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Papa Francesco ha indetto uno speciale Anno di San Giuseppe da oggi all’8 dicembre 2021

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2020

Papa Francesco ha indetto uno speciale Anno di San Giuseppe da oggi all'8 dicembre 2021 dans Articoli di Giornali e News San-Giuseppe

Papa Francesco ha indetto uno speciale Anno di San Giuseppe da oggi all’8 dicembre 2021

“Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe, nel quale ogni fedele sul suo esempio possa rafforzare quotidianamente la propria vita di fede nel pieno compimento della volontà di Dio”.

Freccia dans Viaggi & Vacanze Lettera apostolica “Patris Corde”
Freccia dans Viaggi & Vacanze Testo del Decreto

Tratto da:  CEI – Conferenza Episcopale Italiana

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Amare l’Immacolata, la via per imitare Gesù

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2020

Amare l’Immacolata, la via per imitare Gesù
Durante l’ultimo anno ci siamo avvicinati di più all’Immacolata? L’abbiamo servita? È cresciuto il nostro amore per Lei e perciò per il SS. Cuore di Gesù? Se non ci sono stati progressi, non bisogna scoraggiarsi ma volgersi ancora alla Vergine perché prepari il nostro cuore a purificarsi, accogliere suo Figlio nella Santa Comunione e guadagnare a Lei altre anime. Da un insegnamento di san Massimiliano Maria Kolbe sul significato di vivere come consacrati all’Immacolata.

Novena a Maria SS. Immacolata dans Avvento Maria-Immacolata

La Nuova Bussola Quotidiana pubblica ampi estratti di due meditazioni scritte da padre Massimiliano Maria Kolbe nel 1938 rispettivamente per il mensile Rycerz Niepokalanej (Il Cavaliere dell’Immacolata) e per la sua versione per bambini, il Rycerzyk Niepokalanej (Il Piccolo Cavaliere dell’Immacolata).

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Si sta avvicinando ancora un’altra volta l’annuale solennità, così cara al cuore, dell’Immacolata Concezione.
Noi, consacrati in proprietà all’Immacolata nelle schiere della sua Miliziadiamo uno sguardo all’intero anno trascorso dall’ultima sua festa e interroghiamoci personalmente:

- Durante quest’anno ci siamo avvicinati di più all’Immacolata?

- Il nostro amore verso di Lei è cresciuto?

- Ci siamo avvicinati maggiormente al SS. Cuore di Gesù attraverso l’Immacolata?

- Ci intratteniamo con più familiarità con Gesù nel tabernacolo? e più ancora dopo averlo ricevuto nella S. Comunione?

- L’amore di Gesù ci attrae verso la croce e ci spinge a contraccambiarlo con un amore disposto al sacrificio, a nostre, spese, con la sofferenza accettata per Lui?

In caso affermativo, ringraziamo di cuore l’Immacolata per le sorgenti di grazie che Ella ha impetrato per noi dal SS. Cuore di Gesù e ha riversato su di noi.

Se invece non vediamo dei grandi progressi nell’amore divinonon scoraggiamoci, ma umiliamoci, chiediamo sinceramente perdono all’Immacolata per non aver approfittato a sufficienza delle sue grazie; preghiamola di chiedere perdono al Salvatore, di offrire la giusta riparazione al SS. Cuore di Gesù e di volgere la nostra trascuratezza, la nostra ingratitudine in un bene ancora più grande, in modo che perfino le cadute divengano realmente per noi altrettanti gradini verso una più alta perfezione (per questo solo, infatti, Gesù le ha permesse); e con piena fiducia, con una fiducia illimitata nella sua particolare protezione, lasciamoci guidare da Lei in modo sempre più perfetto.

Ella ci insegnerà il modo di poter - giorno dopo giorno, ora dopo ora, istante dopo istante, nel fedele adempimento dei nostri doveri ordinari e nell’impegno di conformarci alla volontà di Dio – ella ci insegnerà il modo di poter manifestare il nostro amore verso il Cuore divino: un amore generoso, mediante il compimento della sua volontà, nonostante le difficoltà, i sacrifici e le croci (…) [SK 1233].

(…) Allora come prepararci alla festa dell’Immacolata? Come fare per trascorrerla nel modo migliore? Innanzi tutto, laviamo la nostra anima nel sacramento della penitenza, per togliere le macchie del peccato: così facendo essa diventa, almeno un poco, simile all’Immacolata. Inoltre, supplichiamo l’Immacolata affinché prepari il nostro cuore ad accogliere in modo degno il suo divin Figlio Gesù, presente nel Santissimo Sacramento dell’altare: accostiamoci alla Santa Comunione in questo giorno dell’Immacolata Concezione, dedicato a Lei.

Dopo la Santa Comunione pregheremo nuovamente l’Immacolata affinché voglia Lei stessa tener compagnia a Gesù presente nella nostra anima e renderlo così felice come nessuno è mai riuscito a fare finora. La pregheremo affinché Ella voglia offrire a Gesù la giusta riparazione sia per le nostre attuali infedeltà sia per i numerosi torti che Egli subisce nel mondo intero da parte dei peccatori. Ancora, rinnoviamo il nostro atto di consacrazione all’Immacolata. (…) Infine, riflettiamo un poco per chiederci se finora abbiamo servito l’Immacolata con sufficiente entusiasmo (…). Gesù ama assai coloro che lo imitano nell’amore verso la Sua purissima Madre.

E finalmente, per amare con maggiore ardore l’Immacolata, ci impegneremo a pensare a Lei, a leggere e a conversare su di Lei, affinché ciascuno di noi possa conoscerla e amarla sempre di più e possa guadagnare a Lei schiere sempre più numerose di altre anime. La pregheremo soprattutto negli istanti di dubbio, nei momenti di tentazione e di tristezza. Confidando nell’Immacolata, l’anima non ha paura di nulla, non indietreggia di fronte a nessun dovere, fosse pure arduo, assai arduo. [SK 1234]

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Il Papa: albero e presepe segni di speranza in questo tempo difficile

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2020

Il Papa: albero e presepe segni di speranza in questo tempo difficile
Francesco all’Angelus: «Non c’è pandemia che possa spegnere la luce di Dio. Lasciamola entrare nel nostro cuore, tendiamo la mano a chi ha più bisogno»
di Domenico Agasso Jr. – Vatican Insder

Il Papa: albero e presepe segni di speranza in questo tempo difficile dans Articoli di Giornali e News Presepe-e-albero-di-Natale

Non c’è pandemia, non c’è crisi, «che possa spegnere questa luce», la luce di Dio. Dunque «lasciamola entrare nel nostro cuore», tendendo la mano «a chi ha più bisogno». Papa Francesco lo afferma all’Angelus [...]  sottolineando l’importanza del presepe e dell’albero di Natale: «Sono segni di speranza specialmente in questo tempo difficile. Facciamo in modo di non fermarci al segno ma di andare al significato, cioè a Gesù, alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo».

Affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano il Pontefice, prima di recitare la Preghiera mariana con i fedeli e i pellegrini riuniti in piazza San Pietro, ricorda che il Vangelo odierno «presenta la figura e l’opera di Giovanni il Battista. Egli indicò ai suoi contemporanei un itinerario di fede simile a quello che l’Avvento propone a noi, che ci prepariamo a ricevere il Signore nel Natale. Questo itinerario di fede è un itinerario di conversione». Che cosa significa la parola «conversione»? Il Vescovo di Roma lo spiega: nella Bibbia «vuol dire anzitutto cambiare direzione e orientamento; e quindi anche cambiare il modo di pensare. Nella vita morale e spirituale, convertirsi significa rivolgersi dal male al bene, dal peccato all’amore di Dio. E questo è quello che insegnava il Battista, che nel deserto della Giudea “proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”». Ricevere il battesimo «era segno esterno e visibile della conversione di coloro che ascoltavano la sua predicazione e si decidevano a fare penitenza. Avveniva con l’immersione nel Giordano, nell’acqua, ma esso risultava inutile, era un segno soltanto e risultava inutile se non c’era la disponibilità a pentirsi e cambiare vita». Evidenzia Bergoglio: «La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita. Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, del piacere, del benessere, delle ricchezze». L’esempio di questo distacco «ci viene ancora una volta dal Vangelo di oggi nella figura di Giovanni il Battista: un uomo austero, che rinuncia al superfluo e ricerca l’essenziale».

L’altro aspetto «della conversione è la fine del cammino, cioè la ricerca di Dio e del suo regno. Distacco dalle cose mondane e ricerca di Dio e del suo regno». L’abbandono delle comodità e «della mentalità mondana non è fine a sé stesso, non è un’ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa “il fachiro” – ammonisce il Papa - È un’altra cosa. Non è fine a sé stesso, il distacco, ma è finalizzato al conseguimento di qualcosa di più grande, cioè il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio». Ma questo «non è facile, perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato, e non è facile… La tentazione sempre tira giù, tira giù, e così i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi». A volte è «troppo debole la spinta che sentiamo verso il Signore e sembra quasi che Dio taccia; ci sembrano lontane e irreali le sue promesse di consolazione. E allora si è tentati di dire che è impossibile convertirsi veramente». Quante volte «abbiamo sentito questo scoraggiamento! “No, non ce la faccio. Io incomincio un po’ e poi torno indietro”. E questo è brutto. Ma è possibile, è possibile». Ecco il consiglio del Papa: «Quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile, è sabbia mobile: la sabbia mobile di un’esistenza mediocre. La mediocrità è questo». Che cosa si può fare in questi casi, quando «uno vorrebbe andare ma sente che non ce la fa? Prima di tutto ricordarci che la conversione è una grazia: nessuno può convertirsi con le proprie forze. È una grazia che ti dà il Signore, e pertanto da chiedere a Dio con forza, chiedere a Dio che Lui ci converta, che davvero noi possiamo convertirci, nella misura in cui ci apriamo alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio». Francesco invita a pensare «alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio. Tu incomincia a camminare, perché è Lui che ti muove a camminare, e tu vedrai come Lui arriverà. Prega, cammina e sempre si farà un passo in avanti».

Il Pontefice invoca «Maria Santissima, che [...] celebreremo come l’Immacolata», affinchè «ci aiuti a staccarci sempre più dal peccato e dalle mondanità, per aprirci a Dio, alla sua parola, al suo amore che rigenera e salva».

Dopo l’Angelus, il Papa saluta «di cuore tutti voi qui presenti – con questo brutto tempo, siete coraggiosi! – romani e pellegrini, e quanti sono collegati attraverso i media». Mette in evidenza che nella Piazza è stato innalzato l’albero di Natale «e il presepe è in allestimento. In questi giorni, anche in tante case vengono preparati questi due segni natalizi, per la gioia dei bambini… e anche dei grandi! Sono segni di speranza, specialmente in questo tempo difficile». Papa Bergoglio incoraggia a fare «in modo di non fermarci al segno, ma di andare al significato, cioè a Gesù, all’amore di Dio che Lui ci ha rivelato, andare alla bontà infinita che ha fatto risplendere sul mondo. Non c’è pandemia, non c’è crisi che possa spegnere questa luce – assicura – Lasciamola entrare nel nostro cuore, e tendiamo la mano a chi ha più bisogno. Così Dio nascerà nuovamente in noi e in mezzo a noi».

A tutti augura «una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo, e arrivederci».

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Il parroco di Maradona: quella sua richiesta mi aveva stupito

Posté par atempodiblog le 8 décembre 2020

Il parroco di Maradona: quella sua richiesta mi aveva stupito
Il parroco di Maradona ha rivelato un aspetto nascosto del campione: l’umanità profonda e semplice, emersa da una confessione fortemente chiesta da Diego.
di Giovanni Bernardi – La luce di Maria

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Di Maradona, al seguito della sua morte, si è detto tutto e anche di più. Si è parlato della sua fede, popolare e sincera, giunta come un faro in quella nave in tempesta che è stata la sua vita tormentata. Dopo la sua morte, i media hanno riportato anche le tristi vicenda di lotte per la spartizione della sua eredità. Tuttavia Diego, il campione che ha fatto sognare sui campi di calcio tanti napoletani, pare sia morto povero. La sua fede, quella nel Signore Gesù, di fronte alle sue immani difficoltà, forse generate anche da un’eccesso di idolatria da parte dei tifosi, probabilmente è stata l’unico vero grande appiglio, prima di giungere in cielo.

Il racconto del confessore del campione argentino
Tuttavia Diego, il campione che ha fatto sognare sui campi di calcio tanti napoletani, pare sia morto povero. La sua fede, quella nel Signore Gesù, di fronte alle sue immani difficoltà, forse generate anche da un’eccesso di idolatria da parte dei tifosi, probabilmente è stata l’unico vero grande appiglio, prima di giungere in cielo.

Un dato ora testimoniato ancora più dalla rivelazione fatta da un sacerdote argentino, il parroco Gustavo Rubio della parrocchia María Auxiliadora de Berisso. Il religioso ha infatti raccontato a Radio Diez di un’occasione molto significativa. Quella in cui il campione Maradona gli ha chiesto, con grande desiderio, di confessarsi.

La vita di Maradona cresciuta in una famiglia cristiana
Se infatti Maradona è cresciuto in una famiglia cristiana, con la mamma cattolica e molto devota, che è stata capace di inculcare ai figli la sua fede nel Signore, il figlio Diego ci ha impiegato anni per giungere a un incontro profondo e personale con Gesù. Questo è infatti accaduto con l’età adulta, quando si è accorto che aveva conservato dentro di sè, in uno spazio intimo e privato, gli insegnamenti della mamma.

Nel momento in cui Diego è tornato alla fede, però, le lunghe prediche della amata madre, Doña Tota, sono tornate a galla. Allora è accaduto che un bel giorno chiamò il sacerdote dal Gimnasia La Plata, lo stadio della squadra allenata dal “Pibe de Oro”. Quando il sacerdote ricevette la chiamata, inizialmente pensò senza dubbi alla richiesta di benedire il campo da gioco. Così il religioso, con questa idea, si è diretto allo stadio.

Le parole di Diego al suo confessore e il rapporto con la mamma
Ma una volta arrivato nel luogo, la sorpresa. Diego aveva un forte bisogno di confessarsi. Così si rivolse al prete chiedendogli di parlargli da solo. Padre Gustavo ha raccontato alla trasmissione radiofonica che Maradona ha chiesto la sua benedizione, desideroso di avere il favore di Dio su di sé e sulla propria vita, travagliata e instabile. Oltre che naturalmente anche sulla sua squadra.

“Chiedo a Dio la pace”, disse Maradona al sacerdote. “Poi mi ha detto che era tornato in Chiesa e che era stato con Papa Francesco”, racconta il parroco, che lo ha ascoltato con grande attenzione, aprirsi di fronte a lui, parlare della sua vita, dei suoi affetti, dei suoi genitori. Forse, molto probabilmente, anche dei suoi errori, quelli che hanno spesso costellato la sua vita, dai quali aveva certo difficoltà a starvi lontano. Ma ne aveva anche desiderio.

Il perdono di Maradona per i suoi peccati, e le lacrime agli occhi
Maradona ha chiesto perdono per i peccati commessi, per le vicende lasciate in sospeso, per gli sbagli portati a termine, senza però evitare di pentirsi poco dopo. Si è commosso mentre parlava, con grande ammirazione, dei suoi genitori. Aveva le lacrime agli occhi quando spiegava al sacerdote che sua madre era una donna di grande fede. Ma di fede “semplice semplice”. “Doña Tota ha messo tutto nelle mani di Dio”, confidò Diego al sacerdote.

È quindi la vicenda di un uomo tormentato, ma che cercava il perdono perché cercava il Signore, nella pace che solo Lui può donare. Diego, nato in una famiglia dalla fede “semplice”, come amava ripetere, lo aveva compreso. Ora Maradona si troverà, finalmente, di fronte alla misericordia del Signore.

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