Papa Francesco: Messa per cinque nuovi santi, “essere luci gentili tra le oscurità del mondo”

Posté par atempodiblog le 15 octobre 2019

Papa Francesco: Messa per cinque nuovi santi, “essere luci gentili tra le oscurità del mondo”
dell’Agenzia SIR

Papa Francesco: Messa per cinque nuovi santi, “essere luci gentili tra le oscurità del mondo” dans Articoli di Giornali e News canonizzazioni-13ott2019
(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Essere luci gentili tra le oscurità del mondo”. Si è conclusa con questo invito l’omelia della messa celebrata ieri in piazza San Pietro dal Papa, durante la quale sono stati proclamati cinque nuovi santi: John Henry Newman, fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra; Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo; Mariam Thresia Chiramel Mankidiyan, fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia; Dulce Lopes Pontes e Margherita Bays. “È la santità del quotidiano, di cui parla il santo cardinale Newman”, ha spiegato Francesco, che ha preso in prestito le parole del nuovo santo: “Il cristiano possiede una pace profonda, silenziosa, nascosta, che il mondo non vede. Il cristiano è gioioso, tranquillo, buono, amabile, cortese, ingenuo, modesto; non accampa pretese, il suo comportamento è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria”. Invocare, camminare, ringraziare, i tre verbi attorno a cui si è incentrata l’omelia.

“Abbiamo bisogno di guarigione, tutti”, ha esordito Francesco: “Abbiamo bisogno di essere risanati dalla sfiducia in noi stessi, nella vita, nel futuro; da molte paure; dai vizi di cui siamo schiavi; da tante chiusure, dipendenze e attaccamenti: al gioco, ai soldi, alla televisione, al cellulare, al giudizio degli altri. Il Signore libera e guarisce il cuore, se lo invochiamo. La fede cresce così, con l’invocazione fiduciosa, portando a Gesù quel che siamo, a cuore aperto, senza nascondere le nostre miserie. Invochiamo con fiducia ogni giorno il nome di Gesù: Dio salva. La preghiera è la porta della fede, la preghiera è la medicina del cuore”. “La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli”, ha garantito il Papa: “La fede aumenta col dono e cresce col rischio”.

“Il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù”, ha spiegato Francesco: “La salvezza non è bere un bicchiere d’acqua per stare in forma, è andare alla sorgente, che è Gesù. Solo Lui libera dal male, e guarisce il cuore, solo l’incontro con Lui salva, rende la vita piena e bella”. “Questa è la cosa più importante della vita: abbracciare il Signore della vita”, ha detto il Papa, secondo il quale “il culmine del cammino di fede è vivere rendendo grazie. Possiamo domandarci: noi che abbiamo fede, viviamo le giornate come un peso da subire o come una lode da offrire? Rimaniamo centrati su noi stessi in attesa di chiedere la prossima grazia o troviamo la nostra gioia nel rendere grazie? Ringraziare non è questione di cortesia, di galateo, è questione di fede. Un cuore che ringrazia rimane giovane. Dire: ‘Grazie, Signore’ al risveglio, durante la giornata, prima di coricarsi è l’antidoto all’invecchiamento del cuore, perché il cuore invecchia e si abitua male”.

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