• Accueil
  • > Archives pour le Dimanche 13 décembre 2020

Permettiamo così al Signore di donarci la vera gioia

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

Permettiamo così al Signore di donarci la vera gioia
Il nostro cuore è in attesa della salvezza, sappiamo che sta arrivando e non sarà il vaccino, perché è solo il Signore che consolerà i nostri cuori. La vera gioia è ormai alle porte della storia e coinvolgerà tutto e per sempre, quindi anche noi, i cuori spezzati, chi sente il peso del passato e del peccato. Purché saremo umili, sapendo cogliere i segni che ci dona il Signore. Fino a provocare ammirazione, lasciando chi ci guarda, stupiti dalla luce che emaniamo.
di Christopher Zielinski, Padre Abate dell’Abbazia di Nostra Signora del Pilastrello (Lendinara) – La nuova Bussola Quotidiana

Permettiamo così al Signore di donarci la vera gioia dans Avvento Permettiamo-cos-al-Signore-di-donarci-la-vera-gioia

Questa III domenica di Avvento è caratterizzata da una parola che la percorre con insistenza e questa parola è “gioia”. Non si tratta di una gioia qualsiasi, di un semplice sentimento di felicità dato da una bella notizia che rende felice il cuore per un attimo. La gioia che prorompe in questa domenica deriva dalla consapevolezza della Chiesa di sapere che è ormai vicina la nascita del Signore, che la vera gioia è ormai alle porte della storia e che coinvolgerà tutto e per sempre, e quindi anche noi ne saremo coinvolti e immersi.

È l’antifona di ingresso che subito apre la porta del nostro cuore alla gioia: «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino».

Tutta la Chiesa è nella gioia, allora, e anche le nostre case lo rivelano preparandosi alla festa, pur nelle molte difficoltà e preoccupazioni che stiamo vivendo a causa della crisi sanitaria ed economica in cui siamo costretti a vivere questo tempo di vicinanza al Natale. Il nostro cuore è in attesa della salvezza, sappiamo che sta arrivando e non sarà il vaccino a darci la gioia, perché è il Signore che consolerà i nostri cuori (l’annuncio di domenica scorsa) in quanto verrà nella nostra storia, perché sarà il “Dio-con-noi”.

È il profeta Isaia, nella prima lettura ad annunciare per primo, in questa domenica, la gioia: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli». Si tratta di una gioia piena perché è nel Signore, profonda perché è dell’anima e avvolgente perché salva. È indicata con termini sponsali, quindi di relazione intima, di amore e donazione, per sempre. Colpisce anche la ricchezza con cui Isaia descrive questo rapporto nuziale, si parla di diadema e di gioielli. Si tratta di una ricchezza che provoca ammirazione e suscita stupore per la sua bellezza. La gioia del Signore, allora, è davvero un dono prezioso che lascia, chi ci guarda, ammirati per la luce che promana dal nostro volto perché ci rende belli se riflettiamo la bellezza del Signore che è in noi, se non la deturpiamo con il nostro egoismo e soprattutto col nostro peccato.

Il monastero, la comunità cristiana e la Chiesa tutta respirano di questa bellezza che promana da Dio soprattutto quando vive nei tempi forti della liturgia come l’Avvento, perché la grazia di questi momenti apre maggiormente il nostro cuore a ricevere il Signore, il quale, come ci ricorda ancora Isaia, è «mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia». Riguarda, quindi, proprio noi da vicino, perché proprio noi ci sentiamo soprattutto in questo periodo particolare, miseri e a volte col cuore spezzato dalle delusioni della vita, oppure schiavi e prigionieri delle nostre paure, del nostro passato o dei nostri errori. Siamo, allora, nella gioia, ma attendiamo la sua pienezza, la sua rivelazione compiuta, il suo avvento pieno.

È il salmo responsoriale che realizza quanto annunciato dal profeta nella prima lettura. «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza» di Isaia, diventa: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» nel cantico di Maria. L’umiltà diventa il nuovo centro, la consapevolezza che tutto deriva da Dio e che noi siamo solo delle sue creature. Ma al tempo stesso Maria può dire che «d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Lo sguardo di Dio tocca la sua creatura e le permette di avere una visione su tutta la storia, una visione di beatitudine. Il centro del cantico lo troviamo in questa espressione: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono». All’umiltà di Maria corrisponde la consapevolezza della grandezza di Dio che si rivela nella sua misericordia senza limiti, di generazione in generazione, purché si accetti di stare sotto la sua luce, purché non restiamo abbagliati dalle luci artificiali e apparenti che ci portano lontano da Dio ma sappiamo cogliere i segni che ci dona il Signore.

Un segno concreto di vita e di speranza per il mio monastero è la presenza di una nuova professione monastica che spinge alla gioia di sapersi pensati e amati da Dio. È una voce giovane, entusiasta, e discreta che si aggiunge al nostro coro monastico che canta nel deserto dando testimonianza alla Luce, perché tutti possano credere e gioire nel Signore.

Lasciamo che il Signore ci possa raggiungere con il suo amore, con i segni di speranza che lascia lungo la nostra strada e che ci invitano alla gioia.

Publié dans Avvento, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Santo Natale, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro
Il sabato sera Don Fabio Rosini ci spiega su YouTube (e a modo suo) ciò che conta realmente nella nostra vita
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Don Fabio Rosini: la speranza è vivere con lo Spirito Santo, non salute e lavoro dans Coronavirus Don-Fabio-Rosini

Metti un sabato sera a parlare di speranza e Spirito Santo con i frati francescani del Palatino di Roma e Don Fabio Rosini. In tempo di covid ci sono loro a riempire il weekend su YouTube, dove, da tre settimane, trasmettono “Visto che stai a casa”.

Un nuovo “programma” che rende attuali vita e messaggi di San Francesco d’Assisi, attraverso le riflessioni sempre concrete e puntuali di Don Fabio Rosini. L’appuntamento prosegue per altri due sabati (13 e 20 dicembre), alle ore 21,30 sul canale youtube “frati Palatino”. Se non avete visto le puntate precedenti, potete recuperarle sempre sullo stesso canale YouTube.

Che cos’è una speranza
Nella terza puntata, quella che si è tenuta sabato 6 dicembre, Don Fabio Rosini ha affrontato il tema della speranza. Ma attenzione. «Una speranza – ha detto il sacerdote romano – ha motivo di esistere ed è un dono di Dio, se è basata su una promessa, su qualcosa che Dio ti ha promesso. Proviamo a pensare ciò che Dio ha promesso a tutti, cosa che già da sola ci allontanerebbe un sacco di problemi».

«Già al battesimo c’è stata una promessa: che avremmo avuto una vita da figli di Dio. Ma allora, dirà qualcuno, ad esempio, perché ho perso il lavoro? Un figlio di Dio non perde il lavoro! Se sono figlio di Dio mi va tutto bene! No, se sei figlio di Dio ami. A Gesù mica è andato tutto bene».

Ciò che ha promesso Dio
E allora quale è la promessa? «Dio non ha promesso che ti risolve i tuoi problemi. La promessa è che Dio ti dona lo Spirito Santo».

Nell’Antico Testamento la promessa è scritta così nel libro di Ezechiele:

26: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.

27 Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.

La malattia di Don Fabio
Dio promette, prosegue Rosini, «un cuore nuovo, non una situazione nuova». «Per esempio – evidenzia Don Fabio – io sono malato, ho una malattia di lungo corso. Dio mi ha promesso la salute? No, ma di vivere la malattia con lo Spirito Santo. Lo so che se chiedo quello, lui me lo dà. Perché in questo posso confidare. Questa è una speranza in cui posso attendere. La speranza di vivere con lo spirito di Cristo nel cuore. A prescindere se trovo un lavoro o no;o se sto in salute o no; o ancora, se chi mi sta accanto viva o no».

“I doni che mi ha dato il Signore”
Il sacerdote torna su se stesso: «Io sono una creatura, sono fragile, quindi spero, di stare meglio, di non soffrire. Statisticamente ho due tumori maligni primari. In genere se ne becca uno, ma dopo otto anni ne ho avuto un altro. Eppure io penso che il Signore sia molto fedele: perché mi ha dato il dono di vivere serenamente e allegramente; mi ha dato di combattere anche quando entravo nel buio e non capivo cosa stesse succedendo. Non mi ha mai mollato. Io non spero che vada tutto bene, ma di stare nella posizione giusta davanti a tutto».

L’equipaggiamento degli scout
Dicono gli scout che «non esiste l’equipaggiamento buono o cattivo, ma quello adeguato o non adeguato. Il problema non è se mi sposo o non mi sposo, non avere o non avere la salute, ma un cuore nuovo, cioè sentire accanto la presenza dello Spirito Santo in ogni momento della vita».

Attenti! E’ questa la vera lezione della pandemia
«Per amore dei Fratelli – continua Rosini – speriamo che si abbreviano le sofferenze di tutti in questa pandemia. Ma il Papa ha detto che c’è una cosa più grave del coronavirus: non crescere all’interno di questa pandemia, non imparare niente. Noi speriamo che passi presto». Invece dovremmo sperare prima di ogni cosa, sostiene Don Fabio, «di essere diventati più seri, più profondi, più asciutti, più fraterni, più attaccati a quello che conta, più capaci di amare, più capaci di comunione».

“E’ un principio operativo”
Chi opera in Dio, conclude Don Fabio Rosini, «si vede da quello che fa. La speranza è un principio operativo: se spero in Dio non porto avanti strategie per difendere la mia immagine, non rispondo al male con il male, non passo la vita angosciandomi su quello che sarà domani».

Come diceva Padre Pio: «il passato è la Misericordia, il presente è la Grazia, il futuro è la Provvidenza. La speranza – chiosa il sacerdote romano – è un tipo di relazione con il futuro, che è conoscenza della fedeltà di Dio. Spero in Dio perciò mi comporto così. Faccio certe scelte perché so che Dio non mi abbandonerà».

Freccia dans Viaggi & Vacanze CLICCA QUI PER LA PUNTATA INTEGRALE DEL PROGRAMMA YOUTUBE CON DON FABIO

Publié dans Coronavirus, Don Fabio Rosini, Fede, morale e teologia, Padre Pio, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Perché nel nuovo Messale si parla della «rugiada dello Spirito Santo»?

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

Risponde il teologo
Perché nel nuovo Messale si parla della «rugiada dello Spirito Santo»?
Una lettrice chiede perché nel nuovo Messale si usa la formula “con la rugiada dello Spirito Santo”. La spiegazione del liturgista
Tratto da: Toscana Oggi

Perché nel nuovo Messale si parla della «rugiada dello Spirito Santo»? dans Articoli di Giornali e News Perche-nel-nuovo-Messale-si-parla-della-rugiada-dello-Spirito-Santo

Desidero sapere le ragioni per cui nel nuovo messale tra le innovazioni si trova anche questa: «santifica questi doni con la rugiada (e non più l’effusione) del tuo Spirito».
Donatella Bodellini

Risponde don Roberto Gulino, docente di Liturgia
Ringraziamo l’amica lettrice che ci permette di spiegare un aspetto della nuova edizione italiana del Messale che riguarda il testo della seconda preghiera eucaristica, esattamente il punto dell’epiclesi in cui s’invoca lo Spirito Santo sul pane e sul vino per la consacrazione.

I criteri che hanno guidato la traduzione in italiano della terza edizione tipica latina – promulgata nel 2002 ed emendata nel 2008 – sono stati molteplici, ma tra i più importanti possiamo ricordare sicuramente questi tre:

1) ottenere una maggiore fedeltà al testo originale latino;
2) concordare le citazioni e i riferimenti biblici contenuti nei testi del Messale alla nuova traduzione della Bibbia approvata dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2007;
3) garantire la celebrabilità, e quindi necessariamente anche la cantabilità, dei testi di preghiera proposti nella lingua italiana.

L’attenzione a questi criteri ha portato i nostri vescovi a un percorso lungo (dal 2008, anno dell’ultima edizione tipica latina del Messale, valida e obbligatoria per tutta la Chiesa universale, all’8 settembre 2019, quando la nuova traduzione italiana è stata approvata e promulgata) ma se consideriamo che in questo periodo c’è stato un cambiamento nel metodo richiesto per la traduzione dei libri liturgici – fino al 2017 secondo il motu proprio Liturgia authenticam era necessaria una traduzione strettamente letterale, quasi «a calco» del termine latino nella lingua corrente e occorreva, per la nuova traduzione, la Recognitio della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ossia la revisione puntuale di ogni scelta fatta con il nuovo testo; con il nuovo motu proprio Magnum principium, promulgato il 3 settembre 2017, si richiede invece una traduzione del senso e del significato del termine latino, quindi non necessariamente una traduzione letterale, e basta una più semplice Confirmatio da parte della Congregazione – e soprattutto l’esplicita volontà di un cammino profondamente sinodale, di confronto e di condivisione tra i vari esperti di ogni settore coinvolto e i vescovi italiani (si pensi, oltre l’ambito della liturgia, a quello della sacra scrittura, della teologia, della pastorale, della spiritualità, del canto, della lingua latina, ecc. ecc.), possiamo comprendere il perché di questo tempo per avere la nuova edizione del Messale.

Ma veniamo al motivo della traduzione italiana «santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito». Il Messale latino, nello stesso punto, riporta queste parole: «Spiritus tui rore sanctifica». Premetto che non sono un latinista, ma il termine «rore» è il caso ablativo di «ros, roris», sostantivo maschile della terza declinazione che indica proprio la realtà della rugiada.

La scelta di riproporre questo termine nella traduzione italiana da una parte risponde all’esigenza di fedeltà rispetto al testo originale latino, dall’altra trova eco nella corrispondenza biblica e patristica della rugiada che, silenziosa, scende sulla terra, la irrora e produce una rigenerazione profonda evocando così la presenza e la benedizione di Dio che si posa sull’umanità, la trasforma e la rinnova.

Rispetto alla precedente traduzione italiana del Messale, fatta nel 1983 e in uso fino a tre settimane fa, che riportava «santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito», aver sostituito il termine «effusione» con «rugiada» permette quindi un miglioramento sia da un punto di vista letterale, sia da un punto di vista simbolico-evocativo richiamando un’immagine cara alla Sacra Scrittura e ai Padri della Chiesa (cfr Osea 14,6 e Zaccaria 8,12, e i commenti patristici a questi testi, solo per citare i due riferimenti più importanti).

Ci auguriamo che questa scelta, come le altre adottate nella nuova traduzione, siano un’occasione preziosa per tutta la Chiesa italiana per riscoprire l’importanza e la bellezza del celebrare insieme il mistero pasquale del Signore, nato, morto e risorto per la nostra salvezza.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni | Pas de Commentaire »

L’augurio del Papa per questo Natale: “Fatevi stupire dal sorriso di Dio”

Posté par atempodiblog le 13 décembre 2020

L’augurio del Papa per questo Natale: “Fatevi stupire dal sorriso di Dio”
Il Papa ci spiega cosa intende per “farsi stupire”. E aggiunge: “Portate questo augurio ai vostri cari a casa, specialmente ai malati e ai più anziani: che sentano la carezza del vostro sorriso”
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

L’augurio del Papa per questo Natale: “Fatevi stupire dal sorriso di Dio” dans Articoli di Giornali e News papa-francesco-natale

Lasciamoci accarezzare da un sorriso, il sorriso di Dio. Per questo Natale così diverso da tutti gli altri, Papa Francesco ci consegna un augurio speciale. Lo annuncia nel libro ‘Ti auguro il sorriso per tornare alla gioia‘ (edito da Libreria pienogiorno in collaborazione con l’Editrice Vaticana).

«Carissimi – esordisce il Papa – scambiamoci questo augurio, che vale per sempre: a Natale, partecipando alla Liturgia, e anche contemplando il presepio, lasciamoci stupire dal sorriso di Dio, che Gesù è venuto a portare. È Lui stesso, questo sorriso».

Il “regalo” che ci ha consegnato Gesù
Come Maria, come Giuseppe e i pastori di Betlemme, «accogliamolo, lasciamoci purificare, e potremo anche noi portare agli altri un umile e semplice sorriso. Portate questo augurio ai vostri cari a casa – è il pensiero di Natale che rivolge a tutti noi Papa Francesco – specialmente ai malati e ai più anziani: che sentano la carezza del vostro sorriso. È una carezza. Sorridere è accarezzare, accarezzare con il cuore, accarezzare con l’anima. E rimaniamo uniti nella preghiera».

Il sorriso più “potente” del Bambino Gesù
Il sorriso di Dio è un tutt’uno con la Natività. Quando guardiamo un neonato, osserva il Papa, «siamo portati a sorridergli, e se anche sul suo piccolo viso sboccia un sorriso, allora proviamo un’emozione semplice, ingenua. Il bambino risponde al nostro sguardo, ma il suo è un sorriso molto più “potente”, perché è nuovo, è puro, come acqua di sorgente, e in noi adulti risveglia un’intima nostalgia d’infanzia».

Questo è avvenuto «in modo unico» tra Maria e Giuseppe e Gesù. «La Vergine e il suo sposo, con il loro amore, hanno fatto sbocciare il sorriso sulle labbra del loro bambino appena nato. Ma quando ciò è accaduto, i loro cuori sono stati riempiti di una gioia nuova, venuta dal Cielo. E la piccola stalla di Betlemme si è come illuminata».

La difficoltà di sorridere
Gesù, sottolinea Papa Francesco, «è il sorriso di Dio. È venuto a rivelarci l’amore del Padre, la sua bontà, e il primo modo in cui l’ha fatto è stato sorridere ai suoi genitori, come ogni neonato di questo mondo»: è questa l’essenza dell’augurio che il Papa ci consegna per questo Natale. 2020.

«A volte diventa difficile sorridere, per tanti motivi – conclude Francesco -. Allora abbiamo bisogno del sorriso di Dio: Gesù, solo Lui ci può aiutare. Solo Lui è il Salvatore, e a volte ne facciamo esperienza concreta nella nostra vita».

Publié dans Articoli di Giornali e News, Avvento, Fede, morale e teologia, Libri, Papa Francesco I, Riflessioni, Santo Natale, Sorriso, Stile di vita | Pas de Commentaire »