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Benedetto XVI: Celibato dei sacerdoti indispensabile, non posso tacere

Posté par atempodiblog le 13 janvier 2020

Benedetto XVI: Celibato dei sacerdoti indispensabile, non posso tacere
Il monito di Raztinger dopo il Sinodo sull’Amazzonia che apre alla possibilità di ordinare preti persone sposate. L’anticipazione di un libro scritto con il cardinale Sarah
di Gian Guido Vecchi – Corriere della Sera
Tratto da: 
Radio Maria

Benedetto XVI: Celibato dei sacerdoti indispensabile, non posso tacere dans Articoli di Giornali e News Benedetto-XVI

«Silere non possum! Non posso tacere!». Il Papa emerito Benedetto XVI, insieme con il cardinale Robert Sarah, cita Sant’Agostino per dire che il celibato dei preti è «indispensabile» e chiedere di fatto al successore Francesco di non permettere l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, proposta in ottobre dal Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia per compensare la carenza di clero: «Viviamo con tristezza e sofferenza questi tempi difficili e travagliati. Era nostro preciso dovere richiamare la verità sul sacerdozio cattolico. Con esso, infatti, si trova messa in discussione tutta la bellezza della Chiesa. La Chiesa non è soltanto un’istituzione umana. È un mistero. È la Sposa mistica di Cristo. È quanto il nostro celibato sacerdotale non cessa di rammentare al mondo. È urgente, necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, non si facciano più impressionare dai cattivi consiglieri, dalle teatrali messe in scena, dalle diaboliche menzogne, dagli errori alla moda che mirano a svalutare il celibato sacerdotale».

Il libro
Così si legge nel libro Dal profondo del nostro cuore, firmato Benedetto XVI e da Sarah, che esce mercoledì in Francia da Fayard (in Italia sarà pubblicato a fine mese da Cantagalli) e del quale il quotidiano Le Figaro ha anticipato ieri alcuni estratti. I due autori — Raztinger si firma con il nome da pontefice — dicono di presentare le loro riflessioni «in quanto vescovi», «in obbedienza filiale a papa Francesco» e con «uno spirito d’amore per l’unità della Chiesa». Scrivono di volersi tenere «lontani» da ciò che divide, «le offese personali, le manovre politiche, i giochi di potere, le manipolazioni ideologiche e le critiche piene di acredine fanno il gioco del diavolo, colui che divide, il padre della menzogna». Ma certo l’operazione editoriale crea una situazione che non ha precedenti nella storia della Chiesa, come del resto non ha precedenti la presenza di un «emerito» accanto al Papa eletto.

Il Sinodo
Nei prossimi mesi, forse settimane, è attesa infatti l’«Esortazione apostolica» nella quale papa Francesco tirerà le somme del Sinodo. Il 26 ottobre l’assemblea ha approvato un testo che, nell’articolo più controverso (128 sì, 41 no), proponeva di «stabilire criteri e disposizioni» «per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica».

L’Amazzonia
In Amazzonia lo chiedevano da anni, ma era la prima volta che la «proposta» compariva nero su bianco in un testo ufficiale della Chiesa. Alla fine sarà il Papa a decidere. Già il cardinale Christoph Schönborn, vicino a Francesco, invitava alla «prudenza» e spiegava al Corriere della Sera: «Prima si deve cominciare con i diaconi permanenti, poi si vedrà». Ma intanto ora interviene il Papa emerito, con tutto il peso del suo nome e della sua autorità teologica. Nell’introduzione, gli autori scrivono: «Ci siamo incontrati in questi ultimi mesi, mentre il mondo rimbombava del frastuono provocato da uno strano sinodo dei media che aveva preso il sopravvento sul Sinodo reale. Ci siamo confidati le nostre idee e le nostre preoccupazioni. Abbiamo pregato e meditato in silenzio». Il cardinale Sarah scrive che «parlare di eccezione sarebbe un abuso di linguaggio o una menzogna» e «non si può proporre all’Amazzonia dei preti di “seconda classe”».

«Un’astinenza ontologica»
Nel suo saggio sul «sacerdozio cattolico», Ratzinger risale alle radici teologiche della scelta celibataria, parla di «un’astinenza ontologica» che non significa «un giudizio negativo della corporeità e della sessualità» e aggiunge, netto: «La chiamata a seguire Gesù non è possibile senza questo segno di libertà e di rinuncia a qualsiasi compromesso». Per Benedetto XVI e il cardinale Sarah ne va del futuro della Chiesa, insieme firmano introduzione e conclusioni: «È urgente, necessario, che tutti, vescovi, sacerdoti e laici, ritrovino uno sguardo di fede sulla Chiesa e sul celibato sacerdotale che protegge il suo mistero. Tale sguardo sarà il miglior baluardo contro lo spirito di divisione, contro lo spirito partitico, ma anche contro l’indifferenza e il relativismo».

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Non giudichiamo, ma ricordiamo agli altri chi sono davvero

Posté par atempodiblog le 13 janvier 2020

Non giudichiamo, ma ricordiamo agli altri chi sono davvero
E’ facile giudicare quello che vediamo, molto più difficile è vedere al di là dei pregiudizi, della prima sensazione, di quello che appare. Neanche Gesù è immune da questo trattamento, ma ci ricorda che dietro quello che siamo diventati, peccatori, farisei, pubblicani, c’è molto di più.
don Luigi Maria Epicoco – Aleteia

Non giudichiamo, ma ricordiamo agli altri chi sono davvero dans Commenti al Vangelo Ges

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. (Luca 4,14-22)

Il racconto del Vangelo [...] è tutto costruito sul contrasto tra la fama di Gesù e il pregiudizio dei suoi compaesani. Ormai Gesù è conosciuto ovunque, e i racconti dei suoi miracoli e delle sue predicazioni hanno travalicato i confini. Eppure tornando a casa Egli deve combattere con un demonio più pericoloso di tutti: il pregiudizio.

Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».

Troppo spesso viviamo schiavi dei pregiudizi. Sono essi la causa principale della sofferenza nelle nostre relazioni e nei nostri ambienti. Eppure pur avendo a volte sperimentato in prima persona quanto si possa soffrire a causa di essi, capita anche a noi di ingrossare il numero di coloro che non si creano molti problemi a ragionare nello stesso modo. Un cristiano è uno che sa guardare sempre al di là della prima sensazione, del chiacchiericcio della gente, degli errori fatti, delle cadute vissute. È Gesù che ci ha educato a questo. Infatti molto spesso si intratteneva con persone che la maggior parte della gente aveva emarginato: pubblicani, peccatori, prostitute, poveri, lebbrosi, ultimi. Il suo era un andare controcorrente non per un vago buonismo o populismo, ma per una chiara volontà teologica: ricordare a queste persone chi sono davvero al di là di ciò che sono diventati. E ognuno di loro è immagine e somiglianza di Dio. Ognuno di loro è stato creato dal Padre guardando una bellezza e una bontà che forse a prima vista non si riconosce più. Gesù disseppellisce sotto i pregiudizi le vere identità delle persone, il loro vero nome. “Non è il figlio di Giuseppe?”; certo che lo è, ma è anche molto di più. E’ questa la grande lezione del Vangelo di oggi: le persone sono molto di più di quello che pensiamo e giudichiamo.

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