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Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede

Posté par atempodiblog le 25 mai 2021

Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede
Fonte: Medjugorje.hr

Maratona di preghiera da Medjugorje: Questa prova è un’occasione per testimoniare la nostra fede dans Apparizioni mariane e santuari Medjugorje-I-Santuari-del-mondo-pregano-il-Rosario-per-la-fine-della-pandemia

“Cari fratelli e sorelle, il tempo di pandemia ha inciso profondamente sulle nostre vite. Questa prova è un’ occasione per testimoniare la nostra fede, per alimentare la speranza e compiere gesti d’ amore attraverso opere di carità corporale e spirituale.

In questa esperienza ci sentiamo come la prima comunità cristiana, che il testo degli Atti descrive con questa bella espressione “da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio” (At. 12,5). Anche noi desideriamo unirci al Santo Padre per far salire a Dio la preghiera, che possa esaudire le nostre richieste”.

In modo speciale oggi, da questa parrocchia di San Giacomo, in assenza del Visitatore Apostolico Henryk Hoser per motivi di salute, con il Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina mons. Luigi Pezzuto desideriamo pregare per i migranti, per tutti coloro che hanno lasciato il proprio Paese, casa, famiglia in cerca di sicurezza.

“Che questa candela, accesa dalla lampada che arde dinanzi alla statua della Madonna, qui nella nostra chiesa, possa illuminare e trasformare questo momento di buio in aurora di luce nuova” ha detto il Provinciale della Provincia francescana in Erzegovina, p. Miljenko Šteko, all’inizio della preghiera del Rosario trasmessa da Medjugorje il 15 maggio 2021, invitando tutti coloro che seguono i canali web ad unirsi spiritualmente alla recita del Rosario con le proprie famiglie.

Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ha organizzato a maggio la “maratona di preghiera” del Rosario trasmesso da 30 santuari e luoghi di preghiera di tutto il mondo, tra cui Medjugorje, per porre fine alla pandemia.

L’iniziativa con il motto “Da tutta la Chiesa saliva incessantemente la preghiera a Dio” (At. 12,5) include la preghiera quotidiana nei santuari di tutto il mondo, divenuti così promotori della preghiera del Rosario tra credenti, famiglie e comunità. Il Papa ha iniziato la maratona di preghiera il 1° maggio nella Basilica Vaticana e la concluderà il 31 maggio nei Giardini Vaticani.

Il Rosario a Medjugorje è stato recitato da P. Miljenko Šteko e dall’Arcivescovo Luigi Pezzuto, assistiti dai novizi della Provincia Francescana dell’Erzegovina. Il rosario è stato recitato dai parrocchiani della parrocchia di Medjugorje e il coro ‘Regina della Pace’ di Medjugorje ha animato con le canzoni. La preghiera del Rosario è stata trasmessa in diretta sui canali ufficiali della Santa Sede.

A Medjugorje sono stati recitati i misteri gloriosi del Rosario, e prima di ogni mistero è stato letto un brano della Sacra Scrittura e un brano della lettera di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 27 settembre 2020.

Si è pregato per i fratelli e per le sorelle che fuggono dalla fame, dalla guerra, da altri pericoli gravi, alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa per sé e per le proprie famiglie: per trovare  nella Chiesa un rifugio degno di ogni uomo; per tutte le persone, soprattutto i cristiani, per non dimenticare nel rumore e nella quantità di informazioni di ascoltare il grido di tutti coloro che soffrono, degli sfollati, di tutti i bisognosi; per medici, infermieri e tecnici, che non si stanchino di testimoniare con il loro esempio il significato evangelico del servizio ai malati e ai bisognosi; per il Papa, i vescovi, i sacerdoti, i monaci e le monache: essere nei momenti difficili dell’umanità sempre testimoni dell’amore e della misericordia incommensurabile di Dio, e portatori di speranza per tutti gli uomini, ed essere pronti per l’amore reciproco, la responsabilità e la cooperazione nella prevenzione della pandemia di coronavirus.

Prima della benedizione finale del Nunzio Apostolico in BiH, mons. Luigi Pezzuto, P. Miljenko Šteko, ha detto:  “Nella presente situazione drammatica, carica di sofferenze e di angosce che avvolgono il mondo intero, ricorriamo a Te, Madre di Dio e Madre nostra, Regina della Pace e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione”.

“O Vergine Maria, volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi in questa pandemia del coronavirus, e conforta quanti sono smarriti e piangenti per i loro cari morti, sepolti a volte in un modo che ferisce l’anima. Sostieni quanti sono angosciati per le persone ammalate alle quali, per impedire il contagio, non possono stare vicini. Infondi fiducia in chi è in ansia per il futuro incerto e per le conseguenze sull’economia e sul lavoro.

Madre di Dio e Madre nostra, implora per noi da Dio, Padre di Misericordia, che questa dura prova finisca e che ritorni un orizzonte di speranza e di pace. Come a Cana, intervieni presso il tuo Figlio Gesù, chiedendogli di confortare le famiglie dei malati e delle vittime e di aprire il loro cuore alla fiducia.

Proteggi i medici, gli infermieri, il personale sanitario, i volontari che in questo periodo di emergenza sono in prima linea e mettono la loro vita a rischio per salvare altre vite. Accompagna la loro fatica e dona loro forza, bontà e salute.

Sii accanto a coloro che notte e giorno assistono i malati, ai sacerdoti e alle persone consacrate che, con sollecitudine pastorale e impegno evangelico, cercano di aiutare e sostenere tutti. Vergine Santa, illumina le menti degli uomini e delle donne di scienza, perché trovino giuste soluzioni per vincere la malattia”,  ha concluso padre Miljenko Šteko. Dopo di che il Nunzio Pezzuto ha impartito la benedizione e ha iniziato la Messa in concelebrazione con altri 19 sacerdoti.

“Giovedì scorso abbiamo celebrato la Festa dell’Ascensione. Questa domenica il Vangelo approfondisce il messaggio dell’Ascensione, cioè il messaggio salvifico. Il primo approfondimento del messaggio dell’Ascensione è questo: Gesù ritorna al Padre, ma è solo un’impressione che Gesù se ne va. Gesù va, ma per essere ancora più presente in mezzo a noi. Lui stesso ha detto ‘Se non vado dal Padre, non posso mandarvi lo Spirito Santo’ e lo Spirito Santo è la presenza profonda di Gesù in mezzo a noi. Così Gesù se ne va, ma rimane in mezzo a noi. Nel giorno dell’Ascensione, Pietro e gli altri apostoli lo capiscono molto bene.

Quando Gesù ascende al Cielo, gli Atti degli Apostoli dicono che gli apostoli tornano a Gerusalemme pieni di gioia. Tutti abbiamo sperimentato che quando una persona va via, proviamo tristezza. Tuttavia, Gesù ascende al Cielo e gli apostoli sono gioiosi. Questo perché gli apostoli si rendono conto che Gesù se ne stava andando e così approfondiva ancora di più la sua presenza tra noi. È impossibile spiegare quella paura che a volte ci travolge, la paura che proviamo quando abbiamo l’impressione che Gesù sia lontano da noi. È con un senso di profonda fede che si vive questa esperienza di completo abbandono a Dio. Ad esempio, chi di noi nel tempo di questa pandemia non ha detto: ‘Signore, dove sei? Non vedi cosa sta succedendo?’ Confesso pubblicamente di averlo detto a volte, ma sono sicuro che lo avete detto anche voi a volte. È vero o no? », ha chiesto mons. Pezzuto, sottolineando di essere certo che ci sono stati momenti di ribellione a Dio in questo tempo di pandemia.

“Questa sera in questa Eucaristia dobbiamo dire, non solo per la paura in questa pandemia, ma per qualsiasi paura: ‘Via la paura dalla mia vita perché il Signore è vicino a noi’. Il Signore sa, il Signore vede e noi non siamo soli, non siamo abbandonati a noi stessi”, ha detto il Nunzio Pezzuto, ringraziato dal parroco di Medjugorje p.  Marinko Šakota per essere venuto a Medjugorje, sottolineando che “questa sera siamo tutti felici e grati perché Medjugorje è stata scelta tra trenta santuari del mondo in cui si prega per la fine della pandemia”.

“Sono molto contento come i Padri francescani e voi, come comunità, avete organizzato questo incontro per prendere parte alla maratona di preghiera organizzata da Papa Francesco. È evidente che la preghiera del Rosario per questa comunità parrocchiale è un pilastro così solido che non se ne può fare a meno. Per quanto conosco papa Francesco, se fosse stato al mio posto, vi avrebbe sicuramente detto le stesse cose”, ha detto mons. Pezzuto invitando tutti a non dimenticare di pregare affinché il Visitatore Apostolico, l’Arcivescovo Henryk Hoser recuperi la salute e possa continuare a lavorare in mezzo a noi”.

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Il Papa rimprovera i vescovi italiani: “Ho notato qualche amnesia”

Posté par atempodiblog le 25 mai 2021

Tribunali, seminari, Sinodo: ecco i temi che Francesco ha discusso con l’episcopato italiano aprendo l’Assemblea generale
Il Papa rimprovera i vescovi italiani: “Ho notato qualche amnesia”
“Sono passate tante cose dal nostro primo incontro” e c’è una cosa “che ho visto: l’amnesia. Perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto, Firenze 2015”
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio
Tratto da: Radio Maria

Il Papa rimprovera i vescovi italiani: “Ho notato qualche amnesia” dans Articoli di Giornali e News Santo-Padre-Francesco-I

Tribunali, seminari, Sinodo.  Prima che il collegamento fosse interrotto – il Papa ha chiesto che il dialogo con i vescovi si svolgesse al riparo da orecchie indiscrete – Francesco ha elencato, alla maniera gesuita, i tre punti che più gli stanno a cuore nel confronto con l’episcopato italiano che ieri, a Roma, ha aperto la sua assemblea annuale all’Ergife  Palace Hotel – location non troppo gradita da Bergoglio, che ha subito detto: “Quando sono entrato mi è venuto in mente un cattivo pensiero: ma questa è un’assemblea dei vescovi o un concorso per eleggere il vescovo più bello?”. Veni creator spiritus, lettura dal Vangelo, preghiere, lampade a olio, saluto del cardinale presidente Gualtiero Bassetti. Quindi parola al Pontefice: piccola introduzione e poi dibattito, domande dei vescovi e risposte del Papa “così parliamo di quello che interessa a voi e non di quello che interessa a me o a nessuno”, ha precisato Bergoglio. Risolto in pochi istanti il tema dei tribunali – è prevista una visita di due giudici rotali che si incontreranno con “il vescovo di una diocesi che ha il nome di un vino famoso, che è responsabile dell’ufficio della Cei per i problemi giuridici” (si tratta di mons. Roberto Malpelo, sacerdote della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza) – Francesco è passato ai seminari. E qui il tono si è fatto serio: “C’è un pericolo molto grande, sbagliare nella formazione e nell’ammissione dei seminaristi che sembravano buoni ma erano rigidi. E spesso dietro a quella rigidità c’erano problemi, cacciati da congregazioni, diocesi. Anche sulla formazione, non possiamo scherzare”.

Infine, il terzo punto: il Sinodo per l’Italia. Progetto ambizioso, lanciato due anni fa dalla Civiltà Cattolica e che più d’un sospiro ha fatto fare a non pochi vescovi. Non era la priorità, si erano affrettati a dire dai vertici della Cei, elencando una serie di plausibili motivazioni per rinviare a tempi migliori lo studio del progetto. In realtà, diversi presuli temevano che indire un Sinodo della Chiesa italiana avrebbe aperto un vaso di Pandora dal quale sarebbe uscito di tutto, rendendo il processo incontrollabile. Il Papa, che già due anni fa aveva fatto capire di volere una grande assemblea, lo scorso gennaio l’aveva ripetuto in occasione dell’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Cei: “Tornare al Convegno nazionale di Firenze” perché  lì “c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo” . Ieri l’ha sottolineato di nuovo, aggiungendo che quanto aveva chiesto anni fa, in occasione del primo incontro con i vescovi della Cei nel 2013, non è stato seguito da fatti concreti: “Sono passate tante cose dal primo incontro” e c’è una cosa “che ho visto: l’amnesia. Perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto, Firenze”.

Il riferimento è al Convegno ecclesiale del 2015, quando nella città toscana Francesco consegnò il programma di una svolta che superasse la lunga stagione iniziata nel 1985 a Loreto. Una chiesa in movimento chiamata a rinnovarsi. Tanti applausi, pochi fatti. Ecco che il Sinodo, ora, offre l’occasione giusta per rimediare. Un Sinodo che “deve iniziare dal basso, dalla saggezza del popolo di Dio, che è infallibile in credendo. La luce viene da Firenze, da quell’incontro, ma poi il Sinodo deve cominciare dalle piccole comunità. Pazienza, lavoro, far parlare la gente”. A Firenze, in quel pomeriggio di novembre, aveva detto che questo “è il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è al margine”.

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