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La lezione di Ratzinger in foto

Posté par atempodiblog le 19 juin 2020

La lezione di Ratzinger in foto
Joseph Ratzinger in volo, nonostante il quadro pandemico, verso la Germania. Il fratello Georg sta male e così l’emerito stupisce ancora il mondo
Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità, che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo.
di Francesco Boezi – Il Giornale

La lezione di Ratzinger in foto dans Articoli di Giornali e News Benedetti-XVI

È da un po’ di tempo che Joseph Ratzinger afferma di essere in pellegrinaggio verso Casa. Chissà se al papa emerito è mai capitato di pensare ad un altro viaggio in Germania.

Con ogni probabilità sì. Quella terra che tanto fa penare l’ex pontefice per via della rivoluzione teologico-dottrinale forzata che certi vescovi progressisti vorrebbero portare a dama ad ogni costo. Quella rivoluzione per cui l’emerito ha deciso di scrivere, con l’ausilio del cardinal Robert Sarah, un controcanto: Dal Profondo del Nostro Cuore, l’opera libraria contro l’abolizione del celibato sacerdotale. Quel virgolettato risale a quando il papa emerito Benedetto XVI ha compiuto 85 anni. Sappiamo col senno di poi di come all’epoca già stesse meditando di rinunciare al soglio di Pietro. E abbiamo anche avuto modo di contare le volte in cui Benedetto XVI ha domandato – senza mai ottenere una risposta positiva – di potersene tornare in Baviera: San Giovanni Paolo II non glielo ha mai permesso. È anche per quel mancato permesso che forse Ratzinger è stato eletto dopo la morte del polacco. Chissà cosa sarebbe accaduto se fosse tornato in Germania, come avrebbe preferito, a scrivere ed a studiare.

Georg Ratzinger, il fratello dell’emerito, è malato. E Ratzinger, nonostante la pandemia e nonostante il quadro dei contagi in Europa non si sia ancora risolto a tal punto da consigliare spostamenti senza troppi patemi, in specie per un uomo di novantré anni, ha scelto comunque di volare in direzione Regensburg, dove Georg Ratzinger risiede. E dove i due fratelli Ratzinger potrebbero vedersi per l’ultima volta in questa vita terrena. L’ennesima scelta rivoluzionaria di un ex pontefice che ci ha abituati ai colpi di scena. Dal ritiro alla vita spirituale in poi, Ratzinger non aveva visto quasi nulla: le mura leonine hanno fatto da barriera alle esperienze esterne. Ma certi viaggi non si possono rimandare. Nemmeno se si è stati successori di Pietro e se la logica magari consiglierebbe quantomeno di ragionarci.

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni ha comunicato cosa stesse accadendo: Questa mattina il Papa emerito Benedetto XVI si è recato in Germania in visita al fratello malato. Il Papa emerito si trova ora nella città di Regensburg, dove trascorrerà il tempo necessario. Insieme a lui si trovano il segretario, monsignor Georg Gaenswein, il medico, un infermiere, una delle memores domini e il Vice Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, hanno fatto sapere dal Vaticano.

Del resto, come si può non recarsi al capezzale di un fratello gravemente malato per paura? Un sostenitore del relativismo, forse, può provare una sensazione d’angoscia di fronte a questo tipo di evenienze. Per Joseph Ratzinger non possono esistere troppi dubbi sul da farsi. Ratzinger per muoversi ha quantomeno atteso del tempo. Suo fratello Georg, lo scorso 16 aprile, non ha potuto partecipare al compleanno dell’emerito. Benedetto in quell’occasione ha dovuto rinunciare alla presenza del suo parente più prossimo, ma non ha rinunciato a qualche canto bavarese. Quelli che era solito intornare proprio col suo maggiore nel corso delle occasioni di festeggiamento.

Una pandemia di questa gravità può costringere il mondo alla quarantena. In maniera più ardua, un pandemia di questa gravità deve confrontarsi con uno dei simboli della resistenza della civiltà occidentale. Un simbolo che neppure a novantré anni vuole rinunciare a volare.

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Sacerdoti, anelito di santità

Posté par atempodiblog le 19 juin 2020

Sacerdoti, anelito di santità
Nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, oggi si celebra anche la Giornata per la Santificazione dei sacerdoti, istituita 25 anni fa da Giovanni Paolo II. Un momento di meditazione e preghiera per ricordare che si è a servizio del popolo di Dio, animati dall’amore di Cristo
di Benedetta Capelli – Vatican News

Sacerdoti, anelito di santità dans Fede, morale e teologia Prete

“Tale Giornata aiuti i sacerdoti a vivere nella conformazione sempre più piena al cuore del Buon Pastore”. Giovanni Paolo II, nella Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo del 25 marzo 1995, istituiva così l’odierna Giornata mondiale di preghiera per la santificazione del clero, facendola coincidere con la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Una correlazione per ricordare agli uomini di Dio di coltivare nel proprio cuore “un grande anelito di santità”, per percorrere le vie di chi si è fatto simile a Cristo, servendo gli uomini e le donne che gli sono affidati, vivendo la propria vocazione in unione con Maria. “Allora – scriveva Papa Wojtyla – il nostro sacerdozio sarà custodito nelle sue mani, anzi nel suo cuore, e potremo aprirlo a tutti. Sarà in tal modo fecondo e salvifico, in ogni sua dimensione”.

La preghiera crea il sacerdote e il sacerdote si crea attraverso la preghiera
Tra i tanti pronunciamenti sul sacerdozio, nel lungo magistero di San Giovanni Paolo II, c’è un passaggio del libro: “Dono e mistero. Diario di un sacerdote”, pubblicato nel 1996, nel quale si richiama costantemente alla santità del prete, “testimone e strumento di misericordia divina”, e al suo bisogno di preghiera. “La preghiera – sottolineava Papa Wojtyla – sorge dalla santità di Dio e nello stesso tempo è la risposta a questa santità”.

“Cristo ha bisogno di sacerdoti santi! Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi! Soltanto un sacerdote santo può diventare, in un mondo sempre più secolarizzato, un testimone trasparente di Cristo e del suo Vangelo”

“I santi della porta accanto”
In questo tempo di pandemia, il pensiero di Papa Francesco è andato più volte ai sacerdoti che hanno perso la vita, spendendosi accanto ai malati di coronavirus, accompagnandoli con una preghiera o una benedizione a distanza ma facendo sentire la loro presenza e quella di Gesù. Nell’omelia della Messa in Coena Domini, il 9 aprile scorso, in piena emergenza coronavirus, il Pontefice aveva avuto per i sacerdoti pensieri affettuosi di padre, esortandoli ad essere coraggiosi, anche nel perdonare.

“I sacerdoti che offrono la vita per il Signore, i sacerdoti che sono servitori. In questi giorni ne sono morti più di sessanta qui, in Italia, nell’attenzione ai malati negli ospedali, e anche con i medici, gli infermieri, le infermiere… Sono “i santi della porta accanto”, sacerdoti che servendo hanno dato la vita”

La santità di oggi
Il 4 agosto 2019, Papa Francesco aveva inviato una Lettera ai sacerdoti in occasione del 160.mo anniversario del santo Curato d’Ars, patrono dei parroci del mondo. “Mi rivolgo a ciascuno di voi – scriveva il Pontefice – che, in tante occasioni, in maniera inosservata e sacrificata, nella stanchezza o nella fatica, nella malattia o nella desolazione, assumete la missione come un servizio a Dio e al suo popolo e, pur con tutte le difficoltà del cammino, scrivete le pagine più belle della vita sacerdotale”. Dolore, gratitudine, coraggio e lode: le parole che scandivano la sua riflessione nella quale non mancava un riferimento all’Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate, incentrata sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.

Ringraziamo anche per la santità del Popolo fedele di Dio che siamo invitati a pascere e attraverso il quale il Signore pasce e cura anche noi con il dono di poter contemplare questo popolo “nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante”. Rendiamo grazie per ognuno di loro e lasciamoci soccorrere e incoraggiare dalla loro testimonianza; perché “eterna è la sua misericordia”.

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