Nostra Signora di Einsiedeln

Posté par atempodiblog le 26 août 2017

Nostra Signora di Einsiedeln
Tratto da: josemariaescriva.info

Nostra Signora di Einsiedeln dans Apparizioni mariane e santuari Einsiedeln

Il santuario di Einsiedeln si trova nel Cantone di Schwyz, il cui nome ispira quello dell’intera Confederazione Elvetica. Dista circa 40 minuti d’auto da Zurigo. Ha origini antiche, parte della sua storia è giunta fino ai nostri giorni con una carta di Papa Leone VIII dell’anno 948: “Nostro Signore Gesù Cristo ha eretto e consacrato un trono di grazia a Sua Santissima Madre, nel monastero del bosco. Così, Nostro Signore ci ha fatto capire il suo desiderio di onorare questo angolo con la stessa dignità dei Luoghi Santi in cui Egli abitò con sua Santissima Madre. Ci ha fatto capire, di conseguenza, che un pellegrinaggio al Santuario del bosco ombroso, ha tanto valore come quelli che si fanno in Terra Santa. In Suo nome, io oggi annuncio qui un’ indulgenza plenaria per tutti i debiti dovuti ai peccati dei pellegrini”.

Non si hanno dati precisi su quando fu innalzata al trono l’immagine della Vergine nella piccola cappella. La prima fu distrutta da un incendio e immediatamente sostituita da quella che si venera attualmente.

Il santuario divenne presto il centro di attrazione della pietà della Confederazione Elvetica, soprattutto in tempi difficili. San Nicola di Flüe -Bruder Klaus-, patrono della Svizzera, vi si recò spesso dalla solitudine della sua cella a Ranft, per visitare la sua Imperatrice Celeste, come lui la chiamava.

Ugualmente si diffuse anche la consuetudine di renderlo punto di partenza per molti pellegrinaggi in Terra Santa, e anche punto di ritorno per ringraziare la Signora delle grazie ottenute e della protezione durante il viaggio.

Nel 1617 si recuperò la cappella di marmo, conservando, nonostante tutto, la stessa struttura originaria. Si costruirono inoltre un’imponente chiesa barocca e il monastero. Il gioiello più prezioso di tutta quell’opera d’arte è la Gnadenkapelle, la cappella dove si venera la piccola statua di legno nero di Nostra Signora di Einsiedeln. Il 3 maggio 1735, ebbe luogo la Consacrazione della Basilica. Il monastero fu terminato nel 1770.

San Josemaría davanti alla Vergine nera
Nelle sue scorribande per l’Europa San Josemaría si fermò a Einsiedeln molto spesso. Appena si stagliavano le torri del Santuario, dalla macchina recitava già una Salve. Come ricordava Mons. Álvaro del Portillo, che lo accompagnò in quelle visite, “andava solamente a pregare la Santissima Vergine. Era solito trascorrere la notte a Lucerna, e da lì si recava a Einsiedeln, dove ha celebrato la Santa Messa molte volte. In altre occasioni si recava solo per pregare un momento; prima – come sempre – davanti al Santissimo Sacramento; poi andava in quella cappellina dove si venera l’immagine della Vergine. Non so che cosa Le dicesse, ma sono sicuro che era una preghiera molto gradita alla Santissima Vergine, perché procedeva da un figlio buono che amava pazzamente sua Madre. Le esponeva anche le sue intenzioni, perché –lo ripeteva soprattutto nell’ultimo periodo – gli piaceva chiedere tutto quello di cui aveva bisogno ” (Mons. Álvaro del Portillo. Note prese in una riunione familiare, 19-05-1977).

Era solito trattenersi nel famoso caffè delle tre vecchiette, situato nella strada principale del paese. Nella vetrina, un meccanismo di orologeria rappresenta tre anziane, sedute attorno ad un tavolo, che conversano animatamente con armonici movimenti del capo. La proprietaria del locale rimase colpita dalla figura del fondatore dell’Opus Dei. Le era molto simpatico e, dopo la sua salita al Cielo, ebbe per lui una grande devozione.

Uno dei soggiorni di San Josemaría a Einsiedeln ebbe luogo durante nell’estate del 1968. Si trovava nella località di Sant’Ambrogio Olona, al nord d’Italia. Il viaggio durò trentadue ore, comprese l’andata, la sosta e il ritorno. Al rientro, stanco, commentava che il lungo viaggio era valso la pena per vedere la Vergine.

Nel 1969 San Josemaría tornò di nuovo a pregare davanti alla Vergine, chiedendo grazie per la Chiesa e per il Santo Padre, e mettendo nelle mani di Maria tutto quello che portava nel cuore.

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Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica

Posté par atempodiblog le 25 août 2017

Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica
di Don Mario Morra SDB – Don Bosco Land

Einsiedeln, il cuore della Svizzera cattolica dans Apparizioni mariane e santuari Einsiedeln

Nel cuore della Svizzera, a 910 metri di altezza, sorge, in un pianoro soleggiato, la città di Einsiedeln (eremo) nel cantone di Schwyz. Einsiedeln è il cuore della Svizzera cattolica e deve tutta la sua rinomanza al Santuario della Madonna degli Eremiti ed al Monastero annesso, il quale risale all’eremita Meinrado, oriundo della Svevia meridionale.

San Meinrado
Gli anni della sua fanciullezza coincidono con gli ultimi anni di vita di Carlo Magno. Fattosi monaco e sacerdote nel monastero di Reichenau, sul Lago di Costanza, per diversi anni regge una scuola presso Benken, sulle rive del lago di Zurigo. Verso l’828 inizia una vita da eremita sul colle di Etzel, dove una cappella lo ricorda ancora. Nell’835 si inoltra nella Foresta Oscura e lì, dove ora sorge il Santuario, consacra e rende feconda quella terra con la sua vita santa e le sue opere. Il 21 gennaio dell’861, dopo una vita di digiuni e di privazioni, è ucciso da due malviventi.
La leggenda racconta che due corvi, che vivevano con lui, si lanciano all’inseguimento dei due assassini ed avvertono con il loro gracchiare la popolazione che li arresta. Per questo sullo stemma del secolo XIII di Einsiedeln sono raffigurati due corvi.
Il corpo di San Meinrado è trasportato e sepolto nel monastero di Reichenau, ma il suo spirito rimane nel bosco dove è vissuto; il luogo della sua vita e la sua cella solitaria rimangono nel cuore e nella devozione della gente del posto.

Il primo Monastero
Su quella terra santificata dal sangue di San Meinrado vengono ben presto a vivere due canonici di Strasburgo, Benno ed Eberhard, i quali raccolgono una prima comunità di eremiti e costruiscono un primo convento benedettino che, con il tempo si sviluppa e diventa una grande Abbazia che invia i suoi monaci a predicare il Vangelo in tutta la Svizzera, fin nella lontana Ungheria.
Cuore del monastero è la Cappella costruita sulla cella di San Meinrado, nella quale si venera la statua della Vergine, ormai annerita dal fumo delle candele, donatagli dalla badessa Ildegarda di Zurigo. Davanti a questa statua San Meinrado passava i giorni e le notti in preghiera ed in meditazione.
Nel 948, il giorno della consacrazione della grande Basilica, viene consacrata anche la piccola Cappella dedicata al SS. Redentore. Siccome però questa Cappella da sempre si chiama “Cappella della Madonna”, nasce la tradizione della “Consacrazione angelica”: è Gesù stesso, assistito dagli Angeli, a consacrarla. Quando San Corrado, vescovo di Costanza, sta per pronunciare le parole della consacrazione, è interrotto da una voce che per tre volte risuona sotto le arcate della Basilica: “Fermati, fratello; Dio stesso ha già consacrato questo edificio”.
Così la Cappella dedicata al Redentore diventa Cappella consacrata dal Redentore e dedicata alla Madonna. Una bolla del Papa conferma il miracolo, e dichiara: “Assolti da ogni colpa e da ogni pena” tutti quelli che visiteranno quel luogo “dopo aver fatto una santa confessione ed aver concepito un salutare pentimento dei propri peccati”.
Il ricordo di questo prodigio è giunto fino a noi attraverso i secoli e si rinnova ogni anno il 14 settembre, con una festa particolarmente solenne, quando la data cade di domenica.

Madonna_nera_di_Einsiedeln dans Viaggi & Vacanze

La Madonna degli Eremiti
La più antica statua della Madonna di Einsiedeln purtroppo non è giunta fino a noi, perché è stata distrutta da un incendio scoppiato nel 1465 proprio nella Cappella della Madonna.
La statua che si venera oggi risale al 1466 e proviene probabilmente dai dintorni del lago di Costanza. È una statua di stile tardo gotico, di nobile fattura, alta 119 cm di legno di tiglio, color rosso fragola e oro. La carnagione della Madonna dapprima era color naturale, ma il fumo delle candele e delle lampade a olio l’ha annerita. Avendo poi subìto altri danneggiamenti durante la Rivoluzione francese, è stata in seguito dipinta di nero. Dalla fine del 1500 poi la si usa vestire con la veste del colore corrispondente al tempo liturgico.

Giovanni Paolo II e la Madonna di Einsiedeln
Il Papa, prima della preghiera dell’Angelus di domenica 29 gennaio 1989, invita i fedeli a recarsi spiritualmente pellegrini alla Madonna degli Eremiti di Einsiedeln, con queste parole: «Cari fratelli e sorelle.

1. Oggi vi invito ad unirvi a me nel rivolgere il nostro sguardo a una immagine della Madre di Dio, che costituisce come il cuore di uno dei più antichi santuari transalpini: l’immagine della “Madonna nera” di Einsiedeln, in Svizzera.
Ricordo con gioia e gratitudine la visita che vi feci nel giugno del 1984, in occasione del viaggio pastorale che mi condusse tra i cattolici svizzeri. Mi sentii allora pellegrino con l’immensa folla di coloro che, giornalmente, attraversato il piazzale del monastero, salgono la scalinata che porta alla chiesa abbaziale per raggiungere la “Cappella delle Grazie”, all’interno di quello splendido tempio barocco.

2. I documenti storici attestano che, a partire dal 1314, fedeli provenienti da tutta la Svizzera e dalle terre vicine, come la Germania e l’Austria, continuano a recarsi in quel luogo benedetto per onorare Maria, per ricorrere a Lei, la Madre di Gesù e madre nostra, in cerca di aiuto e di conforto nelle loro necessità, e per affidare alla sua materna intercessione le loro intime aspirazioni.
È probabile però che la Madonna fosse venerata in quel luogo già prima dell’anno 1314. La “Cappella delle Grazie”, infatti, sorge sul luogo, storicamente sicuro, dove l’eremita benedettino Meinrad (morto nell’anno 861), con l’esempio della sua vita, coronata da una santa morte, aveva acceso e alimentato la luce della fede nella popolazione dei dintorni. Dal suo eremo, detto in tedesco “Einsiedelei”, deriva il nome attuale del luogo: “Einsiedeln”. Quivi, nacque, nell’anno 934, un’abbazia benedettina, ove tuttora i figli di san Benedetto, con la loro costante preghiera e con la loro vita esemplare, mantengono viva la fede attraverso i secoli e la trasmettono intatta alle generazioni future. In tal modo, in quel luogo di preghiera già consacrato al divin Redentore, Maria, sua madre, ha posto la sua sede permanente in mezzo al popolo elvetico ricevendone particolare venerazione sotto il titolo di “Madonna Nera”.

3. Nell’inviare un particolare saluto alla comunità claustrale di Einsiedeln ed agli abitanti del luogo, desidero affidarli, insieme con tutto il popolo svizzero, alla “Madre delle Grazie” di Einsiedeln.

Alla Vergine santa ripeto la preghiera che le rivolsi in occasione della mia visita al santuario: “Madre di Dio e Madre degli uomini, raccomandaci a tuo Figlio, mettici di fronte a tuo Figlio! Egli è il nostro intermediario e il nostro intercessore presso il Padre. Noi ti preghiamo, Madre del nostro Salvatore, intercedi per noi presso tuo Figlio nello splendore dei cieli: affinché la Chiesa che è in Svizzera si confermi nella fede in Cristo…, affinché tutti i popoli e tutti gli uomini possano vivere in libertà e pace…, affinché il regno di Dio e la sua giustizia vengano a noi”».

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Hoser: a Medjugorje un clima spirituale molto positivo

Posté par atempodiblog le 25 août 2017

Hoser: a Medjugorje un clima spirituale molto positivo
In un’intervista l’arcivescovo, inviato del Papa, chiamato a valutare l’aspetto pastorale, ipotizza entro l’anno il “sì” alle prime apparizioni
di Giacomo Gambassi – Avvenire (22 Agosto 2017)

Hoser: a Medjugorje un clima spirituale molto positivo dans Apparizioni mariane e santuari Arcivescovo_Henryk_Hoser

Sono «molto positive» le conclusioni sul “caso” Medjugorje dell’arcivescovo polacco Henryk Hoser, l’inviato di papa Francesco chiamato a esaminare la situazione pastorale nella cittadina dell’Erzegovina nota per le presunte apparizioni mariane che da 36 anni sei giovani (oggi adulti) dicono di avere. In una lunga intervista all’agenzia di stampa cattolica polacca Kai, Hoser indica in «preghiera, silenzio, Eucaristia, adorazione, digiuno e sacramento della Riconciliazione» i «punti di forza» di Medjugorje che ogni anno attrae oltre 2 milioni di persone da tutto il mondo. Un luogo che, sottolinea l’arcivescovo, ha una «forte specificità» rispetto ad altri siti d’impronta mariana: ha avuto «enormi dinamiche di crescita» e ha «una notevole creatività di opere» che «non conosce equivalenti».

Benché Hoser – come lui stesso ammette – non aveva il «compito di valutare le rivelazioni», l’arcivescovo ipotizza che «entro l’anno» potrebbe arrivare «il riconoscimento delle prime apparizioni, come proposto dalla Commissione Ruini» dal momento che «la Congregazione per la dottrina della fede ha consegnato l’intera documentazione alla segreteria di Stato che adesso sta lavorando su tutto questo». E se «saranno riconosciute le visioni, almeno le prime sette, ciò sarà di grandissimo stimolo per Medjugorje», sostiene. Secondo Hoser, «è difficile credere che i sei veggenti stiano mentendo da 36 anni. E quanto riferiscono è coerente». L’arcivescovo ha incontrato quattro di loro nelle settimane di visita nella cittadina. «Sono persone equilibrate e non mentalmente disturbate. Alcuni si lamentano che non sono diventati sacerdoti e religiose.

Ma il mondo è cambiato. Si sono sposati. I loro matrimoni sono solidi. E così mostrano la bellezza della vita familiare che oggi è molto minacciata». Inoltre nessuno di loro «ha attraversato momenti di crisi di fede». Di fronte agli oltre 40mila messaggi “mariani”, l’arcivescovo nota che anche «santa Faustina ha parlato con Gesù ogni giorno per molti anni». E aggiunge che nei testi «non esistono fondamentalmente errori dottrinali». Hoser definisce il «culto mariano» a Medjugorje legato «a Cristo», parla di fedeli «felici», dell’attenzione alla «formazione cristiana» con «catechesi, ritiri, seminari», di «conversioni reali» che gli sono state testimoniate dai confessori, di «numerose opere di carità» presenti.  Elogia anche l’impegno dei francescani che «guidano molto bene» la parrocchia anche se «sono stati sensibilizzati» a eliminare «ogni elemento turistico».  Insomma, per il presule, a Medjugorje c’è un «clima spirituale molto effervescente».

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Curato d’Ars, Filoni: umiltà e preghiera, le colonne di un santo

Posté par atempodiblog le 5 août 2017

Curato d’Ars, Filoni: umiltà e preghiera, le colonne di un santo
di Elvira Ragosta – Radio Vaticana

Curato d'Ars, Filoni: umiltà e preghiera, le colonne di un santo dans Fede, morale e teologia Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

“Il Curato d’Ars nella sua vita sacerdotale non trascurò mai la propria vita spirituale di buon cristiano; egli sapeva bene che, per essere un buon pastore, era anzitutto necessario vivere e camminare nella grazia santificante”. Così, il card. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nell’omelia per la Messa presieduta in occasione della memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney.

Nella parrocchia del villaggio francese dove, a partire dal 1818 e per oltre quarant’anni, il curato D’Ars ha svolto la sua opera pastorale e dove riposano le sue spoglie, il card. Filoni, ricorda la figura del Santo: “In questo luogo, come cristiano e sacerdote, egli si è santificato nella preghiera, nella penitenza e nell’umiltà; qui, ancora, uomini e donne alla ricerca di Dio cercavano e cercano pace e conforto interiore, ben sapendo che egli non ha esaurito, anzi continua la sua missione spirituale; qui innumerevoli sacerdoti vengono a trovare ispirazione per la propria vita sacerdotale”.

Di origini contadine e proveniente da una famiglia povera e numerosa, Giovanni Maria Vianney nasce nel 1786 a Dardilly, vicino a Lione. Il card. Filoni ricorda “la sua infanzia difficile al tempo della Rivoluzione, le sue difficoltà negli studi e la sua pietà semplice e profonda alla scuola prima di sua madre e poi di don Balley, che come padre spirituale lo incoraggiò e accompagnò nei primi anni di vita pastorale”.

L’umiltà, la povertà, l’obbedienza e la castità sono le quattro solide colonne, aggiunge il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, su cui il Curato d’Ars si era costruito una «casa»: “Queste virtù furono costanti compagne di vita; con esse dialogava e da esse fu aiutato nel suo itinerario umano lungo 73 anni, mai venendo meno alla loro amicizia e alla loro compagnia”.

Inoltre, ricorda il card. Filoni, “l’amicizia con Gesù, mite e umile di cuore, fu la dimensione costante di tutta la sua vita; dall’insegnamento di Cristo trasse lezioni e ispirazione di vita durante i suoi quarant’anni di ministero sacerdotale come Curato di questo villaggio; la preghiera, poi, era semplice e profonda, come totale fu il filiale amore a Maria”.

L’opera pastorale di San Giovanni Maria Vianney è diventata modello di santità sacerdotale. A canonizzarlo nel 1925 è Papa Pio XI, che quattro anni dopo lo definirà “patrono dei parroci”.

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Medjugorje, 5 agosto: Il compleanno della Madonna

Posté par atempodiblog le 5 août 2017

EDITORIALE DI PADRE LIVIO
MEDJUGORJE, 5 AGOSTO: IL COMPLEANNO DELLA MADONNA

Medjugorje, 5 agosto: Il compleanno della Madonna dans Apparizioni mariane e santuari Compleanno-Maria-Santissima

Cari amici,
per quanto la Vergine abbia messo il sigillo della segretezza sulla sua vita, che ha raccontato ai veggenti, tuttavia qualcosa ha rivelato attraverso i messaggi. Si tratta di particolari tutt’altro che trascurabili. Quello più rilevante riguarda la questione se la Madonna sia morta prima di essere stata assunta in cielo. Al riguardo la “Gospa” è categorica. Proprio nel giorno dell’Assunta così risponde: “Mi chiedete della mia assunzione. Sappiate che io sono salita al cielo prima della morte” (15–08–1981). L’affermazione della Madonna si pone così nel solco della tradizione più antica che parla della “Dormizione” della Beata Vergine Maria, intesa come momento di grazia nel quale la Madre di Dio “è stata pienamente conformata al Figlio suo Risorto, il vincitore del peccato e della morte” (cfr Catechismo C.C. 966). “Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che, con le tue preghiere, liberi le nostra anime dalla morte” (Liturgia bizantina).

L’altro particolare che la Regina della pace ha rivelato, chiedendo il coinvolgimento dei fedeli, riguarda il giorno della sua natività, la cui festa liturgica è celebrata dalla Chiesa l’8 settembre. La Madonna ha voluto dare molta enfasi a questa rivelazione con un messaggio commovente: “Il 5 Agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita. Per quel giorno Dio mi permette di donarvi grazie particolari e di dare al mondo una speciale benedizione. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni da dedicare esclusivamente a me. In quei giorni non lavorate. Prendete la corona del rosario e pregate, digiunate a pane e acqua. Nel corso di tutti questi secoli mi sono dedicata completamente a voi: è troppo se adesso vi chiedo di dedicare tre giorni a me?” (01-08-1984).

La precisazione della Madonna può essere un prezioso punto di riferimento per gli storici e gli esegeti, sempre che la vogliano accogliere. L’intenzione della Madre di Dio è però un’altra. Vuole che i suoi figli si rendano conto del suo amore inesauribile e universale, che abbraccia l’intero cammino dell’umanità e di ogni persona in particolare. Anche quello che ci chiede per festeggiare il suo compleanno è a nostro completo vantaggio. Quel giorno i veggenti e i giovani del villaggio hanno preparato per l’incontro con la Madonna una torta enorme con gli auguri di rito. Non era però possibile sistemarvi sopra tutte le candeline necessarie.

Vostro Padre Livio
Tratto da: Radio Maria

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Maria, rifugio sicuro

Posté par atempodiblog le 1 août 2017

Maria, rifugio sicuro dans Citazioni, frasi e pensieri Nostra-Signora

Il devoto Lanspergio fa parlare così il Signore: Uomini, poveri figli di Abramo, che vivete in mezzo a tanti nemici e a tante miserie, «abbiate cura di venerare con particolare affetto la Madre mia» e vostra.

«Io l’ho data al mondo come esempio di purezza» affinché da lei impariate a vivere come si deve; «e come rifugio sicuro affinché ricorriate a lei nelle vostre afflizioni.

Questa mia figlia l’ho fatta tale che nessuno possa temerla o possa esitare a ricorrere a lei.  Perciò l’ho creata di natura così benigna e pietosa che non sa disprezzare nessuno e non sa negare il suo favore a nessuno che lo domanda.

Ella tiene aperto a tutti il manto della sua misericordia e non permette che nessuno parta sconsolato dai suoi piedi».

Sia dunque sempre lodata e benedetta la bontà immensa del nostro Dio che ci ha dato una madre così grande e un’avvocata così tenera e amorevole.

di Sant’Alfonso Maria De Liguori – Le Glorie di Maria

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