Il Papa: albero e presepe segni di speranza in questo tempo difficile
Posté par atempodiblog le 8 décembre 2020
Il Papa: albero e presepe segni di speranza in questo tempo difficile
Francesco all’Angelus: «Non c’è pandemia che possa spegnere la luce di Dio. Lasciamola entrare nel nostro cuore, tendiamo la mano a chi ha più bisogno»
di Domenico Agasso Jr. – Vatican Insder
Non c’è pandemia, non c’è crisi, «che possa spegnere questa luce», la luce di Dio. Dunque «lasciamola entrare nel nostro cuore», tendendo la mano «a chi ha più bisogno». Papa Francesco lo afferma all’Angelus [...] sottolineando l’importanza del presepe e dell’albero di Natale: «Sono segni di speranza specialmente in questo tempo difficile. Facciamo in modo di non fermarci al segno ma di andare al significato, cioè a Gesù, alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo».
Affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano il Pontefice, prima di recitare la Preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro, ricorda che il Vangelo odierno «presenta la figura e l’opera di Giovanni il Battista. Egli indicò ai suoi contemporanei un itinerario di fede simile a quello che l’Avvento propone a noi, che ci prepariamo a ricevere il Signore nel Natale. Questo itinerario di fede è un itinerario di conversione». Che cosa significa la parola «conversione»? Il Vescovo di Roma lo spiega: nella Bibbia «vuol dire anzitutto cambiare direzione e orientamento; e quindi anche cambiare il modo di pensare. Nella vita morale e spirituale, convertirsi significa rivolgersi dal male al bene, dal peccato all’amore di Dio. E questo è quello che insegnava il Battista, che nel deserto della Giudea “proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”». Ricevere il battesimo «era segno esterno e visibile della conversione di coloro che ascoltavano la sua predicazione e si decidevano a fare penitenza. Avveniva con l’immersione nel Giordano, nell’acqua, ma esso risultava inutile, era un segno soltanto e risultava inutile se non c’era la disponibilità a pentirsi e cambiare vita». Evidenzia Bergoglio: «La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita. Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, del piacere, del benessere, delle ricchezze». L’esempio di questo distacco «ci viene ancora una volta dal Vangelo di oggi nella figura di Giovanni il Battista: un uomo austero, che rinuncia al superfluo e ricerca l’essenziale».
L’altro aspetto «della conversione è la fine del cammino, cioè la ricerca di Dio e del suo regno. Distacco dalle cose mondane e ricerca di Dio e del suo regno». L’abbandono delle comodità e «della mentalità mondana non è fine a sé stesso, non è un’ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa “il fachiro” – ammonisce il Papa - È un’altra cosa. Non è fine a sé stesso, il distacco, ma è finalizzato al conseguimento di qualcosa di più grande, cioè il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio». Ma questo «non è facile, perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato, e non è facile… La tentazione sempre tira giù, tira giù, e così i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi». A volte è «troppo debole la spinta che sentiamo verso il Signore e sembra quasi che Dio taccia; ci sembrano lontane e irreali le sue promesse di consolazione. E allora si è tentati di dire che è impossibile convertirsi veramente». Quante volte «abbiamo sentito questo scoraggiamento! “No, non ce la faccio. Io incomincio un po’ e poi torno indietro”. E questo è brutto. Ma è possibile, è possibile». Ecco il consiglio del Papa: «Quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile, è sabbia mobile: la sabbia mobile di un’esistenza mediocre. La mediocrità è questo». Che cosa si può fare in questi casi, quando «uno vorrebbe andare ma sente che non ce la fa? Prima di tutto ricordarci che la conversione è una grazia: nessuno può convertirsi con le proprie forze. È una grazia che ti dà il Signore, e pertanto da chiedere a Dio con forza, chiedere a Dio che Lui ci converta, che davvero noi possiamo convertirci, nella misura in cui ci apriamo alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio». Francesco invita a pensare «alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio. Tu incomincia a camminare, perché è Lui che ti muove a camminare, e tu vedrai come Lui arriverà. Prega, cammina e sempre si farà un passo in avanti».
Il Pontefice invoca «Maria Santissima, che [...] celebreremo come l’Immacolata», affinchè «ci aiuti a staccarci sempre più dal peccato e dalle mondanità, per aprirci a Dio, alla sua parola, al suo amore che rigenera e salva».
Dopo l’Angelus, il Papa saluta «di cuore tutti voi qui presenti – con questo brutto tempo, siete coraggiosi! – romani e pellegrini, e quanti sono collegati attraverso i media». Mette in evidenza che nella Piazza è stato innalzato l’albero di Natale «e il presepe è in allestimento. In questi giorni, anche in tante case vengono preparati questi due segni natalizi, per la gioia dei bambini… e anche dei grandi! Sono segni di speranza, specialmente in questo tempo difficile». Papa Bergoglio incoraggia a fare «in modo di non fermarci al segno, ma di andare al significato, cioè a Gesù, all’amore di Dio che Lui ci ha rivelato, andare alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo. Non c’è pandemia, non c’è crisi che possa spegnere questa luce – assicura – Lasciamola entrare nel nostro cuore, e tendiamo la mano a chi ha più bisogno. Così Dio nascerà nuovamente in noi e in mezzo a noi».
A tutti augura «una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo, e arrivederci».
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