Quattro anni fa la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta
Posté par atempodiblog le 4 septembre 2020
Quattro anni fa la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta
In pieno Giubileo della Misericordia, Papa Francesco proclamò santa “la piccola matita nelle mani di Dio”. Instancabile operatrice della carità, rese visibile al mondo la povertà che segnava le strade di Calcutta e restituì dignità a chi non l’aveva. “Messaggera dell’amore cristiano”: la definisce così il suo biografo don Lush Gjergji
di Benedetta Capelli – Vatican News
Piccola, minuta, preziosa, perché in un corpo così esile Dio aveva riversato la sua grazia. Ad Anjeze Gonxhe Bojaxhiu, la futura Madre Teresa di Calcutta, aveva donato spalle forti per reggere le miserie di tanti uomini abbandonati nella sporcizia e nella rassegnazione; mani operose capaci di accarezzare e curare le loro piaghe; una voce ferma per denunciare al mondo le ingiustizie e per chiedere di riparare a tanto male.
Sale e luce del mondo
Nata il 26 agosto del 1910, a Skopje, nell’ex Jugoslavia, è nel 1929 che Madre Teresa inizia la sua missione a Calcutta ma solo dopo aver lasciato le suore di Loreto, nel 1950 fonda la Congregazione delle Missionarie della Carità che oggi conta nel mondo oltre seimila sorelle, attive in 130 Paesi. Nel 1979 le viene consegnato il Premio Nobel per la Pace ma lei chiede di devolvere i seimila dollari ai poveri dell’India. Dopo la morte nel 1996, san Giovanni Paolo II, suo amico fraterno, il 19 ottobre 2003 la pone tra la schiera dei beati. Il 4 settembre 2016, Francesco la canonizza, ricordando di lei la strenua difesa della vita e della dignità che Dio aveva dato a chi si lasciava morire ai margini delle strade.
“La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza”.
Madre dell’amore
Per il suo biografo don Lush Gjergji, che su Madre Teresa ha scritto 17 libri, di lei si conoscono le opere ma spesso si dimentica il motore che la muoveva: l’amore di Dio:
R. – Il mio primo incontro fisico con Madre Teresa, che conoscevo già perché nella mia infanzia e tramite la mia famiglia tutti parlavano di questa grande messaggera dell’amore cristiano, avvenne il 29 marzo 1969. Ero al secondo anno di filosofia all’Urbaniana, e da quell’incontro ebbi subito non solo l’impressione ma la convinzione di trovarmi davanti ad una grande santa. E su un diario scrissi che se Dio avesse voluto, avrei cercato di capire fino in fondo chi fosse Madre Teresa. Perché era andata in India a farsi suora, perché aveva lasciato le suore di Loreto, cosa la rendeva così grande e così amata da tutti, quale era la sua interiorità e spiritualità. Ho scritto 17 volumi su Madre Teresa, tradotti in diverse lingue, soprattutto cercando di colmare un vuoto completo che riguardava la vita familiare, l’infanzia, la gioventù, il contesto socio culturale e religioso. Ho raccontato il suo voto a Dio quando decise di diventare suora missionaria per aiutare i più poveri del mondo. Già allora, nell’embrione, c’è tutta Madre Teresa, c’è lo Spirito Santo che l’ha ispirata e l’ha spinta verso questa grande chiamata.
Da biografo ha analizzato ogni aspetto della vita di Madre Teresa, c’è un episodio che secondo lei è meno conosciuto ma che rende al meglio il carisma di questa piccola suora?
R. – Ci sono tante cose e purtroppo il mondo non riesce ancora a capire la grandezza di Madre Teresa che non è nel fare e nelle opere. Certo, ammiriamo le opere ma non il movente delle opere che è Dio, il suo amore. Madre Teresa ha portato tante novità: quella di essere madre universale, come la vita e l’amore sono universali, quindi ha oltrepassato ogni limite e ogni confine anche quello delle caste in India, che era una cosa impensabile. Poi la novità di Madre Teresa è di aver combinato l’aspetto del fare e del contemplare. Noi siamo attive e contemplative – diceva – sempre in azione è sempre in preghiera. Quindi anche questo è una novità assoluta nell’ambito del cristianesimo. L’amore è la cosa più importante e Dio è amore. Noi non dobbiamo fare nient’altro che ricevere questo amore per poterlo donare e testimoniare agli altri. Dalla cattedra del premio Nobel disse che le opere dell’amore sono le opere della pace. Sono novità e intuizioni tutte ancora da scoprire, da valutare e da presentare.
Lei ha citato il Premio Nobel per la pace. In quel discorso, Madre Teresa focalizzò l’idea che l’aborto è la più grande minaccia per la pace…
R. – Ebbe il coraggio di dire ai grandi che l’ascoltavano: perché ci meravigliamo che combattono Stati o popoli se il padre o addirittura la madre diventano il sepolcro e tolgono la vita al frutto dell’amore? In questo senso poi ci sono stati tanti messaggi riguardanti la povertà, la miseria dell’Occidente e la solitudine, la perdita di senso, il non sapere più perché vivere. La malattia più grave non è il cancro, e oggi si direbbe non è il Covid-19, ma è non essere amati o essere messi da parte, non essere riconosciuti come si è.
Papa Francesco l’ha canonizzata nel Giubileo della Misericordia, rendendola emblema dell’amore incondizionato verso i poveri, come aveva detto nella sua omelia, espressione di un amore gratuito, libero, riversato verso tutti.
R. – Io ho cercato di spiegare in diversi modi Madre Teresa. Prima di tutto è la santa della vita, sempre in prima linea a difendere la vita, non solo dalla malattia, non solo dalla povertà, ma anche dalla mancanza della dignità, del diritto di nascere, di crescere, di essere uomo come tutti gli altri. Poi Madre Teresa è la madre dell’amore, perché il senso della vita è l’amore, Dio è amore e poi la vita e l’amore non hanno alcun senso se non c’è la pace, perché la pace interiore è con se stessi, la pace con il prossimo, la pace con Dio. Il tutto è possibile solo se c’è il primo presupposto: accogliere, difendere, amare la vita, donare la vita, dare alla vita il senso e il gusto che l’amore e questi presupposti creano. E il presupposto fondamentale, che purtroppo oggi manca, è quello della pace vera e giusta.
C’è una frase che secondo lei racchiude il carisma di Madre Teresa? Ce n’è una in particolare che lei, ad esempio come biografo, si ripete oppure è un suo riferimento durante la giornata?
R. – Senz’altro, è quella dell’esame di coscienza. Mi prese le mani, mi disse di guardarle: avevo pensato che fosse uno scherzo. “Quando la mattina ti svegli – mi spiegò Madre Teresa – e fai il segno della croce guarda la tua mano e le cinque dita e fai questa domanda: cosa farò oggi per Gesù? Poi guardando l’altra mano: cosa farò oggi per l’uomo? Stringi le mani e chiedi l’aiuto di Dio e dello Spirito Santo. A fine giornata chiediti: cosa ho fatto per Gesù? E per l’uomo? Questo è il Vangelo in cinque dita, oppure il quinto Vangelo di Madre Teresa, che aiuta non solo i cristiani ma tanti miscredenti e da noi anche tanti musulmani ad avvicinarsi a Dio, ad avvicinarsi alla Chiesa e al Battesimo perché il suo è un amore attraente come lo è l’amore di Dio.
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