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Litanie di san Luigi Maria Grignion di Montfort

Posté par atempodiblog le 27 avril 2020

Litanie di san Luigi Maria Grignion di Montfort

Litanie di san Luigi Maria Grignion di Montfort dans Preghiere San-Luigi-Maria-Grignion-de-Montfort
28 aprile, memoria liturgica

Signore, pietà.
Cristo, pietà.
Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci.
Cristo, esaudiscici.

Dio, Padre Celeste, abbi pietà di noi.
Dio, Figlio, Redentore del mondo, abbi pietà di noi.
Dio, Spirito Santo, abbi pietà di noi.

Santa Trinità, un solo Dio, abbi pietà di noi.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi.
Mediatrice di tutte le grazie, prega per noi. 
Regina dei cuori, prega per noi. 

San Luigi Maria Grignion di Montfort, prega per noi…
imitatore fedele di Gesù Cristo,
predicatore eloquente della Croce,
cantore del Sacro Cuore,
devoto schiavo di Gesù in Maria,
apostolo del santissimo Rosario,
uomo di orazione,
prodigio di mortificazione,
amante appassionato della povertà,
intrepido paladino della verità,
ardente difensore della fede cattolica,
zelatore instancabile della gloria di Dio e della salvezza delle anime,
restauratore dei templi del Signore,
padre dei poveri,
soccorso degli infermi e dei malati,
maestro dell’infanzia e della gioventù,
fondatore di congregazioni religiose,
modello per i sacerdoti e per i missionari,

Ottienici la vera saggezza,
Ottienici lo spirito di fede,
Ottienici lo spirito di preghiera,
Ottienici lo spirito di umiltà,
Ottienici l’amore della Croce,
Ottienici la tua vera devozione a Maria,
Ottienici il tuo amore per la Chiesa,
Ottienici la tua devozione al Vicario di Gesù Cristo,
Ottienici la tua obbedienza filiale al Papa infallibile,
Ottienici il tuo coraggio nelle prove,
Ottienici il tuo amore per la vita nascosta,
Ottienici il tuo zelo per la conversione dei peccatori,
Ottienici la perseveranza nel bene,
Ottienici la grazia di una buona morte,
Ottienici il Regno di Gesù per Maria.

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, esaudiscici, o Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

Preghiamo: O Dio, che hai reso san Luigi Maria de Montfort un eccelso predicatore del Regno del tuo unico Figlio, e per mezzo di lui hai suscitato nella tua Chiesa una doppia famiglia religiosa, degnati di accordarci, secondo il suo insegnamento e il suo esempio, la grazia per servire sotto il giogo soave della Beata Vergine Madre, questo stesso amato Figlio che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

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Gesù è opera dello Spirito Santo e di Maria

Posté par atempodiblog le 27 avril 2020

Lo Spirito Santo, trovando la sua cara Sposa come riprodotta nelle anime, discenderà con abbondanza e le ricolmerà dei suoi doni, particolarmente del dono della sapienza, per operare meraviglie di grazia.

dal ‘Trattato della vera devozione alla santa Vergine’ di San Luigi Maria Grignion de Montfort

Gesù è opera dello Spirito Santo e di Maria dans Citazioni, frasi e pensieri San-Luigi-Maria-Grignon-da-Montfort

Gesù è opera dello Spirito Santo e di Maria. Né in me si potrà diversamente riprodurre Gesù! Che in me sia Maria SS.! Che io mi trasformi in Maria e allora non mancherà lo Spirito di sopravvenire in me e di formare in me Gesù Cristo. Viva dunque io della perfetta devozione e unione con la Vergine secondo l’insegnamento del servo suo Luigi Maria Grignion de Monfort.

del Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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La Sagrada Família al tempo della febbre gialla

Posté par atempodiblog le 27 avril 2020

La Sagrada Família al tempo della febbre gialla
di Chiara Curti – L’Osservatore Romano

La Sagrada Família al tempo della febbre gialla dans Apparizioni mariane e santuari Sagrada-Famiglia
Il tempio espiatorio di Barcellona è nato mentre in città il tifo mieteva vittime

C’è un modo di dire in spagnolo: quando qualcosa sembra non finire mai si compara alla costruzione della Sagrada Familía. Dentro l’ironia tipica dei modi di dire c’è sempre una verità più profonda e un desiderio: quello di relazionare l’opera probabilmente più significativa dell’epoca moderna all’eternità. Nonostante tutto, l’andamento dei lavori aveva aperto la speranza ai costruttori che il 2026, centenario della morte di Gaudí, sarebbe stato l’anno di conclusione del cantiere. Lo scenario mondiale attuale, che mette a confronto la vita con la morte quotidianamente, mette anche in discussione molti aspetti su come sarà il nostro futuro e anche riannoda la storia della Sagrada Família a un tempo indeterminato.

Ma se l’indeterminato trasmette al cuore umano l’incertezza, l’eternità apre alla speranza. E così, mentre la pandemia che affligge il mondo ci fa temere per il futuro, la storia del tempio espiatorio può farci riflettere su una positività che s’impone dentro le disgrazie e forse ci può aiutare ad affrontare le circostanze con coraggio ed affidamento.

A chi domandava a Gaudí  quando sarebbe terminata la costruzione della chiesa, rispondeva «il mio padrone non ha fretta». Non solo si riferiva all’irregolarità delle elemosine, unica entrata del cantiere, ma anche a una storia dove l’uomo non aveva l’ultima parola, esattamente come non aveva avuto la prima. Sono ricercatrice e studio la vita e le opere di Gaudí; una specializzazione che ha trasceso la vita professionale e che si è fatta compagnia in tante situazioni. Ho letto e riletto le origini della Sagrada Família ogni volta che ho dovuto preparare qualche ciclo di lezioni alla Facultat Antoni Gaudí, qualche seminario o conferenza. Doveva toccarmi vivere in prima persona  un’epidemia per fissarmi in un dettaglio sul quale non mi ero mai soffermata: la Sagrada Família nasce proprio durante una epidemia che colpisce particolarmente Barcellona, la febbre gialla, il tifo, totalmente sconosciuto in Europa.

È il 1870, la città di Barcellona vive la sua massima espansione grazie alla seconda rivoluzione industriale. La città passa da una popolazione nell’ordine dei trecentomila abitanti ad averne un milione: sono immigranti, necessari alle nuove industrie e bisognosi di lavorare. Sono persone povere che da una parte trovano un lavoro e dall’altra vivono in condizioni di miseria estrema. Trovano in san Giuseppe il santo che con loro condivide il lavoro, la povertà e l’emigrare. La sua devozione si diffonde nei quartieri più umili. La rivoluzione industriale e la ricchezza che introduce nei poli industriali porta con sé anche un senso di onnipotenza dove finalmente sembra potersi realizzare qualsiasi impresa.

Ma arriva il tifo, che s’insedia nei quartieri più poveri, ma uccide anche molti giovani della borghesia. La città di Barcellona si desertifica: i poveri senza lavoro muoiono in casa o in accampamenti preparati fuori dalla città e le famiglie benestanti si trasferiscono nelle residenze estive.

Josep Maria Bocabella è un libraio, attento alla società in continuo mutamento. È l’editore papale, ossia colui che, in diretto contatto con la Santa Sede, pubblica sia i testi promulgati dal Papa che quelli relativi ai temi che più lo preoccupano. Certamente Pio IX è stato un Papa molto preoccupato per la questione sociale e molto devoto a san Giuseppe, che dichiara patrono della Chiesa universale. Quante analogie con il nostro tempo!

Davanti al vuoto che si crea durante l’epidemia, sorge nell’editore barcellonese l’intuizione di creare un’associazione spirituale: spirituale così che almeno spiritualmente si possa stare insieme, superando le distanze provocate dall’epidemia e della situazione politica.

Vanno da Pio IX con un obolo e iniziano una peregrinazione che tocca prima il Santuario di Loreto e poi quello di Montserrat dove maturano il proposito di una nuova iniziativa: costruire una chiesa, una chiesa espiatoria, ossia che si finanzi unicamente con l’elemosina.

I devoti di san Giuseppe sono numerosissimi, ma l’associazione trova difficoltà anche per le cose più semplici: inizialmente non ha iscritti e i più stretti collaboratori non credono nelle iniziative proposte. Tornano dal Papa che, dopo essersi iscritto lui stesso all’associazione per darle nuovo slancio regala loro un suo vestito per venderlo e così poter raccogliere fondi: cosa che non porta a nessun risultato, come le altre iniziative.

Ecco allora la sorpresa: Josep Maria Bocabella non si scoraggia, ma anzi pubblica un articolo dove scrive «Questo va molto bene!» — sì, dice proprio così — «se le nostre gestioni fossero state immediatamente determinate per il successo, avremmo potuto credere che la chiesa dei nostri sogni fosse cosa nostra. La Provvidenza ci ha appena detto che vuole che sia opera sua; opera di Dio, non di uomini, e che si farà quando Dio vorrà. Continuiamo quindi con fede. Costruiamo la casa di Dio e non una chiesa qualsiasi, e un tempio che sia un gran tempio». Solo quattro anni dopo la Provvidenza inizierà a operare in favore del progetto.

Da un’intervista degli anni Cinquanta fatta a una coppia di anziani, allora novantenni, testimoni della collocazione della prima pietra della Sagrada Família, emerge tutta la “trascendenza” di questo gesto: il terreno si trovava in aperta campagna e la cerimonia fu particolarmente solenne. Tre alti mastili sostenevano la bandiera nazionale e quella papale, dando un aspetto di festa e solennità, in contrasto con l’umilissimo insediamento conosciuto come El Poblet.

Nell’intervista i due anziani raccontano che nei giorni dell’epidemia della febbre gialla non ci fu neanche un caso nel Poblet «per le preghiere dirette a san Rocco» che è il protettore dalle epidemie. Così nasce la speranza che le circostanze non siano l’unico fattore determinante, per chi chiede, e non teme un “indeterminato” che ancora non conosce, ma fa risiedere la sua speranza nell’eternità.

Ricordo che una volta, tornando a casa un po’ in ritardo dal lavoro, mi sono scusata con le mie figlie spiegando che mi ero fermata a pregare sulla tomba di Gaudí. Mia figlia minore, Francesca, di sei anni, scoppia a piangere dicendo «ma quando è morto?». Sentendone tanto parlare, pensava fosse ancora vivo.

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