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Solo tornando a Cristo l’umanità potrà ritornare a vivere e a gioire

Posté par atempodiblog le 30 novembre 2019

Solo tornando a Cristo l’umanità potrà ritornare a vivere e a gioire
Tratto da: La scuola di Medjugorje di don Matteo Graziola

Solo tornando a Cristo l’umanità potrà ritornare a vivere e a gioire dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-di-Kibeho

[…] è facile vedere la piena consonanza tra il messaggio di Kibeho e quello di Medjugorje. Entrambi puntualizzano l’importanza della fede, della Chiesa, del Rosario, della famiglia, dei comandamenti di Dio, del Vangelo, del digiuno, dei Sacramenti, dei ‘novissimi’, e così via.

E oltre a ciò entrambi esprimono il medesimo giudizio sul mondo: l’umanità si è allontanata da Dio, cercando di fare a meno di Lui, ed è finita nel nulla, nella violenza, nella menzogna; solo tornando a Cristo potrà ritornare a vivere e a gioire. I cristiani hanno il dovere di non dormire, ma di sacrificare se stessi per il Regno di Cristo.

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Apparizioni. A Fontanelle un santuario dedicato a Maria Rosa Mistica-Madre della Chiesa

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2019

Apparizioni. A Fontanelle un santuario dedicato a Maria Rosa Mistica-Madre della Chiesa
Qui Pierina Gilli ebbe le visioni, non ancora riconosciute, ed è ogni anno meta di un flusso di fedeli in costante aumento. La decisione del vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada
di Andrea Galli – Avvenire
Tratto da: Radio Maria

Apparizioni. A Fontanelle un santuario dedicato a Maria Rosa Mistica-Madre della Chiesa dans Apparizioni mariane e santuari Fontanelle

L’annuncio il vescovo Pierantonio Tremolada l’ha dato ieri, con una lettera pubblicata sul settimanale La Voce del Popolola diocesi di Brescia dal 7 dicembre avrà un nuovo santuario dedicato a Maria Rosa Mistica-Madre della Chiesa alle Fontanelle di Montichiari. Sobria la lettera ma di non poco conto le implicazioni.

Fontanelle è infatti il luogo legato alle apparizioni – tuttora presunte – di cui fu protagonista Pierina Gilli, nata a Montichiari, nella bassa bresciana, nel 1911 e lì morta nel 1991. Figlia di contadini, la donna cercò di entrare nelle Ancelle della Carità – Istituto religioso sorto a Brescia a metà ’800 – ma dovette rinunciare per gravi problemi di salute che sorsero mentre era postulante, tra cui una meningite.

Lavorò come perpetua del parroco di Carpenedololo, poi come infermiera in un ospedale. Non si sposò mai e condusse una vita più che ordinaria, quasi anonima, nonostante i fenomeni mistici di cui sarebbe stata protagonista. I primi risalirebbero al 1944, proprio quando la Gilli versava in un stato comatoso per la meningite: l’allora beata e oggi santa Maria Crocifissa Di Rosa, fondatrice delle Ancelle della Carità, le avrebbe anticipato la guarigione e oltre a prove future.

Poi la Gilli avrebbe avuto due cicli di apparizioni, con messaggi rivolti al mondo: il primo iniziato nel 1947, con la Madonna che si sarebbe presentata con i titoli di Rosa Mistica e di Madre della Chiesa, e conclusosi l’8 dicembre dello stesso anno in una Basilica di Montichiari stracolma di parrocchiani e devoti venuti da fuori paese.

Il secondo ciclo sarebbe avvenuto nel 1966 a Fontanelle, località nella campagna di Montichiari dove sono presenti diverse risorgive. La Madonna ne avrebbe indicata una in particolare come luogo di purificazione e fonte di grazie.

Pierina Gilli fu interrogata nel 1948 dalle autorità ecclesiastiche e la diocesi prese subito un atteggiamento di distanza, ribadito a più riprese dai vescovi che si sono susseguiti a Brescia. Distanza e diffidenza iniziali che, secondo alcuni, portarono anche a disinteressarsi al resto della storia, a una vicenda spirituale estremamente complessa e misteriosa.

Nel frattempo però il flusso dei fedeli a Fontanelle non solo non è mai diminuito, ma è aumentato negli anni. La piccola chiesa che vi è stata costruita – un semplice capannone in un affossamento del terreno, con accanto due costruzioni – è diventata meta di pellegrini da tutto il mondo.

«La devozione per Maria Rosa Mistica legata agli eventi di Montichiari è oggi diffusa in America Latina, dal Brasile al Salvador al Messico, ma anche negli Stati Uniti», spiega don Marco Alba, delegato del vescovo di Brescia per le Fontanelle. «Devozione che ha poi incrociato quella antica dei cattolici dello Sri Lanka per la Rosa Mistica, tanto che coloro che vivono in Italia vengono qui la seconda domenica di settembre per il loro pellegrinaggio.

Ma Fontanelle è conosciuta anche in India, in Cina e in diversi Paesi africani». Chi ha fatto conoscere in posti così lontani una realtà che ufficialmente non esisteva? Secondo don Alba, «un sacerdote tedesco ha iniziato a diffondere la statua di Maria Rosa Mistica con le tre rose nel petto, come vista da Pierina. Alcuni missionari hanno probabilmente portato con loro l’immagine. Certamente una tale diffusione è sorprendente ed è ancora da capire fino in fondo».

Tremolada con la sua decisione ha compiuto un passo impegnativo dal punto di vista pastorale e anche teologico. Scrive il presule nella lettera alla diocesi: «Questo imponente fenomeno di preghiera e di venerazione verso la santa Madre del Signore – qui invocata come Rosa Mistica e Madre della Chiesa – si lega in modo non secondario all’esperienza spirituale di Pierina Gilli (1911-1991), esperienza che è tuttora oggetto di una rinnovata fase di studio e discernimento da parte dell’autorità ecclesiastica, sia a livello diocesano che da parte della Congregazione per la dottrina della fede».

Non c’è quindi ancora il riconoscimento delle apparizioni, ma viene superata anche la posizione precedente, quella che dal 2001 permetteva il culto a Fontanelle ma vietava ogni rimando “aperturista” a Pierina Gilli. Sulla sua esperienza si è tornati ad indagare, scrive sempre Tremolada, per «comprendere sempre meglio se e come… possa favorire e incrementare nel presente la vita cristiana, il senso di appartenenza alla Chiesa e la condivisione della sua missione evangelizzatrice, sotto la protezione e l’ispirazione della santa Madre del Signore».

Intanto, aggiunge il vescovo, con la solenne celebrazione eucaristica e la proclamazione del prossimo 7 dicembre «si intende di fatto riconoscere anche sul piano canonico la potenzialità missionaria di questi luoghi sacri, al fine di consolidare, irrobustire e incrementare i numerosi frutti spirituali qui germinati nel corso del tempo». E sarà sempre il tempo che aiuterà a capire meglio ciò che resta da capire

Da sapere: le tre rose
Nell’apparizione che Pierina Gilli avrebbe avuto il 13 luglio 1947, Maria si sarebbe presentata con tre rose sul manto (bianca, rossa e oro), che sono sempre presenti anche nell’iconografia di Maria Rosa Mistica ispirata alle vicende di Montichiari e Fontanelle. Le tre rose, avrebbe spiegato la Vergine, simboleggiavano la preghiera, il sacrificio e l’immolazione, necessarie a riparare le infedeltà e i tradimenti delle anime consacrate.

I diari, il presunto miracolo e lo studio del teologo
Nella nuova fase di indagine dell’esperienza mistica di Pierina Gilli hanno avuto un ruolo importante anche alcuni libri pubblicati dalle edizioni Ares. Il primo, “Maria Rosa Mistica-Madre della Chiesa”, curato da Rosanna Brichetti Messori e da Riccardo Caniato, è il volume postumo di monsignor Enrico Galbiati, autorevole biblista e orientalista, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, che si espresse a favore delle apparizioni. Il secondo volume sono i “Diari” di Pierina Gilli, curati sempre da Riccardo Caniato, rimasti a lungo inediti, un testo di quasi 700 pagine. “Fratel Ettore & il miracolo di Rosa Mistica”, di Andrea Tornielli, riguarda invece la presunta guarigione miracolosa di una donna a Fontanelle studiata dal camilliano Ettore Boschini, di cui è in corso la causa di beatificazione.

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Monsignor Sakai: il Papa e il suo forte impatto sul popolo del Giappone

Posté par atempodiblog le 29 novembre 2019

Monsignor Sakai: il Papa e il suo forte impatto sul popolo del Giappone
Giorni indimenticabili, quelli del Papa in Giappone, nella testimonianza del vescovo ausiliare di Osaka monsignor Toshihiro Sakai che rimarca l’eco della visita sui media nazionali e internazionali. Il presule parla di “un modo visibile di dimostrare la carità cristiana che ha avuto un impatto molto forte su tutta la gente”
di Adriana Masotti – Vatican News

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“Che questi giorni siano carichi di grazia e di gioia”, aveva detto Papa Francesco, nel suo video messaggio di saluto al popolo giapponese prima di iniziare il suo 32.esimo viaggio che ha visto la seconda tappa dedicata al Giappone. Tokyo, Nagasaki e Hiroshima, le città visitate da Francesco. Tanti i messaggi lanciati che hanno declinato il motto della visita” Proteggere ogni vita”. L’appello alla pace, l’esortazione a rinunciare all’armamento nucleare e a stabilire relazioni internazionali basati sulla fiducia reciproca, immorale l’uso e anche il possesso di armi atomiche, ha avvertito, e poi l’attenzione ai più deboli, alla famiglia, alle nuove generazioni. Ai cattolici un incoraggiamento ad andare avanti.

Al termine del viaggio, abbiamo intervistato monsignor Sakai, vescovo ausiliare di Osaka per un primo bilancio della presenza del Papa qui:

Sono molto contento e tutti noi lo siamo di questa visita del Papa nella nostra terra, ci dice mons. Sakai, sono stati 4 giorni che non possiamo dimenticare di incontri intensi non solo per i cattolici, per noi, ma per il popolo giapponese perché hanno avuto un impatto importante, la notizia della visita è comparsa su tutti i media internazionali, non solo con foto, e non solo sui temi politici come le armi nucleari, ma è stato descritto come un accompagnamento fraterno verso tutta la società giapponese. E così quello che ha fatto il Papa è stato un modo visibile di dimostrare la carità cristiana che credo che abbia avuto un impatto molto forte su tutta la gente. Grazie dunque al Santo Padre e grazie al vostro servizio con cui avete comunicato questi messaggi a tutta la gente del Giappone e a tutto il mondo.

Monsignor Sakai, c’è un’immagine in particolare che le è rimasta impressa?
R. Sì, soprattutto l’incontro con i giovani perché loro non sono tanto espressivi nel manifestare l’affetto, ma hanno capito molto profondamente il messaggio concreto di Papa Francesco. Infatti il Papa parlava liberamente, senza testo, con loro. Credo che i giovani si siano aperti all’ascolto. E loro sono la speranza.

E’ vero, conclude mons. Sakai, che erano lì, nella cattedrale, solo tra 800 e 900 giovani, però penso che attraverso di loro, il messaggio del Papa avrà molta influenza su tutti i giovani giapponesi.

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Supplica alla Madonna della Medaglia miracolosa

Posté par atempodiblog le 27 novembre 2019

Supplica alla Madonna della Medaglia miracolosa
Da recitarsi alle 17:00 del 27 Novembre, festa della Medaglia, e il 27 di ogni mese (ed anche in caso di necessità)

Supplica alla Madonna della Medaglia miracolosa dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-apparizioni-di-Rue-du-Bac-in-Parigi

O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbene, o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, proprio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia. Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia, in quest’ora a te sì cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto dandoci la tua immagine, affinché fosse per noi attestato d’affetto e pegno di protezione. Noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà il segno della tua presenza presso di noi, sarà il nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto ci hai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perché non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all’unìsono col tuo. Lo accenderà d’amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui. Questa è l’ora tua, o Maria, l’ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l’ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest’ora, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest’ora sia anche l’ora nostra: l’ora della nostra sincera conversione, e l’ora del pieno esaudimento dei nostri voti. Tu che hai promesso proprio in quest’ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi le avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessiamo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi. Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l’amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. O Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi sulle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti. – Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest’ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli, che sono a noi più cari. Ricordati che anch’essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinché dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Cosi sia.

Salve Regina e tre volte “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”.

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La medaglia miracolosa è uno straordinario trattato di mariologia

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2019

La medaglia miracolosa è uno straordinario trattato di mariologia
di Padre  Livio Fanzaga – La firma di Maria

La medaglia miracolosa è uno straordinario trattato di mariologia dans Apparizioni mariane e santuari Madonna-Medaglia-Miracolosa

«La Madonna, quando appare, lo fa essenzialmente per risvegliare la fede degli uomini. Perciò la “medaglia miracolosa” – che pure io portò in tasca e al collo come contrassegno della mia appartenenza a Maria – non la interpreto innanzitutto come un’oggetto di protezione, bensì come uno strumento di catechesi. Per fare un paragone, secondo me equivale al quadro di Gesù misericordioso, ispirato dalle indicazioni di suor Faustina Kowalska, nel quale è compendiata l’opera della redenzione.

Come ha detto bene lo scrittore Jean Guitton, la “medaglia miracolosa” è uno straordinario trattato di mariologia: in questo piccolo ovale di latta sono mostrati tutti i grandi misteri di Maria. Perciò vorrei qui invitare i nostri lettori non soltanto a portare sempre con sé la “medaglia miracolosa”, ma anche a meditarla costantemente. […]».

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Papa Francesco: Se si offendono i deboli…

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2019

Papa Francesco: Se si offendono i deboli…
Tratto da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVIII, n.005, 09/01/2018

Papa Francesco: Se si offendono i deboli... dans Commenti al Vangelo Dolcezza-Papa-Francesco

Aggredire e disprezzare la persona più debole, perché straniera o disabile, è una «traccia del peccato originale» e dell’«opera di Satana». Ed è impressionante constatare che oggi gravi episodi di bullismo avvengono anche nelle scuole, e vedono protagonisti bambini e ragazzi. Papa Francesco — nella messa celebrata lunedì 8 gennaio a Santa Marta — ha chiesto di non cedere alla crudeltà e alla malvagità di prendersela con i più deboli, ai quali invece bisogna stare vicini con la compassione autentica. E ha anche voluto condividere un toccante ricordo personale di quando era bambino a Buenos Aires.

Nella «prima lettura incomincia la storia di Samuele — ha fatto subito notare Francesco nell’omelia, riferendosi al passo biblico tratto proprio dal primo libro di Samuele (1, 1-8) — e c’è una cosa che attira l’attenzione: quest’uomo, che sarà il papà di Samuele, è un uomo — si chiamava Elkanà — e aveva due mogli. Una aveva dei figli, l’altra, no. E questa che aveva dei figli, Peninnà si chiamava; l’altra si chiamava Anna, che sarebbe la mamma di Samuele, non ne aveva, era sterile». Ma Peninnà, ha spiegato il Papa, «invece di aiutarla o consolarla, l’affliggeva con durezza. La maltrattava e umiliava: “Tu sei sterile”. Si faceva beffa».

«Lo stesso accade — ha osservato il Pontefice — con Agar e Sara, le mogli di Abramo, la schiava e la moglie. Agar aveva un figlio, Sara era sterile e Agar la insultava, la maltrattava, la prendeva in giro. Perché non avevano una ricchezza, che è un figlio». E ancora: «Possiamo pensare anche, per non pensare soltanto ai peccati delle donne, come Golia, quel soldato grande che aveva tutto, tutte le possibilità di vincere, era il più forte, quando vide Davide lo disprezzò». In pratica Golia «si faceva beffa del debole». Inoltre, ha proseguito Francesco, «possiamo anche pensare alla moglie di Giobbe», a «come vedendolo ammalato, umiliato, lo disprezzò, lo maltrattò». Lo stesso «anche la moglie di Tobia».

Davanti a queste realtà, ha detto il Papa, «io mi domando: cosa c’è dentro queste persone? Cosa c’è dentro di noi, che ci porta a disprezzare, a maltrattare, a farci beffa dei più deboli?». In effetti «si capisce, al limite, che uno se la prenda con uno che è più forte: può essere l’invidia che ti porta». Ma perché prendersela con «i più deboli? Cosa c’è dentro che ci porta a comportarci così?». Si tratta di «una cosa che è abituale, come se io avessi bisogno di disprezzare l’altro per sentirmi sicuro. Come una necessità».

A questo proposito Francesco ha voluto condividere un episodio della sua vita. «Io ricordo — questo succede anche tra i bambini — da bambino, avrò avuto sette anni: nel quartiere c’era una donna, sola, un po’ mattocca. E lei tutta la giornata camminava per il quartiere, salutava, diceva stupidaggini e nessuno capiva cosa dicesse, non faceva del male a nessuno. Le donne del quartiere le davano da mangiare, qualcuna anche qualche vestito. Viveva da sola. Girava tutta la giornata e poi andava nella sua stanza, viveva in una stanzina povera, lì».

Quella donna, ha ricordato ancora il Pontefice, «si chiamava Angiolina, e noi bambini la prendevamo in giro. Uno dei giochi che noi avevamo era: “andiamo a cercare la Angiolina per divertirci un po’”. Ancora, quando penso a questo, penso: “Ma quanta malvagità anche nei bambini! Prendersela con il più debole!”. E oggi lo vediamo continuamente, nelle scuole, con il fenomeno del bullying: aggredire il debole, perché tu sei grasso o perché tu sei così o tu sei straniero o perché tu sei nero, per questo aggredire, aggredire. I bambini, i ragazzi». Dunque, non se la sono presa con i più deboli «solo Peninnà o Agar o le mogli di Tobia e di Giobbe»; lo fanno «anche i bambini».

«Questo significa che c’è qualcosa dentro di noi che ci porta a questo, all’aggressione del debole» ha affermato il Pontefice. E «credo che sia una delle tracce del peccato originale, perché questo — aggredire il debole — è stato l’ufficio di Satana dall’inizio: lo ha fatto con Gesù e lo fa con noi, con le nostre debolezze». Ma «noi lo facciamo con gli altri. Non c’è compassione in Satana: non c’è posto per la compassione. E quando si aggredisce il debole, manca compassione. Sempre c’è bisogno di sporcare l’altro, di aggredire l’altro, come faceva questa donna» nel brano biblico proposto dalla liturgia.

«Si tratta di un’aggressione che viene da dentro e vorrebbe annientare l’altro perché è debole» ha rilanciato il Papa. «Gli psicologi daranno spiegazioni buone, profonde — ha aggiunto — ma io soltanto dico» che lo fanno «anche i bambini»; e «questa è una delle tracce del peccato originale, questa è opera di Satana». Così «come quando abbiamo un buon desiderio di fare un’opera buona, un’opera di carità, diciamo: “È lo Spirito Santo che mi ispira a fare questo”. Quando noi ci accorgiamo che abbiamo dentro di noi questo desiderio di aggredire quello perché è debole, non dubitiamo: c’è il diavolo, lì. Perché questa è opera del diavolo, aggredire il debole».

In conclusione il Papa ha suggerito di chiedere «al Signore che ci aiuti a vincere questa crudeltà», consapevoli «che tutti noi abbiamo la possibilità di farla: tutti noi!». E ha auspicato anche che il Signore «ci dia la grazia della compassione, quella è di Dio: Dio che ha compassione di noi, patisce con noi e ci aiuta a camminare».

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Morto Phillip Johnson, padre del Disegno Intelligente

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2019

Morto Phillip Johnson, padre del Disegno Intelligente
E. Johnson è morto all’età di 79 anni. Nel suo Darwin on Trial mette in discussione la teoria darwiniana con un bombardamento di domande. E’ uno dei padri dell’Intelligent Design, secondo cui “alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi vengono spiegate meglio dall’esistenza di una causa intelligente che non da un processo cieco qual è la selezione naturale”
di Marco Respinti – La nuova Bussola Quotidiana

Morto Phillip Johnson, padre del Disegno Intelligente dans Articoli di Giornali e News Phillip-E-Johnson

È da 30 anni esatti che ogni qual volta compaia l’espressione «intelligent design» il pensiero dominante vi appiccica pavlovianamente sopra il bollino rosso “pseudoscienza”, laddove il pensiero dominante è la socializzazione di quel «divieto di fare domande» con cui, ne Il mito del mondo nuovo (trad. it., introduzione di Mario Marcolla [1929-2003], Rusconi, Milano 1970), il filosofo della politica tedesco-americano Eric Voegelin (1901-1985) stigmatizzava la cifra del mondo contemporaneo, l’intelligent design è la beata ostinazione a porsi domande su tutto, a partire dal principio di ogni cosa, e così scoprire con stupore e tremore che «alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi vengono spiegate meglio dall’esistenza di una causa intelligente che non da un processo cieco qual è la selezione naturale» e la pseudoscienza è tutto ciò che spaccia per verità vera e prova provata quel che invece è solo al massimo una ipotesi di lavoro, spesso anche una forzatura ideologica e non di rado persino uno stratagemma propagandistico. Per esempio l’evoluzionismo darwinista, quello che al più è appunto una ipotesi e che tale resterà, cioè indimostrato, finché continuerà a sottrarsi alla verifica di quel metodo scientifico, canonizzato da mezzo millennio nella sua forma galileiana e come tale adottato da tutti gli specialisti, che non può prescindere dall’osservazione di un dato (fenomeno) e dalla verifica sperimentale che conferma o confuta la tesi elaborata inizialmente per spiegarlo.

L’espressione intelligent design, o ID, dà però fastidio perché rompe le uova nel paniere, mettendo in crisi una costruzione mentale che nessuno ha interesse a discutere, soprattutto da quando l’evoluzionismo darwinista è stato arruolato come pezza giustificativa del positivismo e adoperato come puntello di ogni sorta di materialismo. Ora, fintantoché non presenterà fenomeni verificati sperimentalmente anche l’ID resterà nel campo delle ipotesi, né più né meno dell’evoluzionismo cui si oppone nel quadro del dibattito scientifico. Ma quando spiegasse sistematicamente meglio l’apparire di certi fenomeni, diventerebbe un’ipotesi plausibile. E quando offrisse fatti inoppugnabili, sarebbe inoppugnabilmente scienza.

Per molti è un difetto, ma uno dei suoi pregi è l’essere naturalmente un ponte fra scienza e filosofia, ovvero sapere ricondurre a quell’unità del sapere che è patrimonio di tempi più civili dei nostri pur mantenendo distinti gli ambiti. Del resto è così anche per l’evoluzionismo e per ogni materialismo: non si utilizza forse la scienza per inferenze in ambito filosofico? In questo modo l’ID si rivela imparentato con la filosofia aristotelica della causa e dell’effetto, mai sazio di essere bambino davanti alle cose, chiedendosi continuamente “perché?”

Trent’anni fa l’espressione «intelligent design» compariva per la prima volta nel manuale scolastico Of Pandas and People: The Central Question of Biological Origins di Percival Davis e Dean H. Kenyon, pubblicato nel 1989 dalla Foundation for Thought and Ethics di Richardson, in Texas, a cura di Charles Thaxton, poi riedito nel 1993 e ripubblicato nel 2008 con il titolo The Design of Life: Discovering Signs of Intelligence in Biological Systems (ISI Books, Wilington [Dealware]. Da allora il suo centro propulsore è il Discovery Institute di Seattle, meglio ancora il suo Center for Science and Culture (CSC), diretto da Stephen C. Meyer, geofisico e filosofo della scienza.

Ma uno dei padri indiscussi di quello che nel tempo è cresciuto anche come movimento di opinione è senza dubbio Phillip E. Johnson (1940-2019), statunitense, scomparso il 2 novembre a 79 anni. Docente di Diritto nell’Università della California di Berkeley e co-fondatore del CSC, Johnson attraversò da giovane una fase di crisi profonda dovuta a un divorzio e alla polverizzazione della sua famiglia che lo condusse, a 38 anni, a una conversione profonda al cristianesimo. La fede cristiana lo portò quindi a interrogarsi filosoficamente sul senso delle cose e sulle cause del reale, in rotta di collisione con l’insufficienza strutturale delle spiegazioni materialiste. Fu questa la scintilla dell’ID come domanda sul reale realtà che però non mette il carro davanti ai buoi, pretendendo si spiegare con la fede ciò che la ragione non vede, ma esattamente il contrario: adoperando una la ragione che non si accontenta dei razionalismi.

Se poi interrogarsi sulla possibilità di un progetto intelligente nella natura porti a chiedersi chi sia il progettista è certo cosa lecita, ma è cosa altra. Qualora si volesse pure disinteressare dell’identità del progettista, uno scienziato serio mai potrebbe censurarsi davanti all’evidenza di un progetto intelligente. Questa e non altra è stata la sfida di Johnson al mondo che ha smesso di farsi domande.

Fanno testo le sue numerose pubblicazioni, anzitutto il fondamentale Darwin on Trail (Regnery, Washington) del 1991, prima vera pietra nello stagno. È su quelle pagine che l’infondatezza dell’assunto darwiniano viene messo alla sbarra in un incalzare di domande che esigono risposte. Del resto è il darwinismo che si perita di essere la soluzione trovata, annichilendo qualsiasi altra ipotesi: perché dunque, come la sfinge, non risponde, sfuggendo sistematicamente all’unico banco di prova accettato dalla comunità scientifica?

Perché non lasciare allora che ognuno si spieghi, senza preventivamente voler squalificare una delle due parti, ovvero una delle ipotesi possibili di lavoro? A Johnson questo sarebbe più che bastato. Ora che Johnson non c’è più, restano le sue domande. Tutte varianti dell’unica seria: la vita è il prodotto del caso cieco oppure è il frutto di un disegno? Il resto è letteratura, ma la scienza ha il compito statutario di non mentire mai quando indaga la natura. E di arrendersi all’evidenza, quale che essa sia. Sì, Phillip Johnson è più vivo che mai.

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La festa dei santi: milioni e milioni di amici, intercessori, modelli di vita

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2019

La festa dei santi: milioni e milioni di amici, intercessori, modelli di vita
Festa in cielo; festa sulla terra; festa di famiglia; festa di milioni e milioni di nostri fratelli e sorelle; amici, intercessori, modelli di vita. Ci dicono che la santità è possibile; il vangelo è vivibile.
di Fra’ Samuele Duranti – Toscana Oggi

La festa dei santi: milioni e milioni di amici, intercessori, modelli di vita dans Fede, morale e teologia Tutti-i-santi

La santità non consiste nel fare miracoli, ma nell’attuare la volontà di Dio. E la volontà di Dio è la nostra santificazione. Siate santi perché Io sono santo. La santità è una chiamata universale; rivolta a ciascuno. Nessuno escluso. Anche noi siamo chiamati alla santità.

Chi sono i santi? Quanti sono? Qual è la strada della santità?

Lasciamoci guidare dalla Parola di Dio. Giovanni nell’Apocalisse scrive: sono una moltitudine immensa, sterminata, che nessuno poteva contare. Vengono tutti dalla grande tribolazione. Hanno superato la prova; tant’è che tengono in mano la palma della vittoria. Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello, per questo sono immacolate. Sono i redenti. Cantano un inno di lode e di gratitudine a Dio e all’Agnello, che li ha salvati. Il vangelo delle beatitudini indica la strada percorsa per raggiungere la santità. i santi infatti sono «biografie» del Vangelo. In ciascuna beatitudine c’è posto per un santo. Le beatitudini sono la carta d’identità del discepolo-seguace di Gesù, che tende a conformarsi a Lui. I santi sono i capolavori dello Spirito Santo. Si sono lasciati amare; si sono lasciati modellare. Scolpire. Ho visto un blocco di marco e un uomo che lo scolpiva con forti martellate. Scaglie cadevano a terra. Dopo dei giorni sono tornato e ho visto un angelo. Non sapevo che dentro quel blocco di marmo ci fosse un angelo! E però era proprio così! «Quanto devo acquistare!», diceva Celina alla sorella santa Teresa di Gesù Bambino. E Teresa: «Quanto hai da perdere! Da togliere! Da buttar via!»

Invito vivamente a leggere e meditare l’Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo di papa Francesco. Da vero scriba toglie fuori cose vecchie e cose nuove e di grande attualità. Ci dona molti spunti di riflessione. Scrive fra l’altro: «La santità è il volto più bello della Chiesa. È una vocazione per tutti; per ciascuno. Ognuno sulla strada che Dio gli ha tracciata. Nel suo stato di vita: famiglia, religiosa, ministeriale… È tessuta di piccoli gesti. La santità feriale, del fratello/sorella della porta accanto. Tessuta di pazienza, di generosità, di attenzioni; di cura e premura; di dono di sé: del tempo, delle energie di mente e di cuore».

Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto; a ogni età; in ogni condizione di vita; in ogni periodo della storia della salvezza.

I santi non sono nati santi. Tantissimi sono i convertiti; anzi, tutti hanno avuto bisogno di conversione. La parola «santità» ci spaventa perché pensiamo che i santi siano quelli che fanno miracoli. Assolutamente! Talvolta il Signore ha concesso anche questo, per manifestare la loro santità, ma la santità non consiste affatto nel fare miracoli, ma nel fare il più possibile la volontà del Signore: quello che Lui ogni giorno ci chiede.

Termino, per farmi capire: la vita cristiana in fondo corre su un binario. La rotaia della fede e la rotaia dell’amore. La rotaia della fede ti fa leggere negli avvenimenti di ogni giorno la volontà di Dio; nel mio dovere c’è il suo volere (magari ogni tanto me lo ricordo: «Ecco, ora il Signore mi vuole qui, a fare questo!»). La rotaia dell’amore ti fa intridere d’amore, appunto, tutto ciò che fai, che così diventa gradito al cuore di Dio, prezioso ai suoi occhi. Fa così e diventerai santo! Scrisse Leon Bloy: «Nella vita non c’è che una tristezza…quella di non essere santi». Riempiamo la vita di gioia!

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