiremo in discesa e raggiungeremo la chiesa parrocchiale”, ha spiegato il parroco di Medjugorje padre Marinko Šakota.

Una trasmissione speciale nel nostro programma radiofonico, ma anche sulle nostre piattaforme video (pagine facebook, canali youtube, livestream…) inizierà alle 16:00. Oltre a trasmettere la processione, gli interventi dal Podrbrdo e le dichiarazioni dei pellegrini, trasmetteremo anche le esperienze della  Marcia della Pace, esperienze di pellegrini la cui vita è stata cambiata da Medjugorje, parleremo con i sacerdoti, ascolteremo alcuni nuovi canti dedicati alla Regina di Pace…

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DDL ZAN/ Quella sottile, intollerante violenza contro chi non è Lgbtq+

Posté par atempodiblog le 23 juin 2021

DDL ZAN/ Quella sottile, intollerante violenza contro chi non è Lgbtq+
Nel ddl Zan la discriminazione per chi non si allinea al pensiero unico e corretto Lgbtq+ è evidente. L’intervento del Vaticano potrebbe cambiare il quadro
di Paola Binetti – Il Sussidiario

DDL ZAN/ Quella sottile, intollerante violenza contro chi non è Lgbtq+ dans Articoli di Giornali e News senato-aula-legge-1-lapresse

L’intervento del Vaticano sul disegno di legge Zan è stato la notizia del giorno e ha monopolizzato l’attenzione di tutto il mondo politico, suscitando reazioni in gran parte previste.

Per il M5s si è trattato di una ingerenza insopportabile ed immediatamente è scattata la rivalsa: il Vaticano pensi prima di tutto a pagare l’Imu, invece di intervenire in questioni del Governo italiano.
Per il Pd c’è stato l’indubbio sforzo di arrampicarsi sugli specchi: ovvero come aprirsi al cambiamento proposto con tanta autorevolezza dalla Nota vaticana senza rinunciare a ribadire la propria fedeltà assoluta al ddl Zan e alla comunità Lgbtq+, i cui diritti indiscussi sono comunque sempre posti in pole position rispetto a quelli degli altri, lavoratori inclusi.

Nella coalizione di centrodestra, Udc, Forza Italia, Lega e nella forza di opposizione dei Fratelli d’Italia è stato dominante l’atteggiamento di gratitudine nei confronti del governo. In modo più o meno esplicito, ma concreto e reale. A volte con una punta larvata di rimprovero, che merita di essere sottolineata: era ora che il Vaticano su questi temi si facesse sentire in modo chiaro e inequivocabile. Insomma per alcuni l’intervento di Gallagher, ministro degli Esteri vaticani, è apparso eccessivo e per altri è arrivato perfino un po’ tardi.

Perché no al ddl Zan così com’è
In realtà, mai come questa volta, molti politici di area cattolica hanno cercato di far sentire la loro voce fin dal primo momento in cui è stata calendarizzata la legge, prima alla Camera e poi al Senato. Gli atti parlamentari, gli interventi in aula e in commissione, le interviste, le dichiarazioni sui social: tutto può confermare quanto sia stata chiara, lucida e determinata la loro opposizione al ddl Zan, proprio in difesa della propria libertà di espressione e di decisione. Nessun dubbio e nessuna perplessità sulla tutela degli omo-trans-sessuali dalla violenza, ma con una costante e contestuale tutela della propria libertà di pensiero e di azione.

Eppure la vecchia maggioranza del governo Conte 2 non ha mai prestato nessuna attenzione alle nostre recriminazioni, scambiando per ostruzionismo quello che in realtà era il grido di libertà e la difesa di valori e principi radicati nella nostra cultura e nella nostra tradizione cattolica. Abbiamo assistito ad un capovolgimento radicale di certe posizioni, per cui coloro che venivano accusati di essere discriminanti – noi – sono diventati i discriminati: sempre noi.

Oggi ci vuole coraggio a criticare il ddl Zan perché tutto sembra evocare, con carattere di priorità assoluta, i diritti di minoranze che in realtà sono ampiamente tutelate dalle leggi attuali e da un’opinione pubblica schierata dalla loro parte, ma che non ha neppure letto la legge! Ne coglie però la crociata contro la violenza verso le persone Lgbtq+ e senza entrare nelle pieghe della legge la difende ad oltranza. Come sarebbe giusto se si trattasse solo di difesa dalla violenza!

Ignorano i più che in Senato è stata presentata una legge, firmata anche da me, che dice no alla violenza, senza intaccare i diritti di libertà di molte altre persone, associazioni e organizzazioni.

Nel ddl Zan la discriminazione è evidente, per esempio se si pensa all’imposizione anche alle scuole cattoliche della giornata sulla omo-transfobia, che contiene affermazioni in netto contrasto con la cultura e la tradizione cattolica. A cominciare dal diritto di ogni bambino ad avere una madre e un padre. Oppure a rispettare la diversità fisica delle donne e il loro diritto come atlete di confrontarsi con altre donne e non con atleti sedicenti donne, mentre hanno già partecipato ad altre gare come uomini. Gli esempi sui rischi che potrebbero creare moltissime discriminazioni nei confronti di persone che non condividono il ddl Zan sono tanti e sono noti, sono stati ripetutamente oggetto di cronaca e nulla hanno a che vedere con la violenza ai soggetti Lgbtq+.

Il principio di identità e la sanzione penale
Il ddl Zan pone in discussione il principio di identità, proprio mentre pretende di difenderlo, perché ne fa un vissuto esclusivamente soggettivo, in cui conta il come mi sento hic et nunc e non ciò che più oggettivamente sono. Manca qualsiasi ancoraggio a parametri oggettivi come quelli che la corporeità suggerisce. L’autopercezione a cui la legge fa ripetutamente riferimento non pone neppure termini temporali: da quanto tempo mi sento così, uomo o donna, trans, o altro; per quanto tempo ancora potrei sentirmi così e modificare la percezione che ho di me stesso?

Tutto sembra affidato a una transizione mai completata, fluida, per cui la sessualità appare quanto di più mutevole potrebbe esserci nell’evoluzione del desiderio e dell’attrazione verso l’altro, chiunque sia e a qualunque sesso o genere appartenga anche lui o lei! E in questa assoluta fluidità di percezione del sé si innesta la sanzione penale.

La sanzione penale prevista dal ddl Zan accentua le pene già fissate dalla legge Mancino perché accentua la gravità della provocazione non solo davanti a casi di evidente violenza, ma anche davanti a casi di una discriminazione percepita e non dimostrabile.

E a livello istituzionale, a scuola, nel Ssn, nello sport, nel mondo del lavoro, come si potrà tener conto di questa fluidità delle diverse identità che si susseguono in modo legato al vissuto soggettivo, ma non dimostrabile, soprattutto quando pretenderanno l’aggiornamento anagrafico, sulla propria carta di identità, passaporto, e altro documento identificativo. Quante volte nella vita si potrà cambiare la percezione della propria identità: una, due, cinque… cento volte! E ogni volta cambierà la raccolta dati che supporta le diverse banche dati e si dovranno modificare le statistiche e le classifiche che se ne ricavano.

In conclusione
Il ddl Zan non offre nessun ancoraggio ai dati oggettivi ma esalta la pura soggettività, creando notevoli difficoltà ad un dialogo che per essere attendibile avrebbe bisogno di riscontri nella realtà, perché solo così è credibile.

L’intervento del Vaticano sul piano normativo sembra invocare soprattutto parametri che hanno a che vedere con i principi etici; ma in realtà l’aspetto più importante dell’ennesima denuncia fatta a questa legge ne rivela soprattutto la debolezza sul piano della conoscenza e del riconoscimento delle persone e delle cose

Niente è più come sembra perché chiunque può anteporre al riscontro oggettivo il sentimento del proprio vissuto. Anche verità finora indiscusse come quella di madre e padre possono essere ribaltate da chiunque in qualunque momento pretendendo che la legge ratifichi non la realtà ma la propria proiezione nel sentire individuale. Io sono come mi sento e come mi sento oggi può essere diverso da come mi sono sentito ieri o posso sentirmi domani. Ed è anche su questo fronte che la legge va esaminata, rivalutata e modificata.

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I 3 Sacerdoti morti sul Titanic per salvare le anime dei passeggeri

Posté par atempodiblog le 20 juin 2021

I 3 Sacerdoti morti sul Titanic per salvare le anime dei passeggeri
E’ davvero una storia incredibile quella dei 3 Sacerdoti morti sul Titanic per salvare le anime dei passeggeri!
Fonte: ChurchPOP

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Un utente di Twitter ha recentemente pubblicato le foto di tre eroici sacerdoti che hanno offerto la loro vita per stare vicino ai passeggeri a bordo del Titanic, prima che la nave affondasse nelle prime ore del mattino del 15 aprile 1912.

Il Testo del Tweet
Il tweet riporta il seguente testo: “I tre sacerdoti cattolici a bordo dell’RMS Titanic che hanno rifiutato i posti sulle scialuppe di salvataggio, scegliendo invece di dare la vita ai passeggeri rimasti bloccati sulla nave”.

I tre sacerdoti erano Padre Thomas Byles (42 anni) dell’Inghilterra, Padre Josef Benedikt Peruschitz, O.S.B. (41 anni) della Baviera, e Padre Juozas Montvila (27 anni) della Lituania. Tutti e tre sono morti sulla nave, nessuno dei corpi è stato recuperato.

Sul sito dedicato a Padre Byles, i sopravvissuti hanno spiegato le loro esperienze con il sacerdote sulla nave, nel mentre che quest’ultima stava affondando. Papa Pio X ha descritto Padre Byles come un “martire” per la fede.

La Testimonianza di Miss Helen Mary Mocklare, passeggera di terza classe
“Quando c’è stato lo schianto siamo stati sbalzati fuori dalle nostre cuccette… Leggermente vestiti, ci siamo preparati a scoprire cosa fosse successo. Scendendo dal passaggio, abbiamo visto davanti a noi, con la mano alzata, Padre Byles. Lo conoscevamo perché ci aveva visitato più volte a bordo e aveva celebrato la Messa per noi quella mattina stessa. ‘Sii calmo, mio buon popolo’, disse, e poi andò in avanti come guida impartendo assoluzioni e benedizioni…

Alcuni intorno a noi si sono agitati molto, il sacerdote però ha alzato di nuovo la mano e all’istante si sono calmati. I passeggeri sono rimasti subito colpiti dall’assoluto autocontrollo del sacerdote. Ha iniziato la recita del Rosario. Le preghiere di tutti, indipendentemente dal credo, si mescolavano e tutte le risposte, ‘Santa Maria’, erano davvero forti”.

Un’altra Testimonianza sui Sacerdoti del Titanic
“Quando l’agitazione divenne spavento, tutti i cattolici a bordo desideravano l’assistenza dei sacerdoti con il più grande fervore. Entrambi i sacerdoti hanno incoraggiato i ‘condannati a morte’ a recitare atti di contrizione e a prepararsi per incontrare il volto di Dio. Hanno guidato il Rosario e vari hanno partecipato. Il suono della recita irritava alcuni passeggeri, altri ridicolizzavano coloro che pregavano e iniziavano una danza ad anello intorno a loro.

I due sacerdoti erano impegnati continuamente impartendo l’assoluzione generale a coloro che stavano per morire. Alcune donne si rifiutarono di essere separate dai loro mariti, preferendo morire con loro. Infine, quando non erano rimaste più donne, alcuni uomini sono stati ammessi nelle barche. A padre Peruschitz fu offerto un posto, ma lui ha rifiutato”.

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5 Passi per Riposare alla Presenza di Dio

Posté par atempodiblog le 20 juin 2021

5 Passi per Riposare alla Presenza di Dio
Dopo una giornata piena di impegni, sarebbe utile poter trovare pace e tranquillità prima di andare a letto. Ecco 5 Passi per Riposare alla Presenza di Dio!
Fonte: Catholic Link
Tratto da: ChurchPOP

5 Passi per Riposare alla Presenza di Dio dans Fede, morale e teologia Riposare-alla-Presenza-di-Dio

5 Passi per Riposare alla Presenza di Dio
Ringrazia Dio per i doni che ti ha offerto durante la giornata.
Chiedi allo Spirito Santo di illuminarti in modo da ricordare al meglio la giornata trascorsa.
Rivedi in profondità quelli che sono stati gli eventi principali della giornata.
Ringrazia ancora Dio per i bei ricordi e chiedigli perdono per le scelte sbagliate che hai fatto e gli errori che hai commesso.
Ora, non ti rimane che riposare alla presenza di Dio.

Qui sotto ti propongo la Preghiera allo Spirito Santo di Sant’Agostino:

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di sapienza:
donami lo sguardo e l ’udito interiore,
perché non mi attacchi alle cose materiali
ma ricerchi sempre le realtà spirituali.
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito dell’amore:
riversa sempre più la carità nel mio cuore.
Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di verità:
concedimi di pervenire
alla conoscenza della verità
in tutta la sua pienezza.
Vieni in me, Spirito Santo,
acqua viva che zampilla
per la vita eterna:
fammi la grazia di giungere
a contemplare il volto del Padre
nella vita e nella gioia
senza fine.
Amen.

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Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi

Posté par atempodiblog le 19 juin 2021

Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi
Chiedete a Dio di starvi accanto e di proteggere il vostro viaggio con questa preghiera
di Philip Kosloski – Aleteia

Preghiera cattolica per la sicurezza nei viaggi dans Fede, morale e teologia viaggiare

Viaggiare implica sempre dei rischi, che si tratti di girare il mondo o semplicemente di alzarsi dal letto la mattina.

Ecco una breve preghiera per la sicurezza nei viaggi, adattata dal Breviario Romano:

O Dio, che hai fatto camminare i Tuoi figli di Israele all’asciutto in mezzo al mare e che hai aperto ai tre saggi la via che portava a Te facendoli guidare da una stella, donaci viaggi rapidi e sicuri, fa’ che il Tuo santo angelo sia sempre con noi e che possiamo giungere felicemente alla nostra destinazione e alla fine al porto della salvezza eterna.

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Fuochi del Sacro Cuore in Trentino Alto Adige

Posté par atempodiblog le 13 juin 2021

Fuochi del Sacro Cuore in Trentino Alto Adige
Tratto da: Radio Maria FB

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Accade la sera della domenica dopo la festa del Corpus Domini, di solito verso metà giugno. (Nel 2021 la data sarà domenica 13.06.2021). Tutti gli anni sulle pendici delle montagne del Trentino Alto Adige ardono suggestive immagini di fuoco raffiguranti il cuore di Gesù.

Le origini risalgono ad un’epoca da tempo tramontata: fu nel 1796, quando la regione tirolese venne minacciata dai bavaresi, al tempo strettamente legati a Napoleone e le truppe francesi, che i tirolesi chiesero aiuto al Sacro Cuore di Gesù, questo li salvò e per ringraziarlo accesero dei grandissimi fuochi in cima a monti e colli. E questo rito tanto spettacolare si ripete ancora oggi ogni anno la prima domenica dopo il Corpus Domini verso metà giugno…

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La Chiesa consacra le Filippine, come ogni anno dal 2014, al Cuore Immacolato di Maria

Posté par atempodiblog le 12 juin 2021

La Chiesa consacra le Filippine, come ogni anno dal 2014, al Cuore Immacolato di Maria dans Articoli di Giornali e News Filippine-consacrazione-Sacro-Cuore-di-Maria

Nel giorno in cui il Paese festeggia l’Indipendenza, il 12 giugno, la Chiesa consacra la nazione delle Filippine, come ogni anno dal 2014, al Cuore Immacolato di Maria. L’evento, cadendo nel giorno della festa nazionale, acquista “maggiore rilevanza”.

Mons. Bernardo Pantin ha spiegato che è possibile fare una consacrazione anche nelle diocesi o nelle parrocchie, specialmente per coloro che non possono seguire la consacrazione nazionale. 

Fonte: Vatican News Service

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La cella 21 di Auschwitz riporta ancora un’incisione del Sacro Cuore

Posté par atempodiblog le 7 juin 2021

La cella 21 di Auschwitz riporta ancora un’incisione del Sacro Cuore
Le incisioni sul muro sono toccanti e ispiratrici almeno quanto un capolavoro di Caravaggio
di J.P. Mauro – Aleteia

La cella 21 di Auschwitz riporta ancora un’incisione del Sacro Cuore dans Articoli di Giornali e News Sacred-Heart-of-Jesus-etched-into-the-wall-of-Cell-21-Auschwitz-by-Stefan-Jasienski

L’arte cattolica ha svolto molte funzioni nel corso della storia, dall’educazione alla fede all’ispirazione spirituale.

Le opere d’arte più famose e apprezzate, ad ogni modo, impallidiscono di fronte a una semplice incisione su un muro di un campo di concentramento nazista. Anche se non è a colori e la definizione non è ottimale, si tratta dell’opera che un artista ha realizzato nel suo momento di massima disperazione, ed esprime la speranza e la fiducia in Cristo di fronte al terrore e alla disperazione che i campi volevano instillare nelle loro vittime.

Nel tragico campo di Auschwitz non sono certo mancate storie ispiratrici di perseveranza cattolica di fronte alla persecuzione. È lì che San Massimiliano Kolbe si è sacrificato per salvare un ebreo, che è poi sopravvissuto e ha partecipato alla beatificazione del sacerdote. L’esempio di San Massimiliano ha ispirato e ispirerà ancora la devozione di intere generazioni.

Le incisioni
Dietro l’angolo della cella in cui San Massimiliano Kolbe è andato incontro al suo destino c’è un altro esempio della pervicacia della fede cattolica. Lì, nella cella 21, ci sono due incisioni: il Sacro Cuore di Gesù e la Crocifissione.

Suor Kathy DeVico, badessa del monastero di Redwoods, identifica l’artista come Stephan Jasienski, secondo tenente delle Forze Armate polacche. Jasienski, prigioniero di guerra, ha inciso quelle immagini usando le proprie dita. È morto ad Auschwitz nel 1944, ma la sua proclamazione della fede è ben visibile ancora oggi.

“Cos’ha impedito al cuore di Stephen di indurirsi per l’amarezza?”, ha chiesto la badessa. “Cosa gli ha impedito di odiare i suoi nemici? Chiaramente la sua preghiera, il suo obiettivo, mentre sedeva nella sua cella delineando quell’immagine con il dito, era far sì che il suo cuore diventasse simile a quello di Cristo. Il cuore di Gesù è immagine del nostro cuore più vero… Forse Stephan ha trovato il suo cuore attraverso quello di Cristo”.

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Miracoli Eucaristici in Italia

Posté par atempodiblog le 6 juin 2021

Miracoli Eucaristici in Italia
Fonte: Parrocchia Santa Maria della Misericordia di Osimo (AN)

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Roma, 595
Nel 595, stesso anno del Concilio di Roma, nella antica chiesa dedicata a San Pietro durante una celebrazione eucaristica domenicale presieduta dal Papa San Gregorio Magno, al momento di ricevere la Santa Comunione, una nobildonna romana cominciò a ridere sonoramente perché assalita dai dubbi circa la verità della reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. Il Papa allora, turbato dalla sua incredulità, decise di non comunicarla e, dopo averla ripresa duramente le chiese il motivo di quel comportamento. Questa si giustificò dicendo che non riusciva a credere come fosse possibile che quel pane che lei stessa aveva preparato con le sue mani, grazie alle parole della consacrazione, divenisse il Corpo e il Sangue di Cristo. San Gregorio le vietò allora di comunicarsi e cominciò a implorare Dio d’illuminarla. Aveva appena terminato di pregare che vide divenire carne e sangue proprio quella frazione di pane preparata dalla donna. La donna, pentita, s’inginocchio a terra e cominciò a piangere.

Questo evento è menzionato anche nella Vita Beati Gregorii Papae scritta dal Diacono Paolo nel 787 e la reliquia di questo Miracolo Eucaristico si conserva ad Andechs, in Germania, presso il monastero benedettino.

Non smettiamo mai di chiedere al Buon Dio di mandarci Santi pastori che tengano al Corpo Sangue Anima e Divinità realmente presenti nel Santissimo Sacramento, che facciano vincere l’amore per Dio sul falso rispetto umano, facendo ricevere la Santa Comunione in modo rispettoso e con riverenza. Cosa fareste se ora vi apparisse un Angelo del Signore o la Madonna? Non vi inginocchiereste con gran e santo timore? Perché dunque ad un Angelo e alla Madonna sì e a Dio no?

Eucarestia dans Riflessioni

Lanciano, 750 - Il miracolo Eucaristico italiano più conosciuto
Il miracolo avvenne nel 750 nella Chiesa di San Francesco, come riportato in un’iscrizione marmorea del XVII secolo: «Un monaco sacerdote dubitò se nell’Ostia consacrata ci fosse veramente il Corpo di Nostro Signore. Celebrò Messa e, dette le parole della consacrazione, vide divenire Carne l’Ostia e Sangue il Vino. Fu mostrata ogni cosa agli astanti. La Carne è ancora intera e il Sangue diviso in cinque parti disuguali che tanto pesano tutte unite quanto ciascuna separata».

Nel 1970, l’Arcivescovo di Lanciano e il ministro provinciale dei Conventuali di Abruzzo, con l’autorizzazione di Roma, richiesero al Dottor Edoardo Linoli, dirigente dell’ospedale d’Arezzo e professore di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica, un approfondito esame scientifico sulle Reliquie del Prodigio avvenuto dodici secoli prima. II 4 marzo 1971, il professore presentò un resoconto dettagliato dei vari studi eseguiti. Ecco le conclusioni essenziali:

  • La «Carne miracolosa» è veramente carne costituita dal tessuto muscolare striato del miocardio.
  • II «Sangue miracoloso» è vero sangue: l’analisi cromatografica lo dimostra con certezza assoluta e indiscutibile. Lo studio immunologico manifesta che la Carne e il Sangue sono certamente di natura umana e la prova immunoematologica permette di affermare con tutta oggettività e certezza che ambedue appartengono allo stesso gruppo sanguigno AB, gruppo uguale a quello dell’uomo della Sindone e caratteristico delle popolazioni mediorientali.
  • Le proteine contenute nel Sangue sono normalmente ripartite, nella percentuale identica a quella dello schema siero-proteico del sangue fresco normale.
  • Nessuna sezione istologica ha rivelato traccia di infiltrazioni di sali o di sostanze conservanti utilizzate nell’antichità allo scopo di mummificazione.

Questa relazione fu pubblicata in Quaderni Sclavo in Diagnostica (fasc. 3, 1971) e suscitò un grande interesse nel mondo scientifico. Anche nel 1973, il Consiglio superiore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nominò una commissione scientifica per verificare le conclusioni di Linoli. I lavori durarono 15 mesi con 500 esami. Le ricerche furono le medesime di quelle effettuate dal prof. Linoli, con altri complementi. Più precisamente, fu affermato che i frammenti prelevati a Lanciano non potevano essere assimilati a tessuti mummificati. In quanto alla natura del frammento di Carne, la commissione dichiarò che si tratta di un tessuto vivente perché risponde rapidamente a tutte le reazioni cliniche proprie degli esseri viventi. La Carne e il Sangue di Lanciano quindi sono tali e quali sarebbero se fossero stati prelevati il giorno stesso su un vivente. Nell’estratto riassunto dei lavori scientifici della Commissione Medica dell’O.M.S. e dell’O.N.U., pubblicato nel dicembre del 1976 a New York e a Ginevra, si dichiarò che la scienza, consapevole dei suoi limiti, si arresta davanti alla impossibilità di dare una spiegazione.

Vediamo dunque il miracolo che si perpetuata in ogni messa, è veramente Nostro Signore e quanta cura si deve avere verso l’Eucaristica, i protestanti, che non credono nella reale presenza, hanno preteso di comunicarsi da soli, di non avere come mediatrici le mani consacrate del sacerdote, sciagurati i cattolici, religiosi e laici, che seguono tale pratica da sempre sconsigliata anche dopo l’indulto, cosa direte a Nostro Signore quando vi troverete al suo cospetto e avrete l’anima macchiata dalla colpa di aver sparso il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore per noncuranza? Vediamo che anche la scienza, che non è mai in contraddizione con la Fede, da ragione alla Chiesa sulla reale presenza di Dio nella Santa Eucaristia, cosa aspettate ad accogliere gli insegnamenti eterni della nostra Madre Chiesa?

Eucarestia

Trani, 1000 (circa)
A Trani, nel XI secolo, durante la celebrazione di una Santa Messa una donna non cristiana incredula circa la verità del Dogma cattolico della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, aiutata da una sua amica cristiana, riuscì a trafugare un’Ostia consacrata. La donna, quasi sfidando Dio, pose poi la Particola consacrata dentro una padella di olio sopra il fuoco. Improvvisamente dall’Ostia stillò una grande quantità di sangue che si riversò sul pavimento fino a fuoriuscire dall’uscio della porta di casa. Spaventata e piena di terrore, la donna cominciò a gridare e le vicine accorsero subito per vedere quale fosse il motivo di così gran pianto. L’Arcivescovo fu subito informato dell’accaduto e ordinò di riportare riverentemente la Particola nella chiesa. La reliquia è custodita nella Cattedrale intitolata a Maria SS.ma Assunta e nel 1706 la casa della donna fu trasformata in cappella grazie alla generosa offerta del nobile Ottaviano Campitelli. La Reliquia dell’Ostia fu riposta nel 1616 dentro ad un antico reliquiario d’argento donato da Fabrizio de Cunio. Su questa Santa Reliquia vennero eseguiti molti controlli e verifiche in diverse epoche, l’ultima risale al 1924, in occasione del Congresso Eucaristico interdiocesano ad opera di Monsignor Giuseppe Maria Leo.

Molti sono i documenti che riportano il Prodigio, tra cui alcuni monogrammi eucaristici riprodotti sulle antiche vie della città. Il frate Bartolomeo Campi, descrive nella sua opera «L’Innamorato di Gesù Cristo» (1625), un accurato resoconto di come si svolsero i fatti. Lo stesso abate cistercense Ferdinando Ughelli (1670), nella sua conosciutissima opera enciclopedica «Italia sacra», in una nota al settimo volume scriveva: «A Trani si venera una sacra Ostia, fritta per disprezzo alla nostra fede…, nella quale, svelato il pane azzimo, apparve la vera Carne e il vero Sangue di Cristo, che cadde fino a terra». Una conferma indiretta al Miracolo la troviamo anche in un’affermazione di San Pio da Pietrelcina che esclamò: «Trani è fortunata, perché per ben due volte il Sangue di Cristo ha bagnato la sua terra» (il riferimento era diretto al Miracolo Eucaristico di cui ci siamo occupati e al miracolo del Crocifisso di Colonna, dal cui naso sfregiato fuoriuscì un’abbondante fiotto di Sangue).

Eucarestia

Ferrara, 1171
Nella Basilica di Santa Maria in Vado, a Ferrara, il 28 marzo 1171, giorno di Pasqua, durante la frazione del pane consacrato della Santa Messa di Resurrezione, Padre Pietro da Verona, priore dei Canonici Regolari Portuensi, assistito dai tre confratelli Bono, Leonardo e Aimone, vide sgorgare un zampillo di sangue le cui goccioline macchiarono la piccola volta sovrastante l’altare della celebrazione.

La chiesa divenne grande meta di pellegrinaggio e nel 1495, per ordine del duca Ercole I d’Este, fu ristrutturata e ampliata. Successivamente, nel 1595, la volta macchiata del Sangue di Cristo fu rinchiusa in un tempietto.

Molti furono i testimoni che videro l’Ostia assumere un colore sanguigno e di aver intravisto la figura di un bambino. Il Vescovo Amato di Ferrara e l’Arcivescovo Gherardo di Ravenna, immediatamente informati dell’accaduto, constatarono con i loro occhi i segni del miracolo. Tra le numerose testimonianze raccolte ricordiamo la Bolla di Papa Eugenio IV (30 marzo 1442); il manoscritto di Gerardo Cambrense, il documento più antico (1197) che menziona il Prodigio (attualmente conservato nella Biblioteca Lamberthiana di Canterbury); la Bolla del Cardinale Migliorati (1404), in cui si concedono delle indulgenze a «chi visiterà la chiesa e renderà omaggio al Sangue Prodigioso».

Ancora oggi, il 28 di ogni mese nella Basilica, attualmente officiata dai Missionari del Preziosissimo Sangue di San Gaspare del Bufalo, si pratica l’Adorazione Eucaristica a memoria del Miracolo e ogni anno, in preparazione della festa del Corpus Domini, si celebrano le solenni Quarantore.

Accogliamo l’invito di Nostro Signore di aumentare la nostra fede, con l’adorazione, la lode e la preghiera, non dimenticando mai che Lui è veramente presente nella Santissima Eucarestia: Corpo, Anima, Sangue e Divinità, dunque non è un segno, un simbolo, ma Gesù reale e preghiamo sempre, ogni volta che possiamo ma specialmente durante la Comunione sacramentale, in riparazione ai terribili oltraggi che ogni giorno si perpetuano contro Lui e contro sua Madre.

Eucarestia

Alatri, 1228
[...] vi presentiamo un miracolo eucaristico italiano con cui Dio ci ricorda che consultare maghi, oroscopi, cartomanti e simili è un dei peccati più gravi in quanto si infrange il primo comandamento “Non avrai altro Dio al di fuori di me”.

Ad Alatri si conserva ancora oggi presso la Cattedrale di S. Paolo Apostolo, la Reliquia del Miracolo Eucaristico avvenuto nel 1228 che consiste in un frammento di Particola convertita in carne. Una giovane donna, per riconquistare l’amore del suo fidanzato, si rivolge ad una fattucchiera che le ordina di rubare un’Ostia consacrata per farne un filtro d’amore. Durante una Messa la ragazza riesce a prelevare un’Ostia che nasconde in un panno, ma arrivata a casa si accorge che l’Ostia si è trasformata in carne sanguinante.

Di questo Prodigio ne parlano numerosi documenti, ma la testimonianza più autorevole su questo Miracolo si trova nella Bolla Fraternitas tuae scritta da Papa Gregorio IX (13 marzo 1228), in risposta al Vescovo di Alatri, Giovanni V. Ecco il testo della Bolla Pontificia: «Gregorio Vescovo servo dei servi di Dio al Ven. Fratello Vescovo di Alatri salute ed Apostolica benedizione. Abbiamo ricevuto la tua lettera, fratello carissimo, che ci informava come una certa giovane suggestionata dal cattivo consiglio di una malefica donna, dopo aver ricevuto dal sacerdote il Corpo sacratissimo di Cristo, lo trattenne nella bocca fino al momento in cui, colta l’occasione favorevole, lo poté nascondere in un panno, dove, dopo tre giorni, ritrovò lo stesso Corpo, che aveva ricevuto in forma di pane, trasformato in carne, come tuttora ognuno può constatare coi propri occhi. Poiché l’una e l’altra donna ti hanno tutto ciò umilmente rivelato, desideri un nostro parere circa la punizione da infliggere alle colpevoli. In primo luogo, dobbiamo rendere grazie, con tutte le nostre forze, a Colui che, pur operando in ogni cosa in modo meraviglioso, tuttavia in qualche occasione ripete i miracoli e suscita nuovi prodigi, affinché, irrobustendo la fede nelle verità della Chiesa Cattolica, sostenendo la speranza, riaccendendo la carità, richiami i peccatori, converta i perfidi e confonda la malvagità degli eretici. Pertanto, fratello carissimo, a mezzo di questa lettera apostolica, disponiamo che tu infligga una punizione più mite alla giovane, che riteniamo abbia compiuto l’azione delittuosa più per debolezza che per cattiveria, specialmente perché è da credersi che si sia sufficientemente pentita nel confessare il peccato. Alla istigatrice poi, che con la sua perversione la spinse a commettere il sacrilegio, dopo averle applicato quelle misure disciplinari che crediamo opportuno di affidare al tuo criterio, imponi che, visitando i Vescovi più vicini, confessi umilmente il suo reato, implorando, con devota sottomissione, il perdono». Il Sommo Pontefice interpretò l’episodio come un segno contro le diffuse eresie circa la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e perdonò le due donne pentite. In occasione del 750° anniversario è stata coniata una medaglia commemorativa che rappresenta da una parte la facciata della Cattedrale sormontata dal reliquiario dell’Ostia Incarnata e, dall’altra, la figura del busto di Papa Gregorio IX con la Bolla pontificia.

Eucarestia

Assisi, 1240 – Santa Chiara e i Saraceni
I miracoli ottenuti da Santa Chiara sono molteplici ma oggi vogliamo parlarvi di uno molto particolare: il miracolo eucaristico avvenuto nel 1240 narrato da Tommaso da Celano nella Leggenda di Santa Chiara Vergine[1]

Assisi era sotto l’attacco dei Saraceni, cioè dei musulmani, e le loro armate erano riuscite a penetrate nel chiostro di San Damiano. Santa Chiara con amore ardente e le lacrime agli occhi si rivolse al Suo Sposo, il Re dei Re, per domandare protezione contro quel popolo senza Dio che nei luoghi assaliti, non solo facevano razzia di beni materiali, ma oltraggiavano le donne sin da bambine. Santa Chiara ottenne da Dio la grazia della loro salvezza e della città di Assisi: la Santa, con grande ardore, preso il cofanetto di argento e avorio dove era custodita la Santissima Eucaristia, andò incontro ai suoi nemici che fuggirono via senza fare ritorno. Di seguito riportiamo il testo delle Fonti Francescane.

“21. Piace a questo punto raccontare i portenti delle sue orazioni, con altrettanta aderenza alla verità quanto sono degni di venerazione. In quel periodo travagliato che la Chiesa attraversò in diverse parti del mondo sotto l’impero di Federico, la valle Spoletana beveva più spesso delle altre il calice dell’ ira. Erano stanziate lì, per ordine imperiale, schiere di soldati e nugoli di arcieri saraceni, fitti come api, per devastare gli accampamenti, per espugnare le città. E una volta, durante un assalto nemico contro Assisi, città particolare del Signore, e mentre ormai l’esercito si avvicina alle sue porte, i Saraceni, gente della peggiore specie, assetata di sangue cristiano e capace di ogni più inumana scelleratezza, irruppero nelle adiacenze di San Damiano, entro i confini del monastero, anzi fin dentro al chiostro stesso delle vergini. Si smarriscono per il terrore i cuori delle Donne, le voci si fanno tremanti per la paura e recano alla Madre i loro pianti. Ella, con impavido cuore, comanda che la conducano, malata com’è, alla porta e che la pongano di fronte ai nemici, preceduta dalla cassetta d’argento racchiusa nell’avorio, nella quale era custodito con somma devozione il Corpo del Santo dei Santi.

22. E tutta prostrata in preghiera al Signore, nelle lacrime parlò al suo Cristo: «Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare». Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia: «Io vi custodirò sempre!». «Mio Signore – aggiunse – proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta». E Cristo a lei: «Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione». Allora la vergine, sollevando il volto bagnato di lacrime, conforta le sorelle in pianto: «Vi do garanzia, figlie, che nulla soffrirete di male; soltanto abbiate fede in Cristo!». Né vi fu ritardo: subito l’audacia di quei cani, rintuzzata, è presa da spavento; e, abbandonando in tutta fretta quei muri che avevano scalato, furono sgominati dalla forza di colei che pregava. E subito Chiara ammonisce quelle che avevano udito la voce di cui sopra ho parlato, dicendo loro severamente: «Guardatevi bene, in tutti i modi, dal manifestare a qualcuno quella voce finché io sono in vita, figlie carissime»”.

Che questo episodio rimanga ben impresso nella nostra mente e nei nostri cuori, Dio può tutto e nel momento del bisogno Egli è pronto a venirci incontro appena chiediamo il Suo aiuto in tutte le nostre necessità , “Chiedete e vi sarà dato” (Matteo 7,7).

Un altro insegnamento che possiamo trarre da questo episodio della vita di Santa Chiara è l’amore e la riverenza che si deve avere verso Dio. Molto spesso oggi si invoca illecitamente la povertà francescana nei riguardi degli arredi liturgici (candelieri, calici, pianete…) ma, ahimè, quanta ignoranza! San Francesco stesso, come molti altri santi che vivevano nella povertà (come il Santo Curato d’Ars), pretendeva questa ricchezza, che non ha nulla a che vedere con lo sfarzo del mondo che è fine a se stesso, ma, poiché Dio è Re, a Lui deve essere riconosciuto ogni bene, sia materiale che spirituale, deve essere riconosciuta la sua Regalità, anche con i beni esteriori poiché noi non siamo Angeli e siamo fatti anche di materia. Un chiaro esempio ci viene anche dall’arte sacra sempre attenta ai minimi particolari sin dai primi secoli del Cristianesimo! E ciò ci è stato insegnato dallo stesso Gesù Cristo quando lasciò lavarsi i piedi con il nardo (un unguento costassimo che ancora oggi, sebbene il suo prezzo sia decimato, è molto caro) e farsi asciugare dai capelli della peccatrice, solo Giuda Escariota si indignò, poiché secondo lui quei soldi erano stati spesi inutilmente quando potevano essere usati per i poveri, come si sa, Giuda Escariota era il tesoriere e non di rado rubava dalla cassa comune, ciò sia di monito a tutti quei cristiani che si indignano davanti alla gloria che si da Dio con gli arredi sacri e alle riverenze e poi sprecano i propri averi dietro alle frivolezze e al peccato, mancando così di carità a Dio e al prossimo.

[1] TOMMASO DA CELANO, Leggenda di Santa Chiara Vergine, in Fonti Francescane, PADOVA, 2011 III EDIZIONE, EDITRICI FRANCESCANE, n. 3201-3202

Eucarestia

Firenze, 1230 e 1595
Nella chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze, sono custodite le Reliquie di due Prodigi Eucaristici avvenuti nel 1230 e nel 1595. Il primo Miracolo si verificò il 30 dicembre del 1230. Un sacerdote di nome Uguccione, terminata la Messa, non si accorse che alcune gocce di vino consacrato erano rimaste nel calice e si erano tramutate in Sangue. Il giorno seguente, tornando a celebrare la Messa nella stessa chiesa trovò dentro al calice delle gocce di sangue vivo rappreso ed incarnato. Il sangue fu subito raccolto in un’ampolla di cristallo. Lo storico Giovanni Villani fa un’accurata descrizione del Miracolo: «Il dì appresso, prendendo nuovamente il detto calice vi trovò dentro vivo sangue rappreso […] e ciò fu manifesto a tutte le donne di quel monastero e a tutti i vicini che vi furono presenti e al Vescovo e a tutto il chiericato e poi si palesò a tutti i Fiorentini, i quali, con grande devozione, vi si radunarono intorno per vedere e presero il sangue del calice e lo misero in un’ampolla di cristallo che ancora si mostra al popolo con grande riverenza». Il Vescovo Ardingo da Pavia ordinò di portare la Reliquia in Vescovado, e dopo poche settimane la restituì alle Suore del Monastero che la custodirono presso la chiesa di Sant’Ambrogio. Papa Bonifacio IX, nel 1399, concesse la stessa indulgenza della Porziuncola ai fedeli che avessero visitato la chiesa di Sant’Ambrogio e avessero contribuito ad adornare la Reliquia del Miracolo. Nel 1980 è stato celebrato il 750° anniversario del Prodigio. La Reliquia del Miracolo (alcune gocce di Sangue che misurano circa un centimetro quadrato) si conserva in un prezioso Ostensorio, collocato all’interno di un Tabernacolo in marmo bianco costruito da Mimo da Fiesole. L’altro Miracolo Eucaristico avvenne il Venerdì Santo dell’anno 1595. Una candela, accesa sull’altare della cappella laterale, detta del Sepolcro, cadde a terra e la incendiò. La gente accorse subito per domare il fuoco e si riuscì a salvare il Santissimo Sacramento e il calice. Nel trambusto generale, dalla pisside che conteneva alcune Ostie consacrate, caddero sei Particole sul tappeto incandescente che nonostante il fuoco, furono ritrovate intatte ed unite tra loro. Nel 1628 l’Arcivescovo di Firenze, Marzio Medici, dopo averle esaminate, le trovò incorrotte e le fece dunque riporre in un prezioso reliquario. Ogni anno, durante le Quarantore che si celebrano a maggio, le due Reliquie vengono esposte insieme in un reliquario contenente anche un’Ostia consacrata per la pubblica adorazione.

Eucarestia

Bolsena, 1264
Le attuali ricerche storiche confermano quanto riportano le testimonianze più antiche, il Miracolo avvenne nell’estate del 1264. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, venne in Italia per una udienza con Papa Urbano IV, che durante l’estate si era trasferito ad Orvieto, accompagnato anche da San Tommaso d’Aquino e numerosi altri teologi e Cardinali. Pietro da Praga, subito dopo essere stato ricevuto dal Papa, si incamminò per ritornare in Boemia. Lungo la via del ritorno si fermò a Bolsena, dove celebrò la Messa nella chiesa intitolata a Santa Cristina. Al momento della consacrazione, quando il sacerdote pronunciò le parole che permettono la transustanziazione, avvenne il Miracolo, così descritto da una lapide posta a ricordo: «Improvvisamente quell’Ostia apparve, in modo visibile, vera carne e aspersa di rosso sangue, eccetto quella particella, tenuta dalle dita di lui: il che non si crede accadesse senza mistero, ma piuttosto perché fosse noto a tutti quella essere stata veramente l’Ostia che era dalle mani dello stesso sacerdote celebrante portata sopra il calice». Grazie a questo Miracolo il Signore rafforzò la Fede del sacerdote che malgrado la sua provata pietà e moralità, nutriva spesso dubbi circa la reale presenza di Cristo sotto le Specie del pane e del vino consacrate. La notizia del Miracolo si diffuse subito e sia il Papa che San Tommaso d’Aquino poterono verificare immediatamente di persona il Prodigio. Dopo attento esame Urbano IV ne approvò il culto. Egli decise poi di estendere la festa del Corpus Domini, che sino all’epoca era stata soltanto una festa locale della diocesi di Liegi, a tutta la Chiesa universale. Il Papa incaricò San Tommaso di scrivere la liturgia che avrebbe accompagnato la Bolla «Transiturus de hoc mundo ad Patrem» in cui vengono esposte le ragioni per cui l’Eucaristia è così importante per la vita della Chiesa.

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Offida, 1273-1280
Nel 1273, a Lanciano, una donna di nome Ricciarella, per riconquistare l’affetto del marito Giacomo Stasio, dietro consiglio di una maga, si accostò alla Comunione per trafugare un’Ostia consacrata. Tornata a casa la mise sul fuoco sopra un coppo con l’intento di polverizzarla e metterla poi nel cibo del marito. La Particola invece si convertì in carne sanguinante. Ricciarella, terrorizzata dagli eventi, avvolse il coppo e l’Ostia sanguinante in una tovaglia di lino che seppellì poi in una buca sotto il letame nella stalla del marito. Strani eventi si susseguirono all’interno della stalla: la giumenta di Giacomo, ogni volta che vi entrava, si prostrava in ginocchio verso il luogo dove era seppellita l’Ostia miracolosa, tanto da indurre Giacomo a pensare che la moglie avesse fatto una maleficio alla bestia. Sette anni dopo Ricciarella, in preda ai rimorsi, confessò il suo orribile sacrilegio all’allora priore del convento agostiniano di Lanciano, Giacomo Diotallevi, nativo di Offida. Come raccontano le cronache più antiche la donna in lacrime cominciò a gridare al sacerdote: «Ho ucciso Dio! Ho ucciso Dio!». Il sacerdote recatosi sul luogo, trovò intatto l’involto con le reliquie che furono poi donate ai suoi concittadini. Per conservare la Sacra Ostia gli offidani fecero costruire un reliquiario a forma di croce. Come narra un’antica cronaca, dall’orafo a Venezia furono inviati frate Michele e un confratello. Giunti in quella città, si fecero promettere dall’orafo, con giuramento di fedeltà «che non avrebbe rivelato a nessuno quanto egli stava per vedere e collocare dentro la croce. Dopo di che, l’orafo fece per prendere la pisside con l’Ostia miracolosa, ma colto da febbre improvvisa, esclamò: “Che cosa mi hai portato, o frate mio?”. II religioso allora gli chiese se fosse in peccato mortale. Avendo l’orefice risposto di sì, fece la sua confessione davanti allo stesso frate, e, scomparsa la febbre, senza alcun pericolo prese la pisside, ne estrasse l’Ostia, e la chiuse insieme col sacro Legno nella medesima croce, con sopra un cristallo, come si può chiaramente vedere». I reliquiari del coppo e della tovaglia macchiata di sangue con la croce contenente l’Ostia miracolosa sono esposti nella chiesa di Sant’ Agostino ad Offida. La casa di Ricciarella a Lanciano è stata invece trasformata in una piccola cappella.

Nel 1973 fu celebrato il VII centenario del Miracolo e ogni anno, il 3 maggio, i cittadini di Offida festeggiano l’anniversario del Prodigio.

Numerosi sono i documenti in cui viene descritto questo Prodigio, tra i più autorevoli, una copia autentica di una pergamena del sec. XIII, scritta dal notaio Giovanni Battista Doria nel 1788. Vi sono inoltre numerose bolle di Papi a cominciare da quella di Bonifacio VIII (1295), a quella di Sisto V (1585), interventi di Congregazioni romane, decreti vescovili, statuti comunali, doni votivi, lapidi, affreschi e testimonianze di insigni storici tra cui ricordiamo l’Antinori e il Fella.

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Gruaro, 1294
[...] vi presentiamo un miracolo accaduta in Friuli alla fine del 1200. Tra i documenti più autorevoli che descrivono il Miracolo Eucaristico avvenuto a Gruaro nel 1294 vi è quella dello storico locale Antonio Nicoletti (1765). Una giovane perpetua stava lavando sul lavatoio costruito lungo la roggia Versiola una delle tovaglie d’altare della chiesa di S. Giusto. Improvvisamente vide il lino della tovaglia tingersi di sangue. Osservando più attentamente, notò che il sangue usciva da una Particola consacrata rimasta per sbaglio tra le pieghe della tovaglia. Spaventata da quell’evento inspiegabile corse subito ad avvertire il Parroco che a sua volta informò il Vescovo di Concordia, Giacomo d’Ottonello da Cividale che una volta accertati i fatti, chiese di poter tenere la tovaglia del Miracolo nella sua Cattedrale a Concordia. Ma anche il parroco di Gruaro e la famiglia dei Conti di Valvasone, giuspatroni della chiesa di Gruaro e di quella di Valvasone, volevano tenere la tovaglia. Non si trovò nessun accordo e così si decise di ricorrere alla Santa Sede che alla fine autorizzò i Conti a conservare la Reliquia del Miracolo a Valvasone, a condizione che essi facessero costruire una chiesa da dedicare al Santissimo Corpo di Cristo. La costruzione della chiesa fu terminata nel 1483. La Reliquia di questo Miracolo è tuttora custodita presso la Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo a Valvasone in un cilindro di cristallo, sostenuto da un pregevole reliquiario d’argento del maestro orafo Antonio Calligari. La festa della Sacra Tovaglia si celebra nel V giovedì di Quaresima, a conclusione delle giornate di adorazione del SS.mo Sacramento, con la partecipazione dei sacerdoti e delle comunità della foranea di Valvasone. Durante la festa del Corpus Domini, la Reliquia viene portata in processione con il SS. Sacramento.

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Cascia, 1330
La reliquia del miracolo eucaristico di cui vogliamo parlarvi [...] è conservata a Cascia, nella Basilica di Santa Rita. Nel 1330, a Siena, un contadino gravemente ammalato fece chiamare un sacerdote per ricevere la Santa Comunione. Quest’ultimo, per incuria, mise l’Ostia nel suo breviario invece di utilizzare il ciborio. Uno volta giunto a casa dell’ammalato, il sacerdote aprì il libro e si spaventò poiché vide la Particola trasformata in un grumo di sangue che aveva macchiato anche le pagine. Il sacerdote, con cuore contrito dal pentimento, andò immediatamente a Siena per chiedere consiglio al Beato Padre Simone Fidanti, conosciuto da tutti per la sua santità. Quest’ultimo gli concesse il perdono sacramentale e portò con sé le pagine intrise del Sangue di Cristo a Cascia. Nel 1389 il Papa Bonifacio IX confermò l’autenticità del miracolo.

Il frammento di carta pergamenaceo misura mm. 52 x 44. Guardando in controluce si nota che le macchie di sangue hanno formato il profilo di un volto umano e la reliquia emana a volte lo stesso profumo emanato spesso dal corpo di Santa Rita e il prodigioso avvenimento viene ricordato ogni anno per la festa del Corpus Domini, quando la Reliquia viene portata solennemente in processione.

Quindi cari fratelli, ricordiamo sempre di dare la massima riverenza a Nostro Signore Sacramentato, troppo poca incuranza si vede nei laici nel prendere la comunione, la maggior parte delle volte sulle mani senza neanche controllare se vi siano rimasti dei frammenti, ricordiamo che la Chiesa non ha mai dato il permesso di prenderle Nostro Signore con le nostre mani, bensì è un indulto, che purtroppo, oggigiorno è stato fatto diventare una consuetudine. Senza pensare a tutte le comunione sacrileghe che vengono commesse ogni volta che una persona riceve Gesù in peccato mortale, oppure a quanto spesso, i fedeli che, ricevuto il Sacramento, ritornano al proprio banco, non si inginocchiano e iniziano a parlare con il proprio vicino, ricordate che Dio in quel momento è in noi e vi rimane per un quarto d’ora, non sprechiamo questo tempo, il tempo più prezioso della nostra vita dal quale dipende la nostra Eternità!

Aumentiamo sempre più l’Amore, e quindi la cura e riverenza, nei riguardi di Dio e preghiamo in riparazione agli oltraggi e alle mancanza di riverenza per tutti coloro che danno cattivi esempi, sciaguratamente, troppo spesso dei stessi sacerdoti.

Questo appello non viene da noi, ma dal cielo: l’Angelo a Fatima che, prostrato a terra (quindi noi con quale coraggio potremmo noi accostarci al Santissimo Sacramento con leggerezza, indifferenza o in peccato?), pregò “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente e Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi, delle indifferenze da cui Egli stesso è offeso. Per i meriti infiniti del suo Sacro Cuore e del Cuore Immacolato di Maria io Vi domando la conversione dei poveri peccatori” e comunicando la piccola Giacinta e Francesco disse: “Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio”. Poi si prostrò di nuovo e ripeté ancora tre volte la preghiera: “Santissima Trinità,” […].

L’invito a pregare in riparazione agli oltraggi verso Dio è esteso a tutti noi, non manchiamo dunque di rispondere a questa chiamata dal cielo a fare sempre meglio!

Eucarestia

Macerata, 1356
[...] ci spostiamo a poche decine di chilometri da casa: Macerata. Il miracolo di cui vogliamo parlarvi è accaduto nel 1356 e la reliquia è custodita nella Cattedrale, purtroppo gravemente danneggiata dal sisma del 24 agosto 2016.

Il 25 aprile del 1356, a Macerata, un sacerdote stava celebrando la Messa nella cappellina della chiesa di Santa Caterina, di proprietà delle monache benedettine. Durante la frazione del pane, prima della Comunione, il prete cominciò a dubitare della reale transustanziazione. Fu proprio nel momento in cui spezzava l’Ostia che, con suo grande spavento, vide sgorgare da questa un abbondante fiotto di sangue che macchiò parte del lino e del calice posti sull’altare. Il sacerdote informò subito il Vescovo Niccolò da San Martino, che ordinò di portare la Reliquia del lino insanguinato nella Cattedrale e istituì un regolare processo canonico.

Attualmente la reliquia è ancora custodita nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giuliano, sotto l’altare del Santissimo Sacramento. Sempre in questa chiesa si conserva una pergamena coeva in cui viene descritto il Prodigio. Anche lo storico Ferdinando Ughelli cita questo Miracolo nella sua opera Italia Sacra del 1647 e descrive come sin dal XIV secolo “il corporale veniva portato in solenne processione per la città, chiuso in un’urna di cristallo d’argento, con il concorso di tutto il Piceno”, infatti, nel 1494 fu istituita a Macerata una delle prime Confraternite in onore del SS. Sacramento (1494) e fu proprio qui che nacque la pia pratica delle Quarantore nel 1556. Ogni anno, in occasione della festa del Corpus Domini, il corporale del Miracolo viene portato in processione dietro il Santissimo Sacramento.

Eucarestia

Bagno di Romagna, 1412
A Bagno di Romagna, nella Basilica di Santa Maria Assunta, è conservata la Reliquia del Miracolo Eucaristico del «Sacro Lino intriso di Sangue». Lo storico Fortunio così descrive il Miracolo nella sua nota opera Annales Camaldulenses: «Correva l’anno 1412. La badia camaldolese di Santa Maria in Bagno (allora Priorato) era governata da Don Lazzaro da Verona. Mentre costui un dì celebrava il divino Sacrificio, fu occupata la sua mente, per opera diabolica, da un forte dubbio intorno alla reale presenza di Gesù nel Santissimo Sacramento; quand’ecco vide mettersi in ebollizione le sacre specie del vino, riversarsi fuori del calice e spandersi sopra il corporale in forma di vivo e palpitante sangue, e così il corporale ne rimase inzuppato. Non è a dire quale commozione fosse la sua e quale perturbazione di mente lo cogliesse in quell’istante di fronte ad un avvenimento così strepitoso. Piangendo si rivolse agli astanti, confessando la nutrita incredulità e il Prodigio che allora si era compiuto sotto il suo sguardo». Il monaco Lazzaro fu in seguito trasferito a Bologna come cappellano del monastero femminile camaldolese di Santa Cristina, dove morì nel 1416. I Camaldolesi con alterne vicende ressero la Pieve di Bagno sino alla soppressione napoleonica del 1808; da allora la Parrocchia – Basilica di S. Maria Assunta, dopo essere stata retta per un breve periodo dalla diocesi di Sansepolcro, nel 1975 è passata definitivamente a far parte della diocesi di Cesena. Nel 1912 il Cardinale Giulio Boschi, Arcivescovo di Ferrara, fece celebrare il quinto centenario del Miracolo, a cui seguì un convegno di studi eucaristici. Nel 1958, S.E. Domenico Bornigia, fece eseguire un’analisi chimica sulle macchie del corporale del Miracolo dall’Università di Firenze, che confermò essere di natura ematica.

Nella Basilica si trova una incisione su legno del 1400 chiamata «La Madonna del sangue» colorata e rarissima, che si trova nella terza cappella a sinistra. Questa immagine è così chiamata perché come riferisce don Benedetto Tenaci, abate di Bagno e testimone oculare del Prodigio, il 20 maggio del 1498, l’icona versò sangue dal braccio sinistro.

Ogni anno, durante la festa del Corpus Domini, il corporale viene portato in processione per le strade della città e viene esposto per tutte le domeniche della stagione termale che va da marzo a novembre, nella Messa che si celebra alle ore 11:00.

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Torino, 1453
Nella Basilica del Corpus Domini a Torino, si trova una cancellata in ferro che racchiude il luogo dove si verificò il primo Miracolo Eucaristico avvenuto a Torino nel 1453. Un’iscrizione sul pavimento all’interno della cancellata descrive il Prodigio: «Qui cadde prostrato il giumento che trasportava il Corpo divino – qui la Sacra Ostia liberatasi dal sacco che l’imprigionava, si levò da se stessa in alto – qui clemente discese nelle mani supplici dei Torinesi – qui dunque il luogo fatto santo dal Prodigio – ricordandolo, pregando genuflesso ti sia in venerazione o ti incuta timore (6 giugno 1453)».

Nell’Alta Val Susa, presso Exilles, le truppe di Renato d’Angiò si scontrarono con le milizie del duca Lodovico di Savoia. Qui i soldati si abbandonarono al saccheggio del paese ed alcuni entrarono in chiesa. Uno di loro, forzò la porticina del tabernacolo e rubò l’ostensorio con l’Ostia consacrata. Avvolse tutta la refurtiva in un sacco e a dorso di mulo, si diresse verso la città di Torino. Sulla piazza maggiore, presso la chiesa di S. Silvestro, ora dello Spirito Santo, sul luogo dove in seguito fa eretta la chiesa del Corpus Domini, il giumento incespicò e cadde. Ecco allora aprirsi il sacco e l’ostensorio con l’Ostia consacrata elevarsi al di sopra delle case circostanti tra lo stupore della gente. Tra i presenti c’era anche Don Bartolomeo Coccolo, il quale corse a dar notizia al Vescovo, Lodovico dei marchesi di Romagnano. Il Vescovo, accompagnato da un corteo di popolo e di clero, si portò in piazza, si prostrò in adorazione e pregò con le parole dei discepoli di Emmaus: «Resta con noi, Signore». Nel frattempo si era verificato un nuovo prodigio: l’ostensorio era caduto a terra, lasciando libera e splendente, come un secondo sole, l’Ostia consacrata. Il Vescovo che teneva in mano un calice, lo alzò verso l’alto e lentamente l’Ostia consacrata cominciò a ridiscendere, posandosi dentro il calice. La devozione per il Miracolo Eucaristico del 1453 fu subito assunta dalla Città che promosse dapprima la costruzione di un’edicola sul luogo del Prodigio, ben presto sostituita dalla chiesa dedicata al Corpus Domini. Ma l’espressione più significativa è costituita dalle feste organizzate in occasione dei centenari e dei cinquantenari (del 1653, 1703, 1753, 1853 e – in parte – 1803). Molti sono i documenti che descrivono il Miracolo: i più antichi sono i tre Atti Capitolari del 1454, 1455, e 1456 e alcuni scritti coevi del Comune di Torino. Nel 1853 il Beato Papa Pio IX celebrò solennemente il quarto centenario del Miracolo, cerimonia a cui parteciparono anche San Giovanni Bosco e Don Rua. Pio IX in quest’occasione inoltre approvò l’Ufficio e la Messa propri del Miracolo per l’arcidiocesi di Torino.

Nel 1928 Pio XI elevò la Chiesa del Corpus Domini alla dignità di Basilica Minore. L’Ostia del Miracolo fu conservata fino al XVI secolo, finché la Santa Sede non ordinò di consumarla «per non obbligare Dio a fare eterno Miracolo col mantenere sempre incorrotte, come si mantennero, quelle stesse eucaristiche specie».

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Volterra, 1472
Un soldato fiorentino, entrato in Cattedrale di Volterra, si impadronì, insieme a numerosi oggetti sacri di gran valore, di una preziosa pisside di avorio contenente numerose Ostie consacrate. Uscito dalla chiesa, con gran ira e disprezzo verso Nostro Signore, gettò contro la parete della Cattedrale la pisside con le particole che, illuminate da una luce misteriosa, si innalzarono e rimasero per molto tempo sospese, lasciando così che molte persone riuscissero a vedere il miracolo. Il soldato cadde per terra pentito e iniziò a piangere per il terribile sacrilegio che aveva commesso.

Sono numerosi gli atti conservati nella biblioteca comunale della città che testimoniano l’accaduto e, nella chiesa di San Francesco, vi è anche la testimonianza di Fra Biagio Lisci che ne fu un testimone diretto.

Preghiamo anche noi per tutti sacrilegi commessi ogni giorno verso il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore, in riparazione a questi atti spregevoli che vengono commessi in disprezzo verso Dio.

Eucarestia

Asti, 1535
Il 25 luglio del 1535, mentre il pio sacerdote Domenico Occelli, verso le ore 7 celebrava la Messa presso l’altare maggiore della Collegiata di S. Secondo, giunto alla frazione dell’Ostia, la vide lungo tutta la lunghezza della frattura imporporarsi di vivo Sangue. Tre gocce caddero nel calice e una quarta rimase all’estremità dell’Ostia. Inizialmente Don Domenico continuò la celebrazione della Messa. Quando staccò la parte di Ostia che doveva mettere nel calice vide uscire da questa altro Sangue. Stupefatto si rivolse agli astanti e li invitò ad avvicinarsi presso l’altare a vedere il Prodigio. Quando il sacerdote prese l’Ostia per consumarla, questa, scomparso il Sangue, riprese subito il suo naturale candore. Questi furono lo svolgimento dei fatti secondo la traduzione della relazione ufficiale, inviata dal Vescovo di Asti, Mons. Scipione Roero, alla S. Sede e riprodotta nel Breve Apostolico in data 6 novembre 1535 con cui Papa Paolo III concesse l’indulgenza plenaria a quanti «nel dì commemorativo del Miracolo visiteranno la chiesa del Santo e reciteranno tre Pater ed Ave secondo l’intenzione del Pontefice.

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Morrovalle, 1560
[...] vi presentiamo un miracolo avvenuto nella nostra terra marchigiana, a pochi km dalla nostra parrocchia: Morrovalle dove un’Ostia Magna consacrata rimase intatta nonostante un incendio.

Nella notte tra il 16 e il 17 aprile 1560, nell’ottava di Pasqua, intorno alle due del mattino, il fratello laico Angelo Blasi fu svegliato di soprassalto dal rumore di un violento crepitio. Guardando dalla finestra della sua cella, vide che la chiesa era completamente avvolta dalle fiamme e corse subito ad avvertire gli altri frati. L’incendio fu domato dopo 7 ore e solo nei giorni seguenti iniziarono i lavori di sgombero dell’immensa massa di detriti. Quale non fu la meraviglia quando il 27 aprile, il Padre Battista da Ascoli, nel rimuovere un pezzo di marmo di quello che era stato l’altare maggiore, scorse nella cavità del muro la pisside con il corporale un po’ bruciacchiato su cui si conservava, ancora intatta ed integra, l’Ostia Magna consacrata. Il Padre Battista gridò al Miracolo, e molta gente accorse subito sul luogo per ammirare il Prodigio. Per tre giorni interi il SS.mo Sacramento rimase esposto per l’adorazione dei fedeli. Quando finalmente arrivò il Padre provinciale Evangelista da Morrò d’Alba, l’Ostia miracolosa fu riposta in una cassetta d’avorio.

L’allora Vescovo di Bertinoro, Mons. Ludovico di Forlì, fu immediatamente inviato dal Papa Pio IV a Morrovalle per indagare la veridicità dei fatti. Il Papa Pio IV, appena ricevette il resoconto del Vescovo, giudicò l’evento superiore ad ogni causa naturale e ne autorizzò il culto con l’indizione della Bolla Sacrosanta Romana Ecclesia (1560). Secondo le disposizioni contenute nella Bolla pontificia, i giorni dell’anniversario dell’incendio e del rinvenimento della santissima Ostia (17 e 27 aprile) divennero festivi e furono chiamati «dei due Perdoni». La chiesa fu in seguito ampliata a causa della moltitudine di fedeli che accorreva alle celebrazioni. Attualmente la ricorrenza delle due date è festeggiata con l’esposizione del Santissimo Sacramento e della teca sull’altare maggiore e i Perdoni, cioè le due indulgenze plenarie, possono essere lucrate nella chiesa di San Bartolomeo. Fino al 1600 l’Ostia miracolosa si conservò intatta, ma a causa delle vicissitudini storiche, dopo questa data dell’Ostia miracolosa si perse ogni traccia. Oggi rimane solo la teca e il coperchio della pisside, sopravvissute alle fiamme. Nel 1960 è stato celebrato solennemente il quarto centenario del Miracolo Eucaristico di Morrovalle e il Consiglio Comunale, all’unanimità, deliberò di apporre sulla facciata della porta principale di Morrovalle l’iscrizione «Civitas Eucaristica».

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Veroli, 1570
Nella Pasqua del 1570, presso la chiesa di S. Erasmo, l’Ostia consacrata, secondo il rito tradizionale, venne chiusa in una teca d’argento di forma cilindrica con coperchio a cerniera e questa venne poi posta dentro un grande calice ministeriale, anch’esso d’argento, coperto con la patena. Il tutto, infine, fu avvolto in un elegante drappo di seta. Bisogna precisare che nel XV secolo, l’esposizione del Santissimo nell’ostensorio era poco diffuso, anche se nel Concilio di Colonia (1452) si era già parlato di questo oggetto. Era consuetudine che ogni confraternita della città andasse ad adorare per un’ora il SS.mo Sacramento esposto. Così gli iscritti alla confraternita della Misericordia, che precedevano quelli del Corpus Domini e quelli della Madonna, vestiti con i loro sacchi neri, si misero tutti in ginocchio per pregare. Il documento più autorevole su questo Miracolo Eucaristico fu redatto immediatamente dopo i fatti dalla Curia ed è conservato nell’archivio della chiesa di S. Erasmo. Molto dettagliata è la deposizione di un certo Giacomo Meloni, che fu tra i primi testimoni che assistettero al Prodigio: «E così alzando gli occhi verso il calice, vidi dai piedi alla coppa del calice una stella splendidissima e sopra la stella appariva il SS.mo Sacramento di grandezza simile a quello che si suole usare nella Messa del Sacerdote e la stella era attaccata al SS.mo Sacramento (…). La meraviglia si compì allorché si videro attorno all’Ostia consacrata, dei bimbi adoranti, simili a piccoli angeli… ». Ancora oggi, il martedì dopo Pasqua viene ricordato ogni anno il Prodigio, con una solenne cerimonia in cui partecipa anche il Vescovo. Il calice con la patena dove fu esposto il SS.mo Sacramento, è rimasto sempre custodito tra i reliquiari dei santi, così come la teca d’argento. Le sacre specie dell’Ostia miracolosa di Veroli, dopo 112 anni circa, furono consumate. Nel 1970, in occasione del quarto centenario del Prodigio, si celebrò il terzo Congresso Eucaristico della diocesi di Veroli – Frosinone. Ogni primo venerdì del mese, nella chiesa del Miracolo Eucaristico, si tiene l’adorazione del SS.mo Sacramento e si lasciano chiuse tutte le altre chiese. Oggi il calice dove fu esposto il SS. Sacramento è custodito nella chiesa di Sant’Erasmo e viene utilizzato per la celebrazione della Santa Messa, una volta l’anno, il martedì dopo Pasqua.

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Mogoro, 1604
[...] vi presentiamo il miracolo Eucaristico avvenuto nell’Aprile del 1604 a Mogoro, in Sardegna, descritto dallo storico Pietro M. Cossu. Il lunedì di Pasqua, don Salvatore Spiga, parroco della chiesa di San Bernardino, stava celebrando la Messa e dopo la consacrazione cominciò a distribuire la Comunione ai fedeli. A un certo punto vide accostarsi alla Comunione anche due uomini, conosciuti da tutti per la vita dissoluta che conducevano. Il Parroco diede loro la Comunione ed appena questi ricevettero le Particole in bocca, le sputarono a terra sulla pietra della balaustra. I due uomini, si giustificarono dell’accaduto dicendo che le Ostie erano divenute bollenti come dei carboni ardenti e gli avevano bruciato la lingua. Poi, presi dai rimorsi per non essersi confessati prima, scapparono via. Don Salvatore fece raccogliere le sacre Ostie cadute e vide che nella pietra erano rimaste come scolpite, le impronte delle due Particole. Ordinò allora di lavare accuratamente la pietra, sperando che le impronte potessero essere cancellate. Ma ogni tentativo fallì miseramente. Numerosi storici, fra cui il sacerdote Pietro Cossu e il Padre Casu, descrivono gli accertamenti fatti dal Vescovo del tempo, Monsignor Antonio Surredo, e dai suoi successori. Tra i documenti più importanti che confermano il Miracolo, abbiamo l’atto pubblico rogato dal notaio Pedro Antonio Escano il 25 maggio 1686, con cui il Rettore di Mogoro stipulò un contratto per l’erezione di un tempietto di legno dorato sulla sommità dell’altare maggiore, tempietto che alla base doveva contenere una cavità per accogliervi la «pietra del Miracolo», la quale doveva essere conservata racchiusa entro una decorosa scatola e collocata in modo da poter essere vista dai fedeli. La pietra presenta ancora oggi le impronte rotonde delle due Ostie. Per questo prodigioso avvenimento e in riparazione per quell’atto sacrilego, ogni anno, la domenica successiva a quella di Pasqua, a Mogoro si svolge una solenne processione eucaristica.

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Roma, 1610
Ancora oggi è possibile vedere l’impronta miracolosa lasciata dall’Ostia caduta sul gradino dell’altare della Cappella Caetani, nella Chiesa di Santa Pudenziana a Roma. Santa Pudenziana è una delle più antiche chiese di Roma. IL senatore romano Pudente diede ospitaltà all’Apostolo Pietro nella sua casa che sorgeva proprio dove la Chiesa poggia le sue fondamenta e il nome della chiesa deriverebbe dal nome della figlia del senatore: Pudenziana che, assieme a sua sorella Prassede, divenne celebre perché detergevano il sangue dei martiri dopo la loro esecuzione

L’impronta sul gradino vi restò impressa in seguito alla caduta dell’Ostia dalle mani di un sacerdote che proprio mentre stava celebrando la Messa fu colto dal dubbio sulla reale presenza di Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia.

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Torino, 1640
Nel 1640 l’armata francese del Conte d’Harcourt oltrepassò il Po conquistando anche la ridotta del Monte dei Cappuccini. Il Padre cappuccino Pier Maria da Cambiano, descrive dettagliamene un Miracolo Eucaristico avvenuto durante l’occupazione da parte delle truppe francesi, della chiesa di Santa Maria del Monte: «Il Piemonte fu inondato da eserciti stranieri, tra cui i francesi che, lasciata Casale Monferrato, liberata dagli spagnoli, marciarono sopra Torino. Il 6 maggio 1640 si trovarono a Chieri, il 7 a Moncalieri ed il 10 arrivarono presso Torino, e rasentando la riva sinistra del Po, fatto impeto sul ponte, se ne impadronirono, nonostante la valida difesa dei nostri, ritiratisi verso il convento dei Cappuccini del Monte. Ma neppure qui si trovarono al sicuro. Nel mattino del 12 maggio i francesi diedero due potenti ed energici assalti alle trincee e, sebbene per due volte respinti, al terzo, però, costrinsero i nostri a deporre le armi e a rifugiarsi col popolo, sperando salvezza nel luogo santo, in chiesa. Gli invasori allora entrarono in chiesa, uccisero uomini e donne, giovani e vecchi, borghesi e soldati, e perfino quelli che si erano attaccati ai sacri altari, o che si erano rifugiati fra le braccia dei Frati Cappuccini, e domandavano pietà e libera la vita. Dei religiosi neppure uno fu ferito: tutti però si trovarono col cuore spezzato alla vista di così esecrabile strage. Sparso il sangue, trafugarono gli arredi sacri e saccheggiarono il convento, perché in esso, com’asilo sicuro, era stata posta dai fuggiaschi qualche masserizia. In seguito, nella chiesa stessa (orribile a dirsi) si abbandonarono a brutali atti di libidine. Ma non basta ancora. Un soldato francese e eretico montò sull’altare e dopo aver sfondato l’uscio del Tabernacolo fece per afferrare la Pisside contenente le sacrosante Particole per farne scempio! Ma Miracolo! Una linea di fuoco uscita dal sacro Ciborio andò a cogliere in pieno petto il sacrilego francese e gli bruciò gli abiti e il viso. Il soldato, spaventato, si gettò a terra urlando e chiedendo perdono a Dio. Subito la chiesa fu riempita di denso fumo e fra il comune stupore e terrore cessò il sacrilegio».

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Cava dei Tirreni, 1656
A Napoli, nel maggio del 1656 si diffuse una terribile epidemia di peste a causa all’invasione dei soldati spagnoli provenienti dalla Sardegna. L’epidemia ben presto si espanse nei villaggi e nelle campagne circostanti arrivando anche nella cittadina di Cava dei Tirreni. Vi furono migliaia di vittime, sia in città che nelle campagne. Don Paolo Franco fu uno dei pochi risparmiati dalla peste e, ispirato dall’alto, sfidando ogni pericolo, convocò la popolazione e indisse una processione riparatrice dal Casale della SS. Annunziata al terrazzo superiore di Monte Castello, situato a pochi chilometri di distanza. Quando arrivarono in cima al monte, Don Franco benedì Cava dei Tirreni con il Santissimo Sacramento. La peste cessò miracolosamente e ancora oggi, ogni anno, nel mese di giugno, la popolazione di Cava promuove la «Festa di Castello», in cui ricorda la liberazione dal contagio della peste.

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Asti, 1718
[...] un altro miracolo eucaristico avvenuto sempre ad Asti.

La mattina del 10 maggio 1718 il sacerdote Francesco Scotto, si recò presso l’Opera Milliavacca per celebrare la Santa Messa. Erano circa le 8,00. La chiesa dell’istituto era divisa in due parti, l’anteriore, in cui potevano intervenire gli estranei, e la posteriore, dietro l’altare, riservato alle convittrici. Nella parte anteriore, cioè davanti l’altare, si trovava solo il notaio Scipione Alessandro Ambrogio, cancelliere vescovile e tesoriere dell’istituto. Nella parte posteriore della chiesa si trovavano invece le convittrici. Quando il sacerdote era giunto all’elevazione dell’Ostia, il Dottor Ambrogio si accorse che l’Ostia era rotta in due parti. Appena il sacerdote elevò il calice, l’uomo, convinto che un’Ostia spezzata non fosse materia valida, si avvicinò all’altare per avvertire il sacerdote, e corse subito a prendere un’altra ostia in sacrestia. Nel frattempo il celebrante sollevò con le dita l’Ostia e la trovò realmente divisa a metà, e con suo infinito stupore vide il profilo longitudinale delle due parti tutto vermiglio di sangue, più il piede del calice e la coppa macchiate di sangue e alcuni piccoli spruzzi sanguigni sul corporale stesso. Ambrogio intanto era arrivato con la nuova ostia e si accorse che questa sanguinava. Subito si mise a piangere. Il notaio corse subito a chiamare il canonico Argenta, confessore dell’istituto, il teologo Vaglio e il penitenziere Ferrero, che furono anch’essi diretti testimoni del Prodigio. Contemporaneamente a questi giunsero anche gli altri sacerdoti e tre medici della città, i dottori Argenta, Volpini e Vercellone, i quali attestarono con giuramento che quelle chiazze rosse erano vero sangue. Tra i presenti uno fu colto dal dubbio che il sangue potesse provenire dal naso, o dalla bocca del sacerdote, ma alcuni chirurghi presenti, dopo minuta osservazione, esclusero ogni dubbio in proposito. Intervenuto poi il provicario col segretario della curia e il vicario dell’Inquisizione, R. Bordino, di comune accordo si stese una regolare relazione del Miracolo. Un’altra importante prova dell’autenticità del Miracolo ci è fornita da un documento che dice come Monsignor Filippo Artico, Vescovo d’Asti, nel 1841 fece esaminare il calice e l’Ostia del Miracolo da alcuni periti fisici che confermarono l’origine ematica delle macchie rosse. L’Opera Pia Milliavacca ha conservato gelosamente le testimonianze del Prodigio: il calice con macchie di sangue, l’Ostia della celebrazione purtroppo corrotta e ridotta ad un velo, la patena, il corporale e la coppa d’argento dorato.

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Siena, 1730
[...] vi presentiamo il miracolo eucaristico custodito nella Basilica di San Francesco a Siena: da 287 anni 223 Ostie si conservano intatte, un miracolo che incantò anche il cattolico Enrico Medi.

Tra i documenti più importanti che descrivono il Prodigio c’è una memoria scritta da un certo Macchi nel 1730, in cui si racconta che il 14 agosto del 1730, alcuni ladri riuscirono ad entrare nella chiesa di San Francesco a Siena, e rubarono la pisside contenente 351 Particole consacrate. Dopo tre giorni, il 17 agosto, nella cassetta delle elemosine del Santuario di Santa Maria in Provenzano, in mezzo alla polvere, furono ritrovate le 351 Ostie intatte. Tutto il popolo accorse a festeggiare il ritrovamento delle sante Ostie, che furono subito riportate in solenne processione, nella chiesa di San Francesco.

Il trascorrere degli anni non causò alcun segno di alterazione nelle Particole. L’Arcivescovo Tiberio Borghese fece chiudere per dieci anni in una scatola di latta sigillata alcune ostie non consacrate. La commissione scientifica preposta quando riaprì la scatola vi trovò solo vermi e frammenti putrefatti. Il fatto è contro ogni legge fisica e biologica, lo stesso scienziato Enrico Medi così si espresse al riguardo: «Questo intervento diretto di Dio, è il Miracolo […], compiuto e mantenuto tale miracolosamente per secoli, a testimoniare la realtà permanente di Cristo nel Sacramento Eucaristico».

Più volte, uomini illustri le esaminarono con ogni mezzo e le conclusioni furono sempre le stesse: «Le sacre Particole sono ancora fresche, intatte, fisicamente incorrotte, chimicamente pure e non presentano alcun principio di corruzione». Nel 1914, il Papa San Pio X autorizzò un esame a cui parteciparono numerosi professori di bromatologia, igiene, chimica e farmaceutica, fra cui vi era anche il noto Professore Siro Grimaldi. La conclusione finale del verbale che redassero diceva: «Le Sante Particole di Siena sono un classico esempio della perfetta conservazione di Particole di pane azzimo consacrate nell’anno 1730, e costituiscono un fenomeno singolare, palpitante di attualità che inverte le leggi naturali della conservazione della materia organica. […] È strano, è sorprendente, è anormale: le leggi della natura si sono invertite, il vetro è diventato sede di muffe, il pane azzimo è stato invece più refrattario del cristallo. […] È un fatto unico consacrato negli annali della scienza». Altre analisi furono compiute nel 1922, in occasione del trasferimento delle Particole in un cilindro di puro cristallo di rocca, nel 1950 e nel 1951. Il Papa Giovanni Paolo II, nel corso della visita pastorale effettuata alla città di Siena il 14 settembre 1980, così si espresse di fronte alle Ostie prodigiose: «È la Presenza!».

Il Miracolo permanente delle Santissime Particole si custodisce nella cappella Piccolomini nei mesi estivi, e nella cappella Martinozzi nei mesi invernali. Numerose sono le iniziative che indicono i cittadini di Siena in onore delle Sante Ostie: l’omaggio delle Contrade, l’ossequio dei bambini della prima Comunione, la solenne processione nella festa del Corpus Domini, il Settenario Eucaristico di fine settembre, la giornata di adorazione eucaristica il 17 di ogni mese a ricordo del ritrovamento avvenuto il 17 agosto 1730.

Eucarestia

Scala, 1732
[...] il miracolo eucaristico avvenuto a Scala nel 1732 a cui assistette anche il Dottore della Chiesa, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, santo che si distinse per il suo amore verso Gesù Sacramentato e la Madonna, celebri infatti sono i suoi scritti a riguardo.

La Venerabile suor Maria Celeste Crostarosa, fondò assieme a Sant’Alfonso Maria de Liguori, il Monastero del Santissimo Redentore. Ogni giovedì, nel Monastero veniva esposto il Santissimo Sacramento per la pubblica adorazione. A partire dall’11 settembre del 1732, per tre mesi consecutivi, durante l’esposizione solenne del Santissimo Sacramento, apparvero nella Particola contenuta nell’Ostensorio, i segni della Passione di Cristo. Tutto ciò poté essere verificato oltre che dalle monache e dal popolo, anche dal Vescovo di Scala, monsignor Santoro e dal Vescovo di Castellamare. L’apparizione avvenne anche alla presenza di Sant’Alfonso Maria de Liguori. Monsignor Santoro scrisse una lettera al Nunzio Apostolico di Napoli, monsignor Simonetti, nella quale descriveva tutti i particolari relativi alle visioni avvenute nella Santa Ostia esposta: a sua volta il Nunzio trasmise la lettera all’allora Segretario di Stato, il Cardinale Barbieri.

Eucarestia

Patierno (NA), 1772
[...] a San Pietro a Patierno in Napoli, miracolo testimoniato anche da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Nel 1772, ignoti ladri trafugarono un certo numero di Ostie consacrate, che vennero ritro vate nei terreni del Duca delle Grottolelle un mese dopo, sotto un mucchio di letame, completamente intatte. Fu possibile rinvenirle grazie all’apparizione di luci misteriose e di una colomba sul luogo dove erano sepolte. Sant’Alfonso Maria de Liguori descrisse dettagliatamente questo Miracolo. La circonferenza delle Particole rubate dalla chiesa di San Pietro a Patierno corrispondeva inoltre perfettamente a quella del ferro usato per la loro composizione e incisione di proprietà della stessa chiesa di San Pietro. Il Vicario Generale, Monsignor Onorati, redasse i verbali del processo diocesano che durò 2 anni, dal 1772 al 1774 e pose il sigillo con cera di Spagna color rosso sopra il nodo del laccetto che annodava le «due caraffine incastrate d’argento». Nei verbali si legge: «Diciamo, decretiamo e dichiariamo che la menzionata apparizione dei lumi e la intatta conservazione delle sacre Particole per tanti giorni sotto il terreno, è stato ed è un autentico e spettabilissimo Miracolo operato da Dio».

Tra le varie testimonianze ci furono anche quelle di tre rinomati scienziati del tempo tra i quali vi era anche il noto Dr. Domenico Cotugno della Regia Università di Napoli, che così si espressero al riguardo: «Segnatamente la straordinaria apparizione dei lumi, variata in tante maniere, e l’intatta conservazione delle dissepolte Particole non possono spiegarsi co’ principi fisici, e superano le forze degli agenti naturali: quindi è che debbono essere considerate come miracolose». Nel 1972 il Prof. Pietro De Franciscis, docente di fisiologia umana all’Università degli Studi di Napoli, confermava questa sentenza nella sua «Relazione sul ritrovamento delle sacre Ostie, avvenuto il 24 febbraio del 1772, in San Pietro a Patierno». Nel 1967, il Cardinale Arcivescovo Corrado Ursi, scriveva nell’apposita Bolla indetta in occasione dell’elevazione della chiesa di San Pietro a Santuario Diocesano Eucaristico: «II Prodigio di San Pietro a Patierno è un dono e un monito divino per tutta la nostra arcidiocesi. La sua voce non deve affievolirsi, ma deve efficacemente spingere i fedeli di tutti i tempi a considerare il messaggio riguardante il “Pane della vita per la salvezza del mondo”, lanciato da Gesù a Cafarnao».

Nel 1971 è stato indetto l’Anno Eucaristico diocesano per dare modo alla comunità diocesana di prendere coscienza del Miracolo Eucaristico.
Purtroppo nel 1978, alcuni ignoti ladri sono riusciti a rubare anche il Reliquiario con le miracolose Particole del 1772.

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