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Sarà santo Giustino Russolillo, il fondatore dei Vocazionisti

Posté par atempodiblog le 28 octobre 2020

Sarà santo Giustino Russolillo, il fondatore dei Vocazionisti
Il Papa ha autorizzato i decreti che porteranno agli altari anche diversi beati, alcuni dei quali martiri in Turchia, Italia e Brasile
di Alessandro De Carolis – Radio Vaticana

Sarà santo Giustino Russolillo, il fondatore dei Vocazionisti dans Articoli di Giornali e News IMG-4668

Un santo per tanti, iniziatore di opere ecclesiali, che fino alla fine fa e vuole essere un prete di parrocchia. Napoletano, terzo di dieci figli, origini modeste, Giustino Maria Russolillo fu sempre allergico agli onori da parte di chi verso la fine della sua vita aveva preso a chiamarlo “il Santo di Pianura”, la località dov’era nato nel 1891 e dove morirà nel 1955 dopo aver fondato la Società delle Divine Vocazioni e successivamente il ramo femminile delle religiose e l’Istituto secolare delle Apostole Vocazionsite. Il provvedimento che lo riguarda apre l’elenco dei decreti promulgati dalla Congregazione per le Cause dei Santi, dopo l’udienza di ieri del Papa al futuro cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Il miracolo
In particolare, all’intercessione del beato Giustino Russolillo è stato attribuito il miracolo che lo porterà alla canonizzazione, ovvero la guarigione di un giovane vocazionista avvenuta il 21 aprile 2016 a Pozzuoli, dopo che il religioso di origine malgascia – rinvenuto a terra nella sua camera in mezzo a chiazze di sangue – era stato ricoverato il 16 aprile in condizioni molto gravi per danni all’apparato respiratorio. Lo stesso giorno del ricovero il superiore provinciale della Congregazione aveva invitato tutti i confratelli a pregare “don Giustino” per la guarigione e uno di loro il 18 aprile portò un’immagine del beato con una reliquia e la depose sul corpo del religioso malato. Quel giorno la situazione clinica era ancora molto grave, il 21 le condizioni migliorano in modo repentino e il giovane vocazionista esce dal coma fino a essere dimesso il 3 maggio.

Le nuove beate
Il riconoscimento di altri due miracoli porterà invece alla beatificazione di altre due fondatrici di istituti religiosi. Uno riguarda Maria Lorenza Requenses in Longo, nobildonna spagnola, nata nel 1463 a Lleida e spentasi nel 1539 a Napoli, dove si era trasferita col marito, reggente del Vicereame della città, e dove rimasta vedova apre l’Ospedale degli Incurabili. Gravemente ammalata si ritira nel monastero delle Monache Cappuccine, anch’esso da lei fondato. Il secondo miracolo è attribuito a Elisabetta Czacka (al secolo Rosa), nata a Bila Tserkva in Ucraina nel 1876 e morta a Laski in Polonia nel 1961, che nel 1918 fonda – lei non vedente – la Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce che ha tra i suoi scopi proprio l’inserimento sociale dei non vedenti, attraverso una preparazione oltre che spirituale, anche scolastica e professionale.

Storie di martirio e coraggio
Tra i martiri che saliranno agli altari figurano due frati cappuccini libanesi, vittime delle cosiddette “marce della morte” perpetrate dal movimento nazionalista dei “Giovani Turchi” durante genocidio armeno. Il primo, fra Leonardo Melki, viene arrestato e torturato nel 1915, il rifiuto di convertirsi all’islam lo condanna a una morte crudele a colpi di scimitarra. Sorte analoga tocca a fra Tommaso Saleh, anch’egli ucciso in odio alla fede nel 1917 per aver dato ospitalità a un sacerdote armeno, dopo aver subito ogni sorta di violenze e maltrattamenti. Tragica, trent’anni dopo, è anche la vicenda di don Luigi Lenzini, sacerdote diocesano, modenese, classe 1881, parroco a Crocette di Pavullo nel 1941, in una piccola parrocchia che sorge in una zona di operazioni partigiane. E sono proprio alcuni militanti comunisti a sequestrarlo nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945 e a ucciderlo in aperta campagna dopo averlo crudelmente seviziato.

Una storia simile a quella di Maria Goretti è quella che riguarda la brasiliana Isabella Cristina Mrad Campos, nata nel 1962, molto legata alla famiglia religiosa di San Vincenzo de Paoli – e con il sogno di diventare pediatra – che a vent’anni, il primo settembre 1982, perde la vita dopo aver resistito a un tentativo di stupro. A ucciderla un giovane operaio che da un paio di giorni aveva tentato di sedurla, rifiutato, mentre si trovava in casa della giovane per montare dei mobili e dove era ritornato la sera del primo settembre sapendola sola in casa. Il nuovo approccio si trasforma in realtà in una aggressione feroce e Isabella, legata e imbavagliata, viene assassinata con 13 coltellate inferte alla schiena e all’addome.

I nuovi Venerabili
Chiudono l’elenco due nuovi venerabili servi di Dio per i quali sono stati riconosciute le virtù eroiche. Si tratta del brasiliano Roberto Giovanni, fratello professo della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (1903-1994), e della spagnola Maria Teresa del Cuore di Gesù (al secolo Celia Méndez y Delgado), cofondatrice della Congregazione delle Ancelle del Divino Cuore di Gesù (1844-1908).

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Maria stessa ha consegnato all’umanità la Medaglia Miracolosa

Posté par atempodiblog le 26 octobre 2020

Maria stessa ha consegnato all’umanità la Medaglia Miracolosa

Maria stessa ha consegnato all'umanità la Medaglia Miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari Apparizioni-della-Madonna-della-Medaglia-Miracolosa-in-Rue-du-Bac-a-Parigi

In diversi tempi la SS. Vergine Maria è venuta in aiuto dei propri figli ed ha offerto svariati modi per raggiungere più facilmente la salvezza e la liberazione degli altri dal giogo di Satana.

Adesso, nell’era dell’Immacolata Concezione, la SS. Vergine ha consegnato all’umanità la medaglia miracolosa, la quale, per mezzo di innumerevoli miracoli di guarigioni e soprattutto di conversioni, conferma la propria provenienza celeste.

Manifestandola, l’Immacolata stessa promise moltissime grazie a tutti coloro che l’avrebbero portata; e poiché la conversione e la santificazione sono grazie divine, la medaglia miracolosa è il mezzo migliore per raggiungere il nostro scopo.

Essa, perciò, costituisce l’arma migliore della Milizia.

San Massimiliano Maria Kolbe

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Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2020

Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre

Le indulgenze plenarie per i defunti estese a tutto il mese di novembre dans Articoli di Giornali e News Commemorazione-dei-defunti

Decreto
Questo anno,
nelle attuali contingenze
dovute alla pandemia
da “covid-19”,
le Indulgenze plenarie
per i fedeli defunti
saranno prorogate per tutto
il mese di Novembre,
con adeguamento delle opere
e delle condizioni
a garantire l’incolumità
dei fedeli.

Sono pervenute a questa Penitenzieria Apostolica non poche suppliche di Sacri Pastori i quali chiedevano che quest’anno, a causa dell’epidemia da “covid-19”, venissero commutate le pie opere per conseguire le Indulgenze plenarie applicabili alle anime del Purgatorio, a norma del Manuale delle Indulgenze (conc. 29, § 1). Per questo motivo la Penitenzieria Apostolica, su speciale mandato di Sua Santità Papa Francesco, ben volentieri stabilisce e decide che quest’anno, per evitare assembramenti laddove fossero proibiti:

a — l’Indulgenza plenaria per quanti visitino un cimitero e preghino per i defunti anche soltanto mentalmente, stabilita di norma solo nei singoli giorni dal 1° all’8 novembre, può essere trasferita ad altri giorni dello stesso mese fino al suo termine. Tali giorni, liberamente scelti dai singoli fedeli, potranno anche essere tra loro disgiunti;

b — l’Indulgenza plenaria del 2 novembre, stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli.

Gli anziani, i malati e tutti coloro che per gravi motivi non possono uscire di casa, ad esempio a causa di restrizioni imposte dall’autorità competente per il tempo di pandemia, onde evitare che numerosi fedeli si affollino nei luoghi sacri, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria purché, unendosi spiritualmente a tutti gli altri fedeli, distaccati completamente dal peccato e con l’intenzione di ottemperare appena possibile alle tre consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), davanti a un’immagine di Gesù o della Beata Vergine Maria, recitino pie orazioni per i defunti, ad esempio le Lodi e i Vespri dell’Ufficio dei Defunti, il Rosario Mariano, la Coroncina della Divina Misericordia, altre preghiere per i defunti più care ai fedeli, o si intrattengano nella lettura meditata di uno dei brani evangelici proposti dalla liturgia dei defunti, o compiano un’opera di misericordia offrendo a Dio i dolori e i disagi della propria vita.

Per un più agevole conseguimento della grazia divina attraverso la carità pastorale, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con particolare generosità alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino la Santa Comunione agli infermi.

Tuttavia, per quanto riguarda le condizioni spirituali per conseguire pienamente l’Indulgenza, si ricorda di ricorrere alle indicazioni già emanate nella nota «Circa il Sacramento della Penitenza nell’attuale situazione di pandemia», emessa da questa Penitenzieria Apostolica il 19 marzo 2020.

Infine, poiché le anime del Purgatorio vengono aiutate dai suffragi dei fedeli e specialmente con il sacrificio dell’Altare a Dio gradito (cfr. Conc. Tr. Sess. XXV, decr. De Purgatorio), tutti i sacerdoti sono vivamente invitati a celebrare tre volte la Santa Messa il giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, a norma della Costituzione Apostolica «Incruentum Altaris», emessa da Papa Benedetto XV, di venerata memoria, il 10 agosto 1915.

Il presente Decreto è valido per tutto il mese di novembre. Nonostante qualsiasi disposizione contraria.
Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 22 ottobre 2020, memoria di San Giovanni Paolo II.

di Maurus Card. Piacenza
Paenitentiarius Maior

Christophorus Nykiel
Regens

Krzysztof-Nykiel dans Cardinale Mauro Piacenza

Un gesto di prossimità in tempo di pandemia

Questo anno, a causa della pandemia da covid-19, i fedeli hanno la possibilità di lucrare le indulgenze plenarie per i defunti per tutto il mese di novembre e non solo nei giorni tra il 1˚ e l’8, come da tradizione. Lo spiega il reggente della Penitenzieria apostolica, monsignor Krzysztof Nykiel, in questa intervista a «L’Osservatore Romano».

Cosa stabilisce il nuovo decreto?
Sostanzialmente, il decreto della Penitenzieria apostolica modifica le modalità previste per il conseguimento dell’indulgenza plenaria per le anime del Purgatorio, per il prossimo novembre, mese tradizionalmente dedicato al culto dei santi e alla preghiera per i fratelli defunti. Ordinariamente, infatti, l’indulgenza plenaria per i defunti è concessa al fedele che, nei giorni dell’ottava dal 1° all’8 novembre, si rechi al cimitero e preghi per i defunti, oppure a colui che, nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti, visiti una chiesa o vi reciti un Padre nostro e un Credo. Tuttavia, si è ben consapevoli della diffusione del covid-19 in tante aree del mondo e della necessità di prendere adeguate misure per prevenire l’estendersi del contagio, evitando anzitutto assembramenti di persone. Proprio per garantire l’incolumità dei fedeli che nei prossimi giorni intendono recarsi nei cimiteri a pregare sulle tombe dei loro cari, quest’anno la Penitenzieria ha voluto estendere il tenore delle suddette concessioni all’intero mese di novembre, per cui i fedeli potranno compiere le pie opere previste non più soltanto nei giorni dal 1° all’8 novembre o il 2 novembre, ma in un giorno a loro scelta di quel mese. Viene concessa su mandato di Papa Francesco e in accoglimento alle richieste pervenute da diverse Conferenze episcopali.

Ci può ricordare che cos’è l’indulgenza e come si consegue?
L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa. Essa può essere parziale o plenaria, a seconda che liberi in parte o in tutto dalla pena temporale. Ogni fedele può conseguire per se stesso le indulgenze o applicarle ai defunti a modo di suffragio. Per ottenere l’indulgenza plenaria il fedele, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, deve eseguire l’opera indulgenziata e adempiere alle tre condizioni della confessione sacramentale, della comunione eucaristica e della preghiera secondo le intenzioni del Pontefice. L’indulgenza è la testimonianza concreta di quanto veramente l’amore di Dio è più grande di ogni peccato e che dove arriva la divina misericordia tutto rinasce, tutti si rinnova, tutto è risanato.

Il nuovo decreto non è l’unico provvedimento attuato dalla Penitenzieria in questo tempo di pandemia. Quali altre iniziative ha già preso?
La Penitenzieria apostolica è il tribunale della Curia romana, denominato “Tribunale della misericordia”, cui sono affidate le questioni relative al foro interno e alla concessione delle indulgenze. Il 19 marzo scorso ha emesso due documenti, che hanno avuto ampia risonanza, per chiarire alcuni aspetti legati alle materie di sua competenza in concomitanza con la diffusione su scala mondiale del coronavirus. Attraverso la Nota circa il sacramento della Riconciliazione nell’attuale situazione di pandemia, essa ha individuato nel diffondersi del contagio uno dei casi di grave necessità contemplati dal codice di Diritto canonico per autorizzare la concessione dell’assoluzione collettiva ai fedeli (cfr. can. 961 § 1), demandando al discernimento dei singoli ordinari la determinazione delle modalità concrete per la celebrazione del sacramento e ribadendo con forza, anche e soprattutto in questo tempo di grave sofferenza, la necessità di accostarsi al sacramento della riconciliazione. Con uno speciale decreto, inoltre, si è concesso il dono dell’indulgenza ai fedeli affetti dal morbo nonché agli operatori sanitari, ai familiari e a tutti coloro che, a qualsiasi titolo — anche con la preghiera — si prendono cura di essi. La Chiesa, dunque, è ben consapevole delle sofferenze inflitte dal covid-19 e, nel prendere su di sé la stessa croce del suo Signore e Maestro, si fa prossima a quanti sono nell’afflizione sia sul piano spirituale che materiale.

di Nicola Gori – L’Osservatore Romano

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Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2020

Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia
Il 22 ottobre la Corte costituzionale ha dichiarato che il cosiddetto «aborto terapeutico» (l’uccisione del malato) è incompatibile con la carta fondamentale polacca, che tutela il diritto alla vita. Proteste violente da parte degli abortisti. L’evento è storico e mostra, anche all’Italia, che le norme ingiuste si possono abolire
di Roberto Marchesini – La nuova Bussola Quotidiana

Stop all’aborto eugenetico, la Polonia fa la storia dans Aborto Stop-all-aborto-eugenetico-la-Polonia-fa-la-storia

Il 22 ottobre 2020, memoria di san Giovanni Paolo II, è una data che resterà negli annali della difesa della vita nascente. La Corte costituzionale della Polonia ha infatti dichiarato che l’«aborto terapeutico» (cioè eliminare la malattia uccidendo il malato), che in Polonia è chiamato anche «aborto eugenetico», è incompatibile con la Costituzione di quel Paese.

Ricapitoliamo. L’articolo 4.a della legge del 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare, la protezione del feto umano e le condizioni per consentire l’interruzione della gravidanza prevede che si possa abortire nei seguenti casi:

1) la gravidanza rappresenta una minaccia per la vita o la salute di una donna incinta;

2) i test prenatali o altre indicazioni mediche indicano un’alta probabilità di un danno grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile potenzialmente letale;

3) vi è un giustificato sospetto che la gravidanza sia derivata da un atto illecito.

Il punto due permette quindi il cosiddetto «aborto terapeutico». Nel 2019, 119 parlamentari di PiS (Diritto e Giustizia), PSL-Kukiz’15 e Konfederacji hanno chiesto alla Corte costituzionale se questa legge fosse conforme alla Costituzione polacca. La carta fondamentale, infatti, all’articolo 38, dichiara: «La Repubblica di Polonia offre a tutti la protezione legale della vita». Tutti significa tutti, senza distinzioni tra sani e malati, tra bambini e adulti. La Corte Costituzionale, dietro una specifica richiesta di alcuni parlamentari, ha infatti stabilito che la legge che regola l’aborto in Polonia viola la Costituzione. Questa sentenza avrà conseguenze enormi sulla legislazione polacca in materia.

Si tratta di un evento epocale e clamoroso che, purtroppo, non ha avuto alcuna risonanza sui media mondiali, così come su quelli italiani. Ovviamente ci sono state reazioni, anche violente. Una folla di democratici, di quelli che «le sentenze non si discutono», hanno inscenato una manifestazione «pacifica» sullo stile del movimento Black Lives Matters: si sono radunati con il volto mascherato (del resto, c’è il Covid), armati di pietre e bastoni. Non davanti al parlamento, non davanti alla sede della Corte Costituzionale: davanti all’abitazione privata del leader del PiS, Jarosław Kaczyński. La manifestazione è stata così democratica e pacifica che la polizia ha dovuto intervenire per proteggere l’abitazione del politico; ovviamente, le forze dell’ordine sono stati bersagliati da una gragnuola di pietre democratiche e pacifiche.

Ci sono state proteste, più o meno dello stesso tenore, anche davanti alle sedi del PiS e della Corte Costituzionale (qui alcuni filmati). I media hanno riportato la notizia degli scontri, sostenendo che le due parti erano «donne polacche» contro il PiS; eppure gran parte dei manifestanti sembravano attivisti Lgbt (vedi qui). La polizia ha arrestato 15 manifestanti colpevoli di aver lanciato pietre sulle forze dell’ordine. Alcuni manifestanti si sono anche recati presso l’abitazione di un giudice della Corte Costituzionale, la professoressa Krystyna Pawłowicz, e l’hanno aggredita fisicamente; solo l’intervento della polizia ha potuto interrompere l’aggressione.

Spero vivamente che questa vicenda sia un incoraggiamento per il popolo della vita italiano. Non è quindi vero che bisogna rassegnarsi all’aborto e che l’abolizione delle leggi che lo permettono sia un obiettivo irrealistico. Ma, soprattutto, insegna quali sono le strategie realmente efficaci per contrastare questa piaga sociale e morale. In questo caso, a mio modesto parere, si sono rivelati efficaci l’occupazione gramsciana dei posti di potere e la conoscenza dei meccanismi politici e istituzionali.

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Il regalo di santa Teresa d’Avila

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2020

Il regalo di santa Teresa d'Avila dans Citazioni, frasi e pensieri santa-teresa-d-avila-e-beato-giustinomaria-della-santissima-trinit-russolillo-di-pianura-napoli

15 ottobre 1945 – Alla messa e meditazione

Mi si fa comprendere: «Quel desiderio di una nuova intimità è prima nelle divine persone! Non sarebbe in te se prima non volessero le divine persone una nuova intimità con te».

Questa comprensione e senso si estende poi a tutto quello che di buoni desideri della Trinità ti si afferma nell’anima!

La mia intimità con il Padre è proprio il Figlio! La mia intimità con il Figlio è proprio il Padre. Così con lo Spirito Santo la mia intimità è Dio stesso Padre e Figlio. Con Dio stesso Padre e Figlio la mia intimità è lo Spirito Santo. (Non è forse il regalo, questo, di s. Teresa?).

del Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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Akita-Amsterdam, la lettera che mostra l’agire di Maria

Posté par atempodiblog le 14 octobre 2020

SIGNORA DI TUTTI I POPOLI
Akita-Amsterdam, la lettera che mostra l’agire di Maria
Il 28 febbraio 1989 John Shojiro Ito, il vescovo che approvò le apparizioni di Akita, scrisse una lettera al suo omologo di Haarlem, mons. Henricus Bomers. Lo informò dei legami tra la statua della Madonna in Giappone e l’immagine della Signora di tutti i Popoli. E gli spiegò che, nella prima apparizione a suor Sasagawa, un angelo aveva pregato con lei la preghiera di Amsterdam. Città dove lo stesso Ito si recò in pellegrinaggio…
di Ermes Dovico – La nuova Bussola Quotidiana

Akita-Amsterdam, la lettera che mostra l’agire di Maria dans Apparizioni mariane e santuari signora-di-tutti-i-popoli-amsterdam-akita

«Il Giappone si convertirà» (14 febbraio 1950, messaggio della Signora di tutti i Popoli a Ida Peerdeman)

Abbiamo già trattato due giorni fa il caso sorto attorno alla venerazione di Maria con il titolo di “Signora di tutti i Popoli” (vedi qui). Abbiamo visto che il vescovo emerito di Haarlem-Amsterdam, Joseph Marianus Punt, ha ricordato lo stretto legame con i fatti di Akita nella dichiarazione scritta del 15 settembre scorso, in cui ha ricostruito le principali tappe del dialogo tra Amsterdam e Roma in merito alle apparizioni occorse alla veggente olandese Ida Peerdeman e da lui riconosciute nel 2002.

Nella suddetta dichiarazione (a questo link nella traduzione integrale in italiano), monsignor Punt richiama sinteticamente le vicende straordinarie di Akita, dove una statua della Madonna fatta sul modello dell’immagine di Amsterdam versò lacrime, anche di sangue, e fu protagonista di altri eventi prodigiosi. Tali eventi, iniziati nel 1973, portarono il vescovo competente di Niigata, John Shojiro Ito, a riconoscere il carattere soprannaturale della mariofania il 22 aprile 1984. Sempre Punt ricorda che monsignor Ito (1909-1993) «fece un pellegrinaggio ad Amsterdam» e «scrisse una lettera (28 febbraio 1989) al vescovo di Haarlem», in cui confermava di aver approvato le apparizioni di Akita.

Ebbene, la lettera di monsignor Ito (in fondo, una copia dell’originale) è una testimonianza talmente bella del modo di operare della Divina Provvidenza che merita di essere conosciuta.

È appunto il 1989, epoca in cui la venerazione pubblica della Signora di tutti i Popoli apparsa ad Amsterdam è ancora proibita. Il vescovo giapponese, ormai emerito, scrive al suo omologo di Haarlem, monsignor Henricus Bomers, in risposta a una lettera ricevuta da quest’ultimo. «Mi lasci spiegare i collegamenti tra la “Signora di tutti i popoli” e la statua lignea della Madre celeste ad Akita, una città del Giappone settentrionale», scrive monsignor Ito subito dopo essersi scusato per il ritardo nella risposta.

Il presule nipponico racconta che tutto ha inizio dalla malattia di una religiosa, suor Kotake, dell’istituto delle “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù nella Santa Eucaristia”. La suora guarì dopo aver bevuto dell’acqua proveniente da Lourdes. Sentì dunque il desiderio di far realizzare una nuova statua della Madonna in segno di gratitudine per la grazia ricevuta. Una sua consorella, che aveva letto la storia delle apparizioni di Amsterdam, le raccomandò allora di far scolpire la “Signora di tutti i popoli”. Suor Kotake fu d’accordo «e chiese a un artista giapponese di scolpire una statua lignea consegnandogli un’immagine della “Signora di tutti i popoli” come modello di riferimento».

Monsignor Ito prosegue la sua missiva confermando a Bomers di aver già dato cinque anni prima, con tutti i crismi del caso, l’approvazione ecclesiastica: «Ho riconosciuto e dichiarato il carattere soprannaturale delle apparizioni mariane di Akita dopo 10 anni di indagini [che furono condotte con l’ausilio dell’Università di Akita, ndr] e attente considerazioni (…). Ho stabilito una commissione ecclesiastica in Giappone sulla base di un consiglio della Santa Sede in tal senso. Anche la commissione ha indagato sui misteriosi eventi e riconosciuto l’autenticità soprannaturale delle apparizioni della Madre celeste ad Akita».

Ito rammenta quindi la lettera pastorale dell’aprile 1984 in cui annunciò ai fedeli la sua decisione, emanata nella sua autorità di Ordinario del luogo in accordo alle apposite Norme della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il vescovo di Niigata invita pure monsignor Bomers a leggere quella sua lettera pastorale nella traduzione in francese contenuta nel libro “Notre-Dame D’Akita” che lo stesso Ito (con cortesia nipponica) gli ha mandato a parte.

Ma non è finita. Insieme alla statua, infatti, c’è «un altro collegamento tra le apparizioni mariane ad Akita e la “Signora di tutti i popoli”», scrive ancora il buon Ito, che poi spiega di che si tratta:

«Quando suor Agnese Katsuko Sasagawa [la veggente, ndr] ricevette il primo dei tre messaggi di Maria attraverso la statua lignea della Madonna di Akita il 6 luglio 1973, le apparve anche un angelo e recitò la preghiera della “Signora di tutti i popoli” con suor Sasagawa. Leggi per favore la pagina 45 di “Notre-Dame d’Akita” in modo da avere più dettagliate informazioni su questo punto».

Abbiamo accennato al pellegrinaggio di monsignor Ito ad Amsterdam, dove si trova la cappella con il dipinto originale della Signora di tutti i popoli: ma Ito vi fece qualcosa di importante? Sì, ed è sempre lui a riferirlo al vescovo che sedeva sulla cattedra di Haarlem:

«Non sapevo che è proibito visitare la cappella della “Signora di tutti i popoli” [la venerazione pubblica, dopo il benestare di Roma nel 1995, fu approvata da Bomers solo nel ‘96, ndr] e celebrare la Santa Messa in cappella. Perciò, sono stato lì e ho celebrato Messa in privato. Se la mia visita ti ha causato qualche seccatura, ti prego di perdonarmi».

Al di là delle tre fugaci visioni del 1917 (la prima il 13 ottobre, ultimo giorno del ciclo di Fatima, quando vide una “bianca Signora”), le apparizioni a Ida Peerdeman erano iniziate il 25 marzo 1945, 600° anniversario del miracolo eucaristico di Amsterdam. Dall’altra parte del mondo, ad Akita, la Madonna si era poi manifestata a una religiosa di un istituto con il carisma dell’adorazione eucaristica. E sul finire degli anni Ottanta un vescovo venuto dal Giappone, ignaro di un ‘particolare’, aveva dato un ulteriore sigillo al legame divino tra Maria e l’Eucaristia. Ad Jesum…

Divisore dans San Francesco di Sales

Freccia dans Viaggi & Vacanze LETTERA DI MONSIGNOR J.S. ITO A MONSIGNOR H. BOMERS (28 febbraio 1989)

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Non si conosce la possibilità dell’Inferno

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2020

“Quando non si conosce il giudizio di Dio, non si conosce la possibilità dell’Inferno, del fallimento radicale e definitivo della vita, non si conosce la possibilità e la necessità della purificazione. Allora l’uomo non lavora bene per la terra perché perde alla fine i criteri, non conosce più se stesso, non conoscendo Dio, e distrugge la terra”.

Benedetto XVI

Non si conosce la possibilità dell'Inferno dans Carlo Acutis Beato-Carlo-Acutis

“Se veramente le anime corrono il rischio di dannarsi, come le Scritture affermano, e in modo particolare la Madonna apparendo a Fatima nel 1917 ha confermato, mi chiedo il motivo per cui oggi non si parli quasi mai dell’Inferno, perché è una cosa talmente terribile e spaventosa che mi fa paura il solo pensarci”.

del Beato Carlo Acutis
Tratto da: Un genio dell’informatica in Cielo. Biografia del Servo di Dio Carlo Acutis, di Nicola Gori. Libreria Editrice Vaticana

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“Il Rosario è stato l’unico sostegno di padre Maccalli”

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2020

“Il Rosario è stato l’unico sostegno di padre Maccalli”
È atterrato ieri pomeriggio a Ciampino, con Nicola Chiacchio, padre Pierluigi Maccalli, rapito da fondamentalisti islamici più di due anni fa. Durante la prigionia ha rifiutato la conversione all’islam e si è “fabbricato da solo una coroncina del Rosario che recitava tre volte al giorno”. La testimonianza alla Nuova Bussola di padre Antonio Porcellato, superiore generale della Sma
di Nico Spuntoni  – La nuova Bussola Quotidiana

“Il Rosario è stato l’unico sostegno di padre Maccalli” dans Articoli di Giornali e News padre-Maccalli

L’incubo era cominciato la sera del 17 settembre 2018. Padre Pierluigi Maccalli, originario di Madignano, era stato rapito da otto uomini mentre si trovava nella parrocchia di Bomoanga, Niger. Il commando di terroristi, armi in pugno, lo aveva caricato su una moto per poi allontanarsi presumibilmente verso il confine con il Burkina Faso. Il suo calvario lungo più di due anni è finito giovedì con il rilascio avvenuto in Mali e condiviso insieme al connazionale Nicola Chiacchio e ad altri due ostaggi.

Nella serata di giovedì 8 ottobre, Maccalli, Chiacchio, la cooperante francese Petronin e l’ex ministro maliano Cissé sono atterrati all’aeroporto di Bamako su un aereo militare. Ieri pomeriggio, invece, lo sbarco a Roma Ciampino dei due italiani, accolti dal capo del governo, Giuseppe Conte, e dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Subito dopo il ritorno in Italia, Maccalli e Chiacchio sono stati condotti in Procura per essere ascoltati dai Pm che avevano aperto sulle due scomparse un’indagine con ipotesi di reato di sequestro con finalità di terrorismo.

I due ex ostaggi, rapiti in luoghi diversi dell’area del Sahel, condividevano la prigionia dal marzo del 2019. Un anno più tardi, il 24 marzo 2020, i rapitori avevano registrato un breve video che li ritraeva insieme e che una fonte anonima aveva girato al quotidiano Avvenire. Quel fotogramma della durata di 24 secondi aveva dato forza alle speranze mai venute meno di familiari e confratelli di padre Maccalli. La notizia della liberazione gli è stata comunicata lo scorso 5 ottobre nell’estremo nord del Mali dove probabilmente sono stati detenuti e ha avuto una successiva conferma dopo una telefonata con alcuni funzionari dell’intelligence italiana ai quali sono sembrati “emozionati ed increduli”. Ed emozionante è stato anche l’abbraccio con i suoi confratelli ritrovati a Roma ieri sera dopo più di due anni.

Padre Antonio Porcellato, superiore generale della Sma (Società delle missioni africane), ha raccontato alla Nuova Bussola Quotidiana la commozione della prima cena di padre Maccalli dopo il suo ritorno in Italia, iniziata con preghiere e canti di ringraziamento. Con i suoi confratelli, il missionario di Madignano ha ripercorso l’odissea di cui è stato protagonista. “Nonostante in prigionia potesse avere con sé solamente un quadernetto – ci ha confidato padre Porcellato – padre Gigi ha mostrato un’impressionante precisione con le date durante il racconto che ci ha fatto”. L’aspetto spirituale è stato fondamentale nei due anni passati nelle mani dei terroristi: “Ci ha detto che il suo unico sostegno era la preghiera e che per trovare conforto si era fabbricato da solo una coroncina del Rosario che recitava tre volte al giorno”. A tal proposito, padre Maccalli è rimasto particolarmente colpito dal fatto che la sua liberazione è avvenuta all’indomani del giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Madonna del Rosario.

Sophie Petronin, uno dei quattro ostaggi rilasciati venerdì, si è convertita all’islam. I terroristi hanno provato a convertire anche il missionario lombardo, ma senza successo. Poco prima di liberarlo hanno dovuto riconoscere la ‘resa’, congedandolo – come ci ha raccontato padre Porcellato – con l’augurio “di diventare mussulmano un giorno”. Una circostanza che rende evidente l’appartenenza dei suoi rapitori al mondo del fondamentalismo islamico e fa capire come la loro finalità non fosse esclusivamente politica o economica. In base al racconto fatto da padre Maccalli a padre Porcellato, i suoi carcerieri “volevano convertire e lo dicevano apertamente”, specificando ai prigionieri di “non essere mafiosi” e autodefinendosi “credenti”.

Come ci ha spiegato il superiore generale della Sma, grande conoscitore dell’Africa subsahariana, questi gruppi terroristici locali legati ad Al Qaeda, a differenza di quelli collegati all’Isis, uccidono meno gratuitamente e, pur rispettando di più in linea generale i prigionieri, cercano fortemente la loro conversione. La vita da prigionieri non era facile. Padre Porcellato, riportando il racconto del suo confratello, ci ha spiegato che “uomini e donne vivevano separati e nelle mani degli stessi rapitori di padre Gigi c’era probabilmente anche suor Gloria Cecilia Narvaez (rapita nel 2017 e non ancora liberata, ndr) e Luca Tacchetto (italiano rapito con la fidanzata canadese in Burkina Faso e rilasciato lo scorso marzo, ndr)”.

Il missionario lombardo ha vissuto il primo anno all’oscuro di tutto, senza alcuna informazione. Le cose sono iniziate a migliorare dall’inizio del 2020 fino al lieto fine delle scorse ore grazie anche al lavoro degli uomini della Farnesina che padre Porcellato ha voluto riconoscere: “Ci hanno sempre incoraggiato e dato speranza, il loro apporto è stato rassicurante per noi e per la famiglia sin dall’inizio”.

Nella giornata di ieri fonti dei servizi segreti italiani hanno spiegato all’Adnkronos che nella risoluzione del caso ha influito la formazione del nuovo governo di transizione che dovrebbe portare il Mali al voto fra 18 mesi. Gli uomini dell’intelligence, contattati dall’agenzia di stampa, hanno svelato che “c’è un certo bisogno del nuovo governo maliano di dimostrare di essere in grado di riportare stabilità nel Paese”. Non a caso, proprio ieri, il Consiglio di pace e sicurezza dell’Unione africana ha comunicato la decisione di revocare la sospensione di Bamako in segno d’incoraggiamento per gli sviluppi positivi riscontrati nella vita politica della Repubblica. “A livello locale – hanno spiegato le fonti dei servizi all’Adnkronos – avevano bisogno di riportare a casa l’ex ministro Cissé, che era stato all’opposizione e che faceva parte del gruppo degli ostaggi, tra cui i due italiani. C’è stata quindi una forte collaborazione di intelligence e informativa, fino a quando non si è arrivati al rilascio”.

I responsabili del rapimento di padre Maccalli e di Chiacchio appartenevano a gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda e operativi nell’area settentrionale del Mali. Gli ostaggi, ascoltati in caserma, hanno raccontato ai Ros di essere stati nelle mani di tre gruppi di terroristi diversi. “Il primo è stato quello dei pastori fulani, il secondo composto da sequestratori di origine araba e poi infine il terzo, da tuareg”, hanno spiegato i due italiani liberati. Non solo i carcerieri, ma anche i luoghi di detenzioni non sono stati sempre gli stessi: i due prigionieri sono stati costretti a percorrere migliaia di km su moto e barche, attraversando il Burkina Faso e poi il Mali.

Con gli inquirenti italiani, padre Maccalli ha ricostruito anche la dinamica del suo sequestro a Bomoanga, confermando il sospetto affiorato sin da subito dell’esistenza di un piano premeditato. Il commando di terroristi piombati nella sede della missione, infatti, era andato a colpo sicuro, prelevando senza incertezze il religioso italiano e ignorando, invece, un suo confratello indiano presente e le suore francescane vicine di casa. Maccalli, in base a indiscrezioni raccolte dalle agenzie di stampa, avrebbe raccontato ai carabinieri di essere stato venduto ai suoi rapitori da “una persona con cui aveva avuto contatti tramite una missione situata a circa 150 chilometri dalla capitale”. L’uomo – hanno riportato le agenzie – avrebbe avvertito i jihadisti che “l’uomo bianco era tornato”.

L’ex ostaggio avrebbe raccontato che ad eseguire materialmente il sequestro sono stati otto pastori islamisti appartenenti alla tribù che da anni sta insanguinando Paesi come Mali, Niger, Nigeria, Camerun e Burkina Faso. Una versione che confermerebbe le prime testimonianze rese dalle suore residenti nella casa attigua a quella del religioso che avevano raccontato di aver ascoltato i terroristi pronunciare parole in lingua fulani durante l’irruzione. Secondo quanto ha scritto il Corriere della Sera, il rilascio dei quattro ostaggi è avvenuto al termine di una trattativa che ha richiesto la liberazione di quasi duecento militanti islamisti detenuti nelle carceri maliane.

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Ecco la piccola via di Carlo Acutis alla santità

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2020

Ecco la piccola via di Carlo Acutis alla santità
Già chiamato dal popolo il Patrono di Internet, il giovanissimo ragazzo milanese seppe usare persino i nuovi mezzi di comunicazione a vantaggio delle anime, per il Regno di Dio. Ma il segreto che lo portò dritto in Paradiso fu uno solo e fu più reale che mai: l’amore esclusivo per l’Eucaristia, Cuore vivo di Gesù.
di Costanza Signorelli  – La nuova Bussola Quotidiana

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Quando San Pio X pubblicò il decreto Quam Singulari con cui abbassò a sette anni, quasi dimezzandola, l’età per ricevere la Santa Eucaristia, motivò così la sua scelta: “Ci saranno santi tra i bambini”.

Era il 1910 e nessuno poteva immaginare che, a distanza di circa cento anni, il Paradiso avrebbe accolto un santo bambino che fece, esattamente dell’Eucaristia, il centro della sua vita e la sua “autostrada per il Cielo”.

Stiamo parlando di Carlo Acutis (1991-2006) che proprio oggi, sabato 10 ottobre alle ore 16:30, verrà beatificato presso la Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, con rito presieduto dal cardinale Agostino Vallini.

Carlo, a ben vedere, non è che uno tra le schiere di pargoletti che da quella profezia salutarono la terra con il profumo di santità. Primi tra tutti i due Pastorelli di Fatima, Francesco e Giacinta Marto.

Il giovane milanese, dal canto suo, ha speso tutta la sua breve esistenza, fino all’offerta della vita, per amore di Gesù, di Maria Santissima e della Chiesa. È salito al Cielo il 12 ottobre del 2006, a soli 15 anni, per una leucemia fulminante.

Il suo corpo, dall’1 al 17 ottobre, rimarrà esposto alla venerazione dei fedeli presso il Santuario della Spogliazione, ove già riposa dall’aprile del 2019, data della sua traslazione in loco.

Beato-Carlo-Acutis dans Carlo Acutis

IL FUTURO “PATRONO DI INTERNET”
Ebbene, la profezia di Pio X, che già stupiva i teologi del primo Novecento, abituati a separare i bambini dalle cose di Dio, suona ancora più incredibile, se si pensa che uno dei maggiori campi in cui il nuovo Beato ha giocato il suo apostolato è stato quello di Internet, per cui il ragazzino era dotato di doni assolutamente fuori dal comune.

Tantissime sono le testimonianze della sua genialità in materia informatica, tanto che Carlo Acutis rappresenta senz’altro un virtuoso modello di come si possano usare in modo sano e intelligente i nuovi mezzi di comunicazione, che oggi sono in grado di rovinare la vita dei giovanissimi come lui. Carlo, invece, con la grazia del Cielo, sapeva usare persino gli strumenti informatici, a vantaggio delle anime e per la costruzione del Regno di Dio.

Lo stesso Papa Francesco, proprio nell’Esortazione Apostolica dedicata alla santità, “Christus vivit”, ha parlato di Carlo in questi termini: “Ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”.

A tal proposito è ormai universalmente conosciuta la mostra sui Miracoli Eucaristici da lui ideata e realizzata, che ha fatto il giro dei più grandi santuari del mondo e, attraverso un sito dedicato, è interamente visitabile online.

Carlo-Acutis dans Fede, morale e teologia

UN SOLO CENTRO DI VITA: GESÙ EUCARISTIA
Sulle svariate virtù cristiane di Carlo Acutis si potrebbe parlare a profusione. Basti sapere che il domestico induista di casa Acutis – che accompagnava Carlo un po’ dappertutto: a scuola, in chiesa, dagli amici, al catechismo e che, tutte le sere, faceva con lui il giro del quartiere per distribuire ai poveri gli avanzi della cena – vedendo il suo modo di vivere e di morire, rimase tanto affascinato da convertirsi alla Chiesa Cattolica. Eppure, per quanto fosse chiaro già in vita il suo esercizio eroico delle virtù, su Carlo Acutis non abbiamo ancora detto nulla, se non parliamo del suo rapporto eccezionale con Gesù Eucaristia.

Come raccontò la mamma Antonia Acutis alla Nuova Bussola Quotidiana, la grande devozione di Carlo per l’Eucaristia cominciò sin da piccolissimo. A soli sette anni infatti ebbe il permesso di ricevere la Prima Comunione: da quel momento crebbe in lui il santo desiderio di andare a Messa tutti i giorni e così fece sino al giorno della sua repentina malattia e precoce partenza per il Cielo.

Dopo la Prima Comunione nel 1998, Carlo chiese con insistenza d ottenne che tutta la famiglia potesse fare la Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù. Il motivo per lui era semplicissimo: “L’Eucaristia è veramente il Cuore di Gesù”.

Ogni volta che il bambino riceveva l’Ostia consacrata, recitava questa giaculatoria: “Gesù, accomodati pure! Fa come se fossi a casa tua!”. E per prepararsi all’incontro con Gesù, Carlo faceva tutti i giorni – prima o dopo la Messa – un poco di adorazione eucaristica. Il perché di questa sua devota abitudine, lo spiegava così: “Davanti al sole ci si abbronza, ma davanti all’Eucaristia si diventa santi!”.

Inoltre, Carlo a soli 11 anni iniziò a fare l’aiuto catechista: fu proprio in questa occasione che il fanciullo rimase davvero stupito e molto addolorato nel vedere quanta indifferenza ci fosse di fronte al Santissimo Sacramento. Tanto che spesso si domandava: “Com’è possibile che davanti ad un concerto rock, o a una partita di calcio, ci siano file interminabili di persone e poi davanti al Tabernacolo, dove è presente realmente Dio, si vedano così poche persone?”.

B-Carlo-Acutis dans Papa Francesco I

DESIDERIO DI SANTITÀ
Dal canto suo, Carlo desiderava diventare santo più di ogni altra cosa al mondo ed era profondamente convinto che non solo lui, ma tutti fossero chiamati alla santità. Per spiegare questa chiamata del Cielo che investiva davvero ogni uomo, Carlo ripeteva: “Tutti nascono originali, ma molti muoiono fotocopie”.

Ebbene, se qualcuno ora pensasse che le pie aspirazioni di Carlo venissero orientate da un contesto familiare marcatamente cattolico, rimarrebbe sorpreso nel sapere che in casa Acutis accadde esattamente il contrario. Sarà l’amore totalizzante e il desiderio così bruciante di Carlo per le cose del Cielo che “obbligherà” la fede tiepida e superficiale dei suoi genitori a diventare una fede autentica.

Mamma Antonia confessa che quando Carlo aveva circa cinque anni, imbarazzata dalle sue domande tanto precise e profonde su Gesù, arrivò persino ad iscriversi ad alcuni corsi presso la facoltà di teologia di Milano. E non esagera quando dice che il suo figlioletto è stato per lei come un piccolo salvatore, proprio perché l’ha salvata da una vita lontana da Dio.

Il bruciante desiderio di diventar Santo che accompagnò il piccolo grande Carlo per tutta la vita, lo preparò perfettamente anche alla morte, che per lui non era altro se non il sospirato momento dell’incontro con il suo adorato Gesù.

Così, quando entrò in ospedale per un improvviso malessere, che poi si rivelò una leucemia fulminante, Carlo capì subito cosa gli stesse accadendo. Da quel momento accettò ogni cosa con grande abbandono, comprese le tremende sofferenze di quei giorni: offrì tutto per il Papa e per la Santa Chiesa. E quando arrivò la “sua ora”, la accolse con il sorriso sulle labbra e il volto già trasfigurato da quella Luce eucaristica che aveva adorato per tutta la vita.

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Carlo Acutis: “Il Rosario è la scala più corta per salire in Cielo”

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2020

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FRATELLI TUTTI/ Guerre, creato, pandemia: solo un Padre può guarire noi e la realtà

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2020

FRATELLI TUTTI/ Guerre, creato, pandemia: solo un Padre può guarire noi e la realtà
Ieri è stata pubblicata la nuova enciclica di papa Francesco, dal titolo “Fratelli tutti”. Tre considerazioni utili per addentrarsi nella sua lettura
di don Federico Pichetto – Il Sussidiario

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FRATELLI TUTTI, ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO. Sarà la storia a dirci se l’enciclica firmata il 3 ottobre da papa Francesco, e pubblicata nel giorno in cui la Chiesa celebra proprio il poverello di Assisi, sarà anche il testamento del suo pontificato o piuttosto l’ennesima profezia che alza lo sguardo dalla miseria delle vicende terrene in cui è impantanata la Santa Sede per donare nuovamente all’umanità orizzonte e prospettiva. Tuttavia la Fratelli tutti – questo il nome del documento – col suo centinaio abbondante di pagine e i suoi otto capitoli si presenta da subito come un nuovo atto dirompente di questo pontificato. Lo fa nei temi, decisamente non nuovi per l’età bergogliana, ma soprattutto nei toni: la condanna della guerra e la perentorietà con cui si esclude l’esistenza di un conflitto “giusto” suonano come un netto superamento del catechismo del 1992 e hanno il sapore di un pronunciamento dogmatico e definitivo che difficilmente i futuri successori di Pietro potranno ignorare.

Ma l’enciclica non è soltanto questo: c’è dentro un ampliamento radicale dei principi della Dottrina sociale della Chiesa, dalla destinazione universale dei beni al primato del bene comune, dalla sussidiarietà alla solidarietà, dalla necessità di partecipare al processo politico fino al primato della persona in quanto depositaria del mandato divino di custode del creato. Ci saranno riflessioni e voci autorevoli che potranno squadernare implicazioni, tematiche e ripercussioni delle parole impresse dal Papa nell’agone del dibattito intra ed extra ecclesiale, eppure s’indovinano almeno tre prime considerazioni che – a caldo – possono fungere da bussola per tutti coloro che vogliano addentrarsi nella lettura diretta del testo.

In primis, è portata a compimento la profezia di Benedetto XVI quando asseriva che solo la Chiesa – paradossalmente – sarebbe rimasta a difendere i valori illuministi della ragione in virtù del suo legame con l’origine di quei valori, Gesù Cristo. Francesco ripropone la terna parigina di libertà, fraternità e uguaglianza non come pietre con cui seppellire il bimillenario apporto della Chiesa alla società, ma come tasselli con cui oggi la medesima Chiesa richiama l’uomo a ricostruire il tessuto sociale e civile del nostro tempo.

E poi la pandemia, vista come il sintomo con cui la realtà ripresenta all’uomo il bisogno di essere guarita, di avere qualcuno che la risani. Il Papa ne parla citando Enea: “Sono le lacrime che provengono dalle cose e dalle manifestazioni della mortalità a poter toccare davvero le menti”. “Se tutto è connesso – suggerisce Francesco – è difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste. Non voglio dire che si tratta di una sorta di castigo divino. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprusi. È la realtà stessa che geme e si ribella”, interpellandoci.

Ecco: è questa chiamata all’umano che segna l’orizzonte e la traiettoria della Chiesa di Bergoglio, una chiamata trasversale a tutte le religioni, libera dai condizionamenti politici dei populismi e delle ideologie liberali, ma fortemente radicata in quel Vangelo che il Papa annuncia come autentico servizio all’umanità. Perché che cosa può davvero risvegliare l’umano e renderlo rinnovato protagonista della storia? Non una strategia, non un piano politico, ma solo un fatto capace di calamitare tutta l’energia affettiva e morale dell’Io. Un fatto che sferzi i nostri cuori di pietra e con cui intraprendere la strada del cambiamento, della conversione. La strada che – unica – può rispondere al bisogno di ricominciare, e di rinascere, che si nasconde dentro il cuore di ogni uomo e del mondo intero.

Fratelli tutti dunque, figli pieni di desiderio e mendicanti di un Padre che, come buon samaritano, risani il nostro cuore e le nostre indicibili – a volte perfino scandalose – ferite.

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Preti, niente più scuse: da oggi si prega santa Faustina

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2020

Preti, niente più scuse: da oggi si prega santa Faustina
A partire da quest’anno, oggi, il giorno del transito della giovane “Segretaria” di Gesù, sarà memoria facoltativa. È passato inosservato il decreto “De celebratione sanctae Faustinae Kowalske…” firmato dal Prefetto del Culto divino Robert Sarah. La santa sarà ricordata nel Messale e nei libri liturgici. Non ci si potrà più “dimenticare” di lei come invece ha fatto in questi anni con una evidente ostilità un certo tipo di clero.
di Maria Alessandra – La nuova Bussola Quotidiana
Tratto da: 
Radio Maria

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Il 18 maggio 2020 Karol Wojtyla, salito al soglio pontificio come Giovanni Paolo II, morto nel 2005 e divenuto Santo nel 2014, avrebbe compiuto cento anni e, come si sa, questa ricorrenza è stata ricordata da tutti i media. Alcuni, anzi, hanno notato la coincidenza per cui, proprio in quella data, quasi un regalo postumo di Papa Wojtyla al gregge che aveva guidato per più di ventisei anni, le Chiese fossero state riaperte alle celebrazioni dopo il lunghissimo lockdown dovuto alla pandemia da Covid 19, che aveva obbligato la maggior parte fedeli ad assistere alla Messa festiva in tv e a rimandare matrimoni e battesimi.

Sembra, invece, passato del tutto inosservato un altro regalo che in occasione del suo genetliaco San Giovanni Paolo II ci ha fatto, o, forse verrebbe da dire, si è fatto: l’iscrizione della celebrazione di santa Faustina Kowalska nel Calendario Romano Generale.

Porta infatti la data del 18 maggio 2020 il Decretum “De celebratione sanctae Faustinae Kowalske, virginis, in Calendario Romano Generali inscribenda” firmato in calce dal Cardinale Robert Sarah e dall’Arcivescovo Arthur Roche, rispettivamente Prefetto e Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Da quest’anno, quindi, il 5 ottobre, giorno del transito della giovane e umilissima suora polacca, al secolo Elena Kowalska, morta a trentatré anni di tubercolosi nel convento della Beata Vergine Maria della Misericordia di Cracovia, non sarà più una festa solo nella natia Polonia, ma sarà memoria facoltativa per tutto il mondo cattolico.

Chi scrive si è più volte lamentata anche dalle pagine di questo giornale che “il 5 ottobre”, passasse “in gran parte inosservata la memoria di santa Faustina Kowalska”, dimenticanza sicuramente dovuta anche all’ostilità di una parte del clero nei confronti dell’Apostola della Divina Misericordia e della rivelazione a lei affidata da Gesù.

Da ora in poi, però, non sarà più così facile per quegli stessi sacerdoti continuare a ignorare suor Faustina, visto che sul Decreto del 18 maggio 2020 si legge, infatti: “.. il Sommo Pontefice Francesco…ha disposto che il nome di santa Maria Faustina (Elena) Kowalska , vergine, sia iscritto nel Calendario Romano Generale e la sua memoria facoltativa sia celebrata da tutti il 5 ottobre. Questa nuova memoria sia inserita in tutti i Calendari e Libri liturgici per la celebrazione della Messa e della Liturgia delle Ore, adottando i testi liturgici allegati al presente decreto che devono essere tradotti, approvati…”.

A questo punto non può non tornare alla mente il secondo dei tre messaggi, una sorta di testamento spirituale, che suor Faustina Kowalska consegnò prima di morire al suo direttore spirituale, don Michele Sopocko, e che riguarda il giudizio della Chiesa: «Se anche si accumulassero le più grandi difficoltà, anche se sembrasse che Dio stesso non lo voglia, non ci si può fermare. Anche se il giudizio della Chiesa a questo riguardo fosse negativo, non ci si può fermare. Anche se mancassero le forze fisiche e morali, non ci si può fermare. Poiché la profondità della Misericordia di Dio è insondabile e non è sufficiente tutta la nostra vita per glorificarla».

La Chiesa ufficiale non si è fermata e sacerdoti che continuano, incredibilmente, a osteggiare santa Faustina e la rivelazione contenuta nel suo Diario, ritenuto una delle opere mistiche più importanti del secolo scorso, devono rassegnarsi: sono vani gli sforzi per bloccare il messaggio della Divina Misericordia dettato per la salvezza delle anime da Gesù alla semianalfabeta suora polacca, da Lui scelta come Segretaria.

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Carlo Acutis, un ragazzo pulito

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2020

Carlo Acutis, un ragazzo pulito dans Carlo Acutis Carlo-Acutis

[…] ha lasciato in tutti l’impressione di un ragazzo “pulito”. Oggi, si sa, fin dalla tenera età, i ragazzi sono smaliziati. Mischiati in tutto agli adulti. I cellulari ti portano il mondo “dentro”. Cose belle e brutte. Imparare a discernere è decisivo.

Diverse testimonianze dicono che Carlo si difendeva bene, pronto com’era a ritrarre lo sguardo da immagini volgari. (“Se vedeva la televisione, era sempre vigilante se andavano in onda pubblicità scandalose, in quel caso si copriva gli occhi con la mano”: dalla testimonianza dei genitori in Positio pp. 299-300).

Ma anche a lui – immagino – non sarà stata risparmiata la lotta: che virtù sarebbe, senza lotta? Il segreto di tutto, nelle poche parole che gli piacevano anche perché facevano rima: “Non io, ma Dio”. E’ la stessa logica di Francesco: “Non più padre Pietro di Bernardone, ma Padre nostro che sei nei cieli”.

Tratto da: Originali non fotocopie. Carlo Acutis e Francesco d’Assisi, di Domenico Sorrentino. Ed. Francescane Italiane

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Carlo Acutis, esposizione del corpo intatto ad Assisi (FOTOGALLERY)

Posté par atempodiblog le 1 octobre 2020

Carlo Acutis, esposizione del corpo intatto ad Assisi (FOTOGALLERY)
Grande commozione e momenti di intensa preghiera per il giovane morto in fama di santità, che sarà beatificato il 10 ottobre
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

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«Consentire a più persone un momento di raccoglimento davanti alla tomba di Carlo Acutis (1991-2006), sia prima che dopo la beatificazione del 10 ottobre nella Basilica superiore di San Francesco».

Con questa motivazione il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, spiega l’esposizione del corpo intatto del giovane Venerabile, a partire da oggi 1 ottobre 2020, all’interno del Santuario della Spogliazione, ad Assisi, al termine della celebrazione della Messa da lui presieduta. «Il giorno della beatificazione – precisa – porteremo nel luogo della celebrazione una reliquia, ma il suo corpo resterà sempre qui fino al 17 ottobre».

Nello stesso arco temporale, la diocesi ha organizzato un ricco calendario di appuntamenti sulla figura di Carlo Acutis, morto a 15 anni in odore di santità, scandito da preghiere, celebrazioni liturgiche e momenti di animazione culturale (Vatican News, 1 ottobre).

Attesi 3mila fedeli alla beatificazione
L’apertura della tomba, assieme agli eventi paralleli, permette anche di ‘spalmare’ il numero di fedeli che arriveranno ad Assisi, favorendo così il rispetto delle esigenze imposte dalla situazione sanitaria. “Per la beatificazione – prosegue monsignor Sorrentino – si attendono più di 3 mila persone. E le domande di partecipazione sono continue perché c’è tanta gente in tutte le parti del mondo che conosce questa storia e ne è attratta”.

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Il programma degli eventi
Il santuario della Spogliazione è aperto dalle 8 alle 22 tutti i giorni, con prolungamenti fino alla mezzanotte il 9, 10, 11 ottobre.

Venerdì 2 ottobre, ci saranno le inaugurazioni, nella cattedrale di San Rufino e a Santa Maria degli Angeli, delle due mostre, quella sui “Miracoli eucaristici” e quella sulle “Apparizioni Mariane”, ideate dallo stesso Carlo mentre in serata è previsto un evento online dedicato ai giovani dal titolo: “Beato Te: a scuola di felicità con Carlo Acutis”, a cura della Pastorale giovanile regionale.

Sabato 3 ottobre, alle 21, al santuario della Spogliazione, la visita dei vescovi della Conferenza episcopale delle Marche per la venerazione del corpo di Carlo Acutis.

Il 5 ottobre è previsto un momento di testimonianza con il ricordo della mamma, Antonia Salzano, e di alcuni amici assisani di Carlo.

Il 6 ottobre, alle 17, nella sala della Spogliazione, “Francesco e Carlo: due giovani a confronto”: Paolo Rodari, vaticanista de La Repubblica, intervista il vescovo Sorrentino.

Nel pomeriggio dell’8 ottobre, nel Santuario della Spogliazione, la presentazione del libro della giornalista Mediaset, Safiria Leccese, dal titolo “La ricchezza del bene” alla presenza degli imprenditori raccontati nel volume.

Il 9 ottobre, vigilia della beatificazione, una veglia di preghiera a Santa Maria degli Angeli, alla presenza del vescovo ausiliare di Milano, mons. Paolo Martinelli, e del presidente della Conferenza episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, e animata dalla Pastorale giovanile diocesana; nella circostanza tutta Assisi diventerà “Città Eucaristica” con momenti di Adorazione in diverse chiese del centro storico.

La cerimonia di beatificazione, sabato 10 ottobre, potrà essere seguita attraverso maxi-schermi allestiti in diverse piazze. Domenica 11, al santuario della Spogliazione, alle 11, il ministro generale dei Frati minori cappuccini, p. Roberto Genuin, presiederà la messa, mentre il 12 ottobre, nel giorno della memoria liturgica del beato Carlo Acutis sarà il vescovo diocesano mons. Sorrentino a celebrarla, alle 18.

Nella mattina del 13 ottobre momento di riflessione nella sala della Spogliazione dal titolo: “Eucarestia e malattia, quando la sofferenza luce”. Nel pomeriggio, alle 18, nel santuario della Spogliazione sarà il presidente della Ceu, mons. Boccardo, a presiedere la messa.

Il 16 ottobre nel salone Papale di San Francesco è in programma un convegno dal titolo “Carlo Acutis e la digital economy”, al quale partecipano padre Paolo Benanti, docente presso la Pontificia Università Gregoriana, Luca Tomassini, fondatore di Vetrya, e Giovanna Melandri, presidente della Human Foundation. Il periodo di venerazione del giovane Beato terminerà il 17 ottobre, alle 10.30, con la messa al santuario della Spogliazione, presieduta dal vescovo Sorrentino con la partecipazione di tutte le rappresentanze diocesane. Al termine sarà chiusa la tomba del beato.

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