Signora dei popoli e splendore degli angeli
Posté par atempodiblog le 22 août 2020
Signora dei popoli e splendore degli angeli
di Benno Scharf – L’Osservatore Romano
La festa di Maria Regina fu istituita da Pio XII durante l’Anno mariano 1954. Fissata al 31 maggio, a concludere il mese mariano, venne poi spostata dalla riforma liturgica del concilio Vaticano II. La costituzione Lumen gentium dice: «Maria fu assunta alla gloria celeste e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al suo Figlio». Nella pietà tradizionale ciò è ribadito dal quinto mistero glorioso nella corona del Rosario, mentre nelle Litanie lauretane per 13 volte si usa l’appellativo “Regina”. La devozione alla regalità della Madonna ha però le sue origini nel Medioevo e lo conferma la sua espressione nel canto.
Le antifone della sera
Una tradizione, ripresa nel Duecento da Jacopo da Varagine, narra che san Gregorio Magno in un giorno di Pasqua ebbe una visione di angeli che rendevano omaggio alla Madre di Dio cantando «Regina del cielo, rallegrati perché colui che tu meritatamente hai portato è risorto come aveva detto». La melodia, festosa e insieme solenne, restò nell’orecchio al Pontefice che la introdusse nel culto come antifona pasquale. In seguito vi aggiunse una richiesta: «Prega Dio per noi» e inserì l’invocazione «Hallelujah» tra una frase e l’altra. Secondo un’altra versione autore dell’antifona sarebbe il Papa Gregorio v (996-999). In ogni caso già nell’xi secolo il Regina coeli entrò nell’uso liturgico durante il periodo pasquale; Benedetto XIV lo rese obbligatorio nel 1743.
La Salve Regina è il più noto e popolare tra i canti dedicati alla regalità di Maria. Secondo la tradizione essa è opera di Ermanno il Contratto (= lo storpio, morto nel 1054), poeta, musicista e astronomo, monaco nell’abbazia di Reichenau, sul Lago di Costanza. Un’altra versione attribuisce il testo ad Ademaro, vescovo di Puy en Velay, morto nella prima Crociata nel 1099. Il canto semplice e ispirato piacque subito; a Cluny entrò nella liturgia come processionale nel 1135 e l’esempio fu seguito da altri ordini religiosi. Ripreso anche da molte confraternite, esso divenne popolare già dal XIII secolo in poi. Cristoforo Colombo narra che durante il suo primo viaggio attraverso l’Atlantico tutte le sere, al momento di ammainare le vele, i marinai di ognuna delle sue tre navi si radunavano in coperta e cantavano la Salve Regina. Oggi il testo conclude la preghiera della sera nel periodo tra la Santissima Trinità e l’Avvento.
Ave regina coelorum: «Le origini di questa preghiera sono misteriose e il suo autore è sconosciuto». Viene attribuita allo stesso Ermanno il Contratto oppure a san Bernardo. È riportata per la prima volta in un antifonario dell’abbazia di Saint Maur des Fosses, vicino a Parigi, risalente al XII secolo. Il breve canto di omaggio a Maria sovrana si conclude con la preghiera. Oggi la liturgia lo pone a concludere il giorno in Quaresima.
Maria Regina nelle culture nazionali
Le tre antifone citate sono entrate nella liturgia e hanno quindi valore per tutta la Chiesa. Ma nelle varie nazioni europee esse ispirarono numerose composizioni poetiche e musicali. La più antica dovrebbe essere la sequenza Ave Regina omnium, di origine scandinava, composta tra il XII e il XIII secolo e riportata nelle cinquecentesche Piae cantiones (1582).
Essa consta di tre strofe di dieci versi ognuna. «Ave regina di tutti, Maria, salvezza dei credenti, che hai voluto salvare i poveri» inizia la prima. «Tu sei il principio di ogni virtù, il rifugio e la consolazione dei poveri, tu hai dato al mondo la vera luce. Te loda l’esercito celeste degli angeli e tutta la schiera dei beati ti dà gloria, ti esalta e ti adora». La seconda strofa è una grande litania, mentre nell’ultima si passa alla preghiera, invocando il patrocinio di Maria per tutte le necessità della vita fino all’ultima ora. La melodia nel primo modo gregoriano è enfatica e solenne.
All’inizio del XIII secolo risale la bellissima canzone inglese Edi be thu heaven queene, in tre ottave a rima alternata. «Beata sei tu, regina dei cieli, signora dei popoli e splendore degli angeli. Vergine immacolata e madre pura, tu sei la più nobile tra tutte le donne. Mia dolce Signora, ascolta la mia preghiera, se questa è la tua volontà».
Con accenti tipicamente trobadorici l’ignoto autore (forse re Riccardo cuor di leone) chiede poi a Maria di essere il suo cantore, dedicando a lei la sua vita.
La melodia di questo canto, festosa nel sesto modo e con frequenti salti, è molto graziosa, al punto di essere considerata una delle più belle di tutto il Medioevo.
Negli stessi anni in Francia il monaco-troviere Gautier de Coincy dedica alla Royne celestre, la Regina dei cieli la diciottesima canzone dei suoi Miracles de notre dame. In tre lunghe strofe, ognuna di 36 versi, egli esalta le qualità di Maria, modello perfetto di ogni virtù. La visione trobadorica che idealizzava la donna vede nella Regina dei cieli il suo culmine. Ella è «figlia e madre del Figlio di Dio, nostro Signore». (Il concetto della «Vergine Madre, figlia del tuo figlio», reso celebre da Dante, è presente già nell’Alma Redemptoris mater, composta da Ermanno il Contratto verso il 1030 e prima ancora nella patristica con san Gregorio Nazianzeno).
Il poeta chiede a Maria di poter essere suo servitore, con un’affermazione di fondo: chi serve la Madre di Dio è certo della salvezza. Il detto Ad Jesum per Mariam, espresso nel Seicento da san Luigi Grignion de Montfort, era già molto sentito nella cultura trobadorica. La melodia nel terzo modo è solenne; il salto di quinta iniziale le conferisce un’enfatica grandiosità
Di poco posteriori sono le spagnole Cantigas de Santa Maria. Ben 7 di esse sono dedicate alla Regina dei cieli. «Dio ti salvi, gloriosa Regina Maria», «Ogni salvezza viene dalla Santa Regina», «La Regina gloriosa è modello di santità», «Ogni virtù è nella Regina» sono alcuni dei titoli; ma nelle 427 canzoni l’accenno alla regalità di Maria è frequente.
In Italia è da ricordare la lauda Regina sovrana de gran pietade, contenuta nel Laudario di Cortona (fine XIII secolo). In 8 quartine rimate si magnificano le qualità di Maria «Stella chiarita», «Sole lucente», «Fructo piacente», «Giardino ornato» e «Alta Raina de sole ammantata». La melodia è quella della nota lauda Altissima luce.
Nel mondo tedesco dal tardo Medioevo in poi nasce un vero florilegio di canti a Maria Regina; dalle cinquecentesche parafrasi e ampliamenti delle antifone latine a un vasto repertorio nel Romanticismo. Ancora in uso è la bella canzone di Guido Görres (1842) Maria Maienkönigin (“Maria Regina del maggio”). Con accenti spiccatamente romantici Maria è la «Regina di tutte le donne» e i fiori ne simboleggiano le virtù: la speranza, l’amore e la fede. A lei il poeta chiede che l’anima del devoto possa librarsi nel cielo come l’allodola cantando la lode di Dio.
Tre melodie furono composte per questo testo, rispettivamente da K. Aiblinger. A. Schubiger e J.H. Mohr. Max Reger ne fece una elaborazione a 4 voci.
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