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Il Papa sul messaggio della Divina Misericordia: apriamo il cuore a Gesù

Posté par atempodiblog le 21 février 2021

Il Papa sul messaggio della Divina Misericordia: apriamo il cuore a Gesù
Francesco ha ricordato che sono passati novanta anni dalla rivelazione dell’immagine di Gesù Misericordioso. “Quel messaggio – ha detto- è giunto al mondo intero, e non è altro che il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci dona la misericordia del Padre”
di Amedeo Lomonaco – Vatican News

Domenica della Divina Misericordia dans Beato Michele Sopocko Ges-Misericordioso

È rivolto alla Polonia, al Santuario di Płock il pensiero di Papa Francesco dopo l’Angelus. Salutando in particolare i fedeli polacchi pronuncia queste parole:

Novant’anni fa il Signore Gesù si manifestò a Santa Faustina Kowalska, affidandole uno speciale messaggio della Divina Misericordia. Mediante San Giovanni Paolo II, quel messaggio è giunto al mondo intero, e non è altro che il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci dona la misericordia del Padre. Apriamogli il cuore, dicendo con fede: “Gesù, confido in Te”.

È il 22 Febbraio del 1931. Il Signore Gesù si manifesta a santa Faustina Kowalska Kowalska che si trova nella cella del convento di Płock della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia in Stary Rynek. “La sera, stando nella mia cella – scrive santa suor Faustina nel suo “Diario” – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande. Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero”. La prima immagine di Gesù Misericordioso fu dipinta a Vilnius, sotto la guida della stessa suor Faustina. L’immagine più conosciuta è custodita nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. Fu creata secondo le istruzioni della guida spirituale dell’Apostola della Divina Misericordia, padre Józef Andrasz. Domani, alle ore 17.00, si terrà in Polonia una Messa nel Santuario della Divina Misericordia a Płoc. Si può seguire la celebrazione sul canale Youtube del Santuario.

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Francesco: mai dialogare con il diavolo

Posté par atempodiblog le 21 février 2021

Francesco: mai dialogare con il diavolo
“Tutto il ministero di Cristo è una lotta contro il Maligno nelle sue molteplici manifestazioni”. All’Angelus il Papa ricorda i quaranta giorni vissuti da Gesù nel “luogo della prova e della tentazione”
di Davide Dionisi – Vatican News

Francesco: mai dialogare con il diavolo dans Anticristo Santo-Padre-Francesco

“Lo Spirito Santo sospinse Gesù nel deserto”. All’Angelus, recitato dalla finestra del Palazzo Apostolico, nella prima domenica di Quaresima, il Papa evoca il Vangelo delle Tentazioni per indicare “la strada per vivere in maniera fruttuosa i quaranta giorni che conducono alla celebrazione annuale della Pasqua”.

Il deserto, luogo della tentazione e della prova
La riflessione di Francesco parte dal deserto, luogo naturale e simbolico, importante nella Bibbia “dove Dio parla al cuore dell’uomo, e dove sgorga la risposta della preghiera”. Ma, aggiunge, “è anche il luogo della prova e della tentazione, dove il Tentatore, approfittando della fragilità e dei bisogni umani, insinua la sua voce menzognera, alternativa a quella di Dio, una voce alternativa che ti fa vedere un’altra strada, la strada dell’inganno. Il Tentatore seduce”.

L’inizio del duello
Il Papa fissa nei quaranta giorni vissuti nel deserto il momento iniziale del “duello” tra Gesù e il diavolo, che si concluderà con la Passione e la Croce. Ma la sua morte rappresenterà l’ultimo deserto che libererà definitivamente l’uomo.

Dopo la prima fase in cui Gesù dimostra di parlare e agire con la potenza di Dio, sembra che il diavolo abbia la meglio, quando il Figlio di Dio viene rifiutato, abbandonato e, infine, catturato e condannato a morte. Ha vinto il diavolo, sembra. Sembra che il vincitore sia lui. In realtà, proprio la morte era l’ultimo “deserto” da attraversare per sconfiggere definitivamente Satana e liberare tutti noi dal suo potere. E così Gesù ha vinto nel deserto della morte per vincere nella Risurrezione.

Essere consapevoli della presenza del Male
Il Papa osserva che ogni anno, all’inizio della Quaresima, questo passo del Vangelo di Marco ricorda che la vita del cristiano, sulle orme del Signore, è un combattimento contro lo spirito del male. “Ci mostra che Gesù ha affrontato volontariamente il Tentatore e lo ha vinto; e al tempo stesso ci rammenta che al diavolo è concessa la possibilità di agire anche su di noi con le tentazioni”. Per questo, Francesco esorta a coltivare l’abitudine alla consapevolezza della presenza del Male nelle nostre vite.

Dobbiamo essere consapevoli della presenza di questo nemico astuto, interessato alla nostra condanna eterna, al nostro fallimento, e prepararci a difenderci da lui e a combatterlo. La grazia di Dio ci assicura, con la fede, la preghiera e la penitenza, la vittoria sul nemico.

Non si dialoga con il diavolo
“Vorrei sottolineare una cosa”, prosegue Francesco. “Nelle tentazioni Gesù non dialoga mai con il diavolo. O lo caccia via, o lo condanna, o fa vedere la sua malizia. Nel deserto sembra ci sia un dialogo perché il diavolo gli fa tre proposte e Gesù risponde. Ma Gesù non risponde con le sue parole, ma con la Parola di Dio”. Lo stesso, per il Papa, deve avvenire per tutti noi perché quando si avvicina il Maligno, ci seduce, così come è accaduto con Eva. “Se noi entriamo in dialogo con il diavolo saremo sconfitti. Con il diavolo mai si dialoga, non c’è dialogo possibile” ha affermato.

Non avere paura del deserto
Come Gesù, osserva Francesco, anche noi saremo spinti dallo Spirito Santo ad entrare nel deserto. “Non si tratta”, specifica, “di un luogo fisico, ma di una dimensione esistenziale in cui fare silenzio, metterci in ascolto della parola di Dio”. Il Papa esorta a “non avere paura del deserto” e a “cercare momenti di più preghiera e di silenzio”. Infine un appello a camminare sui sentieri di Dio, rinnovando le promesse del nostro Battesimo: “Rinunciare a Satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni”. Anche perché “Il nemico è lì accovacciato” e bisogna prestare attenzione.

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Vergine Madre/ Con Dante alla scuola di Maria

Posté par atempodiblog le 18 février 2021

Messaggio per la Quaresima 2021
Vergine Madre/ Con Dante alla scuola di Maria
+ Bruno Forte Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto

Vergine Madre/ Con Dante alla scuola di Maria dans Fede, morale e teologia Mamma-del-Cielo-e-il-Bambin-Ges

La Quaresima – tempo di conversione e di rinnovamento in preparazione alla Pasqua – sembra lasciare piuttosto in ombra la figura della Vergine Maria: tuttavia, la solennità dell’Annunciazione, che cade il 25 marzo e segna il nuovo inizio della storia, e la presenza della Madre Addolorata accanto al Figlio sulla via del Calvario e ai piedi della Croce, fanno di Lei un modello di fede in Gesù e di tenerissimo amore a Lui, cui costantemente guardare per imitarla e vivere con Lei il cammino verso i giorni santi del triduo pasquale. Ho scelto perciò di dedicare alla Vergine Madre la riflessione per questo tempo quaresimale. Inoltre, poiché ricorrono quest’anno i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, ho pensato di farci guidare dal Sommo Poeta in questa meditazione. La poesia di Dante ha espresso in maniera altissima la ricerca del senso ultimo della vita e della storia da parte di un uomo, che ne aveva sperimentato tutta l’intensità e per molti versi la drammaticità, ma ha anche saputo cantare l’approdo più alto di questa ricerca, la luce dell’incontro col mistero divino, capace di avvolgere tutto ciò che esiste, di renderlo degno in quanto voluto e amato da Dio, di offrirsi come termine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno e inizio dell’eternità promessa.
In particolare, è il Canto conclusivo della Divina Commedia, il 33° del Paradiso, a evocare quest’approdo e questo inizio. Dante lo fa guardando a Maria. A introdurre il Poeta nella contemplazione della Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nell’unità dell’amore eterno, è San Bernardo, il mistico cantore della Vergine Madre, che riconosce in lei la stella da cui procede il raggio della vera luce, suo Figlio, e la indica come il rifugio sicuro nell’ora della prova e la guida certa sulla via del bene:

«È detta Stella del mare e la denominazione ben si addice alla Vergine Madre. Ella con la massima convenienza è paragonata ad una stella; perché come la stella sprigiona il suo raggio senza corrompersi, così la Vergine partorisce il Figlio senza lesione della propria integrità».

«Se insorgono i venti delle tentazioni, se incappi negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria. Se sei sballottato dalle onde della superbia, della detrazione, dell’invidia: guarda la stella, invoca Maria».

«Se tu la segui, non puoi deviare; se tu la preghi, non puoi disperare; se tu pensi a lei, non puoi sbagliare. Se ella ti sorregge, non cadi; se ella ti protegge, non hai da temere; se ella ti guida, non ti stanchi; se ella ti è propizia, giungerai alla meta».

Alla scuola di Maria, Vergine dell’ascolto e Madre dell’Amore incarnato di Dio, impariamo a credere, a sperare e ad amare, fidandoci dell’unico cui è giusto e necessario affidarsi incondizionatamente: il Signore. Alla Vergine Madre rivolgiamo la contemplazione della mente e del cuore, perché la sua libertà, ricevuta ed accolta, sia anche la nostra. È quanto intende fare Dante all’inizio del canto citato. Maria è colei in cui si incontrano e fondono gli opposti: Vergine è madre, del suo Figlio è figlia, al tempo stesso umilissima, come canta di sé nel Magnificat – «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48) -, e grandissima per l’opera che Dio ha compiuto in Lei – «grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (v. 49). Da sempre l’Eterno l’ha voluta per attuare in Lei il disegno di salvezza per le Sue creature. Proprio così in Maria la natura umana è stata nobilitata al livello più alto, al punto che il Figlio eterno ha voluto farsi uomo nel suo grembo:

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura
termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

L’amore che arde nel grembo di Maria – il suo amore materno e quello del Figlio amato, concepito per opera dello Spirito Santo – ha fatto germogliare innumerevoli vicende di santità nella storia: sull’esempio e con l’aiuto della Vergine Madre tanti figli, resi tali nel Figlio, hanno raggiunto vette di grazia, che li rendono ora partecipi della gloria celeste, dove le fanno corona nella contemplazione dell’eterna bellezza di Dio, formando la “candida rosa” dei Santi:

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’eterna pace
così è germinato questo fiore.

Maria, che nel consesso della corte celeste è fiaccola di carità, è per noi, prigionieri dell’ultima nemica, la morte, sorgente di una speranza viva, che ci dà la certezza di poter uscire vincitori dal conflitto fatale, uniti al Figlio, vittorioso sulla morte nella sua risurrezione:

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

La grandezza della donna Maria è tale, che chi vuol chiedere e ottenere grazia sa di dover ricorrere a Lei:

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ali.

È ancora Bernardo a ricordarcelo nella bellissima preghiera che dalla prima parola viene chiamata Memorare:

«Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo soccorso, e sia stato abbandonato. Animato da tale fiducia, a Te ricorro, o Madre Vergine delle vergini; a Te vengo, dinanzi a Te, peccatore pentito, mi prostro. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma ascoltami benevola ed esaudiscimi».

La benevolenza di Maria è così grande da prevenire spesso la stessa invocazione dei figli:

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

Contemplare il mistero di Maria, scrutarne la profondità e la bellezza, allora, significa attingere all’infinita misericordia di Dio, che in lei ha voluto manifestarsi, e imparare da lei la “pietas”, che ci rende belli e buoni davanti a Dio per il miracolo del Suo amore che salva:

In te misericordia,
in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

Ispirati dalla bellissima preghiera dantesca, mettiamoci in questa quaresima alla scuola di Maria, dando spazio all’ascolto della Parola di Dio e facendo scelte di carità verso chi più ha bisogno. Ci aiuti la recita del Santo Rosario, «catena dolce che ci rannoda a Dio», con le litanie, cui Papa Francesco ha voluto aggiungere tre invocazioni particolarmente adatte a momenti di prova, come quello che stiamo vivendo a causa dalla pandemia, a Maria Madre di misericordia, Madre della speranza e conforto dei migranti.

Chiediamo alla Vergine che ci aiuti a rispondere da discepoli fedeli del Signore Gesù alle sfide del presente. Lo facciamo con le parole della più antica preghiera rivolta alla Madre di Dio:

«Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta. Amen».

+ Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti – Vasto
Presidente della CEAM

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Quaresima, occasione di gioia per l’incontro con Gesù

Posté par atempodiblog le 17 février 2021

Mercoledì delle ceneri
Quaresima, occasione di gioia per l’incontro con Gesù
Con la celebrazione odierna iniziamo un cammino nel quale dobbiamo prendere coscienza che, ogni giorno, si ripresenta la verità di Cristo; siamo chiamati, cioè, a riscoprire quotidianamente la salutare forza della sua presenza e a sentire che è un cammino sicuro quello che la Chiesa ci invita a percorrere.
di Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio– La nuova Bussola Quotidiana

Quaresima, occasione di gioia per l’incontro con Gesù dans Articoli di Giornali e News Mercoled-delle-ceneri

È importante recuperare, nei suoi aspetti più significativi e nel solco della tradizione, ciò che la liturgia ci propone nei momenti più forti dell’anno. Il Mercoledì delle ceneri è l’antichissima e bellissima celebrazione con la quale la Chiesa inizia il cammino della Quaresima. Essa aiuta a capire che non si comincia un cammino, come quello quaresimale, senza la consapevolezza della fatica, facendo i conti con la delusione e la tristezza, inevitabili conseguenze di una vita che non poggia su Cristo.

Tuttavia, insieme a tutto questo dobbiamo tenere presente, fin dall’inizio, che è un cammino nel quale dobbiamo prendere coscienza che, ogni giorno, si ripresenta la verità di Cristo; siamo chiamati, cioè, a riscoprire quotidianamente la salutare forza della sua presenza e a sentire che è un cammino sicuro quello che la Chiesa ci invita a percorrere. L’uomo non teme il fatto di dovere camminare e, quindi, fare fatica, ma si spaventa di fronte a un cammino incomprensibile, del quale non conosce l’esito o, ancor peggio, della cui positività dubita.

Il nostro cuore, perciò, non può e non deve essere determinato solo e primariamente dalla consapevolezza del nostro limite, degli errori dei quali siamo responsabili, della nostra vulnerabilità rispetto alla mentalità del mondo. Non dobbiamo insistere solo sul male, ma recuperare a pieno il senso di quella gioia cristiana che ha investito la nostra esistenza come conseguenza dell’incontro con il nostro Signore Gesù Cristo, presente e attivo nella Chiesa. Ciascuno di noi è realmente, e non per modo dire, figlio di Dio, tanto che possiamo chiamare Dio con l’appellativo di Padre, rivolgendo a Lui, ogni giorno, la preghiera nella quale emerge massimamente la confidenza con Lui, la preghiera del Padre Nostro.

Il periodo della Quaresima è allora da considerare, innanzitutto, il periodo in cui la Chiesa apre il suo cuore, con rinnovata dolcezza e tenerezza, al mistero della presenza di Cristo; lo riscopre vivo – sarei tentato di dire, ripetendo una formula cara a Giussani – «dentro le ossa e il sangue della vita». È il mistero di una presenza che non si allontana mai da noi, che ci stringe a sé, che ci attrae a sé. Ricordo con tanta commozione l’immagine che sant’Ambrogio forniva della liturgia quaresimale: nel periodo della Quaresima è come se venissimo fasciati dalla presenza di Cristo, in modo che non ci lasci, che non ci abbandoni, che non si provochi un vuoto fra la sua presenza e la nostra vita. Cristo è, infatti, la presenza di Dio nella nostra vita. Nella Quaresima è come se Cristo ci stringesse a Lui chiedendoci di non sostituire con qualcosa d’altro questa sua mirabile presenza.

Ciò rende la nostra vita carica insieme di gioia e di tristezza. Gioia perché il Signore è presente e non ci abbandona mai. Tristezza perché spesso noi ci sorprendiamo a sostituire la sua presenza con qualcosa che sembra corrispondere di più. Questo è il peccato nella vita cristiana: pensare che possa esistere qualcosa che sostituisca la sua presenza.

Il Signore è una presenza incombente e tenerissima. Incombente perché investe tutti gli spazi della vita. Tenerissima perché il Signore dà alla nostra vita il suo senso vero, il suo significato profondo.

Così, cominciare un’altra volta il cammino quaresimale significa mettere i nostri passi sull’unica strada che non ci deluderà mai. Il cammino che siamo chiamati a percorrere dietro a Cristo è un percorso sicuro perché il Signore guida i nostri passi su quella strada certa che, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, apre il nostro cuore a Colui che, unico, non può tradire né mentire. E questo è ciò che rende la nostra vita lieta.

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La gioia nonostante le spine

Posté par atempodiblog le 16 février 2021

La gioia nonostante le spine dans Beato Pier Giorgio Frassati Beato-Pier-Giorgio-Frassati

“Lo scopo per cui siamo stati creati ci addita la via, seppur seminata di molte spine, ma non una triste via: essa è allegra anche attraverso i dolori… La nostra vita per essere cristiana è una continua rinunzia, un continuo sacrificio, che però non è pesante quando si pensi cosa sono questi pochi anni passati nel dolore in confronto all’eredità felice, dove la gioia non avrà misura e fine, dove noi godremo di una pace inimmaginabile”.

Beato Pier Giorgio Frassati

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La Quaresima è l’autunno della vita spirituale

Posté par atempodiblog le 16 février 2021

La Quaresima è l'autunno della vita spirituale dans Citazioni, frasi e pensieri Quaresima-di-Francesco-di-Sales

La Quaresima è l’autunno della vita spirituale, nel quale si raccolgono i frutti da conservarsi per tutto l’anno: arricchitevi di questi tesori, che nessuna cosa vi può togliere, né guastare. Son solito dire che non faremo mai bene una Quaresima, finché penseremo di farne due; facciamo dunque questa come se fosse l’ultima e la faremo bene: ascoltate le prediche, perché le parole sante sono perle, e di quelle che il vero Oceano d’Oriente (abisso di misericordia infinita) ci provvede. Mettetevene molte al collo, alle orecchie e alle braccia, poiché questi ornamenti non sono proibiti.

San Francesco di Sales. Negli insegnamenti e negli esempi
Diario Sacro estratto dalla sua vita e dalle sue opere per cura delle “Visitandine di Roma”.
Libreria Editrice F. Ferrari

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Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo

Posté par atempodiblog le 16 février 2021

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo
Copie esatte o ispirate, semplicistiche o esuberanti, le repliche della grotta di Massabielle hanno invaso tutto il mondo: prova che le apparizioni mariane alla piccola Bernadette Soubirous hanno avuto un’eco senza eguali.
di Caroline Becker – Aleteia
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

Dal Brasile alle Filippine: Grotte di Lourdes da tutto il mondo dans Apparizioni mariane e santuari Italie-Chiampo-Shutterstock
Italia. Costruita in cemento dal beato Claudio Granzotto, dell’Ordine dei Frati Minori, questa riproduzione della grotta si colloca nei pressi della città di Chiampo. La statua della Vergine è opera di Claudio in persona, che l’ha scolpita nel marmo. Il religioso/artista è sepolto nel fondo della grotta e numerosi sono i pellegrini che vengono a raccogliersi sulla sua tomba. © Shutterstock – giocalde

Vicine a un santuario, isolate in una foresta o nascoste in una chiesetta, le repliche della grotta di Lourdes si contano a migliaia nel mondo, testimonianze palmari della devozione dei cristiani per le apparizioni nella cittadina pirenaica.

L’11 febbraio 1858 la piccola Bernadette Soubirous se ne va a raccogliere legna verso la grotta di Massabielle. È lì, nelle cavità della pietra, che per la prima volta vede la Vergine Maria. Quattro anni più tardi, il 18 gennaio 1862, la Chiesa avrebbe ufficialmente riconosciuto le 18 apparizioni raccontate da Bernadette e avviato la costruzione della prima cappella (oggi cripta della basilica superiore) dell’Immacolata Concezione.

Fin dal principio delle apparizioni, l’evento rimbomba: pellegrini affluiscono alla grotta per raccogliersi e riportarsi un po’ d’acqua dalla fonte miracolosa. Nel corso degli anni, il fervore non accenna a scemare e i pellegrini vengono da ogni dove (anche dall’estero) per ottenere una guarigione del corpo e/o dello spirito. Questo fervore, accentuato dal rinnovamento del cattolicesimo nel XIX secolo e dai primi pellegrinaggi verso la grotta, spinse i fedeli a costruire dei piccoli luoghi di devozione nei loro comuni. Tali (più o meno esatte) repliche della grotta di Lourdes permettono ai fedeli di pregare regolarmente l’Immacolata Concezione e di sentirsi più prossimi, simbolicamente, al luogo delle apparizioni.

Se la Francia è il Paese che ne conta di più, gli altri non sono certo rimasti a guardare: la grotta di Lourdes – che si declina sotto tutte le forme (copia perfetta, minimalista, grandiosa o discreta – si trova in tutti i Paesi del globo: Italia, Germania, Stati Uniti ma anche Russia, Slovacchia, Filippine o ancora Marocco ed Emirati Arabi Uniti. Sempre visitate da pellegrini che vengono a raccogliervisi e a deporvi un cerco, esse testimoniano della devozione particolare che i cristiani hanno per la Vergine di Lourdes.

Divisore dans San Francesco di Sales

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Incontro con Padre Petar Ljubicic – Scelto da Mirjana per rivelare i Dieci segreti

Posté par atempodiblog le 14 février 2021

INCONTRO CON PADRE PETAR LJUBICIC – Scelto da Mirjana per rivelare i DIECI SEGRETI
Dallo studio di Radio Maria di Medjugorje – 4 febbraio 2021, h 10.00
Testo trascritto da Radio Maria

Incontro con Padre Petar Ljubicic – Scelto da Mirjana per rivelare i Dieci segreti dans Apparizioni mariane e santuari Padre-Petar-Ljubi-i-Radio-Maria-Gospa-Medjugorje

Dario: Ecco, per me è un grande piacere avere oggi con noi Padre Petar Ljubičić – Padre francescano. Padre Petar è conosciuto perché Mirjana lo aveva scelto per annunciare i segreti.
Benvenuto Padre, grazie per essere con noi oggi.
Padre Petar Ljubičić: Sia lodato Gesù Cristo, saluto ognuno di voi, che ascoltate queste parole, col cuore e con grande gioia.

Dario: Padre Petar, può presentare brevemente quando è nato e quando è stato ordinato sacerdote?
Padre Petar Ljubicic: Sono nato a Prisoje Podhum il 22 ottobre 1946 e sono stato battezzato a Podhum, vicino a Livno, il 28 ottobre. Primo di dieci figli, ho frequentato la scuola elementare a Prisoje.

Non comprendo tutt’oggi il motivo per cui Dio, fin dalla tenera età, mi abbia chiamato a seguire Gesù da vicino.

Probabilmente la risposta sta nel voto che mia madre fece a Dio, impegnandosi ad accogliere e offrire a Lui tutti i figli che Egli gli avrebbe donato; in quanto nei primi anni di matrimonio, non aveva potuto averli.

Dio ha ascoltato le sue accorate preghiere ed ella ha dato alla luce dieci figli. Un autunno di qualche anno dopo, sono partito per il seminario a Zara. Successivamente ho continuato gli studi a Spalato e nel 1967 mi sono diplomato a Dubrovnik. Il 15 luglio 1967 ho vestito l’abito francescano e ho cominciato un anno di noviziato a Humac. In seguito, ho intrapreso la facoltà di teologia e filosofia, a Sarajevo, continuando poi questo percorso a Königstein.

Completati gli studi teologici, l’anno successivo il 29 giugno 1972, sono stato consacrato sacerdote a Königstein. Ho prestato servizio come sacerdote nelle seguenti parrocchie: a Vitina 5 anni, Tihaljina 4 anni, Seonica due anni e a Medjugorje 10 anni e mezzo.

Nel febbraio del 1995 mi sono recato in Svizzera e per tre anni e mezzo sono stato missionario per i croati a Zurigo. Ad agosto del 1998 sono stato missionario in Ticino (Svizzera). Dal 3 marzo del 2000, anno Santo, fino al 15 novembre 2008, sono stato amministratore della parrocchia di Hosenfeld, in Germania. Successivamente sono diventato cappellano di Bukovica per 6 anni. Infine sono stato trasferito a Vitina, dove mi trovo attualmente.

Ho seguito le apparizioni di Medjugorje fin dall’inizio. Ho incontrato molti amici e conoscenti in tutto il mondo, visitato molti gruppi di preghiera che sono sorti grazie alla Regina della Pace. Consuetamente mi chiamano per riti spirituali, missioni e incontri di preghiera dei gruppi di Rinnovamento nello Spirito.

A Medjugorje ho visto e incontrato molti che si sono convertiti e sono miracolosamente guariti; grazie a ciò ho maturato grande esperienza come guida spirituale. Le mie esperienze sono state pubblicate nei libri “L’invito della Regina della Pace”, “E’ il tempo di grazia”, “Gesù sorgente di vita”, “Come dobbiamo pregare oggi? Santa Messa cuore e anima della nostra fede”.

Ho inoltre pubblicato, in undici volumi, anche il libro degli esempi di incoraggiare e attrarre chiamate e emozioni.

Dario: Padre, dove si trovava lei durante le prime apparizioni e qual è stata la sua prima reazione?
Padre Petar Ljubicic: Quando le apparizioni sono iniziate mi trovavo nella parrocchia di Tihaljina, situata a soli 33 km da Medjugorje. Quei primi giorni non ho potuto essere presente perché stavo preparando, al sacramento della Cresima, degli studenti del liceo. Quando ho sentito parlare di apparizioni della Madonna ai veggenti, ho subito creduto che fossero vere. Ero fermamente convinto che i ragazzi della Bosnia Erzegovina non avrebbero mai scherzato su cose del genere. All’inizio di luglio, dopo la Santa Messa Vespertina, sono andato insieme a un sacerdote alla casa della veggente Vicka che era in compagnia di Ivanka. Abbiamo chiesto loro: “Avete visto la Madonna?”. Senza pensarci un attimo, hanno risposto: “Sì, l’abbiamo vista!”. Al che il mio confratello ha chiesto: “La Madonna è bella come te Ivanka?”. Ivanka, sorridendo, ha detto: “Caro Padre, se lei potesse vedere la Madonna, desidererebbe subito partire per l’eternità e guardarla in continuazione. E’ di una bellezza che non so descrivere con le mie povere parole”.

Come ho creduto allora, credo ancora oggi. Non ho mai avuto dubbi. E’ curioso, all’epoca stavo leggendo un libro che parlava delle apparizioni della Madonna a Lourdes e Fatima. Non penso che si sia trattato di una coincidenza, perché per noi cristiani non esiste il caso. Sta di fatto, che proprio in quel periodo, sono iniziate le apparizioni a Medjugorje.

Mi sono chiesto “Perché la Madonna che è apparsa in altri luoghi, non potrebbe apparire anche qui da noi?”. Dopo quell’istante ho sfruttato ogni momento libero per recarmi a Medjugorje, per confessare e aiutare nel miglior modo possibile.

Dario: Quando ha incontrato i veggenti, ha chiesto loro di descrivere la Madonna?
Padre Petar Ljubicic: Sì e me l’hanno descritta così: una donna incredibilmente bella, sui 20 anni d’età, alta un metro e 65 centimetri, carnagione chiara e guance rosa. Emana bontà, dolcezza e gioia indicibili. I suoi occhi sono bellissimi, di un azzurro intenso, ha le sopracciglia e i capelli neri. Indossa un abito di colore blu-grigio che le ricopre tutto il corpo e si perde in una nuvola bianca che le nasconde i piedi e sulla quale fluttua. Porta un velo bianco che le copre il capo, le spalle e la schiena e le scende sui fianchi. Non porta gioielli, ma ha sulla testa una corona con dodici stelle dorate.

E’ impossibile inventare questa descrizione. Questo è stato il mio primo incontro con i veggenti. Come ho creduto all’epoca, credo ancora oggi.

Dario: Padre, può dire cosa rappresenta per lei Medjugorje?
Padre Petar Ljubicic: Per me Medjugorje è un luogo di grazia, un luogo miracoloso. E’ la Pentecoste del nostro tempo e questo dura da 39 anni e mezzo. E’ un luogo in cui si verificano conversioni sconvolgenti, dove tante persone che arrivano stanche, malate, tradite ed illuse, ripartono guarite, trasformate, forti e aperte a una vita di testimonianza piena di Spirito Santo e della forza delle parole della Madonna. Vengono a Medjugorje piene di paura e ripartono incoraggiate. Arrivano con tanta mitezza e ripartono con lo spirito di veri testimoni di fede. La Madonna ci ripete quello che ha detto Gesù dall’inizio della sua predicazione: “Convertitevi e credete al Vangelo”. La fede e la conversione vanno di pari passo, perché se crediamo che Dio può convertirci, ci immettiamo nel cammino di salvezza, al quale Lui ci chiama dal Battesimo fino al termine della nostra vita sulla terra. In sostanza, Medjugorje è una grazia straordinaria, un dono di Dio che ci aiuta a crescere nella nostra fede. A Medjugorje si sente la presenza reale di Dio e l’amore materno della Regina della Pace. Qui sono accaduti e accadono diversi miracoli. Medjugorje stesso è divenuto un grande miracolo.

Dario: Può dirci la sua opinione, perché appare la Madonna?
Padre Petar Ljubicic: Carissimi miei, la Madonna appare perché vuole aiutarci, perché ci ama come dei veri figli! La Madonna solitamente appare dove c’è più bisogno, dove ci sono grandi difficoltà e problemi. Ella si presenta come la nostra Assistente e Avvocata che intercede presso suo Figlio.

All’inizio delle apparizioni ha detto: “Figlioli, vedo che gli uomini si trovano in difficoltà tanto gravi che non riescono a venirne fuori da soli. Quindi sono venuta ad aiutarvi”. Con queste parole, la Madonna ci ha detto la ragione per la quale è venuta e perché, ancora oggi, appare ai veggenti. Ella ci vuole indicare un cammino sicuro verso la felicità e la vita eterna. Ma è necessario che ogni giorno parli delle grandi difficoltà in cui si trova il mondo. Non esageriamo se affermiamo che non abbiamo mai vissuto prima d’ora una crisi così grande, così profonda e un allontanamento della fede in Dio. Carissimi miei, la Madonna stessa dice che è venuta per risvegliare le fede nei credenti. Lei è venuta ad insegnarci come possiamo credere fermamente. La Gospa, ci invita ad essere attenti perché il dono della fede si ottiene con il nostro sforzo.

Questa è la verità! E’ un dono immeritato che dobbiamo alimentare e proteggere per mantenerlo. Per preservare la nostra fede e per crescere in essa, la Madonna ci suggerisce un cibo quotidiano, la preghiera, in particolare la Santa Messa, il Rosario, l’adorazione del Santissimo Sacramento, ricevere spesso i Santi Sacramenti e la lettura della Bibbia.

Dario: La Madonna viene tra noi come Regina della Pace. Cosa significa questo?
Padre Petar Ljubicic: Significa che oggi più di tutto abbiamo bisogno di pace. Infatti, possiamo avere tutto ciò che il cuore umano possa desiderare, ma se non abbiamo la pace, in realtà non abbiamo nulla. La Madonna, Regina della Pace, ci ha detto chiaramente che la vera pace può venire solo da Gesù Cristo, nostro Salvatore e Redentore. Egli è la vera pace: la pace che viene da Gesù è pienezza di gioia, felicità totale, amore e frutto dello Spirito. E’ il bene più grande e più indispensabile al quale possiamo aspirare. Un incommensurabile dono divino con il quale, Dio rende felice l’uomo, a condizione che questo si apra a Lui, riconosca la propria piccolezza e peccaminosità e lo preghi a tal fine.

Dario: Quali sono gli altri messaggi?
Padre Petar Ljubicic: La Regina della Pace ci invita sempre: “Convertitevi, credete in Dio fermamente, pregate col cuore e digiunate”, questi sono i messaggi. Per poter avere la pace alla quale aspiriamo, la Vergine ci ha detto di credere fermamente in Dio. Senza una fede forte e attiva, è impossibile giungere alla pace. Essa è un dono divino che ci consente di donare a Lui tutto il nostro essere, in modo da sperare in Lui e vivere per Lui. La fede è un atto di donazione, totale fiducia completa in Dio. La Vergine desidera che tutta la nostra vita sia permeata da questo santo atto di fede. Una fede vera e viva non è possibile senza una conversione quotidiana, per questo motivo,la Vergine ci invita incessantemente a convertirci. La conversione è la grazia che accompagna sempre i passi di Dio. Convertirsi significa cercare sempre Dio, umiliarsi dinnanzi a Lui, ammettere il proprio male, i propri peccati e pentirsene. Convertirsi significa tornare a Dio rinnegando il peccato, Satana e i suoi desideri peccaminosi. Significa cambiare sé stessi, il proprio modo di comportarsi e la propria esistenza. Convertirsi significa unirsi sempre più a Dio col proprio cuore e col proprio essere divenire ogni giorno più sinceri, giusti, onesti, completi e santi. Questo è il compito di tutta la nostra esistenza.

Medjugorje sta diventando sempre più un luogo di grandi e sconvolgenti conversioni. Molti qui, iniziano una nuova vita e purificano la propria coscienza nel sacramento della Riconciliazione.

Dario: La Madonna ci insegna da molti giorni che bisogna pregare con il cuore. Cosa significa?
Padre Petar Ljubicic: Vuol dire di non pregare per abitudine. Pregare con il cuore significa soprattutto pregare con amore e con l’anima. Vuol dire pregare con tutto te stesso, corpo e anima, col cuore puro, che significa aprirsi contemporaneamente a Dio. Mettetelo al primo posto nelle vostre vite, abbandonatevi completamente a Lui, donategli fiducia e sperate in Lui ogni bene. Ciò significa essere disciplinati e umili, dedicati e affidabili. Donarsi a Dio in preghiera.

Secondo i messaggi della Madonna, pregare con il cuore significa vivere la preghiera come un incontro gioioso con Dio. Questo porta all’unione profonda con Gesù, significa sperimentare così la bellezza e la grandezza della grazia che Dio ci dona. Vuol dire inoltre ricevere grandi grazie. Pregare col cuore significa permettere a Dio di rimuovere tutti gli ostacoli da superare e permettere che la preghiera governi il nostro cuore in ogni momento.

Dario: La Madonna ha chiesto in più messaggi di pregare per i sacerdoti. Perché, secondo lei, questa attenzione particolare?
Padre Petar Ljubicic: Perché i sacerdoti sono continuatori dell’opera per la quale Cristo è venuto, morto e risorto. La Madonna ci chiede di pregare per i sacerdoti perché possano pienamente svolgere i loro doveri sacerdotali. Ogni sacerdote è chiamato a vivere la vita sulle orme di quella di Gesù Cristo, cioè nella castità, povertà, totale abbandono a Dio ed essere specialmente servi di Gesù. Ogni sacerdote deve essere cosciente che non c’è niente di più bello, elevato, migliore e Santo che annunziare la buona novella della salvezza, curare con i sacramenti di Cristo Gesù coloro che sono oppressi e stanchi sulla via della vita. L’atteggiamento ricorrente e comune, è quello di criticare i sacerdoti anziché aiutarli nel loro compito delicato, per questo motivo, la Madonna ci invita a diventare coscienti di ciò e a pregare per loro, in quanto anche i sacerdoti sono esposti oggi a grandi prove e tentazioni.

Dario: Che cosa possiamo dire sui segreti di Medjugorje?
Padre Petar Ljubicic: Quando una sera di 39 anni fa ho sentito che Mirjana mi aveva scelto per annunziare i segreti, ho inizialmente pensato che fosse uno scherzo. Successivamente, riflettendo, ho compreso che su una cosa così importante non si può scherzare. Questo pensiero non mi lasciava in pace. Mi sono domandato se tutto ciò potesse essere vero. Era incredibile che Mirjana avesse scelto proprio me per questo compito e questa missione. Tutto ciò era un grande onore, ma anche una responsabilità. Non so spiegarvi il perché, ma dentro di me non c’erano né paura né ansia.

Quando ho incontrato Mirjana lei mi ha domandato: “Sai già che anche tu dovrai annunziare al mondo i segreti quando arriverà il momento?”. Risposi: “E’ possibile tutto questo? ”. Era difficile per me trovare parole e sentimenti per dare una risposta. So solo che fui pervaso da un profondo senso di gioia e sicurezza.

Dario: Che cosa può dirci dei segreti e del loro contenuto? Quale messaggio trasmetteranno quando verrà il momento della loro rivelazione?
Padre Petar Ljubicic: I segreti, come dice la parola stessa, sono segreti e al momento non conosciamo il loro contenuto. Si può dire che riguardano avvenimenti particolari che accadranno in un determinato momento e luogo. Quando questo avverrà non ci è ancora dato saperlo, ma abbiamo il presentimento che ogni giorno che passa, ci stiamo sempre di più avvicinando a quel momento. Il messaggio di ogni segreto conterrà questo insegnamento: la vita che Dio ci ha donato, il tempo che viviamo sono doni di Dio per noi. E’ importante usare questi doni in modo sempre più consapevole e migliore, impegnandoci veramente nella sequela di Cristo e lavorando instancabilmente per la nostra salvezza, cioè dobbiamo averla impressa nel cuore in ogni istante. Non dobbiamo e non possiamo vivere come se non dovessimo rendere conto di come viviamo e di cosa facciamo, ma più di ogni altra cosa è importante essere pronti all’incontro con Dio vivente in qualsiasi momento. Se viviamo così allora non dovremo avere paura di nulla e non dovremo chiederci continuamente quando ciò accadrà. In questa disposizione, l’animo è sereno e saremo sempre pronti ad accogliere la volontà di Dio nella nostra vita.

Dario: Lei rivelerà tutti e dieci i segreti, in che modo? In quale dei 10 segreti è contenuto il segno visibile e duraturo che la Madonna ha promesso di lasciare?
Padre Petar Ljubicic: Quando verrà il momento di rivelare il primo segreto, Mirjana mi consegnerà dieci giorni prima qualcosa simile ad una pergamena dalle dimensioni di un foglio A4. La Madonna l’ha donata per ricordare quando sarebbe accaduto ogni segreto. In essa sono scritti tutti i segreti, ma io potrò leggere e rivelare solo il primo segreto. In quel momento, riuscirò a vedere solo quel segreto e non gli altri. Questo avverrà per ciascun segreto. In seguito dovrò digiunare e prepararmi per sette giorni consecutivi e poi, tre giorni prima, potrò rivelare cosa e dove accadrà esattamente, a quale ora e minuto preciso e quanto durerà ciò che è contenuto in quel dato segreto. Mirjana ha detto che i primi due segreti sono legati a Medjugorje e saranno ammonimenti e raccomandazioni. La Madonna è venuta nel piccolo villaggio di Bijakovići, parrocchia di Medjugorje, dove sta apparendo da 40 anni. Quando quei due segreti saranno rivelati, sarà chiaro a tutti che i veggenti hanno detto la verità e che le apparizioni sono autentiche. Il terzo segreto sarà il segno visibile sulla collina delle apparizioni al Podbrdo. Questo segno sarà una grande gioia per coloro che avranno accolto queste apparizioni come un dono del cielo e della Regina della Pace. Tale segno, sarà preciso affinchè molti si convertano e tornino a Dio. Non dobbiamo mai dimenticare che ora è il momento di pregare, iniziare un cammino di conversione, seguire Dio e decidersi per Lui, poichè dopo potrebbe essere troppo tardi.

Dario: Cosa potrebbe accadere dopo la rivelazione dei primi segreti? Quale sarà il futuro di Medjugorje?
Padre Petar Ljubicic: La Madonna ha ripetuto molte volte che questo è un tempo di grazia. Possiamo aggiungere che è anche un tempo di preghiera, di conversione, un tempo in cui abbiamo l’opportunità di purificarci spiritualmente e di scegliere Dio con gioia. Ogni attimo della nostra vita è molto importante e deve essere usato per questo fine, per questa possibilità, cioè per questo dono prezioso che ci fa il Cielo. Consacriamo ogni momento della nostra vita abbandonandoci completamente a Dio nella preghiera. Questo ci colmerà di gioia e sarà più facile portare il peso di questa vita. Sono sicuro che l’avveramento dei dieci segreti, ci aiuterà tutti ad essere più seri e responsabili, così che la nostra conversione sia sincera e vera nella nostra vita. Assisteremo certamente a segni miracolosi e a grandi conversioni. Tutte le conversioni e le guarigioni, spirituali o fisiche, di cui abbiamo testimonianza, sono un segno che il Cielo si è aperto sopra Medjugorje e che la Regina della Pace è venuta e si è fermata a lungo come non era mai avvenuto prima nella storia dell’umanità.

La rivelazione dei segreti sarà una grande gioia e consolazione per tutti. Tutti coloro che avranno creduto e si saranno impegnati a vivere secondo il Vangelo di Gesù, da credenti convinti, saranno felici e nella pace. Siamo testimoni di come ogni anno una moltitudine di pellegrini vengano qui a Medjugorje a pregare la Regina della Pace e il loro numero aumenterà sicuramente quando saranno rivelati i segreti. Quello sarà un segno che attirerà l’attenzione anche di chi in precedenza non aveva ascoltato la Regina della Pace. Il futuro di Medjugorje sarà comunque positivo, quel luogo rappresenterà ancora di più un invito alla preghiera e un’oasi di pace spirituale per tutti.

Dario: Le commoventi conversioni e le guarigioni miracolose sono la dimostrazione che le apparizioni sono autentiche. La rivelazione dei segreti sarà condizione necessaria affinché la Chiesa riconosca le apparizioni di Medjugorje?
Padre Petar Ljubicic: È mia ferma convinzione che le apparizioni di Medjugorje abbiano ad oggi già mostrato segni concreti e validi di autenticità. Lei ha citato commoventi conversioni e guarigioni miracolose. Insieme a tante altre, già due guarigioni miracolose risultano scientificamente provate. Adesso sono già sufficienti per riconoscere il carattere soprannaturale delle apparizioni. Ho raccontato la mia esperienza con numerosi pellegrini di Medjugorje nei miei due libri “L’invito della Regina della Pace” e “Tempo di Grazia”.

Durante i miei soggiorni all’estero, le persone che incontravo mi raccontavano che non potevano più immaginare loro vita senza la Regina della Pace e senza l’amore misericordioso di Dio che avevano sperimentato a Medjugorje. Le persone guariscono da tante malattie differenti, ritenute anche gravi e incurabili. Questo è un segno tangibile che Dio sta agendo per intercessione della Regina della Pace.

La rivelazione dei segreti sarà comunque condizione necessaria per il riconoscimento di queste apparizioni da parte della Chiesa.

Dario: Padre alla fine cosa suggerisce e cosa desidera comunicare a tutti?
Padre Petar Ljubicic: Carissimi, cos’altro potrei dire se non ripetere ciò che la Madonna afferma da 40 anni. Dobbiamo essere grati a Dio per tutto. Egli come Padre, ci ama ardentemente ed attende il nostro sì alla sua volontà, affinché realizziamo il piano che Lui ha su ciascuno di noi. Il suo piano, o meglio la sua Santa volontà, è che lo amiamo, che teniamo sempre in considerazione Lui e la sua benedizione per poter vivere felici e per giungere poi santamente alla salvezza eterna.

E’ necessario dire che la situazione odierna è davvero caotica, critica e molto complessa. Le crisi di gestione sono divenute un segno del nostro tempo, il mondo è anche bloccato in una grande crisi piena di angoscia. Questo è il minimo che si possa dire. Siamo tutti d’accordo su questo, l’uomo non è mai stato più incerto, ansioso, preoccupato, insoddisfatto, peccatore e malato. Non era mai stato in un’angoscia e sofferenza maggiori di quanto non sia oggi. Il presente è il momento più importante della nostra vita e quella di ciascuno. Forse adesso dipende la nostra eternità. Ricordiamo sempre carissimi che il momento presente ci è stato donato affinché, grazie ad esso, guadagniamo l’eternità. Ecco perché questo è fondamentale. Quanto è grande la grazia di sapere e di agire, di trasformare ogni attimo di vita in un momento di salvezza per noi stessi, per i fratelli e le sorelle. Il nostro Salvatore Gesù Cristo proprio oggi cerca delle anime devote, affezionate, coraggiose, intrepide e audaci per arrivare a coloro che sono lontani dalla salvezza.

Sia Cristo che noi non abbiamo mai avuto un’occasione più grande di quella attuale. Dio benedice, ama e salva tutti coloro che ascoltano queste parole.

Dario: Ecco Padre, grazie per la sua venuta e la sua testimonianza.
Preghiamo tutti la Madonna affinché questa testimonianza possa essere di benedizione e di beneficio spirituale per i nostri ascoltatori.
Cari ascoltatori di Radio Maria, grazie per la vostra attenzione. Alla fine Padre Petar dirà una preghiera di benedizione per tutti gli ascoltatori di Radio Maria. Un caro saluto e una benedizione di Dio da Medjugorje. Pace e bene.

Padre Petar Ljubicic: Preghiera per la benedizione mattutina.

Misericordioso, onnipotente, eterno e buon Dio, benedici questa mattina, anche questo giorno che mi hai donato che diventi un giorno di salvezza. Il giorno che per me è speranza per gli altri e per tutti intorno a me. Porta la benedizione, la pace, la gioia e la salvezza. Benedicimi all’inizio di questa giornata e tutto ciò che oggi farò, penserò, desidererò, tutto ciò che ti ho chiesto e per cui ti ho pregato. Possa il mio lavoro essere la benedizione per gli altri e fonte del vero amore e della felicità purissima. Benedici la mia famiglia, i miei figli, i miei amici e tutti coloro che oggi incontrerò, coloro che tu oggi mi manderai. Lascia che la tua potente benedizione aiuti coloro che anche oggi sentiranno il peso della vita e il tormento ansioso. Dio buono, Tu sai che siamo deboli peccatori, sai che le tentazioni sono grandi e che senza la tua benedizione non siamo capaci di sopportare né sopraffare le difficoltà, perciò ti crediamo, il tuo amore e la tua benedizione che sia per noi la forza e il sollievo nelle difficoltà e quando pensiamo di non potercela fare più, sii tu il nostro riposo, conforto per gli afflitti, feriti e tristi malati e ansiosi. Amen.

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Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia

Posté par atempodiblog le 12 février 2021

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia
La Spagnola, l’influenza che tra il 1918 e il 1920 causò la morte di 50 milioni di persone, colpì anche Padre Pio e la sua famiglia. A causa del virus morirono la sorella Felicita e il nipote Pellegrino. Il santo da Pietrelcina visse quell’ulteriore sofferenza rimettendosi in tutto alla volontà di Dio. Fece un voto, impegnandosi a pregare solo per gli altri, e grazie alla sua intercessione molti guarirono. La Bussola intervista Stefano Campanella, autore del libro “La pandemia di Padre Pio”.
di Wlodzimierz Redzioch – La nuova Bussola Quotidiana

Padre Pio e la Spagnola, un santo di fronte alla pandemia dans Articoli di Giornali e News San-Padre-Pio-da-Pietrelcina

Oggi c’è il Covid-19. Un secolo fa c’era un’altra pandemia, la Spagnola, l’influenza che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo. Il nome, “Spagnola”, venne dato alla malattia perché all’inizio fu riportata principalmente dai giornali spagnoli. Siccome la Spagna non era coinvolta nella Prima Guerra Mondiale, la sua stampa non era soggetta alla censura di guerra che in altri Paesi nascondeva le notizie dell’epidemia. Fu una vera pandemia che coinvolse circa un quarto della popolazione mondiale, cioè 500 milioni di persone, causandone la morte di 50 milioni. Il tasso di mortalità fu così elevato che la Spagnola è passata alla storia come la più grave pandemia di sempre.

Non tutti sanno che la prima pandemia del XX secolo colpì anche un giovane cappuccino nel convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio, e la sua famiglia. In questi giorni è apparso un libro - La pandemia di Padre Pio. Discepolo dell’Addolorata - che racconta la storia del santo da Pietrelcina nel periodo della Spagnola e che è stato scritto da Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio e Padre Pio TV. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

Stefano Campanella, com’è nata l’idea del libro?
L’idea è nata quando il convento dei cappuccini di San Giovanni Rotondo è stato colpito dal Covid-19. Nel periodo tra il 5 novembre e fine anno c’erano contagiati 12 frati su 20. Due frati anziani, già ammalati, sono deceduti per le complicanze causate dal virus. Io, avendoli frequentati, in attesa del tampone, sono rimasto in quarantena. E in quel periodo mi sono messo a cercare dei documenti su come Padre Pio abbia vissuto la pandemia della Spagnola. Ho trovato tanto materiale e ne è venuto fuori un instant book.

Allora la famiglia di Padre Pio fu colpita dalla Spagnola?
Sì, la Spagnola colpì anche la sua famiglia: a causa del virus morirono la sorella Felicita di 29 anni (25 settembre 1918) e il nipotino Pellegrino di 4 anni (tre giorni prima della madre). Felicita viveva con marito e tre figli a Pietrelcina, paese natale di Padre Pio. Quando si ammalò, sua madre andò a casa sua per accudire sia la figlia sia il genero e i nipoti. E si ammalò gravemente anche lei.

Padre Pio pregava tanto per i suoi familiari?
Vorrei ricordare un fatto importante: Padre Pio fece un voto al Signore nel quale si impegnò a pregare solo per gli altri, ossia non per ciò che riguardava sé stesso o gli affetti più cari, comprese la salute e la vita dei suoi familiari. Lui riuscì ad ottenere la guarigione dalla Spagnola di tante persone a San Giovanni Rotondo. Invece alle sue figlie spirituali chiedeva preghiere per i suoi, ovviamente anche per la madre. E, in questo caso, le preghiere furono accolte e sua madre guarì.

E Padre Pio fu contagiato?
Anche Padre Pio si ammalò. Avvertì i primi sintomi della Spagnola all’inizio di settembre 1918, poi si riprese e stette meglio intorno al 20 del mese. E proprio la mattina del 20 settembre celebrò la Messa che precedette la sua stimmatizzazione permanente. Ma dopo alcuni giorni ebbe una ricaduta, che lo portò ad essere indisposto fino alla metà di dicembre. Durante la malattia ebbe febbri molto alte e soffrì di broncopolmonite, causate dal virus. Ma la morte dei suoi familiari fu per lui motivo di ancora più grande sofferenza.

Dove si trovava nel periodo della malattia?
Si trovava nel convento di San Giovanni Rotondo, ma per non infettare gli altri frati e i seminaristi (allora quel convento era anche la sede del seminario dei cappuccini) fu costretto ad andare a dormire in una delle due stanze della foresteria. Una delle sue figlie spirituali gli portava da mangiare, restando nell’altra stanza e passandogli le vivande da una piccola finestrella.

Cosa sappiamo della vita di Padre Pio nel periodo della malattia?
Padre Pio visse il periodo della pandemia con grande altruismo, pregando per gli altri e non per sé stesso. E, in quella occasione, diede prova della grande forza della sua intercessione. Vorrei citare un episodio: una sua figlia spirituale aveva una sorella gravida in fin di vita a causa della Spagnola. C’era il rischio che morissero sia la mamma sia la nascitura e sembrava che non ci fosse più niente da fare. La donna corse da Padre Pio chiedendo le sue preghiere per la sorella moribonda. E lui rispose: «Quand’anche la vedessi spirare, devi credere che guarirà». In effetti quella donna guarì e diede al mondo una bella bambina.

Come mai hai dato al libro il sottotitolo “Discepolo dell’Addolorata”?
Volevo evitare che il libro restasse solo il racconto di una serie di fatti, sebbene già di per sé eloquenti, e stavo pensando al modo migliore per rendere più chiaro il messaggio spirituale che emerge dal modo con cui Padre Pio ha affrontato le ulteriori sofferenze inflittegli dalla pandemia di Spagnola: accettando la volontà di Dio e con l’altruismo che è la tipica espressione del vero amore. E questo è esattamente l’atteggiamento che ha caratterizzato l’esistenza della Vergine Maria, soprattutto quando dovette assistere alla passione e alla morte di suo Figlio. Non a caso, Padre Pio affermava: «Sotto la croce si impara ad amare». Egli ha, dunque, imparato dall’Addolorata e, dopo essere stato discepolo, con il suo esempio, è diventato a sua volta maestro di tutti coloro che vogliono essere suoi autentici devoti, divenendo suoi discepoli.

Ci sono persone che si definiscono figli spirituali di Padre Pio, che parlano delle previsioni apocalittiche riguardanti il mondo attribuite al Frate. Può confermare tali previsioni?
Assolutamente no. Bisogna stare molto attenti. Non basta dirsi “figlio spirituale” per essere credibile, se questa presunta figliolanza non è confermata dalle frequentazioni dimostrabili.

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La testimonianza di Pier Giorgio Frassati/ Al prezzo della vita

Posté par atempodiblog le 12 février 2021

La testimonianza di Pier Giorgio Frassati
Il prezzo della vita
di Nicola Gori – L’Osservatore Romano

La testimonianza di Pier Giorgio Frassati/ Al prezzo della vita dans Articoli di Giornali e News Beato-Pier-Giorgio-Frassati

La carità non ha confini, né limiti di tempo e di spazio. Richiede dedizione, fatica, e a volte costa molto in termini di sacrificio. A uno dei grandi testimoni del Vangelo dei nostri tempi, il beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925), è costata la vita stessa.

Il giovane era impegnato attivamente nell’apostolato ed era solito aiutare le famiglie povere di Torino, accudire i malati, visitare le persone sole e bisognose. Si faceva tutto a tutti. Proprio per questa sua completa donazione agli altri contrasse quella che, nei primi decenni del Novecento, era una temibile e contagiosa malattia: la poliomielite. Si trasmetteva rapidamente anche tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Purtroppo, quando visse il beato, il vaccino era ancora lontano, arriverà negli anni Cinquanta.

Diversa l’epoca, diversa la malattia, ma affrontiamo oggi qualcosa di simile a ciò che dovette sperimentare Frassati. Una cosa però rende il beato un esempio e, al contempo, una speranza: si ammalò del virus della polio esercitando la carità, quella che ancora oggi mette a rischio la vita di medici, infermieri e volontari. Il giovane non si fermava davanti alle precarie situazioni di povertà, alle miserie, alle carenze igieniche di tante famiglie a cui mancava non solo il necessario, ma anche la speranza. Pier Giorgio non si fermò nemmeno davanti alla temibile influenza spagnola. Aveva appena 17 anni quando scoppiò la pandemia nel gennaio 1918. Era iscritto alle Conferenze di San Vincenzo da solo un anno, eppure sentì dentro di sé impellente il bisogno di aiutare chi stava soffrendo. Voleva farlo anche offrendo solo un sorriso, una parola, un breve colloquio. Non vi erano molti mezzi a disposizione a quel tempo, ma il beato non temette di rischiare la vita.

La testimonianza di Giuseppe Gorgerino è quanto mai significativa: «Si recava a visitare i poveri durante la famosa epidemia spagnola del 1918, non esitando a compiere i più umili servizi, anche quelli igienici». Anche Mario Ghemlera conferma la predilezione di Frassati per i malati e i sofferenti e ricorda che la sua meta preferita era il Cottolengo: «Passava tra le corsie con carità vigile e sicura, consolando i miseri e fermandosi a parlare con loro, come fossero veramente quei fratelli che egli chiamava, e recando denaro e dolci e roba di vestiario, e non dimenticando, di là d’ogni repulsione umana e di ogni timore di possibile contagio, di baciarli come il più caro amico». Il beato aveva raggiunto una maturità umana e cristiana alla scuola della Fuci di Torino, a cui si iscrisse nel 1919, e del Terz’Ordine domenicano, dove entrò nel 1922. Aveva imparato sul campo cosa significasse essere povero, lui che era nato in una agiatissima famiglia. Suo padre, infatti, era stato il fondatore e direttore del quotidiano «La Stampa».

Ma Pier Giorgo era uno spirito libero. A chi gli chiedeva come facesse ad andare in certi luoghi squallidi e maleodoranti, rispondeva: «Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo».

Quando la poliomielite iniziò a compromettere gravemente il suo stato di salute ebbe bisogno anche di bombole di ossigeno, un particolare che lo avvicina ancora di più a quanto accade ai nostri giorni. Eppure, anche in quei momenti pensava agli altri. A questo proposito, le parole del Frassati sono di scottante realtà: «La nostra salute deve essere messa al servizio di chi non ne ha, chè altrimenti si tradirebbe il dono stesso di Dio e la sua benevolenza». Sembra un invito a non temere niente se si è uniti a Dio. E quando fu lui il malato bisognoso di assistenza, non si dimenticò dei poveri e dei bisognosi che visitava. Sul letto dove era inchiodato dalla malattia, il suo pensiero andava sempre a quanti sosteneva. Un giorno chiese alla sorella Luciana di portargli la sua giacca e dal portafogli tirò fuori a fatica una polizza del Monte di pietà. Invitò poi a prendere nelle tasche del cappotto una scatola di iniezioni destinate a un bisognoso di nome Converso. La polizza era di un altro suo assistito, un certo Sappa, che aveva impegnato i suoi orecchini di matrimonio al Monte di pietà. Poi, scrisse un biglietto all’amico Grimaldi, che quel giorno doveva fare con lui la visita ai poveri: «Ecco le iniezioni di Converso, la polizza è di Sappa. L’ho dimenticata, rinnovala a mio conto». Il giorno dopo morirà. Era il 4 luglio 1925. Aveva solo 24 anni.

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La benedizione di Bernadette sul mondo

Posté par atempodiblog le 11 février 2021

La benedizione di Bernadette sul mondo dans Apparizioni mariane e santuari santa-bernadette

«In cielo si è felici», diceva suor Maria Bernarda. La Madonna glielo aveva assicurato e lei stessa ne aveva fatto l’esperienza nel suo cammino spirituale di preghiera e di unione con Dio. Non dobbiamo però pensare che la missione di Bernadette sia terminata con la sua morte. Per lei il cielo era la conclusione di un compito e l’inizio di un altro.

Come Santa Teresa del Bambin Gesù, anche Bernadette concepiva l’ingresso nella vita eterna come l’inizio di una missione d’amore ancora più grande di quella compiuta sulla terra. Il grande cruccio di suor Maria Bernarda era quello di una forzata inattività che le impediva di rendersi utile al suo prossimo, in modo particolare alle persone malate e anziane. La sua salute le permetteva solo di pregare e di soffrire. Il suo cuore però ardeva di carità per i fratelli e il cruccio di essere «buona a nulla» l’ha accompagnata fino alla morte.

Ed è guardando oltre il velo della morte che Bernadette intravede il senso pieno della gioia celeste. Essa non consiste solo nella contemplazione di Dio, ma anche, e non in minor misura, nell’intercedere per i fratelli che stanno ancora percorrendo il faticoso e pericoloso pellegrinaggio nell’esilio della terra. Lei sa che nell’aldilà seguirà «l’arma della preghiera, dove sarà molto più potente».

Non è possibile spiegare la fecondità straordinaria di Lourdes senza l’intercessione di Bernadette. Sui pellegrini, sui malati, sugli infermieri, sui volontari, sui giovani veglia non soltanto la Santa Vergine, ma anche la sua piccola serva. «Non dimenticherò nessuno», aveva promesso prima di morire. Forse lei neppure in quel momento comprendeva la portata di una preghiera di intercessione che si estende fino a noi.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Suor André, guarita dal Covid a 117 anni, ci insegna come affrontare il virus

Posté par atempodiblog le 11 février 2021

Suor André, guarita dal Covid a 117 anni, ci insegna come affrontare il virus
La religiosa di Tolone, seconda persona più vecchia al mondo, oggi compie gli anni: «Non mi sono neanche accorta di essere malata. Non ho mai avuto paura perché non temo di morire. Cos’ho fatto in quarantena? Ho pregato per i giovani»
di Leone Grotti – Tempi

Suor André, guarita dal Covid a 117 anni, ci insegna come affrontare il virus dans Articoli di Giornali e News suor-andre-francia-covid

Sour André, al secolo Lucile Randon, non ha paura né del Covid né di morire. E dire che a prima vista dovrebbe averne, e l’una e l’altra, più di chiunque altro avendo 117 anni. E invece, quando a gennaio David Tavella, portavoce della casa di riposo di Tolone Sainte-Catherine Labouré, le ha comunicato che era positiva al coronavirus al pari di 81 ospiti del centro su 88, «non mi ha chiesto niente sulla sua salute. Mi ha solo domandato se l’orario dei pasti e del riposo sarebbero cambiati. E mi domandava sempre come stavano gli altri pazienti».

«IN QUARANTENA? HO PREGATO PER I GIOVANI»
La prima impressione a volte inganna e così a vedere questa vecchietta, cieca e sulla sedia a rotelle, «ammaccata», come ammette lei stessa, dall’età e dalle malattie, non si direbbe mai che la coltre di rughe che le solca la pelle nasconde un animo d’acciaio e una tempra d’origine misteriosa.

Suor André, che è risultata positiva il 16 gennaio, ha passato la sua quarantena in camera, senza grandi complicazioni. «Non mi sono neanche accorta di avere il virus», spiega a Le Parisien. «Non ho sentito proprio niente, ho dormito». E che cosa ha fatto per 14 giorni, chiusa tutto il tempo nella sua stanza senza poter vedere nessuno? «Ho pregato», risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Ho pregato per i giovani e ho pazientato».

LE GUERRE MONDIALI E LA CONVERSIONE
La pazienza è una delle doti di Lucile Randon, nata l’11 febbraio 1904 ad Alès in una famiglia protestante non praticante. Diventata prima governante a Marsiglia e poi precettrice nelle case delle persone più in vista di Parigi (ha lavorato ad esempio in casa Peugeot), si è convertita al cattolicesimo dopo la prima guerra mondiale e a partire dal 1945 si è occupata degli orfani nell’ospedale di Vichy per 28 anni.

«IL COVID NON MI FA PAURA, NON TEMO DI MORIRE»
Oggi suor André compie 117 anni, diventando la seconda persona più vecchia del mondo e a chi le chiede se era spaventata di non raggiungere questo traguardo, risponde in modo spiazzante:

«Assolutamente no. Non sono mai stata spaventata: il Covid non mi fa paura, perché non ho paura di morire. Sono felice di essere qui, ma in realtà vorrei essere in un altro posto. Vorrei che il buon Dio venisse a prendermi e mi portasse dov’è anche la mia famiglia. Ho così voglia di rivedere mio fratello, mio nonno e mia nonna. Penso che 117 anni siano più che sufficienti».

Ecco perché suor André aspetta, senza paura. Di certo non le piace che «altri debbano faticare per prendersi cura di me», ma oggi sarà felice di festeggiare il suo compleanno insieme a nipoti e bisnipoti con il suo dessert preferito, l’omelette norvegese, e «dei pisellini belli freschi». Dopo aver mangiato con i suoi familiari, andranno tutti a Messa per ringraziare di una lunga vita. La festa non si prolungherà, perché suor André deve riposare, anche se lei protesta: «Ma se non faccio altro!». E a chi le chiede un consiglio su come si affronta il Covid, risponde: «Non perdete la speranza, battetevi, lottate per guarire e così date l’esempio agli altri».

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Immagini della Vergine Maria in Italia che hanno mosso gli occhi

Posté par atempodiblog le 3 février 2021

Immagini della Vergine Maria in Italia che hanno mosso gli occhi
Accadde durante l’invasione di Napoleone, ed egli stesso ne rimase colpito. Sono passati alla storia come “I miracoli mariani del 1796”
di Maria Paola Daud – Aleteia

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Il 1796 fu un anno molto difficile per l’Italia. Napoleone invadeva con le sue truppe il Paese, ed entrò in lotta con l’Italia settentrionale e centrale – con il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio.

Al suo passaggio, Napoleone lasciava morte e desolazione, distruggendo e saccheggiando tutto ciò che trovava nelle chiese e cattedrali più importanti, che erano ricchissime di opere d’arte.

Quello che non poteva aspettarsi era che si verificasse un evento straordinario, noto come “I miracoli mariani del 1796”: più di 120 immagini della Vergine Maria mossero gli occhi a Roma e in varie parti del Paese.

Miracolo della Vergine Regina di tutti i santi
Il primo evento si verificò il 25 giugno ad Ancona. Nella cattedrale dedicata a San Ciriaco, un registro di quell’anno curato dai parroci riferisce e constata l’accaduto.

Le truppe francesi si apprestavano a invadere la zona. Spaventati dalla notizie delle retate francesi, gli abitanti si rifugiarono nella cattedrale per pregare per la loro città.

Francesca Marotti, una giovane vedova che si trovava nella cattedrale, vide muoversi gli occhi del quadro della Vergine “Regina di tutti i santi”, e poi assistettero all’evento anche gli altri fedeli. Le palpebre si aprivano e si chiudevano lentamente, per lo stupore e l’emozione dei presenti.

Presto giunsero chierici ed esperti per analizzare il fenomeno, che durò vari mesi.

Il 10 febbraio dell’anno successivo, Napoleone entrò in città, si rese conto di quello che stava accadendo nella cattedrale e si diresse verso il quadro con l’intenzione di bruciarlo.

Quando si avvicinò e lo guardò, impallidì vedendo muoversi gli occhi della Vergine. Spaventato, cambiò idea e ordinò di coprirlo con un panno anziché darlo alle fiamme.

Tutto l’accaduto venne riconosciuto come autentico dal vescovo Vincenzo Ranuzzi.

Le Vergini di Roma
Il 9 luglio lo stesso miracolo si verificò a Roma con la Madonna dell’Archetto.

Nelle settimane successive, il miracolo si ripeté in varie immagini della Vergine collocate negli angoli delle strade di Roma, che aprivano e chiudevano gli occhi o sorridevano.

Il cardinale segretario di Stato, Francesco Saverio de Zelada, informò i nunzi europei dei fatti che si stavano verificando a Roma. Nella lettera che inviò al nunzio a Madrid scrisse:

“Molte immagini della Vergine Maria, alcune dipinte su tela, altre sui muri, alcune nelle chiese, per la maggior parte per le strade, sono state viste muovere gli occhi in modo significativo”.

Il Papa, allora, non esitò a chiedere di invocare la Vergine Maria per far tacere le armi.

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“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”

Posté par atempodiblog le 2 février 2021

Una riflessione del teologo Stephen Walford sulla Vergine e il mondo sconvolto dalla pandemia
“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia”
di Stephen Walford* – Vatican Insder

“Maria e la Chiesa a 25 anni dalle lacrime della Madonna di Civitavecchia” dans Apparizioni mariane e santuari La-Madonna-di-Civitavecchia

Il 2 febbraio 1995 nella città portuale di Civitavecchia, nel Lazio, a pochi chilometri da Roma, un nuovo capitolo della profetica “era mariana” fu scritto dalla Beata Vergine Maria. Una vicenda famosa in tutto il mondo che pose la famiglia Gregori al centro di un intervento divino con conseguenze diffuse per la Chiesa e per il mondo.

La storia iniziò alcuni mesi prima, nel settembre 1994, quando il parroco di Sant’Agostino a Pantano, don Pablo Martin, partì in pellegrinaggio per Medjugorje con l’intenzione di portare una statua della Beata Vergine in regalo alla famiglia di Fabio Gregori. Il sacerdote disse che, mentre si trovava nella cittadina bosniaca, fu guidato da San Pio da Pietrelcina (morto nel 1968) ad acquistare una statua particolare e che il famoso frate cappuccino gli suggerì che «l’evento più bello della sua vita» sarebbe stato proprio il risultato di questa decisione.

Nello stesso periodo una figlia spirituale del famoso esorcista padre Gabriele Amorth lo informò che una «Madoninna avrebbe pianto a Civitavecchia» e che «non sarebbe stato di buon auspicio per l’Italia». Il vescovo di Civitavecchia dell’epoca, monsignor Girolamo Grillo, raccontò nel suo diario che padre Amorth gli telefonò il 13 marzo 1995 per fornirgli queste informazioni. Ma il vescovo non gli credette.

Le lacrime
Il 2 febbraio 1995, alle 16.20, mentre i Gregori si preparavano per andare a messa, la piccola Jessica, cinque anni, vide per la prima volta lacrime di sangue fluire dall’occhio sinistro fino al cuore della statua della Madonna, posta nella grotta del giardino. Suo padre Fabio assistette anche lui alla scena. Lo stesso fenomeno si verificò nei giorni seguenti con altri testimoni, ma il vescovo Grillo rimase a lungo scettico. La statua pianse altre tredici volte prima che una grazia straordinaria cambiasse l’opinione del vescovo. Il 15 marzo, alle 8.15, dopo la messa in episcopio, la sorella del presule, Grazia, espresse il desiderio di pregare davanti alla statua dopo aver ricordato le parole di padre Amorth. Monsignor Grillo accolse la richiesta e, insieme a molti altri presenti, iniziarono a recitare il “Salve Regina”. Quando raggiunsero le parole «Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi», la statua cominciò a piangere lacrime di sangue per la quattordicesima volta, e questa volta nelle mani del vescovo stesso.

Padre Amorth in seguito confessò che la sua figlia spirituale che l’aveva informato nell’estate del ’94 del futuro evento miracoloso, lo aveva anche avvertito che se non fosse stata fatta molta preghiera e penitenza, l’Italia avrebbe dovuto affrontare una guerra civile e un terribile spargimento di sangue. A causa di questo pericolo, la donna si offrì come vittima in riparazione per i peccati dell’Italia e presto si ammalò gravemente. Il vescovo Grillo nel frattempo si era anche impegnato a chiedere a tutti i conventi e monasteri di clausura di pregare ardentemente per il Paese.

Il presule, ormai fermamente convinto della vera natura degli eventi che si svolgevano nella sua diocesi, portò la statua a Roma per fare in modo che due diverse équipe mediche analizzassero le lacrime. Entrambi tornarono con lo stesso risultato: il sangue proveniva da un maschio di circa trent’anni, ma rivelava anche forti caratteristiche femminili.

Sorprendentemente, il professor Giancarlo Umani Ronchi, il principale medico di Medicina legale dell’Università La Sapienza, dichiarò apertamente che durante le prove era emerso un aspetto soprannaturale dalla statua. Le scansioni eseguite da diverse agenzie insieme alla Chiesa cattolica dimostrarono che non erano presenti dispositivi o meccanismi nascosti all’interno della statua che avrebbero potuto permettere l’uscita di sangue. Per coloro che guardavano con gli occhi della fede a tale evento miracoloso – incluso il vescovo inizialmente scettico – il sangue era quello di Cristo, e le forti caratteristiche femminili potevano essere spiegate dal fatto che Gesù non aveva un padre terreno, quindi tutto derivava dalla madre Maria.

Non mancarono le controversie, tali da portare l’Ufficio della Procura della Repubblica di Civitavecchia a confiscare la statua per ulteriori indagini. Cosa che causò un tumulto tra i fedeli. A questo punto fu coinvolto il Vaticano, il quale mostrò un sostegno tangibile per la famiglia Gregori. Papa Giovanni Paolo II inviò, il 10 aprile 1995, il suo grande amico cardinale Andrej Maria Deskur (il porporato che offrì le sofferenze causate da un ictus per il Papa all’alba del suo pontificato) per regalare ai Gregori una replica della statua fatta dallo stesso uomo che realizzò l’originale.

Fu un dono personale del Papa polacco e presto, inspiegabilmente, iniziò ad emettere un olio profumato nei giorni di festa liturgica, nell’anniversario delle lacrime, e anche in molte occasioni di fronte a semplici pellegrini che invocavano l’aiuto della Madonnina. La statua pianse anche lacrime umane il 2 aprile 2005, il giorno della morte di San Giovanni Paolo II, e il 31 marzo 2006, quando il vescovo Grillo vide personalmente il pianto e lo rese noto.

Le apparizioni
Per quanto incredibili fossero questi eventi nella primavera del 1995, furono solo l’inizio della chiamata divina, poiché in pochi mesi Fabio, sua moglie Annamaria, Jessica e il loro figlio più giovane Davide iniziarono ad avere apparizioni della Vergine e di Gesù. A partire dal 2 luglio e terminando il 17 maggio 1996, durante queste apparizioni furono lasciati 93 messaggi pubblici su una serie di temi; ancora prima, la madre Annamaria disse di aver ricevuto delle rivelazioni sotto forma di sogni. Chiaramente l’intenzione della Madonna era di attirare l’attenzione sull’importanza vitale della famiglia cristiana.

Quando arrivarono al vescovo Grillo le notizie di queste apparizioni, il vecchio scetticismo tornò. Interrogò Jessica nel settembre 1995 accusandola di aver mentito, ma la ragazza rimase ferma, rivelando anche in un secondo incontro che la Beata Vergine le aveva detto che il vescovo «ha un cuore di pietra». A questo punto, il presule mise alla prova Jessica: le chiese di riferire un fatto su sé stesso che solo lui sapeva. In seguito Jessica tornò non con uno, ma con diversi fatti riguardanti la sua persona. Chiaramente colpito dai dettagli sorprendenti e veritieri, il vescovo si ammalò, ma da quel momento tutti i dubbi svanirono e divenne di grande supporto ai piani della Beata Vergine per Civitavecchia e la famiglia Gregori. Al vescovo fu consegnato anche un segreto della Vergine con dettagli su eventi futuri della sua vita; poco prima della sua morte nel 2016, monsignor Grillo ha rivelato pubblicamente che i contenuti del segreto si erano avverati.

Uno degli aspetti più belli delle apparizioni era la tenerezza e l’umiltà mostrata dalla Vergine Maria. Ad esempio raccontarono che, quando apparve, la Madonna si sarebbe scusata per aver tolto il tempo alla famiglia. In un’occasione Davide fu abbracciato dalla Madonna mentre le tirava la corda intorno alla cintola. Fabio riferì di essere stato inizialmente incredulo all’idea che la Beata Vergine apparisse ai figli Jessica e Davide, ma poi quando vide la Madonna «Ella mi ha dato un bacio sulla fronte. Ho sentito il calore e la carne». Jessica e sua madre Annamaria parlarono entrambe con Gesù in Chiesa. Il Signore uscì fuori dall’immagine della Divina Misericordia e si avvicinò ad Annamaria e le tenne la mano. Sebbene i messaggi pubblici fossero terminati nel maggio 1996, le apparizioni proseguirono in modo privato. Manuel, nato nel 2002, disse di aver visto la Madonna all’età di sette anni, in un momento di particolare sofferenza per la famiglia, e più di recente, nel dicembre 2018, la Madonna è apparsa a Fabio e Annamaria durante la messa. Jessica ha continuato ad avere apparizioni anche negli anni successivi.

I messaggi
Se consideriamo i messaggi, ci permettono di capire il motivo delle lacrime di sangue. Descrivono alla Chiesa in modo profetico e apocalittico i pericoli che incombono sull’umanità: apostasia dalla vera fede, un attacco satanico alla famiglia, una terza guerra mondiale, l’importanza della devozione al Cuore Immacolato di Maria e un avvertimento che la visione del terzo segreto di Fatima si sarebbe iniziata a compiere alla fine del secondo millennio. La Madonna parlò anche dell’imminente vittoria finale sul male con il ritorno nella gloria del Signore.

In termini di «grande apostasia» della vera Fede, come la descrisse la Madonna, l’avvertimento fu severo: «Figli, la Chiesa è entrata nel periodo di grande prova e in molti di voi la fede diventerà instabile». In un’altra occasione disse: «Satana si sta impadronendo di tutta l’umanità, e ora sta cercando di distruggere la Chiesa di Dio tramite molti sacerdoti. Non permettetelo! Aiutate il Santo Padre!». Ancora: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli».

Gli avvertimenti di apostasia si trovano anche nel magistero dei Papi recenti. Giovanni Paolo II si riferiva specificatamente ad una «apostasia silenziosa» nella sua Esortazione apostolica Ecclesia in Europa, mentre Benedetto XVI riprese la profezia di San Paolo a Timoteo riguardante il giorno «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole» (2 Tm 4,3). Papa Francesco in innumerevoli occasioni ha messo in guardia dal pericolo rappresentato dalla mondanità spirituale che è «la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa».

La Beata Vergine implorava l’unità nella Chiesa attraverso l’obbedienza di tutti i vescovi al Papa. «La sua forza conferma che la vera Verità Evangelica è soltanto nella Chiesa di Gesù affidata al Papa e a tutti i vescovi uniti a lui nell’obbedienza». I vescovi sono anche invitati a «tornare ad essere un solo cuore pieno di vera fede e di umiltà».

Un messaggio centrale trasmesso alla famiglia Gregori attraverso i vari segni soprannaturali riguardava la distruzione del matrimonio e della famiglia. Ad esempio, la Madonna si presentò come «Regina della Chiesa e Regina della famiglia»; i messaggi parlavano di «atti d’amore» all’interno della famiglia che «salvano le anime da Satana». Il 16 luglio 1996, la Beata Vergine dichiarò anche che «Satana vuole distruggere la famiglia» e veniva proposto il Rosario come mezzo per sconfiggere il diavolo. Jessica sentì la chiamata al matrimonio piuttosto che alla vita consacrata proprio perché capì che la volontà di Dio per lei era quella di essere testimone della bellezza del matrimonio, in un’epoca in cui le forze del male desideravano distruggerla.

Il legame tra Fatima e Civitavecchia
Uno degli aspetti più profetici dei messaggi riguardava inoltre il vincolo di Civitavecchia con Fatima. Ci sono diverse ragioni per questo. Anzitutto il fatto che la Madonna menzionò specificamente Fatima: «Figli miei, le tenebre di Satana stanno ormai oscurando tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. Preparatevi a vivere quanto io avevo svelato alle mie piccole figlie di Fatima». Poi che la Madonna rivelò il terzo segreto di Fatima a Jessica il 27 agosto 1995. La ragazza visitò anche suor Lucia nel 1996 e insieme discussero del segreto.

Sembrano esserci diversi elementi dal significato profondo che legano Fatima e Civitavecchia dal punto di vista storico, geografico ed escatologico, ma convergono tutti su una questione: le sofferenze del Papa e della Chiesa. Fatima ha annunciato che le sofferenze sarebbero arrivate all’inizio del secolo, mentre a Civitavecchia alla fine del secolo. Sappiamo che ora siamo entrati in quei tempi predetti e che «sono imminenti gli anni del trionfo del mio Cuore Immacolato».

In termini geografici, dobbiamo vedere che Civitavecchia si trova vicino a Roma e questo suggerisce che lo sguardo della Madonna è incentrato sulla vita e sul ministero del Papa e sui pericoli che minacciano lui e il suo ministero di proteggere il gregge dai lupi dentro e fuori.

Da un punto di vista escatologico, è significativo l’aver affidato il terzo segreto a Jessica, cinque anni prima della sua pubblicazione nel 2000. Non sappiamo se alla ragazza fosse stata data una interpretazione precisa della visione, ma c’è chiaramente un motivo per cui le è stato detto. In ogni caso, Civitavecchia sembrerebbe indicare due realtà mostrate nella visione originale: in primo luogo, la distruzione di una città in cui il Papa prega per i morti. Ciò rappresenterebbe una punizione per l’umanità in generale. In secondo luogo, il martirio del Papa e di quei vescovi, sacerdoti, religiosi e laici davanti alla Croce in cima alla montagna. Questo senza dubbio rappresenta una persecuzione universale della Chiesa che sembrerebbe indicare la prova finale prima della seconda venuta del Signore (CCC 675). Anche le lacrime di sangue della statua originale appartenente alla famiglia Gregori potrebbero essere interpretate in questa luce: rappresentano profeticamente la sofferenza che deriverà dalla mancata conversione dell’umanità. Maria piange per tutti i suoi figli, ma rappresenta la Chiesa nella sua sofferenza.

Fatima non si è conclusa con la promessa di fallimento, ma piuttosto con la promessa di un trionfo definitivo contro Satana. Ecco perché a Civitavecchia come a San Nicolas, in Argentina, e Kibeho, in Ruanda, la Madre e il Figlio annunciano un messaggio di grande gioia. A Fabio Gregori, il Signore disse: «Ti manderò un angelo per mostrarti ciò che deve accadere tra breve. Beato chi avrà custodito e predicato le parole profetiche della Chiesa di Dio, nostro Padre, che tramite la nostra mamma celeste, la Madonna, ci prepara la strada per intercedere presso nostro Padre, Dio. Non abbandonare mai i sacramenti, la Confessione, la preghiera, il digiuno e il corpo di Cristo Gesù nella Santa Messa, perché la mia venuta sarà molto presto».

In un’altra occasione la Madonna avrebbe detto: «Aprite il cuore e le braccia con lo stesso modo e amore con cui si abbraccia il proprio figlio, per essere pronti ad abbracciare il Cristo nello splendore della sua gloria, perché il suo grande avvento sta per arrivare. Pregate e non stancatevi mai di pregare. Dolci figli miei, amatevi, perché l’amore in Cristo mio figlio è la vostra chiave per entrare in quella porta piccola che conduce al Regno di Dio».

Naturalmente messaggi di questo tipo sono aperti ad essere sensazionalizzati e persino fraintesi. Il punto è certamente che sono una chiamata a rispondere al Vangelo nel modo più autentico e radicale possibile. Ci invitano a vivere ogni giorno nello spirito dell’Avvento, non rinunciando alla vita ma abbracciandola, e di vivere ogni giorno al servizio degli altri.

L’altro collegamento principale tra Fatima e Civitavecchia è il desiderio della Madonna che la devozione al suo Cuore Immacolato fosse diffusa. Chiede la consacrazione del mondo al suo Cuore Immacolato e che gli individui facciano lo stesso. Questo perché, con una consacrazione, si pone sotto la diretta protezione della Madre spirituale di tutti i popoli: è trovare rifugio dalla tempesta spirituale nel rifugio più sicuro.

La posizione della Chiesa su Civitavecchia
A questo punto, è importante osservare quale fu l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei vari fenomeni qui descritti. Possiamo dire che c’è stata un’approvazione? Poco dopo che gli eventi iniziarono a svolgersi nella sua diocesi, il vescovo Grillo creò una commissione teologica diocesana per studiare i fatti. Furono scelti undici membri di cui due rappresentanti del Vaticano. Tra il 1995 e il 1996 si incontrarono in varie occasioni e, alla fine, la maggioranza votò a favore della soprannaturalità dell’evento (7/11). Alcuni di quelli che sospesero il giudizio fino a quando non fossero state condotte ulteriori indagini, hanno poi successivamente confermato l’autenticità degli eventi. Secondo don Flavio Ubodi, vicepresidente della commissione, il vescovo Grillo approvò le apparizioni e i risultati della commissione. Tuttavia, il vescovo desiderava che il Vaticano prima rispondesse (anche se il documento del 1978 della Congregazione per la Dottrina della Fede afferma che è l’ordinario locale in primo grado ad aver competenza su casi come Civitavecchia). Fu istituita una Commissione sotto la guida del cardinale Camillo Ruini, in seguito sciolta senza mai rilasciare alcuna dichiarazione. Nel 2005, il vescovo Grillo pubblicò il dossier diocesano che affermava chiaramente la sua posizione secondo cui gli eventi avevano un carattere soprannaturale. Più tardi, pubblicando il proprio diario, ribadì la stessa conclusione. Il presule si espresse a favore anche in omelie pubbliche, come quella durante la consacrazione della sua diocesi e della città di Civitavecchia al Cuore Immacolato, l’8 dicembre 1996, o quando innalzò la parrocchia allo status di Santuario per la venerazione della statua.

Già nel 2005 il vescovo riconobbe i numerosi frutti di Civitavecchia nel primo decennio. Cosa che ha comportato la presenza continua di confessori al Santuario per ascoltare migliaia di pellegrini. Ci furono molte gravidanze in coppie dichiarate non fertili dopo aver pregato davanti alla Statua, come anche oltre mille matrimoni che dicono di essere stati salvati per intercessione di «Nostra Signora Regina della Famiglia».

Il riconoscimento degli eventi soprannaturali non si fermò solo a livello locale, ma arrivò fino a San Pietro. Al tempo degli eventi, come abbiamo visto dal dono della seconda statua, Giovanni Paolo II mostrò sollecitudine paterna alla famiglia Gregori. Invitò il vescovo Grillo a mettere da parte il suo scetticismo, mentre scherzava sulla testa dura dei vescovi italiani. Disse al pastore che desiderava venerare la statua nel 1995 e incoronarla, e così Grillo portò in obbedienza la Madonnina al Palazzo Apostolico in segreto, poiché il Papa non voleva essere visto e così influenzare la commissione diocesana. Questo episodio è stato rivelato in una lettera scritta l’8 ottobre 2000 e raccontato personalmente dal Papa il 20 ottobre dello stesso anno.

Proprio l’8 ottobre 2000 fu un giorno molto importante nell’anno del Grande Giubileo. Era il Giubileo dei Vescovi e Papa Wojtyla decise di compiere un “Atto di affidamento” a Maria con tutti i presuli presenti. Quello che non si sapeva a quel tempo è che tale gesto fu fatto in risposta ad una richiesta della Madonna. Il santo Pontefice polacco visitò pure Civitavecchia due volte.

Il 30 maggio 2005, solo poche settimane dopo essere stato eletto Papa, Benedetto XVI incontrò la Conferenza episcopale italiana e raccontò della devozione di Giovanni Paolo II a Nostra Signora di Civitavecchia, dicendo al vescovo Grillo: «La Vergine di Civitavecchia farà grandi cose!».

Un appello personale a Papa Francesco
A conclusione di questo excursus degli eventi che circondano la Madonna di Civitavecchia, e considerando i gravi pericoli che minacciano l’umanità in questo momento di tribolazione, desidererei fare umilmente una petizione al nostro caro Papa Francesco per considerare di proclamare un nuovo Anno Mariano che potrebbe essere celebrato in tutta la Chiesa e nel mondo. E, come possibile momento culminante di quell’anno, rinnovare la consacrazione del 1984 fatta da Giovanni Paolo II del mondo al Cuore Immacolato di Maria, invitando nuovamente ogni vescovo ad unirsi nell’atto di preghiera.

Sono passati 33 anni dall’ultimo Anno mariano, il 1987, e forse potremmo ricordare la grande gioia che quell’anno ha regalato alla Chiesa in preparazione al Grande Giubileo del 2000. Ora siamo alla stessa distanza dalla commemorazione della Redenzione nel 2033, e sembra che la Chiesa abbia grande bisogno di un momento di speranza che possa preparare i cuori per il futuro. Il Papa ha recentemente e benevolmente aggiunto tre nuovi titoli alla Litania di Loreto, e uno in particolare, mi sembra essenziale e profetico: «Madre della speranza».

Non possiamo non capire perché il mondo ha talmente bisogno della speranza: una terza guerra mondiale combattuta «a pezzi» come Papa Francesco ci ha ricordato in varie occasioni, la costante crisi dei rifugiati, la pandemia di coronavirus, il selvaggio crollo del famiglia, l’aborto, la disoccupazione, la fame e la persecuzione sempre crescente di cristianesimo e gruppi minoritari in tutto il mondo. Nella Chiesa vediamo disunità, scandali, abusi sessuali, ipocrisia di massa e il desiderio di coloro che vorrebbero ridurre il potere del Vangelo annacquando le dottrine del Magistero. Molti stanno anche combattendo un’eroica battaglia quotidiana contro le forze del male nella propria vita spirituale.

Non possiamo negare che stiamo vivendo momenti intensi apparentemente apocalittici. I Papi ne hanno spesso parlato, ma possiamo e dobbiamo respingere la narrativa diffusa da alcuni cattolici che sembra nutrirsi di paura e divisione e sostituisce la verità teologica con l’ideologia politica. In questa narrazione c’è anche poco spazio per la speranza. La Vergine Maria per questo ci insegna sempre il rimedio al pessimismo senza fine: è pentirsi, vivere il Vangelo alla lettera e raggiungere coloro che sono nel bisogno.

Un Anno Mariano guidato dallo Spirito Santo potrebbe servire a ricordare alla Chiesa che, come Maria pregava nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa dell’unità che sarebbe venuta dallo Spirito Santo, ora può fare lo stesso per aiutare a guarire la disunità all’interno del Chiesa. Ricordo la predicazione di Benedetto XVI sui due principi, Mariano e Petrino. Il Papa affermava che il principio mariano è persino più fondamentale di quello petrino: «Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è “compreso” sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo “sì” alla volontà di Dio».

In un’altra occasione Ratzinger disse: «Maria è così intrecciata nel grande mistero della Chiesa che lei e la Chiesa sono inseparabili come sono inseparabili lei e Cristo. Maria rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona e, in tutte le turbolenze che affliggono la Chiesa sofferente e faticante, ne rimane sempre la stella della salvezza. È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo, anche se tanto spesso la sua periferia ci pesa sull’anima».

Non vanno dimenticate poi le parole della Madonna pronunciate a Civitavecchia durante il pontificato di Wojtyla: «A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla Roccia che mio Figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli». Oggi vediamo quanto fossero profetiche quelle parole. L’oscurità è causata da coloro che minacciano lo scisma, che vorrebbero ridurre l’autorità del Papa e che si sono stabiliti come giudici del suo magistero.

Un Anno Mariano potrebbe aiutare a ricordare alla Chiesa che Maria insegna sempre l’obbedienza al Papa, e quindi incoraggiare una nuova umiltà ad accettare i suoi insegnamenti alla luce della Tradizione che rimane viva e feconda oggi.

Con la massima fiducia e speranza nel Signore, un Anno Mariano porterebbe certamente grazie alla Chiesa e un aumento della santità. Servirebbe ad invitare molti ad accrescere il loro amore e la loro devozione per la Madre che insegnerà loro la speranza escatologica, che li istruirà su come evitare le insidie del diavolo e li condurrà a trascorrere le loro vite al servizio degli altri. A livello universale, aiuterà a preparare la Chiesa a vivere più coraggiosamente gli anni di difficoltà che ci attendono. Quelli da cui Benedetto XVI mise in guardia nel suo viaggio a Fatima nel 2010: un Kairos di grazia nel pellegrinaggio verso il trionfo del Cuore Immacolato.

*Stephen Walford è un teologo e vive a Southampton, in Inghilterra, con sua moglie Paula e cinque bambini. Ha studiato alla Bristol University e ha scritto due libri: “Heralds of the Second Coming: Our Lady, the Divine Mercy, and the Popes of the Marian Era from Bl Pius IX to Benedict XVI” (Angelico Press), e “Communion of Saints: The Unity of Divine Love in the Mystical Body of Christ” (Angelico Press). È autore di diversi articoli e pubblicazioni su temi escatologici e mariologici. È anche un insegnante e un pianista

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Non è solo covid

Posté par atempodiblog le 2 février 2021

Sull’aumento dei suicidi tra i giovani
Non è solo covid
di Alessandro Vergni – L’Osservatore Romano

Non è solo covid dans Articoli di Giornali e News Dolore-giovani

L’allarme lanciato nei giorni scorsi dal professor Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è di quelli che non lasciano tranquilli: nell’ultimo anno i tentativi di suicidio e i casi di autolesionismo tra i giovani — registrato come accessi al Pronto soccorso di quell’ospedale — è aumentato in modo esponenziale. Un aumento, in occasione della seconda ondata del virus (ottobre – gennaio), del 30 per cento nel 90 per cento dei casi costituito da ragazzi tra i 12 e i 18 anni.

Indubbiamente la pandemia è stato un fenomeno scatenante. Il fatto che i ragazzi non siano potuti andare a scuola per tutti questi mesi, l’assenza del rapporto con i compagni, della routine scolastica spesso noiosa ma così necessaria — in dad è tutto attenuato — ad esempio, ha rappresentato la perdita di uno degli ultimi contesti vivibili di cui questa generazione dispone. Non si può però liquidare un dato così tragico — come ha invitato a fare anche il professor Vicari — attribuendone le cause solo a ragioni cliniche, a ragioni contingenti, o sperando in un ridimensionamento dei casi a fine pandemia.

Davanti ad un’impennata così repentina dei numeri, si è obbligati ad andare ancora più in profondità e su un terreno ben più vasto di indagine. Si tratta in tanti casi di disturbi di natura psichiatrica e la risposta per quelle situazioni ovviamente non può prescindere da opzioni di tipo medico, ma si ha anche l’impressione di assistere a quel fenomeno che caratterizza i disastri conseguenti allo spopolamento delle montagne: quando nessuno si prende più cura della montagna, quando tutte le piante vengono tagliate e con esse le loro radici, ogni pioggia, tanta o poca che sia, diventa causa di smottamenti e frane. Le tragedie accadono il più delle volte per questo, per la mancanza di cura. Le radici di quelle piante della montagna sono per l’uomo le relazioni che lo generano e che lo sostengono nelle prove che la vita gli pone dinnanzi.

Verrebbe così da dire che la sospensione della quotidianità dovuta al covid-19 non sia altro che l’onda che ritirandosi lascia in evidenza quei detriti che giacevano già sulla spiaggia. Ne emerge una fragilità della nostra società che viene da tempi più lontani rispetto all’inizio della diffusione del virus. Una fragilità dovuta alla perdita dei legami costitutivi.

Scrive Boris Pasternak ne Il Dottor Zivago, romanzo che parla di un’altra generazione che precipitò nel cuore di un’altra grande tempesta: «D’un colpo, ogni cosa è cambiata, il tono, l’aria, non si sa che pensare, chi ascoltare. Quasi che per tutta la vita ti avessero condotto per mano come una bambina e, a un tratto, ti avessero lasciato: impara a camminare da sola. E non c’è nessuno intorno. Allora ci si vorrebbe poter affidare all’essenziale, alla forza della vita o alla bellezza o alla verità, perché esse ti dirigano in modo sicuro e senza riserve più di quanto non avvenisse nella solita vita di sempre, ora tramontata e lontana».

Per scegliere l’essenziale, la bellezza, la verità occorre che quella mano che ti ha condotto fin qui, pur in modo differente, magari attraverso uno sguardo che non perde di vista quelli che ama, non ti lasci mai più. È questione di relazione. Di educazione. Di prendersi cura, anche con sacrificio. I ragazzi attendono qualcuno che accolga il loro sguardo. Gli adulti sono disposti al sacrificio che chiede questo amore?

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