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Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2020

Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre

Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre dans Articoli di Giornali e News Commemorazione-dei-defunti

Decreto
Questo anno,
nelle attuali contingenze
dovute alla pandemia
da “covid-19”,
le Indulgenze plenarie
per i fedeli defunti
saranno prorogate per tutto
il mese di Novembre,
con adeguamento delle opere
e delle condizioni
a garantire l’incolumità
dei fedeli.

Sono pervenute a questa Penitenzieria Apostolica non poche suppliche di Sacri Pastori i quali chiedevano che quest’anno, a causa dell’epidemia da “covid-19”, venissero commutate le pie opere per conseguire le Indulgenze plenarie applicabili alle anime del Purgatorio, a norma del Manuale delle Indulgenze (conc. 29, § 1). Per questo motivo la Penitenzieria Apostolica, su speciale mandato di Sua Santità Papa Francesco, ben volentieri stabilisce e decide che quest’anno, per evitare assembramenti laddove fossero proibiti:

a — l’Indulgenza plenaria per quanti visitino un cimitero e preghino per i defunti anche soltanto mentalmente, stabilita di norma solo nei singoli giorni dal 1° all’8 novembre, può essere trasferita ad altri giorni dello stesso mese fino al suo termine. Tali giorni, liberamente scelti dai singoli fedeli, potranno anche essere tra loro disgiunti;

b — l’Indulgenza plenaria del 2 novembre, stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli.

Gli anziani, i malati e tutti coloro che per gravi motivi non possono uscire di casa, ad esempio a causa di restrizioni imposte dall’autorità competente per il tempo di pandemia, onde evitare che numerosi fedeli si affollino nei luoghi sacri, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria purché, unendosi spiritualmente a tutti gli altri fedeli, distaccati completamente dal peccato e con l’intenzione di ottemperare appena possibile alle tre consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), davanti a un’immagine di Gesù o della Beata Vergine Maria, recitino pie orazioni per i defunti, ad esempio le Lodi e i Vespri dell’Ufficio dei Defunti, il Rosario Mariano, la Coroncina della Divina Misericordia, altre preghiere per i defunti più care ai fedeli, o si intrattengano nella lettura meditata di uno dei brani evangelici proposti dalla liturgia dei defunti, o compiano un’opera di misericordia offrendo a Dio i dolori e i disagi della propria vita.

Per un più agevole conseguimento della grazia divina attraverso la carità pastorale, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con particolare generosità alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino la Santa Comunione agli infermi.

Tuttavia, per quanto riguarda le condizioni spirituali per conseguire pienamente l’Indulgenza, si ricorda di ricorrere alle indicazioni già emanate nella nota «Circa il Sacramento della Penitenza nell’attuale situazione di pandemia», emessa da questa Penitenzieria Apostolica il 19 marzo 2020.

Infine, poiché le anime del Purgatorio vengono aiutate dai suffragi dei fedeli e specialmente con il sacrificio dell’Altare a Dio gradito (cfr. Conc. Tr. Sess. XXV, decr. De Purgatorio), tutti i sacerdoti sono vivamente invitati a celebrare tre volte la Santa Messa il giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, a norma della Costituzione Apostolica «Incruentum Altaris», emessa da Papa Benedetto XV, di venerata memoria, il 10 agosto 1915.

Il presente Decreto è valido per tutto il mese di novembre. Nonostante qualsiasi disposizione contraria.
Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 22 ottobre 2020, memoria di San Giovanni Paolo II.

di Maurus Card. Piacenza
Paenitentiarius Maior

Christophorus Nykiel
Regens

Krzysztof-Nykiel dans Cardinale Mauro Piacenza

Un gesto di prossimità in tempo di pandemia

Questo anno, a causa della pandemia da covid-19, i fedeli hanno la possibilità di lucrare le indulgenze plenarie per i defunti per tutto il mese di novembre e non solo nei giorni tra il 1˚ e l’8, come da tradizione. Lo spiega il reggente della Penitenzieria apostolica, monsignor Krzysztof Nykiel, in questa intervista a «L’Osservatore Romano».

Cosa stabilisce il nuovo decreto?
Sostanzialmente, il decreto della Penitenzieria apostolica modifica le modalità previste per il conseguimento dell’indulgenza plenaria per le anime del Purgatorio, per il prossimo novembre, mese tradizionalmente dedicato al culto dei santi e alla preghiera per i fratelli defunti. Ordinariamente, infatti, l’indulgenza plenaria per i defunti è concessa al fedele che, nei giorni dell’ottava dal 1° all’8 novembre, si rechi al cimitero e preghi per i defunti, oppure a colui che, nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti, visiti una chiesa o vi reciti un Padre nostro e un Credo. Tuttavia, si è ben consapevoli della diffusione del covid-19 in tante aree del mondo e della necessità di prendere adeguate misure per prevenire l’estendersi del contagio, evitando anzitutto assembramenti di persone. Proprio per garantire l’incolumità dei fedeli che nei prossimi giorni intendono recarsi nei cimiteri a pregare sulle tombe dei loro cari, quest’anno la Penitenzieria ha voluto estendere il tenore delle suddette concessioni all’intero mese di novembre, per cui i fedeli potranno compiere le pie opere previste non più soltanto nei giorni dal 1° all’8 novembre o il 2 novembre, ma in un giorno a loro scelta di quel mese. Viene concessa su mandato di Papa Francesco e in accoglimento alle richieste pervenute da diverse Conferenze episcopali.

Ci può ricordare che cos’è l’indulgenza e come si consegue?
L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa. Essa può essere parziale o plenaria, a seconda che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale. Ogni fedele può conseguire per se stesso le indulgenze o applicarle ai defunti a modo di suffragio. Per ottenere l’indulgenza plenaria il fedele, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, deve eseguire l’opera indulgenziata e adempiere alle tre condizioni della confessione sacramentale, della comunione eucaristica e della preghiera secondo le intenzioni del Pontefice. L’indulgenza è la testimonianza concreta di quanto veramente l’amore di Dio è più grande di ogni peccato e che dove arriva la divina misericordia tutto rinasce, tutti si rinnova, tutto è risanato.

Il nuovo decreto non è l’unico provvedimento attuato dalla Penitenzieria in questo tempo di pandemia. Quali altre iniziative ha già preso?
La Penitenzieria apostolica è il tribunale della Curia romana, denominato “Tribunale della misericordia”, cui sono affidate le questioni relative al foro interno e alla concessione delle indulgenze. Il 19 marzo scorso ha emesso due documenti, che hanno avuto ampia risonanza, per chiarire alcuni aspetti legati alle materie di sua competenza in concomitanza con la diffusione su scala mondiale del coronavirus. Attraverso la Nota circa il sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia, essa ha individuato nel diffondersi del contagio uno dei casi di grave necessità contemplati dal codice di Diritto canonico per autorizzare la concessione dell’assoluzione collettiva ai fedeli (cfr. can. 961 § 1), demandando al discernimento dei singoli ordinari la determinazione delle modalità concrete per la celebrazione del sacramento e ribadendo con forza, anche e soprattutto in questo tempo di grave sofferenza, la necessità di accostarsi al sacramento della riconciliazione. Con uno speciale decreto, inoltre, si è concesso il dono dell’indulgenza ai fedeli affetti dal morbo nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che, a qualsiasi titolo — anche con la preghiera — si prendono cura di essi. La Chiesa, dunque, è ben consapevole delle sofferenze inflitte dal covid-19 e, nel prendere su di sé la stessa croce del suo Signore e Maestro, si fa prossima a quanti sono nell’afflizione sia sul piano spirituale che materiale.

di Nicola Gori – L’Osservatore Romano

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Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2020

Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia
Il 22 ottobre la Corte costituzionale ha dichiarato che il cosiddetto «aborto terapeutico» (l’uccisione del malato) è incompatibile con la carta fondamentale polacca, che tutela il diritto alla vita. Proteste violente da parte degli abortisti. L’evento è storico e mostra, anche all’Italia, che le norme ingiuste si possono abolire
di Roberto Marchesini – La nuova Bussola Quotidiana

Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia dans Aborto Stop-all-aborto-eugenetico-la-Polonia-fa-la-storia

Il 22 ottobre 2020, memoria di san Giovanni Paolo II, è una data che resterà negli annali della difesa della vita nascente. La Corte costituzionale della Polonia ha infatti dichiarato che l’«aborto terapeutico» (cioè eliminare la malattia uccidendo il malato), che in Polonia è chiamato anche «aborto eugenetico», è incompatibile con la Costituzione di quel Paese.

Ricapitoliamo. L’articolo 4.a della legge del 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare, la protezione del feto umano e le condizioni per consentire l’interruzione della gravidanza prevede che si possa abortire nei seguenti casi:

1) la gravidanza rappresenta una minaccia per la vita o la salute di una donna incinta;

2) i test prenatali o altre indicazioni mediche indicano un’alta probabilità di un danno grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile potenzialmente letale;

3) vi è un giustificato sospetto che la gravidanza sia derivata da un atto illecito.

Il punto due permette quindi il cosiddetto «aborto terapeutico». Nel 2019, 119 parlamentari di PiS (Diritto e Giustizia), PSL-Kukiz’15 e Konfederacji hanno chiesto alla Corte costituzionale se questa legge fosse conforme alla Costituzione polacca. La carta fondamentale, infatti, all’articolo 38, dichiara: «La Repubblica di Polonia offre a tutti la protezione legale della vita». Tutti significa tutti, senza distinzioni tra sani e malati, tra bambini e adulti. La Corte Costituzionale, dietro una specifica richiesta di alcuni parlamentari, ha infatti stabilito che la legge che regola l’aborto in Polonia viola la Costituzione. Questa sentenza avrà conseguenze enormi sulla legislazione polacca in materia.

Si tratta di un evento epocale e clamoroso che, purtroppo, non ha avuto alcuna risonanza sui media mondiali, così come su quelli italiani. Ovviamente ci sono state reazioni, anche violente. Una folla di democratici, di quelli che «le sentenze non si discutono», hanno inscenato una manifestazione «pacifica» sullo stile del movimento Black Lives Matters: si sono radunati con il volto mascherato (del resto, c’è il Covid), armati di pietre e bastoni. Non davanti al parlamento, non davanti alla sede della Corte Costituzionale: davanti all’abitazione privata del leader del PiS, Jarosław Kaczyński. La manifestazione è stata così democratica e pacifica che la polizia ha dovuto intervenire per proteggere l’abitazione del politico; ovviamente, le forze dell’ordine sono stati bersagliati da una gragnuola di pietre democratiche e pacifiche.

Ci sono state proteste, più o meno dello stesso tenore, anche davanti alle sedi del PiS e della Corte Costituzionale (qui alcuni filmati). I media hanno riportato la notizia degli scontri, sostenendo che le due parti erano «donne polacche» contro il PiS; eppure gran parte dei manifestanti sembravano attivisti Lgbt (vedi qui). La polizia ha arrestato 15 manifestanti colpevoli di aver lanciato pietre sulle forze dell’ordine. Alcuni manifestanti si sono anche recati presso l’abitazione di un giudice della Corte Costituzionale, la professoressa Krystyna Pawłowicz, e l’hanno aggredita fisicamente; solo l’intervento della polizia ha potuto interrompere l’aggressione.

Spero vivamente che questa vicenda sia un incoraggiamento per il popolo della vita italiano. Non è quindi vero che bisogna rassegnarsi all’aborto e che l’abolizione delle leggi che lo permettono sia un obiettivo irrealistico. Ma, soprattutto, insegna quali sono le strategie realmente efficaci per contrastare questa piaga sociale e morale. In questo caso, a mio modesto parere, si sono rivelati efficaci l’occupazione gramsciana dei posti di potere e la conoscenza dei meccanismi politici e istituzionali.

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