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Il Papa nel silenzio

Posté par atempodiblog le 28 mars 2020

Il Papa nel silenzio
I fuochi, l’adorazione, la benedizione in una piazza San Pietro vuota. “Da settimane – ha detto Francesco – sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”.
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio
Tratto da: Radio Maria

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Nella piazza vuota c’erano solo i fuochi accesi, l’icona della Salus populi romani, il Crocifisso miracoloso di San Marcello. Poco più in là, nell’atrio della basilica vaticana, l’altare per l’adorazione. Tutto immerso nel silenzio, interrotto solo dal verso di qualche gabbiano e dalle sirene delle ambulanze. In mezzo, il Papa. Un momento di preghiera straordinario per supplicare la fine dell’epidemia che resterà nella storia. La pioggia non ha smesso un attimo di cadere sul sagrato di San Pietro, mentre si proclamava il Vangelo – “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”, chiede Gesù agli apostoli turbati dalla tempesta di vento che aveva fatto riempire d’acqua la barca sulla quale si trovavano – e si cantavano le litanie. “Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: ‘Siamo perduti’, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”, ha detto il Papa nella sua riflessione, tutta svolta attorno al tema della paura e della fede. “Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balìa della tempesta”. Una supplica accorata, terminata con la concessione dell’indulgenza plenaria e la benedizione urbi et orbi, alla città di Roma e al mondo intero. In silenzio anche questa: il Papa, affaticato, benediceva con il santissimo mentre le campane della basilica suonavano a festa.

Si è scritto più volte che il dramma che stiamo vivendo sarà ricordato anche da immagini-simbolo: i volti di medici e infermieri deturpati dall’uso continuo delle mascherine alla sequela dei camion militari con il loro carico di bare destinate ai crematori. Anche l’immagine del Pontefice da solo in piazza San Pietro, al crepuscolo di un venerdì d’inizio primavera, entrerà nei libri. Come vi era già entrata del resto l’istantanea della camminata in solitaria verso San Marcello al Corso, in una Roma deserta per la serrata. E come lo era stata la benedizione dalla finestra del Palazzo apostolico, dopo l’Angelus di domenica. Sotto di lui, il vuoto.

“Da settimane – ha detto Francesco – sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Alla fine, le telecamere indugiavano sulla grande navata della basilica, tutta illuminata. E’ lì che si terranno i riti della Settimana santa e della Pasqua. Il Papa celebrerà all’altare della Cattedra, senza popolo presente. La Via Crucis, anziché al Colosseo, si svolgerà in piazza San Pietro. Rimandata la messa crismale del giovedì santo, se ne riparlerà a emergenza finita. E così faranno le altre chiese in Italia e in gran parte del mondo. In queste ore i vescovi diocesani stanno comunicando ai fedeli calendari aggiornati e misure straordinarie per le celebrazioni, tutte comunque garantite in streaming, almeno laddove i sacerdoti saranno in grado di farlo.

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La violenza domestica ai tempi del coronavirus: ​come chiedere aiuto

Posté par atempodiblog le 28 mars 2020

La violenza domestica ai tempi del coronavirus: ​come chiedere aiuto
Con le misure di contenimento, per le vittime di violenza domestica risulta difficile chiedere aiuto. Ecco i numeri utili, attivi tutti i giorni, 24 ore su 24
di Francesca Bernasconi – Il Giornale

La violenza domestica ai tempi del coronavirus: ​come chiedere aiuto dans Articoli di Giornali e News Femminicidio

L’isolamento imposto dal decreto “Io resto a casa”, rischia di generare un’emergenza nell’emergenza. In questo modo, infatti, potrebbero aumentare i casi di violenza domestica

L’isolamento e la violenza domestica
A lanciare l’allarme era stata anche la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani, Agnes Callamard, che aveva riflettuto sulle misure imposte dalle autorità di tutto il mondo, per combattere la diffusione del coronavirus. “Le autorità sanno o dovrebbero sapere che le misure di isolamento causeranno anche vittime tra le donne e i bambini”, aveva scritto su Twitter Callamard, sostenendo la necessità della messa a punto “un piano di emergenza”, in grado di proteggere le persone a rischio, che sono solitamente donne e bambini.

[...] anche la senatrice Pd Valeria Valente era tornata sui possibili rischi dell’isolamento domenisco, sostenendo: “In queste ore stanno diminuendo le denunce al 1522: non solo stare a casa con il proprio persecutore è pericoloso, ma può diventare più difficile, se non impossibile, chiedere aiuto”, ha detto la presidente ella Commissione del Senato di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere. Poi ha aggiunto: “Stiamo lavorando, con la Commissione Femminicidio per accogliere le richieste dei centri antiviolenza. Pensiamo di presentare uno o più emendamenti al decreto ‘Cura Italia’ per dotare di maggiori risorse le case che ospitano donne vittime di violenza e per mettere loro a disposizione gli strumenti necessari per il servizio di accoglienza: kit sanitari e l’aiuto di medici e infermieri per prevenire e se necessario curare il Coronavirus”.

[...] anche Save the children ha lanciato l’allarme. “L’isolamento, la convivenza forzata e l’instabilità socio-economica in questo periodo di emergenza coronavirus – spiegano- possono comportare per le donne e i loro figli e figlie il rischio di una maggior esposizione alla violenza domestica e assistita”, data la condivisione prolungata degli spazi tra le vittime e chi le maltratta. Si riducono, inoltre, le possibilità per chiedere aiuto, che erano spesso legate all’assenza del partner dall’abitazione o alle uscite delle vittime, ora ridotte, se non annullate.

Come chiedere aiuto ai tempi del coronavirus
I Centri antiviolenza nazionali garantiscono la prosecuzione dell’attività e sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per consulenze telefoniche e accoglienza delle persone che hanno bisogno di aiuto. In caso di violenza domestica si può chiamare il numero nazionale 1522, sempre attivo e gratutito, con “un’accoglienza disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo”. È possibile anche consultare il sito “dire contro la violenza”, per individuare il centro più vicino alla vittima, per chiedere aiuto. In caso di pericolo immediato, invece, ci si può rivolgere alle forze dell’ordine o al pronto intervento, chiamando i numeri 112 (carabinieri), 113 (polizia) o 188 (emergenza sanitaria). Nonostante le restrizioni imposte dal decreto, le vittime di violenza possono uscire di casa, per recarsi in un centro o dalle forze dell’ordine e chiedere aiuto: si tratta, infatti di una situazione di necessità.

La rete antiviolenza del Comune di Milano
A Milano restano attivi i numeri di consulenza telefonica e di pronto intervento e i servizi offerti dai 9 centri operativi della città, che offrono sostegno psicologico, consulenze e aiuto nella ricerca di un’abitazione. “È sempre possibile, quando necessario, anche il collocamento in strutture protette del Comune o in Case rifugio messe a disposizione dalle 5 tra cooperative sociali e associazioni che fanno parte della rete messa in campo dal Comune”, ha spiegato l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti. E ha assicurato: “Di certo non intendiamo lasciare sole le donne che vivono situazioni di conflitto e di disagio spesso proprio laddove ora sono costrette a rimanere, nel loro appartamento. I servizi quindi continuano a funzionare a pieno regime, per garantire vicinanza e aiuto concreto a chi ne ha bisogno”.

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