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Il Papa: “Chi governa preghi, se è ateo si confronti”

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2017

Il Papa: “Chi governa preghi, se è ateo si confronti”
Francesco a S. Marta: «Non stia solo col gruppetto del partito». I cristiani sono chiamati ad accompagnare i governanti con la preghiera, non farlo è peccato
di Domenico Agasso Jr. – Vatican Insder

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Bisogna pregare per chi governa. Anche se sbaglia. Non farlo è peccato. Allo stesso tempo, i governanti non devono tralasciare la preghiera, altrimenti restano solo col «gruppetto» del loro partito. Chi è ateo o agnostico, «si confronti». È l’appello di papa Francesco rivolto questa mattina nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, riportata da Radio Vaticana.

La riflessione del Pontefice si basa sulla Prima Lettura e sul Vangelo odierni. Oggi si legge rispettivamente che san Paolo consiglia a Timoteo di recitare preghiere per i governanti, e di un governante che prega: è il centurione che ha un servo malato.

Osserva il Vescovo di Roma: «Quest’uomo sentì il bisogno della preghiera», non soltanto perché «amava» ma anche perché «aveva la coscienza di non essere il padrone di tutto, non essere l’ultima istanza». È consapevole che su di lui c’è un altro che comanda; ha dei subalterni, i soldati, ma egli stesso è un subalterno. E lo sa bene. Perciò, prega.

Se il governante non prega, «si chiude nella propria autoreferenzialità o in quella del suo partito, in quel circolo dal quale non può uscire; è un uomo chiuso in se stesso. Ma quando vede i veri problemi, ha questa coscienza di subalternità, che c’è un altro che ha più potere di lui». Ma «chi ha più potere di un governante? Il popolo, che gli ha dato il potere, e Dio, dal quale viene il potere tramite il popolo. Quando un governante ha questa coscienza di subalternità, prega».

Papa Bergoglio evidenzia, quindi, l’importanza della preghiera del governante, «perché è la preghiera per il bene comune del popolo che gli è stato affidato».

Francesco cita il colloquio avuto proprio con un governante che tutti i giorni trascorreva due ore in silenzio davanti a Dio, sebbene fosse indaffarato.

Ovviamente, un amministratore deve domandare al Signore la saggezza e la grazia di poter governare bene.

Ribadisce il Papa: è «tanto importante che i governanti preghino» e chiedano a Dio di non togliere loro «la coscienza di subalternità» dal Signore e dal popolo: «Che la mia forza si trovi lì e non nel piccolo gruppetto o in me stesso».

E a chi è agnostico o ateo, Francesco dice: «Se non puoi pregare, confrontati, con la tua coscienza», con «i saggi del tuo popolo»; l’importante è «non rimanere da solo con il piccolo gruppetto del tuo partito», perché «questo è autoreferenziale».

Francesco ricorda che quando un politico compie qualche azione o scelta che non piace, viene criticato; al contrario, è lodato; in ogni caso – dice il Pontefice – è lasciato solo con il suo partito, con il Parlamento. Nota il Papa: «“No, io l’ho votato – l’ho votato dal mio” – “Io non l’ho votato, faccia il suo”. No, noi non possiamo lasciare i governanti da soli: dobbiamo accompagnarli con la preghiera. I cristiani devono pregare per i governanti. “Ma, Padre, come vado a pregare per questo, che fa tante cose brutte?” – “Ha più bisogno ancora. Prega, fa penitenza per il governante”. La preghiera d’intercessione – è tanto bello questo che dice Paolo – è per tutti i re, per tutti quelli che stanno al potere. Perché? “Perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla”». Infatti, quando «il governante è libero e può governare in pace – assicura – tutto il popolo approfitta [beneficia] di questo».

Francesco termina esortando a un esame di coscienza: «Io vi chiedo un favore: ognuno di voi prenda oggi cinque minuti, non di più. Se è governante, si domandi: “Io prego a quello che mi ha dato il potere tramite il popolo?”. Se non è governante, “io prego per i governanti? Sì, per questo e per quello sì, perché mi piace; per quelli, no”. E hanno più bisogno quelli di questo! “Prego per tutti i governanti?”. E se voi trovate, quando fate l’esame di coscienza per confessarvi, che non avete pregato per i governanti, portate questo in confessione. Perché non pregare per i governanti è un peccato».

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Due secondi al cellulare sono 28 metri di guida alla cieca

Posté par atempodiblog le 19 septembre 2017

Due secondi al cellulare sono 28 metri di guida alla cieca
di Peter Siegenthaler – SWI
Traduzione di Luca Beti

Due secondi al cellulare sono 28 metri di guida alla cieca dans Articoli di Giornali e News guida_con_il_telefonino
Neppure multe piuttosto salate sembrano avere un effetto dissuasivo per molti conducenti.  (Keystone)

Chi usa il cellulare al volante rischia gravissimi incidenti già a 50 km/h. Eppure, nonostante questo pericolo, multe severe e numerose campagne di sensibilizzazione, questo malvezzo è prassi corrente. Quale potrebbe essere allora la strategia giusta per sradicarlo?
Anche Lei ha rischiato di essere investito da un’automobilista poiché quest’ultima invece di osservare la strada, guardava lo schermo del suo cellulare? Avrebbe mandato anche lei questa smombi (neologismo composto dalle parole smartphone e zombi) a quel paese?

Ma sia sincero! Non ha mai ceduto alla tentazione di rispondere alla chiamata di un amico o di dare un’occhiata alle novità su Facebook mentre era alla guida dell’auto o in sella alla bicicletta?
Ci sono pedoni che non riescono a camminare e a usare contemporaneamente il cellulare senza cozzare contro un palo della luce o finire contro altre persone. E allora ci si chiede perché c’è gente che si ostini a fare due cose nello stesso tempo: guidare e servirsi dello smartphone. È un interrogativo sollevato in un video #ItCanWait (del governo della provincia Western Cape) nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione sudafricana che ha suscitato un grande interesse in tutto il mondo.

Se a una velocità di 50 chilometri all’ora guarda per due secondi il suo cellulare percorre 28 metri alla cieca. Queste disattenzioni possono costare la vita agli altri utenti della strada, soprattutto ai pedoni o ai ciclisti. Un crash test dell’azienda di assicurazioni AXA Winterthur mostra ciò che può succedere alla vittima a causa dell’imprudenza di un automobilista.
Nonostante queste conseguenze, gli smombi fanno ormai parte del traffico quotidiano. Nella sola Svizzera, la polizia registra annualmente oltre 10 mila incidenti, causati, in parte, da autiste e autisti distratti. La disattenzione al volante, oltre all’alcol e alla velocità, è infatti una delle tre cause principali di incidenti stradali con morti o feriti gravi nella Confederazione.
Il conducente rischia una denuncia accompagnata da una multa o il ritiro della patente se la polizia scopre che all’origine dell’incidente c’è l’utilizzo del telefonino. Stando all’Ufficio federale delle strade, nel 2016 quasi 1700 autisti hanno dovuto consegnare la loro patente, un numero che corrisponde a un aumento del 7,3 per cento rispetto all’anno precedente.
In Svizzera chi viene beccato mentre telefona al volante (senza vivavoce) è multato con un’ammenda di 100 franchi. C’è però una lobby molto forte che chiede un inasprimento del codice stradale con il ritiro automatico della patente o con almeno multe più severe per chi non si attiene alle regole.

«Non vengo multato volentieri»
David Venetz, portavoce dell’influente organizzazione d’assistenza alle persone e ai veicoli Touring Club Svizzera, minimizza i rischi: «Quasi tutti posseggono uno smartphone. Per alcuni è uno strumento onnipresente, purtroppo anche mentre guidano», dice Venetz, che però non vuole sentire parlare di ritiro della patente. «È un provvedimento molto drastico. Dal nostro punto di vista, le disposizioni attualmente vigenti e le rispettive conseguenze in caso di recidiva sono sufficienti. L’importante è che le normative in vigore siano rispettate e applicate. In fondo tutti vogliono arrivare a destinazione senza incidenti, senza mettere in pericolo gli altri e sé stessi».
È vero: le persone responsabili non usano il cellulare mentre sono al volante. Per le altre, invece, servono divieti e sanzioni. Anche Venetz ha già usato il telefonino mentre guidava. «Per questo motivo ho dovuto pagare una multa», ammette il portavoce del TCS. «Nel frattempo evito di usarlo mentre sono in viaggio. A dirle la verità non pago volentieri multe».

Anche l’Associazione traffico e ambiente (ATA), che si impegna per la mobilità sostenibile, non si pronuncia a favore di sanzioni più severe. Il portavoce Matthias Müller, che dice di non usare il cellulare né in auto né in bici, sostiene la necessità di applicare multe corrispondenti alla gravità dell’incidente. Paragona l’utilizzo del telefonino in macchina al non rispetto del semaforo rosso, un’infrazione che in Svizzera viene sanzionata con una multa di 120 franchi. Inoltre l’applicazione è più importante della sanzione. Per questo motivo si devono aumentare i controlli della polizia e le campagne di sensibilizzazione.
Dello stesso avviso è anche Roadcross Svizzera, una fondazione che si impegna per una maggiore sicurezza e per le vittime di incidenti stradali. Il portavoce Stefan Krähenbühl ammette tuttavia che un inasprimento del codice stradale potrebbe migliorare la situazione. Anche per lui, i fattori decisivi sono però l’intensificazione dei controlli di polizia e le misure di sensibilizzazione.

«In questo momento sono in macchina»
L’iniziativa parlamentare «Multe disciplinari al posto di misure amministrative per infrazioni dovute a disattenzione e distrazione alla guida» del consigliere nazionale Erich Hess dell’Unione democratica di centro (UDC), inoltrata nell’autunno 2016 e firmata da 63 parlamentari, puntava invece a un allentamento delle sanzioni. «Queste misure amministrative comportano notevoli costi non solo per il conducente interessato ma anche per lo Stato dato che le autorità giudiziarie vengono fortemente sollecitate con tali procedimenti», ha motivato così Hess la sua iniziativa. Stando allo stesso parlamentare, «spesso queste violazioni riguardano solo casi di minore gravità (ad es. utilizzo non consentito del cellulare o del navigatore durante la guida)».

L’iniziativa parlamentare ha suscitato però il disappunto degli esperti della sicurezza stradale. Così, in febbraio il consigliere nazionale dell’UDC ha ritirato il testo, motivando la sua decisione con il fatto che la formulazione non era sufficientemente esatta e ricordando che si riservava la possibilità di ripresentare in futuro un intervento parlamentare analogo.
«Non dico che sia giusto usare il cellulare mentre si è alla guida. Ma che qualcuno debba consegnare la patente per questo mi sembra davvero un’esagerazione. È una punizione troppo severa per chi ha bisogno della patente di guida per lavoro».
Il consigliere nazionale ha risposto alla telefonata di swissinfo.ch mentre era alla guida: «Attenda un attimo, devo mettere il vivavoce. Sono in viaggio», ci ha detto Hess, sottolineando che quando è al volante usa il telefonino soltanto con l’applicazione «mani libere».

«Anche con il vivavoce»
L’Ufficio prevenzione infortuni (upi) consiglia di non usare il cellulare mentre si è in viaggio, nemmeno con il vivavoce. «Queste telefonate distraggono il conducente», spiega il portavoce di upi Marc Bächler.

C’è una bella differenza se il guidatore parla con chi lo accompagna in macchina o se si intrattiene con qualcuno mediante il telefonino. «Il passeggero vede se ci si avvicina a un incrocio pericoloso o se ci si trova in una situazione di guida difficile e per questo motivo smette di parlare».
Stando all’upi, nel 2008 tramite un’analisi di oltre 37 studi è stato possibile provare che il tempo di reazione di un conducente mentre parla al telefono o mediente il vivavoce aumenta di 0,2 secondi.

Gli incidenti possono costare caro 
Spesso non è possibile provare se l’uso del cellulare ha concorso a provocare un incidente, dice Monika Erb dell’Assicurazione Mobiliare a Berna. A volte però, chi ha causato un incidente ammette di essere stato distratto dall’impiego del cellulare mentre era alla guida. Altre volte ci sono testimoni. Altrimenti le autorità inquirenti riescono a ricostruire se il telefonino è stato usato nel momento in cui è avvenuto l’incidente. In questo caso, le assicurazioni di responsabilità civile possono ridurre le prestazioni almeno del 10 per cento a causa di un atto di grave negligenza. 
Jolanda Egger, portavoce della polizia cantonale di Berna, conferma che nell’ambito dell’accertamento dei fatti si verifica se all’origine di un incidente ci sia la disattenzione del conducente causata, per esempio, dall’utilizzo di strumenti elettronici.

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